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I_C'era una volta, nel New Jersey...

🔓

Dove la principessa, contro la sua volontà, è costretta a sostenere una conversazione imbarazzante con un lottatore di sumo in cravattino.

**Nota: ho ritenuto opportuno tradurre solo frasi complete o espressioni che richiedono più di un livello base in inglese. Se qualcuno non sa il significato di qualcosa che non ho appunto tradotto può scriverlo nei commenti, accorrerò *^*
E comunque non si tratterà mai di frasi rilevanti per la trama giuro u.u**

J A N U A R Y 🐧

Hoboken, New Jersey, US

«HO DETTO DI NO, CRAP!» Ruggì Naruto, furibonda, e sbattè entrambe le mani sul tavolo rabbiosamente.
Kushina non si fece intimorire, dopotutto quel temperamento l'aveva preso da lei. «E io ti ho detto che non hai voce in capitolo! Questa è la nostra opportunità per rimetterci in carreggiata, Naruto. Potremmo riparare il divano, comprare una televisione nuova e andare in vacanza come tutti gli altri...»
La figlia le scoccò uno sguardo truce attraverso gli occhi celesti. «Pensi che sia di questo che abbiamo bisogno? Ti senti quando parli, almeno?»
«Modera i toni, little girl. Non sono Tenten o una delle tue amiche, ma tua madre.» Esordì severamente. «Ascoltami bene, adesso: anche se non sembra, abbiamo gravi difficoltà finanziarie, di questo passo non arriveremo alla fine del mese. La possibilità che Mr Senju ci sta offrendo è più unica che rara, lo capisci?»
«Capisco solo che stiamo accettando l'elemosina da uno sconosciuto ricco e spocchioso.» Fece Naruto, aggrottando la fronte per pensare alle parole da dire; parlare giapponese non le era più automatico come un tempo, non dopo così tanti anni nel New Jersey. Ma da quello che aveva intuito, doveva iniziare ad esercitarsi, perché le sarebbe servito. «You said we were free, remember? So why the hell are you giving up like this
(Avevi detto che eravamo libere, ricordi? E allora perché diavolo ti stai arrendendo così?)
Kushina sospirò, e per un momento apparve più stanca e vecchia di quanto non fosse. «So che pensi che io sia invincibile Naruto, ma non è così. Sono stanca morta, l'unico motivo per cui tengo duro ormai è per darti un futuro e... Presto o tardi non riuscirò ad assicurarti nemmeno quello.»
La ragazza a quel punto si morse il labbro inferiore, abbassando lo sguardo a pugni stretti. «Noi siamo una squadra, mommy... E poi, credi davvero che sia all'altezza di una scuola del genere?»
«Non sono stata io a contattare loro, ma loro a contattare me.» Le ricordò la donna dai capelli rossi. «Hanno visto i tuoi risultati nelle prove nazionali e sentito i tuoi oral tests: Mr Senju ti ha definita come "una ventata d'aria fresca" per la Konohagakure.»
«Il mio giapponese still sucks, non lo parlo bene e sembro una turista.» Obiettò lei. «Mi prenderanno tutti in giro, poi una volta esaurita la pazienza li picchierò e così mi butteranno fuori.»
«Se ti impegnerai per evitare che accada, non succederà.» Kushina arrivò davanti alla figlia e le prese tra le mani le guance morbide, segnate da sei sottilissime cicatrici memori di una zuffa con il gatto dei vicini. «Uzumaki Naruto, tu sei davvero forte. Non permettere agli altri di dire che non puoi fare qualcosa... E se non riesci a fermarli, almeno mostragli che li hai superati.»
La bionda sospirò, lasciandosi andare al petto della madre. Il fatto che la sua rabbia fosse scemata faceva capire che avesse compreso quanto vantaggiosa fosse l'offerta propostale: e la tristezza, dopo la collera, era normale. «Dove l'hai presa questa, dai cioccolatini?»
Kushina sorrise, accarezzandole i capelli lentamente. «Lo diceva spesso tuo padre.» Mormorò, gli occhi di zaffiro persi in mondi lontani.

