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Saint Seiya: Il Destino Oscuro di Jabu (One Shot)

In Giappone era una normalissima mattinata soleggiata, ed i raggi candidi del sole baciavano la terra, riscaldandola.
E poco più avanti fuori dalle zone abitate di Nuova Luxor  vi era un giovane ragazzo di tredici anni, famoso per essere diventato il Saint di Unicorn. Aveva appena finito la sua prima sessione di allenamenti speciali, in modo da poter migliorare sia la sua tecnica di combattimento, che consisteva di tirare dei possenti calci e aumentare la rapidità e la potenza stessa e sia il suo cosmo, tuttavia avvertì in esso una sensazione anomala, che lo spaventava terribilmente costringendolo a porre fine i suoi allenamenti e una volta spogliatosi dal suo cloth, si incamminò verso la sua abitazione, che era abbastanza lontana.
Nel mentre camminava il ragazzo si guardò costantemente attorno, aveva una sensazione glaciale addosso, come se qualcuno lo stesse osservando.
Ma più volte si girava e più volte non vedeva nessuno "tsk che sciocco, evidentemente gli allenamenti mi hanno dato un po' alla testa" riferì il ragazzo, nel frattempo riprendeva il cammino con la cassa del suo cloth in spalla.
Mentre proseguiva notò quanto fosse bella la natura ed era proprio un peccato, che ci fosse qualcuno pronto a rovinarla per dei conflitti successi in passato, e che continueranno ad esserci e lui non smetterà mai di allenarsi, perché infondo al cuore voleva essere lì a proteggere la signorina Saori Kido dal suo fragile ed ingiusto destino causato della sua reincarnazione nella dea Athena.
Il tragitto per il ritorno era piuttosto faticoso, il calore aumentava sempre di più e Jabu rischiava di prendersi una grave insolazione. Mentre continuava ad avanzare, fu preso dall'affanno e cadde in ginocchio. "Ma che diavolo sta succedendo? Non ho mai sofferto il caldo in questo modo.", disse il ragazzo cercando di concentrare le sue forze. Le braccia gli tremarono. "Ce la posso fare, sono un Saint, non posso scoraggiarmi così!", pensò il ragazzo, per poi tentare nuovamente di sorreggersi in piedi. Appena ci riuscì, si ripulì i vestiti. "Oggi è veramente una giornata piuttosto strana, inoltre continuo ancora a percepire qualcosa di strano nel mio cosmo e ciò mi fa preoccupare...", disse il ragazzo, con lo sguardo rivolto verso il terreno, e tentò di riprendere il cammino verso casa.
A causa della fatica nel percorrere il sentiero verso la metropoli, i sensi poco per volta lo abbandonarono, l'udito stava iniziando affievolirsi e la vista ad annebbiarsi, era veramente molto affaticato è l'unica cosa su cui poteva contare era la poca forza interiore che gli era rimasta.
Non doveva mollare, doveva continuare ad avanzare aveva la necessità di raggiungere la sua abitazione in modo da potersi riposare e lasciarsi scivolare addosso quest'immensa è strana fatica.
Nel mentre avanzava, il giovane Saint non si era accorto che erano passate due ore e trentatré minuti, la città di Nuova Luxor era ormai vicina.
Il ragazzo appena cadde nuovamente a terra con una minima speranza di poter sopravvivere a questo supplizio, fu inondato da una lieve luce azzurrina, una luce riflessa dai vetri dei palazzi della città.
Era quasi arrivato mancavano sei metri alla sua destinazione e tentava a stento di potersi rialzare. "Dai c'è la posso fare, non posso arrendermi ora", mormorò il ragazzo irrigidendo le mani sul terreno, in modo da fare leva é tentare nuovamente ad alzarsi. Una volta rialzatosi, iniziava anche a sentire delle voci che sembravano ovattate a causa dell'udito peggiorato dalla stanchezza.
Man mano che si avvicinava riusciva a distinguere meglio i suoni, erano schiamazzi e risate dei cittadini di Nuova Luxor che si godevano la bella giornata per le strade.
Queste risate scaldarono il cuore sordo del ragazzo e gli fecero ricordare la sua dura infanzia.
Lui era diverso, un bambino servizievole nei riguardi della signorina Kido fin dalla sua tenera età.
Di certo, all'epoca non poteva permettersi un'emozione come il divertimento, a differenza dei bambini di oggi.
Però senza perdere ulteriori indugi, smettendo di pensare al suo passato, così da riprendere il suo percorso senza perdere ulteriore tempo e fatica.
Tornò alla sua abitazione, un semplice monolocale in affitto di soli quattordici mila yen al mese pagato dalla famiglia Kido.
La casa era tutta su un piano, dove, vicino all'ingresso, a sinistra, vi era una piccola cucina, mentre a destra vi era la stanza dei servizi igienici.
Mentre poco più avanti dalla cucina, si trovava il letto e davanti ad esso si trovava un armadio con ante e porta tv.
Nell'istante in cui mise piede nei corridoi di casa, sì addentrò nei pressi della cucina, in modo da poter appoggiare la cassa del suo Cloth. Inseguito, si avviò verso i perimetri del letto e si tuffò nel morbido materasso; la sensazione che gli dava era quasi di sprofondare, era tanto soffice che gli sembrava di stare sulle nuvole. L'effetto ipnotico che gli donava il materasso era talmente forte da farlo addormentare subito, sperando di poter sognare la sua dolce metà... quando si svegliò, l'orologio segnava l'una e quindici minuti. Inoltre, era tornato incredibilmente in forze; si sentiva così bene che poteva distruggere un intero esercito, al tal punto che  desiderava riprendere i suoi allenamenti. Tuttavia, non si era affatto dimenticato della strana percezione avuta sul suo cosmo. Decise che, per oggi, poteva lasciar correre; inseguito si diresse verso i servizi igienici, così da poter fare una doccia. Il getto d'acqua corrente avrebbe potuto fare scivolare via le cattive sensazioni che gli si erano appiccicate addosso. Appena solcò la porta del bagno si tolse i vestiti sporchi, appoggiandoli nell'apposita cesta, ed entrò nella vasca; regolò l'acqua in modo che fosse fredda. Essa iniziò a piovergli sul corpo, a contatto con le cicatrici formatesi in una battaglia contro il Bronze Saint: Shun di Andromeda nelle Galaxia Wars. Iniziavano a causargli una sensazione di bruciore che, però, cercava di sopportare; poiché chi non riusciva a sopportare ogni sentore di dolore non meritava di essere un guerriero.
Dopo essersi bagnato, prese il bagnoschiuma al profumo di pino e se lo cosparse su tutto il corpo. Gli causò un'altra sensazione di bruciore, ma Jabu strinse i denti. Non doveva mollare, non per così poco.
Una volta che ebbe finito si risciacquò, poi passò ai capelli. Per prima cosa, se li bagnò delicatamente e, in seguito, prese sia il flacone dello shampoo con pH neutro che un olio essenziale all'arancio dolce; dopodiché inserì dieci gocce su una vaschetta che era poggiata vicino al lavabo della vasca e ci mise lo shampoo. Con un pennello per tinte mescolò il tutto.
Poi con la mano prese la miscela e se la cosparse tra i capelli, li massaggiò delicatamente per qualche minuto; subito dopo prese il doccino e risciacquò con molta attenzione, poiché l'olio andava lavato via con molta cura. Prese il barattolino con la maschera per capelli e la spalmò sulle punte, per evitare di renderli grassi e pesanti, poi risciacquò nuovamente.
Uscì dalla vasca, si mise l'accappatoio e, con il cappuccio, strofinò i capelli mentre si avvicinava allo specchio. Dall'apposito cassetto prese il phon e la spazzola e si apprestò ad asciugarli. "Mi sono dimenticato di fare lo scrub prima dello shampoo... Pazienza, lo farò la prossima volta." pensò. I suoi capelli erano talmente soffici che parevano essere fatti di seta. Ci aveva impiegato molto tempo per ripulirli da tutto il sangue che vi si era incrostato durante la battaglia con Shun.
Passato un po' di tempo, quando furono perfettamente asciutti, ripose gli accessori nel cassetto e uscì dal bagno, dirigendosi verso l'armadio per prendere i vestiti. Il suo guardaroba lasciava parecchio a desiderare; non disponeva di una vasta scelta, perciò decise di indossare su jeans e una semplice canotta.
Si recò verso l'ingresso, poiché desiderava compiere quattro passi all'aria aperta. Era sicuro che una camminata tranquilla avrebbe potuto aiutarlo a rilassarsi e a stabilizzare il suo cosmo, dal momento che, dentro di sé, continuava ad avvertire quella strana instabilità. Tuttavia, tentò in tutti i modi di restare il più sereno possibile, così da evitare gravi ripercussioni (come quelle avute in mattinata).
Attraversò l'uscio della porta e inspirò profondamente: gli ci voleva proprio una boccata d'aria fresca. Si guardò intorno e notò che, a quell'ora, Nuova Luxor era molto più tranquilla e le strade più libere.
Non appena il ragazzo finì la panoramica, avanzò finalmente, iniziando a camminare dritto davanti a sé. Decise che non avrebbe seguito nessuna mappa; sarebbe stata la strada a dirgli dove andare.
Mentre passeggiava con le mani in tasca, venne notato da un bambino dagli occhi verde prato e i capelli ramati; gridava ad alta voce: "GUARDATE AMICI, VERSO DI NOI SI AVVICINA IL SAINT DI UNICORN!"
I suoi compagni si voltarono non appena udirono queste parole e videro Jabu camminare verso di loro. Si diressero verso di lui correndo, in preda all'entusiasmo, lasciandolo alquanto sorpreso.
"Alla battaglia contro Shun di Andromeda alle Galaxian Wars... nonostante tu abbia perso sei stato comunque grande!" esclamò il bambino che aveva allertato la compagnia. "L'avversario era di un livello decisamente superiore al tuo, ma tu non ti sei arreso e hai continuato a combattere con tutte le tue forze. È per questo che sei il mio Saint preferito! Mi raccomando, continua ad allenarti duramente e cerca di riscattarti." aggiunse, con gli occhi che brillavano di una strana luce, mista tra ammirazione ed emozione.
Nonostante le avesse pronunciate in buona fede, quelle parole furono forti e significative per Jabu; non seppe come rispondere, era rimasto del tutto senza parole. Certo, era grato di aver trovato qualcuno che credesse in lui, ma non sapeva come esprimerlo a parole; per questo decise di farlo con i gesti.
Tirò fuori la mano dalla tasca e la tese verso il bambino. Il piccolo, sgranando gli occhi per la sorpresa e la gioia, la strinse energicamente. Jabu gli sorrise, mentre si allontanava dal gruppo di bambini.
Il bambino era tanto meravigliato da quell'incontro piacevole e inaspettato che iniziò a girargli la testa dall'emozione, al punto che un'amica dai capelli rossi e gli occhi azzurri si preoccupò per lui...

«Che ti prende, Shiro?»
«Non hai visto ciò che è successo, Atsuko?»
«Sì, ti ha dato la mano, e allora?»
«Proprio per questo sono troppo felice! In quell'istante, avrei voluto che il tempo si fosse fermato.»
«Bah, non ti capisco.»

Intanto Jabu si era lasciato alle spalle quegli adorabili bambini; quell'incontro l'aveva reso molto euforico, e gli aveva dato la determinazione per non mollare mai.
Tuttavia, l'euforia finì per stimolare il suo organismo, in particolare il Telencefalo, a produrre Dopamina, e i Neuroni Serotoninergici a produrre Serotonina.
Purtroppo questi ormoni nel sangue non beneficiarono al suo cosmo, il quale era già molto instabile in quella giornata; finirono con il destabilizzarlo ulteriormente. Ciò nonostante il ragazzo non se ne accorse, a causa della troppa euforia. Gli ormoni mascherarono i suoi sintomi accumulandoli e aggravando la sua condizione, sebbene lui ne fosse inconsapevole. Eppure Jabu non prese affatto sotto gamba la questione, anzi, desiderava capire ad ogni costo ciò che gli stava accadendo, ed era piuttosto sicuro che la signorina Saori poteva dargli delle risposte.
Di certo non poteva presentarsi sulla soglia della sua dimora a mani vuote; per sua fortuna, dall'altra parte della strada vi era un negozio di fiori. Prima di recarsi in quel luogo prese delle piccole precauzioni, tentando di stabilizzare almeno in parte il suo cosmo tramite delle tecniche di respiro, sebbene fosse consapevole che l'effetto sarebbe scemato in breve tempo. Doveva quindi fare in fretta e restare il più calmo possibile.
Quando si sentì pronto attraversò lentamente la strada, in modo da non affaticarsi troppo, e appena fu arrivato dinanzi alla struttura notò che essa era molto elegante: nei suoi pilastri vi era attorcigliata dell'Edera, tra una foglia e l'altra spuntava del giallo oro di Rose Banksiae. Nella vetrina alla sua destra vi erano degli esemplari di Gladioli e Dalie, di varie colorazioni che andavano dall'arancione, al rosso, al bianco e persino al nero.
In quella alla sua sinistra, invece, vi erano delle Rose di vario colore, a partire da varietà antiche come la Queen Elizabeth, alle più moderne come la rossa Admial, e il rosa della Botticelli; poi, al centro, del blu appartenente al Meconopsis Betonicifolia, il Papavero blu dell'Himalaya.
Rimase ad osservare il negozio, affascinato dalla sua bellezza, ancora per un po'. Quando riuscì a distogliere lo sguardo e vi entrò, notò che vi era un'altra cliente davanti a lui; una giovane ragazza dai capelli castani e occhi marroni, la quale indossava una felpa sportiva di colore blu notte. Lei aveva appena acquistato due bellissimi vasi di Leucanthemum Vulgare, conosciute anche come Margherite e di Lilium Candidum. In Italia è conosciuto come Giglio di Sant'Antonio, il fiore che l'arcangelo Gabriele porse alla Vergine Maria nell'annunciare la nascita di Gesù: questo fiore rappresenta la purezza.
Il fioraio spiegò alla ragazza i principali accorgimenti per curare alla perfezione il Lillium Candium: ad esempio, il fatto che la pianta necessiti una quantità moderata di acqua, senza eccessi; l'accortezza di tenerla in luoghi soleggiati per farla crescere al meglio; i consigli sul concime a lenta cessione o stallatico e sulla potatura dei fiori appassiti a fine fioritura.
Per ciò che concerne le Margherite, disse che anche esse richiedevano la luce del sole; essendo molto rustiche, però, non necessitavano di grandi cure, ma consigliava comunque una certa concimazione, nonostante fossero abbastanza resistenti da crescere in qualsiasi terreno. Aggiunse che, essendo perenni, sarebbero fiorite di anno in anno, oltre a disseminarsi naturalmente.
Mentre stavano per acquistare le piante, Jabu notò un vaso con degli splendidi fiori blu-viola; domandò quindi cosa fossero e quale fosse il loro significato. Il fioraio rispose che si trattava di Iris Germania.
Inoltre, lo informò di vendere anche i rizomi, in quel periodo. Spiegò anche che l'iris si adatta a qualsiasi tipo di terreno, nonostante sarebbe preferibile uno sciolto e asciutto, privo di ristagni d'acqua, per evitare il marcire dei rizomi.
Disse che l'iris rappresenta la fiducia e la sincerità, oltre la saggezza.
Il ragazzo rimase ammaliato dalle spiegazioni del fioraio, al punto che decise di prendere proprio un bouquet di Iris e un paio di rizomi, con l'intento di coltivarli lui stesso.
Non appena il ragazzo si avvicinò al bancone per afferrare il bouquet, da regalare alla sua amata Saori, iniziò ad irrigidire la mascella. Il livello di salivazione era aumentato, al punto che la lingua sembrava nuotargli all'interno della bocca; aveva un sentore di nausea insopportabile addosso. A quanto pare, l'effetto della tecnica di respirazione stava iniziando a scemare, e il suo cosmo stava tornando ad essere instabile.
La ragazza se ne accorse e, per aiutarlo, prese il mazzo di fiori e pagò per lui. Gli mise una mano dietro la schiena, quasi come se lo stesse abbracciando, e lo aiutò ad uscire dal negozio, così da permettergli di prendere una boccata d'aria fresca.
Aveva avvertito che in lui c'era qualcosa di strano e desiderava aiutarlo... Tuttavia, non appena gli domandò se stesse meglio, il ragazzo svenne tra le sue braccia.
In quel momento, mentre lo cingeva a sé, lei notò in Jabu qualcosa di speciale. La ragazza non lo sapeva, ma poteva vedere il cosmo dei Saint, manifestato sotto forma di aura.
"Ho le allucinazioni?" si chiese, piuttosto scettica. Inoltre, non solo era in grado di vederlo, ma anche di percepirlo: era un'energia così calda da scottarle le mani. "Devo portarlo a casa mia, e in fretta!" pensò.
Si mise in ragazzo in spalla, reggendo ancora tra le mani le buste che contenevano i fiori.
L'abitazione non era lontana; vi erano solo dieci metri di distanza tra loro e la porta. Non appena vi arrivò davanti l'aprì, mostrando il parquet luminoso che avanzava fino al soggiorno. Posto a sinistra della stanza vi era un divano blu, mentre sulla parete era appesa una televisione a schermo piatto. Sulla destra vi era una cucina con una sala da pranzo e un tavolo ad otto posti.
La ragazza corse al piano superiore, dove vi era un immenso corridoio con sei porte in legno di abete; a partire dalla sua destra si poteva entrare nella camera dei genitori, poi vi era la sua e, infine, quella del suo fratellino. Le altre porte conducevano tutte a delle stanze per gli ospiti; in tutte le camere vi era un bagno privato.
La ragazza si introdusse nella stanza per gli ospiti più vicina, poggiando il ragazzo, ancora privo di sensi, sul pavimento.
Gli lanciò un'occhiata e vide che stava strizzando gli occhi; i suoi livelli di sudorazione erano aumentati e, di conseguenza, anche la temperatura corporea. Lei gli misurò la febbre e constatò che era anormale: la soglia aveva superato i quaranta.
Per fare in modo che si abbassasse, azionò il condizionatore al massimo. L'aria che fuoriusciva dal marchingegno era così potente che le vennero i brividi.
Per giunta, le toccò fare una cosa a dir poco disdicevole, quasi si vergognava a farlo, ma era l'unico modo per aiutarlo. Contò fino a dieci per farsi coraggio, poi iniziò a privare il ragazzo dei suoi indumenti, partendo dalla canottiera, la quale era sudatissima, facendo una gran fatica poiché la stoffa si era quasi incollata alla pelle. In seguito passò ai pantaloni e alle scarpe, lasciandolo solo con gli indumenti intimi.
La ragazza andò nella stanza per i servizi igienici posta alla sua sinistra, prese un asciugamano e iniziò a bagnarlo con acqua gelida, dopodiché tornò nella stanza dal ragazzo. Mentre si avvicinava, sentì il ragazzo borbottare: "S-Sa-ori... io t-ti proteggerò... sempre."
Lei rimase un po' allibita nell'udire quelle parole, e pensò tra sé e sé: "Quel ragazzo è davvero fuori dal comune... Anche in condizioni simili pensa ad una ragazza?"
Nonostante lo trovasse strano, non si era affatto dimenticata del suo compito, quindi gli appoggiò l'asciugamano sulla fronte; dopodiché andò di corsa a prenderne altri, così da poter fare altri impacchi da mettergli sul resto del corpo spoglio. Ogni volta che un asciugamano diveniva troppo caldo, lei si premurava di cambiarlo. Finalmente, dopo un po' di sforzi durati una ventina di minuti, iniziavano a vedersi i primi risultati: la temperatura corporea del ragazzo stava scendendo da quarantacinque a quaranta. Nonostante ciò, lei continuava a vedere quella strana aura intorno al suo corpo; sembrava che stesse implodendo. L'energia era in continuo movimento, in maniera anomala, e ciò affascinava la ragazza.
Mentre osservava ammaliata il cosmo instabile del giovane Saint fluire, non si accorse che lui stava rinvenendo. Appena aprì gli occhi notò il meraviglioso soffitto realizzato con il legno di quercia, ma non riusciva a coglierne tutti i particolari a causa della vista annebbiata.

