Capitolo 19
Noi siamo la memoria
che abbiamo e la responsabilità
che ci assumiamo.
Senza memoria non esistiamo
e senza responsabilità forse
non meritiamo di esistere.
~José Saramago~
||Samanta||
La mia mente scorreva veloce in cerca di informazioni, di ricordi, qualsiasi cosa che potesse farmi venire in mente dove si trovasse quel luogo.
Il ponte dei miei più feroci incubi.
Per qualche ragione sapevo che anche Cameron faceva parte di quel lato della mia storia, da me dimenticata.
Da quando lui era partito, mi capitava sempre più spesso e sempre più frequentemente di avere degli sprazzi di ricordo.
Questo accadeva sopratutto in sogno, quando la mia mente veniva lasciata libera di viaggiare oltre i confini razionali del cervello.
Sfortunatamente erano solo una serie di immagini confuse e senza alcun nesso logico, solo il ponte come grande enigma...e l'avrei risolto.
<<Clara sbrigati per favore>> mi lamentai della sua lentezza.
Non tanto perché ci stesse mettendo molto, quanto più per il fatto che temessi di dimenticare tutto da un momento all'altro.
Non ero mai stata una persona particolarmente impaziente, ma in questo caso era tutto diverso.
Sentivo nel mio cuore la certezza che ciò che stavo per fare avrebbe cambiato la mia vita.
<<Si, si ho quasi finito...non vorrai mica che esco in pigiama no?>> mi rimbeccò.
<<No, per carità, vestiti! Non vorrei accecassi qualcuno!>> la presi in giro.
<<Ha, ha, ha! Ma che simpatica!>> disse lei raggiungendomi in cucina.
Indossava una semplice maglietta e un paio di skynny, ma era bellissima.
<<Finalmente è arrivata!>> esclamai alzando in alto le braccia e guardando verso il cielo come se stessi parlando con qualcuno.
Lei mi fece la linguaccia.
Era più forte di me stuzzicarla.
Mi divertivo un mondo a farla arrabbiare perché ogni volta che metteva il broncio non riusciva a tenerlo per più di dieci secondi e si arrabbiava.
Incrociò le braccia al petto e mi guardò male.
Io mi misi a ridere e ovviamente dopo poco anche lei mi seguì.
Poi sbattè il piede a terra come una bambina capricciosa perché come al solito avevo vinto io.
Avevo davvero bisogno di almeno dieci minuti per riposare la mia mente da tutte quelle cose orribili che mi assillavano ogni attimo della mia vita.
Con Clara, il tempo scorreva sempre in maniera piacevole.
<<Ragazze come mai tutto questo casino di prima mattina? Andate da qualche parte?>> chiese Marta interrompendo il filo dei miei pensieri. Clara guardò me...ovviamente lei non aveva idea di dove volessi andare. Guardai la madre della mia amica e sorrisi annuendo:<< Si, dovrei andare in un posto...possiamo usare la macchina?>> chiesi facendole gli occhi dolci.
<<Va bene, ma sbrigatevi >> concesse.
Le saltai al collo e lei alzò gli occhi al cielo ridendo.
Io e Clara uscimmo di tutta fretta. Lei si mise al volante ( siccome io ero una frana) ed io mi posizionai accanto a lei, nel seggiolino del passeggero.
<<Allora?...dove si va?>> mi chiese sorridendomi.
Il mio sguardo si adombrò notevolmente.
Bella domanda...dove si va? Ma che cazzo ne so! Mi prese in giro il mio inconscio.
Tirai un pesante sospiro e risposi:<<Metti in moto...al resto ci pensiamo dopo>>
Clara mi guardò come se fossi pazza e probabilmente la ero.
<<Q-Quindi, non sai dove...d-dove andare?!>> balbettò.
La guardai con aria tormentata:<<Clara. Devo trovare un posto...Continuo a sognarlo, e sento di esserci già stata...esiste davvero...lui l'ha dipinto..>> finii in un sussurro.
<<Sam, io non capisco di cosa parli, ma ti aiuterò, come sempre.>> e sorrise.
