Capitolo 13
||Cameron||
Sentii delle grida, poi dei rumori e un forte tonfo. Samanta aveva urlato aiuto, avrei riconosciuto la sua voce fra mille.
Non so esattamente cosa mi prese in quel momento, forse il mio cervello semplicemente si spense.
Corsi davanti alla porta...ma era chiusa.
La colpii. Ancora e ancora, finché non la sfondai. La spalla mi doveva leggermente, ma non ci badai...ero troppo sconvolto nel vedere il corpo di Samanta steso a terra in fondo alla lunga rampa di scale che portava alle camere da letto.
Sbiancai per la paura che si fosse rotta il collo e fosse morta.
Mi avvicinai a lei come un fulmine e avvolsi il suo esile corpo fra le mie forti braccia, come se con quel gesto avessi potuto proteggerla dal mondo intero. Guardai il suo volto ricoperto di lividi e graffi...mi si strinse il cuore.
Posai delicatamente due dita sul morbido collo di Sam per sentirne il battito...flebile.
Andai nel panico, non potevo perderla così.
Vidi con la coda dell'occhio sua madre avvicinarsi a noi di tutta fretta:<<Oddio la mia bambina....piccola mia. Come è possibile?>> sembrava sconvolta.
<<Signora si calmi e chiami un'ambulanza...subito>> istruii con decisione.
<<Oh si, si! Vado immediatamente>> rispose alzandosi e recuperando il cellulare dal tavolo della cucina.
Quando buttò giù la chiamata tirai un sospiro di sollievo:<<Tranquilla piccola, adesso arrivano i soccorsi>> le sussurrai dolcemente accarezzandole i capelli con le dita.
Un dubbio s'insinuò nella mia mente e come un karma mi perseguitava...:<<Come ha fatto a cadere dalle scale?>> chiesi dando voce al mio tormento.
La madre di Sam rispose con le lacrime agli occhi:<<Abbiamo iniziato a litigare perché pensavo fosse scappata di casa un'altra volta...e lei si è infuriata. Si è girata di scatto per andarsene di nuovo quando è scivolata ed è caduta dalle scale>> scoppiò in lacrime.
Sembrava stesse dicendo la verità, ma per qualche ragione il mio cuore non voleva saperne di dar conto alle sua parole. Chiamatela pazzia o istinto, io sapevo che Samanta soffriva...ne era terribile ed oscuro testimone il ponte che ci aveva fatti incontrare in quel giorno di pioggia.
L'ambulanza arrivò e la portò via assieme alla madre che chiese di starle affianco.
Presi il cellulare e decisi di chiamare Clara. Rispose dopo neanche uno squillo:<<Cameron che succede?>> sembrava essere turbata...possibile che se lo immaginasse già? No, forse era perché non l'avevo mai chiamata e sopratutto non ad un orario simile, era abbastanza normale intuire che qualcosa non andasse.
<<Clara in realtà c'è stato un incidente. Samanta è caduta dalle scale e la stanno portando in ospedale, è svenuta>> dissi con voce stanca e preoccupata. Clara andò fuori di testa:<<Che cazzo vuol dire che è caduta dalle scale?! No! Non può aver ricominciato...non di nuovo cazzo! Perché non mi ha detto niente?!>> strillò iniziando a piangere. Non avevo idea di cosa diavolo stesse farneticando. Ormai cominciavo seriamente a non capirci più niente. Tutto era sbagliato. Tutto era confuso.
<<Clara ma di che parli? Vabbè fa niente. Io torno a casa e prendo la moto...poi vado in ospedale tu che fai?>> le chiesi.
Non arrivò nessuna risposta, aveva già chiuso la chiamata.
Ma che cazz? Pensai irritato dallo sclerare continuo di quella ragazza. Era un cambio d'umore ambulante...un'attimo prima sorrideva e quello dopo ti mandava a cagare.
Sbuffai e mi avviai verso casa.
<<Oddio Cam dove sei stato?>> mi abbracciò forte mia mamma appena entrai dalla porta.
