メリークリスマス Merīkurisumasu!
💮 Avvertenze 💮
Quando alcune parole o frasi dei dialoghi vengono contrassegnate dal corsivo, significa che il personaggio ha pronunciato quella parte o quel intero discorso nella sua lingua natale.
Ad esempio:
«Ciao, come stai? Assorrete.»
«Mi è caduto il cellulare, ksa!»
Sorvolando sul fatto che la prima avrei potuta risparmiarmela, Heiden sarà l'unico a essere estraneo a questo "fenomeno", in quanto lui sa solo l'inglese che i ragazzi dovrebbero parlare nella Os. "Dovrebbero", ovviamente, perché fino a prova contraria io scrivo in italiano, lol.
Nicole è una via di mezzo, fidatevi, il dialetto Irlandese esiste ed è ben diverso dall'inglese vero e proprio.
Vi ricordo inoltre i paesi d'origine dei nostri personaggi:
Naruto, Sasuke e Cho ---> Giappone
Malindi ed Elena ---> Italia
Heiden ---> America
Nicole ---> Irlanda
Inoltre, se possibile ignorate la canzone qui sopra finché non comparirà il messaggio "Play the Music". La metto come video del capitolo così non si blocca man mano che scorrete.
Buona lettura!
Stava nevicando. Naruto non riusciva a crederci, anche guardando con i suoi occhi quel magico spettacolo: piccoli fiocchi di neve piovevano dal cielo scuro, inondando le strade e cospargendo i marciapiedi come zucchero a velo. Le previsioni davano pioggia, ma New York non sembrava aver voglia di dar retta ai meteorologi.
«È bellissimo...» Mormorò, negli occhi celesti una genuina meraviglia, tipica di un bambino. Be', si sapeva che lui nel cuore lo era ancora, a ventitré anni suonati...
A volte, se ci pensava, stentava a credere di essere a un passo dalla laurea in una delle università migliori del mondo: la New York University non solo lo aveva accolto, ma lo aveva cambiato in meglio come un'intera vita di istruzione giapponese non era mai riuscita a fare. E come biasimarli? In quel paese, la cui costituzione era fondata sul lavoro, ogni individuo veniva brutalmente etichettato e giudicato in base a numeri, cifre e risultati scolastici: essendo i suoi sempre stati molto bassi, non ci era voluto molto che venisse escluso da tutti. Il fatto che non avesse genitori, e vivesse con un vecchio scrittore dai modi strambi, non aiutò.
Solo Iruka Umino, uno dei suoi insegnanti, aveva creduto in lui, lo aveva spronato ed elogiato, facendogli versare per la prima volta lacrime di gioia. E ora, dopo anni di denti stretti e parole crudeli, eccolo lì, in America, con voti alti (sì, insomma, nella media), un lavoro dignitoso e una piccola ma accogliente casetta nel Queens; senza scordarsi, ovviamente, del suo splendido fidanzato, Sasuke, che amava alla follia.
«Dobe! Porta qui il tuo bel culo e aiutami ad apparecchiare, prima che arrivino i tuoi strambi amici!»
Ecco, appunto. Naruto ridacchiò, staccandosi dalla finestra, e prese un bel po' di fiato per rispondere al compagno. «Arrivo, arrivo! E non gridare, Teme, che i vicini poi si lamentano.»
«Hai ragione, non ci saranno abituati: di solito sono io che faccio gridare te.»
«Sasuke!» Gridò Naruto, rosso in viso, mentre la risata dell'Uchiha rieccheggiò tra le mura in legno d'acero.
Lo raggiunse in sala da pranzo, trovandolo intento a sistemare le posate con una precisione millimetrica; Naruto si appoggiò allo stipite della porta, osservandolo di sbieco. Partì dai capelli corvini, sempre in ordine, poi il suo sguardo vagò per il profilo del volto diafano: le sopracciglia scure, il naso dritto, il taglio elegante dei suoi ipnotici occhi d'ebano, le labbra sottili... Scendendo sempre più giù, verso la clavicola, ritrovava il petto scolpito fasciato da una camicia blu notte, con i primi bottoni aperti, e le gambe lunghe coperte da degli eleganti pantaloni neri.
Sasuke ghignò, senza smettere di apparecchiare. «Fammi una foto, che è meglio.»
«Preferisco l'originale.» Borbottò in risposta il biondo, arrossendo fin sopra le orecchie per essere stato beccato nel pieno della sua osservazione: a sua difesa, affermava che non si sarebbe mai stancato di guardare Uchiha Sasuke. Lo attirava come una calamita, lo aveva sempre fatto e non avrebbe mai smesso di farlo in futuro.
«Piuttosto che stare lì a fare il soprammobile dammi una mano, Usuratonkachi.»
Naruto si riscosse, annuendo appena, e andò in cucina per controllare lo stato della cena: il tacchino era nel forno, ancora poco e sarebbe stato servito. Intanto, un piacevole profumo si era già diffuso per la stanza, facendo emettere allo stomaco del biondino gorgoglii funesti. L'attesa lo logorava. Fischiettando le note di una canzone di Natale udita quel pomeriggio al centro commerciale, si affrettò a prendere piatti e bicchieri (del servizio buono), e tornò dal fidanzato, appoggiandoli sul tavolo coperto da una tovaglia rossa.
«Abbiamo ancora tempo, manca un'ora...» Notò Naruto, guardando l'ora sul cellulare. Sasuke non rispose, sembrava aver perso tutta la sua malizia e quel poco di vitalità che aveva poco prima. «Ehi teme, tutto bene?»
«Una meraviglia.» Fu la risposta, grondante di sarcasmo.
Il biondo sospirò, andò di fronte al fidanzato e gli fece lasciare le posate; dopodiché, prese le sue mani. «Avanti Sas'ke, qual è il problema? Ne abbiamo già discusso.»
«No, non è vero.» Disse Sasuke, irritato, ma non lasciò la presa del compagno. «Sai come la penso. Potevamo stare solo noi due, a fare qualunque cosa, e invece hai chiamato i tuoi amici.» Calcò il "tuoi".
«Come se non li conoscessi.» Sbuffò il più piccolo. Si erano già visti molte volte, purtroppo: in quei momenti, anche se Sasuke perdeva più pazienza che in una vita intera, aveva ammesso almeno a sé stesso che erano brave persone. Con evidenti problemi, ma brave persone.
(Free Space per insultare Sasuke)
«Non è questo il punto.» Sbottò a quel punto il corvino, scocciato. «Non ti basto io? Hai davvero bisogno di circondarti di persone per non sentirti solo?»
Naruto non proferì parola, allibito. Allora era di questo, che si trattava... Inavvertitamente, un sorriso intenerito fece capolino sulle sue labbra rosee, facendo fare una capriola al cuore di Sasuke.
