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1. Anno Nuovo

Sto bussando alla porta del bagno da almeno dieci minuti.

«Aidan apri, me la sto facendo addosso!»

Come volevasi dimostrare, mio fratello non ha neanche la decenza di rispondermi. Un giorno spero che cada di faccia e strisci così per tutta la rampa delle scale.

Mi arrendo e scendo al piano di sotto, dove trovo mia madre con indosso quel grembiule orribile che le ho sempre detto di buttare. È tempestato da faccette di Hello Kitty.

«Io mi sono rotta!» sbuffo mentre mi siedo sullo sgabello e appoggio la fronte sul bancone della cucina esasperata.

«Che c'è ancora?»

«Tuo figlio è un idiota!» allungo la mano per prendere una ciambella, ma lei me la schiaffeggia. «Non parlare così di tuo fratello!»

«Allora pretendo un altro bagno, altrimenti mi trasferisco», provo a riprendere la ciambella, e stavolta ci riesco.

«Io non vi sopporto più!» agita le braccia in aria mentre sta finendo di preparare i pancake.

«Ma è colpa sua!» cerco di attirare la sua attenzione ma lei non mi calcola nemmeno. Sbuffo e addento la mia ciambella.

«Buongiorno donne!» mio fratello fa il suo ingresso in cucina con solo i pantaloni della tuta addosso, e come il lecchino che è, va a dare un bacio in fronte a mia madre.

Lo guardo di traverso mentre con la lingua lecco la crema pasticcera che sta fuoriuscendo dalla ciambella.

«Il bagno è libero adesso, mostriciattolo», mi rivolge un sorriso perfido.

«Fottiti!»

«Alison!» mia madre si gira minacciandomi con la forchetta che ha tra le mani, e mio fratello sghignazza dietro di lei. Paraculo!

«Non è colpa mia se tuo figlio è peggio di una fighetta quando è in bagno», cerco di spiegarmi tra un boccone e l'altro.

Mia madre prende uno straccio dal bancone e me lo lancia, mentre Aidan si viene a sedere accanto a me. Ogni tanto immagino le scene nella mia mente, che vorrei accadessero davvero. Tipo che adesso, prenderei tra le dita i suoi bellissimi capelli neri, e con uno scatto gli sbatterei la faccia su quel cazzo di pancake.

«Oggi vado a trovare papà. Volete che gli dica qualcosa?»

«Vai a trovare chi?» domando masticando un altro boccone.

«Alison, è pur sempre tuo padre», si avvicina ancora di più con quella forchetta. Lei non sa...

Sollevo le spalle indifferente «Probabilmente il giorno che mi ha concepita, non aveva di meglio da fare. Potevate almeno risparmiarmi Aidan!»

Il cretino mi da uno spintone e mi butta giù dallo sgabello. Si piega con la testa sul bancone e scoppia a ridere tenendosi le mani sulla pancia, mentre mia madre rincara la dose di insulti rivolti ad entrambi. Mi rialzo quando Aidan inizia a tossire, a quanto pare gli è andato di traverso il pancake. «Questo è il Karma, coglione!» gli punto un dito contro e poi finalmente mi dirigo in bagno.

Recupero lo zaino, prendo il telefono, e torno giù. Sto per uscire quando mia madre mi blocca. «Foto ricordo», saltella con la macchina fotografica in mano.

«Stai scherzando spero».

«No, è il primo giorno dell'ultimo anno, è importante. Aspettiamo tuo fratello», dice tutta sorridente.

Sbuffo e lascio cadere lo zaino a terra incrociando le braccia al petto e appoggiandomi al muro.

Mio fratello scende le scale, e come ogni giorno, sembra uscito da una rivista di modelli. Ha indosso un paio di jeans neri attillati, una maglietta bianca che segna tutti i contorni dei muscoli sottostanti, e un paio di converse bianche come le mie. Ha messo una puntina di gel su quei bellissimi capelli neri, lasciandoli un po' scompigliati, e con quegli occhi verdi come i miei, farebbe sciogliere chiunque.

Ora capite la scia di bava di cui vi parlavo poco fa?

Mia madre gli sventola la macchina fotografica davanti alla faccia e lui annuisce esasperato. Si viene a mettere accanto a me e mi circonda le spalle con un braccio, posa le sue labbra sulla mia guancia e io lo guardo di traverso. Mia madre scatta la foto.

