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[8] ▪️Obbligo o verità saves the day▪️

Passò una settimana, da quell'incontro-scontro tra Naruto e Sasuke, e se il primo si rintanò in casa, il secondo non si fece vedere per un bel po', probabilmente era a sbollire la rabbia.
Rabbia che anche il biondo possedeva, e non era certo poca: apparentemente non era controllato, poteva benissimo scappare via, ma sapeva altrettanto bene che al teme ci sarebbe voluto qualche secondo per percepire la sua assenza. Il che era frustrante, sotto certi aspetti. Anzi, sotto tutti gli aspetti.
Impossibilitato ad andarsene quindi, il ragazzo spese quei sette giorni a gironzolare per la villetta, esplorandola fino a conoscere a memoria ogni sua stanza: la cucina, il salotto, le scale in legno d'abete, il corridoio lungo e stretto, il bagno, la camera padronale e lo studio dell'Alpha.
Non c'era una stanza per gli ospiti, ma Naruto non se n'era mai preoccupato: dormiva poco, in quel periodo, e quelle poche volte che lo faceva si raccomandava di andare sul confortevole divano di pelle in salotto, dove in realtà non riposava per più di tre ore. Stava impazzendo, non era mai rimasto così tanto tempo senza fare nulla: non era uno che si faceva viziare lui, anzi, non lo era mai stato, perciò era normale che stare così tranquillo non gli piacesse.
Sasuke non si faceva vedere, Kurama non gli parlava da quando avevano litigato, così Naruto ne aveva approfittato per stare solo con i suoi pensieri.
Innanzitutto, era ancora sconvolto dalla scoperta. Non tanto che il suo compagno fosse un Alpha, ma che fosse un lupo! Diamine, probabilmente non era mai successo nella storia della sua specie. Era sbagliato, era... contro natura.
"Probabilmente è perché di Kitsune non ce ne sono più..." Aveva pensato, per poi darsi dell'idiota. Non poteva essere quello il motivo: cioè, era vero che lui era l'ultimo, ma se la Luna -grandissima puttana, testuali parole del nostro biondo- avesse fatto quel ragionamento allora gli avrebbe dato una compagna femmina, in modo da perpetuare in qualche modo la specie.
Chissà che cuccioli sarebbero venuti fuori, dall'Unione di un lupo e una volpe.
"Be', non lo scopriremo mai." Concluse sarcastico, per poi sbuffare.
Ormai non poteva farci niente, Sasuke era il suo compagno e la cosa non si poteva cambiare in alcun modo.

Le cose si movimentarono un po' durante l'ottavo giorno di prigionia.
Naruto si stava rotolando a terra come un involtino senza involucro, quando qualcuno suonò il campanello; accigliandosi e non pensandoci troppo, il ragazzo andò ad aprire, realizzando troppo tardi che poteva essere il teme, anche se non aveva mai bussato.
Fortunatamente, non era Sasuke: davanti a lui si parò la ragazza dagli occhi perlacei che lo aveva accolto in casa sua, con un pacchetto tra le mani e un'espressione imbarazzata che le decorava il viso rotondo.
«Ehi...» Mormorò, a disagio.
«Ehi.» Rispose Naruto, non meno teso di lei. «Vuoi entrare? Cioè, non è casa mia, ma chissene frega.»
«A-ah? No, no, non mi permetterei mai di entrare a casa dell'Alpha Sasuke-kun.»
Naruto sbuffò, poi la prese delicatamente per le spalle e la condusse dentro, senza nemmeno metterci tanta forza. «Sasuke non c'è, per nostra fortuna. Non succede niente, è solo una casa.» Poi, in tono meno brusco, «Devo ringraziarti, e scusarmi.»
«Per cosa?» Domandò lei, smettendo di opporre resistenza. Venne condotta in cucina, dove dopo una certa esitazione appoggiò il pacchetto misterioso.
Naruto si grattò la nuca imbarazzato. Non sapeva perché si stava scusando con una lupa, in quel periodo era molto confuso, comunque sentì di doverlo fare: era stato scorretto, nei suoi confronti.
