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Capitolo 2

||Cameron||

<<Cam!! Sbrigati o arriverai in ritardo al tuo primo giorno di scuola!>> disse mia madre, strillando dalla cucina, con la sua voce squillante. Boffonchiai un "ok" e mi rimi a dormire. Ad un tratto mi alzai sull'attenti, ricordandomi il sogno che avevo fatto. Era da ormai due anni che sognavo quella ragazza ogni notte. La sua espressione vuota mi perseguitava, e la sua tristezza mi torturava sin nel profondo. Era di una bellezza incredibile, non mi sarei mai dimenticato il suo viso dolce, stravolto dal dolore. Ancora oggi mi chiedo che cosa avesse potuto portare quella ragazza ad un gesto tanto estremo. E tanto per cambiare mi accorsi che per la millesima volta da due anni, mi ritrovavo a pensare a lei. Quella notte avevo sognato il ponte e lei che guardava oltre, nel vuoto e si lasciava andare...solo che io non arrivavo in tempo e lei moriva.
Mi alzai e mi diressi al bagno con gli occhi ridotti a due fessure, per la fastidiosa luce mattutina. Appena uscii preparai lo zaino e scesi in cucina.
<<Cam, Cam guarda che bel disegno ho fatto!!>> mi corse incontro Emily, la mia sorellina. Aveva solo sei anni, eppure era bravissima a disegnare... già la immaginavo a vent'anni in una famosissima galleria d'arte, in Francia magari, ad esibire le sue opere magnifiche.
<< Wow che artista!>> le sorrisi gentilmente. La presi in braccio e la portai a tavola. Mi preparai una fetta di pane tostato e ci spalmai sopra la nutella. Finita la colazione diedi un bacio sulla fronte alla mia sorellina e salutai mia madre. Presi lo zaino e uscii. M'incamminai sulla strada sterrata, fino ad arrivare davanti al cancello. Mi recai in segreteria e dovetti aspettare più di mezz'ora, prima che la tipa si decidesse a cagarmi. Per farmi notare dovetti addirittura mimare un colpo di tosse!
<<Si?  Dica!>> mi chiese con voce nasale. La guardai come se fosse pazza, mentre dentro di me ridevo per la sua voce. Mi rocomposi subito e dissi:<< Sono nuovo e avrei bisogno dei miei orari>>. Mi feci consegnare il foglio dei miei corsi e mi allontanai subito da voce-da-papera.
Alla prima ora avevo pittura, così mi aggirai per i corridoi, fino a trovare l'aula.
Fui subito investito dal magnifico e rassicurante odore di vernice e acquaragia...Dio quanto amo questo profumo pensai. Mi misi subito al lavoro. Presi uno sgabello, e aprii il mio zaino, rivelando una gran quantità di pennelli e colori acrilici. Iniziai subito a dipingere, senza neanche rendermi conto di cosa stessi facendo.... dopo un po' mi accorsi  di aver dipinto un ponte; quel ponte. I ricordi di quella sera, si riversarono nella mia mente come un fiume in piena... un rumore improvviso mi fece girare di scatto. Rimasi scioccato nel vederla e dalla sua reazione, capii che lo era anche lei. Era bellissima, in quella mis elegante. I suoi occhi però erano ancora bui e vuoti, ciò significava solo una cosa: che il suo periodo oscuro non era ancora finito e purtroppo stava affogando nelle tenebre. Il professore interruppe il nostro contatto e lei raccolse velocemente i libri e s'allontanò.

Finita la lezione, lei scappò via subito, come se avesse paura di me. Non potendo farne a meno, la seguii per i corridoi affollati e la chiamai:<<Aspetta...Black!>>.
Lei si girò, poi riprese la sua corsa. Riuscii a raggiungerla e delicatamente la fermai:<<Mi spieghi perché scappi?>> le dissi, affannato.
Lei mi guardò stralunata e rispose: <<Scusa ma che vuoi? Io non ti conosco>>. Rimasi scioccato dalla sua risposta, mentre lei s'allontanava di nuovo da me.
Rimasi imbambolato per qualche minuto, poi tornai sui miei passi e andai alla prossima lezione.