«Mi raccomando ragazzi», dice mentre usciamo.

Rimetto lo zaino in spalla e inizio a scendere i gradini della veranda.

«Vieni in pullman?» chiede il lecchino. Sto per rispondere, quando improvvisamente sento una macchina avvicinarsi, con Eminem sparato a tutto volume.

«Il mio salvatore!» strillo mentre corro verso l'auto di Matt.

Alzo una mano per salutare il mio gemello eterozigoto, che sta già fulminando con lo sguardo il mio migliore amico. Sì, ad Aidan non va tanto a genio Matt, probabilmente è geloso ma non lo vuole ammettere. Salgo in auto e gli stampo un bacio sulla guancia.

«Ciao Playboy!»

«Ciao Baby!»

Il nomignolo Playboy è dato dal fatto che Matt rimorchia parecchio. Beh, come dare torto alle ragazze che si concedono a lui, il mio migliore amico è bellissimo. Ha i capelli castano chiaro che tiene corti ma con un ciuffo leggermente lungo e mosso sul fronte, per la quale ogni giorno ci perde almeno quindici minuti per sistemarlo al meglio. I lineamenti del volto marcati, labbra carnose, e gli occhi di un color nocciola. Adora fare sport e palestra, quindi, vi lascio immaginare i muscoli che si nascondono sotto quei vestiti. Facciamo tutto il tragitto cantando e rappando sulle note di "Without me", ovviamente io e Matt abbiamo gli stessi gusti in fatto di musica.

Ed eccoci qui, l'ultimo anno di liceo. Solo a varcare quell'ingresso, la mia scimmia urlatrice mi suggerisce di scappare a gambe levate. Aidan arriva poco dopo di noi, e non appena scende dal pullman, la più stronza della scuola gli salta tra le braccia.

Ashley Taylor, super popolare, figa pazzesca, e soldi a palate grazie al papino. Beh, qualcuno doveva pur rispecchiare lo stereotipo di ragazza super popolare bionda ignorante e snob che si vede in ogni film americano.

Credetemi, esistono davvero!

La sua chioma bionda e ricciola svolazza mentre corre verso mio fratello. Lui dice sempre che sono solo amici, ma so che la stronza pende dalle sue labbra. Sono anni che cerca di sedurlo, e fino ad ora è riuscita a guadagnare solo un piccolo bacio sulla guancia.

La mia perfidia interiore esulta solo per questo!

Entriamo dalle porte d'ingresso e tutte le ragazze che ci passano a fianco, si girano e salutano Matt con gli occhi dolci. Diamo loro un nome preciso... Gatte Morte!

Alzo gli occhi al cielo e mi dirigo al mio armadietto, ma qualcuno mi salta sulle spalle prima che riesca ad aprirlo, facendomi spiaccicare la faccia contro di esso.

«Cazzo, Jess!» esclamo. Scende dalla mia schiena e mormora uno "scusa".

Lei è la mia migliore amica. Jessica Carter, anche lei nell'albo della popolarità, forse è per questo che ama venire a scuola. Lega con tutti senza il minimo impaccio. Ci conosciamo ormai da dieci anni, abbiamo praticamente vissuto la nostra infanzia insieme, condividendo praticamente tutto. «Ti sei fatta rossa?» chiedo mentre giro intorno a lei.

«Tu sei più fucsia invece.» annuisco in risposta. Già, siamo due pazze a quanto pare, non ci vediamo da cinque giorni e guarda che succede.

I miei capelli sono un misto di sfumature viola e fucsia, me lei stavolta ha osato con un rosso acceso, nascondendo il biondo che c'era prima.

Apro l'armadietto e in quel momento, Aidan passa con il suo migliore amico Josh, e stavolta, tocca a me sbavare. Sposto Jess con un braccio per ammirarlo meglio. Quei capelli biondi spettinati, gli occhi azzurri che sorridono insieme alle sue labbra e un fisico da panico, come quello di mio fratello. Non per niente è il capitano della squadra di pallanuoto.

Mi rivolge un cenno del capo e devo aggrapparmi a Jess per non svenire sul colpo.

Matt arriva dietro di noi e mi cinge le spalle con un braccio.