«Per essermi comportato da idiota. Non ce l'ho con te, mi hai curato e sei stata gentile, anche mentre sentivi che stavo mentendo. Quindi, ecco, scusami.»
Hinata arrossì fino alla punta delle orecchie. «Oh, grazie... Ma non preoccuparti, l'avremmo fatto con chiunque.»
Il volto del biondo si adombrò. «Non c'è bisogno di mentire, Hinata. So che l'avete fatto solo perché sono il suo compagno.»
La ragazza non si mostrò colpevole come aveva pensato, piuttosto alzò un sopracciglio, confusa. «Di cosa stai parlando? Alpha Sasuke-kun ha scoperto che eri il suo compagno solo poco dopo che hai lasciato il villaggio, quando l'hai incontrato di persona.»
Naruto sgranò gli occhi. «Come? Ma no, impossibile... Deve avermi riconosciuto prima, quando ero svenuto...»
«Questo non è possibile. Era in viaggio con alcuni membri del branco, per una missione: se hai sentito cosa abbiamo detto io e Neji-san, ti ricorderai.»
"Okay, questo è strano." Quale lupo avrebbe aiutato il primo sconosciuto che si ritrovava davanti? "È perché non sapevano che sono una kitsune." Ritrovò il suo sospetto, strinse i pugni.
«Però non sapevate cos'ero, dico bene?»
Lo sguardo di Hinata, a quel punto, si fece dolce. «Non so se la tua condizione è stata una scelta, ma non preoccuparti...» Dopodiché, disse delle parole che fecero mancare la terra sotto i piedi a Naruto. «Solo perché sei un Omega, non verrai trattato diversamente.»
"Ma che cazzo?" Naruto ci mise tutto sé stesso per non ripetere ad alta voce quel pensiero.
Un momento... Il branco non sapeva che era una kitsune? Che fosse la ragazza l'unica a ignorarlo non reggeva, come ipotesi, dunque era davvero così?
Non riusciva a credere che Sasuke non avesse rivelato a nessuno la sua vera identità, anzi che avesse mentito a tutti quanti. Un impresa grandiosa e terribile, forse solo un Alpha poteva avere un tale potere da non aumentare le sue pulsazioni quando raccontava falsità davanti... In quanti erano, un centinaio?
"Perché l'ha fatto?" Si chiese subito il ragazzo. Erano compagni, certo... Ma non gli stava particolarmente simpatico. Senza contare che avrebbe potuto farlo solo per metterlo in difficoltà, la sua vita non ne sarebbe stata intaccata.
Naruto necessitava risposte, voleva capire il motivo di quel gesto, e sapeva che doveva parlare con Sasuke per placare i suoi interrogativi. Come se fosse stato interpellato, la porta d'ingresso si aprì, e presto in cucina comparve il corvino.
Naruto vide Hinata irrigidirsi e gli occhi di Sasuke affilarsi, volse lo sguardo da lei a lui confuso.
«Cosa ci fai qui, Hinata?» Ringhiò.
«I-io... Io ero venuta a portare qualcosa da mangiare, Alpha... Non pensavo di c-causare disturbo...»
«Infatti non ne causi.» La interruppe il biondo, risoluto. «Dio, la guardi come se avesse dato fuoco alla tua auto. Non ha fatto niente!»
«Taci.» Comandò l'Alpha in tono imperioso.
Naruto incrociò le braccia al petto. «La tua voce da Batman non mi metterà in riga. Devo ricordarti che non funziona, su di me?»
Da lì, iniziò una gara di sguardi terrificante, azzurro e nero si scontrarono, come a volersi uccidere silenziosamente. Hinata sembrava sul punto di svenire.
«Va' via, Hinata.» Ringhiò Sasuke a un tratto, e la lupa non poté opporsi al comando del suo Alpha, perciò annui mestamente e lasciò la casa in tutta fretta.