«D-dove sono?»
«Sei a casa mia; ma dimmi, tu sei un Saint, dico bene?»
«Sì...»
«E sapresti dirmi la tua costellazione di appartenenza?»
«Quella dell'Unicorno, perché?»
«Adesso si spiega tutto!»

La ragazza gli spiegò che era entrato nel suo stato di impotenza. Secondo alcune teorie, si vociferava che, se la stella principale di una costellazione (in questo caso Alpha Monoceratis, una gigante gialla) entrava in eclisse, il cosmo di un Saint poteva risentirne, provocandogli instabilità o, addirittura, la perdita totale di esso fino alla fine dell'evento.
Malgrado le sue spiegazioni, il ragazzo dubitava di questa teoria, poiché stava anche piuttosto male a livello fisico. Tuttavia, lei gli riferì che, quando si entrava in quel periodo, il corpo di un Saint iniziava ad adattarsi a qualcosa di grande, provocandogli ulteriori malesseri fisici; stanchezza, febbre, nausea, mal di testa, ecc.
Forse il corpo di Jabu stava iniziando ad alterarsi; evidentemente, dentro di lui stava nascendo qualcosa di nuovo...  Ma chissà cosa, si domandarono entrambi.
Comunque, nonostante il suo iniziale scetticismo, lui ne fu piuttosto grato. All'inizio credeva che soltanto la signorina Saori sarebbe stata in grado di spiegargli ciò che gli stava capitando, e invece ad informarlo fu quella ragazza incontrata per caso nel negozio di fiori. Una ragazza che non sapeva niente dei suoi riguardi e se l'era portato perfino a casa sua per accudirlo, oltretutto! Una qualsiasi persona non l'avrebbe mai fatto, non avrebbe mai perso tutto quel tempo per un estraneo. Addirittura, iniziò a domandarsi se, per caso, non avesse allucinazioni visive e uditive a causa del suo malessere. O aveva realmente conosciuto un angelo?
Nel tentativo di comprendere se fosse reale oppure un'allucinazione, iniziò a scrutarla attentamente in viso, il quale era posto proprio sopra la sua testa. Nello stesso momento, i loro occhi dalle diverse tonalità di marrone si incrociarono; tra i due iniziava a crearsi una certa atmosfera.
Jabu tentò a fatica di alzare un braccio, ma esso tremava; faceva fatica a sollevare gli arti poiché li sentiva pesantissimi, ma doveva assolutamente provare la concretezza di quel viso che aveva davanti, così si sforzò e riuscì a sfiorarle una guancia.
Non gli sembrò affatto un'illusione provocata dal suo cervello stremato, al contrario, il volto di lei emanava anche un piacevole calore.
La ragazza, però, si sentì a disagio nell'avvertire il contatto delle dita bollenti di lui sul proprio viso. Lui parve prenderci gusto, e non smise di accarezzarla lievemente neanche quando, oramai, aveva appurato che non si trattava di un'immagine creata dalla sua mente. Lei arrossì inspiegabilmente, pensando che, forse, fosse colpa della mano bollente del ragazzo, ma si sbagliava; in realtà stava morendo dentro per l'imbarazzo. Per farlo smettere decise di porgergli una semplicissima domanda:

«Ora che sei in grado di parlare, che ne diresti di dirmi come ti chiami?»
«Jabu»
«Che bel nome! Io mi chiamo Sharrie. Non temere Jabu, mi prenderò cura di te.»

Jabu le fu grato per quelle parole. Lei si alzò, prese gli indumenti del ragazzo con l'intento di metterli nella lavatrice, la quale era situata nel sottoscala al pian terreno. Però, poco prima di uscire dalla stanza, si rivolse a lui: "Per impedire che il tuo cosmo si destabilizzi, accenderò un po' di musica rilassante, così potrai distendere un po' i nervi!"
La musica suonava ad un volume non troppo alto, né troppo basso, l'ideale per rilassarsi. Jabu chiuse gli occhi e, guidato dalla sua immaginazione, si tuffò tra le note.
Nel frattempo, Sharrie, stava scendendo le scale; in quel momento, udì un suono provenire dal soggiorno. La televisione era accesa e, appena si fu avvicinata, sul divano vide il suo fratellino, un bambino di otto anni con i capelli castani, dal lungo ciuffo che pendeva sulla sua fronte, e gli occhi marroni. Il suo nome era Elia. Il piccolo si era addormentato guardando un documentario sugli animali selvatici della savana.
"Poverino, deve essere davvero affaticato..." si disse la ragazza, mentre gli depositava un piccolo bacio sulla guancia, prima di dirigersi verso il sottoscala.
Quando aprì la porta, si avvicinò alla lavatrice; prima di infilarvi dentro i panni controllò le tasche, tirandone fuori un portafoglio e delle chiavi. Dopodiché, mise i vestiti all'interno del cestello, chiuse l'oblò, inserì un detersivo alla lavanda nel cassettino e azionò la lavatrice.
Raggiunse nuovamente la camera degli ospiti in cui si trovava Jabu, per poi dirigersi verso il bagno e lavare via dalle braccia l'odore di sudore che era impregnato sui panni del ragazzo.
Dopodiché, tornò da lui e notò che si era addormentato; dato che si era stabilizzato, decise di trasportarlo sul letto. Lui era davvero pesante, sembrava che avesse il piombo al posto della pelle, ma lei riuscì nel suo intento, anche se a fatica.
Prese gli asciugamani che erano caduti a terra e li portò in bagno, per pulirli e bagnarli nuovamente con acqua gelata, poi tornò da Jabu e li adagiò sul suo corpo. Fu in quel momento che lui si destò.
"Oh, scusami, non volevo svegliarti!"si rammaricò Sharrie. "Non fa niente." la tranquillizzò lui.
Il loro sguardo si incrociò un'altra volta, catapultandoli nuovamente in quella strana atmosfera. Lei arrossì, sentendo un'insolita pesantezza sulle proprie spalle. Jabu lo notò e distolse lo sguardo dalla ragazza, volgendolo verso il muro alla sua sinistra.

«S-senti, posso chiederti un favore?»
«Sì, certo, dimmi pure.»
«Non sapendo per quanto starò in queste condizioni, voglio che qualcuno vada periodicamente a casa mia, per controllare una cosa che ho lasciato incustodita...»
«Ti riferisci al tuo Cloth?»
«Sì...»
«Va bene, se ti rassicura chiederò a mio fratello di andare a controllare. In fondo, fai bene a preoccuparti; è comunque una cosa preziosa.»
«Ti ringrazio...»
«Figurati! Ora, però, cerca di rilassarti e di riposare. Io, nel frattempo, scenderò al piano terra per vedere se abbiamo qualche medicinale che possa aiutarti a far scendere la febbre più in fretta. Vedrò se mio fratello è sveglio e, in tal caso, andrà a casa tua. Per quanto riguarda le chiavi della tua abitazione, sappi che mi sono permessa di prenderle io quando ho messo a lavare i tuoi vestiti. Ecco, vedi?»

Sharrie gli mostrò gli oggetti che aveva prelevato dalle sue tasche, e poggiò immediatamente il portafoglio sul comodino. Le chiavi, invece, con il permesso di Jabu, le avrebbe poi sistemate nel portachiavi appeso all'ingresso; così, quando suo fratello si sarebbe recato nell'abitazione del ragazzo, per controllare le condizioni del Cloth di Unicorn, le avrebbe facilmente trovate, evitando inutili perdite di tempo.
Jabu comprese benissimo la situazione e il fatto che, salire al piano di sopra e chiedere le chiavi, avrebbe fatto perdere troppo tempo al bambino.
Sharrie annuì e si avvicinò all'ingresso della stanza...
"Aspetta, non ti ho dato l'indirizzo! È Via  della Croce 81."
Sharrie si rincuorò nel constatare che la via in cui risiedeva l'abitazione di Jabu si trovava proprio lì, di fianco a Via della Ninfea (in cui si trovavano al momento), dal momento che si sentiva un po' preoccupata dal pensiero di mandare il suo fratellino da solo.
Gli sorrise e uscì dalla stanza, dirigendosi verso il piano terra. Trovò il fratellino in cucina, intento a bere un bicchiere d'acqua naturale.
"Hey Elia, vedo che ti sei svegliato! Avrei un compito per te." riferì lei.
"Davvero? Di che si tratta?" domandò Elia, piuttosto curioso.

«Devi andare in Via della Croce 81, per controllare una cosa lasciata incustodita da un amico...»
«Un amico? Ehm, comunque d'accordo, ora vado!»

"Perfetto!"esclamò lei, porgendogli le chiavi di Jabu. Mentre le afferrava, Elia si chiese chi mai potesse essere quell'amico e se fosse veramente cosi...
Salutò sua sorella, si diresse verso l'ingresso della casa, indossò le scarpe e uscì.
Si avvicinò alle strisce pedonali e si guardò attentamente attorno prima di attraversare; avanzò velocemente verso la via che aveva davanti non appena scattò il verde. Via della Croce era proprio la strada lì accanto.
"76, 77, 78, 79, 80... Ah, eccolo lì il numero 81!" esclamò, dopo aver passato in rassegna i numeri civici, individuando l'abitazione.
Si avviò verso la porta d'ingresso, inserì le chiavi nella toppa e aprì.
Rimase impressionato dalla pulizia di quella casa, quasi da fargli pensare che l'amico di sua sorella ci abitasse solo per poterci dormire. Tuttavia, vi era un piccolo lato negativo: Elia non era abituato a stare in una casa tanto minuscola e gli parve di soffocare. Decise di aprire le finestre per far arieggiare e, in quel momento, gli cadde l'occhio sull'immensa cassa piuttosto particolare. Si avvicinò, vi passò delicatamente la mano sopra e vide che vi era rappresentata una testa d'equino con una particolarità sulla fronte.
"Ma questa è la testa di un unicorno... Che figo! Quindi è questo l'oggetto che devo sorvegliare. Però, ora che la guardo meglio, sembra che la portino i Saint sulle spalle, mi pare sia un Cloth! Mia sorella ha conosciuto un Saint, deve assolutamente presentarmelo. Muoio dalla voglia di conoscerlo!" esclamò, saltando qua e là sul pavimento.
Quando finì di saltare per casa, Elia avvertì una stanza sensazione. Gli girava la testa e il suo colorito iniziava a schiarirsi, seguito anche da un lieve affanno: "Forse per le mie condizioni ho un po' esagerato." pensò, lasciandosi cadere su una sedia per riposarsi.
Il riposo non servì a nulla; il suo cuore aveva dei battiti allarmanti e l'affanno peggiorava sempre di più...
Dall'età di cinque anni soffriva di una grave forma di anemia, scaturita da un malessere ben più grande...
Per sua fortuna, il piccolo si era portato il farmaco anti anemico per eccellenza: l'Acido Folico, conosciuto anche come Folina. Inoltre, non trovandosi a casa sua, si era portato dietro una bottiglietta d'acqua per non sporcare i bicchieri. Dalle tasche prese la confezione di pastiglie, ne prese una e la mise sulla lingua. Aprì la bottiglia e mando giù la compressa con l'aiuto dell'acqua.
Attese per qualche minuto che il farmaco facesse effetto. "Sarà meglio che chiami mia sorella." mormorò, poi aggiunse: "Hey Siri, chiama Sharrie."
L'intelligenza artificiale eseguì l'ordine, il telefono iniziò a squillare, in attesa che la sorella rispondesse...

«Pronto Elia, dimmi.»
«Sorellona, potevi dirmi che conosci un Saint! Quando l'ho scoperto vedendo la cassa del Cloth di Unicorn ho fatto i salti dalla gioia e ho avuto un attacco anemico...»
«È vero, hai ragione, avrei dovuto dirtelo così evitavi di fare il pazzo. Comunque, ora va meglio?»
«Sì, va un po' meglio, ho preso l'Acido Folico. Ovviamente, mi sono portato dietro una bottiglietta, non ho osato sporcare...»
«Hai fatto bene. Vuoi che venga a prenderti così dormi un po' e posso monitorarti?»
«Sì, grazie!»

Intanto Sharrie, dopo aver chiuso la chiamata, si avviò verso l'uscita, ma Jabu le riferì di aspettare: "com'è la situazione del Cloth?" le domandò il ragazzo, e lei gli rispose: "tutto bene, ora però vado a casa tua a prendere mio fratello, che non si è sentito molto bene."
Jabu rimase piuttosto dispiaciuto, tuttavia tentò di non mostrarlo, poiché proprio grazie alla musica all'interno della stanza aveva trovato il suo equilibro, raggiungendo uno stato Zen che gli ha permesso di rendere stabile il suo cosmo.
Se si fosse preoccupato o avesse anche solo sfiorato tale stato d'animo, perdendo anche solo l'1% della sua assoluta calma, il suo cosmo sarebbe nuovamente tornato ad essere instabile, ma nonostante ne fosse dispiaciuto era anche piuttosto curioso delle condizioni del piccolo.
La ragazza comunque non si sentiva ancora in confidenza con il giovane Saint, non era disposta a rivelargli i loro problemi, ciò nonostante per attenuare la curiosità del ragazzo gli fece comunque un accenno, riferendogli che suo fratello soffriva di una grave anemia, senza andare troppo nel dettaglio.
Jabu comprendendo la situazione, stava iniziando a sentirsi un po' in colpa, poi chè se non avesse chiesto quel favore il piccolo non si sarebbe affaticato e non avrebbe avuto dei problemi.
Tuttavia Sharrie per impedire che Jabu sfiorasse il suo stato zen, tentò di alleviare i suoi sensi di colpa riferendogli che Elia era sempre stato un tipetto dall'indole spericolata.
Successivamente lo salutò, non poteva aspettare altro, per cui uscì dalla stanza dirigendosi verso il piano terra, poi in seguito verso l'uscita incamminandosi verso la casa di Jabu.
Nel frattempo il giovane Saint con le cure ricevute da Sharrie stava iniziando a sentirsi un po' meglio, la sudorazione si era arrestata e la temperatura si stava quasi avvicinando alla soglia normale, tuttavia non era ancora fuori pericolo non essendo guarito del tutto, gli girava ancora la testa e i muscoli si erano indolenziti,  facendo addirittura fatica a muovere la mano, ma di certo non era così grave quanto lo era prima di incontrare Sharrie...
Nel mentre aspettava il suo ritorno il ragazzo si addormentò: tutto ciò che stava attorno sembrava sparire, e nel mentre si guardava vide che il Cloth di Unicorn gli era apparso magicamente addosso...
"Ma dove sono?", domandò Jabu nello stesso momento in cui avanzava in quel posto dove non vi era niente, se non se stesso e un immenso cielo di color rosso cremisi macchiato da nuvole nere.
Non vi era traccia di civiltà, non vi erano palazzi o persone, sembrava essere disperso nel nulla, e come se non bastasse tale zona sembrava causargli una sensazione di puro terrore, le gambe immediatamente gli frenarono e iniziarono a tremare, e le braccia di conseguenza...
Come se non fosse bastato, il suo cuore palpitava all'impazzata, quasi come se stesse per esplodere, e tutto questo non giovava affatto al suo cosmo, difatti attorno al corpo dormiente del giovane si stava formando un'aura dall'energia piuttosto potente e per lui era difficile da mantenere...
Il ragazzo iniziò ad agitarsi nel sonno, strizzando gli occhi, gridando anche dal dolore, tutto ciò sembrava un incubo e quest'agitazione non si fermò, continuando all'interno del suo subconscio, con quattro ombre umanoidi dai volti oscurati che apparvero dinanzi a lui e iniziarono ad attaccarlo con molta rapidità.
Jabu tuttavia sembrava essere paralizzato dalla paura, e si fece attaccare senza potersi difendere, specie considerando che le tecniche di combattimento di queste ombre per lui erano una novità, nessun Saint ne aveva mai viste di simili, visto che sembravano sparire e riapparire dal nulla e soprattutto con estrema coordinazione tra di loro, continuando ad attaccarlo per circa 10 minuti per poi smettere...
Non passò neanche mezzo secondo che le ombre davanti a lui fecero un balzo indietro é si chinarono lasciando un leggero spazio tra di loro, come se qualcuno o qualcosa stesse per arrivare...
Il terreno circostante iniziò a tremare, e tutto ciò che era dietro di esso sembrava contorcersi, avanzando sempre di più verso i piedi del ragazzo, fin chè apparve una gigantesca ombra rossastra, che sprigionava un potere che sembrava avesse la capacità di contorcere lo spazio, ma era veramente così? Oppure era soltanto l'immaginazione del Saint?
In seguito la gigantesca ombra avanzò la mano su Jabu, e il giovane a quel punto si svegliò di botto urlando spaventato, Sharrie era affianco a lui che era arrivata da un po' di tempo sentendo le urla dal pian di sotto, ed essendosi preoccupata per lui decise di andarlo a controllare...

«Hey, tutto bene? Stavi facendo un incubo, ero molto preoccupata...»
«Non lo so... Comunque non credo si trattasse di un semplice incubo, o almeno non lo so con certezza...»

Il ragazzo continuava a parlare disperatamente, tenendosi addirittura le mani tra i capelli, quello che aveva visto fu terribilmente spaventoso, soprattutto perchè non sapeva cos'era: chi erano quelle ombre a forma di umani? O per meglio dire, cosa erano? Poi soprattutto, chi era quella grande ombra che si scagliò su di lui, e cosa sarebbe successo se non si fosse svegliato?
Era pieno di tante domande senza risposta, e ciò lo portò ad agitarsi ancora di più, arrivando addirittura a lacrimare dagli occhi per il trauma.
La ragazza nel mentre vedeva la crisi da shock del ragazzo decise di abbracciarlo, con la faccia di Jabu che precipitò sul seno della ragazza, causandogli un lieve rossore, e nel mentre i loro corpi erano uniti Sharrie udì il battito cardiaco di lui, era iperstimolato, doveva tentare di calmarlo altrimenti avrebbe rischiato un collasso cardio-respiratorio con ulteriori conseguenze piuttosto gravi ad altri organi, poiché il loro rapporto di sangue era ben superiore al normale...
Ciò la spinse a dargli delle pacche sulla schiena. "Shhh andrà tutto bene, non devi preoccuparti, non sei solo" riferì la ragazza, nel mentre passò poi a dargli delle carezze sempre sulla schiena.
Appena il ragazzo si fu calmato prese la decisione di raccontare il suo sogno alla nuova amica.
A cominciare dal cielo che aveva visto; era di un terrificante rosso cremisi, sfumato, con le nuvole color pece.
Gli vennero i brividi solo a parlarne, nel ricordare quelle immagini. Lei notò che aveva la pelle d'oca e gli accarezzò un braccio, nel tentativo di trasmettergli conforto e calore. Tuttavia, in cuor suo non sapeva come aiutarlo. Non riusciva a capire quale fosse il significato di quel sogno.
Jabu, però, non aveva ancora finito di raccontare. Le spiegò delle ombre nere umanoidi e di come si muovessero in simbiosi, perfettamente sincronizzate. Erano quasi perfette. Aggiunse anche che, per un istante, sembravano scomparire per poi riapparire.
"Come dei ninja." constatò Sharrie, interrompendolo.
"Ninja?" Jabu era stupito, come se non li conoscesse.
Sharrie aggrottò le sopracciglia e sospirò, sorpresa dalla sua ignoranza sull'argomento, e prese a raccontargli dei ninja, detti anche Shinobi.
Essi erano agenti segreti, mercenari o esperti di guerriglia nel Giappone feudale. Si occupavano di spionaggio e sabotaggio, nonché di infiltrazione e assassinio. A causa dei loro metodi di combattimento irregolari erano considerati inferiori dai Samurai, i quali seguivano regolamenti rigidi in combattimento e codici d'onore inflessibili.
L'inizio dell'attività degli Shinobi risale al XV secolo, durante il periodo Sengoku. Dopo l'unificazione del Giappone sotto lo shogunato Tokugawa nel XVII secolo, caddero nell'oblio. In seguito, furono scritti alcuni manuali Shinobi, spesso basati sulla filosofia militare cinese, come il Bansenshūkai. Durante il rinnovamento Meiji (1868), la tradizione degli Shinobi divenne un tema di fantasia popolare e mistero in Giappone. Assunsero un ruolo importante nel folklore e nelle leggende popolari, in cui vennero associati ad abilità sovraumane come l'invisibilità, la capacità di camminare sull'acqua e il controllo degli elementi naturali. La percezione comune che si ha dei ninja si basa di più su tali leggende e sul folklore, rispetto agli attori segreti del periodo Sengoku.
Jabu rimase molto impressionato dal racconto di Sharrie, al punto che ritrovò la forza per potersi alzare dal letto. Lei però non sembrava essere d'accordo con questa iniziativa: appena ci provò lo spinse nuovamente sul materasso. Il suo periodo di impotenza non era terminato, secondo i calcoli l'eclisse di Alpha Monoceratis era iniziata alle nove e sarebbe terminata alle venti di sera, per cui Jabu avrebbe dovuto aspettare ancora altre otto ore.
Lui si rassegnò all'inevitabile e iniziò a fissare il soffitto, pensando alle quattro ombre che gli avevano fatto visita nei sogni. Non era del tutto sicuro e non comprendeva il perché, ma sentiva che un giorno li avrebbe incontrati anche al di fuori del mondo onirico.
Frattanto che continuava a rimuginare sul futuro il suo stomaco prese a brontolare, lasciando il ragazzo in uno stato di completo imbarazzo.
Sharrie rise sotto i baffi e uscì dalla stanza, dirigendosi al piano terra per preparargli da mangiare. Tuttavia, quando il periodo di impotenza incombe su un Saint, tra i sintomi fisici si può riscontrare anche la nausea. Per questo decise di preparargli qualcosa di leggero: del riso bollito con del succo di limone, l'ideale per il voltastomaco. Arrivò in cucina, prese una pentola dallo scaffale alla sua destra e la riempì di acqua calda per fare in modo che bollisse più in fretta. Avrebbe cucinato soltanto per lui, dal momento che lei e suo fratello Elia avevano già pranzato.
L'acqua inizio a bollire dopo un paio di minuti, vi svuotò una tazzina di riso dentro e prese a girare con un mestolo. Indaffarata com'era, non si rese conto che il suo fratellino si era svegliato e si stava dirigendo verso la camera degli ospiti, incuriosito dall'idea di conoscere Jabu.
Si fiondò verso di lui non appena entrò nella camera, e Jabu intuì subito che si trattava del fratellino di Sharrie.
Ancor prima che potesse aprire bocca e ringraziarlo per aver sorvegliato il Cloth, fu tartassato dalle domande curiose del bambino: "Allora, da quanto tempo vi conoscete tu e mia sorella? Per caso siete fidanzati? E se è così, quando vi siete fatti la proposta?"
Jabu si sentiva messo in soggezione da quelle domande, ma tentò comunque di rispondergli: "Da dove posso cominciare... L'ho vista oggi per la prima volta, in realtà. Non siamo fidanzati, ci siamo appena conosciuti. Non c'è stata e non ci sarà mai alcuna proposta."
Il bambino rimase deluso dalle sue risposte; un po' gli dispiaceva scoprire che tra il Saint e sua sorella non ci fosse nulla di speciale. Inoltre, era anche consapevole del fatto che Jabu sarebbe tornato sulla propria strada, una volta terminato il periodo di impotenza. Una strada che né lui né Sharrie avrebbero percorso...
Il ragazzo si sentì in colpa, nel notare il dispiacere dilagarsi negli occhi del bambino. Forse le sue risposte erano state un po' troppo severe così, per tirargli su il morale, gli accarezzò i capelli. A quel punto, Elia si fece coraggio:

«Senti, quando starai meglio e tornerai ad intraprendere il tuo cammino, mi prometti che non ti dimenticherai di noi? E che verrai spesso a trovarci?»
«Va bene, te lo prometto!»

Preso dall'emozione, Elia abbracciò Jabu; il Saint, colto di sorpresa, tentennò appena, ma ricambiò quell'abbraccio.
Trascorsero velocemente dei minuti in cui i due si conobbero meglio. Il bambino era molto curioso di sapere quali fossero le origini del Saint: come lo era diventato? Dove si era allenato?
Jabu gli raccontò di aver seguito l'addestramento in Algeria, ad Orano, un luogo magnifico in cui il sole batteva ad ogni ora.
Lo stesso non si può dire del suo maestro, un uomo misterioso che nascondeva il viso con un cappuccio e indossava una tunica nera per stregoni. L'unica cosa che di riusciva ad intravedere in quel volto enigmatico erano i suoi occhi brillanti, color rosso cremisi.
Mentre raccontava, a Jabu venne in mente una delle tante frasi che disse durante il periodo di allenamenti: "Alzati immediatamente, altrimenti te ne tornerai nel tuo paese d'origine come un fallito, e nessuno vorrà avere a che fare con un fallito, neanche nella quotidianità, come prendere un banale caffè!"
All'epoca Jabu era solo un bambino e gli allenamenti divenivano ogni giorno più duri.
Il maestro possedeva una mente schematica; aveva sottoposto il bambino a diversi step fin da quando era giunto in Algeria, includendovi la teoria.
Il primo step era quello di imparare a percepire il cosmo e, notando la mente rigida e poco flessibile del suo allievo, seppe cosa fare: per cominciare, bisognava rilassare la mente. Per farlo decise di insegnargli diverse tecniche di respiro.
Con la mente rilassata, era possibile osservare il mondo da tutt'altra prospettiva e divenire un tutt'uno con ciò che lo circondava.
La calma e la tranquillità gli diedero l'impressione di essere cullato dalle stelle. Delle sfere di plasma che, attraverso dei processi di fusione, illuminano i nostri cieli notturni. Fin dai tempi antichi, erano considerate come parti fondamentali del nostro universo. Abbiamo scoperto che ne esistono centinaia di miliardi, dalle più piccole come Eblm J0555-57Ab alle più grandi come Stephenson 2-18. Inoltre, le stelle non si distinguono soltanto dalla massa, ma anche dal colore che varia dal rosso al blu.
Ai nostri occhi, esse sono esseri perfetti e sorprendentemente lontani, ma al contempo anche tanto vicini.
Soltanto quando Jabu sarebbe diventato un tutt'uno con lo spazio unendo i suoi atomi a quelli delle stelle avrebbe potuto percepire il suo cosmo.
L'allievo tentò in ogni modo di riuscire in questa impresa, ma gli risultò parecchio difficile. La sua mente era costantemente preda del nervosismo.
Si irritava per qualsiasi cosa, ma non demordeva. Continuò a provare e riprovare finché non notò qualcosa: la terra e tutto intorno a lui si stava dissolvendo, non vi era più nessuno se non lo spazio e le stelle. I suoi stessi atomi iniziarono a separarsi dal suo corpo e ad unirsi ad esse.
Ce l'aveva fatta, ora era legato alle stelle e poteva percepire il proprio cosmo.
Elia rimase sempre più incantato dal racconto...

«Wooow, e dopo hai imparato a combattere?»
«Purtroppo ancora no; quello era il terzo o quarto step, ma non temere, ora riprendo il racconto.»
«Vai vai, sono tutt'orecchi!»

Jabu riprese a raccontare dal momento in cui ebbe quella visione capace di donare serenità alla sua mente. Tutto gli appariva diversamente e lui era così emozionato che desiderava imparare a lottare, ma il suo maestro gli riferì che non c'era bisogno di avere fretta.
Ora vi era il secondo step, suddiviso in due punti: studiare le tecniche affidategli dal cosmo utilizzando come arma le proprie gambe e ginocchia.
Egli gli spiegò che doveva concentrare il suo cosmo sulle sue fragili gambe, tuttavia, per poterlo fare, serviva una mente libera. Se vi erano dei blocchi mentali causati da emozioni come il nervosismo diventava impossibile. Serviva anche concentrazione, per cui il maestro gli ordinò di chiudere gli occhi e di immaginare il suo corpo nello spazio, con attorno un'aura che fluiva come lo scorrere di un fiume.
Quest'aura era proprio come il flusso di energia generato dalle stelle, dopo aver innescato la fusione: emetteva una quantità spropositata di calore. Il suo corpo, in quel momento, si stava comportando come una stella, ma lui non si scottò. Anzi, quell'immenso calore era piacevole da provare...
Ma non era quello lo scopo dell'esercizio. Doveva imparare a manovrare il suo cosmo, doveva fare in modo di abbassare l'aura situata nella parte superiore del corpo, in modo da unirla all'aura nella parte inferiore, donando alle sue gambe una forza spropositata.
Mentre l'osservava, il maestro vide che stava per riuscirci: sulle sue gambe vi era una possente energia, ma dopo neanche tre secondi svanì.

«Dai, c'eri quasi.»
«Sì, maestro.»
«E quando riuscirai a concentrare tutto il tuo cosmo sulle gambe, potrai eseguire la tecnica Unicorn Gallop! Forza, riprova.»
«D'accordo!»

Il bambino non perse volontà d'animo: riprovò e riprovò, fin quando concluse anche questo step con successo.
Era riuscito a concentrare tutto il suo cosmo sulle sue gambe unendo l'area nella parte superiore del suo corpo con quella nella parte inferiore, aumentando così la potenza, resistenza e velocità delle sue gambe.
Il prossimo step era quello di sfogare l'energia accumulata. Il maestro aveva preparato dieci bersagli posti sugli alberi, e lui doveva colpirli esattamente nel centro. Jabu ci provò e colpì il primo bersaglio, seppur non perfettamente al centro, ma almeno aveva tentato.
Passò al prossimo, poi un altro ancora, tuttavia ne colpì cinque senza riuscire a sfiorare il centro. Ci riuscì soltanto dal sesto in poi. Di conseguenza, il maestro dovette aggiungere altri bersagli per aiutarlo a migliorare la sua tecnica. Era necessaria molta precisione per poter sferrare questo attacco ed era impossibile andare avanti se non si dimostrava di padroneggiarlo.
Dopo svariati tentativi, Jabu riuscì a colpire tutti e dieci i bersagli al centro. Il maestro batté le mani, compiaciuto. "Ottimo lavoro ragazzo, stai migliorando a vista d'occhio! Ora passeremo al terzo step, finalmente inizierai a studiare le tecniche di combattimento!" esclamò. "Ti insegnerò proprio il mio stile. Vedi, per ogni lotta io seguo uno schema ben preciso, e solo attenendomi ad esso riesco ad uscirne vincitore. Non bisogna mai lottare alla cieca e senza strategie."
Il bambino mostrò un largo sorriso, contento di poter imparare a lottare. Era pur sempre un guerriero! Prima, però, era necessario apprendere la teoria, per cui il maestro gli consegnò un manuale in cui erano annotati diversi stili di combattimento e le relative posizioni di braccia e gambe. Inoltre, nel manuale vi era scritto che bisognava sempre percepire il movimento del vento, poiché avrebbe potuto agevolarlo o addirittura intralciarlo.
Nel manuale era anche spiegato quale postura mantenere, quindi il maestro poggiò il libro per terra e gli ordinò di copiare l'immagine raffigurata nell'immagine. Una volta terminata la teoria, il maestro gli insegnò come sferrare dei pugni nel vuoto, così da fargli percepire gli spostamenti d'aria, e lo stesso fece con i calci. Dopo aver imparato ad eseguirli correttamente lo sfidò a duello, così da fargli comprendere gli schemi da seguire: il suo metodo era quello di studiare la mente dell'avversario, prevedere le sue mosse e schivarle allo stesso tempo e, soprattutto, confonderlo diminuendo il suo raggio d'azione. Seguendo queste indicazioni avrebbe potuto vincere in una sola mossa.
Appena Jabu partì con un calcio, il maestro schivò. "Sei troppo lento!" esclamò, guardando l'allievo che schiantava il ginocchio sul terreno, sbucciandosi la pelle.
Così facendo peggiorò drasticamente la sua velocità; ogni volta che ci provava, il maestro riusciva a fermarlo o rallentarlo, dopodiché lo finì con un solo colpo.
"Ora ti dico perché hai perso: i tuoi movimenti sono troppo asimmetrici, sei lento e, cosa più importante, hai lottato alla cieca. Non hai studiato il tuo avversario e non hai seguito una strategia."
Queste parole risuonavano nella mente di Jabu ancora oggi.
Elia rimase piuttosto sorpreso dall'apprendere quanto fosse stato pesante l'allenamento di Jabu.
Eppure alla fine il ragazzo c'è l'aveva fatta ed era tornato in patria con il Cloth di Unicorn. Aveva anche imparato la cosa più importante: saper combattere utilizzando il proprio cosmo. Notò infatti che i suoi movimenti erano migliorati e si ricordò le parole del maestro: "Il Bronze Cloth di Unicorn non ti permetterà soltanto di tirare calci possenti, ma ti darà anche una grande velocità se una volta che sarà diventato tuo ti allenerai come si deve. Sarai il più veloce di tutti i Bronze Saint, ma ovviamente dovrai saperla controllare e padroneggiare, altrimenti verrai trascinato via dalla tua stessa velocità."
Gli occhi di Elia brillavano dall'emozione, tale racconto fu davvero fantastico per lui, tanto che desiderava sapere di più, voleva sapere se, una volta che il suo maestro gli avesse insegnato a combattere con il cosmo, avrebbero duellato nuovamente. Jabu gli rispose di sì, ma ciò nonostante ne fosse uscito lui vincitore dello scontro ne uscì gravemente turbato, siccome durante la lotta usò correttamente la tecnica Unicorn Gallop, ma la mira lasciava alquanto a desiderare, arrivando a colpire mortalmente per errore il suo maestro all'occhio destro...
Infine, riverso a terra con un trauma cranico pronunciò al ragazzo le sue ultime parole: "sei stato un bravo allievo, mi hai sconfitto, hai infine superato il maestro, ora sei degno di essere il Saint di Unicorn"...

«Caspita che racconto, mi dispiace che hai accidentalmente provocato la morte del tuo maestro, però nonostante tutto ce l'hai fatta a guadagnare il titolo di Saint...»
«Ti ringrazio per la comprensione, e sì, alla fine ci sono riuscito, ma sento che ho ancora tanta strada da fare, perdendo le Galaxian Wars ho disonorato la sua memoria e i suoi insegnamenti, ho lottato alla cieca, senza un vero schema preciso del mio avversario, al contrario di quanto invece fece Shun di Andromeda, una perfetta combinazione tra difesa, tattica e infine attacco, ma ora basta parlare di me, piuttosto parliamo di te.»

Il bambino ebbe uno scossone, sinceramente non sapeva cosa raccontargli, era una persona normale o almeno credeva di esserlo, a causa della sua malattia non gli era concesso tutto quanto, doveva star attento a non affaticarsi e a seguire una dieta piuttosto rigida per un bambino.
Jabu, notando il grande silenzio nella stanza, decise di aiutarlo a farlo parlare ponendogli una domanda:

«Tua sorella, mi ha detto che soffri di anemia, giusto?»
«Si, ma é causata da altro...»
«Se non vuoi non sei costretto a dirmelo...»

Il bambino si fece coraggio é gli sussurrò il nome della sua malattia (voi lettori lo saprete molto più avanti), e Jabu sentendo quelle terribili parole lo abbracciò stringendolo fortemente, gesto che venne ricambiato

«Vedrai che riuscirai a combatterla in fondo, sei come me, un guerriero»

Elia rimase molto contento delle parole dette dell'amico é annuì sorridendo e piangendo emozionato.

«Si, hai ragione, sono un guerriero.»

Intanto Sharrie era ancora alle prese con i fornelli. Il riso era molto tosto da cuocere e, guardando l'orologio, notò che erano le due e venti. "Se andrà avanti così sono sicura che quel ragazzo mangerà alle tre." si disse, continuando a controllare disperatamente la cottura del riso.
Passati due o tre minuti, finalmente era pronto, cotto al punto giusto, per cui spense il fuoco.
Successivamente, prese uno strofinaccio in modo da non scottarsi, afferrò i manici della pentola e scolò il riso nello scolapasta che aveva già posizionato nel lavabo. Dopodiché lo mosse delicatamente, in modo da eliminare tutti i residui di acqua e amido, e lo riversò nella pentola. Vi spruzzò un po' di limone e mescolò delicatamente, prese il mestolo e mise il riso in un piatto precedentemente posato sul tavolo da lavoro, vi infilò una forchetta e si apprestò a salire le scale.
Appena aprì la porta della stanza degli ospiti vide Jabu ed Elia che chiacchieravano, sembravano essere in confidenza.
"Vedo che avete già fatto conoscenza." constatò lei, avvicinandosi.
Jabu si sedette non appena vide arrivare il suo pranzo. Quando afferrò il piatto avvertì non solo il calore sprigionato dalla ceramica, ma anche quello delle mani morbide e delicate di Sharrie.
Ancora una volta, si formò una strana atmosfera tra i due.
Elia era molto emozionato nel vederli così, ma Sharrie non era della stessa idea: tra lei e Jabu non c'era niente oltre all'imbarazzo.
Lui ignorò del tutto quell'aria romantica; afferrò il piatto e iniziò a mangiare voracemente.
Sharrie ed Elia lo fissarono con occhi spiritici.

«Dì un po', è questo l'appetito di un Saint?»
«Non credo che gli altri Saint mangino in questo modo, probabilmente Jabu era parecchio affamato.»

Sharrie ed Elia guardarono l'orologio e videro che non erano passati neanche dieci secondi, che il ragazzo aveva già terminato il suo pasto. Evidentemente, tutta questa situazione a dir poco drastica gli aveva messo una fame da lupi.
Jabu riuscì ad alzarsi tenendo ancora il piatto tra le mani, sorprendendo i due che l'osservavano sbigottiti.
Più le ore sì avvicinano al termine dell'evento, più i sintomi del periodo di impotenza diminuivano.
Jabu si sentì meglio e desiderò ringraziare Sharrie per le attenzioni che gli aveva riservato. Nel suo piccolo, desiderò sdebitarsi, ma di certo non poteva farlo senza indumenti...

«Sharrie, ora che sto meglio e la mia temperatura è tornata ai livelli standard, vorrei riavere i miei vestiti!»
«Purtroppo sono ancora in lavatrice, puoi prendere qualcosa dall'armadio, se vuoi. I vestiti nella camera degli ospiti sono accessibili a tutti, e tranquillo perché sono rigorosamente lavati e stirati ogni volta.»

Jabu afferrò il concetto e si diresse verso l'armadio, l'aprì e notò che il guardaroba era ricco di vestiti di ogni genere e taglia.
Senza ulteriori indugi iniziò a scorrere le ante, cercando qualcosa di adatto a lui e, finalmente, trovò qualcosa: una canottiera e un paio di jeans.
Dopo averli estratti dall'armadio se li infilò e si avviò verso l'uscita della stanza.
"Hey, dove stai andando? Ok che ti stai riprendendo, ma non sei a casa tua e rischi di perderti!" gli fece notare Sharrie.
Il ragazzo, in buona fede, ignorò le sue parole e avanzò per il corridoio, intravide le scale e iniziò a percorrerle. Mentre scendeva localizzò da lontano la cucina.
Sharrie ed Elia lo seguirono, chiedendosi quali fossero le sue reali intenzioni. Se voleva andarsene era libero di farlo, però rimaneva il fatto che mancavano ancora sette ore alla fine dell'evento. Poteva sentirsi nuovamente male per strada, e non potevano permetterlo.
Dovevano tenerlo d'occhio e, appena si avvicinarono senza farsi notare, videro Jabu lavare i piatti.
"Jabu è davvero servizievole..." bisbigliò meravigliato Elia. Sharrie, invece, non era affatto sorpresa, anzi, sembrava piuttosto nervosa. "Sì, forse anche un po' troppo!" esclamò, accostandosi al ragazzo. "Si può sapere cosa stai facendo?" gli chiese.
Jabu la guardò e notò che aveva entrambe le braccia sui fianchi e sembrava tesa.

«Ti ho lavato i piatti.»
«Questo l'ho notato, ma avrei potuto farlo io. Ora mettiti sul divano e riposa.»
«Agli ordini.»

