[Sasunaru] Dietro un grande uomo...
A G E: 2004
M O N T H: July
L O C A T I O N: Odaiba's beach, Tokyo
W E A T H E R: Warm and sunny
«Sasuke, da questa parte!» Esclamò Mikoto, agitando il braccio per richiamare il figlio, che sbuffando corse sotto l'ombrellone blu e bianco. «Devi metterti la crema, tesoro, o ti scotterai.» Disse amorevolmente la donna, e procedette nel ricoprire il piccolo di lozione solare finché nemmeno un centimetro della pelle pallida fu potenzialmente esposto ai raggi di quel cocente sole estivo.
Itachi, nel vedere il fratellino così "incremato", scoppiò a ridere. «Come l'hai conciato, kaachan?»
La donna gli pizzicò una guancia scherzosamente, e lo intimò a spogliarsi. «Nemmeno tu ti salvi! Forza, su!»
«Stai troppo appiccicata ai ragazzi, lasciali respirare.» Borbottò Fugaku, sfogliando il giornale già sdraiata sul lettino con gli occhiali da sole sul naso.
«Brontola pure, orso delle caverne, dopo tocca a te.»
Così, in pochi minuti, l'intera famiglia Uchiha fu ricoperta di crema, con gioia di Mikoto, e poté finalmente iniziare a godersi quella splendida giornata nel modo migliore: Itachi si appropriò dell'altra sdraio, e cominciò a leggere bevendo la sua bibita gassata, Mikoto stese l'asciugamano al sole con l'intenzione di abbronzarsi e Sasuke si diresse sul bagnasciuga, secchiello alla mano.
Gli era sempre piaciuto raccogliere le conchiglie, e ora che si trovava in una nuova spiaggia poteva allargare la sua collezione: ogni tanto qualche bambino si avvicinava per fare amicizia (perlopiù erano femmine intenzionate a sposarsi con lui tramite anelli di carta), ma Sasuke li liquidava tutti con poche parole, non era interessato a perdere il suo tempo con loro.
Era sempre stato un tipo solitario, non era pratico nel relazionarsi con i suoi coetanei, e a dir la verità non gli importava più di tanto farlo: qualche amico lo aveva, ma erano pochi e accuratamente selezionati tra i meno fastidiosi.
Ormai perso nei suoi pensieri, il corvino tornò sulla terra quando vide, pochi passi più avanti, qualcosa luccicare vicino alla riva: strizzò gli occhi e poi lo sgranò, quella era una conchiglia che brillava come se fosse fatta d'argento! Doveva averla, assolutamente. Iniziò così a correre a perdifiato, le conchiglie che aveva raccolto che tintinnavano nel secchiello come intimandogli di muoversi. Allungò la mano verso il piccolo tesoro luccicante, e fu proprio in quel momento che se lo vide strappare via dalle mani.
Precisamente, un bambino con un ridicolo bermuda arancione raccolse la sua conchiglia e la mise in un piccolo carretto, insieme ad altri reperti portati dal mare.
«Ehi, quella è mia!» Esclamò Sasuke, arrabbiato. Alzò lo sguardo, ma perse la voce incrociando lo sguardo con due occhi celesti che non sembravano neanche veri: il bambino che lo aveva derubato aveva la pelle color caramello, degli scompigliati capelli biondi e un viso paffuto, caratterizzato da dei baffi felini.
«L'ho presa prima io!» Ribattè il bambino, con voce squillante.
Sasuke storse il naso. «Però io l'ho vista per primo! Dammela, stupido!»
Quello alzò un sopracciglio dorato, inclinando la testa. «Stupido? Dici a me?»
Il corvino alzò gli occhi al cielo. «E a chi sennò? Ho capito, tienitela. Tanto ne troverò una più bella... Ma non regalarla a una ragazza!»
«Uh, perché?» Chiese a quel punto l'altro, sempre più confuso.
«Perché le femmine sono fastidiose, e mi stanno sempre intorno. Non voglio starci vicino.»
Il biondino rimase zitto per un momento, poi sbuffò. «Anche a me.» Detto ciò, prese la conchiglia dal carretto e la porse a Sasuke. «Tienila tu, allora. Io volevo regalarla a mia mamma, ma lei è una ragazza.»
«Le mamme non contano, dobe!» Disse subito. Non pensava affatto quelle cose su sua madre.
Il bambino a quel punto sorrise, e Sasuke rimase stregato da quei denti perfettamente bianchi e dritti, che luccicavano quanto la conchiglia. Le sue guance si arrossarono, e non era certamente il sole. «Meno male, allora! Teme, mi hai fatto prendere uno spavento!»
«Non chiamarmi teme, sono Sasuke.»
«Io mi chiamo Naruto. Posso vedere le tue conchiglie?»
E per la prima volta, Sasuke non era sicuro che il suo nuovo amico fosse fastidioso come gli altri.
A G E: 2006
M O N T H: July
L O C A T I O N: Odaiba's beach
W E A T H E R: Pretty hot and not very warm
«Sasuke!» Gridò Naruto, correndo verso di lui e ridendo spensierato.
Il bambino si voltò appena in tempo, perché l'uragano biondo gli saltò addosso e lo abbracciò affettuosamente.
«Dobe... Levati. Fammi almeno togliere i vestiti.» Si lagnò Sasuke, scrollandoselo di dosso.
Mikoto gli tirò delicatamente un orecchio per rimproverarlo. «Non parlare così al tuo amico!»
«Non si preoccupi, Mikoto-san, lo so che Sasuke è un orso!» Disse Naruto, con un sorriso da orecchio ad orecchio.
Itachi ridacchiò. «Chissà da chi ha preso.»
«Mi sento chiamato in causa in qualche modo.» Commentò Fugaku, alzando gli occhi al cielo, e i restanti quattro risero di gusto a quel tono apparentemente burbero.
Poco dopo, i due bambini si stavano occupando di costruire un castello di sabbia poco lontano dall'ombrellone della famiglia Uchiha: erano ormai due estati che si ritrovavano al solito posto, le loro date di partenza e dipartita erano pressoché le stesse, con la differenza di due o tre giorni, così non era stato difficile ritrovarsi.
Purtroppo, se Sasuke era di Tokyo, Naruto abitava ben più distante, a Kyoto, così la loro unica opportunità di vedersi era durante quel mese e mezzo.
«Passami la paletta, Usuratonkachi, che questo viene bene.» Bisbigliò Sasuke, concentrato come se stesse per disinnescare una bomba. Da perfezionista qual era, esigeva una precisione al millimetro in ogni cosa, al contrario di Naruto, che faceva le cose un po' alla buona con il solo scopo di divertirsi o imitare l'amico.
Sbuffano, obbedì, borbottando qualcosa sulla delicatezza e il chiedere per favore, ma quando l'Uchiha fece per togliere il secchiello ed ammirare il risultato, qualcuno tirò un calcio al contenitore di plastica, rovesciandolo insieme al suo contenuto.
«Ops.» Fece un ragazzino sogghignando, e tre dietro di lui ridacchiarono. «Non l'ho fatto apposta, scusa.»
Sasuke si incupì e fece per ignorarli e ricominciare da capo, quando Naruto si fece avanti: era rosso di rabbia, poco ci mancò che gli uscisse il fumo dalle orecchie. «Non è vero! Ti ho visto, l'hai colpito di proposito.»
Il sorriso cattivo sul volto del bulletto scomparve. «Stai dicendo che sto mentendo, moccioso?» Ringhiò, e con lui i suoi scagnozzi rimarcarono.
«Sì, lo stai dicendo?»
«Come ti permetti, Yato non sbaglia mai!»
«Quel secchiello era nel suo raggio d'azione, siete voi a dover chiedere scusa, poppanti!»
Quei tipi volevano solo litigare, Sasuke l'aveva capito, ma Naruto no, infatti si alzò in piedi e li guardò male. «Non penserete che sia stupido, vero? Chiedete scusa al mio amico, o vi prendo a botte!»
Sasuke gli picchiettò la gamba con la paletta, scuotendo la testa. «Smettila, Usuratonkachi, stai facendo quello che vogliono loro.»