Non riuscii a ricambiare se non con uno strano movimento delle labbra che tecnicamente avrebbe dovuto somigliare ad un sorriso.
Clara mise in moto e partì.
Si diresse verso il centro della città, ma una strana sensazione mi disse che non era da quella parte:<<No, non da questa parte Clara...credo che dovremmo andare verso, fuori...fuori città >> balbettai.
Non ero esattamente sicura di quello che avessi appena detto.
Potevo solo affidarmi alle mie sensazioni e sperare per il meglio.
Alla prima rotonda, Clara fece inversione, prendendo la direzione da me indicatale.
Non facemmo molta strada prima di arrivare a un bivio...
Non avevo la più pallida idea di quale strada prendere, e in entrambi i casi, probabilmente sarebbe stata quella sbagliata.
Alla fine ne prendemmo una a caso.
Continuavo a guardarmi intorno, cercando disperatamente di ricordare qualcosa, un qualsiasi piccolo indizio per trovare la via giusta.
<<Sam, sei sicura che è da questa parte? Ormai siamo fuori città>>disse Clara dando voce alle mie preoccupazioni.
Sospirai pesantemente:<<Torniamo indietro...e al bivio cambiamo direzione>>
Clara fece come le avevo detto.
Non avevo intenzione di arrendermi, perché quel posto esisteva....e cazzo, lo avrei trovato!
<<Sam, che cosa stiamo cercando?>> mi domandò Clara.
Ci eravamo fermate sul ciglio della strada, davanti all'ennesima biforcazione, ognuna che avrebbe portato in luogo lontano e a me sconosciuto.
Ormai avevo rinunciato.
Non sapevo nemmeno più cosa stessi cercando, forse una mera fantasia creata dalla mia mente per tromentarmi.
<<Non lo so più nemmeno io ormai...>> risposi in un sussurro vuoto, come i miei pensieri.
Guardai l'orologio...era sera inoltrata.
<<Clara, forse è meglio se torniamo a cas-....a>> m'interruppi nel momento esatto in cui il mio sguardo finì su un albero...un bellissimo salice piangente.
Lo avevo già visto...Oddio lo riconosco! Anche se non sono mai venuta qui! Pensai esultando.
Andai dritta verso quell'albero, fregandomene delle proteste di Clara.
Una volta che lo raggiunsi proseguii oltre, nel sentiero nascosto dietro di esso.
M'innoltrai...riconoscevo ogni cosa.
Gli odori, i colori, e gli alberi...tutto.
Iniziai a correre, uscendo dalla piccola boscaglia...e fu in quel momento che lo vidi.
Si stagliava di fronte a me, imponente e maestoso...il ponte che da tempo ormai remoto, tormentava la quiete dei miei sogni.
Cavolo, se solo avessimo continuato per altri dieci minuti, lo avremmo raggiunto anche con la macchina.
Mi avvicinai sentendomi più sicura non appena Clara mi raggiunse.
Mi diede la mano per infondermi coraggio, probabilmente aveva percepito la mia ansia.
Gliela strinsi forte e proseguimmo mano nella mano, come quando eravamo bambine.
Per un attimo sorrisi a quel pensiero...ma mi morì sulle labbra appena raggiunsi il centro del ponte.
Lasciai la mano di Clara e mi avvicinai al precipizio finché le mie gambe non si scontrarono con il guardrail.
<<S-Sam...>> sentii la flebile voce preoccupata di Clara.
Non l'ascoltai.
Sentivo di esserci vicina, c'ero quasi...mancava pochissimo e avrei ricordato, capito tutto.
Scavalcai prima con una gamba e poi anche con l'altra.
<<Sam!>> gridò Clara.
Ora la sua voce sembrava spaventata, ma io non sentivo più nulla, nemmeno un suono, una parola, solo il vuoto.
Guardai giù e improvvisamente...ricordai.
Il mio primo incontro con Cameron, la forte pioggia, io che correvo e raggiungevo questo ponte.
Io che scavalcavo e mi buttavo e lui che mi salvava...poi immagini confuse si mescolarono con il mio ricordo.