"Come scusa?" domandò Sharrie appena senti quella frase, diventando più nervosa di prima. Il suo viso pallido si stava tingendo di un rosso paragonabile a quello dei peperoncini. "MI HAI PRESA PER TUA MADRE?! ORA STAI SEDUTO A CUCCIA!" esclamò, poi si portò le mani sulla bocca. Si vergognava per ciò che aveva detto; la rabbia fa dire cose che non pensiamo, e questa fu una dimostrazione pratica.
Tuttavia, a Jabu non pareva dar fastidio, al contrario, si sedette ripetendo quelle stesse parole, facendo agitare ancora di più Sharrie. "SMETTILA DI ESSERE COSÌ SERVIZIEVOLE, SE FAI ANCORA UNA VOLTA CIÒ CHE TI DICO LE PRENDI!" sbraitò, prima di andarsene dalla cucina e sbollire la tensione con un film.
Il ragazzo rimase un po' sorpreso dal suo atteggiamento: mentre lo accudiva sembrava un angelo, ma ora pareva essersi trasformata in un'altra persona.
Oppure era lui il problema?
Nel frattempo, Elia si diresse verso Sharrie, che era seduta sul divano a guardare un film.
"Non credi di essere stata un po' troppo dura con Jabu?" chiese, cogliendola di sorpresa. Lei lanciò via il telecomando dallo spavento.

«Elia! Lo sai che non devi prendermi di sorpresa!»
«Scusa...»
«E comunque no! Quel ragazzo non ha proprio le palle!»
«Beh? Se è per questo neanche tu ce l'hai, anche tu sei servizievole, a modo tuo. Non riesci mai a dire di no.»
«Vuoi scommettere?»
«Certo! Per prima cosa, puoi andare a prendermi un bicchiere d'acqua sorellona?»
«D'accordo!»

La ragazza si alzò e si diresse verso la cucina, nel mentre vide Jabu ancora seduto che rifletteva su ciò che era accaduto poco prima.
Si domandava dove avesse sbagliato, così da poter rimediare. Appena sentì dei passi avvicinarsi alzò lo sguardo e vide che era Sharrie, la quale lo osservava in silenzio.
Vide che stava preparando dei bicchieri d'acqua, di cui uno anche per lui.
Lui sembrava incantato dalla ragazza, tuttavia tornò subito con i piedi per terra, poiché sentì qualcosa vicino a lui. Si trattava del bicchiere d'acqua.
"Tieni, sicuramente avrai sete." disse Sharrie. Jabu afferrò delicatamente il bicchiere e con malinconia mormorò: "Grazie."
Calò un silenzio assoluto e la candida atmosfera romantica si dissolse, lasciando il posto a un'aria cupa. Nessuno dei due voleva più parlare.
In quel momento, Sharrie si grattò il labbro, si fece coraggio e abbraccio il ragazzo, lasciandolo di sasso.
"Scusami per come ho reagito. I ragazzi servizievoli solo dolci e affettuosi, non lo metto in dubbio, ma tu vai oltre, tu hai l'aria da schiavetto ed è una cosa insopportabile... Però, questo è il tuo carattere. Non posso di certo dirti io come comportarti." spiegò lei.
L'abbraccio durò un paio di minuti, il ragazzo riferì a Sharrie che non c'era alcun bisogno di scusarsi, dopotutto aveva ragione. Le confessò che il suo temperamento servizievole lo portava spesso a litigare con i suoi amici, soprattutto con Seiya; con lui bisticciava spesso per la signorina Saori. Lei desiderava i servizi e lui, da bravo cagnolino, obbediva senza neanche chiedere qualcosa in cambio.
Seiya, invece, era inorridito da questa cosa, infatti desiderava soltanto non essere messo in mezzo alle richieste assurde e disdicevoli della signorina.
Sfociavano nello schiavismo!
Sharrie trovò interessante il suo racconto e gli confessò che desiderava tanto conoscere Seiya, dato che, da come ne parlava Jabu, sembrava un ragazzo molto maturo per la sua età.
Ma sarà realmente così?
Jabu annuì e rispose che, se si fosse presentata l'occasione, glielo avrebbe fatto conoscere, in modo da smentire le idee illusorie che Sharrie si stava facendo sull'amico.
D'un tratto, Sharrie si alzò; nonostante il racconto fosse piuttosto bello, non aveva dimenticato perché si era diretta in cucina. Tornò in cucina da Elia e Jabu la seguì, andandosi a sedere accanto ai due.

«Vedo che hai fatto pace con Jabu.»
«Sì, si può dire così.»
«Bene, ah, e vedo che mi hai anche portato l'acqua! Vedi sorellona, anche tu hai lo stesso carattere servizievole di Jabu, quindi non giudicare gli altri se prima non rifletti su te stessa! In poche parole, la scommessa l'ho vinta io!»

Sharrie inarcò le sopracciglia e chiuse con forza il pugno. "Tsk, mi hai fregata." pensò, piuttosto irritata.
Elia, per mantenere l'animo sereno, mise una maratona di una serie televisiva sui supereroi. Jabu era riuscito a guardare massimo sei puntate, il rumore era troppo forte e gli provocava fastidio, destabilizzando il suo cosmo. Eppure, l'instabilità era minore rispetto a quella avuta in mattinata, anzi, sembrava provocargli soltanto una certa sonnolenza e si addormentò sulla spalla di Sharrie.
In seguito, lei riuscì a seguire altre tre puntate, prima di addormentarsi tra le braccia del giovane Saint.
L'unico ad essere rimasto sveglio era Elia che, da una parte, era incuriosito dalle vicende dell'eroe, mentre dall'altra voleva prendere il cellulare e scattare qualche foto a sua sorella e Jabu che dormivano insieme.
"Non credete, cari lettori, che quei due siano un'ottima coppia?" chiese, prima di scattare un paio di foto. Il flash infastidì gli occhi di Jabu, rischiando di svegliarlo...
Sharrie, invece, non poteva essere svegliata neanche dai Pugni Meteora del Saint di Pegasus...
Jabu pareva intontito; stava sognando proprio di litigare con il Saint di Pegasus, come accadeva quasi sempre.
"Seiya, bastardo, stavolta ti ammazzo! Non puoi abbandonare la signorina Saori in queste condizioni così gravi..."
Elia se la rise quando lo sentì borbottare nel sonno, poi si alzò, si mise sul pavimento e riprese a guardare tranquillamente la serie tv, senza farsi mille paranoie per gli adolescenti sul divano, dato che, dietro la sua schiena, vi era il cellulare impostato su video. In pratica, li stava registrando mentre dormivano beatamente.
Mentre guardava concentrato la televisione, Elia si appisolò sul tappeto.
I tre dormivano serenamente e il tempo scorreva veloce; quando Jabu si destò vide che erano le venti in punto, e ciò significava che l'eclisse di Alpha Monoceratis era giunta al termine. Il suo cosmo era tornato ad essere stabile e lui si sentiva divinamente, ma al contempo diverso. Le parole pronunciate da Sharrie forse erano vere e in lui qualcosa era cambiato, ma doveva scoprire cosa.
Doveva allenarsi, per cui scrisse una lettera per i due in cui spiegava di dover andare via e che sarebbe ritornato a prendere i suoi vestiti al termine degli allenamenti. Finito di scrivere l'appoggiò sul divano, sperando che non fosse inglobata dai cuscini, dopodiché si diresse verso casa.
Tuttavia, non si era reso conto che Sharrie si era svegliata e lo stava seguendo.
Appena arrivò a casa, senza notare la ragazza nascosta dietro le mura esterne, si avvicinò alla cassa del suo Cloth, lo aprì e indossò l'armatura: era ufficialmente pronto ad allenarsi, quindi uscì.
Proseguì nel suo percorso, stavolta non si sarebbe allontanato troppo. Nonostante era rimasto vicino alla città, iniziava ad intravedere dei puntini bianchi nel cielo.
Ne rimase affascinato; nonostante l'inquinamento luminoso di Nuova Luxor, era riuscito comunque a scorgere le stelle, compresa la costellazione dell'Unicorno, conosciuta del Greco come Monoceros. I suoi occhi non si distaccarono da essa, pensando a quanto fosse bella, però la bellezza è spesso anche anomala. Difatti, il periodo di osservazione era discordante con ciò che stava vedendo, poiché la viabilità della costellazione dell'Unicorno in Giappone non era durante il mese di Luglio ma bensì a Giugno!
Cosa voleva riferirgli la sua costellazione? Era un possibile segno del destino?
Mentre continuava ad osservarla, puntò un dito su un puntino tendente al giallo, situato nell'estrema sinistra in basso, proprio nello zoccolo dell'Unicorno.
"Quella è Alpha Monoceratis." disse Sharrie, avvicinandosi.
Il Saint si voltò verso di lei, sorpreso di vederla.

«Però è strano, la costellazione dell'Unicorno non dovrebbe essere visibile in questo periodo...»
«Già...»

Jabu era veramente preoccupato da questa situazione: prima il suo cosmo instabile dovuto al periodo di impotenza, e ora un'osservazione della sua costellazione nel periodo sbagliato.
Chissà cosa stavano cercando di comunicargli le stelle.
Strizzò gli occhi e intravide la figura mitologica prendere vita per un istante. L'Unicorno iniziò a dimenarsi, muovendo lo zoccolo sul terreno, poi abbassò la testa, concentrando tutto il suo potere sul corno magico.
Tuttavia, Jabu non capì pienamente le mosse della creatura, gli servivano più indizi, ma lei tornò ad essere immobile e la costellazione si allontanò sempre di più dai loro occhi.
Quando la costellazione sparì completamente dai cieli di Nuova Luxor, nella mente del ragazzo vi erano una miriade di domande irrisolte.
Ma una cosa era certa: doveva allenarsi, in lui era nato un nuovo potere, un potere così grande che neanche lui aveva mai immaginato di possedere.
Il ragazzo, dunque, iniziò ad incamminarsi...
"Dove vai? " domandò Sharrie.
Jabu si voltò verso di lei e le rispose: "Vado ad allenarmi. Non so cosa mi riserverà il futuro, ma sento che devo farlo!"
Sharrie annuì: rimase sorpresa dall'atteggiamento tranquillo e determinato dell'amico verso il futuro. Non sapere come sarebbe andata a finire le metteva una certa ansia addosso...
Mentre lei era immersa nei suoi pensieri sul destino, Jabu si stava incamminando verso nord, così Sharrie lo seguì.
Camminarono fin quando non arrivarono in una zona poco conosciuta della metropoli, con scarsa contaminazione civile, difatti vi erano degli alberi che avevano perso il controllo della loro crescita, divorando i pochi edifici abbandonati e rendendoli pericolanti.
Era il luogo perfetto in cui allenarsi senza coinvolgere nessuno.
Per cominciare l'allenamento, il Saint iniziò a fare un po' di riscaldamento, allargando le gambe e toccandosi la punta dei piedi con le dita: con la mano sinistra toccò il piede destro, mentre con la destra il sinistro. Doveva fare questo esercizio per venti minuti.
Però, si fermò subito, si voltò verso Sharrie e le disse: "Ti andrebbe di farlo insieme a me? Renderebbe l'allenamento meno stressante e più piacevole."
La ragazza era un po' insicura all'idea di accettare la proposta, non era molto portata per la ginnastica, ma se lo rendeva felice tanto valeva accettare. Si mise al suo fianco e iniziarono l'esercizio insieme, andando avanti simultaneamente per venti minuti: erano straordinariamente coordinati.
Finito l'esercizio, Jabu riferì a Sharrie di allontanarsi di almeno due o tre metri, perché ora gli toccava allenare le gambe e si sarebbe dovuto servire del suo cosmo, e non voleva rischiare che lei si facesse male.
Appena lei si allontanò, Jabu fece un possente salto e scese in picchiata, concentrando tutto il suo cosmo sulle gambe e usando la sua tecnica più forte: Unicorn Gallop. Diede un potentissimo calcio e, appena il ginocchio sfiorò il terreno, generò un'onda d'urto da far smuovere gli alberi. La potenza era quasi paragonabile a quella di un possente uragano. Si formò un cratere, così grande che si potevano vedere addirittura le venature delle rocce, e alcune di esse iniziarono a fondersi...
Sharrie era rimasta veramente impressionata dal suo potere incredibile e non trovava le parole giuste per esprimere ciò che stava provando. Lo guardò, stupita.
Lui, invece, si sentiva turbato: sentiva di dover fare di più, doveva in tutti i modi scoprire qual era il suo nuovo potere e in cosa consisteva.
Gli venne in mente la visione avuta con la creatura mitologica: l'unicorno aveva concentrato tutto il suo potere sul corno. A quel punto, Jabu accarezzò il corno che aveva sul diadema della sua armatura. Era questo, ciò che volevano dirgli le stelle? Il suo nuovo potere aveva a che fare con il corno, anziché con i calci? Ci provò, ma con zero risultati. Non sapeva come fare.
Sharrie, che lo stava osservando, decise di fermarlo, dicendogli di avvicinarsi a lei. Il ragazzo sospirò, avvicinandosi.
Lei voleva aiutarlo dandogli qualche dritta; era in grado di vedere il cosmo del Saint e, di conseguenza, sapeva come aiutarlo ad attivare il suo potere in maniera corretta.
Prese una moneta dalla tasca e gliela mostrò.

«Guarda.»
«È una moneta, e allora?»
«Tra un istante capirai.»

Sharrie lanciò la moneta in alto. "Allora, che forza ho esercitato?" domandò, ma lui fece scena muta: non aveva compreso le reali intenzioni della ragazza. Per cui lei gli spiegò, con molta pazienza: "Lanciando una moneta ho generato energia cinetica, che ha una grandezza direttamente proporzionale alla velocità della mia spinta per la massa della moneta."
Il ragazzo ascoltò ad occhi sgranati, sembrava non aver recepito nulla di ciò che l'amica gli stava spiegando.
"Ed ora guarda cosa succede!" esclamò Sharrie, mentre la moneta tornava sul palmo della sua mano. "Cosa è successo?" chiese, sperando di ottenere una risposta.
"è per via della forza di gravità?" azzardò, rispondendo alla sua domanda con un'altra domanda.
Sharrie rimase sorpresa, poiché Jabu aveva dato la risposta corretta, ma lo spiegò meglio. "Come hai detto tu, sul nostro pianeta e negli altri corpi celesti è presente la forza di gravità, o forza gravitazionale. Ogni corpo celeste ha una diversa forza di gravità in base alla massa, ad esempio la luna è di 1,62 metri al secondo quadrato, mentre sulla terra la gravità esercitata è di 9,807 metri al secondo quadrato. Ciò significa che la forza gravitazionale della terra è ben maggiore rispetto a quella della luna. Tornando all'esempio della moneta, è successo che la forza gravitazionale era maggiore della forza di spinta esercitata, impedendole di allontanarsi e obbligandola a cadere giù. E tu, mio caro, per usare il tuo nuovo potere, devi essere più forte della gravità stessa. In pratica, non devi concentrare il tuo cosmo verso il basso del tuo corpo usando la forza di gravità, ma al contrario, ovvero, devi andare contro la gravità stessa. In poche parole, devi concentrare tutto il tuo cosmo dai piedi fino alla tua testolina vuota." spiegò Sharrie.
Jabu comprese la situazione e provò a concentrare tutto il suo cosmo, facendolo scorrere al contrario, ma non ebbe molto successo al primo tentativo. Anzi, gli causò una forte emicrania.
Ma lui non si rassegnò, continuò a riprovare fin quando Sharrie vide una piccola luce, quasi impercettibile, sulla punta del corno.
Il ragazzo però smise subito, lo sforzo gli stava facendo venire la nausea e il dolore alla testa era peggiorato.
Cadde a terra, ma, per sua fortuna, Sharrie lo afferrò in tempo.

«Ci stavi riuscendo! Ho visto una piccola luce sul corno, quasi impercettibile...»
«Se era quasi impercettibile, come hai fatto a vederla?»
«Beh, i miei familiari mi hanno sempre detto che ho una visione incredibile, forse raggiungo pure gli undici decimi.»

Jabu rimase stupefatto da questa peculiarità della ragazza; non si aspettava di aver conosciuto qualcuno con una super vista, sicuramente, mettendo in considerazione rischi e pericoli che potevano incombere la sua lodevole vista, l'avrebbe potuto aiutare durante le sue battaglie.
Mentre Sharrie sorreggeva Jabu, non si erano accorti che, a causa dell'onda d'urto generatasi prima attraverso l'Unicorn Gallop, un albero era divenuto instabile e, mentre lui si stava allenando, il tronco si era inclinato sempre più e ora stava cadendo dritto verso di loro.
Il ragazzo, nonostante si sentisse un po' frastornato, sfilò il braccio dalle spalle della ragazza e tentò di distruggere il tronco. In quell'istante, Jabu riuscì a concentrare tutto il suo cosmo sul corno, il quale iniziò a brillare sprigionando delle scie fatte di luce, simili ad una spirale. Esse ruotarono in senso antiorario, ma di certo non erano state generate per avere un effetto puramente estetico, avevano uno scopo ben preciso. Difatti, intorno ai dieci metri nell'area posta davanti a lui, iniziava ad esserci una percezione della gravità ben diversa, molto più forte.
L'albero fu totalmente travolto dal vortice e, man mano che oltrepassava l'orizzonte degli eventi, si sgretolava sempre di più e fu inghiottito dalla singolarità, sparendo nel nulla...
Sharrie, per sua fortuna, non fece la stessa fine di quell'albero, poiché era situata alle spalle di Jabu. Dietro al vortice la gravità era rimasta immutata.
Passati cinque minuti il vortice iniziò a chiudersi lentamente, in modo da poter limitare i danni di una possibile onda d'urto, che altrimenti avrebbe potuto uccidere perfino Jabu, nonostante il potere fosse il suo, e addirittura anche gli abitanti di Nuova Luxor avrebbero potuto riscontrare dei pericoli...
Dopo essersi chiuso, il ragazzo perse i sensi cadendo sul suolo freddo ed umido per via dell'erbaccia.
Sharrie lo sollevò: "Sarà meglio che lo porti a casa..." pensò, sorreggendolo e avanzando verso l'abitazione.
Tornata a casa tenendo sulle spalle il ragazzo e con l'aiuto di Elia, lo appoggiarono sul divano. Il fratellino le chiese cos'era successo, lei gli spiegò che il ragazzo aveva esagerato con gli allenamenti ed é per questo che aveva perso i sensi. Almeno così gli riferì per non farlo preoccupare, anzi lei credeva fortemente che sia stato il peso del suo nuovo potere a fargli perdere i sensi. Se aveva capito bene, consisteva nel creare una singolarità alla punta del corno, da ricordare un buco nero è di certo non era facile da sorreggere, poiché un buco nero pensava ben 250 masse solari... Elia nel mentre l'osservava rimase anche molto curioso vedergli addosso il Cloth di Unicorn, lo rese molto emozionato. Sembrava che l'armatura si fosse adattata al corpo del ragazzo come se l'avesse scelto, ed era una cosa meravigliosa da poter osservare. Nel frattempo, Sharrie decise di allontanarsi dal soggiorno, dirigendosi verso la cucina così da preparare la cena. Infondo rimanere a guardarlo non avrebbe agevolato il suo risveglio... Intanto Elia decise di rimanere accanto a lui attenendo il suo risveglio, inoltre ne approfittava per poter studiare molto più attentamente il Cloth di Unicorn. Ma non sapeva da come cominciare era tutto quanto ai suoi occhi meraviglioso. Inoltre vide un bagliore bianco, che quasi accecò il bambino é appena sparì si vedeva la cassa del Cloth di Unicorn apparsa magicamente... Elia si avvicinò alla cassa é la sfiorò toccando la testa dell'Unicorno, al tatto era veramente liscia é gli dava una sensazione sublime é nel mentre continuava a lambirla, sentì dei sussulti è appena si voltò verso il saint notò che si stava svegliando é appena lui aprì gli occhi vide l'immenso soffitto, a primo impatto gli sembrava tutto quanto bagnato a causa della vista offuscata, ma poi più avanti, si ripristinò ed iniziava a vedere meglio...

«Hey finalmente stai bene!»
«Elia?»
«Si, eri svenuto é Sharrie ti ha riportato a casa nostra!»
«Ora che me lo fai notare, ricordo... ma dov'è tua sorella?»
«É andata a cucinare.»
«Ah capisco...»

