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69 - Nicola


Da quando Carola si era dichiarata a Fabio, le sembrava di vivere su una nuvola leggera. Provava un peso in meno sul cuore, le piaceva l'idea di non dover fare una scelta tra ciò che era e ciò che voleva. Le piaceva l'idea che non ci si innamora del genere ma della singola persona e, in quel momento, era innamorata di Fabio.

Dopo il loro bacio, avevano passato tanto tempo insieme, come facevano prima quando erano solo amici, ma adesso c'erano quelle farfalle nello stomaco che facevano la loro comparsa ogni volta che si sfioravano la mano, che si sorridevano a vicenda, che si baciavano.

Un pomeriggio, mentre erano seduti su una panchina, sotto un albero del parco, Fabio le aveva chiesto se voleva essere la sua fidanzata e lei aveva detto subito sì.

Era rimasta stupita lei stessa da quella repentina risposta, la vecchia Carola si sarebbe sentita soffocare da quella richiesta, avrebbe voluto essere libera di fare ciò che voleva, senza legami, solo divertimento. In questo era sempre stata simile a suo fratello.

Con Fabio però, qualcosa era diverso. Forse perché erano stati amici per tanto tempo e aveva imparato a conoscerlo bene. Forse perché quel suo sguardo ingenuo non le permetteva di fargli alcun male. Forse perché quando stava con lui si sentiva veramente felice.

A scuola le giornate erano noiose, ma almeno stava cominciando a tornare il caldo, lentamente. Erano passate due settimane da San Valentino, Carola e Cecilia chiacchieravano come sempre, si scambiavano aiuti durante i compiti in classe e parlavano di Fabio e delle cose carine che faceva per Carola.

Ma Carola si era resa conto che c'era un'ombra di tristezza negli occhi di Cecilia. Aveva provato a chiederle qualche spiegazione ma lei non ne aveva voluto parlare molto. Aveva semplicemente detto che doveva dimenticare Bruno.

Perciò Carola tentava di evitarlo quando era insieme a lei, non né parlava e provava a lasciare all'amica spazio.

Tuttavia era curiosa di scoprire se c'era stato qualche altro avvenimento tra loro e, soprattutto, voleva capire se davvero con Bruno non c'era alcuna speranza. Anche se, conoscendo il fratello, aveva timore fosse proprio così.

Quella mattina, Cecilia si sentiva poco bene, così era rimasta a casa da scuola. Carola era sull'autobus con Bruno, seduta nella fila in fondo al mezzo, guardava pigramente davanti a sé, una signora che tentava di l'uncinetto nonostante il brusco modo di guidare dell'autista.

Bruno era impegnato con il suo cellulare, scriveva messaggi a qualche ragazza, come al solito. Carola lasciò un'occhiata allo schermo del fratello e alzò gli occhi al cielo. Non si stufava mai di frequentare lo stesso tipo di persone?

Si schiarì la voce per attirare la sua attenzione e chiese: "Per caso è successo qualcosa tra te e Cecilia?"

Bruno ebbe un lieve sussulto, segno che qualcosa, effettivamente, era successo.

"Cosa dovrebbe essere successo?" domandò allora, continuando a fissare il cellulare.

"Non lo so, per questo lo chiedo. Siete strani" spiegò lei, studiando attentamente i movimenti del suo corpo. Notò che la mascella di Bruno si era irrigidita e aveva smesso di scrivere al cellulare.

Qualcosa era successo per forza!

"Sei proprio una pettegola" ironizzò Bruno, sospirando.

"Sono tua sorella" puntualizzò lei "dovresti confidarti con me"

Bruno rimase pensieroso qualche secondo, era da giorni che si sentiva un peso sulla schiena, ogni volta ripensava alle lacrime di Cecilia e stava di merda. Forse parlarne con la sorella l'avrebbe aiutato a sentirsi meglio.

