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Capitolo 36

《I tuoi... occhi...》mormorai senza fiato, abbassando la lancia, inebetita.
Impossibile!
La donna, il cui nome mi era ancora sconosciuto, approfittò del mio sconcerto e richiamò il vento, spedendomi a gambe all'aria.
Volai per diversi metri, atterrando malamente sulla schiena, ma non percepii nulla, nemmeno l'impatto, sicuramente doloroso. La mia attenzione era rivolta a quella donna: lei possedeva gli stessi occhi di Aysa.
Non poteva essere una coincidenza.
Che diavolo sta succedendo?
《Tu...》gracchiai, mettendomi faticosamente seduta. Il torace mi doleva così come la testa, che avevo appena sbattuto sulle rocce.《Qual'è il tuo nome?》le domandai, sputando un grumo di sangue a terra.
《Il mio nome?》ribattè la donna com una risatina divertita: sembrava che il mio dolore le facesse piacere.《Non ha nessuna importanza perché tra poco morirai.》
Senza alcun preavviso dalla roccia uscirono una decina di catene nere che strisciarono verso di me, minacciosamente; sebbene non mi fossi ancora ripresa del tutto, riuscii a balzare lontano, evitando la cattura.
Appena posso i piedi a terra mi sentii scivolare: ci vollero un paio di istanti perché riuscissi a rimanere l'equilibrio.
Ma cosa...?
Abbassai lo sguardo, per capire dov'ero inciampata, e rimasta impietrita dall'orrore: sul pavimento roccioso, proprio dove mi trovavo io, c'era una grande chiazza scura e quella che una volta doveva essere una persona.
《Ma chi...?》balbettai, portandomi una mano alla bocca.
Nel corso della mia carriera da Sentinella, avevo visto cadaveri di ogni genere, ma quello...
Sembrava che qualcosa l'avesse dilaniato dall'interno.
《Oh! Hai trovato Jonah!》esclamò la mia avversaria, palesemente annoiata.
Quella... cosa era Jonah?!
《Cosa l'ha ridotto così?》domandai in preda ai conati di vomito, arretrando da quella pozza di sangue scuro e denso.
Con un piede, pestai qualcosa che produsse un rumore strano, acquoso e molliccio, ed il mio stomaco non resse più: mi piegai di lato e vomitai, bile e sangue, dato che fortunatamente non avevo mangiato molto.
La donna con gli occhi bicolore scoppiò a ridere, divertita dallo spettacolo che stavo dando.
《La grande Kira che non regge la vista di un cadavere?》mi derise, scuotendo la testa.《Mi hanno detto grandi cose su di me, ma... Forse hanno esagerato...》
Mi pulii la bocca con una mano e tornai a fronteggiarla: meglio fissare lo sguardo su di lei che sui poveri resti di Jonah.
《Lui... Era un tuo alleato... Come...》farfugliai in cerca di una spiegazione logica e razionale per quella carneficina.
《Sapeva qual'era il suo ruolo: ha accettato le condizioni》fu la brusca risposta che mi diede.《Dopotutto i catenacci della prigione non sono scomparsi per magia, sai?》La donna iniziò ad avanzare verso di me a passi lenti, ma decisi.《La sua morte è servita ad avvicinare Marduk alla libertà. E la tua servirà per la sua resurrezione.》
Lentamente alzò una mano e subito udii uno sferragliare di catene: provenivano da ogni parte e stavolta non sarei riuscita ad evitarle.
C'è solo una cosa da fare a questo punto...
Senza pensarci troppo, mi misi a correre verso di lei, saltando le maglie che volevano ghermire le mie caviglie; appena mi trovai a pochi metri da lei, evocai le ombre, creando una copia esatta di me stessa.
La donna tentennò ed io riuscii a superarla con un poderoso balzo, atterrando alle sue spalle. Le passai un braccio sotto al collo e strinsi la presa: lei si aggrappò al mio avambraccio cercando di liberarsi, ma non cedetti.
《Richiamale oppure ti spezzo il collo》le ordinai con un ringhio. Lei prontamente fece un gesto con la mano e le catene scomparvero come se non fossero mai esistite.《Ed ora... Dimmi chi sei.》
Non poteva essere la mia bambina.
L'avevano rapita poche settimane fa mentre questa donna doveva avere almeno vent'anni, forse trenta: difficile capirlo data la sua bellezza priva d'imperfezioni.
《Io sono uno strumento di Marduk. Io sono incubo e oscurità. Io sono magia e potenza》mi rispose lei in tono monocorde, quasi annoiato.
《Non hai un nome?》le chiesi nuovamente, non fidandomi di quelle parole astruse.
《Il mio Signore non ha ritenuto opportuno concedermene uno.》Ora la sua voce conteneva una nota di tristezza: infinitesimale, ma l'avevo percepita.
《E la cosa ti dispiace...》osservai, rilassando un poco la presa.
I miei muscoli stavamo protestando a gran voce, però io non volevo lasciarla per continuare la battaglia: io volevo risposte.
《Io sono uno strumento di Marduk》disse lei, evasiva nei confronti del mio commento.
《Ho capito, ma... Tu? Chi sei? Hai una famiglia? Un padre o una madre? Dei fratelli?》Alle mie stesse orecchie quelle domande parvero fuori luogo, ma...
Lei aveva gli stessi occhi di Aysa!
《Io... Non...》Percepii la prima incrinazione della sua facciata da perfetta cattiva: sentii la sua esitazione e la sua confusione.
《Qual'è la prima cosa che ricordi quando hai aperto gli occhi alla vita?》Tentai una nuova strada: più le stavo vicino più l'impossibile mi sembrava possibile.
Possedeva i miei stessi capelli, lunghi e lucidi, l'occhio verde era della stessa sfumatura smeraldo di quelli di Valek, il mio compagno, ed il suo odore...
Quando avevo preso in braccio Aysa per la prima ed unica volta avevo avvertito un profumo nell'aria, un misto di vaniglia e pesche, un aroma dolce ed unico.
Come la mia bambina.
《Due mani delicate che mi carezzavano》fu la risposta sussurrata della donna.
A quelle parole, la mia presa venne meno e lei, mentre io ero stordita dalla rivelazione, ne approfittò per liberarsi e sgusciare via, lontano da me.
《Aysa...》mormorai, scioccata da cui che stavo pensando.
Non poteva essere vero.
Era...
Una follia...
In un battito di ciglia le catene nere mi presero nella loro bruciante morsa: polsi e caviglie furono stretti ed io mi trovai immobilizzata.
《Non conosco nessuna Aysa. Ed il tuo giochetto non è servito a nulla: alla fine ti ho catturata》affermò la donna, voltandomi le spalle in un gesto incerto ed avviandosi verso la grande porta che tratteneva Marduk.
Le catene la seguirono, fedeli, strattonandomi con decisione: nonostante i miei sforzi non riuscii a liberarmi.
《Ed ora...》iniziò lei, facendo comparire dal nulla un altare nero con sfumature rosso sangue.《Mettiti comoda, cercherò di fare presto.》

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