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VII_La signora del contrabbando

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Dove la principessa bada al principe malato, e capisce un po' di cose riguardo il suo essere gradevole come un ombrello nell'ano.

Quel lunedì mattina, Naruto si alzò incazzata.
Forse era perché aveva sbattuto la testa contro il muro cercando di scendere dal letto, ma si sentì talmente furiosa che prese a pugni il suo cuscino per dieci minuti prima di acquisire di nuovo la sua compostezza.
Alla fine l'uscita con Kiba e gli altri era stata piacevole, si era divertita (figura di merda a parte) e pensava che sarebbe stato bello rifare una cosa del genere; mentre era intenta a vestirsi ricevette una chiamata inaspettata.
«Hei hei hei, wassup girl Esclamò una voce frizzante dall'altra parte della cornetta, che la fece sorridere.
(Ehi ehi ehi, com'è ragazza?)
«Holy Moly, Jess! It's been so long! How are you
(Porca paletta, Jess! È passato così tanto! Come stai?)
«Fine, I'm fine! There are some people that wanna greet ya! C'mon girl, say hi to Naruto!»
(Bene, sto bene! Ci sono delle persone che vogliono salutarti! Forza ragazze, dite ciao a Naruto!)
E poco dopo sentì nelle orecchie tutte le voci della squadra di basket, fu davvero un gran casino ma Naruto pianse durante tutta la durata della conversazione: ogni tanto rideva tra i singhiozzi, il cuore le si stringeva nel risentire dopo così tanto tempo le sue amiche, che le raccontarono gli ultimi pettegolezzi e scherzarono come se non se ne fosse mai andata.
Dovette salutarle poco dopo, perché cominciava a farsi tardi, ma quando chiuse la chiamata sorrideva, e non era più arrabbiata.
Però si sentiva in conflitto. Si trovava bene in Giappone, ma l'America era casa sua... Aveva la sensazione che avrebbe versato lacrime anche alla fine di quel turbolento anno scolastico. "Dannazione." Sospirò alla fine, e scuotendo la testa prese lo zaino e lasciò la stanza, giocherellando con le chiavi.
All'ingresso, aggrottò la fronte quando vide le scarpe di Uchiha ancora accanto all'attaccapanni. Guardò l'ora, era piuttosto tardi, possibile che non avesse sentito la sveglia?
"Che mi frega!" Pensò sbuffando, e uscì in corridoio fischiettando. Il senso di colpa la invase un momento dopo. "Lui però ha svegliato me l'altro giorno... Cazzo!"
Sapeva qual era la cosa giusta da fare, purtroppo.
Borbottando maledizioni, la bionda fece dietrofront e si diresse verso la camera del saccente corvino, bussando delicatamente alla porta.
«Uchiha, ci sei? È tardi.» Lo chiamò, alzando la voce. Non ricevette risposta, insistette col bussare. «Se sei morto rispondimi! No, aspetta...»
Improvvisamente la porta si aprì di scatto, rivelando un Sasuke con i capelli spettinati e senza maglietta.
In quel momento, Naruto avrebbe potuto prestare attenzione al suo fisico in bella mostra, sarebbe stato da lei.
Ma qualcos'altro attirò la sua attenzione, qualcosa che in qualche modo era più importante.
«Hai una faccia tremenda...» Mormorò, e d'istinto gli appoggiò una mano sulla fronte, ritraendola subito dopo. D'altro canto Uchiha non reagì, sembrava uno zombie. «Ma tu hai la febbre, dipshit! E scommetto che è perché te ne sei andato a correre con quel tempo del cazzo!»
«Non gridare...» Mugugnò in risposta, e se ne andò barcollante senza rinchiudere la porta. «E vattene, fai solo chiasso.»
Naruto lo guardò incespicare per sdraiarsi a letto, e non esitò un momento a chiamare Kiba. «Yo, sono io. Dì a Mr. Hatake che ho preso freddo questo fine settimana, quindi non me la sento di venire a lezione. Sì, sì lo so... Me li passerà Shino, non ti preoccupare. Neh, a dopo.» Rimise il cellulare in tasca e si liberò di zaino e scarpe. «Hai chiamato qualcuno anche tu, vero?» Ricevette un grugnito di assenso in risposta, e alzò gli occhi al cielo. «Dio santo, che teatro solo per un po' di febbre, sembra che tu abbia il tetano.» Questa volta Uchiha biascicò qualcosa che non capì. «Che hai detto?»
Il ragazzo alzò la testa dal cuscino e la guardò male. « Il tetano è una malattia infettiva provocata dalla tossina prodotta da un batterio, il Clostridium Tetani. Si presenta come una paralisi spastica che inizia da viso e collo, per poi procedere in torace e addome, ed alla fine diffondersi anche agli arti. L'infezione è innescata dalla contaminazione di tagli o ferite da parte delle spore del batterio nella profondità dei tessuti.» Masticò, come se stesse parlando del tempo. «Non possiedo questi sintomi, ergo non ho il tetano. Idiota.»
Naruto rimase a bocca aperta per qualche secondo. «Mi scusi, Dottor House. Sdraiati decentemente o ti lascio qui a morire per il tuo non-tetano, avanti.»