Yato rise, e scrocchiò le nocche. «Oh? Qui qualcuno vuole prenderle. Non credere che ci andrò leggero solo porti il pannolino, sfigato!»
Lì, Naruto scoppiò. Correndo verso il bullo, gli tirò un pugno dritto sul naso, che lo colse impreparato e lo fece indietreggiare di qualche passo; quello, furibondo, si gettò sul biondo e rotolarono entrambi sulla sabbia.
Sasuke voleva aiutare Naruto, ma si ritrovò accerchiato dai tre scagnozzi di Yato; faceva karate, ma gli avevano sempre insegnato di non provare nemmeno una mossa fuori dalla struttura, così si arrangiò.
Fece lo sgambetto al primo, gli spinse addosso il secondo e, prendendo il terzo per le spalle, lo buttò letteralmente in acqua; subito dopo corse da Naruto, che com'era ovvio stava avendo la peggio contro un avversario di almeno tre anni più grande. Il biondo riuscì a ribaltare la situazione tirandogli una violenta testata, e Sasuke lo tirò su allontanandolo dall'amico.
«Stronzetti... Adesso vi faccio vedere io... Non camminerete più, promesso.» Grugnì, tenendosi il naso sanguinante.
Naruto, con uno zigomo nero e il labbro spaccato, sogghignò a fatica. «Tanto mi rialzerò tutte le volte che mi butterai a terra.»
Istintivamente, Sasuke si mise al fianco del biondino, pronto a dargli man forte. «Tu guarda che disastro... Non si può nemmeno fare un castello di sabbia in pace con te, Usuratonkachi.»
Si contrapposero a Yato e i suoi amici, lanciandosi sguardi di fuoco; ma proprio in quel momento, una voce familiare interruppe il conflitto imminente.
«Che succede qui?» Itachi, con un libro sottotraccio e gli occhiali da vista ancora sul naso, si mise in mezzo con sguardo severo. Superava in altezza e quasi sicuramente in età i bulletti, che per un attimo ne rimasero intimoriti.
«Nii-san!» Esclamò Sasuke, si era completamente dimenticato di quanto vicino fossero alla sua famiglia. «Hanno iniziato loro-»
«Non importa chi è stato a cominciare, smettetela immediatamente.» Asserì perentorio. Come al solito, era fin troppo maturo per l'età che aveva, come facesse a relazionarsi con i coetanei senza sfociare nell'arroganza lo sapeva solo lui.
Yato si pulì il sangue dal naso gocciolante, e guardò Naruto in modo astioso. «Mi ha picchiato solo perché gli ho rovinato il castello.»
«Fammi il piacere, lo hai fatto di proposito!» Sbottò il biondo, per poi fare una smorfia al livido dolente in contrasto con i muscoli del viso che usava per parlare.
«Naruto!» In quel momento, un uomo dai folti capelli biondi e affilati occhi blu corse verso il bagnasciuga, un asciugamano bianco intorno al collo.
«Oto-chan?» Fece il bambino, sconvolto, e gli lanciò un'occhiata che fece alzare un sopracciglio a Sasuke. Sembrava supplichevole, colse quella severa usata in risposta dall'uomo.
«Che stai combinando? Ti ho sempre detto di non azzuffarti con gli altri bambini! Chiedi scusa immediatamente.»
«Anche tu, Sasuke.» Disse Fugaku che, insieme alla moglie era accorso.
«Ma-» Fecero i due bambini, pronti a replicare. Si zittirono grazie agli sguardi dei rispettivi padri.
Così, la questione si risolse pacificamente, anche se in modo piuttosto parziale: ostentando arroganza e soddisfazione, Yato e i suoi amici avevano accolto le scuse "purché non si ripeta più", e se n'erano andati alla loro fila di ombrelloni, ben lontana da quella della famiglia Uchiha fortunatamente.
Mentre Mikoto si occupava di Naruto, piazzandogli un gigantesco cerotto sulla guancia utilizzando il kit medico che si portava sempre in borsa per sicurezza, il padre del biondo non la finiva di scusarsi e chinare il capo.
«Sono infinitamente dispiaciuto per il comportamento di Naruto, gli avrò ripetuto almeno un milione di volte di di non arrivare alle mani, per di più questa volta ha trascinato anche vostro figlio...»
«Non si preoccupi, hanno sbagliato entrambe le parti.» Lo interruppe Fugaku, sorprendendo tutti. «Naruto è un bambino molto educato, sono sicuro che se è arrivato a colpire quel ragazzino, avrà esagerato con il provocarlo. E Sasuke ha le stesse colpe.»
Il corvino abbassò lo sguardo.
«Grazie anche a te per aver intervenuto, poteva mettersi molto male.» Disse il biondo, rivolgendosi a Itachi, che sorrise scuotendo la testa.
«Non è stato niente, davvero.»
L'uomo a quel punto si grattò la nuca (un gesto identico a quello di Naruto), e aggrottò la fronte. «Scusate la mia maleducazione, non mi sono nemmeno presentato. Mi chiamo Minato Namikaze, sono il padre di Naruto. Grazie per averlo sopportato e scusate se non mi sono fatto vedere prima, ci ho messo un po' a capire dove andasse tutte le volte.» E pizzicò la guancia al figlio, che emise un lamento e si imbronciò.
«Sono Fugaku Uchiha, lei è mia moglie Mikoto. Loro sono i miei figli invece, Itachi e Sasuke.»
Minato si rivolse a quest'ultimo, sorridendo. «Oh? Così tu sei il famoso Sasuke! Naruto ha continuato a parlare di te anche dopo settimane che siamo tornati a Kyoto.»
«Papà!» Fece il biondino, in tono ridicolmente acuto. Era rosso come un peperone. Sasuke sogghignò, da un lato era quasi contento di essere oggetto delle argomentazioni del dobe. «E non fare quella faccia, teme!»
«Non chiamarmi teme, dobe!»
«Ahi, non tirarmi la guancia che mi fa male il livido!»
«Così impari a fare a botte.»
«Eh?!»
A G E: 2008
M O N T H: August
L O C A T I O N: Odaiba's cafè
W E A T H E R: rainy
«Che palle la pioggia...» Borbottò Naruto per l'ennesima volta, e osservò con il mento tra le mani le gocce d'acqua bagnare il tendone del bar che li teneva all'asciutto.
Sasuke mordicchiò il suo ghiacciolo alla menta. «Se lo ripeti ancora ti butto giù dalla Tokyo Tower.»
«Sarebbe carino, non l'ho mai vista.» Ribattè il biondino, sbadigliando sonoramente e iniziando a mischiare le carte. «Un'altra partita?»
«Fai schifo alle carte, dobe, ma la tua testardaggine è ammirevole.» Commentò l'altro in risposta, e si mise composto per poter giocare dritto.
Naruto sorrise fiducioso. «A Uno devi avere fortuna! E sento che questa è la volta buona, vedrai che...»
«Ho perso, non ci credo!» Gridò una decina decina di minuti dopo, mettendosi le mani tra i capelli con fare disperato.
Sasuke ridacchiò in modo malefico rimescolando le carte. «Dici sempre che è la volta buona e poi perdi in modo ancora più clamoroso, dobe.»
«Teme!» Ribattè l'altro, abbandonandosi alla sedia di plastica verde bottiglia, più precisamente al telone arancione che la copriva; iniziò a giocherellare con alcuni ciuffi dorati come faceva di solito quando si annoiava.
«Non dovresti tagliarli?» Chiese l'Uchiha, con il paletto rosicchiato del ghiacciolo ancora tra i denti. «Sembri una femmina.»
Naruto non rispose subito, si imbronciò e per un attimo Sasuke pensò di averlo offeso. «Non mi va.»
«Scommetto che l'anno prossimo quando torno ti trovo rasato a zero, conoscendo Minato-san.» Scherzò, e Naruto ridacchiò appena, per poi farsi incredibilmente serio.
«Sas'ke... C'è una cosa che devo dirti.»
