16. Tu non sai niente di me
"Se hai bisogno di me, chiamami," dice con un tono spezzato, gli occhi lucidi "Ma per ora, penso che sia meglio per entrambi se ci prendiamo una pausa."
Flashback a parte, eccoci al presente, con la pioggia che scroscia pesantemente fuori dalla finestra del mio appartamento.
Ero pronta a chiamare Spencer, a cercare un po' di conforto dopo la lunga giornata di lavoro, ma invece davanti a me c'è Harry.
Più magro, con le occhiaie profonde, eppure con quell'aria familiare che mi riporta indietro di mesi, forse anni.
"Cosa ci fai qui?" sibilo, cercando di non far trapelare il tremito nella mia voce.
Non mi aspettavo di rivederlo.
Non dopo tutto quello che è successo.
Harry sorride, ma non è un sorriso allegro.
È lo stesso sorriso enigmatico che mi ha sempre innervosita "Volevo solo parlare."
"Parlare?" ripeto, incredula, mentre il mio cervello cerca di capire come mai sia qui, ora "Non ci siamo già detti abbastanza? Sei tu quello che ha deciso di... lasciarmi."
Le parole mi si spezzano in gola, ma mi rifiuto di mostrargli quanto ancora mi ferisca.
Non ha senso aprire vecchie ferite, specialmente ora, quando la mia vita si sta finalmente rimettendo in carreggiata.
Con Spencer.
Spencer... solo pensare a lui mi calma, anche se per un istante.
Harry fa un passo avanti, e mi sento inchiodata al pavimento, incapace di muovermi "Lo so," dice a bassa voce "Ma ho pensato molto a noi, e... non sono sicuro di aver fatto la scelta giusta."
Non posso credere a quello che sta dicendo.
Lo guardo come se fosse impazzito.
"Harry, seriamente? Adesso? Dopo tutto questo tempo, dopo mesi di silenzio, vieni qui e mi dici che non sei sicuro?"
Lui annuisce, il volto pallido sotto la luce fredda della lampadina del corridoio "So che sembra assurdo, ma ho realizzato che, forse, c'è ancora una possibilità per noi."
Lo guardo, incredula.
Mi viene da ridere, ma non riesco a trovare l'energia.
"Harry, è tardi" dico con voce ferma, anche se il mio cuore batte forte "Non sono più la persona che ero quando te ne sei andato. E nemmeno tu."
Lui abbassa lo sguardo, mordendosi il labbro come faceva quando cercava di trattenere le lacrime.
Mi fa quasi pena, ma mi ricordo tutto il dolore che mi ha inflitto.
"Ciao, Harry" sussurro, chiudendo lentamente la porta.
Lui non dice niente, resta lì, con il suo silenzio.
La porta è quasi chiusa quando la sua voce taglia l'aria come un coltello affilato.
"So di Spencer."
Le mie dita si fermano a mezz'aria sulla maniglia, il mio cuore si blocca per un istante.
Lentamente, riapro la porta quanto basta per vedere Harry ancora lì, la sua espressione più cupa di prima.
Lo fisso, incredula.
Non può sapere.
"Che cosa hai detto?" la mia voce è bassa, pericolosa.
Harry fa un passo avanti, ora completamente sotto la luce fredda del corridoio, la sua ombra si allunga dietro di lui come un presagio.
Mi guarda con quegli occhi intensi che una volta mi facevano sentire sicura, ma ora mi mettono solo a disagio.
"So di te e Spencer Reid," ripete, con una calma che mi fa venire la pelle d'oca "Vi ho visti insieme. E non solo una volta."
Il mio cuore inizia a battere forte.
"Non so di cosa tu stia parlando," dico, cercando di mantenere la calma, ma dentro di me sento il panico crescere "Hai immaginato tutto."
Harry ride, una risata breve e amara che non ha nulla di divertente "Non mentire, T/n. Non puoi farmela sotto il naso. Lo so, l’ho visto nei tuoi occhi, quando tornavi a casa tardi, quando ti perdevi nei tuoi pensieri durante le cene... Reid è solo un'altra distrazione. E non è adatto a te."
Il mio respiro si blocca "Cosa diavolo stai dicendo?" sibilo, stringendo la maniglia della porta finché le nocche diventano bianche.
Harry si avvicina ancora di più, ormai è a pochi passi da me.
Sento il suo odore familiare, ma non ha più l’effetto rassicurante di un tempo.
Ora mi fa solo venire voglia di allontanarmi.
"Non puoi negarlo," continua, la sua voce è bassa e velata di un'ossessione che non gli avevo mai visto prima "Lui non è la persona giusta per te. Non ti conosce davvero. Non sa cosa vuoi, cosa ti rende felice come lo facevo io"
Stringo i denti, sentendo la rabbia crescere dentro di me.
Sono stanca di questa conversazione, di Harry che pensa di sapere sempre cosa è meglio per me, di lui che tenta di controllare ogni aspetto della mia vita.
"Non hai idea di quello che stai dicendo, Harry," ribatto, fissandolo dritto negli occhi "Io sto meglio con Spencer."
Le sue sopracciglia si alzano, come se non credesse alle mie parole "Meglio? Con Spencer? Quel ragazzo è un'ombra, uno che vive solo di libri e teorie. Non è reale, T/n. Non è stabile. Non come lo sono io."
Mi viene quasi da ridere, ma è una risata nervosa, amara "Stabile? Harry, tu non mi hai mai veramente visto, mai capito. Con Spencer, sono me stessa. Lui mi capisce, sa cosa mi piace, mi sostiene… e non mi fa sentire in colpa per il mio lavoro o per quello che sono."
Harry scuote la testa, visibilmente scosso dalle mie parole "Stai idealizzando qualcosa che non esiste. È solo una fase, una cotta. Lo so, T/n. Alla fine tornerai da me, te ne accorgerai."
Faccio un passo indietro, sentendo il bisogno urgente di mettere una distanza tra noi "No, Harry. Non tornerò. Non ho intenzione di tornare. Spencer mi rende felice, in un modo che tu non sei mai riuscito a fare."
La sua espressione si indurisce, le labbra si serrano in una linea sottile.
Il silenzio tra di noi è teso, quasi insopportabile.
Poi, lui fa un altro passo avanti, troppo vicino.
Il suo tono diventa ossessivo, inquietante "Non sai quello che dici. Tu sei mia, T/n. Lo sei sempre stata. Nessuno ti amerà come ti amo io."
Quelle parole mi colpiscono come un pugno allo stomaco, una fredda realtà che mi fa male.
Sento una stretta al cuore, ma non è più paura.
È consapevolezza.
Consapevolezza di ciò che Harry è diventato, di quanto sia stato tossico questo legame.
Stringo i pugni e gli rispondo con tutta la forza che ho: "Non sono tua. Non lo sono mai stata. E non lo sarò mai."
Gli sbatto la porta in faccia, con un gesto secco, fermo, e mi appoggio al legno, il cuore che batte forte.
Dall'altra parte, sento Harry restare lì per un attimo, prima di allontanarsi lentamente.
Quando il rumore dei suoi passi si affievolisce, mi lascio scivolare lungo la porta, sedendomi sul pavimento, con il respiro pesante e il cuore che fa male.
Ma dentro di me, per la prima volta dopo tanto tempo, sento anche una piccola scintilla di libertà.
Spencer mi rende felice.
E questa è la mia verità.
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