Capitolo 15
||Samanta||
Era successo.
Ciò che io avevo temuto da sempre, era successo.
Lui mi aveva abbandonata.
Anche solo pronunciarne il nome era diventata una pugnalata al cuore.
Ovunque andassi, ovunque guardassi, i miei occhi vedevano lui in ogni momento.
L'ombra della sua esistenza nella mia vita, mi perseguitava tutti i giorni, senza sosta.
Mi sentivo soffocare.
Annegavo nel dolore della sua assenza.
Era andato via da me e non sarebbe tornato...MAI PIÙ.
Ricominciai a piangere in silenzio, bagnando il cuscino di calde lacrime salate.
Perché sei andato via?...avevi promesso........avevi promesso...mi addormentai, stanca e tormentata.
Ero in una distesa arida, sotto il sole cuocente.
Non c'era nulla.
Il vuoto più totale...solo il silenzio dominava il paesaggio davanti a me.
Strizzai gli occhi un paio di volte, nel tentativo di adattare la mia vista alla forte luce di quel luogo....ma quale luogo? Bella domanda!
Non c'era nulla; una strada, un sentiero...una persona.
Mi sentivo tremendamente sola abbandonata dal mondo in un luogo inesistente.
<<C'è nessuno?!>> gridai con tutto il fiato che avevo in corpo. A rispondermi fu solo l'eco della mia stessa voce che rimbombava all'infinito, propagandosi come un'onda su quella terra dimenticata da Dio. Iniziai a camminare. Dovevo assolutamente trovare un posto dove ci fosse qualcosa che non fosse il nulla!
Mi diressi verso una direzione che non avevo idea di quale fosse. Sembrava sempre tutto uguale...
Dopo aver camminato per ore o anni forse mi fermai vedendo delle impronte sulla sabbia...le mie impronte.
Sbuffai sconfitta e mi accasciai al suolo stremata.
Per tutto quel tempo non avevo fatto altro che girare in tondo.
<<Cazzooo! >> gridai.
Ad un tratto mi sedetti...non avevo sentito il mio eco.
<<Sam, che cosa stai facendo lì per terra? Non vedi che ti sporchi tutto il vestito?>> mi rimproverò una voce.
Mi girai di scatto, riconoscendola.
<<Cameron!>> urlai alzandomi in piedi e saltandogli addosso.
Subito il suo dolce profumo m'investì ed io mi sentii a casa.
<<Cam sei tu...sei qui>> piagnucolai sull'incavo del suo collo.
<<Non è vero...io non sono qui>> rispose.
Risi per la stupidità della sua battuta, ma lui non rise con me...
<<Cam ma cosa stai dicendo? >> lo rimproverai scherzosamente, allontanandomi da lui per guardarlo negli occhi.
Lui indietreggiò di qualche passo, staccandosi definitivamente da me. Lo sguardo impassibile.
Cercai di avvicinarmi di nuovo, ma quando provai a spostare un piede, non si mosse. Abbassai gli occhi e vidi le sabbie mobili risucchiarmi mano a mano verso il basso.
<<Cameron aiutami>> lo supplicai.
<<No Sam, sei tu che non mi hai voluto...adesso devo andare, addio>> disse girandosi e incamminandosi.
<<Cam! Torna qui!...Cam non lasciarmi! Cameroooon! >> gridai.
Intanto ero sprofondata fino al seno.
Non mi sentivo più il corpo.
<<Caaaaaaaaam! >> urlai un'ultima volta prima di venire inghiottita dalla sabbia...dopo poco non riuscii più a respirare e soffocai...
<<Sam svegliati!>> gridò.
Mi svegliai di soprassalto sentendo un forte bruciore alla guancia.
Guardai Clara con confusione, poi mi rigirai più volte nel letto.
<<Cos'è successo?>> chiesi e mi stupii di quanto fosse roca la mia voce, come se avessi urlato per ore.
