Capitolo 2
Mi svegliai avvinghiata a lui e avevo molto caldo. Strano per essere marzo.
Guardo la sveglia e sono le 7:57. Strano che mi svegli così presto, ma in realtà so perché.. Non sono abituata ad avere qualcuno nel mio letto. Non voglio svegliarlo così non mi muovo e iniziai a guardarlo.. Salvatore, il mio Ciccio così lo chiamavo da piccola, ha le ciglia lunghe, il naso dritto e la sua bocca forma un cuore quando è rilassato.
Ci siamo conosciuti in orfanotrofio, io stavo lì già da due anni e quando lui arrivò ne fui colpita. Aveva sei anni e io quattro. Era gentile con me e mi difendeva quando gli altri se la prendevano con me perché ero la più piccola. Era come un fratello maggiore per me.
Sono stanca di stare a letto così mi alzai cercando di non svegliarlo.
Mi spogliai ed entrai nella doccia.
Se penso a come io e lui ci siamo lasciati mi vengono le lacrime agli occhi...
Lui aveva già 18 anni e voleva andare via dall'orfanotrofio. Io ne avevo 16 e non volevo lasciarlo andare.
-Devi capire che io là fuori ho un futuro. Non preoccuparti ti aspetterò e tra due anni saremo di nuovo insieme.-aveva detto e dopo quelle parole mi baciò.
Io mi irrigidii e non sapendo cosa dire balbettai -Non possiamo essere qualcosa di più.-
Lui ci rimase male e andò via senza dire nulla.
Non lo vidi più fino ad ora ovviamente.
Uscii dalla doccia e mi vestii.
Quando entrai di nuovo in camera lui era sveglio e indossava soltanto i jeans.
"Caspita! È ancora sexy come me lo ricordavo!"
Cacciai via il mio pensiero e andai a rifare il letto.
Fu lui a interrompere il silenzio.
-Come hai dormito?- disse
-Bene.- risposi io ma in realtà ho avuto un sonno un po' tormentato.
-Si anch'io. Era da molto che non dormivo con qualcuno.- disse lui e la cosa mi fece irrigidire.
"Che diavolo mi succede?"
-Io non ho mai dormito con qualcuno.- dissi io ed era vero.
Piombò il gelo nella stanza e allora io intervenni -Vuoi fare colazione?-
-Si.- Rispose lui e io mi precipitai in cucina.
Feci del latte per lui e io mangiai dello yogurt con i cereali.
Ad un tratto sentimmo un tuono e ci accorgemmo che aveva iniziato a piovere.
-Accidenti, non ci voleva! Volevo fare una passeggiata in centro...- Non finì la frase e io avrei voluto tanto saperne la conclusione.
-Beh, possiamo guardare un film come i vecchi tempi.- Proposi io e lui annuii. Optammo per un classico, Titanic. Inutile dire che piansi alla fine.
Quando il film finì era ora di pranzo e cucinammo un po' di pasta con salmone e panna, la sua preferita.
Mi piace che Ciccio mi aiuti in cucina, e poi è anche molto bravo.
Parlammo per tutta la giornata come dei vecchi amici, ricordando le 'avventure' passate insieme in orfanotrofio e la giornata volò in sua compagnia.
Quando arrivò la sera andai a farmi una doccia e mi preparai per il lavoro.
Cercai in tutti i modi di non farmi vedere ma fu tutto invano.
Quando mi vide spalancò gli occhi.. Per cosa? Ammirazione? Stupore? Non saprei dirlo.. Indossavo una minigonna, calze a rete, top abbastanza scollato e tacchi vertiginosi. Fu quando i miei occhi incontrarono i suoi capii quale discorso stava per prendere...
-Dove vai?- chiese gelido.
-A ballare- risposi io abbastanza vaga e mi resi conto che sarebbe stato meglio se lo avessi invitato. In fondo so che lui odia le discoteche e potevo stare tranquilla che avrebbe rifiutato.
-A ballare o a fare altro?- chiese lui e nel suo sguardo vidi un lampo di gelosia.
-Non faccio altro. Il sabato sera vado semplicemente a ballare.- risposi io un po' irritata dal suo comportamento.
-Con chi vai?-
-Con Giulia. Una mia amica. Te la farò conoscere un giorno di questi.- dissi io e lo vidi rilassarsi.
-Non fare tardi..- disse infine e io mi feci una risata, forse un po' isterica.
-Andiamo.. Non sei mica mio padre.-
-Lo sai che sono sempre stato protettivo nei tuoi confronti.- mi rispose lui con un sorriso tirato.
-Si, hai ragione.- dissi e poi continuai
-Tu non esci?-
-Preferisco rimanere a casa ad aspettarti.- disse lui.
-Okay..- risposi io e feci per uscire ma lui mi fermò.
-Promettimi una cosa...- disse e poi continuò -.. non voglio più vederti sui marciapiedi.- disse infine e gli si leggeva in viso che era amareggiato dalle sue stesse parole.
-Non ho altra scelta. È l'unico modo che ho per guadagnare dei soldi.- replicai e lui spalancò gli occhi come se non volesse credere a ciò che sto dicendo.
-Quando ci siamo sentiti, anni fa, hai detto che avevi trovato un buon lavoro qui a Milano...-
-Sono stata licenziata dopo un mese o poco più.. Non ne ero in grado..- dissi io e sentii un brivido invadermi il corpo.
-A questo non devi preoccuparti.. Ci penso io.. Ma tu promettimelo!- replicò lui e io lo guardai dritto negli occhi.
"Cazzo! I suoi occhi! I suoi dannatissimi occhi da gatto! Come posso fare a resistere?"
-Promesso.- dissi tutto d'un fiato e uscii di casa.
Quando arrivai al nightclub, Giulia mi stava aspettando fuori. Ci salutammo ed entrammo. Eravamo un po' in ritardo e quindi non ci perdemmo in chiacchiere.
Mentre ci preparavamo arrivò Gloria, la proprietaria del locale.
-Tre minuti e vi voglio sul palco ragazze!- esclamò ed uscì immediatamente.
Salimmo sul palco e mi accorsi che oggi era abbastanza affollato.
"Forse prenderò di più stasera.." Pensai. La musica iniziò a pompare ed io e Giulia ci esibimmo tra le urla di quei uomini che sembravano gorilla.
Finito il pezzo, mi soffermai un attimo a guardare la folla.
"Cazzo!"
Due occhi da gatto mi fissavano e ardevano come mai li avevo visti.
Salvatore era qui.
Scesi dal palco e gli andai a parlare.
Iniziò ad urlarmi contro.
-Me lo avevi promesso. Cazzo Enia, ti rendi conto?- imprecava come mai aveva fatto.
-Ti avevo promesso di non prostituirmi.. Non di non ballare!- replicai io ma non sapevo cos'altro dire.
-Sei molto brava a ballare, solo non farlo su un palco e in modo volgare!- Aveva gli occhi spalancati e sul viso un espressione incredula.
-Ma che cazz..? Non sei mio padre! Smettila di comportarti come tale!- sto urlando.
"Perché cazzo sto urlando?"
-È così che la pensi? Va bene..- replica lui e va via.
L'ho ferito, l'ho deluso.. "Scusami Ciccio, scusami tanto!"
Avevo gli occhi lucidi ma dovevo continuare a lavorare e così entrai di nuovo in scena e conclusi la mia serata.
Arrivata a casa lo trovai seduto su una sedia. Un'espressione indecifrabile nel volto.
-Dobbiamo parlare.- disse.
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