66 - Per amore
Cecilia finì l'ultimo bicchiere di vino mentre il mondo intorno a lei girava già diversi bicchieri fa. Quanto tempo era passato? Quanti bicchieri aveva bevuto? Ma, soprattutto, quando cavolo avrebbe cominciato a funzionare?
Cecilia aveva ancora la faccia di Bruno nella testa, perché non riusciva a dimenticarlo? Più ci pensava più si sentiva triste. E più si sentiva triste, più si arrabbiava.
Con Bruno, con sé stessa, con il maledetto vino che non la aiutava a scordarsi tutto. Abbandonò la bancarella con l'intento di tornare a casa ma, girovagando tra la gente, si accorse che non era esattamente stabile sulle sue gambe e presto, si scontrò con qualcuno.
"Ehi" esclamò la ragazza voltandosi con aria scontrosa.
"Scusa" bisbigliò Cecilia, portando avanti entrambe le mani per enfatizzare il suo dispiacere.
"Mi hai fatto male" esclamò ancora questa, guardando attentamente Cecilia, la quale rimase in silenzio.
"Un momento" continuò poi lei "ma io ti conosco"
Cecilia allora sollevò lo sguardo dal pavimento e sbiancò. Era Guenda, la sorellastra di Emma.
"Tu sei quella che mi ha strappato i capelli a scuola!" esclamò allora, assottigliando gli occhi con rabbia.
Cecilia deglutì per lo spavento. Era vero che era cambiata, era vero adesso aveva più sicurezza, era vero che non voleva fare la codarda.
Ma Guenda le faceva paura, persino più di Emma. E poi era guidata dal vino quella sera, perciò, senza pensarci troppo, si voltò e iniziò a scappare.
"Aspetta" gridò Guenda, partendo dietro di lei. Cecilia cercò di farsi largo tra le persone mentre cercava un lungo nel quale nascondersi, ma la testa che girava non la aiutava a pensare lucidamente.
Proprio mentre stava passando davanti al vecchio cinema del paese, sentì uno strattone alla manica della giacca e, subito dopo, fu trascinata oltre le porte del palazzo che si chiusero alle sue spalle.
Rimase in silenzio sperando che Guenda passasse senza entrare, troppo agitata per scoprire chi fosse il suo salvatore ma, non appena il respiro le tornò regolare, si voltò.
In piedi alle sue spalle c'era una massa di capelli biondi e Cecilia si chiese se non fosse scampata a una trappola per finire dentro un'altra.
"Emma" sussurrò sorpresa, strabuzzando gli occhi.
"Puoi anche dirmi grazie" sentenziò lei, incrociando le braccia al petto. Il suo tono era ostile, ma non sembrava cercare la guerra.
"Grazie" mormorò Cecilia, appoggiando una mano alla parete di fianco a lei per mantenere l'equilibrio.
"Stai male?" le chiese allora Emma, più per curiosità che per vera gentilezza.
"No" biascicò Cecilia, però inizia a sentire una certa nausea. Fece qualche passo per controllare dalla porta che la situazione fosse tranquilla, ma incespicò e quasi cadde.
"Un momento" la studiò allora Emma "ma sei ubriaca?"
"No" mentì Cecilia, ma subito dopo le scappò una risatina nervosa.
"Sì" esclamò allora Emma con un certo sconcerto "Allora non sei una brava ragazza tutto il tempo"
Cecilia si limitò ad alzare le spalle, barcollò un poco, poi decise di sedersi sul pavimento, lì sull'atrio del cinema. Fortunatamente era vuoto e le sale erano chiuse perché durante le feste di paese non proiettavano nessuno spettacolo.
Emma sospirò, si guardò intorno pensierosa, infine si sedette vicino a Cecilia. Non capiva nemmeno lei il motivo ma, da quando Cecilia l'aveva salvata dalla sorellastra, si sentiva in debito nei suoi confronti. O forse era il senso di colpa per averla tormenta tanto tempo che la guidava.
"Perché hai bevuto tanto?" le chiese allora. Se doveva starsene in un cinema vuota con questa ragazza, almeno voleva fare qualche pettegolezzo.
Cecilia le rivolse uno sguardo confuso, era davvero Emma quella seduta vicino a lei? E non la stava trattando male...
"Per amore" rispose Cecilia. Se avesse avuto la mente lucida, non sarebbe mai andata a raccontare i fatti suoi alla sua peggior nemica. Tuttavia, quella serata sembrava solamente un sogno assurdo. Forse lo era.
"Bruno?" domandò allora Emma. Non le importava particolarmente com'era la situazione tra di loro. Aveva deciso tempo fa di lasciarlo perdere. E di lasciar perdere anche Cecilia.
Cecilia spalancò gli occhi stupita "come lo sai?"
Emma si lasciò sfuggire un sorriso soddisfatto "lo vedo come lo guardi"
"Ah" mormorò Cecilia. Quindi era abbastanza esplicita, fantastico.
"Cos'ha fatto?" cercò di sapere la bionda.
Cecilia ragionò qualche secondo, non credeva fosse il caso di dirlo, ma la sua bocca decise anche per la sua testa: "Mi ha baciata"
"Wow" commentò con scarso entusiasmo Emma e una punta di invidia. Insomma, aveva lasciato perdere Bruno, ma chi non avrebbe voluto provare un suo bacio, almeno una volta.
"E poi..." continuò Cecilia, volgendo i suoi occhi al pavimento "ha baciato anche altre ragazze"
"Ah" replicò Emma "da uno come lui, c'era da aspettarselo"
"Già" commentò Cecilia, sentendosi improvvisamente molto stupida. Davvero, cosa si aspettava? Che lui cadesse ai suoi piedi e le dichiarasse il suo amore eterno? Insomma, non era mica una commedia romantica la sua vita. E lui era stato abbastanza chiaro fin dall'inizio. Almeno con le parole. I suoi gesti però, erano ancora confusi.
"Emma" sussurrò timida Cecilia, avendo ritrovato un poco di lucidità "potresti tenerti per te questa conversazione?"
Cecilia sapeva che era paradossale farle questa richiesta. Immaginava che Emma avrebbe tenuto queste informazioni per usarle nel momento opportuno, in modo da farle più male possibile.
"Va bene" concluse lei con un sospiro.
Cecilia la guardò incredula e si lasciò sfuggire: "Davvero?"
"Facciamo che adesso siamo pari" disse Emma, riferendosi alla volta che Cecilia l'aveva salvata dalla sorellastra.
Cecilia la osservò per un momento, nel tentativo di capire se fosse sincera ma, nel suo stato attuale, poteva facilmente sbagliarsi. Decise comunque di credere perché, alla fine, Cecilia era una persona di buon cuore.
Rimasero in silenzio ancora per un po', finché Cecilia decise che era arrivato il momento di tornare a casa. Scrisse un breve messaggio a Carola, nel quale digitò errate diverse lettere, poi si alzò e salutò Emma con un sorriso riconoscente.
Appena varcò la porta del cinema, il buio e il freddo la accolsero. Non era ancora così tardi ma, essendo inverno, sembrava lo fosse. Incerta sui passi, si avviò verso per le strade della città, nella testa ancora l'immagine sfocata di Bruno.
Maledetto Bruno.
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