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Confessioni notturne

Pov Dean

Dopo aver sconfitto Asmodeo io e Sam portammo Catherine all'ospedale, con le nostre cure sicuramente avrebbe avuto una infezione e quella ci sembrava la soluzione migliore.

Erano circa due ore che i dottori si occupavano di lei mentre noi stavamo seduti in sala d'attesa più tesi che mai.

«Sammy?» lo guardai chiamandolo e lui mi osservò.

«Secondo te si riprenderà? Le ferite erano profonde» dissi passandomi una mano sul viso con fare nervoso.

«È una ragazza molto forte, lo sai, sicuramente starà meglio» rispose Sam sorridendo leggermente.

Il fatto che mi aiutasse nonostante lui fosse nella mia stessa situazione mi faceva sentire leggermente egoista.

«Mi sento in colpa, se avessi colpito quel bastardo non l'avrebbe presa e ora non saremmo qui. Oltretutto non è molto sicuro per noi essere così esposti, lo sai» ammisi alzandomi in piedi, in quel momento stare fermo non mi aiutava per niente.

«Sinceramente Dean adesso non m'importa se dicono qualcosa, ci possiamo inventare qualsiasi cazzata lo sai. Ma non lascio Caty qui da sola. Poi abbiamo comunque raccontato che noi non c'entriamo nulla, vedrai che Catherine ci reggerà il gioco appena sveglia in caso arrivasse il dottore» controbatté Sam seguendo i miei movimenti con gli occhi.

«Forse hai ragione, è che tutta questa situazione mi sta facendo scoppiare la testa. Poi quello che ha detto il demone, dei piani di Azazel per te, non so più che pensare ormai» dissi appoggiandomi con la schiena al muro.

«Lo sai che i demoni mentono, si sarà inventato quelle cazzate per farci arrabbiare» concluse Sam vedendo il dottore venire verso di noi.

Automaticamente mi avvicinai insieme a mio fratello e l'espressione del medico mi fece intendere che le cose non andavano così male.

«Voi siete i ragazzi che hanno portato la signorina Chloe?» chiese lui osservandoci.

Per registrare Catherine avevamo dovuto utilizzare una carta di identità falsa, era l'unico modo per non lasciare tracce.

«Esattamente, come sta? Non è in pericolo di vita vero?» subito iniziai con le domande ottenendo solo la disapprovazione del dottore.

«Si calmi, sta bene, le abbiamo messo dei punti sia interni che esterni, ha solo bisogno di riposare, la terremo qui in osservazione poi quando lo riterrò opportuno la manderò a casa, ma siete dei parenti?» il medico prese una cartellina parlando e Sam rimase per un secondo in silenzio.

«Siamo suoi amici, molto stretti in realtà, ci conosciamo da quando abbiamo sei anni sa, lei ci ha avvisato con una chiamata che l'avevano aggredita e noi subito l'abbiamo portata qui, fortunatamente non eravamo molto lontano, possiamo vederla?» chiese mio fratello sorridendo.

In quell'istante sperai che il dottore credesse a quella bugia e per fortuna non furono necessarie altre spiegazioni.

Dopo esserci dileguati dall'uomo io e Sam andammo nella stanza di Caty e con calma mi avvicinai a lei.

Aveva una fascia sul braccio dove era stata pugnalata e sicuramente una sulla pancia nonostante fosse nascosta dal lenzuolo.

Mi sedetti al lato del letto e appoggiai la mano sulla sua senza bisogno di parole, volevo solo osservarla.

Notai Sam guardarmi ma decisi di non spiegare quella situazione, stavo semplicemente facendo ciò che sentivo.

Vederla in quelle condizioni mi rendeva triste ma da una lato anche felice perché per la prima volta avevo potuto prenderle la mano senza che fraintendesse le cose.

«Ehi Dean, si sta svegliando» mi avvisò Sam e immediatamente lasciai la presa.

Caty aprì lentamente gli occhi e poi ci osservò cercando di capire cosa fosse successo.

«Dean...Sam...dove sono?» chiese lei con la voce impastata dal sonno, evidentemente le avevano dato molta morfina.

«Sei in ospedale, il dottore ha detto che ti riprenderai, quel bastardo ti aveva ridotto proprio male» dissi ridacchiando e lei fece lo stesso.