«Uffa Matt, hai interrotto i nostri scambi ormonali», infilo lo zaino nell'armadietto sbuffando e lui alza gli occhi al cielo.

«Quando vi scambierete anche dei liquidi corporei, fammelo sapere».

«Idiota!» gli mollo un ceffone dietro la nuca mentre Jess si sta tenendo le mani sulla pancia per il troppo ridere. Mi appoggio all'armadietto con la schiena, quando la voce del preside al microfono dice di iniziare a radunarci tutti nella Auditorium.

«Mi spiegate perché ogni anno dobbiamo sorbirci le raccomandazioni dei professori?» sbuffo mentre ci incamminiamo.

«Per mettere in guardia quelle come te, anche se, non servirà a molto», esordisce Matt cingendomi le spalle con un braccio.

Entriamo nell'auditorium, dove parecchie persone hanno già preso posto. Andiamo a sederci in una delle file libere che vediamo e aspettiamo che arrivino tutti. Scorgo Aidan entrare, seguito da Josh e Ashley. Passa in rassegna con lo sguardo le persone presenti finché i suoi occhi si soffermano su di me, mi rivolge un ghigno malefico e inizia a camminare verso di noi.

Ovviamente quell'infame sa che mi piace il suo migliore amico, ed ecco che vengono a sedersi dietro di noi. Aidan mi tira una ciocca di capelli costringendomi a guardarlo.

«Che vuoi?» sbuffo irritata.

«Nulla, sei mia sorella è d'obbligo che ti debba assillare», dice sghignazzando.

«Ti ho già detto che non mi devi rivolgere la parola a scuola».

«Ma io ti voglio bene», sussurra al mio orecchio.

«Evapora Aidan!» esclamo esasperata. Matt e Jess accanto a me stanno cercando di trattenere le risate.

«E io che pensavo di fare una bella cosa, portandoti vicino il principe azzurro».

D'istinto do una gomitata al suo ginocchio, ma quando sento un 'Ahia' pronunciato da una voce che non è la sua, un campanellino d'allarme suona nella mia testa. Mi volto lentamente e noto Josh che si sta massaggiando il ginocchio e mi guarda divertito.

«Hem... io... non... è...»

«Tranquilla, ho capito», mi interrompe continuando a sorridermi, e quando sorride è la fine del mondo, anche se è un sorriso di cortesia. Sono tremenda, non riesco nemmeno a mettere due parole in fila di fronte a lui.

«Come ogni anno», il preside inizia a parlare, «Ci riuniamo qui il primo giorno... permettendo a noi stessi di capire, e di prepararci alle sfide che il liceo ci offre...», qualcuno finge di russare così mi alzo in piedi e inizio ad applaudire urlando un "Bravo! Questo è lo spirito giusto!", scatenando così una sorta di applausi e fischi involontari. «Signorina Roberts, lei non ci mancherà», continua il preside. Poverino, mi ha dovuta sopportare per così tanto tempo e devo dire che gliene ho fatte passare di tutti i colori. Mi ha visto un po' troppo spesso nel suo ufficio in questi anni. Porto una mano sul cuore facendo una smorfia amareggiata, «Oh preside, mi ferisce così».

Alcune persone ridono mentre il preside mi fa segno di tornare seduta. Matt mi mette un braccio attorno al collo e mi bacia la nuca, mentre il preside riprende a parlare.

«Finalmente, non la smetteva di blaterare».

Dopo un ora usciamo dal auditorium. Io e Matt salutiamo Jess e ci dirigiamo verso la classe di letteratura. Sto per avvicinarmi al mio armadietto per recuperare il libro, quando qualcuno mi passa accanto dandomi una spallata. «Guarda dove vai!» un ragazzo mi rivolge un occhiataccia e poi continua a camminare. Idiota!

Prendiamo posto nella classe di letteratura, incrocio le braccia sul banco e ci appoggio sopra la fronte, affondando il volto tra di esse. Matt mi spintona con un dito, sollevo una mano e la agito come a scacciare una mosca.

Lasciami dormire Miller!

«Buongiorno ragazzi. Prima di iniziare la lezione, vorrei presentarvi un nuovo alunno».

