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34. Filo rosso del destino




Mi giro e rigiro nel letto non riuscendo a trovare la posizione giusta, sono sul punto di cadere. C'è Ronnie che si prende metà letto, e Kaya invece, mi si butta addosso in continuazione. Siamo in tre in un letto matrimoniale. Ci sarebbe pure un posto libero per dormire, cioè di sotto, sul divano-letto in salone, ma qualcuno di noi dovrebbe dividerlo con Justin, e non mi sembra proprio il caso, anche se pensandoci, ci sarei potuta andare a dormire benissimo io in quel letto, tanto è vuoto, non è ancora tornato.
Il fatto di essere stretta qui, è solo una scusa. Non riesco a dormire proprio perché non ho sentito ancora arrivare Justin.
Mentre le mie amiche dormono tranquillamente, mi alzo facendo meno rumore possibile, e scendo di sotto per prendere un bicchiere d'acqua. Dopo aver bevuto mi siedo sullo sgabello vicino alla penisola e resto a fissare l'entrata della porta difronte a me per un po'. Sono quasi le quattro del mattino, dove cazzo si trova? Sono tentata di chiamarlo, ma dopo l'esperienza dell'ultima volta non voglio più farlo.

Ormai perse le speranze, decido di salire di sopra e provare di nuovo a dormire, ma mentre sto salendo le scale sento la porta dell'entrata aprirsi e chiudersi subito dopo. Mi blocco sui miei passi e scendo con il cuore in gola, è Justin. Deve essere per forza lui, a meno che non sia un ladro, e in questo caso sarei sul serio nei guai perché se urlassi probabilmente quei quattro di sopra non mi sentirebbero, per come dormono beati! Quando ritorno in cucina mi prende un colpo alla vista di Justin, appunto, ma quasi non urlo, e lui mi mette subito una mano sulla bocca per zittirmi mentre lo guardo con gli occhi spalancati. Ha tanti tagli sul volto, ormai pieno di sangue e non riesce a stare fermo, tende ad andare all'indietro, come se non avesse l'equilibrio. E' completamente ubriaco ed in condizioni pessime. Non l'ho mai visto in questo stato, mi sento malissimo per lui.
Siamo così vicini che sento il suo respiro caldo sul mio viso. Tiene la mano poggiata ancora sulla mia bocca e mi guarda fisso negli occhi senza far trasparire nessun emozione però. Il mio cuore invece, non capisce più niente, batte talmente forte che ho paura mi possa uscire sul serio dal petto, è un emozione troppo forte quella che sto provando.
Justin con la mano libera posiziona l'indice sulle sue labbra come per dire "stai zitta" e poi toglie l'altra mano dalla mia bocca. Mi da le spalle e raggiunge il lavandino della cucina zoppicando. Faccio lo stesso, seguendolo preoccupata.

"Che cazzo ti è successo, che hai fatto?" sussurro con voce tremante, sto per scoppiare a piangere, non riesco a fingere che non mi faccia del male vederlo in questo stato.

Justin non risponde. Apre il getto d'acqua e si lava la faccia togliendosi tutto quel sangue dal viso e dalle mani, mentre si lamenta dal dolore. "Un incontro di boxe" mi spiega poi, ancora di spalle, con tono freddo e distaccato. "E comunque non sono affari tuoi, va a dormire" aggiunge voltandosi verso di me e mentre sta per passarmi accanto, barcolla quasi cadendo. Con uno scatto veloce lo prendo sotto braccio e lo porto in salone, dove Ashley gli ha preparato il letto. Quando arriviamo vicino al letto, Justin si butta all'indietro, e in un attimo mi ritrovo addosso a lui. I nostri visi sono troppo vicini, ho la mano sul suo petto e sento il cuore battergli forte, proprio come il mio. Il mio respiro è irregolare, sono agitata. Sto pensando a cose che non dovrebbero passarmi per la testa, come il fatto di volerlo baciare. E' quasi mattina, tra poco sorgerà anche il sole, non abbiamo dormito, lui è completamente ubriaco, e non siamo lucidi, è una situazione a cui se nessuno dei due osa sfuggire, ci si rivolterà contro. Non so per quanto riuscirò a resistere, sono letteralmente in tilt.

Ma poi il cellulare di Justin che vibra nella tasca dei pantaloni interrompe questo momento. Una sola volta, un messaggio quindi. Justin mette una mano sul mio fianco e mi spinge via da lui, facendomi ritornare alla realtà. Cosa stava per succedere? A cosa stavo pensando? Cazzo. E poi chi lo cerca a quest'ora?

"Va a dormire" ripete di nuovo senza nemmeno guardarmi e ne controllare il cellulare. Non rispondo, mi alzo dal letto e vado a bere di nuovo senza più guardarlo. Ho bisogno di riprendermi dalla scena di poco fa.

Evitarlo e fingere che non mi importi più nulla sta diventando più difficile del previsto. Per fortuna domani ritornerà a Orlando. Non voglio mai più ritrovarmi nella situazione di poco fa, per il mio bene e perché se poi succedesse qualcosa, me ne pentirei l'attimo dopo, visto come stanno le cose tra di noi.

Quando ritorno in salone Justin ha gli occhi chiusi. Essendo ancora preoccupata, nello stato in cui è, decido di rimanere accanto a lui, non voglio ritornare di sopra e rimanerlo solo. Mi siedo all'estremità del letto, poggiando la schiena contro il muro, e lo fisso mentre dorme. Non capisco perché continua ad andare a farsi prendere a pugni e ritrovarsi poi in questo stato. Perché continua a farsi del male? Sono così preoccupata, arrabbiata e delusa per questo suo modo di sfogare la rabbia.