E lo aiutò a mettersi a letto correttamente, tastandogli ancora la fronte bollente e umida di sudore.
«La vuoi la mia tachipirina o andiamo giù di supposta?»
«Ho la mia nello scaffale in bagno, non assumo una boiata americana che potrebbe uccidermi.»
La ragazza si offese, ma mandò giù il colpo presumendo che stesse delirando. "Cazzate, da lucido avrebbe detto di peggio." Fece come gli era stato detto, e poco dopo ritornò con la medicina sciolta in un bicchiere di plastica, che lui bevve in pochi sorsi. «Non sapevo si potesse aprire, lo specchio! So dove mettere le mie cose allora.»
«Non ci provare.» Biascicò Uchiha, e lei sogghignado gli premette un dito sulla punta del naso.
«Sei impotente adesso e per sempre. Sono anche i miei spazi.»
«Sei insopportabile.»
«È quello che ti dice la gente quando ti vede?»
All'improvviso il corvino si voltò dall'altra parte, come scocciato. «Questo tuo giudicare la gente fa schifo. Fuori dalla mia stanza, Namikaze.»
Basita, la ragazza non esitò a chiedere spiegazioni. «Ma di che diamine stai parlando?»
Il criceto mezzo morto sulla ruota che aveva nel cervello iniziò a correre fiaccamente, in un intero minuto di silenzio finalmente ci arrivò.
"Intende dire che quella volta..."
«Sembri avere il mondo ai tuoi piedi, ma in realtà vali meno di quelli che calpesti: dimmi un po', quelli che sono interessati ai tuoi soldi ti faranno un sacco di complimenti, ma gli altri?»
"Quella volta in corridoio, si è offeso?"
«Ma quanto sei stupido? È per questo che continui a trattarmi così di merda?» sbottò, arrabbiata. «Non dovresti dare tanto peso alle parole di una persona che non conosci, se ti sta insultando! Ero solo arrabbiata, perché avevi cominciato tu!»
«Io non ci do alcun peso, infatti.» Ringhiò Uchiha, senza voltarsi.
«Certo, come no. Tanto ho capito ormai.» Le appariva tutto più chiaro che mai, ogni comportamento del ragazzo durante quella turbolenta settimana e le loro conversazioni sfociati in litigi. «L'altro ieri mi hai chiesto se capivo come ci si sente a essere giudicati, perché tu a mensa avevi fatto di proposito la stessa cosa!» Non ricevette risposta, e in quell'altro silenzio capì quanto era stata meschina e superficiale con lui durante quel periodo, sentendosi giustificata a farlo soltanto perché lo faceva anche lui. "Pensavo di essere migliore di così." Pensò turbata. Non era da lei tutta quella aggressività, ma con Sasuke Uchiha sentiva di poter dire qualsiasi cosa senza conseguenze. Era pericoloso non avere alcun controllo.
«Ecco... Allora suppongo di doverti chiedere scusa.» La schiena del corvino emise un piccolo movimento, come se si fosse trattenuto dal sobbalzare. «Mi dispiace per quando ti ho giudicato in corridoio, pensavo di poter dire quello che volevo visto che anche tu sei sceso al mio stesso livello. Non pensavo quello che ho detto... Cioè, all'inizio sì, ma credo che tu possa essere, come dire, una brava persona. Sempre per i tuoi standard. E che i tuoi amici lo sappiano, per questo ti stanno accanto.»
"Che merda di discorso." Commentò mentalmente, desiderando una birra.
Le ci era voluto parecchio coraggio per dire quelle parole, sperò vivamente che il corvino non la prendesse in giro, altrimenti gli avrebbe spaccato lo specchio in testa e sarebbe scappata in Messico.
Sasuke espirò, preparandosi a fare la stessa cosa. «Non dovresti scusarti per prima, sono stato un idiota, me la sono presa nonostante avessi iniziato io.» E poi digrignò i denti. «Scusa. Ma le parole che mi hai detto le sento così spesso che mi sento bollire.»
Naruto lo guardò per qualche secondo, sorpresa. «Uchiha, girati.» Mormorò poi, a labbra strette.
L'altro lo fece lentamente, i loro occhi si incontrarono, poi quelli corvini si spalancarono quando la bionda poggiò una mano sulla guancia del loro possessore. «È una vita che la gente mi dice che non valgo niente. Che dovrei gettare la spugna e trovarmi un marito ricco.» Gli sorrise, un sorriso così caldo e dolce che le orecchie di Sasuke diventarono più rosse di quanto già non erano a causa della febbre. Il cuore di entrambi batteva frenetico, indomabile. «Ma dare alle parole così tanto potere è sbagliato. Gliel'ho mostrato, ho mostrato a tutti loro che posso farcela da sola, senza scappatoie. Perché io non mi arrendo mai.»
Sasuke non sapeva cosa dire, e anche Naruto pareva iniziare a imbarazzarsi, perché gli ridiede i suoi spazi allontanandosi bruscamente. «È il mio mantra, una cazzata smielata. Ora riposati, io mi metto qui accanto a te a giocare a Fruit Ninja.»
E mostrò fieramente il gioco sul cellulare che lampeggiava. Dopodiché si sedette a terra, appoggiando la schiena sul materasso e la gamba del letto dietro di lei.
Tutto pur di non mostrate a Uchiha il rossore sul suo viso.

