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Delfini e Alzheimer

IL GRANDE RITORNO, DOPO QUASI SEI MESI. CHI È SENZA PECCATO LANCI LA PRIMA PIETRA, NELLA ZONA AUTRICE MI LAPIDATE.
Enjoy🐦

Naruto giunse davanti alla porta di casa redivivo. Dire che aveva il fiatone era un eufemismo, sembrava prossimo a un attacco d'asma, senza contare che puzzava parecchio: aveva corso da un mezzo all'altro disperatamente, imprecando a gran voce per strada e guadagnandosi molte occhiatacce dai passanti.
Non aveva avvertito Sasuke che sarebbe andato da Hinata, e non avendo il cellulare non poteva nemmeno dirgli... qualsiasi cosa! Per qualche motivo, ciò lo riempiva di una paura che sospettava facesse bene ad avere.
Ci aveva messo secoli ad arrivare a casa, per quell'ora Tokyo si stava accendendo: le persone che tornavano a casa dal lavoro erano parecchie, e intasavano anche i marciapiedi. Naruto aveva usato molti dei passaggi secondari che conosceva, ma un'ora buona era sicuro di averci impiegato, per giungere davanti alla porta nera del costoso condominio, situato proprio in centro città.
Ansimando per lo sforzo, il ragazzo tentò di calmarsi, e suonò il campanello. Attese per qualche secondo, poi suonò nuovamente. Niente. Che non fosse in casa?
Naruto corrugò la fronte, avvicinandosi alla porta, e fiutò l'aria: nonostante quella spessa parete di legno che lo ostacolava, percepì chiaramente l'odore intenso di Sasuke, fra quelle mura intonacate di bianco. Non era possibile che si fosse addormentato, il campanello avrebbe dovuto comunque ridestarlo da un ipotetico sonno, e allora... Che lo stesse ignorando?
- Sasuke, ci sei? - Chiamò a gran voce il biondo, questa volta bussando con forza. Nessuna risposta. - Avanti, so che sei in casa! Aprimi! -
Soltanto il silenzio accompagnò le sue parole, Naruto sbuffò sonoramente, insistendo. - D'accordo, mi dispiace di non averti avvisato. Mi sono dimenticato, e non ho nemmeno un telefono! Sono stato a casa di... Di un mio compagno di classe. - Non seppe perché, ma omise ogni cosa del suo incontro con Hinata. Giusto, per l'impulso del momento l'aveva anche baciata... Bel casino, sì, ma ci avrebbe pensato un'altra volta. - Abbiamo studiato! Ti faccio vedere i compiti, se vuoi. Dai Sas'ke, apri la porta! -
Nulla, il vuoto totale. Sconsolato, Naruto si lasciò cadere con la schiena lungo il legno immobile. Tempo due secondi però, e sorprendentemente quella stessa porta si aprì, facendolo capitombolare dentro con una capriola da Olimpiadi e qualche imprecazione qua e là.
- Ahi! - Si lagnò, massaggiandosi il capo, su cui di sicuro sarebbe spuntato un bernoccolo. Alzò lo sguardo, e di colpo ogni suo qualunque pensiero si sgretolò: in piedi davanti a lui c'era Sasuke, con una faccia agghiacciante. Sembrava si stesse contenendo dal fargli male fisico, e la cosa non doveva essere molto distante dalla verità: Naruto deglutì, tornando ad avere paura, e rabbrividì da capo a piedi.
- Ehi... - Iniziò.
- Quattro ore. - Lo interruppe sul nascere il corvino. - Sono quattro ore, che aspetto. Una chiamata, un messaggio, qualsiasi cosa, e invece nulla. Si può sapere cos'hai nel cervello, dobe? Segatura? -
- Mi sono dimenticato! - Gridò terrorizzato il ragazzo, in risposta a quel tono così distante da quello pacato e monocorde che di solito Sasuke usava. - Insomma, andiamo! Non puoi incazzarti per questo... -
Lo sguardo dell'Uchiha però, ribadiva silenziosamente che sì, poteva farlo.
Si scrutarono per qualche minuto, Naruto pregando mentalmente e Sasuke con espressione indecifrabile: fu il secondo, a spezzare quel silenzio, prima di sparire in corridoio. - La prossima volta ti lascio fuori di casa, Uzumaki. -
E il suddetto aveva la sensazione che non stesse scherzando, complice il tono tetro con cui il Cacciatore aveva aperto bocca.