Mentre sto per chiudere gli occhi troppo stanchi per rimanere ancora aperti, Justin sobbalza all'improvviso ed apre gli occhi, lamentandosi. Resto in silenzio a guardarlo, e quando cerca di alzarsi mi avvicino a lui e lo aiuto. Va di nuovo verso la cucina, e si ferma vicino al lavandino, abbassandosi alla sua altezza. Resto dietro di lui, ferma. Justin inizia a rimettere e continua a lamentarsi per il dolore che sente, tenendosi la mano stretta allo stomaco. Quando smette, si pulisce la bocca e resta fermo prendendo dei lunghi respiri. Istintivamente lo abbraccio da dietro e piango contro la sua schiena. "Ti prego Justin smettila con questi combattimenti" stringo le mie braccia intorno al suo bacino mentre le lacrime mi bagnano il viso.

Justin poggia le sue mani sulle mie restando in silenzio, ma dopo un po' le toglie e fa lo stesso con le mie, per liberarsi dalla mia presa. "Andiamo a dormire" dice voltandosi verso di me. Poggia il braccio sulla mia spalla per aiutarsi a camminare e ritorniamo in salone. Si siede sul letto e alza la testa verso me. "Mi togli la maglia? Non riesco ad alzare troppo le braccia" mi chiede con voce ancora distaccata, è sempre stato bravissimo a nascondere le emozioni, ora più che mai. Mi odia, sono sicura.
Penso che non abbia mai accettato la mia decisione, ed ora si trova in questo stato, invece di dimostrarmi che magari sarebbe potuto cambiare.
Mi siedo accanto a lui e cerco di non fargli notare la mia agitazione. Prendo i lembi della sua maglietta, anch'essa ormai sporca di sangue, e gliela sfilo piano, rivelando subito tutti i tatuaggi che tanto amo su di lui, fissando più del dovuto quella piccola scritta. Il mio nome addosso a lui, per sempre. Proprio come me, quella "J" che ho, e che mi ricorderà ogni volta di Justin. Avremo sempre questi tatuaggi che in qualche modo ci legheranno, nonostante le distante. Nonostante tutto.
Mi sveglio subito dal mio stato di trance e poggio la maglietta sul tavolino vicino al letto, mentre Justin si sdraia incurante dei miei pensieri. Mi sdraio anche io, più lontana da lui, con timore che non mi voglia accanto, ma invece resta in silenzio. Si mette su un fianco dandomi le spalle, mentre io fisso il soffitto, pensando a come sono vulnerabile accanto a lui, a come dopo mesi di separazione, tutti i sentimenti che ho cercato di reprimere non se ne siano andati, nonostante tutto il dolore, le litigate, i pianti e la delusione che provo per lui.

"Potranno passare anche anni, ma io avrò sempre bisogno di te Faith" dopo quella che mi è sembrata un'eternità, Justin spezza il silenzio, facendomi rimanere pietrificata dopo la sua affermazione.

Mi giro lentamente verso di lui, anche se è ancora di spalle, mentre una lacrima comincia a rigarmi il viso, vorrei abbracciarlo, dirgli che mi manca da morire. Vorrei rassicurarlo, dirgli che sono disposta ad esserci di nuovo e prendermi tutto il suo dolore, ma la parte razionale di me dice che è sbagliato, che devo pensare a me stessa, non posso farmi risucchiare da lui, i suoi problemi di rabbia e le sue emozioni instabili che non sa gestire.

Justin si gira verso di me, forse non ricevendo una mia risposta ha pensato che stessi dormendo. Quando mi vede con gli occhi colmi di lacrime, nei suoi riesco a percepire tutto il dolore che sta provando, mi guarda come se volesse fare qualcosa per rimediare, ma non c'è niente che può fare. È tardi ormai.

"È proprio questo il problema Justin" rispondo dopo un po', d'accordo con lui.

La verità è proprio questa. Avremo sempre bisogno l'uno dell'altra, saremo sempre legati in qualche modo, come la leggenda del filo rosso secondo cui dice che ogni persona porta fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra e che lo lega alla propria anima gemella. Il filo è indistruttibile e lunghissimo, serve a tenere unite due persone destinate prima o poi ad incontrarsi e a stare insieme per sempre. Può succedere che per la sua lunghezza, il filo possa aggrovigliarsi e quindi creare non poche difficoltà ai due innamorati prima che possano ricongiungersi l'uno all'altra, ma è certo che qualsiasi sia l'ostacolo saranno sempre uniti e legati nel cuore e nell'anima.

Ho sempre amato questa leggenda. Forse Justin è il mio filo rosso del destino. Sin da bambina sono stata innamorata di lui, a quel tempo ero troppo piccola per comprendere cosa fosse l'amore, cosa significasse, ma crescendo l'ho capito, ed ora so con certezza che quello che abbiamo io e questo ragazzo accanto a me, è un qualcosa di unico, raro. Come in ogni storia però, c'è sempre un "ma", purtroppo in questo momento io e Justin non siamo fatti per stare insieme, ci sono cose che dobbiamo risolvere stando da soli. Magari in futuro, se è destino, come dice questa leggenda, potremmo ritrovarci e dare un'altra possibilità al nostro amore, se così non fosse invece, allora ce ne faremo una ragione.


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