40 - A piedi
Bruno schiacciò il pulsante dell'ascensore e attese che le porte davanti a lui si aprissero. Sollevò entrambe le braccia oltre la testa e si sgranchì la schiena, lasciando che la maglietta bianca si sollevasse poco oltre la linea dei jeans, rivelando il suo ventre patto.
"Aspettami" gridò Carola, uscendo di corsa dal loro appartamento, con aria trafelata, i capelli scompigliati e lo zaino stretto in una mano.
"Sei sempre in ritardo" la ammonì annoiato il fratello, proprio mentre l'ascensore si rivelava. Bruno avanzò dentro essa, fissando la sua immagine riflessa nel grande specchio di fronte a lui.
Carola lo seguì ancora con il fiato corto, ma riuscì a replicare: "Potresti anche svegliarmi al mattino"
Bruno si ravvivò i capelli con una mano, lasciando che un angolo delle sue labbra si sollevasse in un sorriso divertito mentre rispondeva: "Lo faccio, ma tu mi lanci addosso i cuscini"
Lei gli rivolse uno sguardo nervoso, poi sospirò e sul suo viso compreso un'espressione preoccupata.
Bruno lo notò e assunse un tono serio mentre le chiedeva: "Stai bene?"
Sapeva quanto la sorella temesse il confronto con le persone riguardo le sue preferenze. Era rimasta marchiata da quanto successo nella vecchia scuola, perciò le risultava difficile fidarsi degli altri.
Tuttavia Bruno riponeva una naturale fiducia in Fabio, anche se non era in grado di spiegarne il motivo. Era sicuro che avrebbe ascoltato i bisogni della sorella. Forse era per il suo carattere così genuino e sincero, forse era per il suo modo di approcciarsi agli altri, sempre così comprensivo, oppure era per il modo in cui guardava sua sorella, come se volesse proteggerla da qualsiasi male del mondo.
"Puoi stare tranquilla" le disse con voce dolce "Fabio è nostro amico"
Carola sollevò lo sguardo su di lui, sorpresa, poi disse: :"Lo so. Non è lui che mi angoscia"
Le sopracciglia di Bruno si incurvarono, mentre le porte dell'ascensore si aprivano, rivelando il piano terra.
"È successo qualcosa con Cecilia?" tentò di scoprire Bruno.
"No" ribatté debolmente la sorella "ma non so cosa fare"
Avanzarono entrambi fino al portone, Bruno poggiò una mano sulla maniglia, ma prima di aprire la porta si fermò e si voltò verso Carola.
"Dovresti essere sincera con lei. È tua amica, no?" le domandò, fissandola negli occhi.
Carola deglutì spaventata, non per la domanda di Bruno, non per quel suo sguardo esaminatore, ma per le conseguenze che ci sarebbero state dopo una tale rivelazione.
"Non posso farlo" replicò la ragazza, abbassando la testa per sfuggire agli occhi di lui.
"E quindi puoi continuare a illuderti?" riprese lui, riuscendo a trattenersi prima di dire troppo. Non voleva dire alla sorella ciò che aveva intuito dallo sguardo di Cecilia, non voleva ferirla, tuttavia sapeva che prima o poi sarebbe successo.
Cecilia non nutriva sentimenti romantici per Carola, Bruno ne era quasi sicuro. Ma quel piccolo dubbio che ancora giaceva in fondo al suo cuore non gli permetteva di essere chiaro con Carola.
"Finché non ci parlo chiaramente, una piccola speranza rimane" tagliò corto lei, poggiando una mano sul portone per aprirla, nonostante la resistenza di Bruno. Voleva fuggire da quel discorso.
Alla fine, sapeva che suo fratello aveva ragione, e si preoccupava solamente per lei, ma il suo atteggiamento veritiero la infastidiva. Era come quando Carola usciva di casa con il cielo scuro che minacciava pioggia, senza portarsi dietro l'ombrello, nonostante l'avvertimento di Bruno. Finché non sentiva la prima goccia caderle sulla fronte, lei era convinta di potercela fare. Così come il sentimento che provava per Cecilia: finché non la rifiutava c'era ancora speranza.
Forse non era un comportamento molto maturo, o coraggioso, ma Carola per il momento era contenta di poter passare il suo tempo con la ragazza, senza etichette, senza definizioni, senza costrizioni.
Bruno rimase qualche secondo in silenzio fissando Carola con un'espressione seria sul volto, conosceva la sorella e sapeva che, quando si intestardiva, non poteva farle cambiare idea con le parole.
Perciò sospirò stanco e infine lasciò la presa sul portone, permettendo la sua apertura.
Quel lunedì mattina, Cecilia salì sull'autobus che l'avrebbe portata a scuola con un grosso peso sul cuore. Non aveva aspettato Carola, troppo ansiosa di scorgere Bruno con lei. Si sedette con un sospirò e sperò intensamente che il mezzo partisse con solo lei a bordo.
Guardò fuori dal finestrino al suo fianco e vide la strada attraversata da qualche macchina, il marciapiede dall'altro lato con alcuni passanti frettolosi e una serie di edifici ancora immersi nel sonno. La sua mente cominciò a vagare senza alcuna linearità, troppo stravolta per dare un senso a qualcuno dei suoi pensieri.
Magari era stato tutto un sogno, magari non si era ancora svegliata.
Magari Bruno non si ricordava nulla, se anche fosse stato tutto reale.
Magari non era nemmeno Bruno la persona con cui aveva passato parte della serata, magari era stata un'invenzione della sua fantasia.
