Si sarebbe anche messo a cantare
Quattro giorni. Passarono quattro fottuti giorni, e Gaara non si fece vedere a scuola neanche una volta.
Non rispondeva al telefono, neanche Kiba sapeva dove fosse, Naruto era così angosciato da essere sicuro di impazzire: passava la giornata scolastica a sperare che quando la porta della classe veniva aperta fosse per mostrare un familiare rosso, ma non aveva mai avuto fortuna; poi tornava a casa, faceva rapidamente i compiti e passava il resto della giornata a disegnare, sfogandosi. Disegnava Gaara, disegnava Kiba e disegnava Sasuke, o anche la dolce Hinata, che si era subito preoccupata per lui, vedendolo con occhiaie sempre più grosse sotto gli occhi.
Finiva il materiale per disegnare, allora andava in cartoleria e ne comprava ancora, usando i pochi soldi che gli erano rimasti. Andava avanti così solo da quattro giorni, eppure a lui sembravano mesi...
Era fottutamente preoccupato, oltre ad avere la sensazione che fosse solo colpa sua. Se i suoi sospetti si fossero rivelati fondati, non se lo sarebbe mai perdonato.
Quella mattina di venerdì si alzò prima del solito, ebbe anche il tempo di farsi una doccia e continuare lo schizzo di una Maserati che stava portando avanti da un po', giusto per allenamento. Quando andò in salotto per fare colazione, vi trovò Sasuke intento a bere tranquillamente un caffè: ndossava una maglietta nera attillata, che fece deglutire il biondo già di prima mattina, e dei normalissimi bermuda; i capelli scompigliati gli davano un'aria selvaggia, Naruto si costrinse a calmare i bollenti spiriti. Stava per pensare cose sporche del suo coinquilino! Un Uchiha, un Cacciatore, prevalentemente uno stronzo... Bene, così va meglio.
- Non vai in facoltà? - Chiese sbadigliando, e prese la tazza azzurra che si era portato da casa sua per poi riempirla di latte.
- Non oggi, c'è lo sciopero dei docenti, e poi avevo già deciso di saltare per studiare. - Gli rispose monocorde l'uomo, senza degnarlo di uno sguardo.
Naruto non disse più niente. Sasuke si comportava così da quando aveva telefonato a Gaara: non era ostile o altro, solo... più freddo del solito. Cosa aveva fatto di così grave, il ragazzo non lo sapeva. Certo non poteva immaginare che il moro aveva sentito tutto della sua telefonata con l'amico, e che manteneva a forze quell'aura di noia, quando in realtà i suoi pensieri viaggiavano alla velocità della luce, con l'intensità di una tempesta.
- Hai la macchina? - Chiese Naruto, tanto per parlare. Sasuke annuì, scorrendo Facebook sul cellulare con il pollice. - Mi accompagni? - Il dito dell'Uchiha si arrestò all'istante.
Alzò lo sguardo, incontrando quelle affascinanti gemme celesti che lo osservavano, esitanti. Forse si stava pentendo di averglielo chiesto, ad ogni modo Sasuke non rispose subito, scrutandolo per qualche secondo. Cosa aveva in mente?
Fatto sta che dieci minuti dopo, i due uscirono dal palazzo uno affianco all'altro, Naruto con lo zaino rosso sulle spalle e Sasuke con dei jeans addosso: il moro si diresse senza nessuna esitazione su una Jaguar nera posteggiata in un parcheggio privato, e prese dalla tasca un mazzo di chiavi, il biondo rimase a bocca aperta.
- Non vieni? - Ghignò Sasuke, non l'aveva avvertito apposta per vedere la sua reazione, che non tardò ad arrivare.
- Non ci posso credere! E ti lamenti se ti ho rubato il telefono! - Urlò Naruto, salendo sul posto davanti, accanto al guidatore. L'interno era ancora più raffinato, i sedili di pelle erano una prova. - È bellissima! Ma quanto cazzo ti pagano, alla Akatsuki? -
- Non sono una recluta semplice, e comunque è un regalo. - Rispose l'uomo, e accese la vettura, che ruggì. Era vero: suo fratello Itachi faceva sempre le cose in grande, spesso esagerando. E di certo, un'auto del genere era più che sufficiente come regalo di compleanno.
(Comunque lo sappiamo tutti che la macchina migliore in realtà è l'ape)

- Porca puttana! - Esclamò il biondo, non riusciva a smettere di tenere la bocca spalancata. Frugò nello zaino, e tirò fuori da una tasca una montatura nera, che si mise incrociando le braccia al petto. - Sono pronto. -
Sasuke lo guardò per un momento con un'espressione indecifrabile, poi scoppiò a ridere. La sua risata era cristallina, pulita e sincera proprio perché non la si sentiva spesso, Naruto ne rimase profondamente affascinato. Si sarebbe anche messo a cantare, pur di farlo ridere di nuovo.
"D'accordo, questo pensiero è proprio da finocchio."
