Capitolo 11
||Cemeron||
Nell'ultimo periodo ne avevamo passate davvero tante insieme io e Sam. La maggior parte del tempo lo trascorrevamo a divertirci in compagnia l'uno dell'altro, senza il bisogno di dire nulla. Semplicemente eravamo lì. Ci capivamo nel nostro silenzio complice. Non mi aveva più chiuso fuori dal suo mondo ed io ero felicissimo di essere finalmente entrato a far parte della sua vita, anche se solo come un amico. E quel sentimento che avevo cominciato a provare per lei, con il passare delle ore, dei giorni e dei mesi, non aveva fatto altro che intensificarsi...finché un giorno non avevo capito ciò che realmente provavo per Sam. Me ne ero innamorato. Ero perdutamente innamorato di una ragazza che mi supplicava di restarle solo amico. Ed io avevo accettato. Avevo capito che l'amavo un pomeriggio. Il sole stava lentamente tramontando, illuminando le strade di una calda luce estiva. Eravamo seduti sul marciapiede, nella "via dei graffiti", come noi due l'avevamo nominata. I muri erano letteralmente ricoperti da murales e persino i cassonetti della spazzatura ne erano decorati. Lo consideravamo il nostro piccolo rifugio perché quella zona era disabitata. Non ci andava più nessuno e noi stavamo così bene immersi in quel silenzio....certo non era esattamente la mia idea di luogo romantico, ma del resto non stavamo neanche insieme, quindi come sempre mi toccava adattarmi, tanto che era diventato piacevole persino per me quel posto.
Sam stava tranquillamente sorseggiando dalla sua lattina di coca cola. Sembrava avere la testa altrove, persa come sempre in chissà quali pensieri tristi, lo percepivo dallo sguardo vuoto, quello che tante volte avevo visto sul suo fragile viso. Ed era stato proprio in quel momento che avevo capito la profondità dei miei sentimenti per lei. Non era servito che dicesse niente. Semplicemente mi ero accorto di come analizzassi in lei ogni dettaglio, ogni espressione, ogni cosa, con la massima cura di chi tiene fra le mani un prezioso oggetto di cristallo. Volevo conoscere tutto di lei, in ogni sua più svariata ed oscura sfumatura, perché sapevo con certezza che avrei amato anch'esse, come ogni altra cosa di lei. Lei era diversa dalle tutte le altre che avevo conosciuto. Ero stato con molte ragazze in passato, in relazioni serie. Quella che era durata più di tutte era stata con Maria, due anni. E solo perché mia madre l'adorava. Era la mia vicina di casa prima che si trasferisse ed era sempre a casa nostra. In pratica aveva cominciato a far parte della nostra famiglia ancora prima che io stesso riuscissi a rendermene conto...e PUF! era diventata la mia ragazza!
Ora, ripensandoci, credo di non averla mai amata. Sicuramente ci ero affezionato, ma non era amore. Non era quel sentimento incredibile che provavo per Sam. Non era così travolgente come con lei. Maria mi trasmetteva calma e tranquillità. Era un punto fermo e sicuro. Samanta invece era la mia tempesta, il mio uragano, ma allo stesso tempo era anche l'arcobaleno nel cielo dopo la pioggia. Così turbolenta e così dolce allo stesso tempo. Lei era il mio sole e la mia pioggia. Ai miei occhi era perfetta. O meglio, il suo essere imperfetta senza nasconderlo, la rendeva perfetta.Una principessa dai grandi occhi tristi. C'erano delle volte in cui invece mi capitava di pensare a lei in modo tutt'altro che innocente e casto. Per esempio quella volta che era venuta a casa mia, approfittando dell'assenza dei miei. Le avevo lanciato una mela, rossa come le sue labbra carnose, sembrava Biancaneve. Indossava una maglietta nera molto aderente che lasciava immaginare come fossero perfette le sue curve, e una gonna a vita alta. Mi ero seduto su una sedia pensando che lei avrebbe fatto lo stesso...invece si era seduta sul bancone della cucina accavallando le gambe chilometriche. La gonna che già così era estremamente corta si era alzata ancora di più, rivelando un altro strato di pelle bianca e morbida. Mi ero eccitato solo a guardarla. Menomale che non poteva vedere nella mia mente o sarebbe scappata a gambe levate ai miei pensieri sconci. Il punto era che lei mi provocava, mi stuzzicava, e senza nemmeno farlo apposta!