«Mmh?» Il corvino, insospettito da quel tono così diverso dal solito, fu subito sull'attenti, anche se rispose in un mugolio sembrando disinteressato.
«Ecco... L'anno prossimo non tornerò in vacanza qui, e nemmeno quello dopo ancora.» Mormorò flebile Naruto, con lo sguardo basso.
Sasuke rimase allibito di fronte all'angoscia che prese possesso di lui a quelle parole; gli si formò un groppo in gola, per minuti interi non riuscì a fiatare. La possibilità che Naruto non fosse più venuto da lui in estate non lo aveva mai minimamente sfiorato: per lui era diventato ovvio come il sole che sorge e che tramonta e, si rese conto, aveva sbagliato a pensarla così. Tutto finisce, e lui se ne rese conto solo in quel momento.
"La distanza non spezza, la distanza non spezza, la distanza non spezza..." Si ripeté mentalmente quella frase come un mantra. Nonostante si vedessero solo una volta all'anno, Naruto era quanto di più vicino a un migliore amico avesse mai avuto, e nulla lo avrebbe cambiato questo.
«Chissene importa.» Disse infine.
«Come?» Fece Naruto, spaesato.
«Ho detto chissene importa, dobe.» Rimarcò Sasuke. Quasi sorrise davanti al visto deformato dalla rabbia dell'uragano biondo, era impulsivo anche nelle emozioni. «Potresti stare via anche dieci anni, non puoi tenerti per sempre alla larga da questa spiaggia. Devi ancora ridarmi quella conchiglia, no?»
Naruto sgranò gli occhi, che ben presto divennero lucidi, a quelle parole; avrebbe tanto voluto abbracciare Sasuke, ma sapeva di non poterlo più fare. Avrebbe potuto sentire qualcosa. Invece, tirò su col naso e annuì vigorosamente, sorridendo come suo solito. «Non me lo sono certo scordato, teme!»
E in quel momento, smise di piovere.
Il biondino se ne accorse subito, e le sue gemme celesti si illuminarono come stelle. «Sas'ke, non piove più! Forse accendono i fuochi, andiamo a vedere!»
Come ogni anno, stavano per svolgersi i "Fuochi di Odaiba" famosi ormai in tutto il Giappone e anche parte dell'Asia per il loro splendore. Il maltempo aveva minacciato di rimandare l'evento, ma forse c'era ancora speranza, e Naruto non vedeva l'ora.
I due amici corsero fuori senza pensarci due volte, ma Sasuke rimase interdetto quando vide il biondino dirigersi alle spalle del bar.
«Dobe, dove vai? Così non si vedrà niente!»
In tutta risposta Naruto ridacchiò, e congiunse le mani a formare una coppa per poi indicare in alto con la testa. «Teme! Forza, sali. Possiamo vedere meglio se stiamo in alto.»
«Tu sei pazzo.»
«No, sono creativo.» Sembrava impaziente. «Avanti, ti muovi o no? Ce li perderemo, Sas'ke!»
E Sasuke alla fine accettò, facendosi sollevare e arrampicandosi per la grondaia; fu abbastanza complicato, avendo appena piovuto il tubo era scivoloso e pericolante, ma alla fine ci riuscì e, dopo aver teso la mano all'amico per fare in modo che lo raggiungesse, entrambi trovarono posto sull'umido pannello che fungeva da tetto per il piccolo bar.
Appena in tempo, perché dopo qualche minuto nel cielo comparvero i primi fuochi d'artificio.
E fu uno spettacolo indimenticabile.
Un'esplosione di luci e colori decorò il cielo notturno di Tokyo, scoppi e fumo preannunciarono la partenza di un piccolo o involucro che schizzava nel cielo e lo dipingeva di rosso, blu o giallo brillante, sotto gli occhi strabiliati dei presenti.
Tra loro Naruto e Sasuke, con i nasi all'aria e la bocca spalancata, vedevano riflesso nei loro occhi un ricordo che non sarebbe mai svanito: le loro dita si sfiorarono timidamente, ma prima che il biondo, rosso in viso, potesse ritrarre la sua, Sasuke prese l'iniziativa e le strinse tra di loro con forza, come se per loro non ci fosse stata l'alba. Come se le loro vite dovessero finire in quel luogo, in quel giorno, in quel momento preciso.
A G E: 2011
M O N T H: July
L O C A T I O N: Odaiba's beach
W E A T H E R: Fucking hot
Sasuke era tornato ogni estate alla spiaggia di Odaiba, in quei tre anni, e poteva affermare con certezza che odiava il mare.
Per tutto quel tempo, senza nemmeno saperlo, aveva atteso Luglio solo per vedere Naruto, ma dato che lui non c'era, era diventato tutto mortalmente noioso; si era ritrovato a parlare con Shikamaru, un suo coetaneo con l'ombrellone accanto al suo e la stessa passione per i videogiochi: si erano sfidati per un po' a colpi di Mario Kart, ma entrambi si annoiavano facilmente e non lo facevano spesso.
Quel giorno, Sasuke si trovava seduto sul bagnasciuga a guardare alcuni bambini rincorrersi in acqua ridendo: il sole picchiava davvero forte, ma lui non aveva molta voglia di spostarsi, così decise che lo avrebbe fatto solo in caso di scioglimento.
«Che palle...» Borbottò, asciugandosi il sudore dalla fronte con il dorso della mano, e sbuffò sonoramente.
«È la tua filosofia di vita, vero teme?» Una voce acuta e familiare, scossa dal divertimento, gli fece alzare lo sguardo e voltarlo verso destra: vide due gambe esili, un bermuda arancione e una maglietta gialla, poi un sorriso a trentadue denti e due occhi come gemme di zaffiro; i capelli biondi erano poco visibili per via di un berretto rosso che aveva calato sulla testa, tuttavia alcuni ciuffi ribelli testimoniavano che la zazzera dorata era ancora viva e vegeta.
Sasuke sorrise, alzandosi in piedi, ma Naruto non lo abbracciò come si aspettava: da retto, notò che la loro altezza da uguale era diventata differente, lo superava di qualche centimetro.
«Sei rimasto un tappo.» Commentò, divertito e felice di non essere più da solo. "Finalmente, Usuratonkachi."
«Eh?!» Esclamò Naruto, ponendosi al fianco di Sasuke e misurando entrambi con la mano tesa. «Ma dove? Siamo uguali, baka!»
Il corvino non rispose subito, per un momento infatti rimase intontito dal profumo di arancio emanato da Naruto: un momento, profumo? Da quando quel dobe aveva un odore particolare? Forse era solo il caldo.
«Certo, certo.» Sogghignò. «Sei in incognito? Guarda che i tuoi lo sanno benissimo che sei qui.»
Il ragazzino ridacchiò. «Fa un caldo tremendo, il cappello me lo tengo.»
"Disse con la maglia addosso..." Sasuke scosse la testa, era proprio un dobe come tre anni prima. «Andiamo in acqua?»
Il sorriso di Naruto vacillò. «Nah, che ne dici del bar? Per una volta ho i soldi.»
«Incredibile, la fine è vicina.»
«Fottiti, teme!
Così, poco dopo, si ritrovarono al caro e vecchio bar, intenti a gustarsi una granita a testa: menta per il corvino e puffo per il biondo, come ai vecchi tempi iniziarono a parlare di tutto quello che gli passava per la testa; la scuola (per entrambi, il cambiamento da elementari a medie fu un brutto colpo), l'attesa della vita al liceo, le poche vacanze, persino il presunto ritorno di Yato. Proprio lui, il bulletto di quella lontana estate, era stato visto girare per la spiaggia insieme a un suo amico, allora anche lui era tornato a Odaiba in quel periodo!
«Oi, teme! Ora che abbiamo un cellulare, scambiamoci i numeri, così posso romperti anche durante l'anno.» Propose Naruto a un tratto.
E così fecero, peccato che il dobe non avesse con sé il dispositivo elettronico, perciò finì per chiedere al barista un pennarello e scriverselo sul braccio: mentre era intento a segnarselo, Sasuke lo osservò di sbieco.