<<Sono stato a casa di Sam mamma, è caduta dalle scale e l'hanno portata all'ospedale. Devo raggiungerla, vado a prendere la moto>> dissi io di tutta fretta. Era capitato solo una volta che mia madre vedesse Samanta, un giorno che era venuta a prendermi a scuola. Qualche ora dopo saremmo dovuti partire per andare, tutti insieme, a trovare mio fratello Charles. Samanta era davvero triste quel giorno perché sarei stato lontano da lei l'intero fine settimana...cosa a cui non eravamo più abituati, dato che stavamo sempre insieme. All'uscita da scuola lei mi era letteralmente saltata in braccio davanti a mia madre, che seduta al posto di guida, aveva la faccia di chi si era persa qualche passaggio. Quando infine ci eravamo salutati le promisi che non me ne sarei andato mai più, neanche per un giorno. Rientrando in macchina, fui costretto a subirmi l'interrogatorio di mia mamma....ovviamente le era bastato un millesimo di secondo per capire che ero cotto di lei. Pensava che fosse una ragazza bellissima e aveva anche detto che secondo il suo "intuito femminile", come lei lo aveva chiamato, anche Sam provava qualcosa nei miei confronti e che doveva solo capirlo. Io rimasi in silenzio, decidendo di essere egoista almeno per una volta, illudendomi per qualche minuto che fosse davvero così.
Andai in garage di tutta fretta, accesi la moto e partii a razzo sulle strade buie della città.
Il mio unico pensiero era lei.
Dovevo sapere se stesse bene.
Che non fosse nulla di grave...non me lo sarei mai perdonato altrimenti. Io ero lì e avrei dovuto proteggerla, sostenerla, e invece ero solo stato in grado di assillarla con le mie mille domande.
Dio quanto sono stupido! Mi rimproverai.
Mi ci volle più o meno mezz'ora per riuscire finalmente a trovare un maledetto parcheggio.
L'ansia saliva e il tempo non passava.
Scesi di corsa dalla moto e mi precipitai all'interno dell'edificio.
Chiesi subito alla signorina addetta dove potessi trovare Sam e mi disse che al momento era sotto visita del dottore per sapere i danni riportati.
Andai in sala d'attesa dove trovai Clara decisamente sconvolta che camminava su e giù per la stanza.
<<Clara ma che cavolo succede eh?>> le chiesi spazientito. Sembrava uscita fuori di testa...che avesse il ciclo?
<<Tappati quella cazzo di boc->> iniziò a dire, ma si bloccò di colpo notando qualcuno alle mie spalle. Il volto di Clara si trasformò in un cipiiglio di puro odio e disgusto.
<<Stronza>> sussurrò avviandosi a pugni stretti verso...la madre di Samamta (?)
Non riuscii neanche ad avere il tempo di realizzare cosa stesse per succedere, che vidi Clara mollare un pugno in bocca alla donna che barcollò e cadde a terra di sedere.
Mi ripresi dal mio stato di puro sconcerto e poco prima che Clara le desse un calcio in faccia, la afferrai per i fianchi, sollevandola di peso.
<<Mettimi giù! Io la ammazzo! Mettimi giù, ora, cazzo!!>> strillava dimenandosi come una pazza.
Non avevo dubbi che l'avrebbe gonfiata di botte se l'avessi lasciata andare.
<<Ragazzo faccia calmare la signorina altrimenti sarò costretto a sbatterla fuori>> mi avvisò un agente della sicurezza. Gli feci segno di aver capito e lasciai andare Clara, girandola verso di me. Puntai i miei occhi nei suoi. Dopo non molto il suo sguardo folle lasciò lo spazio ad un'infinita tristezza di chi aveva visto troppe cose brutte nella vita.
Per una strana ragione il suo sguardo mi ricordò inevitabilmente quello di Sam: triste, vuoto.
Istintivamente la abbracciai, cercando di farle conforto accarezzandole la schiena, come un padre.