In quel momento avevo una voglia matta di piazzarmi davanti a lei, prenderle il viso fra le mani e baciarla all'infinito, gustando il sapore delle sue labbra. Sentirla mugolare, sussurrare il mio nome. Diventare una cosa sola con lei. Al solo pensiero ero arrossato come la mela che stava mangiando ed ero scappato in camera mia con una scusa...non ero vergine. L'unica con cui l'avevo fatto era stata Maria e sinceramente a parte il piacere fisico credo non ci sia stato altro, almeno per me...immaginare di fare l'amore con Samanta invece era decisamente diverso. Mi sentivo esplodere il cuore per l'emozione, solo al pensiero.
Mi preparai velocemente, con ancora la mente scombussolata dai miei mille pensieri. Scesi in cucina sapendo che mia mamma e mia sorella erano già uscite.
<<Buongiorno papà>> salutai mio padre appena entrato.
<<Buongiorno figliolo>> rispose lui leggendo il giornale. Prese un sorso dalla sua tazza di caffè e mi guardò incuriosito:<< Per chi è quella rosa che hai in mano Cam?>> mi chiese. Sorrisi.
<<Per la più bella fra le rose>> risposi paragonando Samanta ad una splendida rosa rossa come la passione e l'amore che provavo per lei. Mio padre ricambiò il sorriso, palesemente stupito.
Mi sedetti accanto a lui ed iniziai a mangiare i miei cereali al latte:<<Allora...chi sarebbe questa splendida rosa?>> interruppe il silenzio mio padre, curioso di conoscere i dettagli.
<<Si chiama Samanta...Samanta Black...ed è incredibile>> dissi io con enfasi. Subito mi sentii a disagio ed arrossii abbassando lo sguardo sui cereali. Mio padre rise sonoramente, notando il mio viso diventato un peperone:<<Accidenti Cam, sei messo davvero male...ti ha proprio conquistato questa Samanta>> disse compiaciuto. Alzai gli occhi al cielo. Finii di prepararmi e salutai mio padre prima di uscire. Mi avviai a casa di Sam, e come sempre, mano a mano che mi avvicinavo a casa sua, il mio cuore accelerava il suo ritmo e le mani mi sudavano per l'agitazione Dio che checca!! Pensai irritato.
Dopo non molto la vidi...lì appoggiata alla ringhiera dei vicini, col viso rivolto verso il sole. Mi avvicinai. Aprì gli occhi e mi guardò
<<Ehi dolcezza>> le dissi gentilmente. Lei mi sorrise e mi abbracciò, baciandomi la guancia. Ricambiai la sua stretta con altrettanto trasporto, godendomi la sua vicinanza e il dolce profumo dei suoi capelli.