Le sue braccia erano davvero mingherline, e anche le sue mani. In effetti, Naruto in sé era cresciuto in modo strano in quei tre anni: non era particolarmente più alto, ma il suo viso si era fatto più affilato e le ciglia lunghe e schiarite da sole. Rendendosi conto che lo trovava carino, l'Uchiha sviò subito lo sguardo, sentendo le guance arrossarsi un poco.
«Ecco fatto... Mmh? Hai preso sole, Sas'ke?» Domandò il biondino. Anche la sua voce sembrava la stessa di quando erano bambini, acuta e squillante, seppur non fastidiosa.
«No. Lo hai scritto bene?» E si sporse per controllare. Naruto allungò il braccio per aggevolargli la vista, ma così facendo urtò per errore la sua granita ancora mezza piena, che gli si rovesciò sulla maglia e lo fece rabbrividire da capo a piedi per il freddo.
«Merda!» Disse a mezza voce, alzandosi con fare goffo mentre il ghiaccio colorato in parte gocciolava a terra.
Sasuke scoppiò a ridere. «Sei un disastro, Usuratonkachi. Per una volta che porti i soldi, li butti.»
Il biondino, sbuffando, fece per togliersi la maglietta. Non appena arrivò all'ombelico però, si fermò all'improvviso e di scatto la riportò giù, bianco come un lenzuolo. «Accompagnami al mio ombrellone, piuttosto, che è anche colpa tua!»
Sasuke aggrottò la fronte, e anche se annuì non replicò come avrebbe fatto in qualsiasi altra situazione. Nonostante il caldo e nonostante la granita rovesciata, Naruto si ostinava a non togliersi la maglietta: un fatto insolito per uno caloroso come lui, a meno che... Non gli nascondesse qualcosa.
Ma cosa, di preciso?
Giunsero quindi all'ombrellone dei Namikaze, circa una decina di file dopo quello degli Uchiha: quello della famiglia di Naruto era color sabbia, sotto di esso vi sostavano i suoi genitori.
In quel momento in particolare Minato stava leggendo un libro e una donna dai capelli rosso fuoco mangiava una macedonia da un contenitore di plastica trasparente: quando vide i ragazzini, agitò la forchetta per salutarli, la bocca piena.
«Mmh! Ciao, ragazzi. Naruto, che hai fatto alla maglietta di papà?»
«Mi è caduta la granita addosso...» Brontolò lui, frugando in un borsone e prendendo da esso un altro indumento, insieme a un Mp3.
«Come fai a tenerla con questo caldo, lo sai solo tu!» Commentò Minato, sventolando il libro per farsi aria. «Kushina, mi dai un po' di frutta?»
«Spiacente, l'ho finita.» Disse lei, mostrandogli la lingua con un sorrisetto furbo.
«Eh?!»
Intanto Sasuke e Naruto si diressero ai camerini in fondo alla fila, accanto alle docce e l'uscita dal lido. Prima di entrare in uno a caso, il biondo ammonì l'amico. «Non ti azzardare a dileguarti, teme! Ci ho messo un'eternità a trovarti, prima.»
«E chi si muove.» Sbuffò l'Uchiha, roteando gli occhi e, con le mani nelle tasche del bermuda, si appoggiò al muro più vicino qualche porta più in là, in attesa di quel Usuratonkachi.
Più passava il tempo però, più Sasuke si innervosiva: a cinque minuti passati, una vena pulsava pericolosamente sulla sua fronte.
"Ma cosa sta facendo quell'idiota?" Era impossibile metterci così tanto a cambiarsi una maglietta, pensò. Forse si era addormentato, una volta era capitato mentre mangiavano, quindi non era così difficile da immaginare.
Irritato ai massimi livelli, Sasuke decise di andare a battere cassa per richiamare l'attenzione del biondo; peccato che non si ricordasse minimamente quale fosse il camerino.
«Dobe? Dobe, sei vivo?» Chiese ad alta voce, sperando che l'amico gli rispondesse. Nessuna risposta.
"Non ci credo, si è addormentato sul serio." Battendosi una mano sulla fronte, Sasuke ricordò che Naruto aveva scelto il secondo camerino, e si diresse lì per bussare insistentemente.
«Se non esci entro io, Usuratonkachi. Cosa diavolo stai facendo lì dentro, cucinando?» Ancora una volta, non gli giunse risposta, e perse la pazienza. «Spero tu non sia nudo, o qualcosa del genere.» E, spingendo sul legno dipinto di celeste, aprì la porta.
Subito arrossì e imprecò a denti stretti, altro che secondo camerino, aveva preso un granchio. Una ragazza, di spalle, si stava cambiando con le cuffie nelle orecchie.
«Uhm... Scusi, ho sbagliato cabina.» Lei non diede segno di averlo sentito, in compenso però, quando Sasuke era in procinto di richiudere la porta, questa si voltò di profilo per prendere qualcosa da un borsone, e lui si pietrificò al suo posto: tre sottilissime cicatrici, parallele sulla guancia che la ragazza aveva mostrato. Per di più, era bionda, anche se i capelli erano legati in uno chignon, e i suoi occhi erano di un azzurro celestiale; l'unico problema era che la ragazza in questione indossasse un reggiseno sportivo nero. E sotto di esso, benché non particolarmente pronunciato, era visibile il suo seno.
Sconcertato e allibito, il corvino non riuscì a muoversi. Rimase lì, immobile sulla soglia, a respirare quel profumo di arancio che poco prima aveva trovato piacevole, ma che ora lo intontiva come una droga.
Naruto era una femmina. Per tutto quel tempo, gli aveva mentito.
Finalmente, la bionda lanciò uno sguardo alla sua destra con la coda dell'occhio, dopodiché li sgranò entrambi.
L'mp3 le cadde di mano, le cuffie si staccarono e lei arrossì, coprendosi immediatamente il petto con la maglia ancora sporca di granita azzurra.
«ESCI IMMEDIATAMENTE!» Strillò, imbarazzata.
Balbettando delle scuse, Sasuke tentò di andarsene. Davvero, ci provò, ma era troppo disorientato per pensare lucidamente, così al posto che fare un passo indietro ne fece uno in avanti, inciampando nel piccolo dosso che separava il camerino dall'esterno.
Perse l'equilibrio e cadde addosso a Naruto, la quale si ritrovò con le spalle al muro e il corpo premuto contro quello del moro.
«C-che diavolo...» Mai la sua voce era parsa così acuta a Sasuke, che imbambolato percepì ulteriori conferme a ciò che aveva visto.
«Sei una femmina...» Mormorò, ancora sgomento. «Ma come...»
«Esci, Sasuke. Fammi vestire almeno.» Rispose lei flebile, rossa fin sopra le orecchie e con le mani che stringevano convulsamente la maglietta, che ben poco serviva a separare i loro corpi.
Dopo qualche secondo il corvino alla fine annuì ed uscì, barcollando leggermente e con le guance in fiamme.
Questa volta Naruto lo seguì qualche secondo dopo, con gli zigomi nelle sue stesse condizioni; indossava ancora il cappello, se possibile ancora più calato sulla testa, e una maglietta ancora più larga che quasi le copriva il bermuda arancione.
Non parlarono, né si guardarono negli occhi. Fu un brutto colpo per Sasuke, ma non riusciva ad essere troppo arrabbiato: piuttosto, si stava maledendo per non essersene accorto. Si era comportato come un vero idiota, aveva ignorato quelle stranezze, come il viso delicato, la corporatura esile, la maglia, il fatto che non l'avesse abbracciato... Nel giro di un secondo, collegò ogni cosa.
«Sei una femmina.» Ripeté atono e si mise le mani in tasca.
Naruto non incrociò il suo sguardo, ancora imbarazzata. «Non cambia niente, sono sempre io.»
A quelle parole, Sasuke si irritò. «Cambia che mi hai mentito per quasi dieci anni, idiota.» Fece acido.
