42 - Avevo paura
Finalmente, la luce fuori dalla casa degli orrori tornò a illuminare il volto di Bruno e Cecilia, e con essa, anche il respiro di Cecilia tornò a farsi regolare. Se non fosse stato per la mano di lui ancora avvolta intorno alla sua, anche il cuore di Cecilia avrebbe ripreso a battere in maniera normale.
"Sei salva" la prese in giro Bruno , rivolgendole un sorriso divertito, senza tuttavia interrompere il loro contatto fisico.
Cecilia si limitò ad annuire, era fuori dalla quella casa maledetta, ma non si era ancora ripresa del tutto, le serviva un momento e doveva smetterla di pensare alla mano di Bruno. Dannazione!
Bruno si spostò verso una via a lato della piazza dove passava meno gente e trascinò Cecilia con sé, gli sembrava ancora troppo scossa per lasciarla sola, o forse voleva stare ancora un po' con lei.
Non riusciva a spiegarsi il comportamento della ragazza, ma nemmeno il suo.
Si incamminarono lungo quella via semivuota che conduceva all'altra zona della città ricca di bancarelle e attrazioni, quando sentirono un campanello suonare alle loro spalle. Bruno si voltò in tempo per vedere una bicicletta venire verso di loro a gran velocità, così si affrettò a strattonare Cecilia con la mano che ancora stringeva, togliendola così dalla traiettoria del mezzo.
Cecilia incespicò con i piedi e perse l'equilibrio, non aspettandosi un tale movimento perciò, involontariamente, atterrò con il viso sulla petto di Bruno. Lui portò la mano libera sulla schiena di lei, stringendola maggiormente a sé per evitare che cadesse e intanto rivolse la sua attenzione al ciclista, gridandogli dietro: "Idiota"
Cecilia rimase immobile, il profumo muschiato di Bruno la avvolse come una carezza, poteva sentire i muscoli tesi delle sue braccia intorno a lei, il suo respiro tra i capelli, il suo cuore battere sotto al suo orecchio.
Lentamente, la ragazza portò il palmo della mano libera sul petto di Bruno e allontanò il viso da esso, tornando a raddrizzarsi ma, la mano di Bruno ancora sulla sua schiena, le impedì di allontanarsi ulteriormente.
Lei sollevò timidamente gli occhi su di lui e lo trovò a fissarla. Le sue iridi verdi la incatenarono, bloccandola in quell'attimo che sembrò fermare il tempo e lo spazio intorno a loro. Cecilia aveva visto tante volte scene simili nei film, ma mai si sarebbe sognata di esserne la protagonista, di poter provare quelle sensazioni, con la persona che le piaceva oltretutto.
Non era sicura che Bruno provasse le stesse emozioni, anzi ne era certa, perciò sapeva di doversi ritrarre e rivolgere il suo sguardo alla strada sottostante e così stava per fare, quando un inebriante profumo di vaniglia le avvolse la pelle, penetrò attraverso i suoi sensi e giunse al suo animo.
Quel segnale, quel profumo, il modo in cui Bruno la stava guardando, ciò che le stava dicendo il suo corpo, Cecilia capì che non stava sbagliando.
Si sollevò sulle punte delle scarpe con uno slancio, poggiò la mano libera sulla spalla di lui per aiutarsi e raggiunse il suo viso. Sporse il mento in avanti, sfiorando la pelle di Bruno, chiuse gli occhi e le sue labbra si poggiarono su quelle di lui, rimanendovi per un tempo che a lei sembrò infinito. E magico.
Una miriade di sensazioni la invasero, potenti, nuove, indescrivibili, non si era mai sentita tanto agitata eppure tanto tranquilla. Non si era mai sentita tanto accaldata eppure leggera. Non si era mai sentita tanto impacciata eppure sicura.
Non era un gesto da Cecilia, eppure non si era mai sentita tanto sé stessa come in quel momento.