«Che hai da sorridere?»
Il biondo lasciò le sue mani, fece il giro del tavolo e si fiondò sul fidanzato, abbracciandolo di slancio. Per un attimo, l'Uchiha non realizzò, ma fece appena in tempo a farlo che Naruto parlò. «E poi sono io l'idiota. Certo che mi basti tu, Sas'ke! Ma ho pensato che fosse un'idea carina...» Alzò lo sguardo per compensare i centimetri che li dividevano, gli occhi azzurri velati di tristezza. «Posso sempre dirgli che abbiamo un impegno dell'ultimo minuto. Non ci metto niente.»
Sasuke pensò davvero di chiedergli di farlo, all'inizio: la serata sarebbe andata come voleva lui, cena tranquilla, un film e poi i fuochi d'artificio nella camera da letto, fino alla mattina seguente. Gli faceva gola. Eppure, per un momento e uno soltanto, rammentò il Giappone: quei visi sorridenti di cui lui e Naruto erano circondati, abbracci, lacrime e pacche sulle spalle. In un turbinio di colori ed emozioni, dal rosa al viola, dalla tristezza alla malinconia, c'era stato l'addio: poi la partenza, l'aereo in volo e le lacrime di Naruto, con la guancia contro il vetro e gli occhi di chi stava lasciando casa. Infine, due mani giunte, un piccolo cozzare di labbra e un timido sorriso nel viso cosparso di singhiozzi.
Era stata dura, per lui: se Sasuke lasciava in Giappone solo un padre e un fratello assenti e una madre non più in vita, Naruto abbandonava i suoi amici, il suo maestro e il suo patrigno, con la sensazione di non rivederli più. Non era vero, ma non si poteva affermare che li sentisse regolarmente. La distanza non aiutava.
Così, in quel momento, Sasuke non se la sentì. E, cazzo, sapeva che se ne sarebbe pentito. «No, non importa. Ormai stanno arrivando. Non preoccuparti, Usuratonkachi.»
Il viso di Naruto si illuminò, un sorriso da copertina si distese sul volto ambrato: alzandosi appena sulle punte, baciò il fidanzato. «Grazie, grazie, grazie!» Strillò, eccitato come un bambino.
Sasuke, nascondendo a malapena il suo sorriso, si massaggiò l'appendice del naso, e sospirò. «D'accordo, d'accordo... New York ha percepito la tua felicità, dobe, può bastare.»
Il ragazzo gli fece una linguaccia, con fare infantile, e in quel momento il campanello di casa suonò. Sasuke corrugò la fronte, guardando l'ora sul cellulare che teneva in tasca: erano le sette e qualche minuto, chi poteva essere? Lanciò un'occhiata di sbieco al fidanzato, che si portò l'indice alle labbra e gli fece cenno di tacere. «Probabilmente è uno di quei venditori porta a porta. Non fare rumore, teme, e se ne andrà.»
Poco dopo però, il campanello tornò a trillare, e con lui anche la dura porta venne colpita con forza. Passarono alcuni secondi, prima che una voce acuta e dal pessimo accento perforò i timpani della coppia, e fece tremare anche le fondamenta della casa.
«Uzumaki, Uchiha, aprite questa porta! So che siete lì dentro e so che state limonando, ma qui si gela. Elena, sbrigati a scaricare la roba, avanti!»
Naruto e Sasuke si guardarono negli occhi per un momento, collegando la voce alla persona, dopodiché ebbero reazioni molto diverse: Naruto scoppiò a ridere apertamente, Sasuke imprecò in modo colorito, preparandosi la peggio.
«Arrivo, arrivo!» Gridò il biondo, sovrastando le imprecazioni in inglese maccheronico o qualche altra lingua, e si diresse ad aprire.
Non appena la porta fu socchiusa quanto bastava per far passare uno spago, tuttavia, qualcuno lo mandò gambe all'aria con una spallata poco fine, e una figura si fece strada in casa con ben poca grazia.
Mentre si massaggiava il fondoschiena dolorante, il biondo non poté fare a meno di sorridere davanti alla giovane che si ritrovò davanti: era molto alta, quasi come lui, e vantava un fisico atletico e una catasta di ricci neri, il tutto accompagnato da una pelle caffelatte e tipici tratti mediterranei. Il suo accento quasi ridicolo e la sua fierezza nelle entrate in scena dissipavano ogni dubbio: Malindi Ferrara, una fra le sue amiche più strette nonché compagna di corso in facoltà, era appena arrivata. In grande stile, tra l'altro.
«Ehi, Naruto! Fatti abbracciare!» Imitò il tono di un'anziana signora, per poi stringere il ragazzo in una sincera stretta materna. Quando si staccò, un sorriso luminoso le decorava il volto abbronzato. «Dov'è l'altro mestruato? Sasuke, lo so che ci sei! Vieni a salutare zia Malindi!»
Mentre delle imprecazioni segnarono il tragitto dell'Uchiha fino all'ingresso, una seconda ragazza entrò faticosamente in casa: al contrario di Malindi, era coperta di neve da capo a piedi e aveva caricato sulle spalle un vero e proprio sacco.
Fintanto che la compare stritolava Sasuke in una morsa mortale, la nuova arrivata scosse la testa, liberando dai suoi corti capelli color grano i residui di neve: fece un piccolo cenno con la testa a Naruto, che ricambiò sorridente, dopodiché, con una vena che le pulsava sulla tempia, si diresse nell'altra stanza.
«Ehi, dove vai?!» Esclamò Malindi. «Dobbiamo ancora scaricate il resto della roba!»
«Ti arrangi!» Finalmente, la biondina parlò, in tono scocciato.
«Acida...» Borbottò allora l'italiana, scuotendo i suoi ricci ribelli.
«Come mai siete qui così presto? Non vi aspettavamo.» Chiese Naruto, chiudendo la porta ma non a chiave.
Malindi portò le mani sui fianchi assottigliando lo sguardo. «Perché ti conosco, Naruto, e so che non avrai cucinato nulla.»
«In realtà, ho fatto il tacchino...»
Lei scacciò quell'opposizione con un vago gesto della mano. «Sì, come antipasto. Per fortuna che ci sono io, altrimenti staremmo a ordinare la schifo-pizza per poter raggiungere un pasto completo.» Prese il sacco portato da Elena e lo consegnò a Naruto. «Portalo di là, c'è l'attrezzatura. Sasuke, tu vieni con me, le provviste sono in macchina, e sono tante.»
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Mentre il corvino imprecava a denti stretti, indossando giacca e berretto, Naruto si diresse in cucina trascinandosi dietro il sacco: nella stanza, vi trovò l'altra italiana, intenta a usare il forno come camino di fortuna.