Lei si morse il labbro inferiore, un gesto nuovo che probabilmente aveva soppresso per sembrare di più un ragazzo. «Mi dispiace, io... Io ho dovuto farlo. Non volevo prendermi gioco di te, dico sul serio.» Finalmente lo guardò negli occhi, i suoi lucidi. «Mi, mi...» Tirò su col naso, e la sua voce si affievolì.
Improvvisamente Sasuke non sapeva cosa fare. Naruto non aveva mai pianto quando erano insieme, come lui d'altronde, e invece in quel momento era prossima alle lacrime per colpa sua. Si odiò per questo, e si odiò ancora di più per non riuscire ad arrabbiarsi nonostante ne avesse tutto il diritto.
«Perché mi hai mentito?» Chiese, simulando un tono meno brusco. Inaspettatamente, iniziarono a camminare verso la spiaggia.
Naruto sospirò. «In realtà, quella volta, sei stato tu a scambiarmi per un maschio. Non ti ricordi?»
Sasuke aggrottò la fronte.
«Dammela, stupido!»
«Stupido? Dici a me?»
I suoi ricordi non erano nitidi, ma l'indecisione che Naruto aveva mostrato quella volta probabilmente era proprio dovuta al fatto che lo avesse apostrofato al maschile. "Che moccioso idiota." Si insultò.
«E quindi hai deciso di non correggermi e fingerti un maschio solo per questo.»
Lei scosse la testa, pareva imbarazzata e il suo sguardo sfuggì parecchie volte da quello del corvino prima di rimanere su di esso. «Non volevo che mi allontanassi solo perché ero una femmina.»
Un altro ricordo si fece strada nella testa di Sasuke.
«Ho capito, tienitela. Tanto ne troverò una più bella... Ma non regalarla a una ragazza!»
«Uh, perché?»
«Perché le femmine sono fastidiose, e mi stanno sempre intorno. Non voglio starci vicino.»
Sgranò gli occhi. E Naruto si era nascosta solo per questo?
Adesso sì, che si arrabbiò. E anche molto.
«Che ti dice il cervello?!» Esplose infine, alzando la voce. «Avevo cinque anni! Per tutto questo tempo non mi hai detto che eri una femmina perché pensavi che non volessi averti intorno? Dobe!»
Lei sobbalzò, dopodiché gonfiò le guance furiosa. «Teme! Non mi sembra che sia cambiato molto, in questi anni! Che diavolo potevo dire? "Oh, a proposito, sono una femmina! Mi passi il secchiello?"»
«Sì!» Sbottò Sasuke, e Naruto sbarrò gli occhi. «Sì, avresti potuto! Sempre meglio che fingere di essere un maschio senza dirmi niente. Non eri proprio tu a dire che gli amici non hanno segreti?»
La ragazzina abbassò lo sguardo, stringendo le labbra fermandosi senza dire più niente. Sasuke le lanciò un ultimo sguardo, deluso, e con le mani in tasca continuò a camminare.
«Vado a farmi un giro.» Mormorò. Naruto non gli impedì di andarsene, e qualcosa nel cuore di entrambi si ruppe.
Sasuke non si era mai sentito così triste e arrabbiato. Arrabbiato perché la persona della quale aveva imparato a fidarsi piano piano, con il tempo e le avversità, si era presa gioco di lui; e triste, perché aveva pensato che tra loro non ci fossero segreti, e invece si era completamente sbagliato.
Sapeva che Naruto non l'avrebbe seguito, perciò si diresse verso il suo ombrellone a testa bassa, senza nemmeno ricambiare il pigro saluto di Shikamaru o gli urletti di Karin, una tipa fastidiosa e chiassosa che si era auto convinta di essere l'amore della sua vita.
«Sasuke, come mai quel muso lungo?» Gli domandò Mikoto, non appena lo vide arrivare. Era sola, quell'anno Fugaku non aveva avuto tempo di venire e Itachi se n'era andato da qualche parte con i suoi amici. «E dov'è Naruto? Non eravate insieme?»
«E rimasta al bar.» Rispose secco, calcando sull'ultima "a" con rabbia.
Sorprendentemente la madre non battè ciglio. «Te l'ha detto, vero?»
«Lo sapevi?»
Mikoto sorrise dolcemente, invitandolo a sedersi con lei sulla sdraio. Sasuke rimase in piedi. «So riconoscere una bambina quando ne vedo una. Naruto è molto vivace, è vero, e spesso non sembra proprio delicata, ma si vede che è una lei.»
Ed ecco che la sensazione di disagio per non essersene accorto tornò a bussare alla porta del giovane Uchiha. Non si sarebbe mai perdonato per essere stato così stupido, così come non avrebbe mai perdonato la dobe per aver detto cazzate su cazzate. «Mi ha mentito per tutto questo tempo solo perché quando ero un moccioso mi sono lamentato delle femmine.»
«Be', Naruto ha sempre voluto farsi piacere da te... Forse ora non lo capisci, ma ci arriverai.» Ribattè pacatamente la donna.
No, proprio non lo capiva. «Anche suo padre ha mentito tutto questo tempo. Cos'è, un vizio di famiglia?»
Mikoto scosse la testa. «Ricordi quando tu e Naruto vi siete azzuffati con quei bambini per il secchiello? Dopo che si è scusato, Minato-san ci ha raggiunti e ha spiegato brevemente la situazione a me e tuo padre. Parlane con Naruto, lei ti spiegherà tutto.»
Ma Sasuke, troppo ferito nell'orgoglio, non ne trovò il coraggio. D'altronde, neanche Naruto venne più a cercarlo, e in men che non si dica il corvino dovette tornarsene a casa, più silenzioso e ostile che mai.
A G E: 2012
M O N T H: July
L O C A T I O N: Uchiha's home, Tokyo
W E A T H E R: Cloudy
Sasuke sbuffò, quando il telefono di casa squillò per l'ennesima volta.
Non rispose nemmeno, sapeva chi era e cosa voleva: Itachi? Sua madre? Non cambiava molto, entrambi avrebbero cercato di convincerlo a raggiungerli in spiaggia, per non passare il suo compleanno da solo.
Be', lui non ne aveva la minima voglia. In qualche modo cercava di dirsi che Naruto non c'entrava nulla con quel suo continuo rifiutare, ma sapeva che era una bugia bella e buona: non appena sua madre aveva accennato alla ormai ovvia presenza della famiglia Namikaze alla spiaggia di Odaiba, il minore della nidiata Uchiha era diventato lapidario sull'argomento.
Naruto... Ogni volta che Sasuke pensava a lei, in quel periodo, succedeva qualcosa di strano: il suo corpo si infiammava, e in lampi di pochi istanti ricordava quando era entrato nel camerino e aveva scoperto che era una ragazza. Ricordava tutto perfettamente, dopotutto era passato solo un anno, tuttavia c'era qualcosa che era rimasto scolpito nella sua memoria: grandi lacrime acquose che scendevano dai diamanti celestini.
E non importava se gli aveva mentito, non importava se era stata scorretta e lo aveva ferito, Sasuke si sentiva in colpa fino in fondo per averla fatta piangere.
Tornando al discorso precedente, aveva attribuito quelle sensazioni sconosciute all'adolescenza, anche se non poteva dirsi totalmente soddisfatto di quella risposta: aveva avuto un ragazza, Sakura, ma non era durata nulla perché, si era reso conto, non gli importava nulla di lei. Era carina, sì, e non era così stupida, ma l'interesse di Sasuke si fermava lì, e non era quello che cercava.
Cercava qualcuno che lo facesse sentire vivo, come... "Naruto."
Eppure, lo sapeva, non poteva funzionare. Dopo la litigata di quel giorno, avevano completamente stroncato i rapporti, nonostante possedessero i numeri l'uno dell'altra non si erano chiamati nemmeno una volta, e ciò significava solo una cosa: entrambi avevano lasciato che la loro amicizia si sgretolasse per un segreto.
Se solo ci pensava, a Sasuke prudevano le mani.
In quel momento, si rese conto che qualcuno stava suonando il campanello: il corvino si incupì, possibile che suo fratello fosse andato fin lì per trascinarlo in spiaggia?
No, Itachi d'estate era troppo pigro per arrivare fino a quel punto, allora chi poteva essere? Sakura? No, l'aveva lasciata, giusto.
