Cap. 50: Confronto
Kyle non disse niente, limitandosi a fissare Timmi il quale, a sua volta, sostenne il suo sguardo senza parlare. L'aria, tra loro, no divenne elettrica, non si caricò di tensione. Tuttavia, qualcosa parve cambiare.
Un'ombra impercettibile si stese su di loro, coprì l'intera sala e oscurò l'aria, scurendo i volti di entrambi i frarelli. Le loro espressioni divennero per un momento più minacciose, più oscure, e nessuno osò rompere il silenzio che era calato.
Anche loro tacquero, limitandosi a fissarsi per tutto il tempo.
- Non posso lasciarvelo fare.- disse infine Kyle, infrangendo il momento - Non potete distruggere la Fornace.-
Fece un passo verso di loro ma Timmi, con uno scatto repentino delle mani, gli lanciò due sfere di fuoco, talmente forti che lo spedirono a terra, gambe all'aria, e scivolò di schiena sull'ossidiana fin oltre le scale, cadendo giù per i gradini.
- Correte.- disse Timmi - Se chiudete la porta non avrete problemi. È di netrio, quella roba è indistruttibile, non riuscirà ad aprirla tanto facilmente.-
- Nemmeno tu, scommetto.- osservò Alis.
- Ragazzina, non rompere i coglioni!- sbottò lui, rannicchiandosi come faceva sempre quando stava per combattere - Io starò bene. Gli spacco la testa e arrivo da voi!- guardò Xander, che lo fissava risoluto - Non guardarmi in quel modo, ne abbiamo già parlato! Vai, togliti di qui!-
Il ragazzo annuì e fece per voltarsi, ma si fermò un istante e riportò gli occhi sull'amico.
- Sai, Timmi...- disse - Se avessi avuto un fratello maggiore... io l'avrei voluto come te.-
Il mezzodemone ne fu talmente sorpreso che si raddrizzò per un attimo e lo guardò negli occhi.
- Xander...- borbottò, usando il suo nome per la prima volta.
Pareva incapace di trovare una risposta. Alla fine, tuttavia, tornò a rivolgere la propria attenzione a Kyle, che stava risalendo da loro, e ne scelse una dal suo repertorio preferito:
- Muovi quel culo, o te lo riempio di calci.-
Xander sorrise e corse oltre la porta, seguito da Jo ed Alis, che parevano incapaci di dire alcunché. Nadine, invece, rimase accanto a Timmi.
- Nadine, vale anche per te!- sbottò lui – Sbrigati!-
Ma lei, invece, lo abbracciò stretto, gli occhi lucidi di lacrime.
- Ti amo.- disse.
Lui annuì sulla sua spalla, ricambiando la stretta. Per qualche istante non la allentò.
- Ora che l'hai detto, sparisci.- rispose alla fine - Qui ci penso io!- sbottò, mentre Kyle cominciava ad avanzare verso di loro.
La ragazza corse alla porta, che subito Jo e Xander chiusero alle sue spalle. Non si voltò mentre gli amici la bloccavano, e si accasciò a terra, mentre Alis le metteva una mano sulla spalla, cercando di trattenere le lacrime.
***
Kyle raggiunse Timmi proprio mentre la porta si chiudeva, ma non si curò della fuga dei ragazzi, e anzi rimase pressoché indifferente. Era come se non gl'importasse: magari confidava nelle misure di sicurezza del macchinario, forse nella loro inesperienza... o in entrambe le cose.
Ad ogni modo, la sua attenzione era rivolta totalmente a lui.
- Dunque siamo arrivati a questo.- disse cupamente Kyle - Tu e io che ci scontriamo fino alla morte. È così?-
- Sì, Kyle.- rispose - È così.-
Lui scosse lentamente la testa.
- Vorrei evitarlo, Timmi.- disse - Ti prego... non voglio lottare contro di te.-
- Beh, io sì.- sbottò Timmi.
Kyle sospirò.