«Ehi.» Fece il biondo, affaticato, e appoggiò il carico a terra.
Elena si voltò, corrugando la fronte: senza più tutta la neve a coprirla, le sue lentiggini erano perfettamente visibili sul viso rotondo, insieme agli occhi azzurri. Al contrario di Malindi, che si era agghindata con un abito di un terribile grigio-verde (quella ragazza non aveva alcun senso dell'estetica), lei indossava una felpa nera senza maniche o cerniera, una maglietta a maniche lunghe celeste e dei jeans. Uno stile semplice e sportivo, era proprio da lei.
«Malindi ha schiavizzato anche te?» Domandò retoricamente. «Quella ragazza è completamente pazza. Ha voluto venire qui un'ora prima per cucinare, è irrecuperabile...»
«E anche stasera, prenderemo cinque chili a portata.» Scherzò il giapponese. «Non scaldarti lì, Elena. Vieni, accendo il camino.»
Dire che lo sguardo che l'italiana gli lanciò fu critico era un eufemismo. «Sicuro di saperlo fare? Mi ricordo ancora quando hai provato ad accendere un candelabro con l'accendino, e hai dato fuoco alla tua stessa felpa.»
Naruto arrossì. «È stato un incidente! Ero stupido e inesperto...»
«Due mesi fa.» Concluse lei, con un sorrisino divertito sulle labbra rosee. Nonostante la sua indole parecchio scorbutica (Cosa che aveva portato Malindi a soprannominarla 'Sasuke con la vagina'), se c'era qualcuno che riusciva a farla sorridere era proprio Naruto, con i suoi modi impacciati e goffi. Si sorrisero, dopodiché lasciarono la cucina.
Intanto, Sasuke e Malindi avevano appena finito di scaricare le portate: il corvino aveva trasportato lasagne, carni e qualsiasi tipo di vivanda, non avrebbe mai ammesso che tutto quel ben di Dio gli aveva messo fame. L'italiana gli fece lasciare tutto quanto in cucina, la quale sembrava essersi rimpicciolita, dopodiché lo ricompensò con...
«Che cos'è questa roba?» Chiese Sasuke, schifato, guardando la pallina arancione nelle sue mani semi congelate. Era calda, e sembrava morbida.
Malindi finse di avere un mancamento, e si aggrappò allo stipite della porta con fare tragico. «Ah! Il mio cuore... È un arancino! Lo sai che per ogni volta che ripudi qualcosa da mangiare una nonna italiana muore?»
Il giapponese alzò gli occhi al cielo. «Come fa a essere ancora caldo, piuttosto?»
«Segreto professionale. E ora mangia, o ti recluto come aiutante in cucina.»
In un momento, Sasuke si ficcò in bocca l'arancino e corse in salotto, facendo ridere Malindi e quasi strozzandosi con quella palla infernale di riso fritto. Un sapore mai sentito gli esplose in bocca, insieme a un vago retrogusto di prosciutto e... mozzarella? Non era particolarmente afferrato con la cucina italiana, tuttavia lo trovò delizioso. L'orgoglio gli impedì di chiederne un altro, e raggiunse Naruto ed Elena in salotto.
Trovò il primo intento a provare ad accendere il camino, mentre la seconda lo osservava divertita seduta sul divano: se non avesse avuto la bocca piena di riso, carne e chissà cos'altro, Sasuke avrebbe sogghignato davanti all'incapacità del fidanzato di cimentarsi in lavori pratici.
«Lascia fare a me, Usuratonkachi.» Borbottò, ingoiando i residui dell'arancino e avvicinandosi al camino.
Naruto alzò le braccia al cielo in segno di resa. «Ci rinuncio! Non sono capace, lo ammetto. Accendilo tu, Sas'ke.» E allungò al fidanzato l'accendino a canna lunga, apposito per i camini da salotto.
«Te l'avevo detto.» Commentò Elena, spostandosi appena verso il bracciolo per fare posto al giapponese, che si buttò pesantemente sul divano.
«Ti piace quella frase, eh?» Borbottò lui, riportando le maniche del maglione arancione ad altezza del polso.
«Non sai quanto.»
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Dopo qualche minuto, un tenue fuocherello scoppiettava nel piccolo abitacolo di pietra lavorata, e i tre amici erano seduti a chiacchierare del più e del meno, mentre Malindi si dava da fare in cucina, cantando (o stonando) a squarciagola una canzone in italiano.
«Ti mancano solo cinque esami prima della laurea, giusto Elena?» Chiese Sasuke a un tratto.
Lei alzò un sopracciglio, mentre Naruto iniziò a sudare. «Solo tre, in realtà.»
L'Uchiha guardò storto il fidanzato, che con un sorrisino di scuse si grattò la nuca. Il suo imbarazzo era dovuto alla balla che aveva raccontato in merito agli esami rimanenti: ne aveva saltati due nel corso di quel trimestre, e adesso doveva recuperarli.
«E questi, quando li avresti saltati?» Gli chiese.
«Uno è stato a Ottobre, ho dormito troppo.»
Sasuke alzò gli occhi al cielo. «Dobe, mi sono laureato quattro anni fa, non nel mille e seicento. Esiste il secondo appello.»
«Già.» Concordò Naruto. «Peccato che non sapessi assolutamente nulla.»
«Bel modo di affrontare l'università.» Commentò il corvino. «E l'altro?»
Il ragazzo arrossì fino alla punta delle orecchie. «Ehm... Non siamo qui per parlare di questo! Elena, come ti trovi nel nuovo appartamento?»
Sasuke decise di lasciar cadere l'argomento, per ora, mentre Elena storse il naso, in una smorfia contrariata.
«È carino, niente da ridire sulla zona o il vicinato... L'unico problema è UNA CERTA PERSONA, CHE DOVREBBE RUSSARE UN PO' DI MENO.» Calcò le ultime parole rabbiosamente.
Malindi fece la sua comparsa in salotto, con un ridicolo grembiule delle Winx e un vassoio tra le mani coperte da guanti da forno. «Io non russo, io respiro rumorosamente.» Si lagnò. «Ragazzi, dov'è la sala da pranzo? Perché ne avete una, giusto? Altrimenti corro a casa a prendere il tavolo da picnic e-»
«Accanto alla cucina, prima porta a destra.» La interruppe Sasuke.
«Grazie!» Cinguettò lei, e sparì in corridoio, tornando a cantare. «Felicità... È il tuo sguardo innocente in mezzo alla gente a felicità...»
Il fatto che Malindi ed Elena condividessero la casa non era affatto una novità: a New York gli appartamenti costavano caro, non erano certo le prime universitarie che decidevano di dividere gli esorbitanti prezzi dell'affitto. Per arrotondare, la bionda lavorava come cassiera, e la mora come barista rispettivamente in un negozio di abbigliamento e in un cafè vicino casa.