Shikamaru? No, era in spiaggia anche lui, glielo aveva detto.
Sbuffando per non riuscire a identificare lo scocciatore, Sasuke lo riconobbe quindi come uno sconosciuto, e si trascinò in camera sua per mettersi qualcosa addosso, visto che dato il caldo indossava solo dei bermuda: non si impegnò, prese una maglietta blu e scese di nuovo.
«Arrivo!» Urlò, per sovrastare il campanello che continuava a tintinnare come un pazzo.
Aprì la porta cupo, ma da fastidio sul suo volto si dipinse la sorpresa quando vide... Naruto?
Era proprio lei, costatò Sasuke sorpreso: aveva i capelli più lunghi e legati in due codini alti, e degli occhiali da sole sulla testa, ma era ancora riconoscibile. E per la prima volta da quando la conosceva, era vestita come una ragazza.
«Dobe? Come diavolo hai scoperto dove abito?» La accolse così, in pieno stile Sasuke Uchiha, ma Naruto era troppo abituata per infastidirsi.
Gli sorrise appena. «Itachi-niisan mi ha dato l'indirizzo. A dir la verità me l'ha detto prima che potessi chiederglielo.» Scosse la testa divertita, rimanendo poi incerta sulla soglia.
Dopo qualche secondo, Sasuke si scostò da un lato per farla entrare, senza perdersi un suo movimento; la guidò silenziosamente in salotto, dove la bionda si accomodò a gambe giunte con una grazia invidiabile.
E poi sprofondò un silenzio imbarazzante.
Entrambi si scrutarono senza dire una parola: Sasuke era attonito di fronte a quella versione di Naruto che non aveva mai visto, poteva nuovamente affermare con certezza che fosse tutta una sorpresa. Indossava una maglietta bianca che le lasciava scoperta una buona porzione di pancia, e dei pantaloncini di jeans corti, tipici delle sue coetanee; infine, ai piedi aveva delle converse rosse sgualcite. Aveva anche un sacchetto anonimo con sé.
Il corvino si rese conto che così era carina, ma represse subito quel pensiero tentando di darsi un contegno: quel fuoco a cui aveva accennato prima tornò ad ardere fuori controllo, provare a domarlo fu inutile.
«Perché sei venuta qui?» Altra domanda schietta e diretta.
Naruto non si scompose nemmeno a quel punto, prendendo il sacchetto e allungandoglielo. «È il tuo compleanno, no? Dopo tutto il tempo che ci conosciamo, non ti ho mai fatto un regalo, perciò... Auguri, teme.» Bofonchiò, imbarazzata.
Sasuke aggrottò la fronte. Naruto era venuta fin lì solo per dargli un regalo? Difficile da credere. A ogni modo, non poteva certo rifiutare, non era così insensibile, così borbottò un "non dovevi" di cortesia e prese il pacchetto, percependo una scatola quadrata al suo interno.
Scartò il pacchetto con una certa impazienza, doveva ammettere almeno a sé stesso che era curioso di sapere cosa la dobe le avesse regalato: di solito le ragazze optavano per dolci o bracciali con su incise frasi smielate, perciò Sasuke rimase abbastanza sorpreso quando si ritrovò davanti Pokémon Nero 2, il videogioco appena uscito.
«Ho giocato spesso a Mario Kart con Shikamaru, e mi ha detto che anche a te piacciono i videogiochi, perciò te l'ho preso.» Spiegò, preoccupata della sua reazione totalmente assente. «Se non ti piace posso riportarlo indietro. Avevo pensato che, siccome i miei genitori mi hanno comprato Bianco 2 avremmo potuto, insomma...»
«Usuratonkachi, parli troppo.» La interruppe lui, simulando alla perfezione un tono scocciato. Incredibile, nonostante il tempo che passava era ancora divertito dall'impulsività di Naruto nel manifestare le sue emozioni. «Grazie.» E le dedicò un sorriso di quelli veri e rari, bellissimi e che ormai il giovane Uchiha si concedeva di rado, perché li reputava speciali; non le disse che aveva già quel gioco, regalatogli proprio la sera prima dalla sua famiglia perché il pensiero in sé gli era piaciuto.
Naruto arrossì, sentendo il cuore batterle forte nel petto, e si grattò la nuca. «Prego... A proposito, volevo anche scusarmi come si deve. L'anno scorso non ti ho fermato, Sas'ke, perché pensavo che non avresti più voluto avere a che fare con me.»
«Mi hai fatto proprio incazzare quella volta.» La interruppe bofonchiando.
Naruto gli fece un sorriso di scuse. «Lo so, e mi dispiace. Ma avevo davvero paura che non avresti più voluto starmi vicino; e più il tempo passava, più avevo paura di come avresti reagito se l'avessi scoperto. Sapevo di avere minuti contati, non assomigliavo più a un ragazzo, perciò... Ecco, volevo dirti che anche se non mi avessi scoperta, quel giorno te l'avrei detto comunque.»
Sasuke la guardò per qualche secondo. «Questa è la cosa più seria che ti abbia mai sentito dire. Ti sei scritta un discorso?»
Naruto sbattè le palpebre per qualche secondo, inclinando la testa da un lato e grattandosi una guancia con il dito indice. «Certo che no! O meglio, ci ho provato, ma mentre venivo qui ho perso i fogli che mi ero scritta, così sono andata a memoria.» Disse in tono ingenuo.
Sasuke, a quel punto, scoppiò a ridere fragorosamente, fino a sentire la pancia dolere e le lacrime pungergli ai lati degli occhi.
«TEME, NON RIDERE!» Ruggì Naruto, furibonda. «MI SONO ANCHE IMPEGNATA, E CHE DIAVOLO!» Scattò in piedi con un verso stizzito. «Forza, mettiti le scarpe. Usciamo.»
«
Eh? Dove andiamo?» Chiese il corvino, restio a muoversi di casa.
Lei sorrise radiosa. «A festeggiare il tuo compleanno, ovviamente!»
E così fecero.
«Per arrivare qui mi sono persa cinque volte.» Spiegò Naruto, mentre si incamminavano per le vie affollate di Tokyo. «Ed è il tuo compleanno, un motivo in più per far scegliere a te dove andare, teme!»
Sasuke si mise le chiavi di casa nella tasca dei bermuda, e alzò un sopracciglio. «Non andiamo in spiaggia? Muoio di caldo, facciamoci un bagno.»
Lei deglutì, stringendo appena le gambe nel camminare. «N-non mi va, in realtà. E poi vorrei vedere la città e...»
Il corvino la guardò male, trasformando le labbra in una linea dura. «Mi stai mentendo di nuovo?»
La ragazzina si morse l'interno della guancia, a disagio. Non voleva mentire a Sasuke, ma in quel caso... «Non posso entrare in acqua, e non mi va di starti a guardare sotto il sole cocente.» Sputò il rospo alla fine.
Sasuke alzò un sopracciglio. «E perché non puoi?»
A quel punto lei sbuffò, voltando la testa dall'altra parte per nascondere il rossore sulle gote ambrate. «Ma insomma! Non eri tu quello intelligente? Non posso e basta, baka.»
Ci fu qualche secondo di silenzio (o riflessione profonda), dopodiché una gigantesca lampadina invisibile, insieme al suo personale radar "roba da femmine" lampeggiò sulla testa dell'Uchiha, il quale sbiancò davanti a una conclusione che avrebbe preferito non raggiungere. La sua reazione successiva fu il disgusto, fece una smorfia schifata. «Bleah. Bene, è ufficiale: sei una femmina, Usuratonkachi.»
In risposta Naruto gli tirò un pugno sul braccio, e lui si lamentò per un po'.
«Starbucks.» Disse Sasuke a un tratto, massaggiandosi il livido fresco.
«Uh?»
«Andiamo da Starbucks, dobe. Almeno questa volta hai i soldi?»