Quando le labbra di Cecilia si poggiarono sulla sua bocca, Bruno rimase immobile, aveva notato una strana atmosfera tra di loro mentre stavano vicini, i loro corpi a contatto, i loro respiri sincronizzati. Eppure non si sarebbe mai aspettato che lei potesse compiere un gesto tanto audace, perciò ne era rimasto sorpreso.
Non voleva darle false speranze, ma probabilmente non stava facendo un buon lavoro, vista la situazione nella quale si trovava. Doveva allontanarla con delicatezza e farle capire che non provava nulla per lei. Doveva dirle che lui non era un bravo ragazzo, che le avrebbe spezzato il cuore. Che il suo cuore non meritava questa trattamento perché era troppo ingenuo.
Ma, contro ogni suo pensiero razionale, Bruno si ritrovò a sollevare la mano che teneva ancora sulla schiena di Cecilia, portandola verso la sua testa, pronto ad affondare le dita nei suoi capelli. Pronto a evitare che lei si allontanasse da lui. Pronto a continuare quel bacio che era riuscito ad aumentare persino i battiti del suo cuore.
"Bruno!" una voce familiare lo fece ridestare da quei pensieri impuri e, in un attimo, il bacio si interruppe.
Sia Cecilia che Bruno rivolsero la loro attenzione nella direzione dalla quale proveniva il grido e videro Fabio fermo a pochi passi da loro con gli occhi spalancati e la bocca quasi aperta.
Vicino a lui, Carola.
Aveva un'espressione indecifrabile, lo sguardo fisso su quella scena, le labbra chiuse in una linea sottile, le mani a pugno.
Cecilia si sentì sprofondare, in un attimo, dal sogno celeste nel quale si trovava, cadde sul terreno duro della realtà. Carola aveva visto quel bacio e Cecilia non le aveva neanche mai detto che Bruno le piaceva. Oltretutto era pure suo fratello.
Si sentì improvvisamente una pessima amica e la colpa le schiacciò le spalle. Si allontanò veloce da Bruno, ricomponendosi un poco e aspettando che Carola le rivolgesse parole cattive, come si meritava.
Tuttavia Carola rimase ancora qualche secondo a fissarli, poi voltò le spalle e si allontanò con passo veloce, inoltrandosi tra la folla della via dietro di loro.
Cecilia rimase immobile come bloccata, incapace di realizzare quanto era successo, in così poco tempo. Poi, la sua mente ricompose i vari pezzi e, tra tutti, spiccò la faccia fredda di Carola. Sapeva di aver combinato un disastro e, lentamente, la sua timidezza tornò ad avere la meglio. Non ebbe nemmeno il coraggio di guardare Bruno, non solo per l'imbarazzo che provava, ma anche perché aveva paura di scorgere nei suoi occhi una qualche sorta di pentimento.
Senza aggiungere altro, la ragazza si avviò nella direzione dalla quale era scappata Carola, speranzosa di poterla trovare.
Bruno la seguì con lo sguardo, poi si passò le mani tra i capelli e lasciò andare un sospiro di frustrazione, mentre Fabio lo osservava con un'espressione di rimprovero sul volto.
Cecilia si fece strada tra la folla, volgendo lo sguardo intorno a sé, aumentando il passo per scorgere Carola da qualche parte, ma la ragazza sembrava essersi volatilizzata. Cecilia cominciava a sentire il fiato corto e un groppo fin troppo familiare si stava formando in fondo alla sua gola.
Improvvisamente, in lontananza, scorse la sua chioma scura che ondeggiava sulla sua schiena, accompagnando i movimenti della sua andatura. Carola aveva le spalle ricurve e la testa un poco abbassata, non stava più correndo, ma camminava quasi con fatica, dirigendosi verso una stradina secondaria, nel tentativo di trovare un rifugio.
Carola la seguì senza esitazione e, quando fu a pochi passi da lei, le afferrò il polso, costringendola a fermarsi. Carola si voltò verso di lei con un'espressione ferita sul viso e, quando la riconobbe, i suoi occhi rimasero un poco sorpresi, per poi tornare a coprirsi di tristezza.