- Tu sei fuori come un balcone, dobe. Allacciati la cintura. - Naruto lo fece alla velocità della luce, senza togliersi gli occhiali da sole.
Poco dopo, la Jaguar procedeva al massimo della velocità consentita, sfrecciando tra le corsie di una affollata Tokyo, per fortuna quella mattina il traffico sembrava attenuato, come se la strada stesse sfidando la vettura a infrangere le regole: nonostante le preghiere di Naruto però, Sasuke non aveva superato nemmeno di un chilometro orario la velocità consentita. Ci mancava solo un incidente.
Il tragitto fece dimenticare a entrambi il clima di tensione creatosi in quei giorni: Naruto, a ritmo di una tremenda musica Dubstep che Sasuke non avrebbe mai più ascoltato, muoveva la testa a ritmo, e la sua espressione seria accompagnata dagli occhiali lo rendeva davvero ridicolo.
Arrivarono davanti alla scuola, praticamente tutti gli studenti in giardino si voltarono verso la macchina che si fermò davanti all'ingresso. Naruto alzò la montatura, mettendosela in testa.
- Vado in America a fare i provini per il nuovo Fast and Furious. - Rise, slacciandosi la cintura. - Ehi, devo risalire in questa macchina! Penso che sia veramente figa. - E gli allungò il pugno, con un grande sorriso.
Sasuke non rispose. La verità era che era rimasto ipnotizzato da quel ragazzo così fuori dall'ordinario: il suo cuore non voleva starsene quieto neanche per sbaglio, per un momento uno strano impulso gli disse di avvicinarsi al biondo, fino ad azzerare la distanza tra loro... Ma lo scacciò, come fosse un moscerino fastidioso. Alzando gli occhi al cielo, battè il pugno a Naruto, avvertendo una scarica elettrica propagarsi per tutto il suo corpo. Rabbrividì. - Usuratonkachi, muoviti o farai tardi. -
Lui annuì. - Ah, già! Scusa, ora vado. A dopo, Sas'ke! - E scese dall'auto.
- E non chiamarmi Sas'ke! -
- Certo, certo. - Rise Naruto, chiudendo la portiera.
Il moro lo guardò allontanarsi fischiettando, sotto gli occhi attoniti di tutto il giardino, e inavvertitamente fece un mezzo sorriso. Dovette ammettere almeno a se stesso che Naruto Uzumaki, quando non metteva tute larghe o bermuda, aveva davvero un bel sedere.
Tutto, in lui, era bello, solo che Sasuke ancora non capiva cosa significasse. Comunque non doveva interrogarsi su questo, almeno finché non avesse saputo fino a che punto il biondo fosse coinvolto nel caso Tokogama.
Naruto entrò in classe con passo sicuro, e subito fu aggredito dai suoi compagni di classe, che si fiondarono su di lui per sapere se la storia della Jaguar era vera oppure no.
Il biondo, mentre cercava di farsi largo tra la folla, vide Kiba che parlava con qualcuno: il cuore gli si fermò, quando riconobbe una testa rossa che non vedeva da troppo tempo, trattenne il fiato e spintonò qualcuno scusandosi.
- Gaara... - Mormorò, ma l'altro non si voltò, non avendo sentito. - Gaara! -
Il ragazzo finalmente si girò, lanciandogli il solito sguardo stralunato attraverso le sue perle di ghiaccio.
- Naruto. - Fece l'altro. - Dopo devo parlarti. -
- Anch'io... - Mormorò il biondo, guardandolo preoccupato. Sembrava assorto, anche più del solito.
Naruto non ebbe il modo di parlare con l'amico fino a pranzo, semplicemente perché i professori non gliene diedero il tempo: ci furono due ore di verifica di Giapponese, poi l'interrogazione di Matematica (Kiba venne chiamato, tra un'imprecazione e l'altra), un'ora di letteratura e un'altra di biologia. Quando finalmente suonò l'ultima campanella e gli studenti si diressero verso la mensa, poté avvicinarsi a Gaara, con la preoccupazione negli occhi.
- Stai bene? - Chiese angosciato, mettendo al primo posto la salute dell'amico. Si trovavano nel giardino al solito posto, avrebbero dovuto fare in fretta prima che arrivasse Kiba: a nessuno dei due piaceva esonerarlo da questo genere di conversazioni, ma dirgli il segreto che custodivano così gelosamente dalla nascita l'avrebbe messo in pericolo.
- Non è importante. - Rispose Gaara, Naruto aprì la bocca per ribattere ma il rosso continuò. - Ho parecchi grilli per la testa, in questo periodo. Dopo la telefonata dell'altra sera, sono andato a indagare nei bassi fondi, e ho scoperto che l'avvistamento Bijou registrato la settimana scorsa... - Abbassò la voce, che si fece grave. - Ha avuto un disperso. Un uomo, padre di famiglia. Immagini già come andrà a finire, non è vero? -
Lo stomaco di Naruto si chiuse in una morsa, mentre il suo cuore pompava sangue a una velocità inumana. - No, non può essere... Come l'ultima volta... Non è possibile, è un incubo, Gaara, un vero e proprio incubo. - E mi mise le mani tra i capelli dorati, deglutendo invano. Improvvisamente, l'intero mondo pareva aver perso tutti i suoi colori, agli occhi del ragazzo, quasi come se le parole dell'amico li avessero risucchiati in un tremendamente vicino buco nero. Naruto aveva promesso, quattro anni prima, che non avrebbe mai più provato una cosa del genere. Eppure, non aveva calcolato che in quel caso non poteva prendere in mano le redini del suo destino.