E così si diressero al famoso locale, non prima di aver attraversato le vie della gigantesca metropoli, piena di gente anche in quell'afoso giorno d'estate: ma non importava dove fossero o andassero, chi incontrassero per strada o quale strada decidessero di percorrere, perché... Erano di nuovo solo loro, solo Naruto e Sasuke.
E cazzo, gli era mancato tutto questo.
Il ridere e litigare a distanza di pochi attimi, gli epiteti quasi affettuosi mascherati da insulti, lo sfiorare delle loro dita mentre percorrevano i marciapiedi stretti fianco a fianco.
Alla fine, non erano nulla più di questo. Cosa importava, si rese conto Sasuke mentre osservava l'amica ridere, se era un maschio o una femmina? Era sempre Naruto, proprio come gli aveva detto l'anno precedente. Era sempre lei, l'idiota ingenua che aiutava sempre tutti, sorrideva anche quando era triste e si fiondava in qualsiasi situazione a testa bassa, pur conoscendo il rischio di prendere una testata in piena fronte. La sua impulsività, la sua gentilezza, la sua positività... Dannazione, Sasuke non ragionava più col cervello, ma con un fastidioso organo posto circa all'altezza del polmone sinistro, che palpitava e pompava il sangue come un pazzo quando blu e nero si incrociavano, seppur per pochi istanti.
E Naruto provava la stessa cosa.
Solo che entrambi, testardi com'erano, decisero di tenerselo per loro e tacere, piuttosto che rischiare di allontanarsi di nuovo. Non ora che si erano ritrovati, non ora che sembrava essere tornato tutto normale.
Anche se, e l'avrebbero capito presto, nulla era più come prima.
«Ma è buonissimo!» Esclamò Naruto, osservando con adorazione il Frappuccino al cioccolato con panna che, poco prima, aveva ordinato con una punta di diffidenza: non era mai stata in quel bar, preferiva di gran lunga spendere la sua scarna paghetta da Ichiraku e mangiare un buon piatto di Ramen, ma doveva ammettere che non era affatto male.
Sasuke nascose la sua soddisfazione nel mocaccino senza zucchero da lui scelto. «Avete la corrente elettrica, a Kyoto?»
Naruto gli fece il verso. «Divertente! Non abito in una villa a due piani come te, ma nemmeno in mezzo alla strada, teme.» In quel momento la tasca del suo pantaloncino vibrò, prese il cellulare e vide che era un messaggio di Kushina. Bevve un sorso. «Mmh... Cosa dico a mia madre?»
«Che stanno per rapirti e portarti in Europa, per vendere i tuoi organi al mercato nero.» Fece il corvino, alzando gli occhi al cielo. L'occhio gli cadde sulla cover del cellulare della bionda; era trasparente, e al suo interno vi era una foto sviluppata con una Polaroid, raffigurante un grosso cane arancione che guardava l'obbiettivo inclinando la testa da un lato. «Come hai detto che si chiamava, dobe?»
Naruto seguì il suo sguardo, voltando il cellulare con un sorriso. «Kurama! Te ne avevo parlato un po' di anni fa, no? È il mio cane. Pensa che è stato lui a farmi questi graffi, bastardo...»
«Fare a botte con un sacco di pulci? Dovevo immaginarlo.»
«Teme, cos'è quel tono sprezzante?!»
Passarono la giornata in questo modo, Sasuke mostrò a Naruto alcuni posti in cui era solito andare, non che la bionda gli prestasse totale attenzione: spesso e volentieri se ne stava a naso all'aria, stupefatta davanti alla maestosità della leggendaria metropoli. Anche Kyoto era grande e aveva dei palazzi moderni, ma in confronto a Tokyo non reggeva proprio il confronto!
Visitarono alcuni negozi a tema videogiochi, Sasuke ringraziò più volte il cielo che con gli anni quella Usuratonkachi avesse mantenuto la sua indole da maschiaccio, in fatto di gusti: fortunatamente, Naruto sembrava disgustata e annoiata da qualsiasi centro commerciale o luogo che offriva beni primari, concentrandosi sull'elettronica e in quel caso, su un negozio a tema Pokémon.
Fecero qualche partita al braccio meccanico, il corvino fu abbastanza fortunato da riuscire a prendere un piccolo Pikachu di peluche, che una volta usciti Naruto guardava come se fosse il portale per il regno dei cieli.
«Se ti piace così tanto tienitelo, dobe.» Sbuffò Sasuke a un certo punto e, prima che lei potesse ribattere e insultarlo, glielo piazzò tra le mani che poi si mise in tasca, le orecchie vagamente rosse.
Naruto sbattè un paio di volte le palpebre, dopodiché arrossì e sorrise, stringendo la morbida creatura al petto come una bambina. «Grazie, teme! Questo lo faccio vedere a Kiba, roderà come un cane!»
«Si può sapere perché devi sempre gridare?» Borbottò l'Uchiha, grattandosi la nuca con fare burbero, anche se in fondo si sentiva soddisfatto di averla resa felice.
"Quel sorriso... Voglio vederlo ancora."
"È così carino quando arrossisce..."
Dopodiché entrambi trasalirono, e scossero appena la testa con lo stesso pensiero. "Ma che diavolo sto pensando?! Sarà il caldo."
Eppure, anche loro si stavano rendendo conto di cosa stava succedendo, a poco a poco.
Giunse anche l'ultima sera di quell'anno, alla fine. Per concludere, Naruto e Sasuke avevano deciso di passare un po' di tempo in spiaggia; non ne avevano molto, la bionda sarebbe partita all'alba del giorno seguente, perciò decisero di non sprecarlo.
«Teme, facciamo il bagno?» Propose Naruto, a un tratto. Erano seduti su alcune sdraio chiuse, a guardare le stelle che decoravano il cielo: quella sera erano particolarmente luminose, la volta celeste non era mai apparsa così mozzafiato a lei, che forse si stava solo lasciando condizionare per via della partenza imminente.
Sasuke aggrottò la fronte. «Non ho il costume.»
«Nemmeno io!» Rispose, con un sorriso ingenuo.
Il corvino si massaggiò l'appendice del naso, già esausto. «Dobe, non possiamo. Non abbiamo nemmeno gli asciugamani, dovevi pensarci prima.»
Seguì qualche secondo di silenzio.
«È perché sono una femmina?» Chiese a quel punto Naruto, cupa in volto.
«Come?»
«Non cambia niente. Sono sempre Naruto. Se tu fossi stato una ragazza e io un ragazzo avrei detto di sì...» Disse, con rabbia, e si alzò in piedi.
Sasuke istintivamente la imitò. «Non hai capito, non è per questo.»
«Ah, davvero? E quale sarebbe il motivo allora? Io non mento più a te, ma tu non mentire più a me, teme!» Sbottò, voltandosi scocciata. Era più forte di loro, finivano sempre per litigare alla minima incomprensione.
Ma questa volta, Sasuke era stanco di parlare per enigmi. Senza tanti giri di parole, strinse i pugni e disse: «Vuoi sapere il motivo? D'accordo allora.»
Le afferrò la spalla, la voltò verso di sé e la baciò, un fruscio di vento che spezzava il silenzio insieme ai loro cuori martellanti.
Naruto sgranò gli occhi, allibita. Sasuke la stava... La stava baciando. Era una sensazione strana, le loro labbra erano premute insieme dal corvino quasi con rabbia, che dopo attimi infiniti lasciò la presa sulla spalla della bionda e si allontanò, lasciando entrambi a corto d'aria. Ansimarono per qualche secondo tentando di recuperare fiato, e cercare parole da dire che inevitabilmente gli morirono in gola.
«Ecco perché.» Disse Sasuke alla fine, era arrabbiato. «Dobe, non ce la faccio più. Da quando sei tornata avevo una voglia tremenda di farlo e-»
«T-tu...» Naruto lo fermò balbettando, rossa in viso e pietrificata al suo posto come uno stoccafisso. «L'avresti fatto anche se fossi stata un ragazzo?»
"Ancora con questa storia." «Non lo so.» Disse infine, ritrovando la sua sicurezza e non perdendola più. «Forse sì o forse no. Non è importante, non mi interessa se sei un maschio o una femmina, io...» Non sapeva come continuare, esitò. «Io non voglio che le nostre mani si limitino a sfiorarsi, voglio prendere la tua per davvero.»