La cena fu una delle cose più stressanti che Naruto avesse mai provato in diciassette anni di vita. Nemmeno quando era stato messo alle strette da una ventina di vampiri incazzati, aveva provato una tale ansia mista a paura: il motivo? Ovviamente, Sasuke. Sentiva chiaramente il corvino perforarlo con lo sguardo, benché quando si voltasse non lo stesse guardando affatto. Non stava impazzendo, questo era sicuro. Era sempre stato fuori come un balcone.
Tornando alla cena... Il biondo mangiava con la solita fame da senzatetto (c'erano delle cose che non poteva essere cambiate dal senso di colpa, e l'appetito era tra queste), mentre il moro consumava il suo pasto con rara eleganza, come se lo stesse condividendo con il Presidente; nemmeno il cibo però, aveva tolto il tarlo che rodeva nella testa di Naruto.
Aveva chiesto scusa, e allora perché Sasuke continuava a ignorare la sua esistenza? Aveva la netta sensazione che non l'avesse ancora perdonato.
Si schiarì la voce, con l'intenzione di rimediare. - Ehm, Sas'ke... - Stranamente, l'uomo alzò subito lo sguardo, e il cervello di Naruto perse ogni capacità cognitiva, perdendo in un tragico incidente l'unico neurone funzionante. In altre parole, la voce gli morì in gola quando vide l'occhiata persistente dell'altro. - Ecco... Mi dispiace, s-so che l'ho già detto. Non pensavo che... Insomma, che... -
- Non pensavi che cosa? - Ringhiò Sasuke, in tono tutt'altro che incoraggiante a dispetto delle sue parole.
- Non pensavo che ti sarebbe importato se avessi fatto ritardo. - Sussurrò con voce flebile, sostenendo a malapena lo sguardo del Cacciatore.
Lui assottigliò quello stesso guardo difficile da combattere, e schioccò la lingua. - Infatti non dovrebbe importarmi, ma non è così. Ed è fastidioso, quindi smettila di fare cazzate; e se vuoi cazzeggiare in giro usa qualcosa che si chiama telefono di casa, non penso che il tuo compagno di classe viva sotto un ponte, quindi dovrebbe averlo. -
Naruto battè un pugno sulla mano, come illuminato. - Giusto! Non ci avevo pensato, avrei potuto chiederle di chiamare con quello! Sono proprio un'idiota. -
- Sì, lo sei. - La tensione si era smorzata un'altra volta, il biondo era sulla buona strada per rilassarsi nuovamente, quando Sasuke continuò: - Non era un ragazzo? -
- Eh? -
- Hai detto "chiederle". È una ragazza, quindi? -
"Merda! Ho davvero detto chiederle? Sono un coglione, altro che idiota!" Pensò. E come al solito, la sua lingua lunga era d'intralcio ai suoi piani di salvezza. Ma di che piani stiamo parlando, poi? Non erano quelle le giustificazioni che doveva a Sasuke. - Infatti lo è. - Borbottò, preso da un'improvvisa voglia di lavare i piatti per voltare le spalle al più grande. - Cos'hai capito? C'era anche sua madre! Sì, c'era anche lei. -
- Sei un pessimo bugiardo. - Lo canzonò Sasuke, con un tono tutt'altro che innocente. - Dimmi, in che genere di situazione eri quando ti sei reso conto di essere un idiota? -
Le guance di Naruto presero fuoco, non si voltò e poggiò il suo piatto nel lavabo con una certa veemenza. - Divertente, teme! Fatti gli affari tuoi! -
Sasuke, alle sue spalle, continuò a sparecchiare e a prenderlo in giro. Nonostante il leggero ghigno che era comparso sulle sue labbra però, anche un inspiegabile fastidio gli aveva attanagliato lo stomaco dall'inizio della conversazione. - Oh, poverino, ti ho messo in imbarazzo? - Sghignazzò, ignorando quella sensazione sconosciuta.
- E finiscila! - Strillò l'altro, con voce decisamente poco virile che fece ridere il Cacciatore fino a star male. - Mi hai sentito? Sasuke! -
- Sei proprio un ragazzino. - Fece l'altro, ancora con un sorriso sghembo in viso, e scosse la testa.
Naruto, a quelle parole, si paralizzò.
"Sei proprio un ragazzino..."
Una strana sensazione gli causò un formicolio all'altezza della nuca, il quale divenne un brivido che presto si propagò per tutto il suo corpo, e lo fece tremare. Dove aveva già sentito quelle parole?
- Oh merda. - Disse, bianco come un morto. Il piatto che stava sciacquando gli cadde di mano con un tonfo, fortunatamente non si ruppe ma finì nel lavandino. - Oh merda, oh merda, oh merda... OH MERDA. -
- La pianti di urlare? - Borbottò Sasuke, a quel punto infastidito. - Che c'è, hai dimenticato le mutande a casa di quel tuo amico? -
Naruto si voltò lentamente, terrorizzato. - Sas'ke, devi portarmi in un posto. -
- A quest'ora te lo puoi scordare, Usuratonkachi. - Rispose subito l'altro, lapidario. - Non ti porto da nessuna parte. Qualsiasi cosa tu abbia scordato di fare o prendere, rimedierai domani. -
Il biondo si mise le mani ancora bagnate tra i capelli, con fare disperato. - Tu non capisci! È una catastrofe, è terribile! Mi uccide, questa volta mi uccide! -
- Si può sapere di cosa stai parlando o devi fare l'uomo finito ancora per molto? -
Naruto simulò il verso di un animale ferito, e si lasciò cadere pesantemente su una sedia, battendosi una mano in fronte. Sospirò afflitto, dopodiché si spiegò. - C'è questa persona... Fin da quando ero piccolo, si è sempre preso cura di me. Un po' di tempo fa, sono andato via da casa sua perché non volevo più causargli problemi, visto che non sono esattamente un santo, e da allora non l'ho chiamato o contattato nemmeno una volta. Cosa terribile, visto che mi ha lasciato andare con la condizione di fargli sapere ogni giorno come stavo e tutto il resto. -
Sasuke aggrottò la fronte. - Se è così importante allora, perché non ti ha cercato lui? -
- Non ho un cellulare, di conseguenza non ho un numero che lui possa chiamare. Io conosco il suo però, e per questo so che mi ucciderà. - Si massaggiò il viso con entrambe le mani. - L'ho fatto aspettare molto più di te, teme, riesci a immaginare quanto sarà arrabbiato? -
Il corvino per un momento non rispose, perso nei suoi pensieri. - Qui non si tratta di essere arrabbiati, dobe. - Esordì infine. - Sarà incazzato, certo, ma soprattutto sarà preoccupato per te. Quanto tempo è passato? -
Naruto arrossì appena, guardando a terra. - Due mesi. - Mormorò.
Nella casa scese il silenzio, interrotto dallo scorrere dell'acqua del rubinetto. Sasuke sgranò gli occhi.
- Due mesi? - Disse, ancora incredulo, dopodiché imprecò a denti stretti e, chiudendo il rubinetto, corse a mettersi le scarpe. - Merda, idiota, vestiti in modo decente e muoviti. Altro che preoccupato, quel tizio avrà tirato le cuoia. -
Naruto sbiancò un'altra volta. - Eh?! Non scherzare, teme! - E scattò in piedi, seguendo a ruota l'Uchiha con il cuore che batteva come un matto.