Jabu a quel punto si alzò, Elia rimase sempre più colpito dal notevole potere di rigenerazione cellulare dei Saint. Se avesse fatto una persona normale, ciò che aveva fatto lui non si sarebbe risvegliato e di sicuro alzato per molto tempo... Jabu nonostante Elia lo stava mettendo in soggezione, si spogliò del suo Cloth, inserendo l'armatura all'interno della sua cassa. Dopo averlo fatto andò verso la cucina, barcollando lievemente, nonostante era un Saint, Jabu si sentiva veramente stanco, quella tecnica che aveva precedentemente eseguito per salvare la sua stessa vita e quella di Sharrie, da quell'albero precipitato verso di loro, era veramente possente ma difficile da poter mantenere, sopra al suo corpo sentiva un enorme peso, che gli dava la sensazione di schiacciarlo... Nel frattempo Sharrie si girò dietro di se, per prendere delle cose verso il soggiorno, ma nello stesso in tempo in cui mise una passo in avanti, schiantò il suo viso nel torace di Jabu. La ragazza avvertì un incredibile durezza nel busto dell'amico i muscoli erano molto irrigiditi, mentre le ossa sembravano pietre paragonabili alla Hercynite o conosciuta anche con il nome di Smeriglio, appartenente alla famiglia dei Spinelli, si può riconoscere dal colore nero abrasivo ed è anche uno dei minerali più duri al mondo, venendo surclassato soltanto dal Diamante. Era possibile che il corpo di un Saint, a causa degli allenamenti speciali, si sia adattato a quelle situazioni drastiche, rendendosi più coriaceo rispetto a quello di una persona normale? Si domandò Sharrie, mentre poi sollevò il capo: "Scusami, non avevo intenzione di venirti addosso" riferì e aggiunse: "come va ti sentì meglio?" Domandò Sharrie con un preoccupazione ma anche con curiosità, il ragazzo accennò ad un sorriso é le rispose: "si, abbastanza meglio, comunque non preoccuparti per prima..." la ragazza non avendo nulla da aggiungere si congedò, il suo intento era prendere delle riviste di ricette culinarie, aveva intenzione di fare una cena con i fiocchi, essendoci Jabu come ospite, non voleva fare brutte figure. Ma nello stesso frangente in cui avanzò, il ragazzo la fermò.

«Come mai hai questa indifferenza, se non fossi intervenuto quell'albero ci avrebbe schiacciati é saresti potuta morire, sembra che della tua incolumità non ti importi niente, non ti vedo preoccupata neanche un po' molte persone, sarebbero ancora a fissare il vuoto dopo questa esperienza...»
«Però io non sono quelle persone, poi se dovessi martoriarmi per qualsiasi cosa che mi capita non andrei mai avanti con la vita, bisogna superare certe avventure traumatiche»
«Ok che bisogna superarle e sono d'accordo, ma non bisogna atteggiarsi come se non fossero mai successe, come stai facendo tu!»
«Pensala come vuoi, ognuno vive i traumi a modo loro, poi se proprio vuoi saperlo non era necessario che io mi preoccupassi della mia incolumità, perché c'eri tu con me, stando dietro alle tue spalle, mi sono sentita protetta e sapevo che ci avresti salvato.»

Il ragazzo abbracciò Sharrie, era molto gratificato dalle sue parole, nessuno si era mai sentito protetto standogli accanto, però era anche piuttosto preoccupato secondo lui, Sharrie dovrebbe mostrare un minimo di riguardo su questa esperienza, non c'è cosa più traumatica della morte é lui essendo un guerriero conosceva benissimo questo aspetto negativo della sua vita da Saint. Anche lui in cuor suo aveva paura della morte é soprattutto lo terrorizzava su ciò che poteva venire dopo, com'era per lui l'aldilà? Se lo immaginava come un altro universo, con delle nebulose dall'aspetto tetro tinte di viola pallido e man mano che ci si addentrava divenivano sempre più scure e tenebrose... inoltre ipotizzava che per spaventare gli esseri viventi nel post mortem avrebbero potuto vedere con altri occhi la propria anima con la stessa fisionomia del proprio corpo fisico, vederla galleggiare nel vuoto trascinata dalla forza attrattiva della gravità di questo universo oscuro... e non appena sì immaginò questa scena il ragazzo strinse gli occhi e uscirono le lacrime, aveva veramente così tanta paura della morte? La ragazza appena sentì il suo volto bagnarsi alzò il suo sguardo é vide le lacrime amare di Jabu rigare il suo rigido viso, lei lo strinse più forte che poteva, vedere piangere un guerriero non le piaceva affatto, un guerriero non doveva mai mostrare le sue sensibilità ad altre persone, poiché avrebbero potuto usarle contro di lui. Per cui lo strinse più forte che poteva, doveva farlo sentire al sicuro, proprio come lui aveva fatto con lei... il ragazzo nonostante era rimasto nei suoi brutti pensieri; avvertì la stretta ma ciò non bastava continuava a formarsi nella sua mente l'immagine dell'aldilà, vedersi immedesimati all'interno di essa, vedere quell'anima (la sua anima) inerme senza forze completamente paralizzata alle forze superiori era una sensazione straziante è disgustosa... gli dava una certa impotenza... e non era finita qui poiché secondo la sua interpretazione, al centro dell'universo oscuro vi era una stella nera ad aspettarlo é a divorargli la sua anima, in modo da farla sparire per sempre... E vedere Sharrie, che non aveva un minimo di terrore sulla morte e su ciò che gli spetterà una volta morta lo faceva incazzare... bisognava aver paura invece...
Nel mentre i loro corpi erano uniti anche Sharrie incominciò a tremare, qualcosa all'interno del suo inconscio venne scaturito, si immaginò la scena dell'albero che stava per precipitare verso di lei & Jabu. Quell'evento di poco fa era stato veramente traumatico, la loro vita, in particolare la sua poteva giungere al termine, rischiando di lasciar da solo il suo fratellino malato... Tuttavia il suo subconscio, aveva immediatamente rimosso quella scena, che stava iniziando a riemergere. Non era vero che lei non aveva paura è che gli sembrava stare tranquilla, come se non fosse mai successa, al contrario il timore c'è l'aveva ma aveva paura di volerlo mostrare. Poiché, lei desiderava essere forte e coraggiosa, soprattutto per il suo fratellino se si fosse mostrata debole in balia delle paure, avrebbe sicuramente degenerato la situazione di Elia. Ma nello stesso frangente in cui vide il giovane Saint bagnare il suo viso come una fontana, lasciarsi governare dalle paure e delle disperazioni, Sharrie capì che Jabu era stato più umano di lei. Non se l'aspettava, ciò significava che anche loro erano come lei, dotati di emozioni e paure, paure che se non le avessero superate li avrebbero condotti ad una sconfitta... E se pure un Saint si lasciava andare, decise di farlo anche lei, di mostrare a Jabu le sue emozioni. A quel punto delle candide lacrime, iniziarono a rigarle il viso... Jabu nell'istante in cui Sharrie aveva iniziato a tremare iniziò a capire é la strinse più forte che poteva, voleva farla sentire al sicuro dalle sue paure e appena vide le sue lacrime, egli accennò ad un lieve sorriso é al tempo stesso le accarezzava i suoi morbidi capelli. "Non devi aver paura di aver paura, le paure, sono nate per essere mostrate e superate" riferì il ragazzo e aggiunse: "ho capito, che tu hai paura di provare terrore é il tuo subconscio per farti stare più sollevata le elimina, ma non devi permettergli di farlo... quello che voglio dirti io e che è normale avere paura, soprattutto a cose di cui noi umani non riusciamo a darci una risposta"
Sharrie comprese benissimo le parole dell'amico. In effetti l'ignoto era una cosa che di più ci spaventa, ma, allo stesso tempo, ci incuriosisce e ci permette di vincere la paura.
Una dalle tante cose che ci spinge a fare l'ignoto, non è soltanto domandarsi cosa c'è dopo la morte, ma anche molte altre cose come ad esempio cosa si poteva trovare all'esterno dell'universo osservabile? L'universo è finito oppure infinito? Domande che soltanto il desiderio di capire l'ignoto poteva darci.
Il suo dono più importante, però, è la forza di poterlo affrontare. Tutti noi siamo legati all'ignoto. Senza di esso non saremo mai ciò che siamo e quello che potremmo essere.
E non bisognava ignorarlo, bandirlo nelle zone più remote della nostra mente.
Primo o poi tutti dovremmo affrontare un viaggio che non sapremo dove ci porterà. L'unico viaggio da cui nessuno è tornato indietro: la morte.
Quando verrà il momento, i nostri corpi verrano divorati dalla terra, mentre le nostre anime si ricongiungeranno con l'universo, vagheranno per lo spazio, proprio come 53 Arietis, una stella fuggitiva, per poi terminare il suo vagabondare tra le stelle venendo assorbita da una tetra stella nera.
Un essere tanto insignificante, come l'anima di uomo non potrà sfuggire a così tanta forza emessa dall'universo, nessuno potrà salvarsi dalla furia delle stelle nere.
Ma ogni essere impetuoso, nasconde una meraviglia. I buchi neri sono parti costituenti del nostro universo, parti che non potranno essere sostituite in alcun modo.
Uno dei più famosi, Sagittarius A, un buco nero supermassiccio, si trova al centro galattico della nostra Via Lattea.
Un giorno o l'altro, arriverà il momento che le nostre anime si congiungeranno all'immense stella nere.
Ma Sharrie capì che quel momento per lei era ancora remoto, a discapito del suo fratellino, che in questo momento stava giocando spensierato.
Jabu vedendo la direzione dello sguardo di Sharrie, comprese la situazione.
Se il bambino non avrebbe ricevuto al più presto la terapia, il suo incontro con le stelle sarebbe stato anticipato.
Ma sia Sharrie che Jabu non demordevano, anche se erano pienamente consapevoli di non poter fare niente, se non sperare che una preghiera rivolta alla dea Igea, divinità greca della salute, potesse fare un piccolo miracolo.
D'un tratto Jabu congiunse le mani e chiuse gli occhi ed iniziò a pregare: essendo un Saint era più collegato spiritualmente agli Dei, in particolare modo ad Athena.
Ma basterà? Una semplice preghiera a salvare Elia dalla sua fragile sorte?
"Prega anche tu per tuo fratello" disse Jabu silenziosamente. Sharrie annuì ed iniziò a pregare pure lei, nonostante la morsa che le stringeva il cuore.
Mentre volgevano le loro parole agli Dei, non si accorsero che Elia aveva smesso di giocare e stava osservando i due ragazzi immobili con molta perplessità.
"Che fate?" Domandò il bambino, la sua voce era così severa, che deconcentrò i due, ponendo fine alla loro preghiera.
Sharrie socchiuse gli occhi.
"Non preoccuparti fratellino" rispose alla domanda e prese dall'emozione abbracciò il fratellino, stringendolo tra le sue candide braccia.
"Ah ma che fai?! Mi metti in imbarazzo così!" Protestò Elia tutto rosso per l'imbarazzo. Sharrie l'ho lasciò andare. Il bambino nel mentre riprese il suo normale colorito e ne approfittò per farle una domanda: "Sorellona quanto manca alla cena? Io ho fame."
Sharrie si sconvolse, tutti i pensieri che aveva per la testa riguardanti alla morte l'avevano distratta sul suo compito, preparare la cena. Jabu, a vederla in quelle condizioni scoppiò a ridere come un forsennato
"Dai mettevi comodi, perché cucino io!" Disse tra le risate.
I due rimasero sorpresi dal fatto che Jabu avesse doti culinarie. Non ne sembrava il tipo.
Il ragazzo appena si avvicinò alla cucina, diede un'occhiata al frigo.
Non conoscendo bene i gusti dei padroni di casa era un po' indeciso su cosa preparare, ma cercò di fare qualcosa che potesse piacere un po' a tutti con quello che aveva a disposizione.
Decise di partire da un secondo semplice e fresco. Aveva notato che nel frigo c'erano dei filetti di salmone già pronti. Ci sarebbe voluto poco a trasformarli in una buona tartare. Bastava sminuzzarli con il coltello, aggiungere dello zenzero e delle scorrette di limone, sale e pepe per insaporire e lasciar riposare in frigo fino a poco prima di servire.
Per accompagnarla preparò una saporita insalata di avocado. Era sicuro che Sharrie e Elia avrebbero apprezzato.
Visto che sembrava che a entrambi piacesse molto il pesce, almeno dal contenuto del frigo, optò per preparare un ragù a base di branzino, calamari e seppie con cui condire la pasta.
Pasta che fece scegliere a Sharrie in quanto lui non aveva proprio idea di quale formato potesse piacere a lei e al suo fratellino.
Mentre la pasta si cuoceva, Jabu preparò la tavola e impiattò là tartare con l'insalata di avocado che, vista la fame di Elia, passò da essere un secondo, ad essere un antipasto.
Elia e Sharrie rimasero sorpresi dal gusto intenso della tartare di salmone e, dopo il primo boccone, la spazzolarono così in fretta che i piatti non avrebbero neanche essere lavati da tanto puliti che erano.
Prima di servire la pasta, Jabu raccolse i piatti e li portò in cucina, dove, prima di servire, decise di mettere un po' di ordine per andare meglio a lavare il tutto dopo.
Sharrie non capiva perché volesse fare tutto lui. Va bene, era ospite, ma questo non voleva dire che dovesse fare anche da cameriere per forza. Aveva il sospetto che, se non lo avesse fermato, poi avrebbe anche lavato tutta quella montagna di piatti e non poteva permetterlo. Era un ospite dannazione!
Ignorando i pensieri che giravano per la testa di Sharrie, Jabu finì di ordinare la cucina in modo che poi fosse più facile lavare i piatti e servì in tavola la pasta al pesce che piacque parecchio.
"É veramente buona!" Esclamò Sharrie.
"Sono contento che ti piaccia" rispose Jabu sollevato che la sua cucina fosse piaciuta. Anche Elia era molto contento di ciò che stava mangiando, ma non trovava le parole giuste per descrivere quanto fosse buono il piatto.
Gli piaceva davvero tanto.
La cena proseguì tranquilla, con in sottofondo il rumore della tv che trasmetteva un programma che potesse guardare pure Elia.
Appena finirono, Jabu non aspettò neanche che il caffè fosse pronto che sbaraccò il tavolo e iniziando a dirigersi verso la cucina per lavare i piatti.
"Hey tu! Fermo lì!" Lo bloccò Sharrie, che aveva già capito tutto.
"I piatti li lavo io" aggiunse alzandosi da tavola. Jabu aveva già fatto molto, non voleva che si scomodasse più di così, i piatti toccavano a lei.
Jabu era già pronto a protestare ma lei lo bloccò subito.
"No" disse avendo già intuito cosa volesse dirle "Non sei il mio schiavo, ti sei già scomodato troppo. Non fraintendere, sono contenta che ti sei offerto di cucinare, ma sei un ospite, non un maggiordomo o un cameriere. Quindi, ora ti vai a sedere e ai piatti ci penso io. Mi sono spiegata?" Domandò Sharrie guardandolo dritto negli occhi. Jabu fece un cenno di assenso con la testa e si allontanò, lasciando i piatti sporchi alla sua amica.
Finito di lavare le stoviglie, i tre si sedettero sul divano.
Elia era molto curioso di sentire le avventure del Saint di Unicorn.
Però purtroppo Jabu non aveva nulla da raccontare, la sua carriera di Saint era appena iniziata.
Le uniche esperienze che aveva vissuto, escludendo il suo addestramento per diventare Saint, erano le Galaxian Wars.
Però era un po' titubante dall'idea di narrare le sue battaglie trascorse in quell'evento siccome una di esse era stata la sua prima e tragica sconfitta.
Ma, vedendo Elia piuttosto incuriosito, lasciò da parte il suo orgoglio ed iniziò a narrare partendo dall'arena, costruita dalla fondazione Grado, una delle fondazioni più ricche del Giappone a cui capo vi era la signorina Saori Kido a cui lui era molto devoto.
L'arena era stata costruita in modo da poter richiamare l'antico Colosseo di Roma, conosciuta nel mondo per essere la capitale d'Italia.
"Cosa? Come hanno potuto copiare il nostro Colosseo?" Domandò Elia interrompendo bruscamente Jabu. Il Saint però rimase un po' confuso, come mai definiva il Colosseo di loro proprietà? Sharrie a quel punto gli spiegò che erano di origini italiane da parte della madre Angelica.
Il suo lavoro di geologa, però, la portava ad assentarsi da casa anche per lunghi periodi di tempo.
Jabu capì il loro fastidio e non disse nulla, limitandosi a continuare il racconto.
Il suo primo avversario si trattava di Ban il Saint di Lionet, rappresentava la costellazione del Leone Minore.
Come primo incontro non iniziò nei migliori dei modi per Jabu. Ban ci era andato giù pesante fin da subito, riempiendolo di pugni, soprattutto allo stomaco. Pugni così violenti che a un certo punto si era ritrovato a sputare sangue.
Quando tutto gli sembrò perduto, qualcosa, non sapeva bene nemmeno lui cosa, gli scattò e con dei colpi velocissimi riuscì a mettere ko l'avversario che non riusciva nemmeno a vederlo tale era la sua velocità.
Elia rimase tanto affascinato dal racconto. Jabu raccontava così bene che gli sembrava di star assistendo all'incontro dal vivo.
Invece Sharrie, aveva sentito abbastanza. Queste pagliacciate per puro esibizionismo lei davano fastidio oltre a sembrarle completamente inutili. Ma Jabu spiegò che le Galaxian Wars erano state impostate per decretare chi fosse degno di indossare il preziosissimo Gold Cloth di Sagittarius.
E lei gli continuava a ribadire che, per poterlo stabilire, poteva esserci un metodo meno circense...
Tuttavia se Elia voleva sapere altro su quell'orrido spettacolo, Jabu era liberissimo di parlargliene, ma lei non ne voleva saperne oltre. Tanto che si alzò dal divano e sii diresse verso la cucina, per farsi una tisana prima di andare a dormire.
Nel frattempo il Saint riprese il racconto arrivando alla fatidica battaglia contro il Saint della costellazione di Andromeda, chiamato Shun.
Per Jabu non ne fu tanto facile raccontarlo, c'erano di mezzo tante emozioni, che sembravano impedirglielo tra cui l'orgoglio, ma ormai aveva iniziato e tanto vale terminarlo...
Si prese qualche minuto primi di iniziare. Riferì ad Elia che fin da subito lo scontro era stato a favore di Shun, tanto che partì subito con il Nebula Chain.
La catena si era disposta in tutto il campo di battaglia, prendendo una forma aspirale, dandogli l'impressione che la Galassia di Andromeda fosse più vicina del solito.
Ed ogni volta che tentava di oltrepassare le sue linee di difesa, la catena dal comportamento simile a quello di un serpente lo bloccava.
Poi visto che non poteva attaccarlo da nessuna direzione, provò ad un attacco dall'alto ma fu del tutto inutile.
Shun, nonostante il suo carattere tranquillo e razionale quasi da non ricordare  un combattente, aveva il controllo totale dello scontro e lo finì con un solo attacco, vincendolo.
Quando il torneo sembrava finito però, ci fu un colpo di scena. Approdò sul campo di battaglia, una persona, che a suo giudizio, poteva essere uno dei Bronze Saint più forti: Ikki di Phoenix, il Saint della costellazione della sacra Fenice.
E con la collaborazione dei Black Saint e soprattutto delle sue emanazioni, riuscì a rubare il Gold Cloth. Su come fosse andata a finire se Seiya e gli altri fossero riusciti a recuperare il Gold Cloth, purtroppo non ne  sapeva niente siccome si era risvegliato in infermiera. Visto lo stato in cui era ridotto si era sorpreso di essere ancora vivo.
Non era stata una buona idea riprovare ad attaccare Ikki dopo che entrambi l'avevano ridotto allo stremo delle forze.
Elia era davvero stupefatto dal racconto di Jabu. Mentre immaginava il Saint di Phoenix, avvertì una certa sensazione di terrore scorrergli nelle vene, un brivido però piacevole. Gli piaceva quel tipo di storie. Tanto che non vedeva l'ora di conoscere gli altri Saint e sapere se Ikki avesse avuto l'intenzione di redimersi.
E ciò gli portava ancor più curiosità, portandolo a saltellare per tutto il soggiorno.
Jabu e Sharrie cercarono in tutti i modi di fermarlo, rimediando solo una lunga serie di lividi.
Quando Elia ci si metteva era impossibile farlo smettere, ma dopo trenta secondi iniziò ad affaticarsi, non si reggeva neanche in piedi. Come già dimostrato tutta questa adrenalina non gioiva affatto alla sua salute.
Jabu approfittò del momento per prenderlo in braccio. "Vedi non devi agitarti troppo se no poi stai male" gli riferì e, seguendo le indicazioni di Sharrie, portò il bambino a letto.
Giunti nella cameretta, Jabu appoggiò Elia sul letto posto al centro della stanza. Sopra di questo vi era anche un armadio.
Seguendo le indicazioni del piccolo gli prese il pigiama e l'aiutò a cambiarsi.
Elia, per poter dormire sereno, doveva essere accompagnato dai suoi adorabili mostri sparsi per la stanza e prendere l'acido folico.
Il farmaco fece effetto molto velocemente. Dopo essersi sentito un pochino meglio, si mise al centro del letto ed iniziò ad osservare con felicità i suoi arredamenti, che raffigurarono le creature della sua serie e gioco preferita, il Duel Monsters.
Sopra alla sua testa proprio sull'armadio, vi erano disegnati in un'anta il Drago Nero Occhi Rossi, mentre nell'altra anta il Teschio Evocato.
Mentre nella parete posta davanti a lui vi erano: gli EROI Elementali, raffigurati proprio come l'artowork della carta magia Contatto Istantaneo.
Mentre invece alla sua destra vi era possibile ammirare il potentissimo Guardiano del Cancello, collocato proprio in centro alla parete mentre attorno all'immensa creatura vi si potevano vedere anche le sue componenti singole: Suijin, Kazajin e Sanga del Tuono.
Invece alla sua sinistra, nella parete dove vi era collocata la porta, era possibile notare una scia di polvere di fata leggermente curvata, dando l'impressione che una fata stessé volando, difatti proprio all'estremità della parete vi era Kuriboh-Alato.
Mentre li osservava il bambino piano piano si addormentò.
Pure Sharrie era andata a dormire. La sua camera era completamente diversa da quella del suo fratellino. Lei aveva degli hobby ed interessi completamente diversi, difatti nella sua camera vi si potevano vedere una libreria piena di libri di scienze che spaziavano da Astronomia a Astrofisica, da Geologia a Mineralogia.
Inoltre, affianco alla libreria, vi si poteva notare una vetrina a tre piani dove vi erano esposti degli autentici minerali, che raccoglie sin dalla sua tenera età insieme a sua madre.
Al primo piano si notarono alcune varietà di Berillo tra cui: l'Acquamarina, Eliodoro, Morganite, Bixibite, Maxite ed infine uno Smeraldo.
Le era stato regalato da sua madre al suo quinto compleanno.
Mentre al secondo piano erano esposti alcuni esemplari di Corindone a partire dai più comuni come il Rubino e lo Zaffiro.
Mentre invece nel terzo ed ultimo piano erano posti dei bellissimi quarzi a partire dal Quarzo Rosa, Ametista, Quarzo Fumé, Quarzo Ialino, Quarzo Citrino ecc...
Sharrie era così orgogliosa della sua collezione che, ogni volta che andava a dormire, osservava per ore ed ore il brillare dei cristalli che spesso l'aiutava a prendere sonno, ma non oggi.
La giornata era stata talmente impegnativa, che appena mise la testa sul cuscino, si addormentò.
Jabu invece era ancora sveglio. Visto che il piccolo poco prima di andare a letto non si era sentito bene, si sentiva più sollevato se lo controllava.
Ma con il passare del tempo la stanchezza prese il sopravvento anche su di lui, il ragazzo stava iniziando ad avvertire i primi sintomi: la testa stava iniziando a farsi pesante dandogli la sensazione di crollare da un momento all'altro, mentre gli occhi facevano fatica a rimanere aperti...
"Devo stare sveglio" si disse Jabu dandosi delle sberle sul viso ripetutamente, così da aumentare la sua concentrazione per rimanere sveglio...
Ma i suoi sforzi di rimanere vigile furono del tutto inutili. Si addormentò con le braccia incrociate e la testa appoggiata sul materasso.
Non appena si fece giorno, i raggi solari riflessi dalla finestra sfiorarono la pelle del bambino svegliandolo.
Quando aprì gli occhi vide Jabu con la faccia appoggiata ai piedi del letto.
"Hey perché hai dormito nella mia stanza?" Gli domandò mentre lo scuoteva per svegliarlo.
Appena Jabu si svegliò, si stropicciò gli occhi, fece qualche sbadiglio e, dopo essersi ripreso dalla sonnolenza, rispose alla domanda del bambino: "Visto che ieri sera non ti eri sentito molto bene ho preferito restare qui a controllarti"
Il bambino rimase molto lusingato dalle sue premure nei suoi riguardi che, per ringraziarlo, lo abbracciò in lacrime.
Jabu rimase a bocca aperta. Il gesto di Elia era veramente unico nel suo genere, non aveva mai conosciuto una persona disposta a fare così tanto.
Per altri poteva sembrare un banale abbraccio, ma per lui no. C'era di più di una semplice congiunzione tra i loro corpi.
Pian piano appoggiò le braccia sulla schiena del bambino, ricambiandogli il gesto accennando anche un lieve sorriso.
Poi dopo essersi staccati, Jabu asciugò le lacrime di Elia con un fazzoletto, e gli accarezzò i capelli, facendo anche divertire il bambino.