Mia madre che urlava, il rumore del vetro rotto, le liti, le parole taglienti...e il coltello.
Poi ancora le urla e le grida disperate.
Le voci confuse.
Il ponte.
La pioggia.
Il freddo.
Cominciai a respirare forte in cerca di aria ma non ne trovavo...poi buio.
Non vidi più niente e svenni.
||Clara||
<<S-Sam>> sussurrai con voce preoccupata vedendo la mia migliore amica continuare ad avanzare verso la fine del ponte.
Sembrava in uno stato di trans.
Neanche mi sentiva più ormai. Non sapevo cosa fare.
Stavo andando letteralmente in panico.
Quando la vidi scavalcare, non ci capii più con la testa e in un'ultima disperato tentativo di farla ragionare le urlai:<<Sam!>>...ma niente.
Stava lì a fissare il vuoto.
E accadde.
S'irrigidì di colpo.
Iniziò a tremare come una foglia, mentre sgranava gli occhi, continuando a fissare l'acqua sotto di sé. Non potevo lasciarla lì, rischiava di cadere.
Mi affrettai a raggiungerla e la presi di peso trascinandola al sicuro oltre al ponte.
Lei non sembrò accorgersi di nulla.
Continuava a respirare velocemente, troppo velocemente.
Se continuava così rischiava di svenire.
La scrollai forte prendendola per le spalle:<<Sam, Sam! Guardami Sam! Ti prego! Respira!>> gridai.
Alla fine svenne fra le mie braccia.
Adagiai piano la sua testa sul mio grembo.
Merda! E ora che faccio? Pensai.
Tirai un profondo respiro per calmarmi e iniziai a valutare le varie opzioni:
-Non potevo chiamare mia mamma perché la sua macchina ce l'avevo io e non sarebbe potuta venire.
-Non potevo raggiungere l'auto con Sam perché pesava davvero troppo e non sarei riuscita ad arrivarci.
-Non potevo neanche andare a prendere la macchina e lasciarla lì da sola però.
-E di sicuro se avessi chiamato un'ambulanza, al suo risveglio non me lo avrebbe perdonato.
Sbuffai e cercai il mio cellulare nelle tasche dei pantaloni...ma niente.
Cazzo! L'ho lasciato nella borsa, in macchina! Pensai maledicendo la mia sbadataggine.
Cercai il telefono di Sam e lo trovai nella tasca posteriore dei jeans.
Iniziai a scorrere fra i suoi contatti, ma non conoscevo praticamente nessuno e lei non aveva il numero di Sara...merda.
Il mio occhio cadde su uno dei suoi contatti; Alex.
Ci pensai un attimo e ricordai che era il ragazzo che quella mattina l'aveva riaccompagnata a casa.
Senza pensarci due volte feci partire la chiamata e attesi.
Dopo non molto sentii la sua voce vellutata dall'altro lato della linea, ed io arrossii come una bambina.
<<Pronto? Sam...è successo qualcosa?>> la sua voce sembrava sorpresa, probabilmente perché si aspettava che lei non lo avrebbe più chiamato.
<<Ehm, ciao! Sono l'amica di Samanta, avrei bisogno che tu mi dessi una mano.
Sam è svenuta e io non riesco a sollevarla >> dissi.
<<Arrivo subito>> rispose.
Poi attaccò.
Per messaggio gli inviai il posto dove ci trovavamo e attesi il suo arrivo.
<<Che le è successo?>> disse Alex prendendo Samanta come una principessa e portandola verso la mia auto.
<<Non lo so, penso un capogiro>> mentii spudoratamente.
In verità sapevo che c'era ben altro sotto...una realtà talmente orribile da immaginare e sopportare, che la sua mente continuava a rimuovere ogni volta per lo shock.
Speravo solo che quando fosse stato il momento, sarebbe riuscita a supportarne il grave peso.
Anche se non avevo idea di cosa si trattasse, ero certa che fosse terribile.
Alex adagiò delicatamente Samanta sui sedili posteriori della mia Honda e io sorrisi lievemente...quando era così sembrava talmente tranquilla che era impossibile per una persona immaginare la terribile vita di questa ragazza.