"Va bene" concluse allora, assumendo un'espressione seria e infilando il cellulare nella tasca della giacca "Cecilia mi ha rifiutato"

"Cosa?!" si lasciò sfuggire Carola con voce più alta del normale. La signora che lavorare all'uncinetto, sollevò lo sguardo dalla sua maglia a metà e fissò entrambi con confusione.

"Non mi sono dichiarato" sottolineò Bruno con tono fermo.

"Ah" ribatté perplessa Carola.

"Però ho cercato di baciarla. E allora lei mi ha rifiutato" concluse Bruno con naturalezza, anche se dentro di lui, ripensare al quel momento smuoveva una montagna di emozioni che rischiavano di diventare una valanga.

"Cosa?!" esclamò ancora Carola, questa volta facendo attenzione a mantenere un tono basso.

"Senti" sospirò stanco Bruno "il mio istinto ha preso il sopravvento, Cecilia mi incuriosisce ma nulla di più. Non accadrà altro tra noi"

Non era vero che lo incuriosiva soltanto, era qualcosa di più, qualcosa che lo turbava la punto da volerlo seppellire sotto uno strato di freddezza e superficialità.

Carola assunse un'espressione arrabbiata e disse: "Cecilia è la persona migliore che conosco e non si merita un cretino come te"

"Lo so" si limitò a dire Bruno, nei suoi occhi un velo di tristezza che destabilizzò persino Carola. Solitamente faceva lo sbruffone, diceva sempre io sono fatto così, le ragazze mi conosco, sanno cosa voglio e robe del genere. Stavolta invece aveva ammesso senza remore di essere stato stupido.

Carola sbuffò e affondò nel suo sedile, continuando il resto della corsa in silenzio.

Bruno rimase accanto a lei con aria pensierosa. Parla di Cecilia gli ripotava sempre alla mente il suo profumo, i suoi ricci ribelli e le sue labbra invitanti. Ma ciò che lo destabilizzava maggiormente era il ricordo dei suoi grandi occhi scuri e del modo in cui lo guadavano.

Sapeva di essersi comportato male con lei, sapeva di aver sbagliato tutto quanto e sapeva anche di averla fatta soffrire. Si odiava per questo, perciò aveva deciso che non evitarla. Lei aveva chiuso definitivamente con lui e forse questa era la soluzione migliore perché, per quanto ci provasse, Bruno non poteva lasciare che i sentimenti che provava prendessero il sopravvento sulla sua razionalità.

***

Nell'ultimo periodo Emma era confusa. Aveva cominciato a tenere testa a Guenda, anche se con scarsi risultati, ma aveva deciso che doveva provare a difendersi da sola. E aveva capito che prendersela con gli altri non era la giusta soluzione alla sua frustrazione interiore. E alla sua insicurezza. Si sentiva stupida per aver trattato Cecilia in quella maniera, proprio lei che capiva cosa significare essere tormentati, essere indifesi, essere spaventati.

Aveva fatto la stessa identica cosa con qualcuno più debole di lei, solamente per provare la soddisfazione di avere il potere su qualcuno. Per dimostrare che lei non era debole. Invece lo era.

Quando la campanella dell'intervallo suonò, Emma si alzò e attraversò la classe, superando il banco vuoto di Cecilia che era assente quel giorno. Con le sue solite amiche, scese in cortile per prendere una boccata d'aria, chiacchierando sul quale balsamo per i capelli fosse meglio per favorirne anche la crescita.

Al piano di sotto, nel cortile davanti all'ingresso della scuola, si erano radunati diversi studenti intenti a parlare di vari argomenti. Emma si appoggiò con il sedere a un muretto basso e rise di una battuta che aveva sentito dalla sua amica, quando la sua attenzione fu catturata da un ragazzo: Bruno.