<<Brava si! Hai finito di abbaiare cagna?>> sentii dire. I miei occhi si giranono nella direzione da cui proveniva la voce e il mio sguardo incontrò quello beffardo della madre di Sam...Ma che cazz? Mi domandai sconcertato.
Clara lasciò la mia presa e si fiondò di nuovo sulla donna, tirandole un secondo pugno sotto l'occhio.
Prima che riuscissi a prenderla le diede una ginocchiata nello stomaco facendola crollare al suolo.
<<Adesso non la fai più la cazzuta eh?>> disse Clara stretta nella mia morsa.
<<Fa male vero?>> continuò la mia amica.
Ero decisamente scioccato.
<<Stupida mocciosa>> replicò aumentando l'ira di Clara che ricominciò a dimenarsi.
Alla fine smise capendo che non avrei mollato la presa.
<<Psicopatica>> sussurrò lei con odio.
Quella parola sembrò avere effetto sulla donna che la fulminò con lo sguardo.
<<Signora Black, credo che sarebbe meglio se si allontanasse...almeno per un po>> decisi di intervenire io.
La donna non mi degno neanche di uno sguardo e se ne andò.
Lasciai andare Clara che finalmente si era calmata anche se aveva ancora un grande odio nascosto sottopelle, lo si vedeva nello sguardo.
<<Dio Clara ma che cavolo ti è preso, si può sapere?>> le chiesi.
<<Cameron, perché mi hai fermata?>> domandò lei di rimando, puntando i suoi occhi arrabbiati nei miei...ora ce l'aveva con me(?)
Non risposi.
<<Cameron! Perché cazzo mi hai fermata?!>> gridò alzando la voce di un paio di tacche.
Voleva davvero che le rispondessi?
La guardai, non capendo.
<<Quella donna merita di morire all'inferno>> sussurrò andando a sedersi e non degnandomi più di uno sguardo.
||Clara||
Dopo aver ricevuto la chiamata di Cameron, mi sentivo ribollire dalla rabbia e dall'odio.
Io l'ammazzo...fu il primo pensiero che ebbi.
Se Sam era all'ospedale c'era una sola causa...e quella causa portava il nome di "mamma".
Il disgusto che provavo per quella donna era indicibile.
Avevo una voglia terribile di spaccarle il cranio con le mie stesse mani...subito mi spaventai dei miei stessi pensieri, ma cavolo, quella donna non meritava di meglio.
No di certo.
Scesi le scale di corsa, arrancano per fare in fretta.
<<Mamma! Mamma vieni subito, presto!>> gridai dal corridoio, sapendo di trovarla in cucina come al suo solito. Quasi ogni sera si alzava in piena notte per bere una bella tazza di latte caldo, e se non fosse stato per la chiamata, l'avrei raggiunta in poco tempo.
<<Clara perché urli? Che cosa succede?>> mi chiese sbucando proprio dalla cucina con una tazza in mano.
<<Mamma, stanno portando Sam in ospedale devo assolutamente andare anche io...le ha di nuovo fatto del male>> dissi di tutta fretta.
Mia madre sbiancò visibilmente. Mi fece segno di sbrigarmi e subito salii le scale, tornando nella mia stanza.
Cercai alla rinfusa qualcosa da indossare, senza badare molto ad abbinare le cose ( per la prima volta).
Presi dei jeans strappati e una felpa nera...in realtà dovrei metterla a lavare questa! Pensai annusando la felpa. Ne trovai un'altra sotto la sedia della scrivania...non ero esattamente una persona ordinata, se non per la mia cura personale.
La indossai e mi precipitai di sotto a rotta di collo trovando mia mamma con le chiavi della macchina in mano.
<<No mamma, tu non dovresti venire>> dissi io esitante.
<<Oh...ho capito...non andarci troppo pesante Clara>> mi rispose.
Ovviamente sapeva già che avrei gonfiato di botte la mamma di Sam.
Per questo motivo era decisamente meglio che mia madre non fosse presente in quel momento.
Presi le chiavi del mio scooter e uscii.
Arrivai dopo poco.