<<Ehi>> mi salutò di rimando. La sua voce provocò una capriola al mio cuore. Era sempre riuscita a farmi quell'effetto ogni volta che parlava. Appena ci staccammo le porsi la rosa che ogni giorno le portavo da quella volta e lei la prese sfiorando le mie dita con le sue. Con quel suo sguardo dolcissimo mi sussurrò:<<Grazie, è bellissima>>.Mi sentii sciogliere. Decisi di fare una cosa stupida, quanto romantica e arrotolai una ciocca dei suoi morbidi capelli color cioccolato baciandola e sussurrando:<<Il rosso è il tuo colore>> lei arrossì e io le presi dolcemente la mano guidandola verso la scuola. Dopo un po lei mi chiese dove avessi intenzione di portarla quel pomeriggio e io mi morsi la lingua maledicendo la mia stupida band:<< Credo di no...oggi pomeriggio devo fare le prove per la band>> le dissi amareggiato. Lei fece finta di non rimanerci male, ma si poteva vedere benissimo come invece fosse il contrario. Non volevo che ci rimanesse così...e alla fine decisi di invitarla alle prove. Ovviamente lei mi rispose che sarebbe venuta. Sinceramente però non mi andava che lei venisse, e non perché non la volessi, anzi...solo che ci sarebbe stato quello stronzo di James, che ci provava con tutte e sapeva anche diventare insistente...e quel pallone gonfiato di Alex. Per non parlare del fatto che Thom era il suo ex. Per questo motivo avevo sempre evitato di portarla alle prove. Mi scocciava molto vedere che ci provavano con lei, perché era ovvio che l'avrebbero fatto...la mia gelosia sparì come un fulmine davanti al sorriso felice di Sam. Mi rilassai anche io. Davanti agli armadietti ci salutammo con un caloroso sorriso, ognuno diretto verso la propria lezione. Le prime ore passarono veloci, per mia fortuna, dato che non riuscivo a pensare ad altro se non al bellissimo pomeriggio che avrei trascorso con Sam, perché anche se fosse stato una noia mortale, se c'era lei, tutto era perfetto. Mi bastava la sua presenza e nient'altro.
Passai mentalmente in rassegna il mio orario...avevo ancora storia e poi ginnastica. Mi veniva male alla testa al solo immaginare dell'ora di storia, non sarebbe mai finita. Potevano passare anche quaranta minuti, guardavi l'orologio ed erano solo i venti!! Per fortuna a ginnastica avrei scaricato un po i nervi nella corsa. Mi era sempre piaciuta e fin da piccolo amavo sentire il vento frustarmi il viso, l'aria riempirmi i polmoni, il cuore battere a ritmo frenetico...era davvero una bella sensazione. Addirittura amavo anche sentire il dolore ai polpacci per lo sforzo e il sole battermi caldo sulla schiena. Per fortuna era bel tempo e probabilmente il nostro professore di motoria avrebbe approfittato dell'occasione per portarci al campo fuori, sul retro della scuola. Come sprecare una simile giornata?
Dopo una snervante e maledettamente noiosa ora di storia, finalmente andai all'ora di ginnastica e come previsto andammo al campo fuori.
Iniziai a correre, dapprima con una normale andatura, come tutti gli altri, poi decisi di distaccarmi per perdermi nel vento e accelerai. Sempre più veloce. Sempre più libero. Era davvero una magnifica sensazione.
Quando non ne potei più mi fermai avviandomi agli spogliatoi lì vicino, giusto per bere un po d'acqua fresca. Appena ci misi piede sentii delle voci. Sbirciai e vidi tre ragazzi dallo sguardo truce parlottare fra di loro e fumare, anche se in realtà non potevano. Decisi di far finta di nulla. Andai dal mio borsone e frugai dentro per cercare la mia bottiglietta d'acqua. Gli altri non s'accorsero neanche di me. Presi la bottiglia e feci per uscire, ma mi bloccai non appena sentii di cosa stavano parlando o meglio di chi:<<Si chiama Samanta Black...è una gran puttana. Ma quella schifosa non me l'ha data>> disse uno, quello che sembrava essere il capo fra i tre:<<Si la conosco, è un vero peccato che non sei riuscita a fartela...è davvero buona. Vorrei scoparmela pure io>> disse l'altro. Dentro di me sentii il nervoso crescere, il mio cuore si fermò quando l'altro disse:<<Ah ho capito! Parlate di quella ragazza coi capelli scuri, le lentiggini e gli occhi verdi vero?>>
<<Già...che facciamo Jef?>> disse l'altro con un ghigno. Quello stronzo di Jef ricambiò il sorrisino dell'altro:<<So che strada fa per tornare a casa. La seguiamo e la portiamo nel capannone abbandonato...che ne dite se ci divertiamo un po con lei?>> a quel punto scattai. Andai dritto da quel tipo e gli mollai un pugno in pieno volto. Quegli psicopatici volevano violentarla cazzo! Il suo amico mi prese per la spalla tirandomi indietro.
