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Capitolo 6


1 MESE DOPO

«Senti Izuku io non ne posso più di questa situazione.» gridò Ochaco dopo l'ennesima uscita del verdino, «Te ne esci a tutte le ore del giorno e della notte e non mi dici mai nulla, ne dove vai ne cosa fai. Sono tua moglie, ma da quando ci siamo sposati non passiamo più tempo insieme.»

«Cosa vuoi che ti dica? Vuoi che molli il mio lavoro per stare con te tutto il giorno? Io non mi lamento mai quando tu esci per andare al lavoro o per vedere le tue amiche...» urlò a sua volta Izuku, ma venne interrotto dalla moglie.

«Non provare a rigirare la frittata, io mi sono fatta dare degli orari in modo da poter passare più tempo insieme. Ho rinunciato ad uno stipendio più alto pur di vivere la nostra vita di coppia, ma a te non importa. Ti importa solo del tuo lavoro e io non significo più nulla per te.»

«Non ne posso più di tutto questo. Ogni volta che torno a casa mi aggredisci con tutte queste urla.»

«Urla? Ma se sei stato tu il primo ad urlare. Io ti ho solo chiesto dove fossi stato e tu mi hai urlato dietro con sarcasmo come fai sempre ultimamente. Sono io che dovrei essere stanca.» le prime lacrime per il nervoso si affacciarono sui suoi occhi.

«Ecco che ricominci a piangere, non possiamo neanche avere una discussione che tiri fuori le lacrime per farmi sentire in colpa e poi dovei essere io il piagnucolone tra noi due?» disse Izuku alzando gli occhi al cielo prima di dirigersi verso l'ingresso.

«E adesso dove vai?» chiese Ochaco vedendo il marito prendere il cappotto e le chiavi di casa.

«Ancora? Esco e vado a prendere una boccata d'aria lontano da te.» e si sbatté la porta alle spalle sentendo subito che la moglie lo stava seguendo, ma prima che lei potesse aprire la porta spiccò un balzo che lo portò lontano da casa, diretto dall'unica persona che lo capisse e che lo potesse consolare.

Nel frattempo che Izuku si allontanava da casa sotto uno sguardo sbalordito della bruna, un ragazzo dai capelli scuri e un paio di occhiali quadrati posti sul naso passava davanti la casa della coppia per la ronda serale.

«Uraraka-san.» la chiamò vedendola in giardino con le lacrime agli occhi mentre guardava il cielo.

«Iida-kun?» lo chiamò lei riconoscendo il suo vecchio compagno di scuola, «Come mai da queste parti?» chiese asciugandosi gli occhi e avvicinandosi a lui che era rimasto fuori dal cancello dell'abitazione.

«Stavo tornando in agenzia dopo la ronda. Tu stai bene?» chiese sentendola tirare su con il naso.

«Sì, non ti preoccupare.» rispose con un sorriso tirato sul volto.

Per un istante calò il silenzio tra di loro mentre mille pensieri passarono nella mente della ragazza.

Quando un altro pensiero però surclassò tutti quelli che riguardavano il marito.

«Iida-kun, ti va di entrare per una tazza di tè?» chiese alla fine all'amico che per un secondo si guardò in torno.

«Grazie Uraraka-san. Accetto volentieri.» e attraverso il cancello dell'abitazione di casa Midorya.

«Dopo tutti questi anni puoi anche chiamarmi Ochaco lo sai?» disse lei facendolo accomodare.

«Kacchan.» ansimò Izuku quando arrivò a casa del biondo gettandosi tra le sue braccia.

«Tutto bene?» gli chiese il maggiore scostandolo e vedendo il suo volto rigato di lacrime.

«Non ce la faccio più a continuare così, sono stanco di litigare con lei per qualunque motivo.» disse gettandogli le braccia al collo e facendosi coccolare mentre Katsuki lo portava, dopo averlo preso in braccio, fino al divano dove si sedette tenendoselo stretto.

«Dovresti lasciarla se ti fa stare così tanto male.» gli rispose il biondo accarezzandogli i capelli.

"Così poi potresti stare con me." pensò ma non glielo disse, beandosi del suo calore mentre sfogava il pianto sulla sua spalla.

«Come? Perché? Io non so se posso farle questo.»

«Sì che puoi, così poi non staresti così male.» continuò Katsuki con un sorriso perverso sul volto, ma che Izuku non vide.

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