- Fermati, è questa. - Disse Naruto, quando l'auto si fermò davanti a una piccola villetta dall'aria semplice, una delle tante a schiera che componevano quel quartiere vicino alla periferia.
Per raggiungerlo ci avevano messo mezz'ora, nonostante ciò e le insistenza di Sasuke, Naruto non aveva chiamato il famigerato uomo a cui era tanto legato, probabilmente per paura. Il che era stupido, ma ehi, non era certo un campione di intelligenza lui, perciò l'Uchiha non aveva insistito.
- Ti aspetto qui, Usuratonkachi. - Disse alla fine, le mani sul volante e il motore spento.
Il biondo lo guardò come se fosse impazzito. - Certo che no, tu vieni. Così almeno mi crederà, quando gli dirò che non ho dormito sotto i ponti come un barbone. -
- Sono affari tuoi. -
- Non vuoi farmi un favore? -
- Te ne ho già fatti abbastanza per i prossimi cinquantanni. -
- Puoi benissimo farmene un altro allora, tanto ai cinquant'anni non ci arrivo. -
- Si può sapere cosa vuoi da me? -
- Uno scudo umano. -
E così, uno raggiante e uno cupo da far paura, i due attraversarono il vialetto acciottolato di grigio della villetta, incontrando intorno a loro un giardinetto piccolo e curato, senza un'erbaccia fuori posto. Risultava difficile credere che Naruto avesse vissuto in un posto del genere.
Giunsero sul pianerottolo, e il dito del ragazzo esitò a qualche centimetro dal pulsante del campanello.
- Cosa aspetti? Io ti ho accompagnato fin qui, suona e basta. - Grugnì il corvino, scocciato per essere stato trascinato in una situazione in cui non c'entrava nulla. Mentre il dobe però premeva finalmente il bottone, una consapevolezza si fece strada nella sua mente: Naruto a conti fatti aveva un posto in cui tornare. Era lì, davanti a lui. E allora perché diavolo lo stava ancora ospitando?
Non lo aveva ancora ripagato di nulla, era stato lui stesso a dire che non voleva soldi in quanto il biondo non ne aveva, però... Perché all'improvviso si sentiva infastidito dall'opzione che Naruto potesse allontanarsi da lui? "Merda." Pensò, rendendosi conto che si stava affezionando a quella testa quadra.
- Arrivo! - Gridò qualcuno dentro casa, e mentre i passi si facevano sempre più vicini, Naruto sentì le gambe non reggerlo più a dovere.
Tremò.
E dopo qualche secondo, la porta si aprì, rivelando un uomo bruno con in mano una tazza di tè. Avrà avuto più o meno venticinque, costatò Sasuke: aveva i capelli lunghi legati in una coda alta, una cicatrice che all'altezza del naso gli attraversava orizzontalmente il viso, e una pelle cotta dal sole. I suoi occhi scuri, da bonari e tranquilli, si sgranarono.
- Naruto? - Mormorò, sconvolto, e poco ci mancò che fece cadere e infrangere in mille pezzi la tazza.
Il ragazzo fece un sorriso teso, faticando a reggere il contatto visivo con l'uomo. - Sono a casa, Iruka-sensei. -
Sasuke riconobbe il suo nome come quello usato dal dobe durante il loro primo incontro, dopodiché lo sguardo di tale Iruka si posò su di lui.
- Ma è un cacciatore... Lo sapevo che avresti esagerato! - Quasi gridò, furioso. - Qualsiasi cosa abbia fatto questo teppista, mi scuso al posto suo e giuro che non si ripeterà più. - E chinò il capo per scusarsi.
Sasuke, divertito e a disagio allo stesso tempo, mise le mani avanti. - In realtà non ha fatto nulla, o quasi. È una lunga storia, potremmo parlarne dentro, signor... -
L'uomo sobbalzò. - Mi scusi, non mi sono nemmeno presentato. Mi chiamo Iruka Umino, e mi occupavo di Naruto fino a poco tempo fa. -