O magari era successo tutto quanto come lo ricordava, ma lei e Bruno avrebbero comunque ignorato quegli avvenimenti. Cecilia sicuramente l'avrebbe fatto, non poteva rivivere quei ricordi se non con estremo imbarazzo.
Nonostante questo, loro non facevano che riapparirle davanti agli occhi.
Abbassò le palpebre e fece dei respiri profondi, quando sentì il motore dell'autobus partire, i suoi muscoli si rilassarono automaticamente. Era salva.
Riaprì gli occhi con calma, ma il respiro le rimase incastrato in gola. Due figure si fermarono vicino a lei e presero posto nei sedili davanti, in maniera tale da guardarla in pieno viso.
Cecilia annaspò in silenzio, vagando con lo sguardo intorno a lei per evitare di incrociarli accidentalmente e leggere il divertimento nei loro occhi.
Ma Carola e Bruno la salutarono con pacatezza, poi ripresero a parlare dei loro argomenti, perciò Cecilia cominciò a respirare meglio, dal momento che non la stavano considerando molto.
Carola poi spostò la sua attenzione su di lei e si scambiarono qualche commento sulla serata in discoteca. Cecilia tentò di rimanere sul vago, le aveva già anticipato alcune sue impressioni per messaggio durante la giornata di domenica, tralasciando ovviamente i dettagli più imbarazzanti, compresa la partecipazione di suo fratello.
"Quindi" esordì Carola, piantando le sue pupille sul viso di Cecilia "come sei tornata a casa sabato sera?"
Cecilia avvampò e si curò bene di non guardare Bruno neanche per sbaglio, sperava davvero che lui non avesse raccontato ogni cosa alla sorella, ma a giudicare dal tono curioso di Carola, dubitava che lui l'avesse fatto.
Prima di rispondere però, trovò il coraggio di spiare la reazione di Bruno a quella domanda tuttavia, si rese conto che il ragazzo non stava ascoltando la loro conversazione. Perciò lei tornò a guardare Carola e rispose con voce bassa: "A piedi"
L'amica le restituì un'espressione sorpresa, non si aspettava una risposta tanto stringata. Cecilia si affrettò a tornare con lo sguardo sulle sue scarpe nere, mentre Bruno continuò a studiare lo schermo del suo cellulare con aria tranquilla.
In realtà stava tentando di trattenere una risata divertita e, l'angolo della sua bocca, si curvò pericolosamente quando le sue orecchie udirono la riposta di Cecilia: a piedi.
In effetti, era la verità, aveva solo omesso con chi. Bruno riuscì a contenersi, mentre sua sorella insisteva: "Ma sei riuscita da sola?"
Il ragazzo dovette deglutire con forza per soffocare una sua reazione a quell'interrogatorio che metteva in seria difficoltà Cecilia, poteva capirlo dal modo in cui lei continuava a tirare la manica della sua felpa oltre il polso.
"Io non ero in grado" aggiunse poi Carola con aria divertita e un po' colpevole "mi ha portato Fabio"
Cecilia stavolta non trovò il coraggio di alzare lo sguardo, nemmeno per accertarsi che Bruno fosse ancora estraneo a quella conversazione. Si limitò ad annuire e quello che seguì fu il silenzio.
Carola la fissò per qualche secondo, perplessa dal suo comportamento più abbottonato del solito, tuttavia decise di lasciar perdere e cominciò a raccontare quello che ricordava della serata, permettendo ai muscoli di Cecilia di rilassarsi un poco. La ragazza però non riusciva a seguire con attenzione il racconto dell'amica, era persa nei suoi ragionamenti.
Forse si era davvero sognata ogni cosa, oppure Bruno si era dimenticato tutto come aveva sperato. O semplicemente non gli importava di lei. Questo ultimo pensiero le fece male, perciò fu grata all'autobus quando arrivò alla loro fermata.
Carola si alzò e si posizionò davanti alle porte del mezzo, in attesa della loro apertura. Cecilia si affrettò a fare lo stesso e si fermò proprio dietro all'amica. Il suo cuore stava ricominciando a battere in maniera normale lontano da Bruno, quando la sua voce, dietro di lei, giunse al suo orecchio.
"Cuccurucucù, paloma" canticchiò a voce bassa Bruno, come perso nei suoi pensieri, facendo vagare lo sguardo davanti a sé.
Un brivido percorse la schiena di Cecilia: ricordi e emozioni le invasero tutto il corpo, una strana sensazione la colpì allo stomaco e il panico si impossessò di lei.
Era stato reale.
Era stato reale, e lui si ricordava.
Rimase di pietra davanti alle porte che intanto si erano aperte. I suoi polmoni non volevano più funzionare, così come gli arti, si sentiva terribilmente vulnerabile.
Bruno la superò continuando a canticchiare tra sé e sé, come se niente fosse successo. Proprio mentre le passava di fianco, la osservò di traverso e notò i suoi ricci capelli scompigliati, la pelle imperfetta, le labbra un poco aperte, gli occhi totalmente spalancati, come quelli di un cerbiatto abbagliato dai fari di un macchina.
Un sorriso istintivo nacque sulla bocca di Bruno, creando una piccola fossetta a lato di essa.
Carola, sul marciapiede, si voltò e vide che Cecilia era ancora ferma sull'autobus, quindi allungò una mano, le afferrò il polso e la costrinse a muoversi verso di lei.
"Ceci" disse, perplessa "andiamo"
La ragazza obbedì in automatico ma era ancora in corto circuito. Bruno, nel frattempo, si era avviato lungo il marciapiede, verso il cancello della scuola.
Fischiettava ancora lo stesso ritornello, un'espressione divertita sul volto, le mani nella tasche dei jeans, nella mente un lampante pensiero: accidenti, quando era carina!
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