Da lì, la conversazione si spostò su argomenti più futili, ma leggeri; il clima della stanza divenne molto più caldo, e non solo per il fuoco che scoppiettava nel camino in pietra. Tra i momenti imbarazzanti di Naruto, i commenti sarcastici di Sasuke, quelli meno invasivi di Elena e le sempre più frequenti incursioni di Malindi, ben presto l'orologio venne a segnare le otto meno cinque minuti.
In quel momento, il campanello suonò nuovamente, e Naruto si alzò per andare ad aprire in tutta fretta: fuori stava ancora nevicando, e la casa non aveva un vero e proprio porticato sotto cui ripararsi a dovere. Il biondo aprì la porta d'ingresso e si spostò subito di lato (aveva ancora male per il colpo che gli era stato inferto da Malindi), tuttavia l'ospite si fece largo con un'educazione invidiabile.
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Una ragazza all'altezza misera sorrise timidamente, chinando appena il capo: aveva dei capelli bruni di media lunghezza, con le punte tinte di viola, e due grandi occhi nocciola accentuati da una montatura rettangolare nera; sotto la giacca che stava lasciando sull'appendiabiti, indossava un semplice maglioncino lilla e dei leggins neri. «Ciao, Naruto-kun. Scusa se sono un po' in anticipo... Ho preso l'ultimo autobus della giornata.» Disse, impacciata.
Lui le sorrise. «Non c'è problema, Cho! Malindi ed Elena sono qui da un'ora, perciò... Oh, hai portato qualcosa?» Si riferiva al sacchetto anonimo che la ragazza teneva tra le mani tremanti dal freddo.
«Sono solo piccoli pensieri. Ho pensato che Malindi avrebbe portato da mangiare per tutti come suo solito, e-»
«Hai pensato bene!» Fece l'italiana in questione, sorridendo raggiante, e insieme a Elena e Sasuke andò a salutare la nuova arrivata.
Cho, così, si ritrovò al centro dell'attenzione generale, cosa che a dirla tutta aveva sempre detestato. «Ehm... Ragazzi... Potrei... Insomma, fatemi passare, Oroka yaro!»
«Per chi non lo sapesse, ci ha appena insultati, quindi fatevi da parte, che la esasperate.» Concluse Sasuke, davanti ai due punti interrogativi delle italiane al suo fianco.
«Ehi! Non vale usare la tua lingua Natale, Cho!» Si lamentò Malindi.
«Come se quello che parli tu non lo fosse.» La prese in giro Elena.
«Cosa c'è che non va nel mio inglese?»
«Non vuoi saperlo davvero.»
E così, le due presero a battibeccare come al loro solito, mentre una più che imbarazzata Cho veniva indirizzata in salotto da Naruto e Sasuke, più che contenti di sfuggire dai fuochi delle ragazze: diamine, loro due litigavano, ma in confronto a Malindi Ferrara ed Elena Bianchi avevano l'aureola.
«Mentre stavo venendo qui mi ha chiamato Nicole.» Annunciò la giapponese, sistemandosi gli occhiali sul naso con un sorriso più largo. L'apparente timidezza che sembrava caratterizzarla stava svanendo, per far posto al suo vero carattere, che era paziente ed educato, anche se altrettanto mutabile in base a come le persone si comportavano: Cho Watanabe era una ragazza gentile, ma solo con chi si meritava la sua gentilezza. Altrimenti, poteva essere persino più cattiva di Sasuke, e c'era da stare attenti, perché faceva davvero paura.
«Ah sì? Sta arrivando?» Domandò Naruto, riprendendo posto sul divano con uno sbadiglio. Cominciava ad avere fame.
Cho annuì, raggiungendolo. «È con Heiden, tra una decina di minuti saranno qui entrambi.»
«Quindi finalmente stiamo per esserci tutti!» Il biondo battè le mani contento, proprio come un bambino, e il suo stomaco brontolò. «Non ce la faccio più ad aspettare... Vado a prendere qualcosa. So che un aperitivo prima delle cene di Malindi è un suicidio, ma ho davvero fame accidenti.»
Prima che potesse rivolgersi a Sasuke e Cho per chiedergli se volevano qualcosa, la suddetta ragazza comparse alle spalle del giapponese, con un macabro luccichio negli occhi neri. «E con cosa vorresti sfamarti?» Sibilò.
Naruto rabbrividì. «Qualche... Grissino?»
Parole sbagliate. Parole decisamente sbagliate. Malindi emise un verso acuto molto fastidioso, stizzita. «Mai e poi mai!» Si oppose fieramente. Il ragazzo si voltò, allargando gli occhi in un'espressione che avrebbe corrotto anche il Presidente, e lei si morse il labbro. «Ah... Non guardarmi così! E va bene. Volevo aspettare che arrivassero Heiden e Nicole, ma a quanto pare non riesci proprio a resistere. Arrivo subito.»
Di certo, non era la volontà dell'italiana a essere debole, ma il livello di corruzione di Naruto faceva capitolare anche Sasuke: un esempio? La Xbox che troneggiava accanto alla televisione, un grande errore del nostro Uchiha; tanto per dire, era arrivato a nasconderla pur di strappare il fidanzato dallo schermo. Cosa ci trovasse poi il dobe in quei pessimi sparatutto, era ancora da capire.
Così, i ragazzi si diressero in sala da pranzo, dove ad aspettarli c'era già Malindi, intenta ad appoggiare al centro del tavolo un vassoio fumante di...
«Sono arancini? Ma quando li hai fatti?» Chiese Elena, aggrottando la fronte.
Prima che la bruna potesse rispondere, però, accadde l'impensabile: Sasuke superò gli amici, e quasi si lanciò sul tavolo per mettere più arancini nel suo piccolo piatto di plastica.
Tutto ciò nel silenzio generale. L'Uchiha diede un morso alla palla di riso e gemette, per poi voltarsi verso l'intera compagnia; davanti alle loro espressioni esterrefatte, alzò gli occhi al cielo per mascherare il suo imbarazzo.
«Che c'è? La schizzata ci sa fare in cucina.» Si giustificò, facendo scoppiare a ridere tutti.
Nelle risa generali, Malindi finse di asciugarsi una lacrima, ironicamente commossa. «Ma questo è un complimento! Non vedremo l'alba, temo.»
«Stai zitta e porta altro cibo, qui c'è gente che ha fame.» Mugugnò Elena, anche lei con il piatto pieno di arancini.
Naruto e Cho persero le loro esitazioni e andarono ad assaggiare le famose palle di riso, mentre la cuoca brandì un mestolo tirato fuori da chissà dove.