- Sasuke Uchiha. - Si strinsero la mano.
- Prego, entri pure. Le offro qualcosa da bere. -
- Un caffè mi farebbe piacere, la ringrazio. -
Iruka si fece da parte per farlo entrare, ma quando Naruto, baldanzoso come se fosse stato perdonato, fece per imitarlo, gli sbattè letteralmente la porta in faccia, lasciandolo fuori.
- Ma... Iruka-sensei! Mi ha chiuso fuori! Ehi! -
Mentre attraversava il corridoio in legno d'acero, nel sentire le grida del dobe, Sasuke si rivolse all'uomo. - È sicuro di lasciarlo fuori? -
- Se lo merita. Tra dieci minuti gli apro. - Rispose Iruka, con una punta di severità nella voce, ed entrando in una piccola ma accogliente cucina si diresse verso la macchina del caffè. - Vuole lo zucchero, signor Uchiha? -
- No, grazie, lo prendo amaro. Mi dia pure del tu e mi chiami Sasuke, davvero, avremmo la stessa età. - Lo rassicurò, imbarazzato.
- Come vuoi. -
Dopo una manciata di minuti, i due si ritrovarono seduti al tavolo, a sorseggiare ognuno la propria bevanda.
- Spero che Naruto non abbia fatto qualche disastro come suo solito. Le... Ti ha dato fastidio in qualche modo? - Chiese a un tratto Iruka.
Sasuke meditò se dirgli del cellulare, e alla fine optò per una mezza verità per non fare impensierire l'uomo, per cui provò subito una certa simpatia. - Be', le circostanze in cui l'ho incontrato non sono state delle migliori... Ha cercato di rubare il mio telefono, così l'ho seguito. - Il bruno sbiancó, ma l'altro lo interruppe sul nascere. - Non si preoccupi, lei non deve scusarsi di nulla. Ad ogni modo, ho notato che era ferito, così l'ho portato a casa mia e l'ho curato... Peccato che me lo sia ritrovato davanti alla porta una settimana dopo, con delle chimere che volevano fargli la pelle. -
Iruka si massaggiò le tempie con fare esasperato. - Ti ha causato molti problemi, non so veramente come scusarmi. -
- Non è niente, davvero. Ho intuito che non avesse alcun posto dove andare, così lo ospito a casa mia da allora. Non ci sono stati grandi problemi a scuola o altro... -
L'uomo sgranò gli occhi e quasi si strozzò col tè, stupefatto. - Scusami, ho sentito bene? Naruto... A scuola? -
- Be', sì. Non potevo lasciarlo a casa mia tutto il giorno, si sarà accorto anche lei che è un po', come dire, maldestro. È un problema? -
- Assolutamente no! - Asserì Iruka precipitosamente. - Non ho idea di come tu abbia fatto a convincerlo, ma ti ringrazio anche di questo. Quel ragazzo ha davvero bisogno di andare a scuola. -
"Meglio non dirgli nemmeno che l'ho minacciato." - Naruto mi ha detto che lei si occupa di lui da quando era piccolo. -
Un sorriso malinconico si formò sulle labbra sottili dell'uomo. - È così. L'ho conosciuto quando mi ha rotto la finestra del salotto giocando a pallone; gli ho detto che volevo parlare con i suoi genitori e lui è scappato via, ma poco dopo me lo sono ritrovato in giardino. Ho scoperto che era orfano, così l'ho preso con me. - Bevve l'ultimo sorso della bevanda, e istintivamente lo sguardo di entrambi corse fuori dalla finestra, dove il diretto interessato stava facendo dei palleggi sul ginocchio con una palla logora, imbronciato come un bambino. - Credo sia dovuto al fatto che anche io avessi perso i genitori quando ero piccolo. Esattamente come Naruto, combinavo guai perché qualcuno si accorgesse di me. -
Sasuke si ritrovò a pensare al comportamento rumoroso ed esuberante del ragazzo, e capì che era l'ombra di quello che aveva da bambino. Forse aveva sottovalutato quel sorriso ingenuo.