Mi dissero di aspettare in sala d'attesa. L'ansia era davvero troppa.
Non ce la facevo a mantenere la calma, non avrei potuto, non per molto. Forse non era una buona idea picchiare sua mamma, ma ne avevo una voglia incredibile.
No, non lo devo fare, altrimenti Sam non me lo perdona, rischio anche che quella stronza mi denunci..pensai fra me e me.
Neanche mi ero resa conto di aver cominciato a camminare avanti e indietro per la stanza della sala d'attesa, come un'ossessa, finché Cameron non mi richiamò alla realtà.
<<Clara ma che cavolo succede eh?>> mi chiese spazientito.
Lui era spazientito?
Ma era proprio un'idiota!
<<Tappati quella cazzo di boc->> iniziai a rispondergli a tono...ma non finii la frase. Il mio sguardo finì su quello di lei, la madre di Sam. La causa di tutti i malesseri della mia piccola Sam....e sorrideva!
Mi guardava e sorrideva trionfante...
Come se lei fosse riuscita a vincere la battaglia...era felice di aver fatto del male alla mia Sammy..............il mio cervello si spense.
Andai da lei e le tirai un pugno in bocca.
A quanto pareva, non avrei mantenuto la parola di non toccarla e mantenere la calma.
Lei cadde a terra, ma prima che potessi completare l'opera dandole un bel calcio in faccia, Cameron mi allontanò da lei.
Mi dimanai come una pazza...ero fuori di me.
Non poteva sorridere perché Sam soffriva, no cazzo!
Glielo strappo via quel sorrisetto del cazzo!! Pensai agitandomi ancora di più.
Per fortuna c'era Cameron con me, altrimenti la sicurezza mi avrebbe già sbattuta fuori.
Finalmente mi ero calmata, ma...:<<Brava si! Hai finito di abbaiare cagna?>>
Evidentemente voleva prendere botte...e ad una supplica così dolce perché non accontentarla?
Le tirai un pugno e poi una ginocchiata...e cavolo se dava soddisfazione!
Purtroppo però finì tutto troppo presto...Cameron mi fermò in tempo.
Sputai con odio ciò che pensavo di lei.
Chissà il mio amico che non ci capiva niente e probabilmente mi stava prendendo per pazza.
Dio, avevo una rabbia dentro che era inimmaginabile. Quello scemo non sapeva un cazzo di niente e si permetteva di mandare all'aria i miei piani. Lo guardai con furia:<<Cameron perché mi hai fermata?>> dissi senza neanche badare che fosse stato lui il primo a pormi una domanda, alla quale non potevo rispondere.
Lui non disse niente e questo mi urtò ancora di più i nervi:<<Cameron! Perché cazzo mi hai fermata!?>> gli urlai in faccia.
Alla fine mi calmai, infondo non potevo arrabbiarmi con lui che aveva solamente cercato di fare la cosa giusta ai suoi occhi.
<<Quella donna merita di morire all'inferno>> sentenziai alla fine.
Mi sedetti su una sedia in plastica e non gli rivolsi più la parola, anche se sentivo il suo sguardo bruciarmi addosso in cerca di una spiegazione.
||Cameron||
Le parole di Clara erano come un'enorme punto interrogativo nella mia testa.
Perché aveva detto quelle parole?
Per quale motivo era cambiata così?
Che cosa l'aveva spinta a picchiare una persona, proprio lei che era sempre dolce e carina con tutti?
Perché tanto odio nel suo sguardo?
E infine...ma che diavolo stava succedendo?
Continuavo ad assillarmi con queste domande, ininterrottamente, sapendo che nessuno mi avrebbe risposto.
Il tempo sembrava non passare mai...secondi, minuti ore...niente di niente. La lancetta segnava ininterrottamente sempre su uno stesso punto, anche se passava più di mezz'ora...era sempre lì, testimone della mia inutilità.
Finalmente vidi un dottore avvicinarsi.
<<Siete voi che aspettavate per la signorina Samanta Black vero?>> chiese conferma. Noi annuimmo.