«No, dobbiamo aspettare gli altri! Anche se il tacchino di Naruto è quasi pronto... Qualcuno chiami quei due, si perderanno l'antipasto! Guardate che ho fatto le bruschette... E si sa che sono come Gianni Morandi, piacciono a tutti.»
«Che diavolo sta farneticando?» Chiese Naruto ad Elena. «Chi è Gianni Morandi?»
La bionda scosse le spalle. «Solo la versione italiana della Regina Elisabetta, lasciala perdere. L'avevo detto che è pazza.»
«Eppure mi avevano detto che sarebbero stati qui a breve...» Riflettè ad alta voce Cho, con fare assorto. «Chissà che fine hanno fatto.»
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E quasi come a rispondere alla giapponese, dopo qualche minuto di abbuffata il campanello suonò, più e più volte, accompagnato da frettolose nocche che bussavano con insistenza. Naruto, ingoiando i residui del quarto arancino che mangiava, si diresse in tutta fretta ad aprire, per salvare quelli che dovevano essere gli ultimi invitati dalla neve.
Aprì la porta, e lì vide proprio sul pianerottolo un ragazzo e una ragazza intenti a congelare: non fu facile riconoscerli, infagottati com'erano in sciarpe e cappotti, ma il biondo chiarì i suoi dubbi in pochi secondi, e si fece da parte per farli entrare.
«Ah! Mi sono presa un raffreddore al cento per cento, cacchio!» Strillò una voce acuta, appartenente alla ragazza, che starnutì e si liberò del suo berretto a pon pon di un giallo stinto.
In quel modo, liberò e scosse dei lunghi capelli rosso fiamma, che le ricaddero gentilmente sulle spalle non particolarmente esili; due vispi occhi verdi, i suoi, si illuminarono quando incontrarono il giapponese. «Naruto! Non ci vediamo da un po'!» Esclamò, con il suo solito tono allegro e spensierato. Indossava un abito di lana molto corto, ma le sue gambe erano coperte da delle bizzarre calze a righe.
«Quasi un mese, Nicky!» Rispose lui, utilizzando l'appellativo che la irlandese aveva pregato tutti di adottare.
«Sono diventato parte dell'arredamento, a quanto pare.» Commentò l'ultimo invitato, divertito, e appese sciarpa e cappotto sull'ormai strapieno appendiabiti.
Era un ragazzo dall'altezza più che notevole, con un fisico statuario e dei capelli nerissimi tagliati corti, ma di cui alcuni ciuffi andavano a coprire parzialmente gli occhi di un azzurro glaciale, che si avvicinava al grigio; portava anche un piercing sul naso e un altro sotto il labbro, che subito presero a riflettere la luce del lampadario e brillarono di una luce argentea. Indossava una camicia verde sbiadita e dei jeans neri.
«Tranquillo, nessuno ti ha dimenticato.» Rispose Naruto giocosamente, e i loro pugni batterono tra loro.
«Ragazzi! Scusate il ritardo!» Gridò Nicole irrompendo in sala da pranzo e congelandosi vedendo il gruppo intento a ingozzarsi. «Ma insomma! La pazienza è andata a sciare? Dovevate aspettarci!»
Malindi, con la bocca piena di arancini, allungò la mano verso la rossa con fare tragico. «Ho provato a fermarli, Nicky, dico sul serio!»
«Ma se stai mangiando anche tu!»
«Io assaggio, sono pur sempre lo chef.»
«Paraculo.» Ghignò Elena, tirandole una gomitata.
«"Stai zitta e porta altro cibo, qui c'è gente che ha fame.", ti ricorda qualcosa Bianchi?» La scimmiottó, facendole il verso.
«Non importa, adesso.» Fece Nicky divertita, con l'intenzione di sedare la lite sul nascere. Gesto saggio, il suo.
Malindi si schiarì la voce. «Ha ragione. Dunque, dato che finalmente ci siamo tutti... La cena può avere inizio! Naruto, vieni a tirare fuori quel piccione che hai nel forno.»
I ragazzi ci misero poco a riempire la tavola apparecchiata da Sasuke, dettati dal rumoroso brontolio dei loro stomaci (accentuato dal profumino che aleggiava nella casa): Naruto si mise a capotavola, alla sua destra Sasuke e Nicky, poi davanti a lui Heiden e a sinistra Elena, il cui posto vuoto accanto a lei avrebbe ospitato Malindi a breve.
L'italiana si fece avanti in sala da pranzo, due vassoi argentati tra le mani, e con una coordinazione aliena li appoggiò sul tavolo, con un sorriso. «Abbuffatevi, io vado a prendere il resto.»
Ci mise qualche qualche minuto, ma alla fine si sedette anche lei, e la cena poté ufficialmente cominciare; in un gran baccano di posate, chiacchiere e quant'altro, una vera aria natalizia si diffuse fra i giovani festaioli, tutti con almeno l'accenno di un sorriso sulle labbra.
«Vi va di mettere un po' di musica? Ho la playlist di Natale su Spotify.» Propose Nicky ad un tratto, sventolando il suo cellulare e nel contempo addentando una bruschetta.
Visto che Naruto era intento a ingozzarsi di ogni pietanza avesse l'occasione di vedere, Sasuke si pulì le mani e si alzò, guardando con desiderio gli arancini nel suo piatto. «Vado a prendere la cassa Bluetooth. » Si rivolse a Heiden. «Se il dobe tocca i miei arancini, tiragli qualcosa.»
L'americano fece il saluto militare, tra le risate generali. «Sì signore, come vuole, signore!»
«Ehi! Per chi mi hai preso, teme?!» Esclamò il biondo, incrociando le braccia al petto con fare scocciato. «Non sono un morto di fame, non ho certo bisogno di rubare dal tuo piatto.»
Sasuke sbuffò, e andò in camera a prendere la cassa. Tempo due secondi da quando sparì dalla visuale del gruppo, che Naruto quasi si lanciò sul piatto dell'Uchiha, rubandogli tre arancini.
«Wow, sei proprio affidabile, depress-Heinen.» Fece Elena.
Heiden di rimando pungolò il giapponese con la forchetta, divertito. «Dovrei fermarti, ma non è che ne abbia molta voglia.»
Naruto si rimise al suo posto, con il ghigno di chi bluffando ha ottenuto la vittoria. «È solo per dargli fastidio, in realtà sono quasi pieno.»
Malindi scoppiò a ridere. «Sei troppo divertente, Naruto! Quasi pieno?» E rise ancora più forte, finché Elena non le tirò un pugno in testa per il troppo fracasso.
Mentre la corvina si toccava il bernoccolo sulla fronte, borbottando maledizioni contro la coinquilina (in italiano, ovviamente), Cho alzò un sopracciglio.
«Sasuke non è ancora tornato...» Commentò pensierosa, e bevve un sorso d'acqua.