Naruto rischiò l'auto combustione a quelle parole, non riusciva a credere che un tipo asociale e burbero come Sasuke si stesse confessando in quel modo tanto ardito, soprattutto a lei; insomma, cazzo, si conoscevano da quando erano due mocciosi! Che la bionda lo accettasse o meno, da quando si era rivelata per com'era davvero qualcosa era cambiato nel loro rapporto, qualcosa che non sarebbe mai potuto tornare come prima.
E in fondo, non lo voleva.
"Mi piace Sasuke Uchiha?" Si chiese, stranamente calma. Un momento, calma? No! Non aveva tempo per quello. E non aveva nemmeno senso chiedersi qualcosa di cui sapeva perfettamente la risposta, nonostante l'avesse ignorata per quasi dieci anni.
«Prendi la mia mano!» Esordì, con voce ridicolmente acuta. «Prendi la mia mano, Sas'ke. Puoi farlo.»
Sasuke sgranò gli occhi, senza credere alle sue orecchie. Guardò la ragazzina in cerca di conferma, e la trovò rossa fin sopra le orecchie e con gli occhi luccicanti; la mano ambrata era tesa verso di lui, infine la prese.
Si meravigliò di quanto fosse piccola e morbida, più piccola della sua sicuramente: i palmi combaciavano come pezzi di un puzzle perfetto, che finalmente era stato completato.
«Be', alla fine non è poi così tragico.» Commentò il corvino. «Lo conosci il detto, no? Dietro un grande uomo...»
Naruto non sembrava aver afferrato, arricciò il naso all'insù un po' confusa. «Non c'è nessuno!»
«Non hai capito niente, Usuratonkachi.»
«Invece sì!» Insistette lei, tutta zucchero. «Ti dico che non c'è nessuno, perché la donna ce l'ha al suo fianco!» E sollevò le loro mani unite, sorridendo. «Vedi?»
[...]
«L'anno prossimo, vuoi uscire con me?» Domandò Sasuke più tardi, mentre percorrevano il marciapiede uno affianco all'altra: stava accompagnando a casa Naruto, gli sembrava improvvisamente la cosa più giusta da fare.
«Se vuoi portarmi al centro commerciale, no. Se vuoi portarmi a comprare manga e a spaccarci di schifezze nei bar, sì.» Rispose lei, con naturalezza, poi aggrottò la fronte pensierosa. «Nah, Sas'ke, tu hai mai avuto una ragazza?»
Sasuke sbadigliò, si era svegliato presto e ora era assonnato nonostante fossero solo le dieci passate. «Solo una.»
«Mmh.» Disse Naruto. «Io invece no. Cioè, una volta alle elementari un bambino con cui mi ero picchiata si è dichiarato, però non è andata a finire bene.»
L'Uchiha alzò gli occhi al cielo con fare esasperato, anche se in fondo era contento di essere il primo che poteva dirsi il fidanzato di Naruto. Suonava molto strano, e molto bene. «Perché la tua vita gira intorno alle risse?»
Lei scoppiò a ridere. «Ho smesso quando mi hanno tirato una gomitata sulle tette.» Rabbrividì. «Non voglio più provare qualcosa del genere.»
A quelle parole, la mente di Sasuke vagò per centinaia di chilometri, e giunse al Nirvana. «Ehi... Se ci pensi, io ti ho vista a petto nudo per un sacco di tempo.»
Ci fu un momento di silenzio prima della tempesta, poi Naruto gli tirò un pugno dritto in testa, rossa come un peperone, e incrociò le braccia stizzita. «Prima ero piatta, teme pervertito!»
Sasuke, massaggiandosi il bernoccolo, studiò sfacciatamente il petto poco pronunciato di lei con occhio critico. «Non è che sia cambiato così tanto.»
«ALLORA VUOI MORIRE!»
E continuarono a bisticciare per, be', più o meno sessant'anni.
Ma questa è un'altra storia.
Zona autrice:
PoSsO sPiEgArE tUtTo.
Lo so che sul mio profilo sta succedendo il peggio bordello tra storie pubblicate e tolte subito, ma posso spiegare: c'è una specie di fila nelle mie bozze, e non rispettandola ho mandato tutto a farsi friggere, quindi ho momentaneamente dovuto rimuovere la ff che avevo postato l'altro giorno, rip.
Dunque, LA SASUNARUKO.
Partiamo dal presupposto che molte persone mi fanno ridere. Ne abbiamo parlato anche nel gruppo telegram, di questi "falsi fan": gente che shippa solo Narusasu, solo Sasunaru, solo Sasunaruko o solo Nasusasuko (sì quest'ultima esiste, ma è molto meno popolare della Snk a quanto pare), per tutta una serie di motivi.
E vi dirò, possono avere tutte le motivazioni del mondo, ma rimangono degli stupidi.
Perché, tenetevi forte, sono la stessa cosa.
Sono le stesse due persone, non importa il sesso, o la posizione nei rapporti, sono sempre Naruto Uzumaki Namikaze e Sasuke Uchiha, porca miseria.
La Sasunaruko è quella che si può chiamare una sfaccettatura della Sasunaru, in quanto non è più una homo, ma una het (dove homo sta per homosexual e het per heterosexual, ci tengo a spiegarmi).
E quindi?
Dovete sapere che in questa one shot c'è molto di me. Le parole di Sasuke rispecchiano il mio pensiero "non importa se sei maschio o femmina", e questo non significa necessariamente che da grande il culo a papera sarà bisessuale, ma che se Naruto fosse stata un maschio se ne sarebbe innamorato lo stesso, perché è Naruto appunto.
Altolà, metto le mani avanti: se ne preferite una all'altra va benissimo, io per esempio preferisco Sasuke come seme, che poi è uno dei motivi per cui mi sono innamorata della Sasunaruko.
Ma cerchiamo di scindere i gusti personali dall'essere ottusi.
Non digerite (esempio) la Sasunaru? Preferite mille volte che Sasuke se lo prenda lì? Naruto come seme è molto più credibile secondo voi?
Va bene, finché non vi mettete a dire che la Sasunaru NON È CANON, o cose del genere.
So che sembrano minchiate, passatemi il termine, ma su internet di gente così io ne ho vista davvero.
Volevo solo sfogarmi, credo di aver abusato anche troppo di questa zona autrice.
Tornando a noi, come dicevo prima in questa os c'è molto di me, soprattutto in Naruto.
Praticamente ho descritto parte della mia infanzia: quand'ero piccola portavo rigorosamente i capelli a scodella, e mia madre aveva un fetish per rifilarmi i costumi di mio fratello, bermuda.
Immaginatevi il mio sgomento quando a una gita al parco acquatico con l'oratorio (parliamo di quando avevo circa 6-7 anni), un bambino si avvicina e mi dice:
"Ciao, vuoi essere mio amico?"
E io ero tipo WTF? Ma poi mi sono ripresa e, presentandomi con il nome di mio fratello, ho accettato: e la farsa è andata avanti per un bel po', mi divertivo troppo!
Immaginate il trauma quando mi sono cresciute le tette.
A dir la verità avevo smesso prima, circa a 9/10 anni, perché mi ero fatta crescere i capelli, ma avevo sempre pensato che con una spuntatina sarei tornata al mio periodo d'oro.
Ahhh, la pubertà.
Francamente non ho mai rivisto quei bambini con cui giocavo, ma non aver fatto "gender out" per traumatizzarli rimane uno dei miei rimpianti più grandi.
(Chi segue Fraffrog capirà)
E niente, tutto questo per dire che non ho mai trovato il mio Sasuke😢
Naruto è una stronza fortunata.
La prossima pubblicazione sarà di Anima Guerriera, ci vediamo là!
Sayonara~
- C_Andy
P.s. le Sasunaruko non sono finite, sta arrivando qualcosa di così trash che diventerà Ag etero, vi avviso.
Perché Naruto con Kurama è bello, ma Naruto con il ciclo spacca.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro