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Capitolo 26

《Il... Limbo?》ripetei con voce perplessa.
Credevo di aver visto tutto il peggio del Clan delle Ombre, ma, a quanto affermava Mina, mi ero persa un piccolo particolare.
《Sì... È un... una specie di... giardino zoologico, diciamo... Però molto più pericoloso...》mi spiegò la ragazza, continuando a tenere lo sguardo fisso sulla voragine che avevi creato.
Confusa dalla sua spiegazione, mi inginocchiai a terra per sbirciare nel buco, ma era talmente buio che non riuscii a vedere nulla.
Ora che si fa?
《Dovrebbe esserci un interruttore là sotto, da qualche parte...》mormorò Mina, con voce distante, probabilmente ricordandosi particolari di quel posto.
《D'accordo... Faremo così: io scenderò laggiù mentre tu starai qui a guardarmi le spalle.》decisi in pochi secondi, buttando le gambe al di là del bordo frastagliato.
《No!》esclamò contrariata Mina, facendomi alzare lo sguardo.《Scendo anch'io.》
Quelle parole intrise di determinazione mi fecero venire le lacrime agli occhi: era così coraggiosa che mi ricordava suo fratello.
Valek...
Mi mancava in maniera spaventosa: non eravamo mai stati distanti per così tanto tempo ed il mio cuore ne stava risentendo.
《Vado avanti io.》affermai, calandomi nel buco prima che Mina potesse ribattere.
Il salto fu infinito, ma, fortunatamente, grazie agli allenamenti costanti, riuscii a cadere in piedi, ammortizzando la caduta piegando le ginocchia.
Mi spostai velocemente perché, dopo pochi secondi, arrivò Mina che, come me, atterrò a piè pari.
《Allora... Dov'è l'interruttore?》le chiesi, rimanendo ferma.
Eravamo immerse nell'oscurità più totale e non volevo cercare qualcosa senza sapere da che parte andare.
Davanti a noi, percepivo l'esistenza di un locale immenso, ma nulla di più: non sentivo né suoni né odori.
《Di qua.》mi rispose Mina e la udii muoversi con cautela.
Tempo un secondo ed una luce bluastra rischiarò l'ambiente, facendomi inorridire.
《Ma che diavolo...》mormorai, scioccata mente i miei occhi spaziavano su quelle... cose.
Ci trovavamo all'inizio di una specie di ponte in legno, che pareva lungo chilometri perché non riuscivo a vederne la fine, che rimaneva immersa nelle tenebre.
Lo spettacolo che avevo davanti agli occhi mi avrebbe perseguitato per gli anni a venire.
Ai lati del ponte vi erano delle bolle, di diversa grandezza, che galleggiavano nell'aria, ma rimanevano ancorate tramite una specie di tubo trasparente che le collegava con i piloni che sostenevano il passaggio in legno. Dentro a quelle... strane gabbie c'erano delle... creature spaventose: una, alla mia destra, per esempio, in origine doveva essere un uomo perché il suo volto ne possedeva le fattezze, ma il corpo...
Era solamente una massa gelatinosa ed informe, di colore verde, che non gli permetteva alcun movimento.
In una bolla alla mia sinistra, invece, scorsi una ragazza, dai lunghi capelli biondi, però...
Aveva il torace spalancato ed i suoi organi erano in bella mostra; mentre, con le mani, tentava di recuperare il suo intestino, alzò la testa, come se percepisse la nostra presenza, e potei vederle il volto. Trattenni a stento un conato di vomito: aveva le palpebre cucite ed era priva di naso e labbra.
《Ma come... Era un mostro...》ringhiai, furiosa con quel pazzo di Nikolas.
Peccato che sia morto altrimenti...
《Ti avevo avvisata che i fallimenti superavano i successi...》commentò a bassa voce Mina, cercando di non fissare quelle povere creature.
《Sai dove conduce questa specie di ponte?》le chiesi, recuperando la lucidità mentale ed ignorando la moltitudine di occhi inumani che ci stavano scrutando curiosi.
《Io... Non... No, non lo so.》mi rispose lei, dopo qualche incertezza.
La studiai per un momento prima di prendere per buona la sua risposta: da come si comportava, Mina doveva già essere stata lì sotto, però, forse, i suoi ricordi erano troppo dolorosi per essere condivisi.
《D'accordo. Allora direi di proseguire.》proposi, prendendola per mano.
Era gelida e tremante, ma non si ritrasse a quel contatto, anzi strinse la presa sulle mie dita come se avesse finalmente trovato un'ancora di salvezza.
《E con... loro... Che facciamo?》mi chiese, iniziando a camminare, senza, però, alzare lo sguardo.
Ottima domanda...
《Mi dispiace immensamente per loro, ma...》mormorai, abbracciando con gli occhi tutte quelle gabbie, i cui ospiti facevano ribrezzo.《Non sappiamo se sono pericolosi quindi... Per il momento, direi di lasciarli chiusi lì dentro...》
《Ma...》La testa di Mina si alzò di scatto e mi lanciò un'occhiata determinata mentre apriva la bocca per ribattere.
《Lasciamo finire.》interruppi le sue proteste sul nascere.《Ho detto "per il momento"... Quando questa storia sarà finita, condurremo qui mio padre e lo zio: loro sicuramente troveranno una... soluzione.》
Mi sentii meschina a pronunciare quelle parole: davvero credevo che le creature manipolate da Nikolas potessero sopravvivere nel nostro mondo?
Non sapevo neppure se era rimasto un briciolo di umanità in loro!
Però, sapevo che non potevo farmi prendere dal panico o dalla pietà per quegli esseri.
E nemmeno Mina poteva permettersi di farlo.
Così, mano nella mano, cercando di non attirare troppo l'attenzione su di noi, camminammo speditamente su quel ponte sotterraneo, circondate da poveri disgraziati vittime di una mente perversa.

Quasi un centinaio di gabbie dopo, finalmente, giungemmo alla fine di quel percorso tortuoso e ci trovammo di fronte ad una porta in metallo, priva di scritte e di maniglia.
《Ed ora?》domandò, sommessamente, Mina, fissandosi i piedi come aveva fatto durante tutto il tragitto.
Io, invece, avevo preferito guardarmi intorno, in cerca di indizi utili, ma la mia si rivelò una ricerca vana. Il mio sguardo aveva trovato solamente esperimenti genetici mal riusciti, fra cui una bambina con protesi di metallo ed una... cosa... che sembrava una pozzanghera di liquido rosato.
Quante volte spezzate per nulla...
《Proviamo ad aprirla.》le risposi, lasciandole la mano ed appoggiandola sul freddo metallo.
Provai a spingere con tutte le mie forze, ma non successe nulla.
Allora provai a muovere la mano, sperando nell'esistenza di una fotocellula, ma, ancora una volta, non successe nulla.
La porta rimaneva chiusa.
《Forse io posso riuscirci...》sussurrò Mina, con voce strana, quasi fosse in trance.
Seppur controvoglia, mi scostai da quella maledetta porta e le lasciai spazio per agire, ma, quello che fece, mi lasciò a bocca aperta.

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