L'amplesso era terminato con un orgasmo che li aveva completamente prosciugati.

La fronte di Katsuki si andò a posare contro il petto del verdino che cercava in tutti i modi di riprendere fiato dopo il miglior orgasmo della sua vita, mentre l'altro continuava a respirare il suo profumo che continuava a mandarlo fuori di testa.

Solo in quel momento un pensiero malsano si palesò nella mente di Izuku.

Sua moglie stava dormendo al piano di sopra, quando si voltò a guardare il biondo che si era tirato su a sedere, il panico lo avvolse.

«Kacchan, mio dio cosa abbiamo fatto?» gli chiese afferrandosi con forza i capelli tra le mani e tirandoli così forte che alcuni si staccarono dal cuoio capelluto.

«Izu...no..no...scusa.» disse Katsuki andando a fermare quelle mani che stavano infierendo su quei capelli che aveva odorato per tutta la durata del loro rapporto, «È colpa mia, scusami.» gemette posando il capo sul suo petto e aspettando che quelle mani che fino a poco prima lo aveva stretto con amore, adesso lo picchiassero, com'era giusto che fosse.

«Scusami Kacchan.» rispose in vece il verdino privo di forze, «È tutta colpa mia.»

«Smettila di darti la colpa per tutto.» s'intromise il maggiore prendendo il volto dell'altro tra le mani in modo da far incrociare i loro sguardi e poté vedere negli occhi del ragazzo che sapeva di amare da tutta la vita, un gran pena che attanagliò il suo cuore e il suo animo con i sensi di colpa, «Sono stato io a venire qui e a sedurti nonostante sapessi che non potrai mai essere mio.»

«Kacchan...» provò a chiamarlo Izuku con le lacrime che gli scorrevano sulle guance.

«Avrei dovuto farmi avanti molto prima, non ora che sei sposato e probabilmente felice.» e nel dirlo si staccò da lui per rivestirsi in fretta cercando in tutti i modi di trattenere la rabbia che lo stava per sopraffare.

Non era arrabbiato con Izuku per il fatto di non aver scelto lui quando vi era stata l'opportunità, perché in un certo senso non avevano mai neanche parlato di quella possibilità, era in vero arrabbiato con la ragazza al piano di sopra che aveva approfittato del dolce cuore del ragazzo che lui amava.

Era anche arrabbiato con sé stesso perché non aveva mai detto ad Izuku quanto lo amasse.

E quel giorno in cui sapeva ce lo avrebbe perso per sempre, aveva commesso un peccato che lo avrebbe perseguitato per il resto della sua vita.

«Kacchan, ti prego...» provò a richiamarlo il verdino rimettendosi la vestaglia addosso e afferrandolo per il polso prima che potesse uscire da lì, «Parliamone prima...»

«Izuku dove sei?» una voce dal piano di sopra richiamò i due ragazzi che si stavano fissando con uno sguardo pieno di dolore.

«Sono qui Ochaco.» rispose il minore cercando di nascondere i suoi veri sentimenti dietro un sorriso.

«Non eri più a letto e mi sono preoccupata.» disse lei scendendo le scale avvolta in una vestaglia rosa che scivolava giù da una spalla con fare sensuale, ma che venne ben presto raccolta quando vie che Izuku non fosse solo, «Bakugou, cosa ti è successo?» chiese avvicinandosi e guardando il labbro spaccato del biondo con fare preoccupato.

«Non è successo nulla, sono inciampato. Dovevo essere più ubriaco di quello che pensavo.» rispose il biondo con asprezza come al suo solito. «Ora me ne vado così potete tornare a letto. Scusa il disturbo nerd.» e scappò fuori dalla porta, ma Izuku intuendo quello che l'altro stava per fare lo seguì lasciando che la porta si chiudesse alle sue spalle, separandolo da sua moglie.

«Appena posso ti chiamo, così possiamo parlare come si deve.» e nel dirlo prese la mano del biondo accarezzandone dolcemente il palmo, cosa che fece voltare Katsuki con gli occhi pieni di speranza.

Speranza che trovò risposta nel sorriso sincero del verdino.

Stava per chinarsi a baciare quelle labbra che sapeva sarebbero state come un porto sicuro per il suo amore, ma dovette ritrarsi quando Ochaco aprì la porta per vedere come mai suo marito tardasse tanto a rientrare.

Con un'esplosione Katsuki prese il volo, il cuore gli batteva a mille al solo pensiero di quello che era capitato quella notte.

Adesso sapeva che nulla era perduto e che Izuku avrebbe ancora potuto essere suo.