«Non preoccuparti, ci mette sempre un secolo a trovare le cose in camera.» La rassicurò Naruto, con una scrollata di spalle. Fece per rimettersi a mangiare, ma sobbalzò quando una voce spaventosamente vicina gli rispose.
«Ci metto un secolo perché la tua parte di stanza sembra un campo rom, usuratonkachi.» Ribattè, e iniziò a tirare la guancia ambrata del fidanzato, cupo in volto. «Conta gli arancini nel mio piatto. Non ne hai bisogno, eh?»
«Ahi-ahi-ahi!» Gemette il biondo, sotto gli sguardi di divertimento degli amici.
«Hai una formidabile sopportazione del dolore.» Commentò Heiden, cercando di non ridere.
«Guardali! Questa è una coppia che dovrebbe essere conosciuta in tutto il mondo.» Bisbigliò Cho con gli occhi luccicanti a Malindi, che annuì vigorosamente.
«Sono così carini...» Sospirò l'italiana.
«Probabilmente si sposeranno per primi.» Concordò Elena. «La cerimonia sarebbe la terza guerra mondiale.»
Finalmente Sasuke lasciò la guancia di Naruto, che con un ultimo gemito prese a massaggiarsi il punto colpito. «Ugh, che male... Insomma, Sas'ke, sono solo degli arancini! Non ti ho rapinato.»
«Erano i miei arancini.» Grugnì il corvino, tornando a sedersi non prima di aver dato la cassa a Nicole. «La rete si chiama Sn17.»
«Grazie, ora ci penso io!» Rispose l'irlandese, fischiettando, e iniziò ad armeggiare con i due apparecchi.
In quel momento, Malindi si alzò. «Intanto allora, vado a prendere le portate principali. Il tacchino/piccione di Naruto è pronto, insieme alle lasagne, l'arrosto, il riso e tutto il resto. Si mangia, gente!»
«Vorrei ricordarti che nessuno di noi ha i soldi per un dietologo.» Ironizzò Elena, mentre gli altri sembravano sul punto di mettersi a piangere, soprattutto Naruto.
💮
«Lo sfilatino era buonissimo, Malindi.» Si complimentò Naruto, stravaccato senza forze sulla sedia. «Ma, ecco... Non c'è nient'altro da mangiare, vero?» Il suo tono disperato era più che lecito: dopo un antipasto, tre primi, quattro secondi e altrettanti contorni, il biondo non era l'unico con i pantaloni più stretti che mai.
La corvina assunse un'espressione pensierosa, fra quelle tese degli invitati, che non avevano altro modo di dire che erano pieni fino a scoppiare. «Direi che, oltre alla macedonia, la torta e i tiramisù, senza contare i caffè, abbiamo finito.»
Naruto emise un gemito di dolore, Elena svenne sul tavolo, in un tintinnio di posate, Heiden guardò con un certo desiderio gli oggetti appuntiti vicino a lui e Sasuke si fece il segno della croce, mentre Nicky e Cho si tennero la mano.
Malindi lanciò uno sguardo al gruppo, poi scoppiò a ridere. «Avreste dovuto vedere le vostre facce! Ovvio che abbiamo finito, scemi. Il caffè c'è veramente, e vi consiglio di prenderlo per non rischiare di addormentarvi ora e svegliarvi a capodanno.»
Dopo qualche secondo di silenzio, in cui presumibilmente il gruppo realizzò di non dover più mangiare, seguirono grida di giubilo, principi di lacrime, abbracci e pacche sulla spalla... Non che il cibo fosse cattivo, anzi, ma c'erano almeno cinque chili di più in casa, in quel momento.
In tutto ciò, il sottofondo di Hallelujah rendeva tutto molto più comico.
Mentre i ragazzi tornarono a sedersi, senza alcuna voglia di sparecchiare, Nicky si illuminò. «Ehi, mi è venuta un'idea!»
«No, non ho intenzione di giocare a Bingo.» La anticipò Elena.
La rossa alzò gli occhi al cielo giocosamente. «Nemmeno io, tranquilla. Sasuke e Naruto, avete un pianoforte vero?»
Fu il biondo a rispondere, annuendo. «Vuoi suonarlo, Nicky? Non sapevo ne fossi capace!»
In effetti, era compreso con il prezzo della casa, e sotto insistenza del più piccolo l'avevano tenuto: un altro spreco di soldi, aveva sempre pensato Sasuke.
«Infatti non ho idea di come usarlo.» Rispose lei. «Però pensavo che forse Cho avrebbe potuto cantarci qualcosa, visto che ha una voce stupenda!»
Tutte le attenzioni si concentrarono sulla bruna, che si ritrovò le guance ardenti in pochi attimi.
«Eh?! Sei davvero così brava, Cho?» Chiese Malindi, incuriosita.
«Non ti ho mai sentita cantare, anche se ci conosciamo da anni.» Costatò Elena.
«Nemmeno io! Dai, facci sentire qualcosa.» Fece Heiden, battendo le mani con fare euforico. Quando si parlava di musica, diventava molto vivace.
La giapponese in questione iniziò a sentirsi a disagio. «E-ecco, in realtà... Non è che abbia così tanto talento, però mi piace.»
«Sciocchezze, è bravissima!» Disse Nicky, raggiante, e le diede una pacca sulla spalla. «Avanti, siamo solo noi... E Sasuke.»
«Grazie per avermi incluso nel vostro mucchio di pazzi.» Commentò l'Uchiha.
Naruto scattò in piedi, non riuscendo a contenere l'emozione, e prese a saltellare ovunque in modo imbarazzante. «Evvai! Dai, sarà divertente!»
«Chiamo la polizia? Chiamo la polizia.» Scherzò Heiden.
💮
Così, il gruppo si radunò in salotto, elettrizzato da quella imprevista ma piacevole svolta della serata.
Sul divano si accomodarono tutti meno Naruto, che trovò posto a terra, in ginocchio ai piedi di Sasuke.
(Free Space per i commenti sull'ambiguità della frase qui sopra. Vi avviso però, che probabilmente tutte le battutine che vi verranno in mente sono già state dette dagli invitati)
Cho, a schiena rigida, prese posto sullo sgabello del lucido pianoforte a coda nero, che parve luccicare con la luce della luna ormai sorta. Dalla finestra senza tende, infatti, era possibile vedere il satellite bianco brillare quasi come la neve in strada.
L'atmosfera era quanto di più natalizio potesse esserci: l'albero in salotto, le cui luce intermittenti erano state accese, il camino scoppiettante (come aveva fatto a non prendere fuoco nulla, senza nessuno che se ne fosse preso cura per quasi un'ora?) e soprattutto le sette persone lì radunate. Tutte con un passato, un presente o un futuro incerto, ma che era stato messo da parte per quella sera, dove c'era spazio soltanto per la gioia dello stare insieme.