<<Abbiamo dovuto ingessarle la gamba, ha riportato una frattura alla tibia, una commozione celebrale e vari lividi e tagli...ma non è in pericolo di vita potete stare tranquilli.>> proseguì. E se ne andò.
Clara si alzò in piedi e si diresse verso la stanza dove Sam riposava, ma prima che potesse entrare fu fermata da un'infermiera. Litigarono per qualche minuto prima che Clara, con la sua solita finezza, la mandasse a fanculo ed entrasse.
Appena l'infermiera se ne andò entrai anche io, senza farmi vedere e...rimasi ad ascoltare, in silenzio.
Ero scioccato...finalmente capivo tutto. La reazione di Clara, l'essere costretto ad aspettare Sam dietro l'angolo di casa ogni giorno...tutto.
Avevo finalmente capito ogni cosa...ed era terribile. Non potevo neanche lontanamente immaginare una cosa simile...era troppo. Era disumano.
Ad un tratto Sam mi scoprì...i nostri occhi s'incastonarono gli uni negli altri, dando vita alla mia morte e alla mia nascita...ogni volta che guardavo in quegli occhi mi perdevo.
<<Cam>> sussurrò lei.
Sembrava così piccola e spaventata. Mi avvicinai e l'abbracciai, facendo attenzione a non stringerla troppo per non farle male.
Lei si aggrappò a me come se fossi la sua salvezza.
Le baciai i capelli, le guance e gli occhi dai quali scendevano copiose lacrime calde. Il sapore salato mi punse le labbra. Le baciai la fronte e la feci combaciare con la mia. I nostri nasi si sfioravano, così come le nostre labbra.
<<Mi dispiace così tanto piccolina>> le sussurrai.
Sam mi accarezzò una guancia.
Chiuse gli occhi come per trovare la forza di fare qualcosa e...mi respinse.
Con la mano poggiata sul mio petto cercò di allontanarmi e io lo feci.
<<Cameron...non devi dire niente a nessuno è chiaro? Tu non hai sentito niente>> mi guardò impassibile.
Rimasi sconvolto.
<<Sam...tu devi fare qualcosa, guardati>> la sgridai.
Lei non mi degnò di uno sguardo, si girò verso Clara e disse:<<Potresti uscire per un momento per favore?>>. Lei annuì e se ne andò.
Tornò a rivolgere la sua attenzione su di me:<<Faccio quello che vuoi...basta che non parli>> <<Sam! Ma senti quello che dici? >> le chiesi sconvolto.
<<Io non posso. Mi dispiace>>.
<<Perché non mi hai mai detto cosa ti succede?>> le domandai offeso dalla sua mancanza di fiducia nei miei confronti.
<<Lo sapevo che prima o poi avresti iniziato a farmi l'interrogatorio...mi dispiace tanto Cam, ma non potevo dirtelo>> sembrava spazientita
<<Quello che invece dispiace a me...è che in realtà a te non dispiace proprio niente>> dissi io con stanchezza.
<<Forse hai ragione>> sussurrò chiudendo gli occhi.
Me ne andai.
Non potevo resistere un secondo di più.
Uscii e tornai a casa.
Non appena arrivai mi fiondai in camera mia, senza ascoltare mia madre che continuava a farmi domande. Tirai fuori dei vestiti alla rinfusa e preparai delle valigie.
<<Cam ma che fai?>> mi chiese mia mamma
<<Vado a stare da Charles per un po....ho bisogno di tempo. Devo schiarirmi le idee>> dissi.
Partii la mattina seguente. Lasciai la città, senza sapere quando tornare, cosa fare...e senza salutarla.
Guardavo il paesaggio dall'alto del mio aereo, assorto nei miei pensieri...
Buonaseraaaaaa!! 😍Finalmente eccomi con un'altro capitolo...e Cameron parte, siete scioccati vero? Secondo voi che cosa accadrà adesso?....commentate e votate la mia storia! Fatemi sapere cosa ne pensate...buona lettura❤
Ci vediamo al prossimo capitolo😚
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