Vederla in quello stato, così diverso dal solito, così fragile, ridusse in pezzi il cuore di Cecilia. La sua prima amica, la sua unica amica, era sempre stata gentile con lei eppure stava soffrendo per colpa sua.
Cecilia fece qualche respiro profondo per ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di scorrerle lungo le guance e, tentò di rendere ferma la sua voce mentre diceva: "Mi dispiace tanto, Carola"
L'amica, che aveva abbassato lo sguardo sui suoi piedi, tornò a guardarla negli occhi, questa volta con più convinzione.
"Per cosa?" chiese, iniziava a rendersi conto che quella conversazione era stata rimandata per troppo tempo, questo era il motivo per il quale si trovavano in quella situazione.
Cecilia provò un senso di confusione per quella domanda, tuttavia rispose sinceramente: "Per aver baciato tuo fratello"
Carola, sentendo quella risposta, avvertì un moto di rabbia dentro di sé, rabbia dovuta alla frustrazione, non le era chiaro però, se questa fosse rivolta verso Cecilia per non averla capita, oppure verso sé stessa per essere stata tanto codarda.
"Da quanto tempo ti piace?" domandò con un impeto, sottraendo il polso dalla mano di Cecilia, che lasciò cadere il braccio lungo il fianco.
La colpevolezza invase il viso di Cecilia, incapace di sostenere lo sguardo di Carola, abbassò gli occhi verso la strada e rispose in un sussurro: "Dalla prima volta che l'ho visto, in realtà"
Quella risposta, ,fu come una pugnalata nel cuore di Carola. Si era illusa, non aveva mai avuto alcuna possibilità con Cecilia e, nel profondo, lo sapeva. Tuttavia aveva deciso di crederci e per questo, poteva incolpare solamente sé stessa. Era chiaro, ma non riuscì comunque a trattenere il tono di rabbia che trapelò dalla sua risposta: "Avrei dovuto capirlo"
Si strinse nelle spalle e distolse la sua attenzione dalla ragazza.
Cecilia pensò di averla persa e il panico si impadronì di lei: "Carola, ti prego. Io avevo paura di perderti. Ho sbagliato, lo so. Avrei dovuto dirtelo, sei la prima amica che ho" fece una pausa per nascondere il tremolio della voce e, con un sussurro concluse "ma avevo paura"
Carola, sentendo quella confessione, provò ancora più tristezza di prima, per il modo in cui le parlava, per averle detto che non voleva perderla, ma non nella maniera che Carola desiderava. Era consapevole che Cecilia non aveva alcuna colpa, ma in quel momento era troppo arrabbiata.
"Non è questo il problema" disse Carola con voce più alta del dovuto, sorprendendo Cecilia che tornò subito a guardarla, un po' spaventata.
"Tu mi piaci" esclamò ancora Carola con rabbia "non come amica, mi piaci come persona, mi piaci come ragazza, mi piaci come a te piace mio fratello" tutta la frustrazione che provava dentro di sé uscì con questa frase, i pugni della mani chiusi, le spalle tese, il fiato corto.
Cecilia, a ogni parola che usciva dalla bocca di Carola, spalancò sempre più gli occhi e il suo cuore perse qualche battito. Non aveva capito. Non aveva mai compreso la sua amica, ogni suo gesto, ogni suo frase, ogni suo sorriso, aveva frainteso ogni cosa.
Carola rimase a fissare Cecilia qualche secondo e si rese conto di averla sconvolta, l'amica era rimasta senza parole, ma i suoi occhi trasmettevano più di quanto Carola volesse vedere: tristezza, colpevolezza e soprattutto compassione.
Carola non poteva sostenerli, era tutto finito, quindi poteva anche andarsene.
Senza aggiungere altro, si voltò dando le spalle a Cecilia si allontanò lentamente, inoltrandosi in quella via desolata.
Cecilia rimase ferma, nessun muscolo del suo corpo sembrava più volerla ascoltare, si limitò a guardare la sua unica amica che si allontanava da lei, mentre una lacrima scendeva lungo la sua guancia.
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