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17. Confessioni¹

Il giorno dopo alla BAU, entro cercando di mascherare la stanchezza.

Non ho chiuso occhio per tutta la notte.

La conversazione con Harry mi ha lasciata scossa più di quanto vorrei ammettere, e ogni volta che chiudevo gli occhi, rivedevo il suo volto sulla soglia di casa mia, il suo sguardo ossessivo, le sue parole insinuanti che mi tormentavano.

Sono esausta, ma non posso permettermi di essere distratta.

Appena mi siedo alla mia scrivania, cerco di concentrarmi sui fascicoli davanti a me, ma la mia mente continua a vagare.

Non posso smettere di ripensare a tutto ciò che è successo con Harry.

Il modo in cui mi ha guardato, le sue parole… come se fosse convinto che io gli appartenessi.

Il problema è che non riesco a togliermi dalla testa il fatto che lui sappia di me e Spencer.

Per quanto ne so, potrebbe anche averci seguiti.

"Stai bene?" La voce dolce e attenta di JJ mi interrompe mentre passo distrattamente da una pagina all'altra senza realmente leggerle.

Lei si avvicina, con quella sua calma rassicurante che sembra sempre sapere quando qualcuno ha bisogno di parlare.

Alzo lo sguardo, cercando di forzare un sorriso, ma evidentemente non sono molto brava a nascondere quello che provo, perché JJ inclina la testa di lato e mi guarda con gli occhi pieni di preoccupazione "Non sembri te stamattina" aggiunge.

Sospiro, sapendo che non posso continuare a fingere.

Non con lei, almeno.

JJ ha sempre avuto una specie di sesto senso per queste cose, e in questo momento ho davvero bisogno di qualcuno con cui sfogarmi.

Con un gesto silenzioso, le faccio cenno di sedersi accanto a me.

JJ si siede, piegando le mani in grembo e aspettando pazientemente.

Mi passa una ciocca di capelli dietro l’orecchio e mi guarda come solo lei sa fare: senza giudizio, solo con comprensione.

È incredibile come riesca sempre a farti sentire al sicuro, come se tutto potesse essere risolto, basta solo parlarne.

“Harry è venuto a casa mia ieri sera,” dico infine, con la voce più bassa di quanto avessi intenzione.

Solo pronunciare il suo nome mi fa sentire stanca "E non era esattamente una visita amichevole."

JJ rimane calma, ma vedo un lampo di preoccupazione nei suoi occhi "Che cosa è successo?"

Prendo un respiro profondo, cercando di mettere in ordine i pensieri "Mi ha detto che sa di me e Spencer. Ci ha visti, o almeno così dice. E poi… ha detto delle cose piuttosto inquietanti."

JJ inarca un sopracciglio, ma non mi interrompe.

Sa che ho bisogno di sfogarmi.

"Ha detto che Spencer non è la persona giusta per me. Che nessuno mi conosce come lui e che, in qualche modo, appartengo a lui." Le parole mi lasciano ancora un senso di disgusto mentre le ripeto.

JJ aggrotta le sopracciglia "Hai detto a Spencer di questa cosa?"

Scuoto la testa "Non ancora. Non so nemmeno da dove cominciare. E poi… non voglio coinvolgerlo in questa storia con Harry. Lui è stato così dolce, così... perfetto. Non voglio che si preoccupi, che pensi che io non sappia gestire la situazione."

JJ mi guarda, le labbra premute insieme in una linea sottile, chiaramente preoccupata "Ascoltami," dice con tono deciso "questa è una situazione delicata, T/n. E non dovresti affrontarla da sola. Se Harry ti sta dando fastidio o ti mette a disagio, Spencer ha tutto il diritto di saperlo. Non devi fare tutto da sola."

Rimango in silenzio per un momento, riflettendo su ciò che ha detto.

Lei ha ragione, ovviamente.

Spencer merita di sapere cosa sta succedendo, e io non dovrei portarmi tutto questo peso sulle spalle da sola.

Ma c'è una parte di me che si sente in colpa, come se fosse tutta colpa mia.

Harry e io siamo stati insieme per anni, e non posso fare a meno di pensare che forse avrei dovuto gestire la nostra rottura in modo diverso, che avrei dovuto essere più chiara con lui, o forse più empatica.

"Non è facile," mormoro, guardando un punto fisso sul mio fascicolo "Harry non era così... all'inizio. Era dolce, attento. Poi, quando le cose hanno cominciato ad andare male tra di noi, è cambiato. Non è mai stato violento, ma... ultimamente era diventato ossessivo. E ora sembra che stia cercando di controllarmi, anche dopo che ci siamo lasciati."

JJ annuisce lentamente, come se stesse mettendo insieme i pezzi della situazione "T/n, quello che mi stai descrivendo è una forma di abuso psicologico. Il fatto che lui creda di avere il diritto di controllarti, di decidere chi è giusto per te… non è normale, e non devi sopportarlo."

Le sue parole mi colpiscono come una verità che sapevo già, ma che non volevo ammettere.

