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Esme e Andrea

Esme amava ballare. La danza aveva sempre fatto parte della sua vita, fin da quando era bambina. Scherzando, sua madre diceva che era nata con le scarpe da ballo ai piedi. E in effetti non ricordava un giorno in cui non avesse ballato, un giorno in cui la danza non avesse fatto parte della sua esistenza, anche solo col pensiero, anche solo ballando una canzone in camera sua.
Esme amava la danza, perché quando danzava si sentiva invincibile.
Esme amava ballare e sentiva che sarebbe stata viva fintantoche avrebbe avuto un'occasione per farlo. Finché avesse avuto anche solo dieci minuti per ballare da sola in camera con le cuffie nelle orecchie, finché avesse avuto anche solo un minuto di musica da ballare, allora avrebbe avuto un motivo per vivere. Non voleva diventare famosa, non voleva esibirsi su grandi palchi. Lei ballava per sé stessa, non aveva bisogno di persone che la guardassero. Se poi fosse diventata famosa, bene, ma non era il suo scopo principale.
Lei ballava per ballare. Senza secondi fini.
Non che ci fosse solo la danza nella sua vita. Ovviamente andava a scuola e lì aveva una migliore amica.

Andrea non era propriamente una ragazza. Cioé sì, fisicamente lo era, ma non era per niente femminile. Fin da piccola aveva schifato gonne e fiocchetti, preferendo jeans e cappellini. Crescendo si era informata su diversi temi, iniziando ad appassionarsi alla lotta per i diritti umani e per le varie minoranze, per le varie etnie, per le donne e soprattutto per la comunità LGBT+. Quando aveva scoperto, attraverso Instagram e Internet in generale, la comunity le si era aperto un mondo. Si era informata e una sera, seduta sul letto con un computer sulle ginocchia, leggendo una definizione ci si era rivista perfettamente, e aveva realizzato che sì, non era l'adolescenza che la faceva sentire a disagio nel proprio corpo. Aveva realizzato che non lo era, che non voleva quel corpo femminile, ma neanche uno maschile. Voleva un corpo neutro, che non fosse né uomo né donna, ma solo... be' solo Andrea.
E da questo punto posso finalmente utilizzare il pronome giusto: il pronome neutro.
Quando l'aveva spiegato a Esme, la ragazza si era limitata ad annuire.
"Okay" aveva detto "quindi devo riferirmi a te come se non fossi una femmina, ma neanche un maschio? Be', non cambia molto. Non sei mai statx femminile. Vuoi che usi il plurale come gli inglesi?"
E lì Andrea aveva sorriso, aveva sentito tonnellate d'ansia che lx abbandonavano e aveva scosso la testa.
"Va bene il singolare. Basta che ometti la lettera del genere. Mi basta questo"
E in effetti quello bastava. Non che volesse aiutarlx, non che si impegnasse attivamente per i suoi diritti. Non sapeva se potesse importargliene qualcosa, non la avrebbe obbligata né convinta, e sperava non cambiasse molto tra loro. Ad Andrea bastava questo: quella minima dose di rispetto tale da usare il pronome giusto. Odiava sentirsi definire donna. Non era donna. Era Andrea. E Andrea non era una donna. E non era neanche uomo. Era Andrea. Punto.
Ed Esme aveva capito. Supportava la comunità e cercava sempre di usare i giusti pronomi, perché odiava l'espressione sul viso di Andrea quando qualcuno usava il lei. Era sofferenza pura. E non voleva vedere lx sux migliorx amicx, che andava sempre ai suoi spettacoli, che la aiutava sempre in tutto, che la conosceva da quando erano abbastanza grandi da ricordarlo, soffrire così.
E quindi lx aiutava, sia usando i pronomi corretti, sia cercando insieme a lxi dei vestiti per non farlx sentire a disagio. E non era un'impresa facile. Trovare dei vestiti unisex si era rivelata un'impresa più difficile di quanto ci si possa immaginare. E anche riuscire a trovare un binder per nascondere i seni di Andrea. Alla fine si erano arrangiati con una fascia che avevano comprato in farmacia, che serviva per le persone che volevano compiere la transizione dal genere femminile a quello maschile. Andrea si era informatx per bene, e alla fine aveva preso coraggio e si era fattx accompagnare da Esme in farmacia a comprarla. La parte più difficile era nascondere tutto ai suoi genitori, ma Andrea era sempre statx molto abile a mentire.