- Ha fatto un bel gesto. - Disse in fine, sincero. - Lei è un Diurno, eppure è a conoscenza del mondo Nascosto. È una cosa rara. -
Iruka ridacchiò. - Vedi, nella mia famiglia siamo sempre stati in grado di vedere la vera natura dei Notturni. Comunque è davvero surreale, un Uchiha che prende un caffè a casa mia. -
Di riflesso, Sasuke sorrise.
In quel momento, qualcuno tornò a battere alla porta e a lamentarsi di essere stato lasciato fuori.
Iruka sospirò, alzandosi. - Torno subito. -
Il corvino lo seguì con la coda dell'occhio, vedendolo andare alla porta e aprirla con una certa forza.
- Ah! Finalmente! - Esclamò Naruto.
- Cammina, razza di disadattato. - Ringhiò l'altro, prendendolo per un orecchio e trascinandolo in casa fra i lamenti del biondo, che con le lacrime agli occhi tentava di liberarsi alla presa dell'uomo senza successo.
Iruka lo condusse in cucina a grandi passi, dove Sasuke aveva appena finito il caffè. - Avanti, scusati con Sasuke per tutti i guai che gli hai causato. - Naruto non disse niente. - Sto aspettando! -
- Scusa. - Borbottò in modo appena udibile, sbuffando.
Iruka gli tirò ancora l'orecchio, facendolo imprecare a denti stretti. - Non ti sento! -
- Scusa, Sasuke. - Disse, a voce più alta.
- Figurati. - Rispose l'altro, cercando di non ridere a quella scena più che spassosa.
- Ecco, l'ho detto! Mi lasci adesso, che mi sta facendo male! - Si lagnò il ragazzo, e quando Iruka lo fece si tenne l'orecchio rosso.
- Tu guarda... - Borbottò l'uomo, mettendo le tazze nel lavandino. - Hai combinato un sacco di guai. Non ti si può lasciare solo un momento! -
Naruto abbassò lo sguardo, corrucciato. - Non volevo darle problemi. - Bofonchiò.
- Così ne dai ancora di più! - Replicò stizzito. - E non provare mai più a rubare, mi hai sentito? Non è quello che ti ho insegnato a fare! -
La ramanzina continuò per un po', con Naruto che borbottava scuse e Iruka che lo sgridava, tutto con Sasuke presente.
"Potrei stare a guardarli per ore." Si rese conto a un certo punto. Era un rapporto particolare, quello tra loro due: Iruka era la via di mezzo tra un padre e un fratello maggiore per Naruto, che d'altro canto era quasi un bambino. Il corvino si chiese se sarebbe mai finito come il biondo da piccolo, se non avesse avuto Itachi al suo fianco; la risposta fu un netto sì.
- Non sono stupido. - Disse Naruto a un tratto, e il suo tono tremolante interruppe l'ennesima predica di Iruka, e attirò l'attenzione di Sasuke. - Lo so che le causo problemi, Iruka-sensei, però... Non mi mandi via. Per favore, non voglio tornare lì. - Gli occhi azzurri divennero più opachi, abbassò lo sguardo per l'ennesima volta, il labbro inferiore iniziò a tremare. - Se si è stufato di me, almeno mi faccia rimanere con Sasuke, è la seconda persona che non mi tratta come se dovessi morire. -
Il corvino non proferì parola, sorpreso da quelle parole ma soprattutto dal tono del biondo, che preannunciava il pianto.
Iruka tacque per qualche secondo, poi i suoi tratti e il suo sguardo si addolcirono. - Non voglio mandarti via, e non mi sono stufato di te, baka. Come ti viene in mente? - Si chinò per scompigliargli i capelli dorati. - E poi non è vero che siamo gli unici. Sasuke mi ha detto che hai un sacco di amici, sai? -
Le gemme celesti si illuminarono a quelle parole, e con una strizzata di palpebre Naruto scacciò quel principio di lacrime da esse, poi annuì sorridendo.
- Sì! -
E per la seconda volta nell'arco di pochi minuti, Sasuke sorrise.