A P R I L 🍁

Konohagakure Institute, Honshu, Japan

Naruto si tolse le gigantesche cuffie arancioni dalle orecchie, interrompendo così Break the Rules di Charli XCX, e controluce diede un'occhiata alla figura della sua nuova scuola che si sbagliava imponente su di lei: un edificio tinto di bianco pieno di finestre, con tegole color mattone e diverse strutture adiacenti, il tutto preceduto da un sentiero lastricato alla perfezione, circondato da alberi e aiuole senza una foglia fuori posto.
Quella precisione al millimetro irritò immediatamente Naruto, che valigia alla mano e zaino in spalla rimase ferma davanti al cancello aperto per minuti interi. La maglietta dei Metallica stropicciata dal viaggio, i jeans strappati e le converse rosse usurate, poi i capelli tenuti da una matita risucchiata in un disordinato chignon e il trucco miracolosamente salvo, ma che non aveva coperto adeguatamente le occhiaie sul suo viso, tantomeno le cicatrici: non serviva un genio per capire come Naruto avesse passato quei mesi.
Fra traslochi, saluti e feste di addio con conseguenti sbronze colossali, aveva vissuto quel periodo in modo più che frenetico, pianificando e tentando di far collidere i suoi numerosi impegni prima della partenza; la partita di Basket (addio squadra, le si era spezzato il cuore), la finale della prova nazionale d'inglese (addio viaggio a Orlando in caso di vincita) e i suoi esami di fine anno anticipati di tre mesi (addio cervello).
Era letteralmente impazzita, ma non poteva permettersi di lasciare l'America senza aver già preparato tutto per il suo ritorno. Solo un anno in quella scuola, e una volta conseguito il diploma se ne sarebbe tornata a casa per aiutare sua madre con le spese della casa: dopotutto, aveva accettato di stravolgere la sua vita per undici mesi solo perché avrebbe frequentato gratis quel liceo per ricconi e figli di papà con la puzza sotto il naso.
Perlopiù, era il primo anno in assoluto che apriva le porte al genere femminile, perciò probabilmente sarebbe stata ancora più diversa dai suoi coetanei... Dannazione! Scuotendo la testa, Naruto non esitò più e avanzò lungo quella specie di patibolo immacolato, non sentendo la valigia sobbalzare nemmeno una volta, da tanto era perfetto il sentiero: percorse quel tratto con il cuore in gola e a passo spedito, erano appena le sette del mattino perciò il giardino era deserto, grazie a Dio.
"Prosegui dritto lungo tutta la strada principale, dirigiti alla segreteria sulla destra e domanda di Hatake Kakashi." Ripeté a mente il contenuto della mail che l'aveva aiutata a raggiungere la scuola dalla stazione ferroviaria, e obbedì mestamente alle istruzioni: entrata nell'atrio all'ingresso della Konohagakure Institute, Naruto rimase letteralmente a bocca aperta.
Era davvero solo l'ingresso? Eppure era più grande della pasticceria della madre di Tenten, il pavimento era in lucido legno chiaro e comodi divanetti celesti e bianchi circondavano alcuni tavolini di vetro, insieme a qualche pianta dai cespugli prominenti. Più che un liceo, quel posto le sembrava un albergo. Un pomposo e lussuoso albergo in cui si era infilata clandestinamente.
Scuotendo la testa, l'Americana seguì le indicazioni e si fermò davanti a un gabbiotto occupato da un anonimo uomo castano, che trafficava al computer con la schiena rigida. Attirò la sua attenzione bussando sul vetro.
«Mi scusi.» Disse, sorridendo imbarazzata. «Sono Naruto Namikaze, la studentessa d'oltreoceano richiesta da Mr Senju. Mi hanno detto di venire qui e chiedere di Kakashi Hatake.» Storse il naso, come pensava aveva ancora un accento orripilante addosso, e l'unico motivo per cui aveva pronunciato la frase senza stare a pensarci era perché se l'era preparata durante il viaggio in treno.
L'uomo annuì senza scomporsi, tirando però un mezzo sorriso rassicurante. «Mmh. Chiedo scusa, Namikaze-san, ma devo vedere i suoi documenti... È una questione di sicurezza, li ha con sé non è vero?»
La ragazza rispose affermativamente, e glieli porse attraverso la piccola fessura circolare che permetteva il contatto tra loro due; l'onorifico applicato al suo cognome le riportava alla mente così tanti ricordi... Quando era piccola non aveva mai capito bene come funzionassero, così affibbiava "chan" a ogni persona che vedesse, che fosse sconosciuto, adulto o bambino: quanto aveva riso, sua madre, quando aveva sentito "kami-chan" detto con tanta convinzione.