«Quel figlio di puttana eh? E voi che ci fate qui? Sapete che vi potrebbero riconoscere? Profanare tombe e usare carte di credito altrui è un reato» rispose lei ridendo ma poco dopo smise a causa del dolore all'addome.

«Non ti sforzare Caty, comunque siamo qui perché non volevamo lasciarti sola, siamo una squadra no?» ammise Sam sorridendo e Catherine annuì.

«Grazie ragazzi, siete stati veramente gentili, ma ora me ne voglio andare» disse lei seria.

«Cosa? No, nono, assolutamente no, devi riposare, le ferite erano gravi» subito cercai di fermarla ma Caty con la sua testardaggine si era già messa seduta sul letto.

«Ragazzi, secondo voi dei tagli non mi permetteranno di vivere? Ma andiamo! Ho visto di tutto, zombie, lupi mannari, vampiri e altre creaturine orribili, sono tornata a casa anche peggio di così» continuò Catherine alzando un sopracciglio.

«Ma se ti fai male poi...» Sam cercò di parlare ma lei non glielo permise.

«Niente ma ragazzi, riprenderemo il viaggio e io mi sdraierò nei sedili posteriori per farvi contenti okay?» concluse Caty facendo gli occhi dolci.

La fissai meravigliato in contemporanea con Sammy poi entrambi ci guardammo sospirando.

«E va bene, ma se hai bisogno di medicine o altro non dire che stai bene anche se non è così. Andiamo via subito che se arriva il dottore poi siamo fottuti» conclusi uscendo fuori dalla stanza e prendendo una delle sedie a rotelle che si trovavano nel corridoio.

Immediatamente tornai nella camera con un sorrisetto ed entrambi risero a causa della mia espressione.

Sam aiutò Catherine a sedersi sulla carrozzina poi con cautela andammo verso l'ascensore.

Era passata la mezzanotte e fortunatamente non vi era nessuno nei paraggi.

Dopo esserci assicurati che gli infermieri fossero altrove entrammo nell'ascensore e una volta giunti al piano terra senza destare sospetti uscimmo dall'ospedale.

Quando finalmente arrivammo vicino l'impala io misi in moto l'auto mentre Sam si occupò di sdraiare Caty e di sistemare la sedia a rotelle.

Appena fummo tutti in macchina partii e feci un sospiro di sollievo.

«Caty, abbiamo preso anche le tue cose dal Motel, eravamo sicuri che non saremmo tornati lì» disse Sam voltandosi verso i sedili posteriori.

«Avete fatto bene, andarcene da qui era la cosa migliore, poi infondo il caso lo abbiamo risolto quindi» rispose Catherine con tono stanco.

Nonostante volesse sembrare tanto forte si poteva notare benissimo che le ferite le procuravano dolore.

Dopo quella piccola conversazione tutti rimanemmo in silenzio e cercai di rilassarmi.

La notte rendeva la strada oscura e nonostante il tempo passasse veloce non potei fare a meno di notare lo sguardo di mio fratello su di me.

Ormai erano due ore che guidavo e solo Catherine aveva ceduto al sonno, Sam fissava i boschi dal finestrino mentre io non proferivo parola.

«Per quanto tempo vuoi mentire a te stesso?» chiese improvvisamente Sammy voltando lo sguardo verso di me.

«Cosa? Ma di che stai parlando?» domandai stupito dalle sue parole.

«Mi prendi in giro? Ho notato come guardavi Caty mentre era su quel lettino e poi se devo dire la verità, non ti ho mai visto trattare una donna come fai con lei» rispose lui alzando un sopracciglio.

«Sammy, è mia amica e fa parte della nostra vita, mi sembra logico che mi preoccupo per lei no?» ammisi sincero.

«Forse hai ragione, è solo che ultimamente succedono cose talmente assurde» disse Sam alzando gli occhi al cielo.

«Questo è vero, ma dopotutto con il nostro lavoro ne vediamo di cose assurde» risi dicendo quelle parole e lui fece lo stesso fino a quando notai la sua espressione cambiare.

Sam si mise la mano sulla testa poi iniziò a sbattere ripetutamente le palpebre lamentandosi.