🔹

Sasuke strizzò gli occhi, sentendo un calore indistinto per tutto il corpo.
Doveva essersi addormentato, la febbre era calata grazie alla tachipirina ma non era ancora guarito: si stropicciò le palpebre con un piccolo sbuffo, e d'istinto i suoi occhi saettarono per la stanza alla ricerca di Namikaze, che se ne stava ai piedi del letto con la testa appoggiata sulle braccia incrociate.
Si era assopita anche lei.
Sasuke rimase a guardarla, come tipo curioso che segretamente era: i capelli biondi erano sciolti e sparsi parzialmente sul materasso, la guancia poggiata sul braccio si stava arrossando e le labbra erano schiuse. Gli occhi nerissimi si soffermarono su quest'ultime, ogni tanto torturate dai denti o mosse per borbottare qualcosa.
Dovevano essere incredibilmente soffici. "Fantastico, la febbre mi ha fottuto il cervello."
Ma non era proprio sicuro che fosse stata quest'ultima, e ciò avrebbe dovuto preoccuparlo abbastanza... Il problema era che stava sorridendo, nel realizzare la cosa.
E forse era anche peggio.

🔹

«Che diavolo stai facendo?» Borbottò Sasuke, grattandosi i capelli spettinati con un sonoro sbadiglio.
Naruto sogghignò, sistemando il pentolino sul piccolo fornello grigio e nero. «La pasta, ovviamente! Non vorrai mangiare il cibo di dubbia qualità della mensa, vero?» Lo vide aprire bocca e lo incenerì. «Fai una battuta sull'alimentazione americana e farò in modo che la tua morte sembri un incidente.»
L'Uchiha alzò le mani in segno di resa, poi entrambi di riflesso risero, incantandosi nel sentire il suono emesso l'uno dall'altra.
Non dovevano sembrare molto sani di mente in quel momento: entrambi con i capelli sparati ovunque e i vestiti stropicciati all'ennesima potenza, il corvino con due occhiaie preoccupanti e la bionda con il trucco mezzo sbavato.
«Sembriamo reduci da un rave party.» Ridacchiò infatti lei, guardando le penne bollire nel pentolino. «A proposito, quella t-shirt di Iron Man made my day.»
«Ti piacciono queste genere di cose, dobe? Sicura di non avere un pene, sotto quella gonna?» Ironizzò Sasuke, inginocchiandosi a fatica e liberando il tavolino in mezzo al piccolo spazio che divideva le loro camere per formare una tavola decente.
In tutta risposta Naruto gli sventolò davanti agli occhi una foto sul cellulare, con un sorrisino compiaciuto. «Guarda qui chi ho incontrato da Starbucks tre mesi fa?»
Non erano molti i motivi che facevano imprecare ad alta voce Sasuke Uchiha, ma una foto con Chris Pratt era tra questi. «Porca troia! Tu... sei una stronza fortunata.»
La bionda sghignazzò, guardando a sua volta il selfie. «Non volevo mollarlo più, l'ho anche seguito fuori dal locale per un po' ma poi mi ha sgamato! Non sai quanto ho sofferto quando ho realizzato che non sarei riuscita a vedere Infinity War in patria...» Per un momento apparve leggermente malinconica, era evidente che stesse pensando a casa sua.
Sasuke non le tolse gli occhi di dosso nemmeno a quel punto. «Ti manca?»
«Tantissimo, cazzo.» Sospirò lei. «Ma una volta diplomata qui, potrò accedere alle migliori università di New York! E tornando a marzo avrò anche qualche mese per aiutare mia madre, anche se farmi riassumere al bar sarà piuttosto difficile...» Iniziò a divagare, ma il giapponese non glielo fece notare, un po' spaesato da quella realtà tanto diversa dalla sua.
