Capitolo 16
Quando arrivammo alle porte del villaggio, era ormai notte inoltrata: la luna, infatti, aveva illuminato la nostra strada consentendoci un tranquillo ritorno a casa.
《Che dici? Andiamo dallo Sciamano?》mi chiese Nadja, sbadigliando stancamente.
《Sicuramente ci starà aspettando.》le risposi, certa che mio padre fosse ancora nel suo ufficio, in attesa del nostro ritorno.
《D'accordo, ma...》Zittii la mia amica poggiandomi un dito sulle labbra: avevo percepito una presenza.
《Chi è là?》gridai, girandomi verso destra e, dall'oscurità, emerse una Sentinella dal volto conosciuto.
《Jonah.》lo salutai con un cenno della testa, rilassandomi.
Era uno degli allievi di mio padre.
《Bentornate.》Il ragazzo ci accolse con un sorriso, fermandosi di fronte a noi.《Lo Sciamano mi ha mandato a ricevervi.》ci spiegò, attraversando le porte del villaggio, con noi due al seguito.
《Grazie.》disse Nadja con un sorriso riconoscente.
Mio padre era sempre stato premuroso con tutti i suoi allievi, anche quelli più... difficili.
《Dobbiamo vederlo. È urgente.》affermai, prendendo la strada che mi avrebbe condotto al Palazzo, ma fui bloccata da una mano sul braccio.
Jonah.
Non commentai in alcun modo e mi limitai a fissarlo finché non mollò la presa.
《Scusa... Non vorrei sembrare scortese, ma... Lo Sciamano mi ha detto di accompagnarvi a casa così potrete dormire per le poche ore che restano. Vi vedrete domani.》ci spiegò il ragazzo, arrossendo lievemente e guadagnandosi una lunga occhiata da parte mia.
L'espressione di Jonah era innocente: possedeva occhi celesti e puri, che in quel momento erano imbarazzati, ed una zazzera di capelli scuri, che contrastavano in maniera sublime con le sue iridi chiare.
《Per fortuna!》esclamò Nadja, sollevata, ponendo fine a quell'istante di tensione.《Lo Sciamano è così comprensivo. Ci vediamo domani, Kira.》Mi baciò velocemente su una guancia e poi salutò Jonah con la mano prima di correre in direzione di casa sua, verso gli amori della sua vita.
Valek...
Mi era mancato tantissimo, anche se eravamo rimasti distanti solamente poche ore.
《Vogliamo andare?》mi chiese Jonah, riscuotendomi da quelle tristi considerazioni.
Lo fissai ancora un istante prima di acconsentire.
Camminammo in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri, finché non giungemmo nei pressi di casa mia.
《Bene... Grazie della... compagnia...》congedai il ragazzo, con poche parole, già pregustando un bacio di Valek.
《Di nulla. Sono al tuo servizio.》ridacchiò Jonah, facendomi un divertente inchino per poi scomparire in un stradina secondaria.
Non feci neppure in tempo a toccare la maniglia che la porta venne aperta ed un arruffato Valek mi strinse in un fortissimo abbraccio.
《Mi sei mancata.》mormorò, con voce dolce.
《Anche tu.》concordai, stringendomi al suo petto ed inspirando il suo profumo.
Amore...
Profuma d'amore...
D'un tratto s'irrigidì, facendo innervosire pure me, mi scostò da sé e fece un passo avanti, scrutando la notte con sguardo vigile e sospettoso.
《Che succede?》domandai a voce bassa, guardandomi in giro senza, però, vedere nulla.
《Niente, credo... Io... Mi pareva di aver percepito la presenza di qualcuno...》si giustificò Valek, prendendomi per mano e scortandomi in casa per poi chiedere la porta alle nostre spalle.
《Forse si trattava di Jonah. Mio padre gli ha ordinato di accompagnare me e Nadja a casa.》minimizzai la sua preoccupazione in poche parole mentre mi trascinavo in camera.
Non avevamo combattuto, ma ero, comunque, stanchissima.
《Non mi piace quel tipo. Troppi sorrisi, troppa cortesia.》sbuffò Valek, irritato.
Chiuse anche la porta della nostra stanza e mi aiutò a spogliarmi.
《Sei geloso per caso?》lo derisi, togliendogli la maglietta bianca che indossava.
《Geloso? Io?》Il mio compagno fece una faccia incredula e, con un movimento fulmineo, mi gettò sul letto, dove atterrai ridendo.
《Ora ti dimostro che intendo.》affermò, determinato, prima di balzare su di me e coprirmi il corpo di baci.
Ma dove si è cacciata?
Avevo dormito appena due ore a causa dell'entusiamo del mio compagno, quindi ero più intrattabile rispetto agli altri giorni, però avevo tutte le ragioni del mondo per maledire Nadja.
Era in ritardo, anzi in ritardissimo.
D'accordo, non avevamo stabilito un'ora precisa per vederci, ma...
Pensavo fosse scontato trovarci all'alba fuori dalle porte del Palazzo.
Uff...
Decisi di andare da sola da mio padre, lei mi avrebbe raggiunta più tardi.
Entrai nell'edificio a testa bassa, persa nei miei pensieri, e finii addosso a qualcuno.
《Scusa... Io...》balbettai, imbarazzata, bloccandomi non appena riconobbi lo sventurato.
《Tranquilla. Non mi sono fatto nulla.》mi rassicurò Jonah, ridendo allegramente.
Indossava la divisa da Sentinella e mi guardava con occhi giocosi.
《Bene. Ne sono felice, ma ora devo andare.》tentai di svicolare, ma lui mi seguì e così mi ritrovai a percorrere tutti gli interminabili corridoi con quel ragazzo affianco.
Non che mi dispiacesse avere compagnia, ma...
Mi sentivo irrequieta e nervosa come se qualcosa di brutto stesse per rovesciarsi addosso al Clan.
O forse sono paranoica...
《Tutto bene?》mi chiese Jonah, quando, finalmente, scorsi la porta dell'ufficio di mio padre.
《Sì, certo.》risposi concisamente, bussando per poi entrare senza aspettare un invito.
Lo Sciamano era già seduto dietro alla scrivania, intento a leggere documenti e firmare atti: non lo invidiavo per nulla.
《Buongiorno, padre.》lo salutai con un sorriso a cui, però, lui non rispose.
Guai in vista...
《Ciao, Kira.》disse, allontanando i dossier e poggiando i gomiti sulla scrivania.《Come stai? Ellis ti ha fornito qualche indizio utile?》Il suo tono di voce era caldo ed affettuoso come al solito, ma...
《In effetti, sì... Si ricordava di te, sai?》lo provocai, incrociando le braccia al petto.
《Lo immaginavo...》mormorò lui, dispiaciuto, e subito mi rammaricai del mio tono stizzito.《Ti chiedo scusa per aver... omesso... quel particolare, ma...》
《Non preoccuparti.》lo rassicurai con un sorriso.《Io ed Ellis siamo diventate ottime amiche.》
Avevo detto una grossa bugia, però l'avevo detta a fin di bene quindi...
《Piuttosto... Lui è la mia nuova guardia del corpo?》gli chiesi, accennando a Jonah, che era entrato con me ed ora ci fissava tranquillamente addossato alla parete.
《In effetti... Era una cosa di cui volevo parlarti...》esordì mio padre con voce greve.《Nadja è scomparsa. Sono stato avvisato da Lee. Ieri sera lei non è tornata a casa.》
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