- E dire che di solito è il cattivo a volere lo scontro...- borbottò.
- Oh, credimi, è così...- replicò Timmi, con la solita espressione animalesca di sempre - Ti assicuro che a volere lo scontro, in questo momento è qualcuno di molto, molto cattivo. Il fatto che io lavori per il Sommo Concilio non fa di me un buono. Non con questo demone dentro di me.-
Kyle aggrottò la fronte.
- Davvero?- chiese - E allora chi sei, Timmi? Lavori per loro. Se non sei tu il buono... allora chi sei?-
Lui serrò i pugni, assumendo un'espressione ancora più truce e scura
- Un mostro a caccia di mostri.-
Kyle non rispose, e rimasero qualche secondo a fissarsi negli occhi.
- Chiudiamo questa faccenda.- sbottò alla fine Timmi.
Per la prima volta, lo fece del tutto consciamente: richiamò il demone all'interno del suo corpo e lo fece uscire fuori. Quello rispose con una prontezza incredibile, come se non avesse aspettato nient'altro fino ad allora, in attesa di essere liberato.
Si trasformò con tremenda semplicità, quasi fosse la cosa più normale del modo, tipo respirare o dormire: il suo sigillo era già stato spezzato, e non sentì né dolore né fastidio. Non ci furono ventate o scosse di terremoto, niente saette né fenomeni soprannaturali. Il suo corpo crebbe e cambiò, divenendo il grosso, tremendo demone che da tanti anni lo terrorizzava.
Kyle non si scompose minimamente, e con un sussulto si trasformò a sua volta.
***
Il Divoratore di Anime era un essere dall'aspetto disgustoso e rivoltante, totalmente dissimile da lui, e appena un po' più grande (forse per l'età o per semplice costituzione, impossibile dirlo).
La sua pelle era liscia e lucida, di un pallido marrone chiazzato da varie sfumature più chiare o più scure, come qualcosa di malato e viscido. La spina dorsale era piegata quasi a novanta gradi da una grossa gobba che lo costringeva a procedere chino e la testa, decisamente più piccola rispetto al resto del corpo, si apriva in un orrido grugno senza labbra dai denti seghettati, simile ad un becco schiacciato. Ai lati della fronte spuntavano due taurine corna appuntite, e aveva gli occhi illuminati da una luce di un malsano colore azzurro biancastro, privi di pupille proprio come i suoi.
Anche gli arti erano sproporzionati gli uni con gli altri: quelli superiori erano lunghi e forti, terminanti in cinque artigli acuminati, mentre quelli inferiori erano due zampacce tozze e piuttosto corte, poco adatte a camminare in posizione eretta. La coda, infine, terminava in un piccolo, biforcuto pungiglione osseo simile a quei forchettoni da barbecue, sempre di quel color marrone fango che predominava sul resto.
Kyle si mise a quattro zampe e si diresse lentamente verso il fratello, ringhiando piano, con aria feroce. Vista la sua struttura fisica era indubbiamente troppo lento su due zampe per muoversi come avrebbe voluto. Timmi, dal canto suo, si sentiva a proprio agio anche in piedi.
Tuttavia, si mise a quattro zampe anche lui e cominciò ad avanzare.
***
Cercando di non pensare a ciò che si erano appena lasciati alle spalle Jo, Alis, Xander e Nadine cominciarono a salire su per le scale che avevano davanti, procedendo il più rapidamente possibile: per quanto provati, spaventati e stanchi, l'idea di quello che stava accadendo appena oltre la porta chiusa dietro di loro gli aveva messo le ali ai piedi.
Per una volta non accadde nulla lungo il percorso, e non ci furono incidenti o aggressioni: le scale erano libere, dritte e prive di ostacoli, come un terreno neutro a cui era possibile avere accesso. Non che l'arrivo di qualche altro demone avrebbe potuto impedire loro di procedere: ormai avevano affrontato troppo per fermarsi, erano andati troppo avanti per cedere a pochi metri dal traguardo.