- È così. Non possiamo esserne certi, ma è molto probabile che sia come temiamo. - Il rosso sfiorò il kanji dell'amore tatuato sulla sua fronte con la punta delle dita, lo faceva spesso quando rifletteva. - In quel caso... L'unica cosa che ci rimane da fare è aspettare. -
Il biondo a quel punto scattò, lasciando perdere il suo pranzo. - No! Sai cosa significherebbe? Non possiamo lasciar correre, non un'altra volta. -
Gaara sospirò. - E allora cosa dovremmo fare? Non abbiamo idea di dove, quando e chi colpirà, solo che accadrà di nuovo. E per quell'uomo potrebbe essere già troppo tardi. -
Naruto si morse il labbro, la mente in subbuglio. Aprì la bocca per parlare, ma si bloccò all'improvviso, avvertendo qualcosa di strano. Anche Gaara si fece attento, raddrizzando la schiena e alzando gli occhi di ghiaccio verso la scuola, a qualche metro da loro. Il loro silenzio non parve venire turbato, in realtà entrambi si misero in ascolto: un macabro ringhio gutturale vibrò nelle loro orecchie, insieme a un pianto terrorizzato e a preghiere sussurrate.
C'era qualcosa, nella scuola, e in quel momento si era mostrato a un Notturno: era facile giungere a questa conclusione, l'odore della paura, quella vera, non poteva essere frainteso. Non dai nasi da segugio di Naruto e Gaara, per lo meno.
- Lo senti? - Chiese il biondo, mortalmente serio. I suoi occhi celesti si erano affilati di colpo, privi della loro allegria e brillanti di allarme.
- Sì. - Si limitò a rispondere l'altro, se possibile più rigido del solito. - È lui. Naruto, ne sono certo: quella cosa è qui, nella scuola. -
Si lanciarono un'occhiata piena di parole non dette: i due azzurri si scontrarono, preoccupati e densi di angoscia, poi si rivolsero alla strada acciottolata che li separava dal poter intervenire.
E senza più dire o fare nulla, i due sfrecciarono verso l'istituto, nascondendo a fatica la loro velocità inumana, dettata dalla paura di non fare in tempo.
Perché qualunque cosa fosse ciò che si sarebbero trovati davanti, una cosa era certa: era il mostro che quattro anni prima aveva seminato il terrore nel mondo sovrannaturale, macchiandosi del sangue di più persone. E in quel momento si trovava a pochi metri da loro, pronto a uccidere di nuovo.
Non c'era più tempo.
Spazio autrice:
Konnichiwa, minna-san!
Sono finalmente tornata, con un capitolo più avvincente del solito. E siamo solo all'inizio, eh eh eh...
Dunque, il clima di tensione tra Sasuke e Naruto si spezza grazie a qualche risata, anche se i sospetti del nostro Uchiha rimangono fermi al loro posto; Gaara torna a farsi vedere, e ci fa capire che quella situazione del Bijou e dei Notturni scomparse è già accaduta in passato.
Ma cosa è successo davvero, quattro anni prima? Come mai la Akatsuki sembra non essere al corrente del fatto che il fenomeno si stia ripetendo? È davvero un Demone, quello che ha rapito Tokogama e che presto colpirà ancora, trovandosi nella Konoha High School? Troppe domande e nessuna risposta, per ora. Vi chiedo di pazientare, a tempo debito pubblicherò il resto della storia, e piano piano potrete gustarvi tutte le insidie e i segreti di Un ragazzo fuori dall'ordinario, perché credetemi, ce ne sono parecchi.
In fondo, il punto forte di una storia sono i colpi di scena, no? Come diceva il nostro caro vecchio Ero Sennin, aka Jiraiya per chi non conoscesse l'epiteto:
"Una storia è bella solo quando il finale capovolge gli eventi".
Prendetelo come esempio per spiegare in una frase questa fan fiction.
Poi, che posso dirvi... Ho ricominciato a scrivere Comatose, e anche di buona lena, tanto che se non ricordo male sono al capitolo quattro, con le bozze!
A questo punto, chiedo a voi: vorreste che aggiornassi anche quella storia? Ciò comporterebbe, com'è ovvio, un ritardo su questa, portandovi da un universo crudo e sanguinario a uno più comune, ma altrettanto doloroso.
Cosa ne pensate? Fatemi sapere la vostra opinione, per me è indifferente.
Sayonara!
- C_Andy
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