«Molto bene, direi che non ci sono problemi.» L'uomo la richiamò all'attenzione porgendole la carta d'identità e il passaporto, che Naruto si mise di nuovo in tasca. «Purtroppo Kakashi-senpai è in ritardo, sarà qui tra pochi minuti.»
«Non si preoccupi, non è un problema.»
Le ultime parole famose. Quel tizio si fece attendere per mezz'ora buona, mezz'ora in cui Naruto ascoltò la musica, guardò annoiata i quadri alle pareti, tentò di sbirciare il lavoro del segretario al pc e mandò un messaggio a sua madre, informandola di essere arrivata sana e salva alla scuola. Kushina non le rispose, sicuramente a causa folle fuso orario che le divideva: in effetti, era ancora abbastanza scombussolata per il jet lag, ma avendo riposato in treno era uno stato piuttosto gestibile.
Nonostante ciò, avrebbe ucciso per un caffè e una doccia in quel momento.
«Namikaze Naruto?» Una voce attutita provenne dalle sue spalle, Naruto si voltò togliendosi nuovamente le cuffie, che tornarono intorno al suo collo: davanti a lei,un uomo dalla chioma argentata la osservava con una mano in tasca, usando l'occhio sano. Infatti, l'altro era chiuso e percorso verticalmente da una sottilissima cicatrice biancastra, che insieme alla maschera medica che gli copriva il volto gli dava un'aria inquietante ed epica insieme.
«Sono io. Lei è Mr. Hatake?» Si prendeva tanto in giro per come utilizzava gli onorifici da piccola, ma la verità era che Naruto non sapeva usarli nemmeno ora. Decise che avrebbe usato le forme di rispetto anglosassoni, e solo successivamente avrebbe copiato i suoi compagni di classe rivolgendosi ai professori in modo proprio per il paese che si trovava. Dopotutto, alcuni pensavano addirittura che non sapesse il giapponese.
"Idioti, altrimenti perché sarei qui?"
«In persona. Perdona il ritardo, ma mi sono perso nella strada della vita.»
La ragazza alzò un sopracciglio, e il segretario ridacchiò. «Kakashi-senpai, Namikaze-san l'ha aspettata per quasi mezz'ora! Potrebbe almeno sforzarsi di trovare una giustificazione convincente, questa volta.»
«Non importa, uhm...» Naruto incespicò. «Come dire, anche io sono spesso in ritardo.»
"Andiamo bene, ho il vocabolario forbito quanto un carrello."
«Be', ora seguimi. Hashirama-dono vuole vederti di persona, inoltre tra poco inizieranno le lezioni e non sai nemmeno qual è la tua stanza.» Le intimò Kakashi, con un vago gesto della mano, e si incamminò senza aspettarla.
Imprecando mentalmente, la ragazza prese armi e bagagli e salutò il segretario, per poi correre dietro a quell'uomo sfacciato che inaspettatamente le aveva ispirato subito una certa simpatia. Raggiungerlo fu un'impresa, Kushina le aveva riempito la valigia di oggetti inutili che probabilmente non avrebbe mai usato nell'arco della sua vita, presa dall'ansia che potessero servirle in qualche modo; le aveva dato anche qualche soldo, ma essendo indirizzata verso un risparmio paranoico come la madre, Naruto di sicuro non li avrebbe mai usati e sarebbe annegata in timori inesistenti. Con il fiatone, camminò al fianco di Kakashi, che aveva preso a leggere distrattamente un libro da viaggio. Naruto giurò di aver letto di sfuggita qualcosa riguardante un'erezione, lì dentro.
Percorsero un corridoio infinito, lindo e scintillante come se fossero i primi a percorrerlo, dopodiché presero un ascensore (Un ascensore!) e si diressero al terzo piano di quella gigantesca struttura, dove vi era solo uno spazio circolare con poche porte.
«Questo è l'ufficio del preside. Ricorda che se hai qualche problema e non vuoi rivolgerti ai professori, lui sarà più che disponibile.» Le spiegò l'uomo dai capelli d'argento, rimettendo il piccolo volume in tasca. Bussò delicatamente. «Hashirama-san? La studentessa di Hoboken è qui.»
Un profondo "avanti" scosse Naruto fino alle membra, facendola rabbrividire: in un attimo, dipinse nella sua testa l'immagine di un uomo enorme in stile lottatore di sumo, ma in giacca e cravatta, che sedeva su un cuscino a gambe incrociate e fumava un sigaro lucidando una katana.
Forse doveva smetterla di guardare film stereotipati.
Infatti, non appena Kakashi aprì la porta, rimase spiazzata: in primis, l'ufficio era normalissimo, anche un po' caotico, e seduto su una scrivania di legno lavorato non vi era Cicciabomba-chi, ma un uomo dai capelli lunghi e il largo sorriso, che la guardava incuriosito attraverso due rassicuranti occhi nocciola.