Era in piedi con la schiena poggiata al muro dell'edificio, una gamba piegata con la suola che aderiva al muro dietro, la mano nella tasca mentre l'altra si portava una sigaretta alla bocca. Sorrideva alla ragazza che aveva di fronte, la guardava con interesse, con i suoi penetranti occhi verdi che facevano arrossire tutte. Quando Emma aveva desiderato quello sguardo su di sé. Bruno portò la sigaretta alla bocca e la prese tra le labbra, liberando la mano che andò a sistemare i capelli mossi che gli erano ricaduti sulla fronte.

Per qualche secondo Emma rimase incantata da quel movimento. Accidenti, quanto era affascinante. Subito dopo però, le tornarono alla mente le parole che aveva detto Cecilia dentro l'atrio del cinema: mi ha baciato ma ha baciato anche altre ragazze.

Effettivamente, quello era sempre circondato da ragazze diverse. Non doveva neanche sforzarsi troppo, le attraeva come api al miele. Questo pensiero, provò un certo nervoso nella bionda che iniziò a viaggiare con la fantasia finché, le venne un'idea.

Forse era arrabbiata con Bruno perché non le aveva mai dato una possibilità nonostante le sue esplicite attenzioni, forse si sentiva ancora in colpa nei confronti di Cecilia e voleva vendicarla in qualche modo o, forse, semplicemente voleva divertirsi un po' con Bruno e smuovere quell'espressione strafottente che aveva sempre sul volto.

Aspetto paziente che la ragazza davanti a lui finisse di conversare e si allontanasse e si avvicinò al ragazzo. Manca poco tempo alla fine dell'intervallo quindi doveva arrivare dritta al punto.

"Ciao" gli disse mentre lui spegneva la sigaretta nell'apposito cestino poco distante.

Bruno sollevò gli occhi su di lei e le rispose: "Ciao"

"Come stai?" domandò ancora lei, cercando di trovare le parole giuste per sembrare naturale.

"Bene, te?" replicò Bruno un po' confuso. Credeva che Emma avesse rinunciato a lui quindi non capiva bene il senso di quella conversazione.

"Volevo solamente farti sapere che non sono più interessata a te" dichiarò lei, spostando una ciocca di capelli biondi dalla spalla.

Un sorriso divertito passò sulle labbra di Bruno, mentre sul suo viso era ancora dipinta la confusione: "Va bene"

"Alla fine fai il simpatico ma sei solo un cretino" continuò, senza nessun filtro per ammorbidire un poco quell'insulto.

Il sorriso di Bruno divenne una breve risata: "Bè, grazie"

"Ha fatto bene Cecilia a scaricarti" disse infine, lasciando che un sorriso soddisfatto si posasse sulle sue labbra.

L'espressione di Bruno, prima divertita, si fece improvvisamente seria.

"E tu che ne sai?" chiese con tono più sommesso, fissandola negli occhi.

"Ho sentito qualcosa" rimase sul vago lei "per fortuna adesso ha Nicola"

"Nicola?" ripetè perplesso Bruno, sollevando un sopracciglio.

Emma aveva sganciato la bomba e aveva catturato la completa attenzione di Bruno.

"Sì, il nuovo spasimante di Cecilia. Escono insieme, lo sa tutta la classe" spiegò lei, in realtà Nicola e Cecilia avevano parlato forse due volte in tutto l'anno scolastico. Ma proprio settimana scorsa, il professore di arte aveva diviso a coppie gli studenti per fare una relazione da presentare alle lezioni successive. Perciò gli studenti si erano riuniti con i compagni ai quali erano accoppiati per lavorare sul progetto. E Cecilia era capitata con Nicola.

"Come sarebbe il nuovo..." Bruno non riuscì a finire la frase che un suono auto irruppe nella scuola.

"Oh" esclamò Emma con finta sorpresa e un'espressione trionfante sul viso "la campanella... devo tornare in classe" si voltò dando da schiena a Bruno e lo salutò mentre già si stava incamminando all'interno di essa.

Bruno rimase fermo vicino al muro, un'espressione attonita sul viso, la testa in confusione totale e uno strano senso di rabbia che gli esplodeva nel cuore.

Era forse geloso? 

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