Dopo scuse, ringraziamenti e rassicurazioni, Iruka aveva concluso che fosse meglio che Naruto rimanesse sotto il tetto dell'Uchiha (ovviamente dopo aver chiesto almeno un centinaio di volte se il padrone di casa fosse d'accordo), in modo che lo tenesse d'occhio: il biondo aveva salito le scale a due a due, correndo di sopra e tornando cinque minuti dopo con una valigia blu sottobraccio, e un sorrisone.
Di nuovo sulla soglia, l'Umino lo aveva letteralmente stritolato, venendo debolmente ricambiato.
- Conosci l'uso del telefono? Sai, l'hanno inventato qualche anno fa. - Gli aveva detto, severo. - Chiamami. -
Sasuke aveva simulato un colpo di tosse, a quelle parole, e Naruto era arrossito notevolmente. - Okay, okay... Prometto che lo farò, Iruka-sensei! -
E lo salutò con la mano, percorrendo il vialetto.
- E stai attento! - Esclamò.
Per un momento, i loro sguardi si incrociarono nel buio di quella fresca serata primaverile. E quel "stai attento" divenne un avvertimento molto più ampio. Naruto annuì impercettibilmente, il sorriso che vacillava, dopodiché si voltò e seguì Sasuke in macchina, non prima di aver lasciato la valigia nel bagagliaio della vettura. Allacciata la cintura e acceso il motore, partirono, nel silenzio più totale.
Fu solo dopo qualche minuto, precisamente quando si fermarono a un semaforo, che Sasuke si lasciò andare a una risata di cuore, quasi spaventando l'altro; rise così tanto da sollevare il capo, e sentire la pancia dolere.
- Cosa... Cosa c'è da ridere? - Chiese Naruto, inclinando il capo da un lato.
- Iruka-sensei, mi ha chiuso fuori! - Lo imitò, riprendendo una parvenza di serietà. - Avrei dovuto registrarti. -
Il ragazzo arrossì. - Teme! Mi ha quasi rotto il naso, la porta era a cinque centimetri da me! E smettila di ridere! -
Il corvino scosse appena la testa, ridacchiando. - È un brav'uomo. E un santo solo perché ti sopporta. - Disse infine. - Avresti dovuto andarci anche prima di oggi. -
- Lo so. - Rispose, amareggiato. - Me ne sono totalmente dimenticato. Lui mi diceva spesso "sei proprio un ragazzino" quand'ero piccolo, sapeva che mi faceva arrabbiare, perciò me lo sono ricordato grazie a te, in qualche modo. -
- Non c'è di ché. -
- Non era un ringraziamento! - Abbaiò, poi gonfiò le guance proprio come un bambino.
Sasuke avrebbe dovuto tenere le mani sul volante, ma quella destra si ribellò al suo padrone e raggiunse la zazzera bionda di Naruto, scompigliandola in un modo simile a quello usato da Iruka. Persino il sorriso del ragazzo era simile.
L'unica differenza fu che, in quel frangente, il cuore di Naruto rischiò seriamente di schizzargli fuori dal petto, al contatto della mano del corvino con il suo capo.
"Mi ha fottuto il cervello." Concluse, con una nota preoccupata che stonava con il sorriso spontaneo che gli premeva sulle labbra.
Era in momenti come quelli, dove su sentiva libero e spensierato, che sapeva quanto poco sarebbe durato quell'angolo felice che si era ritagliato.