Un giorno i due amici erano appena usciti da scuola e si stavano dirigendo a fare shopping. Esme aveva bisogno di un nuovo pennello per il fard e Andrea voleva a tutti i costi comprare il nuovo CD della sua rock band preferita.
Così si erano ritrovati a girare per il centro città, dopo aver comprato tutto ciò di cui avevano bisogno, senza una meta precisa, solo per il gusto di fare qualcosa. Alla fine erano stati fermati da Eric.
Eric era un loro compagno di classe, alto, molto molto magro, biondo dagli occhi chiari, un ragazzo un po' strano, solitario, ma ad Andrea stava simpatico.
《Potreste venire con me? Devo portarvi in un posto. Non è sicuro qui》
《Ma di che parli?》esclamò Andrea. Poi vide il fumo in lontanza, insieme alle urla e dei lampi di luce rossa《porca puttana, se hai un luogo sicuro portaci lì subito!》esclamò allora Andrea. Eric annuì.
《Seguitemi》Andrea prese Esme per mano e seguì il ragazzo. Non le prese la mano per amore, no, erano solo amici se è questo che state pensando; lo fece come istinto, per darsi forza e per darla a lei.
Raggiunsero un furgone ed Eric li fece salire. Sopra c'erano un anziano, seduto davanti al posto del passeggero, e dietro un ragazzo e una ragazza. Una volta saliti entrambi, Eric mise in moto (Andrea non perse molto tempo a chiedersi se quel ragazzo avesse la patente o meno ma ne dubitava visto che non ne aveva l'età) e il vecchio cominciò un discorso sulle famiglie sui poteri e altre cose che fecero venire il mal di testa ad Andrea.
《Quindi io e Andrea saremmo dei D... B...》
《Dni》suggerì il vecchio.
《Voi siete fuori di testa》commentò Andrea 《Eric ferma questo coso e facci scendere. Siete strafatti o cosa?》
《Non hai visto quello che ho visto io》intervenne la ragazza 《e la sua è l'unica spiegazione che ho》
《Stronzate. Non ho visto niente di strano. Solo fumo e luci rosse in lontananza》
《Vuoi delle prove?》chiese il vecchio 《va bene》raccolse una cartaccia da terra e la trasformò in ghiaccio 《ecco la prova》
《Porca di quella...》Esme xlx diede una gomitata, mentre Andrea prendeva la cartaccia dalle mani dell'anziano e la osservava meravigliatx 《quali sarebbero i nostri poteri?》
《Poteri psichici. Telepatia, telecinesi...》
《Figata!》
《Uhm sì. Credo di sì》l'anziano sembrava a disagio.
《Quindi dove andiamo?》chiese Esme preoccupata 《e i nostri genitori. Dobbiamo tornare a casa presto e...》
《Non mi preoccuperei di loro》la interruppe l'uomo 《ci ho già pensato io. Stiamo andando a casa mia. Vi chiedo solo di fidarvi di me》
《Be' certo. Facile fidarsi di uno sconosciuto》commentò Andrea.
《Non vedo quale altra alternativa abbiamo》intervenne l'altra ragazza 《io sono Eliza comunque. E lui è Sebastiano》
《Andrea. E lei è Esme》
《Oh che maleducato. Io sono Mordecai》intervenne l'anziano 《scusate se non mi sono presentato》
《Siamo arrivati》intervenne Eric parcheggiando.