Era questo, ciò che Naruto aveva voluto mostrare a Sasuke.
«Che cosa canti?» Le chiese Malindi, togliendosi i tacchi e lanciandoli in un angolo, per poi sospirare di sollievo.
Cho parve pensarci un attimo, le sue dita perfettamente curate vagarono per i tasti bianchi e neri del pianoforte, coperti ancora da qualche granello di polvere che Sasuke non era riuscito a togliere con lo straccio, quando gli aveva dato una pulita poco prima.
«Penso che andrò sul classico. All I want for christmas può andare?» Chiese Cho, con un mezzo sorriso.
«Certo che sì!» Quasi gridò Heiden, gasato. «Facci vedere cosa sai fare!»
«Cos'hai messo in quel caffè, Malindi?» Domandò Elena, divertita. L'amica alzò le spalle, ridacchiando.
«D'accordo, allora vado.» Mormorò la bruna, schiarendosi la voce, e nella stanza piombò il silenzio.
Solitamente, quando Cho suonava, lo faceva isolandosi con la mente: se immaginava di essere da sola, allora la sua ansia svaniva, e cantava come si deve. Eppure... Con la coda dell'occhio, guardò i suoi amici: sorridenti, entusiasti, festosi, la guardavano in attesa, e lì Cho capì che anche se avesse cantato da schifo, l'avrebbero acclamata comunque.
Perché la loro amicizia valeva molto di più delle sue doti canore.
Sorrise più largamente, sistemandosi gli occhiali sul naso, dopodiché appoggiò le mani sul pianoforte e iniziò a suonare.
🔸Play the music🔸Leggete lentamente, o non finirete insieme alla canzone :)
Una dolce melodia si diffuse nell'aria, le cui note erano perfettamente riconoscibili. Nemmeno il tempo di far apprezzare la fluidità del suono agli ascoltatori però, che Cho si unì allo strumento.
E fu spettacolare, in tutti i sensi.
La sua voce era formidabile, si apprestava alla perfezione alle note per quanto differenziasse dal tono sommesso e timido della proprietaria, che sembrava un'altra: le dita affusolate si muovevano sicure sui tasti, un piede picchiettava a ritmo con la musica sul pavimento, gli occhi nocciola erano vispi e vivi attraverso le grandi lenti.
Naruto ascoltò incantato l'esibizione dell'amica, sorridendo a ogni istante: alzò lo sguardo verso Sasuke, e quando lo vide altrettanto ammaliato poté solo sorridere ancora di più. Gli sfiorò la gamba, attirando la sua attenzione.
"È bello, vero?" Sillabò, per non interrompere Cho, che se la stava cavando magnificamente.
"I tuoi amici non sono normali, dobe" Fu la risposta, che quasi fece ridacchiare il biondo.
Fece per tornare alla canzone, quando venne letteralmente sollevato dal fidanzato, e fatto sedere sul suo grembo senza alcuna fatica. Avvertì Sasuke che lo strinse da dietro, il suo cuore battè all'impazzata e divenne rosso come un pomodoro, ma non poté dire nulla perché non voleva disturbare, ancora.
In compenso, gli amici gli lanciarono occhiate intenerite che lo fecero imbarazzare ancora di più.
Poco dopo, l'Uchiha prese anche a giocherellare con i suoi capelli, facendolo rilassare, mentre Cho assisteva al tutto e continuava a sorridere, mettendo ancora più cuore nella canzone.
Il brano rallentò appena, si avvicinava alla sua conclusione eppure la solista non sembrava aver perso nemmeno un po' di grinta: con un piccolo cenno del capo, parve invitare gli amici a cantare con lei.
I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte: cantarono con lei, e anche se erano scoordinati, stonati oppure veri cantanti mancati, fu altrettanto formidabile.
Sette voci (sì, persino Sasuke stava cantando, ed era anche bravo. Tipico degli Uchiha) intonarono una canzone vecchia come il mondo, dal loro punto di vista, stringendosi con fare quasi fraterno e ridendo a spezzoni, quando uno di loro stonava particolarmente.
La magia che Cho Watanabe riusciva a creare con la musica era speciale, conciliava tutti e li trascinava con sé a cantare: a proposito della giapponese, alzò la testa e si esibì in un acuto azzardato ma fantastico, che fece rimanere a bocca aperta gli amici per qualche secondo, prima che la seguissero nell'ultima strofa, la più lenta e colma di emozioni.
Un ultimo giro di piano, poi le dita si arrestarono e il silenzio piombò nuovamente nella stanza.
Anzi, era più corretto dire che fosse il silenzio prima della tempesta, perché tempo due secondi e Malindi e Nicky iniziarono a strillare come due ragazzine, correndo da Cho e stringendola in Un abbraccio spacca costole.
«Ehi... Ragazze, non respiro.»
«SEI STATA FANTASTICA!» Urlò Nicky, ridendo. «Visto, che vi avevo detto? Questa ragazza ha un talento!»
«Sicuro.» Concordò Heiden. «Dovresti cantare nella vita.»
«Per me deve andare a Sanremo.» Disse Malindi, in tutta serietà.
Elena alzò gli occhi al cielo. «Arriverò a odiare l'Italia, per colpa tua.»
«E se Sasuke si è messo a cantare, allora Cho con il pianoforte spacca!» Proclamò Naruto, facendo ridere tutti e arrossire il fidanzato.
«Dobe!»
💮
«Grazie per la serata, è stata stupenda!» Esclamò Nicky, abbracciando tutti gli amici.
«Sono d'accordo, dovremmo festeggiare insieme più spesso!» Fece Heiden, e indossò la sua sciarpa scarlatta con qualche giro morbido.
Malindi allacciò la cerniera del giubbotto, e prese il sacco con gli utensili da cucina. «È stato divertente, però cucinare così poco mi ha lasciata un po' insoddisfatta.»
«Fatti curare.» Borbottò Elena, alzandosi in piedi dopo essersi allacciata le scarpe. «Grazie ancora per i regali, Cho.»
La giapponese chinò appena il capo. «Sono felice che vi siano piaciuti.»
«Allora ci vediamo in facoltà, ragazzi. Buone feste!» Disse Naruto, battendo per l'ultima volta il pugno ad Heiden, e accompagnò gli amici alla porta.
La serata si era conclusa e lui era distrutto, ma sapeva di non essere l'unico perciò si premurò di stare con gli altri fino alla fine.
Non appena si richiuse la porta dietro di sé, sospirò esausto, appoggiandovisi.
«È finita.» Annunciò, con uno sbadiglio.
