Capitolo 7
«Allora Tenya-kun, come va il tuo lavoro da eroe? Mi sembri più in forma che mai.» disse Ochaco seduta accanto al suo vecchio compagno di scuola con una tazza di tè fumante in mano e gli occhi languidi che indugiavano sulla mascella dritta e la porzione di collo che si riusciva ad intravedere sotto la sua armatura, ovvero il suo costume da eroe.
«Molto bene devo ammettere, non mi aspettavo tutto questo a dire il vero. Mi ero immaginato più lavoro eroistico, ma per la maggior parte del tempo sono chiuso in ufficio a firmare scartoffie e ad amministrare i miei dipendenti. Non è stato facile ereditare l'agenzia di mio fratello.» gli risponde lui con i suoi soliti movimenti meccanici.
«Devi avere parecchio caldo con la divisa addosso.» gli fece notare lei posando la tazza sul basso tavolino posto davanti al divano.
«Hai ragione, ma se non la indossassi non sarei riconoscibile.» continuò Tenya sorseggiando dalla tazza stretta in mano.
«Ma adesso non sei in servizio, puoi anche togliertela finché sei con me.»
«Non c'è problema, posso sopportare.»
«Su Tenya, hai paura che possa succedere qualcosa di pericoloso mentre sei qui a casa di un'altra eroina?» il suo tono nascondeva una certa malizia e le gambe tirate su e strategicamente accavallate in modo che la sua coscia risaltasse, catturò lo sguardo del ragazzo che deglutì rumorosamente.
«Allora scusa il disturbo.» e nel dirlo si alzò in piedi per togliersi la parte superiore della divisa per poi adagiarla delicatamente accanto al divano, abbastanza lontano da non essere d'intralcio, ma comunque abbastanza vicina da essere afferrata al volo nel caso di bisogno.
Ochaco arrossì lievemente notando il petto gonfio di muscoli del maggiore, nascosto da una semplice maglietta bianca incollata al suo corpo per colpa del sudore che lo ricopriva.
«Lo avevo detto che avevi caldo con quella addosso.» ribadì lei con un risolino e scivolando di poco più vicina a lui che la lasciò fare, ma irrigidendo la sua postura.
«Sì, hai ragione.» disse Tenya cercando di non far cadere l'occhio sulle gambe scoperte della ragazza che continuava ad avvicinarsi a lui.
«Kacchan, vai più piano.» gemette Izuku sotto l'assedio delle mani del biondo.
«Perché? So che ti piace quando ci vado giù pesante.» rispose Katsuki con un movimento che fece urlare il più piccolo.
«Sì, lì.» urlò alla fine il verdino quando lo toccò in quel punto che sapeva lo avrebbe fatto impazzire.
Katsuki mosse la mano esattamente nel punto che gli aveva detto l'altro e premette quella zona della schiena che per Izuku era sempre stata un problema, dopo quella volta contro Muscular, in prima superiore, la zona della scapola gli faceva sempre male e senza le mani esperte del biondo e dei suoi massaggi fenomenali, non sarebbe sopravvissuto.
Un nuovo gemito lasciò le labbra di Izuku e questo mandò in pappa il cervello del biondo che stava cercando di trattenersi da quando il più piccolo si era precipitato a casa da lui dopo l'ennesimo litigio con la stronza.
Il suo membro si tese e il fatto che si trovava a cavalcioni sopra il verdino con l'erezione piantata tra le sue natiche, non aiutò di certo il suo raziocinio.
«Izuku, perché non ci fermiamo un po'?» chiese Katsuki spostandosi all'indietro in modo da dare sollievo al suo membro, ma le gambe di Izuku lo fermarono all'istante.
Con un movimento di esse, spinse il biondo addosso al suo sedere facendogli sentire quanto l'altro lo volesse.
«E perché dovremmo fermarci? Vuoi lasciare questo ben di dio a qualcun altro?» e spinse avanti di nuovo il bacino del maggiore che gemette per il piacere che quel semplice sfregamento gli stava procurando.
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