Quando il chiaro rumore della porta che veniva chiusa aleggiò nella casa, gli occhi del corvino si tinsero di rosso per qualche istante, per poi tornare del loro colore naturale.
«Cosa ci faceva Hinata qui?» Grugnì, in un tono che esigeva una risposta.
Naruto si guardò le unghie. «Ti sembro in contatto con il tuo branco? Non ne ho idea, sarà venuta qui per il motivo che ha detto.»
«Non ha le chiavi, quindi devi averle aperto tu.»
«Dovresti fare il detective.» Sbuffò il ragazzo, grondando sarcasmo. «Chiedi se c'è posto nell'unità cinofila.»
Sasuke ringhiò. «Non sfidare la mia pazienza. Solo perché sei il mio compagno non puoi dire tutto quello che ti passa per la testa.»
«Ma davvero? Devo essermelo perso. »
«Non voglio più vederti a parlare con lei.»
Naruto arcuò un sopracciglio biondo, poi scoppiò in una fragorosa risata. Ci mise qualche secondo a riprendersi, e in quel breve lasso di tempo la pazienza di Sasuke sfumò come polvere. «Sei geloso? Non ci credo, per davvero?»
«Lo trovi divertente?» Si avvicinò pericolosamente.
«Da morire.» Naruto si asciugò una lacrima, tenendosi lo stomaco. «Credo di essere la persona più gay della terra, teme. La mia volpe interiore confermerebbe, se non fosse che non mi parla da una settimana... Kami, non ricordo l'ultima volta che ho riso così tanto. Forse ero ubriaco.» Lo sguardo del corvino era appena più calmo, il suo si fece serio. «Ma basta cazzate, devo chiederti delle cose.»
«Sarò molto disponibile, soprattutto dopo questa conversazione.» Grugnì Sasuke. Il sarcasmo pioveva dappertutto.
«Cosa vuoi, un giochino a premi? Se mi rispondi, ti dico il mio nome. Non lo sai, non è vero?» Fece un sorriso sghembo. «È bellissimo, purissimo, e...»
«Cosa vuoi sapere?»
"Bingo." Pensò soddisfatto, e si sedette pesantemente sulla sedia in cucina, aprendo il pacco regalatogli da Hinata, e trovandovi una fetta di torta ai mirtilli. Accidenti, non l'aveva ringraziata. La addentò, e gemette, era buonissima. «Cibo degli dei...» Mormorò, «Perché non hai detto al tuo branco che sono una kitsune?»
Sasuke non esitò un momento a rispondere, era troppo facile. «Gran parte del branco non ha problemi con le volpi, ma potrebbe esserci qualche elemento che cova rancore verso di esse per qualsiasi motivo.»
«Solo per questo?» Chiese il ragazzo sorpreso, che aveva già finito la sua torta.
«Solo per questo.»
«Nobile da parte tua.» Poteva sembrare un complimento, ma il tono di scherno usato faceva intendere tutt'altro.
«Allora?» Disse Sasuke, dopo qualche secondo.
«Allora cosa?»
«Il tuo nome, idiota.»
«E dillo prima... È Naruto. Naruto Uzumaki.» Borbottò, poi parlò di nuovo. «Passiamo agli obblighi. Portami fuori da qui, e potrei fare qualcosa per te... D'accordo, suona male, ma non mi tiro certo indietro.» Terminò in tono malizioso, accavallando le gambe sotto il tavolo.
"Kurama, so che stai seguendo la conversazione con la stessa attenzione con cui io seguo le telenovelas latinoamericane. Perciò, anche un commento idiota sarebbe carino."
Non gli giunse risposta. Niente da fare, era ancora arrabbiato.
Sasuke cercò di non pensare davvero a quanto in là si sarebbe spinto quel moccioso irriverente (un brivido caldo si arrampicò lungo la sua spina dorsale), e sbuffò. «Non devi fare niente. Dove vuoi andare?»
Naruto non esitò un istante. «Nel bosco. Voglio trasformarmi, sono stufo di stare rinchiuso in queste quattro mura.»

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