Appoggiato allo stipite della porta che conduceva in salotto, Sasuke rilassò le spalle. «Non ho mai visto così tanto casino in casa nemmeno quando hai collegato le casse alla televisione, facendo partire Scrillex.»
Naruto ridacchiò. «Sono molto rumorosi, però non puoi negare che sappiano come ci si diverte.»
«Su quello non ci sono dubbi.» Borbottò l'Uchiha, massaggiandosi l'appendice del naso. «Non ho la minima voglia di mettere a posto, ma lavare i piatti la mattina di Natale non mi ispira affatto.»
«Ti do una mano.» Si offrì il biondo, ma quando fece per seguire il fidanzato si bloccò, guardando l'ora sull'orologio appeso al muro.
Le 00.01. In pratica, il 25 dicembre.
Senza pensarci due volte, Naruto si fiondò fuori di casa, incurante dei richiami di Sasuke e di essere scalzo.
Un brivido ghiacciato lo attraversò per intero, quando i suoi piedi nudi calpestarono la neve fresca, ma non se ne curò e, con il compagno alle calcagna, corse verso l'auto grigia parcheggiata sul vialetto, quasi disperatamente.
Quando Elena, seduta sulla sinistra sul sedile del passeggero, lo vide arrivare rimase letteralmente a bocca aperta, e abbassò il finestrino.
«Aspetta, non partire Heiden!» Esclamò, prima di rivolgersi al biondo. «Che diavolo stai facendo, Uzumaki?! Sei a piedi nudi in mezzo alla strada, vuoi prenderti un accidente?»
Con queste parole attirò l'attenzione dei ragazzi, che sporgendosi lo guardarono sconcertati.
Sasuke lo raggiunse, imprecando a denti stretti, e sbuffò una nuvola di vapore acqueo. «Insomma, usuratonkachi, Hai perso la testa o cosa?!»
Naruto, in tutta risposta, si esibì in un largo sorriso. «Mi sono accorto che era mezzanotte, sarebbe stato un peccato non farvi gli auguri. Buon natale!» E starnutì.
La neve smise di cadere, e su nel cielo persino i nuvoloni che l'avevano portata si diradarono, permettendo così alla luna di brillare ancora più di prima, insieme a tante piccole luci lontane. Le stelle.
Non erano visibili, fino a quel momento.
Eppure, nel complesso, rendevano lo spicchio bianco ancora più bello.
«Tu sei più pazzo di Malindi!»
«No, non credo.»
«Eppure mi sembrava di non aver messo l'alcol nel caffè...»
«Se non ti viene un raffreddore vengo a stringerti la mano.»
«Be', buon Natale anche a te.»
Sasuke prese il fidanzato per il colletto del maglione e prese a trascinarlo lungo il vialetto, mentre la macchina grigia svaniva nella notte, insieme ai ragazzi, che continuarono a salutarlo con la mano finché non riuscirono più a vederlo.
«Buon Natale anche a te, Sas'ke.» Ridacchiò Naruto, in mezzo ai rimproveri del fidanzato per essere corso fuori in modo così imprudente.
Sasuke alzò gli occhi al cielo, ricambiando, e poi li sgranò quando il biondo si alzò sulle punte e gli baciò la fronte, scostando i capelli d'inchiostro.
«Ti amo.»
L'Uchiha, con un piccolo sorriso, fece sfiorare i loro nasi, e poco prima di fiondarsi sulle labbra di Naruto sussurrò:
«Sei tutto ciò che voglio per Natale e per la vita, usuratonkachi.»
Fine
Sarebbe ridicolo farvi gli auguri di Natale, vero? Verissimo.
Mi scuso, anche se so che non basta, per il mese di attesa che non doveva esserci, ma ho avuto problemi di ogni tipo; il fatto che l'ispirazione andasse e venisse come una lucina su un albero di Natale non ha aiutato alla conclusione del progetto.
Ma alla fine ce l'ho fatta, e non devo delle scuse solo ai partecipanti, ma anche ai lettori di URFDO, che nonostante le mie rassicurazioni sul fatto che non avrei abbandonato la storia mentre scrivevo questa, si sono ritrovati senza nuovo capitolo per più di un mese. Chiedo scusa anche a loro, e li rassicuro: sono a 1000 parole con la nuova parte, ora che posso concentrarmi solo su quello non temete che aggiornerò molto presto.
Ho molte idee, come al solito, quindi state tranquilli che devo solo trovare un modo di metterle in ordine.
Che altro dire? Passate bene le vacanze? Insomma, so che sono state un mese fa, ma è rito XD
D'accordo, la smetto.
Non farò una seria revisione della One Shot, più che altro la leggerò velocemente per accertarmi che non ci siano errori gravi, ma per ora farò solo quello: il motivo è semplice, ci metterei come minimo un'ora a metterla a posto del tutto, e siamo già in ritardo su tutta la linea.
Bene, direi che da questa esperienza abbiamo imparato qualcosa: voi che la pazienza paga, io che non devo MAI PIÙ dare date per le pubblicazioni, perché tanto non le rispetterei neanche volendo.
Dunque,
Vanessa_Butterfly_
ColeiCheAmaLoYaoi
P
Vi chiedo scusa per l'ennesima volta per il mio ritardo, spero che possiate apprezzare quello che ho scritto: l'ho fatto con piacere, mi sono divertita e spero che leggerlo vi strapperà per lo meno un sorriso.
Ho cercato di rendere importanti tutti i personaggi c'è chi ha avuto più spazio e chi meno, lo so e mi dispiace, ma destreggiarsi tra ben cinque oc non è stato facile, devo fare pratica.
Scusate per gli errori, prometto che presto o tardi farò una vera revisione della Os.
Intanto ho anche un disegno che ho fatto un mese fa, parecchio comico (nel senso che la mia capacità di disegno fa ridere).
Ve lo mostro, non siate troppo crudeli con me, giuro che da inizio Dicembre a ora sono migliorata XD
Questa è la versione non colorata.
Quasi sempre lascio i disegni nero su bianco, ma questa volta l'ho colorato e... Già, fa abbastanza pena.
Non ho parole, ho distrutto cinque personaggi in un colpo solo.
Buon anno, ci vediamo al prossimo capitolo di URFDO!
Baci,
- C_Andy
Scena extra
«A proposito, dobe... Alla fine perché hai saltato anche il secondo appello? Sei andato a ubriacarti da qualche parte o hai di nuovo dormito troppo?»
«Non parlare come se fossi innocente! Che figura di merda mi hai fatto fare davanti ad Elena, ieri?!»
«Ehi, non ti scaldare. E sentiamo, cosa avrei fatto?»
«Vuoi dire cosa avremmo fatto! Mi faceva malissimo il culo, non riuscivo a camminare come una persona normale... Piuttosto che presentarmi zoppicando, ho saltato l'appello!»
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