<<Grazie Alex>> sussurrai.
Solo in quel momento lui mi guardò negli occhi...ed io mi persi nella loro intensità.
Arrossii ed abbassai lo sguardo ma che cavolo mi prende oggi?...a volte sono davvero troppo emotiva pensai.
<<Di nulla, figurati>> rispose con quella sua voce meravigliosa.
Ebbi dei brividi solo a sentirla.
<<Ti seguo con l'auto così ti aiuto a portarla in casa..?>> si offrì.
Tecnicamente avrei dovuto dire di no, ma il mio cervello andò in pappetta e senza neanche rendermene conto, mi ritrovai a rispondere il contrario:<< Si, va bene, grazie ancora>>
Salii in macchina e mi presi un attimo di riflessione prima di partire
<<Che stupida, stupida stupida...ma che mi prende?>> mormorai fra me e me. Sbuffai e misi in moto.
Arrivata davanti casa, parcheggiai l'auto nel vialetto e Alex fece lo stesso.
Venne verso di me ed io aprii lo sportello per aiutarlo.
Alex prese Samanta come prima e si avviò alla porta.
Mi affrettai a raggiungerli e ad aprirla.
Una volta dentro, adagiò Samanta sul divano ed io presi una coperta e la coprii. Poi andai in cucina e iniziai a pensare.
<<Allora, ehm...Che cosa sta accadendo a Sam?>> chiese una voce.
Mi voltai verso Alex:<<Non so di che parli>> dissi fingendomi ignara.
Lui mi guardò male.
<<So benissimo che qualcosa non va... prima a casa mia vedo la sua schiena piena di cicatrici, le braccia e addirittura alcune sulla pancia e sulle gambe e adesso questo.
Sdraiata sull'asfalto come un cadavere...>> disse.
Rimasi pietrificata dalle sue parole.
Sospirai.
<<Quello di oggi è stato un incidente. Mi aveva già detto che non si sentiva molto bene ed è svenuta..sai è umano sentirsi male!>> sbottai innervosita.
<<Ok, va bene. In questo forse hai ragione tu...ma le cicatrici no->> non lo lasciai nemmeno finire:<<Cosa? Eh? Che cazzo vuoi da me...se lei non ha voluto raccontarti certe cose, forse è perché non vuole, ci hai mai pensato?>>
Lui abbassò lo sguardo, colpevole.
Ero talmente innervosita dal suo continuo accanimento a Samanta che lo avevo trattato malissimo nonostante mi avesse appena aiutato a portarla in casa.
<<Ok, scusa...è solo che tu e lei vi conoscete da poco e non puoi pretendere che lei ti racconti tutta la sua vita>> cercai di rimediare addolcendo il tono.
Infondo si era solo preoccupato per lei.
Decisi di andare a controllare Samanta per spezzare quel silenzio imbarazzante.
Dopo non molto aprì gli occhi e la prima cosa che vide fui io.
Mi sorrise dolcemente e si strofinò gli occhi come una bambina piccola.
Certe volte era talmente tenera da farmi venire voglia di abbracciarla in continuazione.
<<Cos'è successo? >> mi chiese.
La guardai come se stesse scherzando.
<<Non ti ricordi niente?>> le domandai.
Lei mi guardò, poi si concentrò e alla fine rispose:<<N-no...dovrei?>>
Mi sedetti sul bordo del divano accanto a lei e pensai per un momento.
Alex entrò nella stanza e Samanta s'irrigidì:<<Tu che ci fai qui?>> gli chiese.
Lui guardò me per un momento poi rispose:<<Sei svenuta e Clara non riusciva ad alzarti...e mi ha chiamato>>
Samanta portò il suo sguardo indagatore su di me:<<Sono svenuta?>> mi chiese conferma.
<<Già...qual'è l'ultima cosa che ti ricordi?>> le domandai.
Lei ci pensò su per un momento.
<<Credo, quando eravamo in auto, ma non ricordo dove stessimo andando...>> la sua voce sembrava persa nel ricordo.
Sgranai gli occhi...non si ricordava niente, assolutamente nulla.