<<Ti agitavi nel sonno, gridavi....il suo nome. Hai fatto un incubo immagino>> sussurrò la mia amica.
Sgranai gli occhi ricordandomi tutto... <<Sei tu che non mi hai voluto...adesso devo andare, addio...>> la sua voce rimbombò nella mia mente spezzandomi il cuore per la millesima volta da quando se n'era andato...e piansi. Clara mi cullò poggiando la mia testa sul suo grembo ed io mi aggrappai a lei...la mia ultima ancora rimasta.
La mattina seguente Clara mi costrinse ad alzarmi da letto. Andai in bagno e mi guardai allo specchio...ero un disastro. I capelli arruffati, il viso pallido e poi gli occhi: rossi e gonfi dal pianto.
Sospirai e iniziai a svestirmi per farmi una doccia.
Aprii l'acqua e mi infilai nella vasca appoggiando le stampelle al pavimento.
Mi sedetti tirandomi il ginocchio sano al petto e lascinado la gamba ingessata fuori dalla vasca. Subito mi beai della sensazione piacevole dell'acqua calda che accarezzava il mio corpo...il silenzio mi cullò.
Mi immersi in mille pensieri, non sapendo più come uscirne.
Questa volta però non piansi.
Non avevo più lacrime da versare, solo un grande vuoto nel petto.
Iniziai ad isaponarmi il corpo, dovevo almeno provare a fare uno sforzo. Lo dovevo a Clara che mi stava accanto e si preoccupava sempre per me.
Sopratutto però lo dovevo a me stessa, non potevo continuare a piangermi addosso. Dovevo vivere la mia vita.
Mi insaponai la gamba e notai che era arrivato il momento di depilarmi. Presi la lametta e la feci passare sulla pelle con accuratezza per non tagliarmi...e se invece provassi a...non finii il pensiero che girai la lametta di traverso....apposta.
Sentii un forte bruciore, poi vidi formarsi il taglio sulla mia pelle chiara e una sola gocciolina di sangue, scivolare solitaria, fino a fondersi con l'acqua, tingendola lievemente di rosa. Era uno strano effetto, stavo quasi meglio.
Non mi sentivo più schiacciare il petto come prima. Era un taglietto superficiale, ma era bastato a farmi sentire meglio.
Uscii dalla vasca con un po di fatica.
Era passata una settimana ormai dalla partenza di lui. Non una telefonata, un biglietto, un messaggio...sparito nel nulla.
Mi aveva abbandonata senza farsi un minimo scupolo.
Sospirai e avvolsi il mio corpo in un asciugamano. Presi le mie stampelle e mi avviai in camera di Clara.
Lei era seduta sul letto a leggere una rivista di moda.
<<Ehi>> mi disse dolcemente vedendomi entrare.
<<Ciao>> risposi un po titubante io.
Nell'ultimo periodo a causa dei miei continui incubi non solo avevo faticato io a dormire, ma ogni volta finivo per svegliare anche Clara.
Aveva delle occhiaie profonde quasi quanto le mie ed io mi sentii in colpa per questo.
<<Mi dispiace>> sussurrai tristemente.
<<Di cosa?>> mi domandò lei, non capendo ciò che intendessi.
<<Mi dispiace per tutto...per il disturbo che creo, per non farti dormire la notte, per tutti i miei problemi che ti finiscono addosso, per farti preoccupare di continuo... e la lista sarebbe ancora lunghissima.
Soprattutto però mi dispiace non averti mai ringraziato come meriti per non avermi mai abbandonata anche se è stato difficile>> ormai avevo le lacrime agli occhi, perché non mi ero mai veramente resa conto di quanto quanti casini avessi combinato, facendo soffrire chi mi stava intorno, chi mi voleva bene.
Finalmente capii perché lui se n'era andato...e fui d'accordo con la sua scelta. Era arrivato il momento che allontanassi le persone a cui volevo bene, così non avrei fatto loro del male.
