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58 - Confusione



Negli ultimi giorni, Carola aveva notato gli occhi arrossati di Cecilia a lezione, i suoi continui sospiri e la sua espressione affranta. Era evidente che qualcosa non andava e, mai come in quelle occasioni, avrebbe voluto chiederle quale fosse il problema, avrebbe voluto consolarla, avrebbe voluto essere veramente sua amica.

Sentiva di aver superato in parte quello che provava per lei e il dolore che il suo rifiuto aveva comportato, tuttavia aveva ancora paura di poter soffrire, aveva il terrore che riavvicinarsi a lei facesse riaffiorare quei sentimenti che credeva di aver elaborato. E ciò la bloccava, ogni volta, dal rivolgere la parola alla compagna di classe.

Non era ingenua, aveva intuito che dietro ogni sospiro di Cecilia si nascondeva suo fratello, ma non conosceva i dettagli e non credeva di avere il diritto di impicciarsi nella vita della ragazza.

Quel pomeriggio, finite le lezioni, uscì da scuola e attraversò il cortile diretta alla fermata dell'autobus, si fermò poco prima del cancello d'uscita dell'edificio e rimase ad osservare Cecilia che si incamminava con la testa bassa verso la fermata. Lo zaino sulle spalle, i ricci che le coprivano in parte il viso, la camminata lenta. Non si guardava intorno, non per timore delle occhiate della gente, ma per timore di quello che avrebbe potuto vedere.

Carola osservò gli studenti intorno a lei e, in poco tempo, individuò il fratello. Era poggiato al muro esterno della scuola, una gamba piegata e la pianta del piede che aderiva al cemento freddo, la sigaretta in bocca e un sorriso sfrontato sul viso. Stava parlando con una ragazza bionda che continuava a ridere, ogni volta che lui apriva bocca per dire qualcosa. Stavano evidentemente flirtando.

Carola arricciò il naso, infastidita. Era una sensazione nuova e si sorprese lei stessa nel provarla. Non era irritazione nei suoi confronti, ma era l'atteggiamento che il fratello aveva nei confronti di Cecilia a crearle fastidio. Avrebbe voluto andare verso di lui e tiragli le orecchie e, quasi, l'avrebbe fatto, se Fabio non fosse comparso al suo fianco.

"Ciao Carola" esclamò allegro, poggiando una braccio introno alle sue spalle per attirare la sua attenzione. Ultimamente, visto la confidenza che avevano acquisito, il ragazzo approfittava di ogni occasione per avere un poco di contatto fisico con lei. Nella sua testa continuava a ripetersi che bastava cosi, ma il suo cuore urlava di no.

Lui, puntualmente, lo ignorava. O almeno, ci provava.

"Ciao" rispose Carola, distogliendo lo sguardo da Bruno.

"Andiamo a mangiare qualcosa?" chiese Fabio speranzoso.

Carola ci pensò qualche secondo, poi annuì piano. Aveva pensato troppo a Cecilia, doveva distrarsi. Continuando a chiacchierare di frivolezze, i due ragazzi uscirono dal cancello e si avviarono lungo il marciapiede.

Il braccio di Fabio ancora intorno alle spalle di Carola, le loro risate sincronizzate.

Mangiarono in un locale poco distante dalla piazza principale, poi decisero di fare un giro per le vie della cittadina. C'era il festival dei pupazzi di neve in quelle settimane, mucchi di neve ricoprivano strade e prati, c'era anche una competizione alla quale potevano partecipare tutti. Ovviamente bisognava creare un bel pupazzo per vincere.

Fabio e Carola presero una bevanda calda mentre passeggiavano e parlarono della scuola, osservano alcuni bambini fare una battaglia di neve, poi Carola decise di introdurre un argomento più serio.

"Per caso" cominciò titubante "Bruno di ha parlato di qualcosa?" domandò poi, lanciandogli uno sguardo circospetto.

Evidentemente la sua mente era ancora concentrata sulla situazione tra suo fratello e Cecilia. Tuttavia la sua preoccupazione maggiore era rivolta a Cecilia, a quello che provava. Mentre poneva quella domanda però, si rese conto che era un sentimento diverso da quello che aveva sempre sentito.