Né il ponte, né la sua crisi isterica, aveva rimosso TUTTO.
Non riuscivo a capire come fosse possibile, così quando mi fece la domanda, io decisi di proteggerla dal passato e da se stessa:<<Che...non ricordo...com'è successo?>> disse.
Sorrisi per rassicurarla.
<<Eravamo andate al parco per farci una cenetta fra amiche. Un bel picnic all'aperto...poi però ha iniziato a girarti la testa e sei svenuta. Ultimamente sei sempre sotto stress, ti sarai stancata>> le raccontai la prima balla che mi venne in mente.
Siccome io ero un'attrice nata, Samanta ci cascò in pieno.
Alex fece per dire qualcosa ma io lo interruppi:<<Avanti, ora riposa un po...noi torniamo fra poco>>
Sam annuì come una bambina e un motto di tenerezza s'impadronì di me, mentre lei, come le avevo detto, si rannicchiava sotto le coperte.
Presi Alex per un braccio, ignorando la scossa che mi si propagò fino al gomito facendomi rabbrividire, prima che quell'idiota dicesse qualche cavolata smentendo la mia teoria sul picnic.
Lo condussi fino alla porta e lo portai fuori, ma prima di riuscire a chiederglela in faccia, lui mi fermò:<<Perché le hai mentito?>> domandò.
Lo guardai a lungo e alla fine risposi:<< Per proteggerla>>
Chiusi la porta e il buio della casa invase il mio corpo.
||Samanta||
Era strano che non ricordassi proprio nulla di quello che fosse successo, ma decisi di non stare a ragionarci troppo sopra o non ne sarei più uscita.
Mi rannicchiai meglio sul piccolo divanetto in pelle del salotto.
Dopo poco sentii il peso di un'altra persona che si sdraiava al mio fianco.
Riconobbi subito il profumo di lavanda di Clara e mi rilassai fra le sue braccia:<<Dormi principessa>> sussurrò facendomi sorridere per il nomignolo.
E mi addormentai...
Il giorno dopo...
Quella mattina mi ero alzata dal letto con un gran mal di testa e le farfalle nello stomaco.
Avevo passato l'intera mattinata in uno strano stato di ansia e agitazione, come se stesse per succedere qualcosa di inaspettato, ma non avevo idea di cosa.
Sapevo solo che se avessi continuato così, probabilmente avrei vomitato quel poco di colazione che ero riuscita a mandare giù.
Strano anche quello, dato che di solito la mattina mi abbuffavo come un cinghiale.
In macchina Clara aveva continuato a parlarmi, ma io non l'avevo praticamente sentita.
Davanti al cancello della scuola invece, c'era più gente del solito radunata in uno stesso posto, probabilmente a qualche zoccoletta che dava spettacolo atteggiandosi.
Alzai gli occhi al cielo e passai oltre.
Non avevo proprio voglia di stare lì a vedere e sentire cavolate dalla bocca della gente.
Mi diressi al mio armadietto, sempre più agitata ed...emozionata (?)
Forse non mi sarei mai capita.
<<Samanta devo parlarti>> sentii una voce. La riconobbi subito.
Alzai gli occhi al cielo per l'insistenza di quel ragazzo.
Mi girai verso di lui:<<Dimmi Alex che cos->> ma mi baciò impedendomi di parlare.
<<Samanta... (?)>> sentii una voce vicino a me.
Il mio cuore si fermò e il mio corpo s'irrigidì notevolmente.
Mi staccai da Alex e mi girai.
E fu in quel momento che i miei occhi incontrarono i suoi azzurri come il cielo. Mille emozioni s'affollarono nella mia mente, mentre cercavano di scoppiarmi nel petto.
<<Cameron...>> sussurrai.
Buongiorno!❤
Ed eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo! Scusate l'attesa😳
Che ne pensate? Cameron è tornato! Ma Samanta lo amerà ancora? Vorrà stare con lui? Beh io lo so muahahah e voi lo scoprirete presto😘
Votate e commentate❤
Buona lettura!!
Ci vediamo al prossimo capitolo❤
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