<<Chi cazzo è questo?>> disse Jef, pulendosi la bocca dal sangue che colava. Poi sembrò capire e disse:<<Ho capito...tu sei quel figlio di puttana che se la fa con la troietta, sei il suo cagnolino che le scodinzola sempre dietro>> sputò con disprezzo. Lo guardai con odio prima di ricevere un suo pugno dritto sullo zigomo destro. Di sicuro mi sarebbe venuto un'occhio viola. Barcollai leggermente e il suo amico mi diede un'altro cazzoto, spaccandomi il labbro inferiore. E faceva un male cane. Stavo per mollare un'altro pugno quando gli altri ragazzi ritornati dall'allenamento, ci separarono mettendo fine alla rissa.
Con un tocco finale sputai il mio sangue mescolato alla saliva in faccia a quello stronzo di Jef e lui rise!
Michael, un ragazzo con cui avevo fatto amicizia e che sapeva dei miei sentimenti per Sam, come nemmeno Thom sapeva, venne da me:<<Amico calmati! Ma che cazzo è successo? Non ti ho mai visto così! >> esclamò preoccupato. Subito gli dissi cos'era successo e sul volto di Michael spuntò un'espressione di disgusto per quei bastardi. Per fortuna gli altri ragazzi li mandarono fuori dallo spogliatoio e io mi rilassai leggermente.
Mi cambiai in tutta fretta, con l'intento di raggiungere Sam, trascorrere una meravigliosa giornata con lei e dimenticare quel brutto episodio.
La vidi ascoltare la musica con le cuffiette, assorta nei suoi pensieri, e battendo il ritmo della melodia col piede...era davvero buffa. Quando mi vide sbiancò e mi corse incontro. Mi abbracciò e mi riempì di mille premure chiedendomi cosa mi fosse successo, ma non potevo certo dirle che avevo fatto a pugni perché dei tizi volevano violentarla, sarebbe rimasta sconvolta...proprio in quel momento gli stronzi uscirono e Jef disse:<<Ehi sfigato! La prossima volta che ti metti in mezzo le prendi il doppio!>>. Dentro mi sentii ribollire dalla rabbia, ma dovevo restare calmo, non potevo rischiare di coinvolgere Sam. Con mio enorme stupore e sconcerto fu proprio lei ad andare da loro, affrontandoli con tenacia. Mi sentii morire quando lui la prese per il polso con quelle sue luride mani. Mi avvicinai velocemente, ma con mio ancor più grande stupore Samanta gli diede una ginocchiata nei coglioni talmente forte da farlo cadere a terra per il dolore. L'altro le si avvicinò e io gli tirai un gancio stendendolo...poi sentii il rumore di uno schiaffo e vidi Sam cadere a terra. Il sangue mi andò al cervello, mentre registravo ciò che era successo. Mi avventai sul terzo dandogli un pugno. Chissà com'erano ridotte le mie mani in quel momento. Non osai guardarle. Presi Sam e ci allontanammo il prima possibile. Continuava a tremare come una foglia...non capivo del perché di una simile reazione. Certo probabilmente non se l'aspettava, ma mi sembrava comunque esagerata. Una volta arrivati a casa mia la feci sedere sul divano. Si reggeva in piedi a fatica e la sua mente era come spenta. Sembrava non vedere ne sentire.
Le dissi premurosamente che sarei tornato in cinque minuti, ma lei non mi guardò neanche continuando a cullarsi con le gambe strette al petto.
Mi faceva soffrire vederla così, perché non sapevo come aiutarla. Cosa dire per farla stare bene, e questo mi fece sentire inutile come non mai. Andai a prendere del ghiaccio per la sua guancia e quando rientrai in salotto, la trovai ancora in quella situazione. Le misi il ghiaccio sulla guancia e le scostai delicatamente i capelli dalla fronte sudata Cazzo! Sta sudando freddo! Andai nel panico. Dovevo riportarla alla realtà. Posai il ghiaccio sul tavolino e mi avvicinai a lei. Le diedi un leggero bacio sul collo. La sua pelle rabbrividì e io mi eccitai non poco. Ora però dovevo aiutarla e non andare in escandescenze. Continuai a baciarla all'infinito, finché non la vidi riacquistare contatto con la realtà.
