Capitolo 4
Non seguii la conservazione fra i ragazzi ed Ike: riuscivo solamente a tener stretta Kira.
Ero inginocchiato sul letto, in una posizione scomodissima, ma non mi sarei mosso di un centimetro finché lei non si fosse calmata un poco. La mia metà continuava piangere e singhiozzare, artigliando con le dita la maglietta bianca ed umida che indossavo, tremando in maniera incontrollata. Non sapevo cosa fare né cosa dire per farla stare meglio: potevo solo abbracciarla.
《Valek.》La voce di Ike attirò la mia attenzione quel tanto che bastava perché io mi voltassi verso di lui.
Lo Sciamano aveva l'aria stravolta: lui e le Sentinelle non avevano percepito nulla durante l'attacco.《Cos'è successo?》mi domandò a voce bassa, scoccando un'occhiata preoccupata a Kira.
《Io... Non lo so...》sussurrai, carezzando i capelli della mia ragazza.《Stava andando tutto benissimo... La bambina era bellissima, noi eravamo felici, ma... Avevamo percepito qualcosa di strano nell'aria subito dopo che il dottor Féas uscì dalla stanza... Le ho detto di rimanere qui, credendo che fosse al sicuro... Sono andato a controllare in corridoio e ho trovato il cadavere del Medico. Così sono tornato di corsa qui da loro, ma...》raccontai i fatti con tono pacato, quasi senza emozione.《Ho trovato la porta sbarrata da un tizio col cappuccio nero. Aveva eretto una barriera invisibile che non sono riuscito a rompere poi, di punto in bianco, sono scomparsi entrambi. Ho spalancato la porta e...》Scossi la testa nel ricordare quegli istanti di terrore.《L'ho trovata a terra, sanguinante, in lacrime. Di Aysa... Nessuna traccia...》
A quella parole, il pianto di Kira si fece più acuto, assomigliando quasi al lamento di una bestia ferita. La strinsi di più, posandole un lieve bacio sulla tempia: non sapevo come aiutarla, sembrava che la corazza di dolore da cui era avvolta fosse impenetrabile come un'armatura.
《Capisco...》mormorò Ike, avvicinandosi a noi. Si chinò su Kira, le sussurrò qualcosa che non capii e subito il corpo della ragazza si rilassò contro il mio.
《Che le ha fatto?》chiesi spiegazioni all'uomo, cercando di temere a freno la mia rabbia.
《Non ti preoccupare. Ho solo eseguito un incantesimo del sonno.》mi rispose, guardando con affetto, misto a preoccupazione, il volto di Kira.《Ha subìto un grande shock, ha bisogno di riposare.》Le carezzò i capelli per un attimo e poi si allontanò.
Io rimasi lì, immobile, con lei che dormiva accoccolata al mio petto: non volevo lasciarla andare mai più.
Non riuscii nemmeno a pensare alla mia piccolina, sola e spaventata fra le braccia di pericolosi sconosciuti.
《Valek. Devi calmarti.》Una delicata voce femminile mi strappò da quelle tetre riflessioni: Nadja mi aveva appoggiato una mano sulla spalla per confortarmi, ma io non la percepii nemmeno.《I tuoi occhi... brillano.》aggiunse quando non dissi nulla.
Davvero?
Non mi ero accorto minimamente della mia trasformazione, ma Nadja aveva ragione: mi ero spuntate persino le zanne.
《Scusa... Io...》farfugliai, concentrandomi e riassorbendo i poteri del Lupo.
《È comprensibile.》mi rassicurò lei con un lieve sorriso.《Però credo che dovresti tornare a casa...》aggiunse, un po' incerta.
A... casa...
Senza Aysa?
《Io...》iniziai a ribattere, ma venni fermato da Ike che si avvicinò nuovamente a me.
《Penso che Nadja abbia ragione, Valek. Non c'è nulla che tu possa fare qui.》Le sue parole era spietatamente sincere e mi fecero sentire piccolo ed inutile. Probabilmente l'uomo si accorse del mio stato d'animo ed addolcì il tono.《Kira ha bisogno di te in questo momento. Portala a casa.》
Abbassai lo sguardo sulla mia anima gemella, colei che aveva reso migliore la mia vita, e dovetti concordare con lui.
《E... Aysa?》chiesi con voce fioca, non volevo pensare a ciò che le stava succedendo proprio in quel momento, ma la mia immaginazione mi svelò scenari a cui mai avrei pensato.
《La troveremo.》mi assicurò Ike con occhi gelidi e determinati.
Uscii dal Medicale col corpo inerte di Kira fra le braccia: lo Sciamano mi aveva spiegato che avrebbe dormito per una decina d'ore.
Abbassai lo sguardo su di lei e mi si strinse il cuore nel notare il suo volto arrossato dal pianto.
Doveva essere un giorno di gioia...
Un evento felice...
A passi rapidi, senza farmi vedere dai pochi abitanti che passeggiavano a quella tarda ora, tornai velocemente a casa nostra, sperando che Mina fosse a dormire.
Ovviamente non andò così.
La mia sorellina era sveglissima e mi accolse saltellando contenta, ma la sua espressione cambio rapidamente quando vide Kira priva di sensi.
《Fratellone... Cosa è successo?》mi chiese con voce fioca, impaurita.
La fissai per un lungo momento prima di rispondere.
Si era ripresa magnificamente da quella notte con Nikolas: i capelli erano corti come quelli di Lee, gli occhi scuri e vivaci ed aveva persino messo su qualche chilo grazie alla buona cucina dello Sciamano. A stento la riconoscevo, era così diversa da quello scricciolo spaventato, cresciuto nel Clan delle Ombre. Ora aveva sempre il sorriso in volto e sprizzava felicità da tutti i pori, in più lo Sciamano l'allenava personalmente: visto che non possedeva alcun potere magico, era più vulnerabile delle altre Sentinelle e così Ike si occupava delle sua istruzione. A Mina piacevano molto le sue lezioni, sia teoriche che pratiche, ed io non avevo nulla in contrario: dopotutto ero contento che la mia sorellina finalmente vivesse libera.
《Kira è stanca, dolcezza.》Le diedi la risposta più semplice, però Mina continuo a fissarmi in attesa.《Un uomo mascherato ha rapito la nostra bimba.》confessai con un sospiro tormentato.
《C-cosa...? E perché?》domandò mia sorella, incamminandosi verso la camera che dividevo con Kira.
《Non lo sappiamo ancora.》La seguii lentamente ed attesi che Mina scostasse le coperte dal letto prima di adagiarci la mia compagna.《Ike, Nadja e Lee stanno indagando.》
Rimboccai le coperte a Kira e mi sedetti su una sedia accanto al letto.
《Dovresti andare a dormire. È tardi.》consigliai alla mia sorellina, in tono stanco.
《Non credo che riuscirei a dormire dopo quello che mi hai detto.》mi confessò lei, avvicinandosi a me.
《Vieni qui.》La presi in braccio e lei posò la testa sulla mia spalla.
Rimanemmo così finché il sole non illuminò la stanza, annunciando l'inizio di un nuovo giorno.
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