Non si preoccupava per lei in quanto innamorata, si preoccupava per lei in quanto amica. Non voleva che Bruno la facesse stare male.

Fabio sorseggiò un poco della sua bevanda e rispose: "Niente in particolare, perché?"

Carola rimase pensierosa qualche secondo, era sicura che qualcosa fosse successo: "Lui e Cecilia sono strani"

Sul viso di Fabio passò un lampo di tristezza, era da qualche tempo ormai che non parlavano più della ragazza e lui, mi cuor suo, sperava che Carola avesse superato il trauma.

"In che senso?" indagò allora, corrugando le sopracciglia confuso.

"Non so" mugugnò lei "sono strani, Cecilia non fa che sospirare e Bruno, a casa, sta sempre chiuso in camera sua con la televisione accesa. Guarda una stupida telenovela spagnola"

"Carmela e Gonzalo?" si lasciò sfuggire Fabio con un'esclamazione, ricevendo un'occhiata perplessa da parte di Carola.

"Intendevo dire" si corresse allora il ragazzo "cosa pensi sia successo?" mentre poneva quella domanda, sbirciò l'espressione di Carola e si accorse che, menzionare Cecilia, non la rendeva più così cupa come un tempo. Sembrava che la ragazza provasse genuina preoccupazione per l'amica. Un briciolo di speranza tornò a farsi strada dentro Fabio.

"Qualcosa è successo e, conoscendo mio fratello" commentò Carola "non sarà nulla di buono" un sospiro sfuggì dalla bocca di Carola.

"Posso provare a scoprirlo" si offrì Fabio con un sorriso.

"No" dichiarò perentoria Carola "faresti un casino"

"Come, scusa?" replicò Fabio, un poco risentito.

"Non sei molto scaltro" lo offese lei, lasciandosi andare poi in una lieve risata.

Fabio finse di prendersela, aumentò un poco il passo e ribatté: "Non sei molto simpatica, sai?"

Carola riprese a ridere divertita, aumentò a sua volta il passo per raggiungerlo ma, proprio mentre arrivava al suo fianco, mise il piede su un pezzo ghiacciato della stradina secondaria che stavano percorrendo.

La suola della sua scarpa perse aderenza con il terreno e la ragazza non riuscì a mantenere l'equilibrio. Il suo corpo di inchino pericolosamente all'indietro e iniziò la sua vorticosa caduta che sarebbe terminata con un duro impatto con la strada.

Fabio si voltò giusto in tempo per assistere alla scena. Istintivamente lasciò andare il bicchiere di carta che stringeva nella mano, il quale andò a schiantarsi per terra spandendo liquido caldo sulla neve.

L'aria fredda intorno ai due ragazzi sembrò cessare di soffiare, i loro respiri vicini si fondevano, andando a depositarsi sulla loro pelle. Il braccio di Fabio era saldamente poggiato dietro la schiena di Carola per sostenerla, i loro corpi aderivano, leggermente inchinati verso il basso, Carola con la schiena inarcata e Fabio invece incurvato verso di lei.

I capelli lunghi di lei, sfioravano le dita di lui. Il profumo sensuale di Carola accese ogni senso di Fabio, le sue pupille si dilatarono a causa della vicinanza dei loro visi. L'atmosfera si fece strana, nessuno dei due parlò, si limitarono a guardarsi negli occhi, come rapiti da qualcosa che non erano in grado di capire nemmeno loro.

Carola non fece in tempo a parlare che il cuore di Fabio prese il sopravvento.

Era troppo, non poteva più ignorare il desiderio di toccarla, il desiderio di amarla, il desiderio di baciarla.

Con un rapido movimento del collo, Fabio avvicinò il suo viso a quello di Carola e, in un secondo, annullò la distanza tra le loro labbra.

Quel contatto fece esplodere mille fuochi d'artificio dentro di lui, era come l'aveva sempre sognato, le labbra di Carola erano morbide, invitanti, desiderabili.

Troppo desiderabili. Fabio le assaporò con avidità, non era in grado di ragionare lucidamente, il suo istinto aveva preso il sopravvento.

Carola spalancò gli occhi per la sorpresa ma, non lo respinse, non subito almeno.

