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4. La partita

Finalmente è arrivato il weekend, anche se la prima settimana di scuola è sempre un po' noiosetta. Sto allacciando le scarpe quando sento Aidan urlare.

«Alison muoviti o arriverò in ritardo».

«Arrivo arrivo!»

Mio fratello è il co-capitano della squadra di pallanuoto, ovviamente Josh è il capitano. Se lo faccio arrivare in ritardo potrebbero annegarmi nella piscina. Afferro il telefono e scendo le scale di corsa per raggiungere Aidan.

«In bocca al lupo tesoro!» grida mia madre dalla cucina.

La scimmiotto mentre esco di casa e Aidan mi spintona.

Saliamo sull'auto di mamma, che oggi ha deciso di prestare al suo figlio prediletto. Quando lui mette in moto e parte, inizio ad armeggiare con la radio finché trovo una canzone decente. Alzo un po' il volume ma Aidan abbassa subito.

«Dio come sei noioso», sbuffo.

«Non sono noioso, sono solo agitato per la partita».

«Uomini. E chi vi capisce a voi».

«Capirai quando avrai un fidanzato, anche se, non so chi avrebbe il coraggio di sopportarti», dice ghignando.

«Guarda che ne ho avuto uno», incrocio le braccia al petto irritata.

«Cameron non conta», si volta leggermente nella mia direzione guardandomi di traverso.

«Guarda la strada, vorrei arrivare intera alla partita».

Siamo così. Cane e gatto. È impossibile stare in uno spazio ristretto insieme per più di due minuti.

Eppure ha ragione, Cameron non conta. Non siamo mai stati fidanzati. Eravamo una di quelle coppie di amici che condividevano tutto, e quando dico tutto, intendo proprio tutto. Fortunatamente la questione si è chiusa ancora prima di iniziare.

Scendiamo dalla macchina e saluto Aidan augurandogli buona fortuna. Mi avvio verso le tribune, e noto che c'è già parecchia gente. Jess sta sventolando un braccio per indicarmi la sua posizione. È seduta in prima fila, quella maniaca mi ha detto che non voleva perdersi la vista dei ragazzi a petto nudo. Accanto a lei c'è quel Jake che ci ha presentato ad inizio settimana. È vestito di tutto punto, pantaloni eleganti color beije e una camicia bianca sopra. Ha l'aria di uno che proviene da una famiglia benestante.

Sto per sedermi accanto a lei dove mi ha tenuto il posto, quando qualcuno richiama la mia attenzione.

«Alison?»

Spalanco gli occhi e mi volto in direzione della voce, «Ca-Cameron?»

O cristo santo ma cosa è diventato?

Cameron è il ragazzo di cui parlavo poco fa, ed è anche quello con cui ho perso la mia verginità l'anno scorso. Faceva parte dei nerd. Portava gli occhiali da vista, i capelli erano perennemente leccati all'indietro, e si vestiva in un modo strambo tutto suo. Eravamo amici da qualche anno e abbiamo deciso di provarci. Dopo essere andati a letto insieme, che ammetto, è stato un disastro, abbiamo capito che era l'amicizia a legarci e non c'era niente di più, così abbiamo constatato che sarebbe stato meglio rimanere come siamo sempre stati.

A metà dell'anno scorso è stato costretto a ritirarsi perché suo padre, ha avuto un offerta di lavoro allettante e ha deciso di trasferirsi.

Ma il ragazzo che mi si presenta davanti agli occhi oggi è completamente diverso!

Ha i capelli biondo scuro, probabilmente si è tinto perché me li ricordavo castani, non porta più gli occhiali da vista e scorgo un bel po di muscoletti sotto la maglietta. Fino ad un anno e mezzo fa, aveva il fisico di un suricato.

«Come stai?» domanda venendo ad abbracciarmi. Mi lascio avvolgere ma resto impassibile. Non so come comportarmi è una situazione strana.

«Wow... hem... ciao. Cavolo Cam, quasi non ti riconoscevo», dico quando scioglie l'abbraccio.

«Beh, la pallanuoto aiuta», si passa una mano tra i capelli imbarazzato.

«Giochi a pallanuoto?»

«Sì, sono nella squadra avversaria», guarda in basso come a dire "non hai notato lo slippino?*.