Quando Esme scese dalla macchina, rimase a bocca aperta. Davanti a loro si stagliava un castello gotico, con alte torri e guglie.
《Wow...》sussurrò sbalordita.
《Che schifo. Dovremmo dormire tutti in questa catapecchia?》esclamò Sebastiano disgustato.
《Ma di che parli? Non vedi che meraviglia》ribatté Andrea.
《Non litigate. Quello che vedono Sebastiano ed Eliza è un incantesimo di copertura. Ma Andrea ed Esme sono due Dni e le loro menti non si fanno ingannare facilmente da questo tipo di incantesimi》spiegò Mordecai 《Esme, Andrea, provate ad aiutare Sebastiano ed Eliza ad andare oltre》
《E come dovremmo fare?》sbuffò Andrea incrociando le braccia al petto.
Ma Esme si era già avvicinata a Sebastiano. Si sentiva come quando ballava, non pensava, seguiva solo l'istinto, che le diceva di posare le dita sulle tempie del ragazzo. Rimase ferma così per un po', sentendo il potere fluire dalle sue dita fino alla mente del ragazzo, sciogliendo l'incantesimo nei suoi occhi. Quando il moro, che nel frattempo aveva chiuso gli occhi, li riaprì, vide la verità.
《Minchia》esclamò.
《Continuo a vedere una baracca》commentò Eliza. Così Esme fece la stessa cosa con lei, per poi, una volta fatto, appoggiarsi ad Andrea.
《È stancante》disse solo, lasciandosi guidare dentro la casa insieme agli altri.
Non prestò molta attenzione all'ambiente circostante, sentì solo che Andrea l'aveva fatta sedere su una poltrona.
《Vi porto alle vostre camere, così potrete riposare》disse Mordecai 《ogni torre è per una famiglia. Gli Dni sono di là》e indicò la scalinata più vicina all'ingresso 《quella degli Tsor per Sebastiano》indicò quella centrale.
《E io? Ha detto che non sa quale sia la mia famiglia》intervenne Eliza.
《Oh sì. Vieni qui Andrea per favore》
《Che devo fare?》
《Prova a trovare nella sua mente le sue origini》
《Oh be' sì certo. Facile. Lo faccio di continuo, da piccolx giocavo sempre a trovare nella mente delle persone le loro origini》commentò sarcasticx Andrea. Guardò negli occhi Eliza e sentì qualcosa. Non aveva mai pensato alla mente come ad una struttura a strati, ma era così che la percepiva. Come un'arancia. Iniziò togliendo la buccia: la sua cotta palese per Sebastiano, i suoi ricordi più recenti. Scese in profondità. Le sue paure più recondite, i suoi segreti più nascosti, ma anche le sue passioni e ciò che amava di più. E scese ancora e ancora, fino a raggiungere il nocciolo: il subconscio. E lì trovò un seme nascosto e recondito. Lo risollevò, attraverso i vari strati, lasciandolo in quello più superficiale, così che fosse facilmente accessibile.
Fu allora che sentì un urlo.
《SONO INVISIBILE. CHE STA SUCCEDENDO?!》urlò Eliza guardandosi le mani e spezzando il contatto. Andrea per poco non perse l'equilibrio e fu costrettx ad appoggiarsi allo schienale di un divano.
《Sei una Atsiv》 commentò Mordecai, probabilmente l'unico tranquillo.
《L'ho messo in superficie》 ansimò Andrea prendendo fiato 《dovresti riuscire a disattivarlo》
《CHE VUOL DIRE?!》
《Calmati figliola. È parte di te. Dovresti riuscire a controllarlo》intervenne Mordecai.
《Come?!》
《Rilassati》ordinò Andrea avvicinandosi a lei. Allungò una mano fino a incontrare il suo corpo, la spalla pensò, allora scese fino a prenderle la mano 《guardami negli occhi》 nonostante fosse esaustx, Andrea si sforzò di entrare di nuovo nella mente di Eliza. Quando ritrovò il seme, lo afferrò con forza. Metaforicamente parlando, ovviamente 《lo senti? È il tuo potere. Non è lui a controllare te. Dominalo. Assoggettalo alla tua volontà》 Eliza prese un respiro profondo e chiuse gli occhi, interrompendo il contatto con Andrea. Sentì quella scintilla dentro di sé e la spense. Riaprì gli occhi e si guardò la mano, stretta in quella di Andrea. Guardò xlx ragazzx negli occhi, sbalordita.
《Non ringraziarmi》disse bruscamente sedendosi sul primo divano disponibile.
《Bene. Direi che è chiara la tua Famiglia. La torre degli Atsiv è quella》intervenne Mordecai indicando la scala tra i Dni e i Tsor.
Eliza corse su per le scale e si chiuse nella prima stanza disponibile per pensare.

《Mi stai dicendo che hai sentito il suo potere e lo hai spostato dall'inconscio al conscio?》esclamò Esme.
《Uhm sì》borbottò Andrea buttandosi sul letto.
《Porca miseria... significa che...》 Esme lx guardò seria come la morte 《avresti potuto toglierle i poteri?》
Andrea non ci aveva pensato. Ma, pensandoci, realizzò che sì, avrebbe potuto. Si limitò ad annuire.
《Lo diciamo agli altri?》
《Meglio di no. Già penso di non stare loro simpaticx e non voglio abbiano paura di me》
《Va bene》
《Penso il vecchio lo sappia》
《Mordecai? Indubbiamente sa tante cose. Penso sappia più di quello che ci dice》Andrea annuì.
《Dici che Eliza sta bene?》
《Non saprei》 rispose Esme《penso lo sapremo domani》
《Meglio andare a dormire. Sono stanchissimx》
《Già》 Esme si alzò e lasciò un bacio sulla fronte di Andrea 《sono nella stanza affianco se hai bisogno》
《Idem》
《'Notte Andre》
《'Notte Esme》

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