«Dai ometto andiamo a rinfrescarci e poi subito a fare colazione»
«Si»

I due si avviarono verso il bagno. Appena entrati si avvicinarono verso il lavabo e iniziarono a lavarsi la faccia. Non c'era niente di più bello dell'acqua fresca per eliminare i residui della stanchezza.
Dopo aver fatto, uscirono dal bagno e si diressero verso la cucina al piano terra e, mentre si dirigevano verso le scale. i due avvertirono un silenzio innaturale...

«Mia sorella starà ancora dormendo, di solito è lei che mi prepara la colazione, se era già sveglia avremo sentito dei rumori provenire dalla cucina e invece...»
«Non preoccuparti. La giornata di ieri é stata molto stancate. Lasciamola dormire ancora un po', la sveglieremo noi più tardi!»
«D'accordo!»

I ragazzi raggiunsero finalmente la cucina. Jabu  aprì il frigo, prese il latte per il bambino e lo versò all'interno di una brocca metallica, accesse il fornello più piccolo e lo mise a scaldare.
Mentre per lui si preparò un bel caffè.
Quando il latte fu caldo, lo trasferì in una tazza grande e, dopo averci sciolto due cucchiai di zucchero, lo diede ad Elia.
Mentre aspettarono che il caffè fosse pronto, iniziarono a chiacchierare ed Elia gli riferì che amava giocare a Duel Monsters.
Jabu non ne rimase del tutto sorpreso, l'aveva già capito dalla sera prima quando aveva messo piede nella sua camera piena di mostri del Duel Monsters.
Tuttavia però non sapeva che possedeva anche dei Deck, ma il suo fiore all'occhiello era il Gate Guardian (Guardiano del Cancello). Mentre invece la passione di Jabu era l'equitazione, difatti il suo desiderio se la sua vita da Saint non glielo avesse impedito era quello di aprisi un ranch di cavalli, occuparsi dei cavalli era la cosa che più adorava.
Il bambino rimase piuttosto meravigliato da questa sua passione, inoltre gli rivelò che anche lui adorava i cavalli tanto che per due anni è andato spesso a lezione di equitazione ed abbe l'onore di instaurare un rapporto speciale con un esemplare di Frisone di nome Laila, ma poi, con il progredire della sua malattia, dovette smettere.
Jabu lo abbracciò con enorme dispiacere e il bambino ricambiò.

«Non preoccuparti, poi sono sicuro che Laila avrà conosciuto un fantino migliore e soprattutto che sta bene...»
«Certamente Laila starà benissimo»

Mentre i due continuarono a parlare, Jabu udì un suono, il caffè era finalmente pronto. Lo versò in due tazzine: una era per lui mentre l'altra era per Sharrie, con l'intento di servirglielo in camera.
"Lo sapevo che erano innamorati" commentò tra se e se Elia mentre vedeva Jabu portare il caffè a sua sorella.
Il Saint nel frattempo salì le scale dirigendosi verso la camera dell'amica. Non appena arrivò, si guardò intorno. La camera della ragazza era veramente diversa da quella di Elia, in fin dei conti avevano anche età differenti. Elia, essendo solo un bambino era normale che pensasse soltanto a giocare; Sharrie, d'altro canto, essendo più grande, era più concentrata sullo studio e sulla cultura.
Appena arrivò nei perimetri del letto iniziò a scuotere delicatamente la ragazza. "Sveglia dormigliona" disse il ragazzo.
Sharrie borbottò.
"Ancora cinque minuti" disse mentre si girava dall'altra parte.
"Dai non puoi dormire tutto il giorno" disse nuovamente il ragazzo e aggiunse "altrimenti il caffè si raffredda" continuando sempre a scuoterla nel tentativo di svegliarla.
Sharrie, non potendone più di essere sballottata, decise finalmente di svegliarsi e non appena aprì gli occhi vide davanti al suo naso la tazzina di caffè servita da Jabu. L'afferrò con delicatezza e al tempo stesso scrutò il ragazzo attraverso il suo sguardo tetro.

«Un ragazzo che mi porta il caffè a letto... cosa dovrei pensare? Che ci sta provando? Già Elia si sta facendo idee strampalate, non metterci pure tu a dargli questa soddisfazione ti prego...»
«Ma Elia sa benissimo che tra me e te non c'è niente»
«Se tra me e te non c'è niente, com'è giusto che sia, perché allora mi hai portato il caffè al letto?»
«Per essere gentile. Quando hai finito il caffè alzati dal letto che oggi abbiamo una giornata impegnativa.»
«Come sarebbe dire abbiamo?»
«Mi devi accompagnare dalla signorina Saori...»
«CHE COSA?»

"Questo significa che conoscerai anche gli altri Saint" i due ragazzi si voltarono verso l'ingresso della camera. A parlare era stato Elia che aveva appena varcato l'ingresso.
Jabu continuò a implorare Sharrie di accompagnarlo.
"Ti prego!!! Ora che ho un nuovo potere vorrei che la signorina Saori mi dasse una nuova possibilità, ma non ho il coraggio di prostrarmi al suo servizio dopo la sconfitta che ho subito alle Galaxian Wars, non avrò il fegato di guardarla in faccia" disse Jabu cercando di convincerla, ma Sharrie era irremovibile. Doveva andarci da solo.
Ma lui però non demordeva e continuò fino a quando non gli ricordò che, giusto ieri, lei gli aveva chiesto di farle conoscere Seiya e, di conseguenza, se lei l'avesse accompagnato sarebbe stata l'occasione giusta per conoscerlo.
"D'ACCORDO ANDIAMO!" Esclamò la ragazza presa dal nervoso. Appena finì il caffè si alzò dal letto ed iniziò a prepararsi per poter ad accompagnare Jabu alla residenza Kido.
Nel mentre che si preparava Elia aveva le lacrime agli occhi "Caspita che invida. Non è giusto! Voglio anch'io conoscere gli altri Saint"
Jabu capì il risentimento che stava provando il bambino e per tranquillizzarlo gli riferì che sicuramente sarebbe potuto venire anche lui. Infondo quale persona di buon senso avrebbe lasciato da solo in casa un bambino malato?
A quel punto Elia riacquistò il sorriso, non vedeva l'ora di partire per conoscere gli altri Saint che secondo i racconti di Jabu, erano: Seiya il Saint di Pegasus, Hyoga il Saint di Cygnus, Shiryu il Saint di Dragon ed infine Shun il Saint di Andromeda.
Nel frattempo Sharrie si stava dando una lavata. Appena finì si mise il deodorante e uscì dal bagno. Buttò fuori i ragazzi dalla sua stanza e iniziò a dare un'occhiata al suo guardaroba. Prese una maglietta a maniche corte blu e un pantalone a gamba larga di colore nero.
In seguito si mise una collana con un pendaglio a forma di goccia di Quarzo Ialino, conosciuto anche come Cristallo di Rocca.
Poi si mise le scarpe da ginnastica e uscì dalla camera.
Jabu appena la vide si avvicinò e le sussurrò all'orecchio: "Sei molto bella"
"T-ti ringrazio..." rispose la ragazza completamente rossa di imbarazzo mentre afferrava la mano del ragazzo andando in salotto seguiti da Elia.
Appena arrivati Jabu indossò il Cloth.
Secondo lui aveva più senso presentarsi alla residenza in veste ufficiale...
Nel frattempo che Jabu si preparava, Sharrie si ricordò del mazzo di Iris Germania che il Saint aveva acquistato proprio per quest'occasione, dunque andò immediatamente a prenderlo.
Appena i tre si furono sistemati, Jabu prese in braccio Elia e fece strada per la residenza Kido.
Il tragitto durò circa una mezz'ora. La prima cosa che notarono quando arrivarono nel perimetro della residenza era il suo immenso giardino. Il bambino rimase al quanto sorpreso, stando in braccio a Jabu gli era possibile avere un'amplia visuale il giardino che era ben curato e pulito nei minimi dettagli, inoltre da lontano si poteva intravedere una macchia azzurrina, si trattava di un laghetto artificiale.
"Caspiterina! La nostra casa ste cose se le sogna" disse Elia rimanendo a bocca aperta dallo stupore, mentre Sharrie invece anche era molto sorpresa ma non le piaceva ciò che aveva detto il fratellino, poiché anche la loro residenza non era da meno.
Sharrie ed Elia anche se non lo davano a vedere erano di buona famiglia. La loro madre era un'illustrissima geologa, mentre loro padre Atsumori era un agente speciale dell'agenzia investigava della pubblica sicurezza.
Inoltre, grazie al lavoro dei loro genitori, potevano permettersi le costosissime cure per Elia. Il bambino doveva soltanto ringraziare che avevano dei genitori che lavorarono sodo per lui, anziché adulare le case degli altri. Nel frattempo Sharrie notò il campanello e lo suonò.
Dovettero attendere qualche minuto affinché qualcuno aprisse.
All'interno della residenza un uomo alto e pelato con lo smoking informò la signorina che avevano delle visite. Secondo le immagini raccolte dalle telecamere si trattava del Saint di Unicorn.
Saori appoggiò la mano sotto il mento doveva pensarci un po' su... "mhhh fallo entrare. Spero solo che abbia un buon motivo per venire a farmi visita, non ho non ho tempo da perdere con i perdenti..." riferì lei al maggiordomo.
Il cancello d'un tratto si aprì e i tre entrarono, avvicinandosi sempre di più verso il cuore della residenza. Elia si guardava ripetutamente attorno. Aveva i battiti a mille e Jabu percepì la sua agitazione, sentiva il suo cuoricino battere persino nel suo stomaco.
"Hey non ti agitare, vedrai che andrà tutto quanto bene" disse Jabu accarezzando la schiena del piccolo, nel mentre si addentrava per la dimora.
Appena arrivarono all'ingresso Jabu fece scendere Elia e avvicinò la sua mano verso il pomello della porta.
Era veramente strano, aveva raccomandato ad Elia di non agitarsi eppure da quello che si poteva notare, il più agitato era lui stesso.
A quel punto, sia Sharrie che Elia, misero la mano sopra alla sua per dargli manforte e, dopo che si fu fatto coraggio, guardò attentamente i due ed entrambi mossero la testa per indicargli che era il momento di aprire la porta.
Jabu a questo punto mosse il pomello facendolo girare in senso orario ed aprì la porta. Nello stesso istante in cui varcarono l'ingresso, Jabu si guardava attorno con molta agitazione. Quella che era orgoglioso di chiamare "casa" ormai non era più così. Le mura che lo circondarono e che gli davano un senso di protezione ai tempi dell'infanzia, oggi gli davano una sensazione di gelo e di soffocamento.
Non era più degno di vivere sotto lo stesso tetto della signorina Saori, che, per lui, era una ragazza molto importante. L'aveva sempre difesa per qualsiasi cosa, anche per le cose più banali, soprattutto al livello di orgoglio. Ogni talvolta che Seiya calpestava il suo orgoglio, mancandole di rispetto, lui interveniva per farlo tacere ed ora invece...
Ora non era più così. Da quando se n'era andato non ha più avuto la possibilità di difenderla, anche da uno stupido capriccio e ciò lo faceva sentire deluso da stesso. La sconfitta con Shun gli aveva rovinato la vita, la stessa vita che avrebbe potuto essere migliore se fosse stato lui a vincere quella fatidica battaglia.
E proprio per quella battaglia non si sentiva più di stare al suo fianco, non era degno, un fallito come lui non avrebbe mai potuto mantenere alto l'orgoglio della signora Saori come faceva un tempo...
Tuttavia però tutta questa devozione non fu mai ricambiata. Saori non aveva un minimo di riconoscenza per le cure avute dal ragazzo che si sfiancava per lei, si rompeva le ossa, faceva di tutto pur di accontentarla dai suoi vizi egoistici, anche al costo di umiliarsi...
Sharrie nel momento in cui vide Jabu bloccato in mezzo al corridoio a causa dei suoi pensieri più oscuri, decise di aiutarlo accarezzandogli la sua spalla destra.
"Coraggio, non devi mollare proprio ora che sei arrivato fin qui, ci tenevi tanto a vederla, non puoi rovinare tutto ora, quindi muoviti a proseguire" ribadì la ragazza con un tono piuttosto severo, Jabu accennò ad un sorriso. Senza la presenza della ragazza non avrebbe avuto neanche il coraggio di mostrarsi al cancello.
Per cui cercò di non deluderla ed iniziò ad avanzare fino a quando non vide Saori, circondata dai quattro Bronze Saints: Seiya, Hyoga, Shiryu e Shun.
Elia appena li vide si emozionò, ma Jabu aveva capito le sue reali intenzioni per cui lo prese immediatamente in braccio.
"Lo sai benissimo che se fai l'iperattivo poi stai male quindi evita" lo riprese il ragazzo con severità. Il bambino però era troppo emozionato, non riusciva a contenere tutta quest'emozione e tentava di liberarsi dalla stretta. "Elia smettila" dissero contemporaneamente sia Jabu che Sharrie sgridando il bambino. Il piccolo però si offese e volto lo sguardo dall'altra parte.
Inseguito Jabu si scusò con tutti per il comportamento del bambino, in particolare modo si scusò con Saori che in quel momento si era degnata di guardarlo.
Tuttavia Hyoga gli riferì che non vi era alcun motivo nel chiedere perdono, infondo stavano comunque parlando di un bambino, per loro era normale aver un temperamento piuttosto agitato.
Poi Seiya si avvicinò verso il bambino "allora ometto, che ne dici se lasciamo quel tipo noioso di Jabu e facciamo un tour per la casa?"
Ad Elia, non appena udì la proposta del Saint di Pegasus, gli brillarono gli occhi dall'emozione e implorò sia sua sorella che Jabu per andare con Seiya a vedere la casa. Il Saint con l'appoggio di Sharrie a sto punto lo lasciò andare e Elia afferrò la mano destra di Seiya, pronto per il tour.
Tuttavia, Jabu con durezza afferrò invece la mano sinistra del ragazzo, mentre questo gli lanciava uno sguardo fulminante e notò che vi era un'ombra fittissima sulla fronte del Saint di Unicorn che gli arrivava addirittura a coprire i suoi occhi.
Il ragazzo strinse i denti e poi finalmente ebbe il coraggio di parlargli. "sappi che Elia é anemico quindi se poi sta male me la prenderò con te!" Esclamò il Saint di Unicorn, dal conto suo il Saint di Pegasus gli rispose a tono: "tsk, come se non fosse mai successo..." ricordandogli ogni volta che avevano litigato e che avrebbero continuato a farlo. Proprio perché erano incompatibili tra di loro non sarebbe mai corso buon sangue e, proprio per evitare che nascesse una nuova lite, Seiya si incamminò. Aveva promesso al bambino di fargli il tour e anche gli altri tre lo seguirono, più occhi vi erano a sorvegliare quel bambino piuttosto malato meglio era.

«Sharrie vai anche tu, vorrei rimanere solo con Saori»
«No, da qui non mi muovo...»
«Per favore...»