Tornando a casa, mi fermai in un parco vicino alla scuola e mi presi un gelato. Mi sedetti su una panchina, a riflettere. Per quale motivo non si ricordava di me? Certo ci eravamo incontrati una sola volta e dopo averla portata in ospedale io me ne ero andato, perché il mattino dopo dovevo partire... però  io per due anni non ero riuscito a levarmela dalla testa per un attimo. Possibile che per lei fosse stato così facile dimenticarmi? Quando finalmente mi riscossi dai miei pensieri, mi accorsi che erano già le sei di sera. Presi il cellulare e trovai una decina di chiamate perse, tutte di mia madre. La richiamai subito:<<Cam!Ma dove diavolo sei finito?!>> urlò dopo neanche uno squillo.
<<Scusa mamma è solo che avevo bisogno di stare un po' da solo. Dovevo pensare.>> le dissi con tono depresso e forse fu proprio perché sentì la mia voce rattristata che disse:<<Ok, va bene, però non farlo più. O almeno avvisami prima che fai tardi>> <<Hai ragione. Scusa. Arrivo subito>> risposi.
Mi alzai e tornai a casa.
Non appena entrai nella mia stanza mandai un messaggio a Charles, mio fratello maggiore, dicendogli di attaccare Skype. Mi rispose dopo poco e mi disse che al momento era al lavoro e che ci saremmo sentiti alle otto di quella sera. Risposi con un ok e mi buttai sul letto a pancia in su a guardare il soffitto, pensieroso. Charles si era laureato in psicologia e aveva iniziato a lavorare all'età di ventiquattro anni e aveva iniziato a fare carriera come psicologo, praticamente subito. Era l'unica persona oltre a me a sapere di quella sera sul ponte e del tentativo di suicidio di quella ragazza. Ora avevo un disperato bisogno di raccontargli cosa fosse successo. Avevo bisogno di un suo parere.

Alle otto in punto accesi il computer e mi colleghai con mio fratello.
<<Ehi fratellino com'è stare in California? E a scuola?>> mi chiese subito lui, ma io senza neanche rispondere ad una delle due domande sparai:<<L'ho rivista. Ho incontrato la ragazza del ponte Charles ed è bellissima come la ricordavo, anzi di più, ma lei non mi hai riconosciuto o meglio si però no è poi->> << Wo! Stop! Rallenta un attimo, non ho capito niente!>> mi bloccò lui.
<<Scusa hai ragione... Ho incontrato la ragazza di quella notte, di due anni fa. Frequenta il mio stesso corso di pittura. Solo che quando ho provato a parlarci, lei non mi ha riconosciuto.>>
<<Ok. Ora ho capito. Ma sta bene? Ti sembrava migliorata?>> chiese mio fratello pensieroso:<< Non sono un dottore e non la vedevo da due anni, però non dimenricherei mai il suo sguardo vuoto. Oggi aveva lo stesso sguardo spento.>> <<Capisco>>
<< Che cosa capisci?  Spiegalo anche a me>> gli chiesi con enfasi.
<<Beh io credo che lei abbia dei problemi di depressione, gravi se è arrivata al suicidio. E se non ti ha riconosciuto è possibile che sia perché ha rimosso il ricordo>> <<Charles dimentichi che qui solo tu hai studiato psicologia. Spiegati meglio per favore>> <<Il punto Cam è che non ne sono sicuro nemmeno io. Dovresti cercare di avvicinarti a lei come amico, ma non pressarla troppo, altrimenti ti allontanerà... ci sentiremo fra una settimana. Tienila d'occhio...anche se so che lo farai, a quanto vedo hai una bella cotta per quella ragazza>> <<Cosa?!>> dissi esterrefatto.
<<La mamma mi ha detto che oggi hai fatto tardi senza avvisare e poi mi chiami e mi racconti questa storia. È ovvio che sei coinvolto emotivamente. Ti senti confuso vero?>> ridacchiò mio fratello, prendendomi per il culo:<<Smettila di fare lo strizzacervelli con me!>> gli dissi di rimando, poi scoppiammo a ridere. Per il resto della serata chiacchierammo insieme del più e del meno. Alla fine andai a dormire e la sognai di nuovo.

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