Le chiesi se stesse bene e lei mi rispose con voce flebile che era tutto ok, ma io non ne ero esattamente convinto...ad un tratto mi si accese un pallino e sbiancai in volto a quella terribile idea.
<<Non credo che tu stia bene...la tua non è stata una reazione normale. Samanta che cosa succede? qualcuno ti picchia?>> le chiesi. Alla sola idea mi sentii montare dentro un fuoco, una rabbia, che probabilmente se avessi avuto di fronte il responsabile in quel momento l'avrei ammazzato.
Lei sembrò andare nel panico e si allontanò da me con uno scatto. Cadde al suolo non rendendosi conto di trovarsi su un divano:<<Ahi! Chi cazzo ha messo il pavimento qui?!>> strillò istericamente. Sembrava stesse per impazzire...in quel preciso momento capii che le facevano del male. Non so come ma me lo sentivo che era così. Ritornai a baciarle il collo, la spalla e la mandibola, spingendola delicatamente all'indietro fino a farla sdraiare, ritrovandomi a cavalcioni su di lei. La sentii gemere e mi eccitai da impazzire. Allo stesso tempo però mi dovetti bloccare, imbarazzato. Anche lei sembrava a disagio, così sdrammatizzai con una battuta stupida. Dopo non molto cominciammo a chiacchierare tranquillamente. Per fortuna l'imbarazzo fra di noi era sparito, ma con un suo gesto ritornò. Mi baciò delicatamente le nocche sbucciate come se mi potesse guarire con i suoi baci...poi l'occhio e quando sfiorò le mie labbra con le sue mi sentii morire e rinascere nello stesso momento. Sentii il paradiso di quel contatto e poi l'inferno quando le sue labbra s'allontanarono dalle mie troppo presto.
Alla fine decidemmo lo stesso di andare alle prove. Una volta montati in sella partimmo sgommando. Ero molto felice di averla così stretta a me. Mi sentivo vivo.
Una volta arrivati però mi feci solo del nervoso. Quell'idiota di Alex continuava a provarci con la mia Sam...per non parlare di quello stronzo di James, che a quanto pareva, sembrava conoscerla. Per fortuna lei mi chiese di andare via. Io ovviamente accettai di buon grado, mandando tutti mentalmente a fanculo. Persino Thomas ci aveva provato con lei! Non riuscivo a crederci. Comunque mi aveva tranquillizzato il fatto che a lei non importasse di nessuno di quegli idioti. Decisi che avrei fatto scaricare la mia rabbia mista alla gelosia con un po di adrenalina...del resto avrebbe di sicuro fatto bene anche a Samanta.
Con la moto mi avviai verso una strada sterrata, molto lunga, dove di solito facevo il matto, giusto per scaricare la mia tensione.
Sam all'inizio mi era parsa un po titubante, anche se in realtà avevo già capito dal suo respiro accelerato e dalle sue pupille dilatate, quanto in realtà morisse dalla voglia di farlo. Partii senza neanche darle il tempo di respirare...E fu meraviglioso per entrambi. Si vedeva quanto le piacesse il vento. Inevitabilmente la mia mente tornò a quel giorno, quando incontrai Sam per la prima volta e a quando mi disse di aver cercato di volare e a quanto io mi fossi sentito sconvolto...
Improvvisamente lei mi gridò di fermare la moto, sembrava scioccata.
Mi fermai subito e lei scattò come un fulmine lanciandomi il casco e tirandomi talmente tanto forte i capelli che per un attimo pensai volesse strapparseli. Iniziò a strillare e piangere istericamente. Mi avvicinai a lei consolandola come potevo...e la riportai a casa. La accompagnai fino all'angolo dove si bloccò:<<Buonanotte Cam>> mi congedò con voce fredda. Non traspariva alcuna emozione e questo mi spaventò:<<Sam...sei sicura di stare bene? Anche oggi a casa mia->> lei mi bloccò irritata:<<Se vuoi sapere i cazzi miei hai fatto male a chiedere. Non c'è nessun problema. La vita è meravigliosa. Tutto è meraviglioso. Smettila di vivere nelle favole Cam. Questa è la vita vera e presto o tardi capirai che o si combatte o si resta fottuti>> disse duramente andandosene. Rimasi lì per un tempo che mi parve infinito a riflettere sulle sue parole e me ne andai a casa mia.