«Ehi, che hai?» chiesi preoccupato dal suo atteggiamento.

«La testa...è come se mi stesse scoppiando» rispose lui buttando il capo all'indietro come in preda alle convulsioni.

Immediatamente mi fermai al lato della strada poi scesi dall'auto facendo uscire anche mio fratello.

In quell'istante Sam prese ad urlare e si accasciò a terra mentre Catherine sobbalzò, potei sentirla mettersi a sedere.

«Sam! Sammy! Sam!» gridai cercando di svegliarlo da quella fase di shock.

Mio fratello smise di lamentarsi e svenne tra le mie braccia con la fronte ormai bagnata a causa del sudore.

«Che sta succedendo?!» Catherine aprì lo sportello dell'auto e appena vide quella scena sgranò gli occhi.

«Rimani lì!» dissi puntandole il dito contro e appoggiando Sam su di me per poi alzarlo in piedi.

Con cautela lo misi sul sedile e cercai di ragionare razionalmente anche se con fatica.

«Dean puoi spiegarmi che cavolo è successo?» chiese Caty senza capire.

«Stai zitta devo pensare!» urlai a causa del nervoso e lei mi fissò assottigliando gli occhi.

La guardai e Catherine si alzò appoggiandosi allo sportello così da poter stare in piedi davanti a me.

«Ascoltami Dean fottuto Winchester, tu non hai il diritto di zittirmi, chi credi di essere per farlo? Quindi pensa bene a quello che dici prima di parlare, mi hai capito?» disse con voce seria e dura.

«Chi credo di essere? Io sono quello che ti salva il culo quando hai bisogno, sono quello che ti prende una birra ogni volta che lo chiedi perché so quanto ti piace, sono quello che si è preoccupato di ammazzare Asmodeo e che si è sentito in colpa per non avergli piantato quella cazzo di pallottola in testa, e sai perché? Perché vederti ridotta così a causa mia mi fa sentire una merda, perché sapere ciò che ti ha fatto o anche solo vederti soffrire mi fa andare fuori di testa. Ti sembra poco?» risposi alzando la voce e avvicinandomi a lei.

Potevo sentire il suo respiro mentre la fissavo e notai lo stupore nei suoi occhi per le mie parole.

Nessuno dei due disse più nulla, continuammo a guardarci fino a quando un enorme respiro di Sam mi fece tornare alla realtà.

Sembrava non avesse respirato per tutto quel tratto di tempo e immediatamente corsi da lui.

«Sammy? Stai bene? Che cosa ti è successo?» chiesi notando la sua espressione spaventata.

«Io...ho solo sentito un dolore atroce alla testa poi più nulla...» rispose Sam guardandosi in torno.

«Mio dio, ho preso un infarto lo sai? Preferisci che ci fermiamo da qualche parte a dormire?» domandai a mio fratello.

«Nono...ora sto bene tranquillo Dean, e tu Caty, che fai lì in piedi?» Sammy voltò lo sguardo indietro notando Catherine ancora immobile appoggiata allo sportello.

«Nulla, volevo solo vedere come stavi, se non ci sono problemi possiamo ripartire allora» concluse lei sedendosi lentamente e chiudendo la portiera.

La guardai poi osservai Sam e alzai gli occhi al cielo facendogli capire che non era un buon momento.

Rientrai in auto e dopo aver messo in moto ripresi a guidare mentre mio fratello e Caty dialogavano.

Potevo notare come loro due fossero in sintonia, Sam sapeva quando domandare e quando evitare un discorso, non andava mai troppo oltre e aveva sempre una frase di conforto.

Io invece non facevo altro che litigare e scontrarmi, sembravo una bomba pronta all'esplosione e forse questo non mi aiutava affatto.

Da una parte però ero contento che parlassero perché non avevo parole da dirle ma uno strano malessere mi fece leggermente intristire.

"Mio caro Dean, hai proprio bisogno di un gran bel psicoanalista".


∞∞∞∞ 


Ecco il nuovo capitolo della Fan fiction, spero vi sia piaciuto e se vi va lasciate qualche commento per farmi sapere cosa ne pensate.

Qualsiasi consiglio è ben accetto.

Passate a leggere anche il mio "Immagina Supernatural" quando vi va.

 Al prossimo capitolo 😊

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