L'ombra sulla sua fronte non era ancora scomparsa, evidentemente era più turbato di quanto sembrava e se la sua presenza poteva in qualche modo turbarlo ancor di più decise di accontentarlo...
"Ragazzi aspettatemi vengono con voi!" Esclamò Sharrie correndo raggiugnendo i quattro Saint.
Ora finalmente quei due erano soli e finalmente potevano iniziare a parlare. Jabu aprì la bocca, ma da essa non usciva suono, era paralizzato.
Lei però sembrava si stesse annoiando perciò senza ulteriori indugi avvisò il ragazzo: "senti Jabu mi sei venuto a trovare per parlarmi, e spero per te che siano della massima importanza, perché se così non fosse é meglio che te ne vai!" Esclamò la ragazza piuttosto nervosa.
Il ragazzo a quel punto si chinò al suo cospetto implorandole perdono per averla abbandonata.
La ragazza però ne rimase al quanto basita dal suo attuale atteggiamento. Ai suoi occhi non stava vedendo un Saint ma soltanto un essere debole, allontanato dagli altri proprio a causa della sua incapacità e che desiderava ottenere un'altra chance, mostrandosi forte ma ciò che non sapeva era che, atteggiandosi in quel modo, si mostrava ancor più debole e lei non voleva degli esseri deboli nella sua squadra.
"Tu..." il ragazzo però stranamente la interruppe, minacciando la sua autorità.
"Io, da quando vi ho abbandonato, mi sono allenato parecchio, volevo diventare forte per lei. Pensi, ho addirittura ricevuto dalle stelle un nuovo potere, un potere davvero strabiliante, quindi la prego mi riprenda al suo servizio. Sono più forte di prima e sta volta nessuno mi sconfiggerà. La proteggerò anche a costo di morire" Disse il ragazzo continuando a scongiurare Saori di riprenderlo con se...
Intanto Sharrie durante la visita non si era allontanata molto, era nella giusta distanza per poter sentire tutto ciò che Jabu e Saori si dicevano senza che se ne accorgessero.
Vedere il ragazzo in quelle condizioni pietose la faceva innervosire, sentiva come se qualcosa le stesse schiacciando lo stomaco é non aveva ancora visto tutto...
A quel punto Jabu le diede il bouquet di Iris di Germania. Li aveva comprati apposta per lei anche se con tutta sincerità, avrebbe voluto donarglieli in un'altra circostanza.
Ma Saori non li gradì per niente e li gettò per terra picchiando la mano del ragazzo. "Non ho bisogno della tua protezione ne tanto meno dei tuoi lerci fiori, e da quel che percepisco in te posso dedurre che devi ancora fare molta strada, in quanto al tuo potere ho sentito fin da subito che in te c'era qualcosa di nuovo, tuttavia noto anche che non sei in grado di padroneggiarlo e io non voglio elementi di questo tipo a carico".
Sharrie a quel punto non ci vedeva più dalla rabbia, non poteva più rimanere ferma soltanto a guardare per cui afferrò Jabu dal corno. "Forza cornetto, penso sia l'ora di andarcene!" Esclamò lei piuttosto innervosita. "Lo penso anche io" disse Saori.
Sharrie trainò Jabu verso l'uscita della casa. Intanto Elia era ancora insieme agli altri Saint che gli stavano facendo visitare l'esterno, ma non appena vide Jabu e sua sorella andarsene, decise che sarebbe dovuto andar via anche lui, per tanto salutò i quattro Saint e se ne andò.
I ragazzi nel frattempo ritornarono da Saori, Seiya aveva il sospetto che come al solito ne avesse combinata una delle sue...
Intanto Sharrie gettò a terra il ragazzo.

«Che razza di uomo sei? Perché umiliarti a tal punto... non vedi che quella ragazza ti ha denigrato fin dall'inizio, ha sminuito i tuoi allenamenti! Come fai ad essere così cieco e sordo?! Devi darti una svegliata e anche subito se non vuoi si ripeta...»
«Sharrie... io... volevo soltanto che Saori mi accettaste ma così non è stato...»

La ragazza vedendo il ragazzo con le lacrime sospirò e i sensi di colpa per averlo sgridato stavano già iniziando a farle visita all'interno della sua mente.
Ma trovò un modo per potersene liberare facilmente...

«Tranquillo, ci penserò io a riscattarti.»
«Cosa hai intenzione di fare?»
«Non preoccuparti tu rimani qui e bada ad Elia ok?»
«D'accordo...»

Jabu rimase un po' perplesso, Sharrie era una maga a nascondere le sue reali intenzioni, nessuno la batteva. Lei intanto entrò nuovamente all'interno della residenza, i Saint erano nuovamente affianco a Saori come dei bravi cagnolini, mentre Sharrie si avvicinava verso Saori i ragazzi si allontanarono.
La ragazza sembrava piuttosto tranquilla, dando ai Saint l'impressione che volesse soltanto parlare, ma non fu così. Sharrie non aveva alcuna intenzione di farlo, anzi voleva passare direttamente ai fatti e gli tirò una sberla.
Il suono provocato era così forte che il dolore sembrava essere percepito anche dai Saint. La guancia destra di Saori iniziava ad arrossarsi...
"se provi ancora una volta a denigrare il mio amico in quel modo, non te la caverai con un semplice rossore sulla guancia!" Esclamò Sharrie minacciando Saori, per poi andarsene come se nulla fosse successo.
I Saint però erano curiosi di sapere come mai avesse avuto tale reazione e decisero di avvicinarsi a lei, con semplici intenzioni buone. Seiya era dalla parte di Sharrie, sapeva benissimo che a volte Saori aveva l'abitudine di parlare un po' troppo, soprattutto con affermazioni verbali inadeguate, quindi qualsiasi cosa lei avesse detto nei riguardi di Jabu, aveva tutto il diritto di difenderlo ma non in quel modo e desiderava saperne più...
Tuttavia Sharrie recepì il loro avvicinamento verso di lei in modo negativo, come se avessero delle cattive intenzioni, infondo erano comunque i seguaci della ragazza che lei stessa a bruscamente picchiato, dunque li bloccò tutti con un semplice sguardo. Stranamente quell'espressione stava incutendo timore ai ragazzi, Shun avvertiva attorno al suo corpo una sensazione di brivido, come se la morte l'avesse oltrepassato, quell'espressione nei suoi occhi non era normale...
Tuttavia Sharrie proprio grazie al suo sguardo omicida, si guadagnò il rispetto dei Saint a discapito di qualcuno che non l'aveva ancora ottenuto. Seiya si voltò proprio verso Saori e la scrutò con molta severità, lei aveva molta strada da fare per guadagnarsi il suo rispetto.
Dopo essersi guadagnata il rispetto degli altri Saint se ne andò dalla residenza, sperando di non farci più ritorno.
Non appena raggiunse Jabu notò che era parecchio giù di corda e non potendolo vedere in quelle condizioni tentò di consolarlo stringendolo tra le sue braccia.
"Coraggio non devi stare male per una come lei" disse Sharrie trattenendo la vagonata di insulti che aveva nei riguardi di quella strana ragazza. Decise di non dire nulla per non rovinare la splendida amicizia che stava coltivando con Jabu. Sapeva quanto lui ci tenesse a Saori, sicuramente l'avrebbe difesa rischiando di litigare e di perdere la sua amicizia.
"Torniamo a casa" propose Sharrie accarezzando la schiena del Saint.
Il ragazzo ne fu sorpreso.
"Ormai stai più tempo a casa nostra che a casa sua tua, ormai sei uno di famiglia" si limitò a dirgli.
Jabu annuì con un lieve sorriso, tuttavia poco veritiero, perché avere una nuova famiglia non poteva bastare a colmare il suo dolore...
"Voi andate pure vi raggiungerò più tardi" disse nel mentre si incamminava senza avere una meta precisa da seguire.
Sharrie ed Elia nonostante avessero intenzione di seguirlo, decisero di rispettare il suo desiderio. Se Jabu in questo momento desiderava la solitudine, allora gli avrebbero concesso i suoi spazi, non volevano affatto forzarlo ad avere la loro compagnia se lui non desiderava.
Gli amici sono questo: aiutano chi ne aveva bisogno, ma sono anche compresivi e rispettosi delle decisioni altrui.
Il Saint nel frattempo continuava a camminare con lo sguardo rivolto al terreno, non accorgendosi che ci fossero mille occhi che lo stavano osservando.
Jabu aveva ancora il Cloth di Unicorn indosso, portando mille perplessità ai passanti.
Nel mentre continuava ad avanzare ripensava alle parole dette dalla signorina Saori. Erano taglienti come coltelli, come aveva potuto? Lui l'aveva sempre trattata con rispetto, ma allora perché lei invece l'aveva trattato come una spugna? Si mise le mani tra i capelli dalla frustrazione, stringendo i denti. La sua mente, in questo preciso momento era divisa a metà. Da una parte la tristezza e dall'altra molta rabbia che, unite, gli scaturirono delle lacrime piuttosto amare.
I civili che aveva attorno erano piuttosto rammaricati, ma non sapevano come aiutarlo a discapito di qualcuno che era nascosto in un vicolo.
"Sento una grande ingiustizia" appena il Saint udì quelle parole rivolse il suo sguardo completamente spiritato verso il vicolo... "un'ingiustizia che ti sta logorando e l'unico modo per eliminarla figlio mio é estirparla alla radice, vieni con me!" Esclamò l'uomo misterioso e dall'ombra uscì un braccio e poi tutto quanto iniziava a sparire. L'unica cosa che vi si poteva notare era quel braccio di cui corpo era totalmente avvolto dalle tenebre.
Gli occhi di Jabu iniziarono a spegnersi, questo misterioso luogo lo stava contaminando e avanzava sempre di più verso l'oscurità lasciandosi alle spalle la luce.
"Sappi solo che una volta oltrepassato il confine non potrai più tornare indietro e la tua anima e corpo saranno di mia esclusiva proprietà". La mente del ragazzo si stava annebbiando sempre di più, non riusciva neanche a parlare e il suo corpo iniziava ad appesantirsi ed avanzava sempre di più verso l'uomo misterioso.
"No, no... che sto facendo" pensò il ragazzo spaventato ma le sue gambe continuavano ad avanzare sempre di più verso una meta di sola andata. L'uomo misterioso percepiva l'anima del ragazzo corrompersi sempre più velocemente, come se una grande macchia nera coprisse sempre di più il suo cuore, ma qualcosa all'interno della sua anima scaturì proprio quand'era un passo dal confine.
All'interno del suo cuore si sprigionò una luce che mostrò al ragazzo alcune visioni. Nella sua vita non vi erano soltanto delle ingiustizie, mostrandogli che qualcuno lo stava aspettando.
Jabu finalmente riaprì gli occhi e tornò in se. "Non verrò mai con te, non tradirò i miei amici e tanto meno la signorina Saori. Mai!"
La luce iniziava ad espandersi in tutta l'area.
"E sia allora saremo nemici ma quando arriverà il momento di affrontarci io sarò diventato molto più forte" disse l'uomo misterioso prima di divenire travolto completamente dalla luce e scomparire fecendo ritornare tutto com'era prima, ritrovandosi nuovamente in città con i cittadini che lo osservarono con inquietudine. Jabu nel frattempo cadde in ginocchio senza energie, le tenebre gli avevano sottratto ogni forza.
"Chi sa chi era quel tizio... ah" il ragazzo avverti una potente fitta al cuore come se qualcosa lo stesse strizzando.
"Com'è possibile credevo che la luce mi avesse purificato completamente".
Intanto sugli occhi dell'uomo misterioso si intravedeva l'immagine di un cuore perfettamente purificato, tranne per una piccola venatura di colore viola attorno ad essa. Vi erano delle impercettibili ramificazioni che si sarebbero espanse all'insaputa della vittima...
"Quel ragazzino doveva essere incredibilmente sciocco, se credeva davvero di potersi liberare dell'oscurità, le tenebre sono ancora presenti e primo poi lo divoreranno".
Jabu non appena si riprese cercò di alzarsi ma appena ci provò le gambe gli cedettero facendolo ritrovare di nuovo in ginocchio, ma non doveva arrendersi e cosa più importante non poteva e soprattutto non voleva morire per strada per cui iniziò ha farsi forza e si rialzò. Riprese il suo cammino, ponendosi una domanda: come faceva a sapere molte cose a suo riguardo?
Jabu aveva la sensazione di essere un libro aperto per quel tizio e ciò lo spaventava.
Mentre camminava, sentì un soave profumo, che sembrava aiutarlo ad aver effetti positivi nella sua psiche, aveva l'impressione addirittura che anche il suo corpo fosse molto più leggero.
Iniziò ad avanzare seguendo la pista aromatica è più avanzava più l'odore si intensificava, dandogli una certa serenità, e poi quando arrivò, notò che l'odore proveniva dai fiori esposti attorno al negozio, lo stesso negozio dove conobbe Sharrie sarà un caso? Che sia ritornato qui oppure no?
Il ragazzo lasciò scivolare le coincidenze e decise di entrare, il fioraio appena sentì la campanella diede il benvenuto al cliente, ma quando lo intravide notò che era lo stesso ragazzo che aveva acquistato un bouquet di Iris Germania.
Inoltre guardandolo con il Cloth adesso, gli dava una certa impressione, in effetti già la prima volta che fece ingresso al suo negozio non gli era sembrato un normale ragazzino, ma in quel momento osservandolo attentamente ebbe la conferma che la sua sensazione iniziale fosse giusta.

«Vedo che sei tornato, e da come posso notare, sei anche un Saint però Saint o no, rimani un mio cliente pertanto dimmi; hai consegnato l'Iris Germania a quella persona?»
«Si, ma non è andata molto bene dal momento che mi sono trovato in situazioni piuttosto spiacevoli e pericolose, e se non fossi stato aiutato mi sarei ritrovato tra le braccia delle tenebre, comunque le chiedo scusa se le ho raccontato ciò, e visto che non intendo annoiarla me ne andrò arrivederci.»

Il ragazzo dunque si voltò verso l'uscita, ma il fioraio lo fermò, se era andato da lui probabilmente gli serviva qualcosa.

«La prego non mi trattenga, a dire il vero non so neanche perché sono qui, forse è stato l'odore dei fiori ad attirarmi, mi hanno dato una certa sensazione di pace...»
«Capisco, se le cose stanno così puoi  rimanere quanto vuoi, comunque non per farmi i fatti tuoi ragazzino, ma prima hai detto che ti hanno aiutato, non è che dentro il tuo cuore c'è spazio anche per un'altra ragazza?»

Jabu a sentire quella domanda esplose dall'imbarazzo, il suo viso iniziò ad arrossire e poi si domandò: chi mai poteva essere?
In caso si trattasse di Sharrie la logica la vedeva come un'amica, ma il suo cuore era altrettanto d'accordo? Però una cosa era certa, non conosceva a pieno suoi reali sentimenti.
Il fioraio vendendolo intimidito intuì di aver fatto centro.

«Senti, non so quale rapporto tu abbia con questa seconda ragazza...»
«solo AMICIZIA! Nient'altro!»
«Oh capisco, però sento che tu non sappia cosa realmente provi, la mente ti dice una cosa il cuore te ne dice un'altra, quindi facciamo così!»
«Sarebbe?»
«Ti do un regalo, uno splendido bouquet di Tulipani Rossi, simboleggia l'amicizia, ma  proprio grazie alla loro colorazione rappresentano anche la passione.»