Non sembrava affatto asiatico, come i personaggi che aveva incontrato finora d'altronde, senza contare che era decisamente grosso, non nel senso dispregiativo del termine: sembrava uno di quegli attori di Hollywood muscolosi e con due spalle notevoli, che alle première dei film indossavano smoking strettissimi.
E poi era giovane, cazzo.
«Ah! The american student! Welcome to Konohagakure Institute, I hope you've had a good travel.»
(Ah! La studentessa americana! Benvenuta alla Konohagakure Institute, spero tu abbia fatto buon viaggio.)
Il suo accento era buono, aveva sicuramente studiato all'estero. Naruto sorrise raggiante nel sentire quell'inglese così pulito, e d'istinto prese parte alla conversazione nella medesima lingua. «Yeah, thank you. I'm just a bit tired, Mr. Senju, but nothing terribleCambiò. «Eccetto che il mio giapponese si è un po' arrugginito con gli anni.»
(Sì, grazie. Sono solo un po' stanca, signor Senju, ma niente di terribile.)
Hashirama fece un sorriso del medesimo stampo, e si alzò per stringere la mano alla ragazza. Incredibile ma vero, anche la sua stretta era gentile. «È buono, in fondo sei qui da poco. Molto piacere, sono Hashirama Senju, il preside della Konohagakure. Benvenuta in Giappone, Namikaze-san.»
«Oh, la prego, mi chiami Naruto.» Si affrettò a dire lei. «Davvero, non è un problema.»
«Come vuoi.» Accordò, docile, e tornò a sedersi iniziando a sfogliare delle carte. «Sai, mi sono interessato al tuo caso dopo aver parlato con Kushina. Ero il suo insegnante all'Università, e posso dire che è rimasta una donna brillante come allora. E tu hai irrimediabilmente preso da lei.» Naruto non ne era così convinta, ma non replicò. «Comunque sia, i tuoi risultati sono straordinari. Nelle prove d'inglese hai sempre il massimo dei voti, sia nello scritto che nell'orale, così come in spagnolo e francese. La tua predisposizione per le lingue è innegabile.»
Adesso era imbarazzata: non credeva sapessero proprio tutto di lei. «Be', mi sono sempre piaciute, anche se sto ancora litigando con gli ideogrammi. Non sarà un problema se prenderò appunti in inglese, vero?»
Hashirama non esitò un istante. «Assolutamente no! Anzi, stavo per proporti di essere esonerata dai test di Giapponese, almeno per i primi tempi. Quando ti sentirai pronta potrai sostenerli anche tu e l'esito, se negativo, peserà solo al 50% sulla tua media.»
Naruto era a bocca aperta. Quel tizio era un'idiota? In questo modo avrebbe potuto servirsi del suo pessimo giapponese per evitare una delle materie più pesanti! Ovviamente non l'avrebbe mai fatto, non era di quello stampo, però... L'ingenuità di Hashirama era spiazzante. «Sono tentata, davvero, ma... Non mi sembra giusto. Seguendo questo ragionamento, allora i miei compagni di classe dovrebbero essere esonerati dalle lezioni d'inglese perché non padroni della lingua.» Il preside aggrottò la fronte. «Apprezzo l'offerta, Mr. Senju, ma credo di poterlo fare. Se riscontrerò difficoltà, allora mi comporterò di conseguenza come ogni studente dovrebbe fare, e mi impegnerò di più.»
Seguì qualche attimo di pesantissimo silenzio, in cui la ragazza arrivò a temere di aver offeso l'uomo; fu Kakashi a romperlo, era divertito. «Hashirama-san, dov'è la trovata questa matricola?» Commentò.
Gli occhi di Hashirama sembravano aver catturato tutta la luce della stanza. «Dovevo svegliarmi prima, dannazione! E pensare che starai qui solo per un anno... Quando ti diplomerai, sarà come togliere alla Konohagakure una colonna portante.» Naruto a quel complimento arrossì, troppo impacciata anche solo per ringraziare. «Bene! Kakashi, porta Naruto-san verso il dormitorio. Le spiegherai quello che deve sapere?»
«È il mio compito, Hashirama-san. Come on, Naruto.»
E salutando con un goffo inchino il preside, la ragazza uscì dalla stanza insieme all'uomo dai capelli d'argento, con una strana fibrillazione in corpo. "Sei bravo a parlare, Mr. Senju. Ora sono curiosa di come sarà questa scuola per ricconi."



Zona Autrice:

Ve l'avevo detto lalalalala

Avvisone: all'inizio Sasuke compare poco, chiedo scudo. Tranquilli che superati l'odio e la voglia di uccidersi ci metteranno poco a limonare 'sti due u.u

Neh, ditemi cosa ne pensate mi raccomando! Anima Guerriera va a rilento perché devo studiare, pubblico questa perché ho i capitoli pronti :(

Pubblico il prossimo di questa robaccia tra qualche giorno, intanto godetevi Kushina viva cazzo :D

Sayonara!

- C_Andy🌸

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