«Oh capisco», dico accennando un sorriso. No, in realtà non capisco perché quel pidocchio di mio fratello non me lo ha detto!

«Ora scappo, a dopo», rivolge un cenno del capo a Jess che solleva una mano per ricambiare, e poi si avvicina a darmi un bacio sulla guancia prima di allontanarsi ed andare verso gli spogliatoi. Che imbarazzo!

Mi lascio cadere accanto a Jess. «Certo che Cameron è diventato proprio un bel bocconcino», fa su e giù con le sopracciglia leccandosi le labbra.

«Già». Non so che altro dire onestamente.

«Ti stai pentendo non è vero?»

«Cosa?! Sei pazza? No!»

«Allora non ti dispiacerà se ci provo io», mi rivolge un occhiolino.

«Jess, è qui solo per la partita poi se ne tornerà a casa».

«Mai una gioia», sbuffa e incrocia le braccia al petto.

«Zitta ninfomane per la tua felicità, stanno entrando i ragazzi», dico osservandoli. Mi da una gomitata prendendomi in pieno il seno destro. Porto una mano sopra di esso e mi piego un secondo dal dolore. «Oddio, scusa Al», mi cinge con le braccia.

«Cristo Jess, già le ho piccole, se me le schiacci pure spariscono!» Lei e Jake scoppiano a ridere. Ma io sono seria!

Ricordo Matt che all'inizio mi prendeva in giro perché erano piccole. Gli aveva anche dato un soprannome, quel infame le chiamava "Muffin non lievitati".

In quel momento i giocatori si fermano davanti alle tribune salutando il pubblico. Praticamente abbiamo gli addominali di tutti i giocatori di fronte agli occhi. Jess ha la bava alla bocca e mi da continuamente gomitate. Io credo di aver appena avuto un calo di zuccheri improvviso. Cristo santo, che tartarughe!

Passo in rassegna i ragazzi fino ad arrivare al mio migliore amico, la perfezione fatta a persona. Mi rivolge un occhiolino e poi si avvia insieme agli altri intorno alla piscina per entrare in acqua. Matt si passa una mano tra i capelli bagnandoli leggermente per poi alzarla e sventolarla, salutando qualcuno alla mia sinistra.

Mi giro in quella direzione e noto Connor appoggiato ad un palo appena fuori dalle tribune, che sta fumando una sigaretta. Dopo il fatto della tela ci stiamo evitando come la peste, o meglio, è lui che evita me, e sinceramente non capisco cosa gli dia così tanto fastidio.

Il coach fischia nel suo fischietto e la partita comincia. Ignoro Connor che mi sta fissando e mi concentro sulla partita, mentre Jess accanto a me, fa dei versi di approvazione verso i manzi che si muovono in quella piscina.

Dopo qualche minuto Matt segna il suo primo punto. Schizzo via dalla panca gridando «Sei grande baby, spaccali!»

Lui manda un bacio nella mia direzione mentre Cameron si volta e mi guarda con un sopracciglio inarcato. Scivolo lentamente sul mio posto cercando di nascondermi. Alcune ragazze dietro di me gridano in coro, «Ti amiamo Matt!» Mi volto a guardarle in cagnesco, ma loro nemmeno mi notano talmente sono prese a guardare verso la piscina. Giù le mani dal mio migliore amico!

La partita finisce e la nostra tribuna si alza perdendosi tra fischi ed applausi. La nostra squadra ha vinto. Matt ha fatto un altro punto e anche Aidan e Josh se la sono cavata alla grande. I ragazzi escono dalla piscina, e mentre Matt si scompiglia i capelli bagnati cammina nella mia direzione. Oh no!

Provo ad alzarmi e andarmene ma Matt è più veloce. Mi afferra per un braccio e mi fa girare verso di lui, per poi stringermi contro il suo corpo bagnando tutti i miei vestiti. Tento di liberarmi ma il mio amico Hulk ha una presa ferrea.

«Dai, Matt!» esclamo cercando di spingerlo indietro. Lui sghignazza nell'incavo del mio collo per poi lasciarmi andare. Allargo le braccia e guardo i miei vestiti. Grazie!

«Vieni a festeggiare con noi?»

«No. Devo aiutare la signora Collins con la spesa», sbuffo.