Sollevo la testa incuriosita, ma quando i miei occhi mettono a fuoco la figura accanto alla scrivania, riconosco lo stronzo che mi è venuto addosso poco fa. Sta in piedi accanto al professore con le mani nelle tasche dei jeans. Ha i capelli corvini, i lineamenti del volto sono marcati ed è pieno di tatuaggi sulle braccia.

«Lui è il signor Connor Evans, si è appena trasferito qui dall'Australia. Mi raccomando ragazzi siate gentili. Prego, vada pure a prendere posto».

Il ragazzo annuisce e inizia a passare in rassegna con lo sguardo i banchi vuoti. Oh merda! L'unico vuoto è accanto al mio. Mi affretto a mettere lo zaino sopra di esso ma il professore si schiarisce la gola «Signorina Roberts?»

«Ho capito», sbuffo e sposto lo zaino sotto il banco. Il ragazzo si siede accanto a me e mi rivolge un altra delle sue occhiatacce. Oh diventeremo ottimi amici!

La prima lezione è andata, sono stata tutto il tempo abbracciata a Matt e per poco non mi addormentavo. La campanella è già suonata da almeno un minuto, e per colpa sua sono in ritardo. Sfreccio in mezzo ai corridoi ed arrivo sparata nella classe di laboratorio. Il professore si volta nella mia direzione e inarca un sopracciglio.

«Roberts... spero tu abbia una buona scusa per essere arrivata in ritardo alla mia lezione il primo giorno».

«Hem... In realtà no», dico sinceramente. Alcune persone ridacchiano e il professore mi guarda esasperato, «Vada a sedersi accanto al signor Evans».

Passo in rassegna gli studenti e mi soffermo sull'unico posto vuoto. Cazzo! Dov'è Matt quando serve!

Il ragazzo mi osserva, come se fosse divertito dalla mia esasperazione. Alzo gli occhi al cielo e cammino per raggiungere il mio posto.

Ovviamente seguiamo la lezione in silenzio, nessuno dei due si rivolge la parola. C'è stato un attimo in cui i nostri sguardi si sono incrociati. Ha degli occhi bellissimi, sono di un marrone scuro ma intorno alla pupilla hanno dei riflessi giallastri che non saprei nemmeno come definire.

Sto versando del liquido in provetta quando sento la voce di Aidan.

«Scusi il disturbo professore, potrei parlare un momento con mia sorella?»

«Certo, faccia pure Roberts».

Mio fratello mi raggiunge e si abbassa di fronte a me.

«Che vuoi?» sibilo tra i denti.

«Ha chiamato mamma. Ha detto che hanno firmato per papà, tra un paio di mesi dovrebbero rilasciarlo per buona condotta», dice tutto questo a bassissima voce che sono costretta a sporgermi in avanti, ma ho come l'impressione che il ragazzo accanto a me possa sentire.

«E perché la cosa dovrebbe fregarmi?» appoggio la provetta esasperata.

«E che ne so, mi ha detto mamma di dirtelo».

Con la coda dell'occhio vedo il ragazzo girarsi leggermente nella mia direzione.

«Possiamo parlarne a casa per favore?» lo supplico con lo sguardo. Lui annuisce, si alza e saluta la classe, facendo sospirare di piacere le ragazze.

ATTENZIONE: Crisi ormonale in corso!

Scuoto la testa e riprendo la provetta.

* * *

Finalmente si mangia. Non ci vuole un genio a capire come sia strutturata la mensa di un liceo. Come dappertutto ci sono i tavoli "etichettati". Quelli dei popolari, gli sportivi, i nerd superfighi, i nerd sfigati, le ragazze che tutti vogliono, i punk, quelli del coro, le cheerleader, i giocatori di pallanuoto, e poi... c'è il nostro tavolo. Non saprei nemmeno come definirlo dato che c'è Matt che è tra i popolari, c'è Jess che è tra le ragazze che tutti vogliono, e poi, ci sono io... che vorrei soltanto sparire dalla faccia della terra.

«Torno subito», annuncia Matt mentre si alza. Lo seguo con lo sguardo e vedo che si è fermato di fronte al ragazzo nuovo. Si stanno scambiando qualche parola, e poi il mio migliore amico torna insieme a lui, «Ragazze spero che non vi dispiaccia se ho invitato Connor ad unirsi a noi», dice grattandosi la nuca. Sollevo le spalle mentre Jess allunga la mano per presentarsi.