Mi passo una mano tra i capelli, frustrata "Non voglio coinvolgere Spencer in tutto questo. È già difficile per lui mantenere un equilibrio tra il lavoro e... noi."

JJ sorride leggermente "Spencer tiene a te, lo sai, vero? E non lo vedo come il tipo di persona che si farebbe intimorire da una situazione del genere. Ha affrontato molto di peggio."

Sospiro "Lo so. È solo che... non voglio che pensi che io non possa gestire la mia vita da sola. Sono sempre stata quella che risolve le cose, che non ha bisogno di aiuto."

JJ mi mette una mano sul braccio, stringendolo leggermente "Anche le persone più forti hanno bisogno di aiuto, a volte. E non è una debolezza chiedere supporto, soprattutto quando si tratta di qualcosa di così personale e difficile."

Sento un nodo alla gola.

Non voglio piangere qui, alla BAU, ma le parole di JJ toccano una corda profonda dentro di me.

Ha ragione.

Non posso fare tutto da sola, e continuare a spingere via chi mi ama non farà altro che peggiorare le cose.

Prendo un respiro profondo e annuisco "Parlerò con lui. Stasera."

JJ sorride, e sembra sollevata "Bene. E ricorda, se hai bisogno di qualsiasi cosa, io ci sono. Sempre."

Le sorrido, grata "Grazie, JJ. Non so cosa farei senza di te."

Prima che possa rispondere, Hotch ci interrompe entrando nell’open space.

"Ragazzi, abbiamo un nuovo caso. Riunione in sala conferenze tra cinque minuti."

JJ mi dà un ultimo sguardo di incoraggiamento prima di alzarsi e dirigersi verso la sala.

Io rimango un attimo seduta, cercando di raccogliere i miei pensieri.

Parlerò con Spencer.

Dovrò farlo.

Ma prima devo concentrarmi su questo caso.

---

La riunione si svolge velocemente.

Hotch ci fornisce i dettagli del caso: una serie di rapimenti sospetti in una piccola cittadina a nord.

I casi sembrano apparentemente scollegati, ma ci sono abbastanza somiglianze da farci sospettare che si tratti di un singolo autore.

Spencer si siede accanto a me durante la riunione, e ogni tanto mi lancia occhiate furtive, come se sentisse che qualcosa non va.

Non posso fare a meno di sentirmi rassicurata dalla sua presenza, anche solo star seduta vicino a lui mi calma.

Quando la riunione finisce, Hotch ci assegna i compiti.

Io e Reid lavoreremo insieme sul profilo del sospettato, mentre JJ e Rossi si occuperanno degli interrogatori con le famiglie delle vittime.

Sistemiamo i nostri materiali e ci dirigiamo verso la stanza dedicata all'analisi del caso, quando Spencer mi sfiora leggermente il braccio, un gesto piccolo ma affettuoso che mi fa venire i brividi.

Mi guarda con quegli occhi pieni di comprensione, ma anche di preoccupazione. "Va tutto bene?" chiede piano, solo per me.

Mi fermo un attimo, fissandolo negli occhi.

Sento il cuore battere forte.

Devo dirglielo. Non posso più rimandare.

"Spencer, stasera dobbiamo parlare," dico, cercando di non far tremare la voce.

Lui annuisce subito, ma posso vedere la tensione nei suoi occhi "Va bene," risponde, senza fare altre domande.

Sa che non è il momento.

Passiamo il resto della giornata a lavorare sul caso, ma una parte di me è già concentrata su quello che verrà dopo.

Ho una conversazione difficile da affrontare, ma almeno so di non doverlo fare da sola.

Solo l'idea di parlarne con Spencer mi dà una certa tranquillità, ma la preoccupazione per quello che potrebbe succedere non mi abbandona del tutto.

Quando la giornata lavorativa alla BAU finalmente finisce, mi ritrovo a fissare lo schermo del computer mentre tutti gli altri iniziano a sistemare le loro scrivanie.

I miei pensieri si sovrappongono: il caso, Spencer, Harry.

Sento l'ansia crescere, ma so che non posso continuare a ignorare la situazione.

Spencer si avvicina con la sua solita calma.

Ha una cartella in mano, ma è chiaro che ha finito anche lui.

Mi osserva per un momento, e posso vedere la preoccupazione nel suo sguardo.

Lui conosce ogni sfumatura del mio comportamento, sa quando qualcosa non va, e sa quando non sono pronta a parlarne.

Ma stasera… stasera è diverso.

"Sei pronta?" mi chiede con dolcezza, come se già sapesse che non mi riferisco solo al nostro rientro a casa.

Annuisco, prendendo un respiro profondo "Sì, lo sono."

Mentre usciamo dalla BAU, il silenzio tra noi è pesante ma non scomodo.

Spencer non mi mette pressione, cammina accanto a me con quella sua tranquillità, e io cerco di trovare le parole giuste per iniziare la conversazione che ho evitato per così tanto tempo.

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