<<Oh Sam! Ma io sono felice di averti qui,di tutto questo...tu sei come una sorella per me>> disse Clara abbracciandomi stretta e singhiozzando. Era davvero facile commuovere Clara perché a me ci teneva ed ogni mia parola poteva cambiare il suo umore in pochi istanti.
Dopo esserci consolate a vicenda, riprendemmo un po di contegno e con calma ci staccammo l'una dall'altra, cosicché io potessi vestirmi.
Indossai una maglietta nera di lui che mi stava larga il doppio.
Ricordavo ancora benissimo il giorno in cui gliel'avevo fregata.
Era un giorno di pioggia estiva. Io amavo quel tipo di pioggia calda perché era il momento in cui due stagioni diverse si fondevano insieme creando un'equilibrio tutto loro. L'estate e l'inverno si mescolavano fra di loro e davano vita a colori e profumi unici di quel periodo di fusione. Una cosa che solo in quell'attimo si poteva vedere.
Ci eravamo inzuppati ed eravamo corsi in casa sua, al riparo fra le sue mura forti.
Eravamo saliti nella sua stanza e lui si era tolto la maglietta buttandola per terra. Ero rimasta affascinata dalla bellezza del suo fisico asciutto e snello. Le spalle larghe. Lui aveva fatto uno dei suoi sorisetti sghembi, che faceva ogni volta che si imbarazzava. Lo avevo fissato per troppo tempo e lo avevo messo a disagio. Avevo subito abbassato lo sguardo arrossendo lievemente. Lui si era girato per cercare qualcosa di pulito da mettere ed io avevo ricominciato a guardarlo di nascosto, sorridendo come una cretina.
Appena era uscito dalla stanza per andare a cambiarsi, mi ero levata i vestiti, restando in reggiseno e mutandine. Proprio in quel momento lui era rientrato perché aveva dimenticato di prendere dei boxer puliti dal cassetto.
Appena mi aveva vista così era arrossito come un peperone e io avevo preso di corsa la mia maglietta per rimettermela...lui era scoppiato a ridere. Io non capendo cosa ci fosse di divertente avevo abbassato lo sguardo su di me e avevo notato che non avevo rimesso la mia maglietta, ma la sua, e mi stava veramente molto grande. Risi anche io. E quando lui mi porse una maglietta pulita io rifiutai dicendo che non avevo più voglia di cambiarmi di nuovo anche se il vero motivo era che riuscivo a sentire il suo profumo e non volevo cambiarla per poterlo sentire ancora...
Ricordandomi quel dolce episodio, una lacrima sfuggì al mio controllo.
Mi raggomitolai sul letto, appoggiando le stampelle per terra e mi strinsi a me, come se abbracciandomi con indosso la sua maglietta avessi potuto abbracciare lui. Chiusi gli occhi per non piangere di nuovo e mi addormentai...
Un mese dopo...
<<Cazzo Clara siamo in ritardo! Dovevo essere lì già da mezz'ora! Non posso arrivare così in ritardo all'appuntamento col dottore, deve levarmi questo maledettissimo gesso!>> urlai dall'altra stanza cercando di infilare i pantaloni senza rompermi anche l'altra gamba.
Ma proprio oggi doveva fare shopping quella scema?! Pensai irritata.
<<Scusami Sam! Mi dispiace, ma dovevo assolutamente comprare un muovo paio di scarpe!>> la sentii dire.
<<Ok, ma non si può stare dentro un negozio per quarantacinque minuti esatti, solo per scegliere il colore della scritta fra il grigio e il nero! Oltretutto era lo stesso paio di scarpe!! E alla fine non hai preso nessuno dei due!>> dissi io esterrefatta. Clara rise di gusto entrando nella camera.
<<Che cavolo ti ridi eh?... ci penso io a levarti quel stupido sorriso dalla faccia!>> e le saltai addosso facendola cadere sul materasso. Mi misi a cavalcioni su di lei girandola a pancia in giù sul letto e intrappolandole le mani lungo i fianchi. Lei lanciò un urletto.