«Io non ho mai lavorato in vita mia.» Confessò a un certo punto. «I miei genitori, nonostante le divergenze, mi hanno sempre dato tutto ciò di cui avevo bisogno. Forse non ho mai capito quanto sono fortunato.»
Naruto scosse la testa, sorprendendolo con le parole che seguirono. «Un paio di bollette di troppo non sono la fine del mondo, mi piace vederla così: il mio professore di spagnolo diceva che al mondo c'è sempre qualcuno messo peggio di te, raccapezzarsi è inutile. Sono grata di quello che ho, anche se non è abbastanza.»
Gli occhi di Sasuke si accesero di una luce particolare. «Ti fa onore.» Borbottò d'istinto, imbarazzato.
Naruto sorrise, da quando si erano scusati lo faceva spesso, proprio come con i suoi amici. Era una bella sensazione. «Grazie...» Sembrava volesse aggiungere altro, ma il timer del mini fornello li avvisò che il loro pranzo era pronto, e rinunciò; piuttosto, corse in camera e tornò con una tovaglietta, delle posate e dei bicchieri di plastica. «Ho dovuto lasciare il mio skateboard a Hoboken per far stare tutta questa roba in valigia, ma ne è valsa la pena!»
«Spiegami come diavolo ha fatto una cosa del genere a passare la dogana.» Commentò Sasuke, servendosi la pasta bollente con un mestolo di plastica e un po' di difficoltà; Naruto gli ammiccò, con un sorrisetto.
«Sono la signora del contrabbando. Importo cibi e strumenti illegali since 2007, e mi hanno beccata solo quattro volte su sei.»
«Non è molto rassicurante come proporzione.»
«Infatti mia madre me le ha date sei volte su sei. Ora mangiamo, che si raffredda-»
In quel momento, un allarme fastidioso si diffuse per il corridoio, insieme a una luce lampeggiante sopra di loro: i due alzarono lo sguardo raggelati, osservando il sistema antincendio attivato probabilmente per il vapore prodotto dal pentolino. Presto in corridoio si udì un rumoroso andirivieni.
«Cazzo.» Ebbe il tempo di dire Naruto, prima che vennero entrambi investiti dagli spruzzini sul soffitto.
Con uno strillo da parte di lei, scattarono in piedi e lasciarono correndo la stanza, bagnati fradici e con un attacco di risate incontrollabili che non riusciva ad abbandonarli.
«Maestra del contrabbando? Sei maestra di cazzate piuttosto, Usuratonkachi!» La derise Sasuke, mentre correvano insieme agli altri studenti e studentesse al punto di raccolta, senza nessuna intenzione di confessare che tutta quella confusione fosse in realtà opera loro.
E ci mancherebbe! La vicepreside come minimo li avrebbe fatti fuori.
Dopo aver finito con loro.

Zona Autrice:

VI PREGO LIMONATE

- cit. Io quando leggo che si odiano ancora

Così siamo a posto XD

Ohayo, minna-san!

Lo so che siete sconvolti dalla velocità con cui hanno fatto pace, ma visto che nelle mie altre storie per darsi la mano impiegano un anno e mezzo so che gradirete ahahah

Alla fine il prossimo capitolo è rimasto un incognita, sto scrivendo quello che mi viene in mente perché sono indecisa.

COMUNQUE NOTIZIONA: HO RIPRESO A SCRIVERE ANCHE AG, UN APPLAUSO-

*piange già contando quanti capitoli mancano alla fine*

Nehhh, parliamo di sta storia piuttosto: Sasuke si ammala perché è scemo, Naruto crocerossina is da wae 🔝🔝🔝

Tra un paio di capitoli li faccio limonare giuro, volevo aspettare il decimo perché ho qualche problema con i numeri.

Problemi seri.

*balla a cazzo*

Sayonara🙌

- C_Andy🌸

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