Zona Autrice:

ALLORA.
Innanzitutto, scusate. Scusate per l'attesa, scusate per il mio prendere tempo nei commenti, scusate per aver lasciato quasi a marcire questa storia che in realtà non se lo merita, perché può diventare davvero cazzuta.
In secondo luogo, ringrazio ogni singolo utente che mi ha fracassato le ovaie sull'aggiornare, oppure che mi ha seguita anche su Anima Guerriera, la mia altra storia.

Grazie a tutti, non so come abbiate fatto a sopportarmi fin'ora.

Dunque, si riparte? Sì e no. Anima Guerriera incombe su di me, insieme a ben DUE one shot che devo ancora finire e pubblicare.

Ve lo giuro, vorrei poter dire "lascio la scelta a voi", ma non posso. Non posso, perché sono schiava del mio cervello: è lui che ha l'ispirazione, è lui che decide cosa ho voglia di scrivere ed è lui che mi dà la possibilità di fare qualcosa di decente.

La verità? Ho voglia di scrivere tutto. One shot? Anima Guerriera? Un Ragazzo Fuori dall'ordinario? Tutto. Anche le storie nelle bozze, anche nuove idee, ma come avrete potuto capire è impossibile.

Questo tutto può diventare niente in un attimo, in base a un sacco di cose, colpa dell'adolescenza suppongo.

Quindi... Io mi impegnerò. Almeno questo, posso promettervelo.

Mi impegnerò perché abbiate qualcosa da leggere, visto che non siete più cinque o sei come qualche mese fa, ma molti di più.

Non vi ringrazierò mai abbastanza per aver cliccato "leggi"💕

Sayonara,

- C_Andy









P.S. SE SIETE INTERESSATI A ENTRARE NEL NOSTRO GRUPPO TELEGRAM A TEMA SASUNARU, SENTITEVI LIBERI DI CONTATTARE ME O Vanessa_Butterfly_ ANCHE SOLO PER QUALCHE DELUCIDAZIONE IN MERITO.
ATTUALMENTE SIAMO QUASI TRENTA, CI SONO SCRITTRICI E LETTRICI DI OGNI ETÀ (c'è persino un Fanboy attenzione), VI ASPETTIAMO!

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