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38 - Marshmallow


Carola uscì dal portone di casa con un certo nervosismo che le percorreva tutto il corpo. Nella sua vecchia scuola, dopo che aveva fatto coming out, la maggior parte delle persone aveva iniziato a osservalo in maniera diversa, qualcuno con curiosità, qualcuno con fastidio, qualcuno con giudizio, qualcuno addirittura con odio.

Lei era stata poco cauta sull'argomento, non si era preoccupata di nasconderlo, si era semplicemente dichiarata alla ragazza che le piaceva in quel momento, ma i pettegolezzi si era sparsi velocemente.

Era stata ingenua, aveva creduto che l'orientamento sessuale di una persona fosse solamente una questione personale, invece era diventata un affare di tutta la scuola. Ma cosa importava a loro se lei si innamorava di un uomo o di una donna? Insomma, il corpo era suo, i sentimenti suoi, i pensieri suoi, non poteva forse baciare chi accidenti voleva?

Tuttavia dopo quella confessione passata, la sua vita era diventata complicata, non insopportabile certo, ma neanche così serena come prima. Non le piaceva essere giudicata per i corridoi, non le piacevano le risate alle sue spalle, non le piacevano gli occhi degli altri su di lei. Nonostante questo aveva ignorato tutto e continuato la sua vita, la sua dichiarazione era anche andata buon fine, era uscita con quella ragazza per un certo periodo.

Quando però erano arrivati nella nuova scuola, quando Carola aveva percorso i nuovi corridoi senza il peso del suo orientamento sessuale sulle spalle, quando l'unica cosa che aveva letto negli occhi delle persone era curiosità, quando dopo la prima settimana nessuno l'aveva ancora giudicata, Carola si era accorta che le mancava quella normalità.

Anche se avrebbe preferito integrare la sua diversità in quella normalità e renderla tale, non si sentiva ancora pronta. Non la rinnegava certo, ma voleva solo avere più tempo per prepararsi, per rinforzare l'armatura, che questa volta avrebbe dovuto indossare per proteggere sé stessa.

Questo pensava la ragazza mentre percorreva il marciapiede diretta verso il centro della città, tentava di valutare se quel momento fosse arrivato anche in quella nuova città, se lei fosse stata pronta.

Raggiunse la piazza dove aveva appuntamento con Fabio e notò tante bancarelle disposte lungo le stradine, adornate di neve e ghiaccio, qualcuno stava pattinando su una piccola pista artificiale, qualcuno stava modellando pupazzi con neve sparata appositamente sul prato ormai secco: era il festival d'inverno che dava il benvenuto ai mesi più freddi.

Carola si sfregò le mani tiepide e sollevò la zip della giacca fin sotto al collo, percorse la breve distanza che la separava dal punto d'incontro e immaginò gli occhi dei passanti puntati su di sé, tutti a giudicarla.

Deglutì visibilmente, quando una mano sollevata in lontananza attirò la sua attenzione.

Puntò il suo sguardo su Fabio che la salutava con un sorriso sulle labbra e gli restituì un'espressione preoccupata. Si fidava di lui, ma non poteva mai sapere come le cose sarebbero potuto andare. Anche nella sua vecchia scuola non credeva che le voci si sarebbero sparse tanto velocemente, invece.

E mentre muoveva i piedi verso Fabio, Carola capì di non essere pronta. Capì di volere ancora tempo. Si senti codarda, ma capì che le ferite erano appena rimarginate e non poteva riaprirle.

Raggiunse il ragazzo e lo salutò con poco trasporto, non aveva idea di come introdurre l'argomento, non aveva idea di quale sarebbe stata la reazione di Fabio, non aveva idea se stava agendo giustamente.

"Stai bene?" domandò Fabio, notando un certo pallore suo viso di Carola.

"Sì" ribatté lei, non era ancora riuscita a guardarlo negli occhi "più o meno"

Fabio la studiò per qualche secondo, era evidente che qualcosa la metteva a disagio e poteva intuire anche qualche fosse il motivo, sapeva che la confessione della sera precedente era stata dettata dall'alcol. Perciò decise di rendere l'uscita più confortevole prima di parlare di argomenti più seri. Come diceva sempre sua madre, con lo stomaco pieno ogni questione è più leggera.

"Guarda" esclamò allora, indicando con il dito una bancarelle davanti a loro "hanno la cioccolata calda!"

Carola sollevò gli occhi da terra e guardò verso la direzione da lui indicata, poi spostò la sua attenzione sul viso radioso di Fabio e, un poco della tensione che provava, si allentò dal suo corpo.

"Vieni" continuò lui, prendendola per mano "te la offro io"

Carola si lasciò trascinare verso la bancarella e ascoltò Fabio parlare con il venditore e ordinare due cioccolate calde con i marshmallow. Il ragazzo abbandonò la mano di lei per prendere le tazze che il venditore gli stava porgendo e Carola si rese conto che non le dispiaceva quel contatto così confrontante.

Lei era sempre stata il cavaliere di tutti, correva in difesa dei più deboli, proteggeva i suoi cari, ma chi aveva mai protetto lei?

Fabio si spostò verso una panchina che si trovava a lato di una parco tranquillo e fece un cenno a Carola di seguirla, la quale obbedì senza una parola. Si sedettero vicini e lui le porse la sua tazza fumante con dei piccoli marshmallow che galleggiavano al suo interno.

Carola rimase a fissarli come ipnotizzata, si sentiva persa, aveva paura di nascondersi dietro una verità celata, ma aveva anche paura di rivelarsi a tutti per quella che era. E aveva paura che anche Fabio avrebbe cominciato a giudicarla.