Alla sommità della scalinata c'era quella che, sicuramente, doveva essere la loro destinazione: era un buco, una sorta di apertura di forma rettangolare, esattamente delle dimensioni di una porta qualunque, e si apriva nel bel mezzo del niente, come se un muro invisibile si ergesse di fronte a loro, proprio al termine dei gradini. Oltre c'era solo il buio.
- Ci siamo, finalmente.- disse Jo - Sei pronto, amico?-
Xander, in piedi di fronte a loro, osservava le ombre oltre la soglia. Giusta domanda: era pronto? Lui e Timmi avevano già avuto modo di chiedersi cosa avessero fatto i Custodi per impedire a quelli come loro di danneggiare quella dannata diavoleria. Poi ripensò a quanto stava accadendo sotto di lui, e si rese conto che non c'era tempo per le indecisioni.
- Sì.- disse.
Mosse un passo ed entrò nella Fornace
***
Le ombre erano ancora assolute, e la poca luce che rischiarava le scale non riusciva a fare breccia all'interno. Non riuscivano neanche a vedere le loro stesse mani, come se qualcosa impedisse alla luce di entrare.
- Xander, pensi di poter illuminare un po' la zona?- chiese Nadine.
- Sì, un attimo...- rispose, guardandosi attorno - Anche se potresti usare la Pietra di Luce.-
Non appena ebbe detto "luce", l'area fu subito schiarita da un'illuminazione rossastra che mostrò loro l'interno della Fornace, come se il congegno rispondesse ai desideri di chi poteva manovrarla. E, assieme a essa, vennero i suoni.
Davanti a loro si mostrò uno spettacolo incredibile, e tutti ebbero un piccolo sobbalzo per la sorpresa, mentre un vero e proprio inferno di ingranaggi compariva ai loro occhi: ruote dentate, molle, tubi, mantici che si alzavano e si abbassavano, fuochi che ardevano dentro gigantesche strutture roventi, passerelle e scalette in lamiera si mescolavano tutti insieme, in un caotico guazzabuglio inestricabile di metallo e tecnologia.
L'ambiente circolare, simile all'interno di una botte, si spandeva in qualunque direzione possibile, ergendosi con rumori di ogni genere degni della più imponente di tutte le fabbriche. I suoi meccanismi ruggivano gioiosi e minacciosi allo stesso tempo, inneggiando al proprio lavoro, qualunque esso fosse, spruzzando scintille o emettendo sbuffi di fumo.
Tutto questo era un gigantesco, terrificante organismo vivente e pulsante, eppure fatto interamente in parti meccaniche. Un enorme, immenso mostro che costruiva altri mostri.
Davanti a una simile opera, a una struttura così grande e piena di vita, Xander si sentì incredibilmente piccolo e debole, quasi inerme, e per un istante dubitò di poter fare qualsiasi cosa per riuscire a distruggerla.
Facendosi coraggio, si guadò attorno alla ricerca di qualcosa con cui cominciare la sua opera e notò che, esattamente di fronte a loro, al termine della passerella, c'era una struttura centrale decine e decine di volte più grande di qualsiasi altra cosa là dentro.
Sembrava una sorta di cilindro che, giunto all'incirca alla metà della propria altezza, si restringeva di botto in un cilindro più piccolo e arrivava fino al soffitto, invisibile per le tenebre in cui era ancora avvolto. Non era in grado di capire a cosa servisse, ma aveva il sospetto che fosse importante. Doveva essere una sorta di camera di assemblaggio, o chissà che altro. Magari il punto in cui veniva raccolta e manipolata la "materia prima", come l'aveva definita Timmi una volta.
In ogni caso, non ci capiva niente, e al diavolo la sua capacità di usare quell'aggeggio.
- Che orrore!- esclamò Alis con voce strozzata.
- Beh, non credo che debba essere carino.- disse Xander, avviandosi lungo lo stretto corridoio, incassato tra alcune strutture di metallo.
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