I ragazzi parlano, Connor forse è riuscito a dire tre parole in quindici minuti, ma io, ho la testa da un'altra parte.

Non ho quasi toccato cibo, e sto giocando con la forchetta tartassando una fetta di mela dal mio vassoio. Sto pensando a quello che mi ha detto Aidan, "Tra un paio di mesi rilasciano papà". Ma avrò davvero il coraggio di vederlo?

Non ho mai avuto un un vero e proprio buon rapporto con lui. Quando ci stavo provando cercando di avvicinarmi di più, lui ha iniziato a prendere quel brutto giro, ed ogni volta arrivava gente nuova in casa. La sera in cui è stato arrestato, mi sono trovata in una situazione orribile per colpa sua, ma lui era già dietro le sbarre, perdendo così la possibilità di farmi da padre e soccorrermi nel momento del bisogno. Quando Aidan andò a trovarlo qualche giorno dopo e gli raccontò ciò che era accaduto, lui aveva dato fuori di matto giurando che quando sarebbe uscito, lo avrebbe ucciso. Aidan mi ha aiutato e supportato per tutto il tempo, a modo suo ovviamente, e l'unica a sapere la verità oltre lui è Jess. Conoscendola da così tanti anni era l'unica con cui mi sentivo di confidarmi, sapendo anche che non lo avrebbe spifferato a nessuno.

Matt mi da una gomitata distogliendomi dai miei pensieri, «Che c'è baby?»

Sollevo la testa e forzo un sorriso, «Niente».

In quel momento qualcuno si schiarisce la gola dietro di noi. Mi volto, e quando i miei occhi vedono quei ciuffi biondi e quegli occhi azzurri che mi fissano, vorrei solo sprofondare sotto il tavolo.

«Matt posso parlarti un secondo?» chiede Josh. Lui annuisce poi il biondo torna a guardare me, «Ciao Alison». Il mio nome sulle sue labbra esce con un suono così melodioso che per poco non mi sciolgo. Sollevo una mano e la sventolo talmente forte che ho paura possa staccarsi dal mio braccio. Non appena si allontana con Matt, sposto il vassoio e sbatto la fronte sul tavolo piagnucolando.

«Al?» la voce di mio fratello mi richiama.

Allungo un palmo della mano nella sua direzione senza guardarlo, «Lasciami morire nell'autocommiserazione».

«Come ti pare. Volevo solo avvisarti che Josh oggi verrà a casa nostra».

«Cosa?!» scatto in piedi di colpo facendo ribaltare la sedia a terra, e in quel momento mi sento mille sguardi addosso. Mio fratello si batte una mano in fronte, «Puoi per favor...»

«Ho capito Aidan, adesso dileguati». Mi guarda storto per poi voltarsi e tornare al suo tavolo con i super vip.

Finalmente la giornata è finita. Esco dall'ingresso e vedo Aidan che se ne sta andando con Josh, Matt che è a braccetto con una ragazza, e Jess che mi saluta per poi salire sul pullman. Mi siedo su una panchina del cortile e infilo le cuffiette mentre decido cosa fare. Non ci penso nemmeno a tornare a casa ora, ho già fatto abbastanza figure di merda per oggi. Guardo alla mia sinistra e scorgo Connor, la schiena appoggiata ad un albero e sta fumando una sigaretta guardando un punto fisso di fronte a sé.

Si volta nella mia direzione e io distolgo lo sguardo fingendo di non averlo visto. Sto fissando il prato sotto di me e dopo qualche secondo, un paio di converse nere entrano nel mio campo visivo. Sollevo la testa e guardo Connor che mi sta osservando pensieroso, così tolgo le cuffiette.

«Hai intenzione di rimanere qui tutto il pomeriggio?» chiede irritato. Wow, è riuscito a pronunciare otto parole di fila.

«Che ti importa?»

Mi volta le spalle e fa qualche passo per andare via, poi si ferma, e senza guardarmi dice, «Lo vuoi un passaggio?»

Mi sta davvero offrendo un passaggio?

//Spazio autrice

Ciao a tutti, intanto ringrazio infinitamente chi è arrivato qui. Questo è il primo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate. Spero vivamente che vi piaccia. Un bacio! 😘❤️

-Erika-

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