Il ragazzo bevve un sorso della sua bevanda calda, ma con la coda dell'occhio notò che Carola non si era ancora mossa, così un dubbio invase la sua mente.

"Oh cavolo" disse con il panico nella voce "non ti piace la cioccolata?" piantò i suoi occhi scuri su Carola, la quale si ridestò dal suo torpore e gli restituì un'espressione sorpresa.

Rimasero così, a fissarsi per quale secondo, poi Carola si lasciò sfuggire una breve risata, gli occhi spalancati e preoccupati del ragazzo erano così buffi che si era dimenticata le paranoie di qualche secondo prima.

"Certo" rispose con un sorriso "mi piace la cioccolata" osservò la tensione sul volto di Fabio scomparire dopo quella frase, così aggiunse "soprattutto con i marshmallow"

Un sorriso sodisfatto rispuntò quella labbra di Fabio, il quale tornò a sorseggiare dalla sua tazza con una nuova serenità sulla faccia. Carola aspettò che entrambe le loro tazze si svuotassero, poggiò la sua per terra, prese un profondo respiro e introdusse il temuto argomento: "Grazie per ieri sera..."

Fabio spostò la sua attenzione dalla terza vuota al viso di Carola, l' espressione del ragazzo era in qualche modo cambiata.

"... non ricordo bene tutto, ma..." continuò Carola, distogliendo lo sguardo da Fabio, non era sicura di poterlo guardare negli occhi mentre si rendeva tanto vulnerabile.

Lei rimase qualche secondo in silenzio, alla ricerca delle parole necessarie da usare, alla ricerca dello stesso coraggio che aveva avuto da ubriaca, nella speranza di provare la stessa spensieratezza.

Fabio rimase con le pupille fisse su di lei, la studiò attentamente e vide un nuovo lato di lei, lontano dalla Carola sicura di sé. Notò il suo sguardo sfuggente, le mani strette tra loro, i denti che catturavano continuamente il suo labbro inferiore.

Il ragazzo  provò tenerezza e, mai come in quel momento, desiderò abbracciarla. Tuttavia riuscì a trattenersi e si limitò a dire: "Tranquilla, Carola, siamo amici no?"

Lei, sentendo quelle parole, pronunciate con dolcezza, sollevò la testa e lo guardò, un po' sorpresa, un po' confusa. Annuì piano, piegando leggermente la testa di lato e lasciando che parte dei suoi scuri capelli oltrepassassero la sua spalla.

Fabio, senza mutare il suo atteggiamento confortevole, continuò: "Allora, i suoi segreti sono anche miei"

Gli occhi di Carola si aprirono un poco e la sua espressione si fece sollevata e raggiante al tempo stesso. Non si aspettava che lui fosse così comprensivo. In realtà non era in grado di capire cosa si aspettasse da lui, ma era contenta che si fosse mostrato premuroso come sempre.

"Grazie" mormorò allora lei, tornando a rivolgere la sua attenzione alla terra sotto i loro piedi. Un sorriso era sputato sulle sue labbra e ciò fece battere un poco il cuore di Fabio, il quale continuò a guardarla come rapito. 

Vederla sotto questo nuovo aspetto l'aveva resa ancora più attraente, lui sentiva di volerla proteggere da ciò che la spaventava, anche se questo avrebbe significato soffrire per amore ancora una volta. Non era in grado di abbandonare quel sentimento che provava per lei. Perciò, d'istinto, dichiarò: "Voglio che tu sia sempre tè stessa quando sei con me"

Carola spalancò le palpebre e sollevò la testa, guardandolo stupita. Anche se era implicito che tra amici le cose sarebbero dovute andare in questa maniera, lei non si era mai sentita abbastanza sicura per farlo. Non credeva che qualcuno tenesse a lei tanto da accettare ogni suo aspetto, perciò non ci aveva mai provato a mostrare tutto di sé.

Tuttavia, quelle parole, pronunciate con sincerità e una certa speranza, con un tono tanto tenero, la colpirono più di quanto avrebbe mai voluto ammettere. La forte Carola con la sua armatura scintillante, aspettava da tanto che qualcuno la liberasse da quel peso e, inaspettatamente, qualcuno l'aveva appena fatto. E quel qualcuno era davanti a lei che le mostrava un'espressione genuina e un po' imbarazzata.

Senza pensarci troppo, Carola si sporse in avanti, allargò le braccia e le gettò oltre il collo di Fabio, stringendolo in un abbraccio liberatorio.

Il viso di Fabio si paralizzò: le sue spalle si irrigidirono, il collo si tese, il cuore smise di battere, i polmoni di contrarsi. Gli occhi si spalancarono, le sopracciglia rosse si inarcarono e le sue guance si colorarono, diminuendo il contrasto delle lentiggini con la pelle chiara.

Carola rimase abbracciata a lui, voleva godersi il più possibile quella sensazione di leggerezza, voleva imprimere nella sua mente il volto di Fabio privo di qualsiasi giudizio, voleva assaporare la libertà del suo spirito.

Fabio, piano piano, riprese coscienza di sé, rimase rosso in volto e con le spalle rigide, ma il suo cuore riprese a battere e i polmoni gli restituirono aria, così riuscì a muovere goffamente le sue braccia, e avvolse la schiena di Carola, stringendola maggiormente a sé.

Non importava più che fosse amore o amicizia, l'importante era che tra loro si fosse formato un legame sincero. 

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