Capitolo 23
Sgattaiolammo fuori dalla casa di zio Stefan senza farci vedere, il che era pressoché impossibile dato che il riparo più vicino distava una decina di metri.
Ovviamente prima di scappare, insistetti per fare una tappa all'armeria, ossia una sorta di ripostiglio dove mio zio teneva ogni armi possibile ed immaginabile.
Ordinai a Mina di prendere tutti i coltelli che il suo zaino riusciva a contenere e, per me, agguantai una spada a lama corta per ogni evenienza.
E poi fuggimmo senza voltarci indietro: Valek e Stefan ci avevano dato un vantaggio e noi non lo potevamo sprecare.
《Basta... Fermiamoci...》ansimò Mina dopo quasi due ore di corsa.
Ci trovavamo nel cuore della foresta che circondava il villaggio, un territorio che conoscevo a menadito, dirette il più lontano possibile dal nostro Clan.
Eravamo delle fuggiasche.
《D'accordo. Possiamo passare la notte in una radura qui vicino.》concordai con lei, anche se non avrei voluto fermarmi per nessuna ragione.
Volevo correre finché i miei polmoni non fossero scoppiati.
Volevo correre fino a dimenticare tutto quel dolore e quella sofferenza che mi stringevano l'anima.
Volevo solamente correre.
Rallentammo l'andatura fino a camminare e condussi Mina alla radura di cui le avevo parlato: un piccolo prato circondato da alti alberi con fronde quasi impossibili da penetrare.
Esisteva un'unica entrata: quella dove ci saremmo accampate.
La sorella di Valek si sedette di schianto a terra, con la schiena appoggiata ad una roccia ricoperta di soffice muschio mentre io feci un breve giro di ricognizione per controllare che nessuno ci avesse seguito.
《Si sta facendo buio. Cerchiamo di dormire un paio d'ore.》decisi, sedendomi accanto a Mina che stava tirando fuori qualche provvista dallo zaino.
《Prima mangiamo qualcosa. Ho bruciato tutto lo stufato grazie alla corsa.》affermò lei, piazzandomi in mano un paio di barrette ai cereali.
Meglio di niente...
Non riuscii a reprimere una smorfia mentre azzannavo quell'inconsistente bastoncino insapore. L'inventore di quelle schifezze avrebbe dovuto essere ucciso.
《Allora... Dove siamo dirette?》mi domandò Mina, passandomi la borraccia.
Era calata la notte ormai, però, la luna faticava a mostrarsi in quell'intricato mondo vegetale quindi eravamo immerse nel buio più totale. Non volevo accendere un fuoco perché avrebbe svelato la nostra posizione al nemico qualora fosse stato sulle nostre tracce.
《Ottima domanda.》elogiai la sua intelligenza, ma non avevo una risposta soddisfacente da darle.《Il più lontano possibile da qui?》
Mi girai verso di lei, con un'espressione innocente in volto, e, anche se potevo vederla a stento, capii che stava alzando gli occhi al cielo.
Ogni tanto era proprio uguale a Valek.
《Su quel libro, quello di Stefan, intendo, non ci sono altre informazioni?》chiese Mina, accoccolandosi a me in cerca di calore.
Aprii il mio zaino, presi il mantello nero che usavo sempre durante le Missioni e lo stesi su di noi, guadagnandomi un mormorio di ringraziamento da parte della ragazza. Sistemata la questione freddo, andai in cerca del libro che mi aveva affidato lo zio, lo recuperai e me lo misi sulle gambe incrociate.
Ora dovevo solo risolvere la questione luce.
Fortunatamente, durante lo scambio di poteri avuto col mio compagno, non tutta la mia magia era evaporata: infatti, riuscivo ancora ad eseguire incantesimi base.
《Piccole Sole.》evocai una palla di luce grande quanto il palmo della mia mano, ma la sua luce bastava a decifrare le parole di quel manoscritto.
《Vediamo un po' che c'è qui...》mormorai, cominciando a leggere quel pesantissimo tomo mentre il respiro di Mina si faceva via via più regolare e profondo.
Niente.
Non c'era scritto nulla di utile.
Allo scoccare delle due ore previste, la ragazza si riscosse, sbadigliando rumorosamente, ma io non vi badai, avevo ben altri problemi.
《L'hai letto tutto?》mi chiese Mina, scrutandomi preoccupata.
Non avevamo passato molto tempo insieme, ma sapeva che quando non ottrnevo ciò che mi serviva diventato un po'... irritabile.
《Sì. Ed ora lo vorrei bruciare.》le risposi bruscamente, chiudendo quell'inutile raccolta di fogli rovinati.
《Posso dargli un'occhiata anch'io?》La sorella di Valek prese il tomo e si spostò verso la mia mano per avere luce sufficiente per leggere.
《Prego... Fai pure...》commentai ironicamente, cercando di pensare alla prossima mossa da fare.
Il libro era inutile: sapevamo che il responsabile del rapimento di Aysa era un seguace di Marduk. Peccato che non sapessimo dove si trovava il loro covo.
Le sorti di Valek e Stefan ci erano sconosciute, ma temetti il peggio. Molto probabilmente avevano presso in ostaggio anche loro.
Eravamo rimaste solamente io e Mina.
Trattenni a stento un sospiro di rassegnazione, non perché la ragazza non mi piacesse, tutt'altro, adoravo la sorella di Valek, ma...
Non era una guerriera.
Non ancora, almeno.
Si allenava con mio padre da molti mesi, però non possedeva una potenziale magico e poteva essere facilmente annientata.
Non potevo mettere a repentaglio la sua vita.
L'avrei portata da Leif, al Clan della Sabbia, e poi sarei andata a cercare il nascondiglio di quei maledetti.
Quando stavo per esporre il mio piano alla diretta interessata, Mina inspirò rumorosamente e rabbrividì contro di me, ma non disse nulla.
Che succede ora?
Aspettai che mi rendesse partecipe dei suoi pensieri, però continuava a rimanere in silenzio.
Un silenzio scioccato e colmo di dolore.
《Mina? Tutto bene?》le chiesi quando capii che non avrebbe mai parlato se non avessi fatto io la prima mossa.
《Sì... Io... Ma non può essere...》balbettò parole senza senso, continuando a fissare la copertina del libro con sguardo sconcertato.
《Mina. Mi stai facendo preoccupare.》Mi girai un po' verso di lei, senza lasciare il rifugio caldo del mantello, e le presi una mano, stringendola leggermente per farle sentire la mia presenza.《Cos'hai trovato?》
Perché doveva essere quella la causa del suo stato d'animo: lei aveva trovato un indizio che a me era sfuggito.
《L'autore del libro... Il nome...》sussurrò con voce fioca, al che avvicinai il Piccolo Sole al tomo e lessi il nome dello scrittore.
《Non l'ho mai sentito nominare.》le dissi perplessa.
Non capivo cosa l'avesse inquietata tanto.
《Prova ad anagrammarlo.》mi suggerì Mina con un bisbiglio.
《Beh... Ecco... Non sono molto brava in queste cose...》borbottai, imbarazzata.
《Nikolas. Se lo anagrammi, risulta Nikolas.》
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