La signora Collins ha circa sessantacinque anni, abita di fronte a noi ed è sola, il marito è morto qualche anno fa. Inizia a non starci più con la testa, e siccome mia madre le è molto affezionata, quando posso la aiuto.

«Passo a prenderti alle nove allora», dice mentre mi stampa un bacio sulla guancia. Annuisco e saluto anche Jess e Jake dopo esserci dati appuntamento per stasera.

Mi avvio di fuori ad aspettare Aidan. Trovo una panchina libera, mi ci sdraio ed estraggo le cuffiette dalla tasca della felpa, per poi infilarle nel telefono.

Lo sguardo rivolto al cielo nuvoloso mentre mi perdo tra le note di "Demons" degli "Imagine Dragons". Passano altre quattro canzoni e di mio fratello neanche l'ombra.

Ma dove si sarà cacciato?

Stacco le cuffie e decido di chiamarlo mentre mi metto seduta a gambe incrociate sulla panchina. Aidan risponde al quarto squillo.

«Che c'è mostriciattolo?» sento un sacco di voci in sottofondo.

«Dove sei?» sibilo tra i denti per non mettermi ad urlare in mezzo alla strada.

«A festeggiare con i ragazzi, perchè?» Cosa?!

«Idiota, dovevi portarmi a casa».

«Ops, scusa me ne sono dim...»

Gli attacco il telefono in faccia e mi alzo sbuffando dalla panchina. Il prossimo pullman è tra un ora, non posso aspettare così tanto. Decido di incamminarmi a piedi, se mi affretto, in una mezzora dovrei cavarmela.

È già passato un quarto d'ora e non sono nemmeno a metà strada. Cavolo, non credevo che fosse così lontana casa mia. Una macchina suona il clacson facendomi sobbalzare. Alzo un braccio mostrando il dito medio, ma poi suona di nuovo. Mi volto, Connor è appoggiato con un braccio fuori dal finestrino all'interno della sua BMW.

Ecco quando si può dire che le sfighe non arrivano mai da sole!

«Lo vuoi un passaggio?»

«No grazie!» riprendo a camminare. Non mi calcola da giorni e ora si offre di accompagnarmi a casa. Ma che problemi ha?

«Dobbiamo andare nello stesso posto, Roberts».

E come dargli torto, è il mio vicino. Sbuffo e impreco mentalmente mentre attraverso la strada per raggiungerlo. Almeno posso approfittarne per scroccargli un passaggio.

Salgo in auto e mi schiaccio nel sedile per poi guardare fuori dal finestrino.

«Stai bene?» chiede lui mentre si immette in strada. Come se gli importasse davvero.

«Ho solo un fratello idiota, tutto qui».

«Aidan?»

«Sì, proprio lui», sbuffo irritata.

«Sembra un tipo a posto».

«Ecco qual'è il fottuto problema. Tutti lo trovano intelligente, figo, simpatico, mentre con me è un perfetto stronzo!» sbotto.

«Non funziona così tra fratelli?» domanda inarcando un sopracciglio.

«Non è solo quello il problema. Con un fratello così, io passo totalmente per quella invisibile e sfigata. Quando sono vicina a lui la gente mi guarda come se non capisse come facciamo ad essere fratello e sorella. A volte, me lo domando anch'io», sospiro e socchiudo gli occhi mentre dico l'ultima frase.

I miei occhi si spalancano quando Connor fa per allungare una mano nella mia direzione, ma poi la ritrae posandola sul cambio. In auto cala il silenzio, ed è meglio così. Ho già detto troppo e non mi va di andare oltre. Arriviamo a casa mia e lo ringrazio affrettandomi a scendere.

«Alison?» mi richiama. Mi volto di nuovo e mi piego appoggiando i gomiti sulla portiera. «Sì?»

Stinge il volante con una mano e si morde il labbro inferiore, «Non sei come ti sei descritta», dice quasi in un sussurro. Accenno un sorriso mentre faccio un passo indietro. Rimette la prima marcia e schizza via senza neanche guardarmi, superando casa sua e allontanandosi. Che ragazzo strano!

//Spazio autrice

Ecco un altro capitolo. Qui incontriamo un nuovo personaggio, ovvero Cameron. Sicuramente lo vedremo anche più avanti. Connor inizia ad essere leggermente più gentile. Fatemi sapere cosa ne pensate anche di questo. Un bacio. ❤️😘

- Erika -

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