Qualcosa dentro di lei si mosse, non fu in grado di identificare quella sensazione, ma qualcosa le fece palpitare il cuore per diversi secondi.

Cosa voleva significare?

Quando la sua razionalità tornò prepotentemente a impadronirsi della sua mente, si spaventò più di quanto voleva ammettere. Mise entrambe le mani sul petto di Fabio e, con una spinta decisa, lo allontanò da sé.

Il ragazzo rimase a osservarla confuso, il respiro affannoso e il viso arrossato.

"Fabio" sussurrò lei, tentando di riprendere il controllo del suo corpo "cosa stai facendo?"

Fabio mantenne il silenzio, la sua testa non era in grado di formulare alcuna frase, non era nemmeno in grado di elaborare quanto era successo.

"Io..." continuò Carola, ancora avvolta nell'abbraccio del ragazzo "... a me piacciono le ragazze" tentò di dire lei, ma si rese conto che lo stava ripetendo più a sé stessa che a lui.

Sentendo quella frase, un lampo di irritazione percorse Fabio, non poteva averlo sentito solamente lui. Quel bacio non era stato a senso unico, ne era sicuro.

"Perché?" chiese allora lui con tono duro.

"Perché, cosa?" ripetè lei, confusa. Da cosa? Da tutto quanto.

"Perché non posso piacerti anch'io" si spiegò Fabio, la sua espressione era diventata cupa.

Carola rimase un attimo spiazzata da quelle parole. Doveva essere ovvio il perché, era sempre stato così. Eppure, dentro di lei, qualcosa le diceva che stavolta era diverso.

"Perché mi piacciono le ragazze" ripetè Carola spiazzata.

Fabio si allontanò da lei, interrompendo il contatto tra i loro corpi e si portò una mano sulla testa, scompigliandosi i capelli dal nervoso.

"Perché deve essere per forza o ragazze o ragazzi?" domandò infervorato.

"Io..." tentò di dire Carola ma le parole di Fabio la sovrastarono.

"Perché deve essere in un modo o in un altro?" continuò senza prestare attenzione a Carola.

"Non..." provò ancora lei senza successo.

"Certo, è importante anche l'attrazione fisica di una persona" riprese lui "ma io non mi innamoro solo del suo aspetto. Io mi innamoro della personalità di una persona, della sua anima"

Carola ammutolì, non sapeva cosa dire.

"Perché non puoi andare oltre le etichette? Perché non puoi seguire semplicemente il tuo cuore, senza pensare al resto?"

Carola rimase senza fiato, quello che diceva Fabio aveva un senso, eppure...

Il ragazzo smise di parlare e tentò di controllare il suo respiro che si era fatto repentino. Sollevò lo sguardo dalla neve e lo puntò negli occhi di Carola.

La sua espressione era ferma e decisa. Con tono sicuro chiese: "Dimmelo. Dimmi che non hai provato nulla con quel bacio"

Fabio glielo chiese ma conosceva già la risposta, sapeva di non essere stato l'unico a sentire sulle sensazioni, l'aveva percepito, l'aveva letto negli occhi di Carola quando lei lo aveva allontanato. C'era qualcosa lì, nel suo sguardo, qualcosa che gli aveva creato maggiore speranza, che l'aveva spinto a parlare in quel modo.

Carola rimase in silenzio a fissarlo. Lui era in attesa di una sua riposta, ma lei tacque.

La sua testa era un casino, il suo cuore non voleva smetterla di battere, le sue labbra ancora sentivano il sapore di quelle di Fabio. Perché stava succedendo tutto questo?

Perché ogni sua condizione si stava sgretolando? Aveva forse senso quello che diceva Fabio?

Cos'aveva provato lei con quel bacio?

Niente?

Tutto?

Cosa avrebbe dovuto rispondere?

Un senso di panico la invase, ogni senso di razionalità la abbandonò, le sembrava di soffocare. Senza dire una sola parola, Carola di voltò e cominciò a correre.

Si allontanò da Fabio più veloce che potè, non sapeva dove stava andando, voleva solamente scappare.

Da lui, da quel bacio, dalle sensazioni che aveva provato.

Da sé stessa. 

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