Purtroppo più il tempo passava, peggio era per me. Mi sentivo schiacciare dal senso delle sue parole. Dormire era inutile, potevo anche passare il resto della nottata a rigirarmi nel letto cento, mille volte, ma tanto i pensieri non se ne sarebbero andati fino a quando non avrei parlato con Sam. Dovevo chiarire. Non potevo aspettare. Dovevo sapere la verità. Se qualcuno la picchiava, perché delle sue reazioni, gli sbalzi d'umore...gli occhi tristi e lo sguardo perso. Dovevo sapere, altrimenti non avrei potuto aiutarla fino in fondo; capirla.
Mi alzai da letto con un solo pensiero in testa: andare da lei. Mi vestii velocemente e senza fare il minimo rumore...infondo era circa mezzanotte e mezza e i miei mi avrebbero ucciso se mi avessero scoperto. Aprii la finestra e balzai fuori. Per fortuna non era tanto alto, altrimenti mi sarei fatto fesso da solo.
Corsi e quando raggiunsi casa di Sam mi avvicinai silenziosamente. Andai davanti la sua camera. Ero stato una volta sola in casa sua, quando non c'era nessuno della sua famiglia e ricordavo alla perfezione la collocazione della sua stanza. Presi alcuni sassolini. Ne lasciai uno...niente. Feci un'altro tentativo, sperando che mi sentisse...niente. Lasciai un terzo sassolino e la beccai in fronte proprio mentre apriva la finestra Accidenti pensai.
<<Ma che cazzo?!>> sussurrò lei irritata massaggiandosi la fronte.
<<Scusa>> sussurrai io
<<Cam?! Sei tu?! Che diavolo ci fai qui!? Vattene subito!>> strillò in un sussurro spaventato (?) Di cosa aveva paura?
<<Vieni giù! Devo parlarti...non posso aspettare ti prego!>>. Lei sbuffò:<<Un attimo>> . Sorrisi come un bambino, l'avevo convinta. Mi sedetti per terra di fronte casa sua e dopo non molto la vidi uscire dalla porta principale, attenta a non fare neanche un rumore. Venne da me e mi abbracciò. La strinsi forte a me.
<<Perché sei qui?>> mi chiese.
<<Dovevo parlarti...Sam io so che c'è qualcosa che non va, lo vedo nei tuoi occhi, lo sento...devo sapere se qualcuno ti fa del male. È importante Sam lo capisci?>> dissi supplicandola con lo sguardo.
<<Non posso...ti prego di credermi Cam, non c'è niente che non va...non devi preoccuparti è tutto a posto adesso. Scusa ma devo assolutamente andare adesso>> e se ne andò...
Feci per andarmene quando vidi le luci di casa sua accendersi, poi delle grida....<<Piccola puttana!>> sentii urlare, poi le grida agghiaccianti di Samanta che supplicava aiuto...
Buongiorno!❤😍
Innanzitutto vorrei scusarmi per il ritardo...ho avuto molto da fare ultimamente e non ho potuto aggiornare😓 comunque sono finalmente riuscita a completare anche questo capitolo e ne sono decisamente soddisfatta. Voi che ne pensate? Ah giusto! Volevo anche ringraziare tutti coloro che hanno voluto aiutarmi a vincere il concorso mettendo una stellina sulla pagina tiamoinsilenzio-1...per fortuna sono arrivata alla seconda fase del concorso..mi raccomando andate a votare la mia storia per farmi vincere!😍😍
Che altro dire, spero che anche questo capitolo vi piaccia...votate e commentate, fatemi sapere che ne pensate, e buona lettura!❤
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