<<No ti prego! Abbiamo pietà di me!>> gridò quando io iniziai a farle il solletico.
<<Ragazze devo ricordarvi che siete già in ritardo?>> domandò ironica la mamma di Clara ridendo della figlia che era tutta rossa in viso.
Ci staccammo subito.
La lasciai andare e le si tirò su guardandomi in cagnesco:<< Te la farò pagare Samanta Black! Costi quel che costi! >> disse. Poi scoppiammo a ridere.
Alla fine riuscimmo ad uscire di casa e salire in auto. Clara e sua madre parlavano animatamente, mentre io mi perdevo fra i miei pensieri.
Non avevo più rivisto lui e avevo cominciato ad odiarlo e ad odiare me stessa perché lo odiavo.
Stavo meglio solo quando mi tagliavo. Da quel primo giorno nella vasca da bagno, era diventato la mia droga.
Mi faceva stare bene con me stessa e col mondo. I miei polsi erano pieni dei segni della lametta.
Il dolore fisico mi faceva dimenticare quello del mio cuore.
Era il mio segreto.
Nemmeno Clara sapeva dei tagli e non glielo avrei mai detto.
Siccome era inverno, era anche facile nasconderli sotto le maniche lunghe dei maglioni.
Sospirai e mi siatemai meglio sul seggiolino.
Finalmente arrivammo davanti all'ospedale.
Clara mi aiutò a scendere dall'auto e mi passò le stampelle.
Insieme ci avviammo all'entrata.
Dopo aver aspettato mezz'ora in sala d'attesa, finalmente fu il mio turno.
<<Samanta buongiorno, passato bene questo periodo? >> mi domandò il dottor Brown.
<<Tutto bene grazie, e lei?>> domandai io di rimando.
<<Sono un po stanco. La vecchiaia comincia a farsi sentire>> disse ridacchiando. Sorrisi anche io.
Quando finalmente mi levarono il gesso, potei vedere la mia gamba.
<<Sarebbe meglio che portassi una stampella ancora per qualche giorno, per non affaticare troppo la gamba>> mi disse il dottore. Annuii ed uscii con una sola stampella...era un po strano usarne solamente una. Non sapevo bene come camminare e andavo un tantino storta. Appena Clara mi vide scoppiò a ridere.
<<Fanculo>> borbottai mostrandole il dito medio.
Lei rise ancora più forte...e io non potei fare altro che ridere assieme a lei.
Una volta tornate a casa di Clara, mi buttai sul comodo materasso a pancia in su, guardando il soffitto.
<<Tu lo ami vero?>> mi domandò ad un tratto lei, interrompendo il silenzio.
<<Chi?>> chiesi io facendo la finta tonta.
Lei sbuffò sonoramente:<<Lui! Avanti ammettilo una volta per tutte e abbandona il tuo orgoglio del cazzo! Con me non serve che ti mostri indifferente>> la guardai dritta negli occhi e non potei più resistere. Scoppiai in lacrime.
<<Si! Mi manca tantissimo!...I-io mi sono innamorata di lui sin da subito! Ma come potevo dirglielo? Come avrebbe potuto funzionare una relazione seria, c-con lei sempre lì, pronta a portarmi via anche quel poco che ho?>> gridai balbettando fra i singhiozzi.
Clara finalmente sembrò capire la situazione fino in fondo.
Del resto solo un mese prima mia "madre" mi aveva buttata giù dalle scale solo perché aveva visto che parlavo con un ragazzo fuori dalla porta di casa.
In quello stesso istante, quando io pronunciai quelle parole capii che era davvero così...io amavo Cameron White.
Buongiorno! Finalmente ho completato un'altro capitolo...che ne pensate?❤ mi raccomando votate e commentate...buona lettura!😘
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