Jabu disse che non era necessario ma il proprietario del locale insistette e visto che non vi erano altri modi per dissuaderlo, il Saint si arrese alle circostanze e accettò.
Il fioraio ordunque gli consegnò un meraviglioso bouquet di Tulipani di color rosso brillante, a quel punto Jabu salutò il commerciante e ritornò a casa della sua amica e non appena suonò il campanello non gli servì neanche aspettare molto, che subito Sharrie lo aprì.
Lei era molto sorpresa di rivederlo, cominciava a credere che non sarebbe più tornato e preoccupata della situazione  iniziò a porgli svariate domande. Ti sembra questa l'ora di rientrare? Dove sei stato? Perché ci hai messo tutto sto tempo?
Mentre lei sbraitava Jabu rivolse lo sguardo dietro di se, non aveva il coraggio di guardarla dritta negli occhi per la cosa che stava per fare, donandole senza indugi il mazzo di fiori. "E per ringraziarti di tutte quello che hai fatto" disse il ragazzo molto imbarazzato, lei invece ne fu sorpresa e con attenzione prese il bouquet. "Ti ringrazio, mi fa molto piacere che tu abbia fatto questo gesto, però ora non rimanere sull'uscio, forza entra" Jabu nonostante fosse ancora imbarazzato dalla situazione che si era creata , annuì ed entrò in casa venendo subito accolto da Elia con un caloroso abbraccio.
Il tempo trascorse piuttosto velocemente, il cielo di Nuova Luxor passò alle tenebre illuminate dalla luna piena.
Una notte perfetta per una sessione di allenamento che si stava svolgendo proprio in quel preciso momento in un edificio poco conosciuto dai cittadini...
E proprio nei meandri di quell'edificazione vi si potevano intravedere quattro ombre scattanti. "Basta così!" Ordinò il loro maestro e padrone.
I quattro ubbidirono e si inchinarono al suo cospetto.
"All'interno della struttura ve la cavate benissimo, ora però per il vostro bene dovrete allenarvi in un campo aperto,  un ninja deve sapersi muovere in qualsiasi luogo, e poi quest'esperienza vi sarà d'aiuto per studiare la planimetria della città, ricordate sempre che per un ninja il territorio deve sempre essere a suo favore! È tutto chiaro?" Spiegò il maestro. I ninja gli dissero tutti di si e che non vedevano l'ora di iniziare l'esercitazione.
Inoltre il maestro riferì ai suoi quattro allievi che proprio oggi, era una nottata perfetta per questo genere di cose, senza però dare motivazioni su come mai la pensasse in quel modo.
Dare sempre e costantemente una risposta non avrebbe aiutato i suoi allievi a migliorare, se proprio desideravano saperlo dovevano cercarsi la risposta da soli.
Gli allievi compresero la scelta del loro maestro nel non voler rivelare determinante chiarezze, erano perfettamente consapevoli che se avessero ottenuto una risposta o una spiegazione a qualsiasi cosa, non avrebbero mai imparato a cavarsela da soli e per un ninja l'indipendenza è sacra.
Così con il permesso del loro maestro abbandonarono la struttura ed iniziarono a saltare con molta rapidità di tetto in tetto.
Fu proprio a causa del pleniluni che la loro aura Shinobi si era amplificata, potenziando non soltanto le loro capacità fisiche e le loro tecniche precedentemente sviluppate attraverso l'arte Shinobi, la quale risultava sempre diversa ad ogni individuo, ma si era potenziata anche un'abilità comune, conosciuta come Barriera Shinobi, che secondo gli insegnamenti ricevuti dal maestro si riteneva utile contro il cosmo dei Saint.
Tuttavia l'amplificazione della loro aura, in notti come questa ebbe un prezzo, divenne facilmente percepibile, difatti venne avvertita da molti Saint che si trovarono in zona tra cui: Aldebaran di Taurus, Gold Saint della costellazione del Toro, che fece ritorno al grande tempio per stipulare un rapporto d'urgenza col Gran Sacerdote.
Non appena arrivò si chinò al suo cospetto. "Perdonate la mia agitazione signore, ma ero a Nuova Luxor per una perlustrazione come mi avevate ordinato. Arrivato sul luogo ho avvertito un'energia piuttosto potente, non si trattava di cosmo, ma a giudicare dalla potenza sarà  meglio indagare sulla questione".
Il Gran Sacerdote ascoltò le sue parole e decise di prendere in considerazione il caso dando ad Aldebaran questo compito. Venne accompagnato da Shaka di Virgo il Gold Saint della costellazione della Vergine, ma secondo i suoi ordini quest'ultimo doveva rimanere nelle retrovie intervenendo soltanto se era strettamente necessario, anche a costo di far perdere la vita ad Aldebaran, lui non doveva muoversi se non glielo si ordinava.
Nel frattempo a Nuova Luxor anche i Bronze Saint (Jabu compreso) avevano percepito l'energia, però non sapevano cosa fare, quell'energia era una novità per loro e se si fossero immischiati forse potevano non sopravvivere, e Saori sulla sopravvivenza dei suoi quattro Saint era molto rigorosa...
Jabu invece ora che ci pensava, aveva già avvertito un'energia simile e gli venne in mente il sogno delle quattro ombre, comandate da un'ombra color cremisi.
Forse era arrivato il momento di incontrare quei quattro ninja? Anche se a questa domanda non riusciva a darsi una risposta certa, era comunque convintissimo di dover  indagare.
Pertanto mise a letto Elia e dopo averlo fatto uscì con Sharrie, aveva bisogno dei suoi occhi.
Nel frattempo uno dei quattro ninja dai capelli biondi e dagli occhi color cremisi saltò da un palo all'altro e allo stesso tempo gli venne in mente un ricordo che gli aveva cambiato totalmente la vita facendolo divenire ciò che era, uno spietato assassino. Quel giorno risale alla sua infanzia, all'epoca aveva tre anni, sia lui che sua madre erano al supermercato, per comprare alcune cose e nel mentre che lei prendeva il pane si distrasse  perdendo di vista suo figlio, quest'ultimo si era fatto incuriosire da una barretta di cioccolato a forma di orso.
Il sapore era letteralmente invitante, tanto da fargli venire l'acquolina in bocca.
Tuttavia proprio dietro al bambino vi era una coppia malintenzionata, sembrava aver adocchiato il piccolino che trovarono anche piuttosto bello e pertanto decisero di approfittare dell'allontanamento di sua madre per rapirlo é portarselo a casa, da allora Hiroya Suzuki smise di esistere.
Sua madre era terribilmente disperata, non trovando suo figlio in nessun reparto le sembrava di morire dentro e sotto il consiglio della dirigente del supermercato furono chiamate le autorità. 
Cercarono in qualche modo di ritrovare il bambino scomparso, che da allora venne rinominato  Jun Sawada, la polizia non essendo al corrente del suo cambio di identità ne perse completamente le tracce.
Inoltre quella vita per lui era un vero inferno, non poteva uscire e ne farsi degli amici, poiché i suoi rapitori temevano che qualcuno l'avrebbe riconosciuto e che facesse una soffiata alle autorità giudiziarie.
L'unica volta in cui gli era concesso di uscire era quando doveva andare a scuola o far delle commissioni con i genitori adottivi.
In pubblico il bambino, doveva far il voto del silenzio doveva sempre stare muto e non parlare con nessuno,e tutto ciò gli faceva morire l'anima, desiderava scappare da quell'inferno...
Ripensando a quella vita, gli occhi del ragazzo iniziarono a bagnarsi e sul suolo umido della notte caddero le sue lacrime.
Ormai al girono d'oggi lui non si identificava più ne come Hiroya e ne tanto meno come Jun, era divenuto qualcun altro.
Inoltre la vita nei panni di Jun era veramente molto tragica, stare rinchiuso in camera, non aver la possibilità di vedere o sentire nessuno lo  soffocava e poi quella coppia gliene faceva passare di cotte e di crude...
Finalmente arrivò il fatidico giorno di porre fine a  quell'atroce agonia. Il ragazzo nel giorno del suo diciottesimo compleanno riuscì finalmente a scappare dalla sua prigione ma essendo deperito a causa di una precedente influenza e di tutti i torti subiti, non riuscì ad andare lontano  cadendo a metà del tragitto.
Quando ormai sembrava non esserci più speranza,qualcuno arrivò in suo aiuto, un Saint dai lunghi capelli color rosso mattone e dagli occhi color cremisi, proprio come i suoi.
Anche il Cloth era differente dagli altri non era né di bronzo, né d'argento e né tantomeno d'oro.
Agli occhi ispessiti dalla stanchezza, quel Cloth gli sembrava essere principalmente composto da diamanti e tra l'altro la variante più rara al mondo il diamante rosso.
Inoltre in contrasto con il color rosso brillante notò alcuni particolari tendenti al nero pece.
Quel Cloth era veramente magnifico, ma quel Saint non si era mostrato per farsi ammirare. "Ti salverò dalle tue ingiustizie" affermò  solenne il Saint. Gli occhi del ragazzo  brillavano per l'emozione,  il Saint iniziò ad afferrarlo per prenderlo in braccio.
Decise di portarlo con se, facendolo divenire il suo allievo guidandolo intraprendere un percorso di Ninjitsu, solo così quel ragazzo sarebbe stato liberato dalle sue agonie.
Allenare il corpo e la mente gli avrebbe dato una nuova vita. "La ringrazio maestro, per avermi dato quest'opportunità!" Esclamò il ninja nel mentre continuava ad aggirare i suoi ostacoli.
Senza però accorgersi che qualcuno lo stava per attaccare, ma il ninja schivò in tempo con un balzo all'indietro, per poi appoggiare i piedi sulle tegole di un tetto.
Inseguito alzò il braccio ed iniziò a girare come una lancetta di un orologio, doveva  mostrare l'area al suo padrone attraverso la gemma romboidale di diamante rosso, che aveva nel bracciale, a ore dieci riuscì ad individuare il suo aggressore.
"Non devi ucciderlo" ordinò il padrone, riferendogli anche che doveva soltanto sfiancarlo, perché a terminare la vita del Gold Saint ci avrebbe pensato lui stesso, voleva fargliela pagare per aver attaccato un suo uomo, nessuno doveva permettersi di farlo e chi ci avrebbe provato sarebbe andato incontro alla morte.
A quel punto Aldebaran si avventò verso il ninja, proprio come un toro che incornava le sue prede.
Tuttavia  decise in principio di non usare il Great Horn, avendo come avversario un normalissimo essere umano, desiderava terminare la sua vita con dei semplici pugni.
"Che delusione! A giudicare dall'energia che emanavi  sembravi chissà che e invece sei solo un ragazzino in pigiama" il ninja appena udì le sue parole scoppiò a ridere. "Ragazzo in pigiama? Ma tu ti sei visto? sei un minerale che cammina, hai proprio il cervello di un bovino" disse il ninja nel mentre se la spassava tra le risate che lui stesso emetteva.
"Cervello di bovino a chi? Moccioso ora te la faccio pagare" minacciò il ninja scaraventandosi verso il ragazzino alla velocità della luce.
Il ninja rimase immobile, come se stesse aspettando che lui si avvicinasse ancora di più per poi schivare all'ultimo facendo sbattere Aldebaran di faccia contro le tegole del tetto.
Tuttavia questo per la sua pellaccia piuttosto dura, non era che solletico.
"Come hai fatto a schivare?" Sbraitò il Gold Saint voltando il viso verso il ninja, a guardarlo sembrava divenire sempre più nervoso.
"Oh scusa mi dispiace di essere un avversario difficile da battere, anzi devo essere sincero ho l'impressione che tu mi stia sottovalutando, altrimenti se così non fosse avresti usato i tuoi poteri fin dall'inizio, ma visto che non hai intenzione di farlo lo farò io, ti presento la mia arte Shinobi: SCARLET FIRE!" Il ninja inseguito lanciò uno shuriken. "TORNADO IMPETUOSO!" dalla base dell'arma iniziava a formarsi un potentissimo tornando di fuoco, che stava distruggendo tutti gli edifici, mentre l'asfalto iniziava a sciogliersi al solo contatto.
Ma quello per Aldebaran non era nulla di impressionante, infatti con il solo spostamento del braccio dissolse il tornando.
"Ci sei cascato cervello di bovino" disse il ninja comparendo dietro di lui, scaraventando Aldebaran di faccia sul tetto bloccandogli ogni movimento.

«Ora ti converrebbe rilassare le corna cervello di bovino, hai osato attaccarmi pur non costituendo una vera minaccia e poi mi hai sottovalutato e ora ne stai pagando le conseguenze»
«Ma tu chi cazzo sei?!»
«Il mio nome e Sapphire e sono il comandate dei Ninja Cremisi é già che ci sono, lascia che ti dia un messaggio, il mio padrone Sparta sta per arrivare e porrà fine alla tua inutile vita»

D'un tratto l'area che circondava quei due iniziò a comprimersi, gli edifici circostanti si schiacciarono tra di loro, mentre l'asfalto si innalzò generando una sorta di cupola.
Non soltanto la zona circoscritta sembrava avvicinarsi ma ciò venne anche riscontrato nello spazio.
Le stelle che formarono le costellazioni davano l'impressione di essere più vicine.
Le mani che controllavano l'universo  si avvicinavano fino a rischiare di toccarsi.
Era quello il vero potere del Crimson Diamond Cloth, dava al suo possessore la capacità di manipolare l'universo, poteva anche espanderlo facendo movimenti opposti con le braccia.
Aldebaran nonostante fosse molto forte non era idoneo ad affrontare un simile potere... "CRIMSON SEAL" Sparta aveva appena attivato una delle sue tecniche più forti  iniziando ad allontanare le braccia, lo spazio all'esterno del pianeta iniziava ad espandersi a velocità superluminale, inoltre venne anche coinvolta la costellazione del Toro e per un'ora Aldebaran non poteva più far affidamento sul suo cosmo.
"CRIMSON DISINTEGRATION" Sparta avviò un'altra delle sue tecniche, stavolta cosparse il terreno con dei diamanti rossi, che subito dopo si attaccarono al corpo del Gold Saint come se fossero dei cirripedi ed iniziarono a esercitare un'elevata pressione sulla vittima, l'uomo iniziò a gridare dal dolore ma nessuno lo percepiva, i diamanti lo comprimevano così tanto da isolare il suono.
Poi l'armatura proprio come le sue ossa stava iniziando a frantumarsi.
Inoltre la pressione esercitata era così potente, che gli occhi gli sembrarono uscire dalle orbite e tra le crepe del Cloth iniziava a fuoriuscire del sangue.
Il sangue stava anche già iniziando ad uscire dagli occhi, dal naso e infine dalla bocca.
Non passarono neanche quattro minuti di agonia che il Gold Cloth si frantumò del tutto.
Sparta aspettava proprio quel momento e dopo che Aldebaran venne spogliato dal suo Cloth egli si avvicinò a lui.
"Woow hai avuto chissà quante emorragie interne ed esterne, possibilmente anche cerebrali e la cosa più importante è che sembri una strada piena di buche e sei ancora vivo, non temere porrò fine alle tue sofferenze" mentre continuava ad avanzare verso il Gold Saint,  Aldebaran gli parlò: "finché Athena sarà dalla mia parte io non morirò" Sparta accennò ad un lieve sorriso, lui godeva molto nel vedere con i suoi occhi i suoi avversari illudersi di poter sopravvivere.
"Ma per favore" disse lui nel mentre appoggiò la mano sulla sua testa attivando il Crimson Subtraction Cosmos, che padroneggiandola al cento per cento, non gli servì pronunciare la frase.
Dal corpo di Aldebaran si sprigionò un'energia diretta all'interno del cuore di Sparta, che principalmente era all'interno di un centro galattico.
Così dopo che ad Aldebaran  venne sottratto completamente il suo cosmo, Sparta lo uccise continuando ad esercitare la pressione sul suo corpo, il cuore e il cervello erano ormai andati.
Mentre i due se ne stavano andando dietro di loro apparve un'immensa luce purissima, ed al suo interno si poteva intravedere una figura umanoide. Nel momento in cui il fascio di luce svanì, Sparta & Sapphire notarono i suoi lunghi capelli biondi che ben si sposavano con la sua armatura dorata. I due notarono che quella strana figura che adesso gli si parava davanti, qualcosa di diverso; i suoi occhi erano sigillati. Chissà cosa sarebbe successo se li avesse aperti? Sicuramente nulla di buono...
"Sapphire torna alla struttura, di schiavetto occhi blu me ne occupo io"
Shaka sentendosi chiamare in quel modo non ci vide più e si avventò verso Sparta, con l'intento di tirargli un pugno, ma Sparta lo bloccò come nulla fosse.
"Tsk mi deludi, a giudicare dal tuo cosmo sembravi uno dei Gold Saint più forti invece sei un pappa molle e anche uno stolto. Ti sei lasciato accecare dalla rabbia, così facendo hai agito d'impulso senza prima averci riflettuto facendo la figura dell'idiota" disse Sparta intanto che tratteneva il polso di Shaka, esercitando su di esso un'elevata pressione che gli causava il deflusso sanguigno. La sua mano iniziava a prendere un colorito cianotico; Shaka accorgendosi del pericolo decise di reagire, e per evitare di perdere il braccio  diede una capocciata a Sparta.
Quest'ultimo, disorientato per il colpo imprevisto allentò la presa sul polso del Gold Saint permettendogli di liberarsi dalla sua stretta.
Allorché Shaka gli rispose: "Dimmi, chi è lo stolto adesso?!" .
"Sei sempre tu!" Esclamò Sparta tirandogli un montante da dietro.
Il colpo ricevuto fece arretrare il Gold Saint di qualche metro, ma riuscì comunque a mantenere il suo equilibrio. A quel punto Shaka sorpreso dalla velocità e dalla forza di  Sparta pensò: "Da cosa è scaturita questa velocità? Sono un Gold Saint, viaggio alla velocità della luce, che ci sia una velocità superiore alla mia? Io sono il più forte dei Saint" poi volse lo sguardo verso il suo avversario e pensò nuovamente: "Chi è costui? Ma soprattutto, da dove arriva?"  In quel preciso istante gli venne in mente quanto facilmente grazie alla sua velocità, fosse riuscito a sconfiggere Aldebaran. Giunse così alla conclusione che quel  Saint avesse qualcosa di alieno.
Doveva assolutamente trovare un modo per affrontare quella nuova minaccia: Forse la risposta alle mie domande si cela nei miei occhi chiusi. Staremo a vedere" 
Nel mentre che rifletteva su come intervenire Sparta si materializzò alle sue spalle e lo afferrò per la gola dicendogli: "Preparati per un bel viaggetto".
Shaka udendo quelle parole rispose: "quale viaggetto? Sarà meglio..."  non fece in tempo a concludere il discorso che si ritrovò nello spazio circondato da magnifiche stelle e affascinanti nebulose, non potendole vedere con i suoi occhi ne percepì soltanto la presenza.
Da lì a qualche istante iniziò a sentirsi male per la mancanza d'ossigeno e si sentì anche compresso, cosa che gli causò la perdita dei sensi. La sua mente iniziò a vagare fino a che ad un certo punto vide una nebulosa che prese forma umanoide presentandosi a lui come una donna dai lunghi capelli viola con meches di rosa, i suoi occhi invece erano eterocromatici, di colore viola per l'occhio destro e rosa per l'occhio sinistro. I suoi vestiti erano brillanti come stelle ma allo stesso tempo affascinanti come una nebulosa, la misteriosa donna si presentò con il nome Nubirya.

Credit: Marco Pacini

Si avvicinò a Shaka immergendosi completamente nella sua mente semplicemente appoggiando le mani  sulle sue spalle, senza avvertire in alcun modo l'elettricità della sua armatura che lo proteggeva. Il Cloth si staccò completamente dal suo corpo senza che Shaka potesse impedirlo, le vestigia si raggrupparono e si chiusero assumendo la forma totem rientrando all'interno del suo scrigno che si addentrò verso la stella, rimanendo così incastrato tra le sue nubi fatte di plasma emanate dal corpo celeste, permettendogli di adattarsi all'ambiente e di acquisire nuovi potenziamenti.
Nubirya cinse poi il corpo inerme del Gold Saint e rivolse testuali parole a Sparta: "Lascialo a me" Sparta mollò la presa su Shaka, e Nubirya lo portò via con sé dirigendosi all'interno del nucleo della stella. Con un semplice gesto della mano creò una barriera intorno a Shaka che in quel momento inspirò ossigeno facendogli riprendere i sensi.
Un istante dopo Shaka si ritrovò faccia a faccia con una splendida e affascinante figura.
"Chi sei?" Le disse. La donna  rispose: "sono Nubirya; sono la forma evoluta della Nebulosa N49".
Shaka con aria cordiale ricambiò i convenevoli e le chiese se era in grado di riportarlo sulla Terra. Nubirya con ara seria disse : "In effetti ci sarebbe un modo per tornare a casa ma te lo dirò solamente dopo che tu avrai ascoltato le mie parole".  E aggiunse: "Lascia che ti racconti la mia sofferenza".
Shaka udite quelle parole tu preso da un brivido di compassione verso di lei e decise di concederle un minimo di fiducia allorché rispose:

«Sono qui, ti ascolto»
«Sono stata strappata dalla mia vita quotidiana ed essere una semplice nebulosa con i suoi pregi e i suoi difetti»
«In che senso strappata?»
«Il tuo nemico mi ha reso una nebulosa di giorno e una donna di notte, rendendo la mia vita una prigione»
«Ed io come potrei aiutarti ?»
«Io vorrei rimanere una donna ma racchiudendo la nebulosa in me, per fare ciò devo liberarmi da questa prigionia solitaria»
«Io potrei anche sapere come aiutarti perché ho le capacità per farlo dato che sono un Gold Saint. Per cui devo sapere come  affrontare colui che ti ha imprigionata, senza questo requisito non posso intervenire come Gold Saint»
«Il Cloth del nemico non è semplice da rendere innocuo, ciò che lo riguarda va oltre la velocità del suono e della luce»
«Cosa stai cercando di dirmi? Che il controllo della velocità che ha é superiore al mio?»
«Non puoi superare ciò che hai superato, ma puoi raggiungere ciò che supererai»
«Per raggiungere quel livello devo superare l'ottavo senso?»

Shaka dopo quelle rivelazioni fu pervaso da riflessioni. Nel frattempo Sparta con i suoi poteri prese visione di ciò che stava succedendo tra Nuberiya e Shaka e dei seri dubbi lo percossero sulla lealtà della donna e per porvi rimedio cercò di osteggiarla chiedendosi: " Questa mi vuole fottere chiunque abbia incontrato sul mio cammino, nessuno si è mai preso gioco di me e certamente non sarà lei la prima" subito dopo iniziò ad avvicinare le mani con l'intento di comprimere la stella dentro la quale si trovarono Shaka e Nubirya. I due avvertirono delle scosse di plasma che portò Nubirya a capire cosa stesse succedendo. "Sono stata scoperta" disse lei. "Sparta ha capito le mie intenzioni". Shaka rispose: "in che senso scoperta?" Domandò alla ragazza, e in quel mentre le scosse elettromagnetiche aumentarono di volume. "Sparta ha capito che non ho alcuna intenzione di ucciderti come avevamo pattuito ed è per questo che ora vuole eliminare entrambi."
Nubirya liberò Shaka dalla barriera, l'unico modo possibile che gli avrebbe permesso di respirare in quel luogo era  fargli assorbire una parte della nebulosa rinchiusa all'interno di essa affinché sì adatti allo spazio aperto.
Sì avvicinò con il viso verso il Saint é gli disse: "Non sono qui per ucciderti" dopodiché le sue labbra si adagiarono su quelle di Shaka che  rimase stravolto, ma al tempo stesso travolto da quel bacio imprevedibile; avvertì una strana sensazione di pace lungo il suo corpo ed una forza impressionante fluirgli in ogni parte del suo corpo, come se volesse imprimere una nuova potenza nel suo cosmo.
Sì lascio andare a questo bacio cingendo con le braccia il corpo di Nubirya tanto da divenire tutt'uno.
Sparta nel frattempo vide la scena e decise di interrompere l'idillio tra i due.
Lanciò una sfera d'energia verso Nubirya con l'intenzione di ucciderla.
Shaka però intuì il pericolo, staccò le sue braccia da lei e la spinse dietro di se facendole da scudo umano.
In quell'esatto momento per volere di Nubirya apparve il Gold Cloth di Virgo a protezione di quest'ultimo; la costellazione della vergine entrò in comunicazione con il suo Saint dicendogli: "Rendo a te il Gold Cloth di Virgo divieni con lui tutt'uno in potenza e vigore, tira la leva del Cloth e ricopriti della nuova armatura"
Shaka tirò verso di se la leva e la nuova armatura prese posto sul suo corpo,  avvertì un'immediata potenza, oltre alla sua aura dorata c'era anche una potenza misteriosa.
La costellazione permise all'armatura di manifestare un'aura bluastra, e sempre comunicando attraverso le vestigia la costellazione disse a Shaka di assaporare e sprigionare un nuovo potere racchiuso all'interno del Gold Cloth stesso, dal nome Quasar Mistico.
Shaka non se lo fece ripetere due volte e preparò il colpo, dai poli della stella fuoriuscì un getto di energia galattica.
Sparta per non essere sopraffatto dal nuovo attacco si lasciò pervadere dall buco nero che era racchiuso all'interno del suo corpo, assorbendone una buona parte.
Facendo in questo modo però ne ebbe una conseguenza, un'instabilità dovuta ad un eccesso di energia, che ad ogni battito cardiaco generava un'onda d'urto.
Nubirya per evitare che sia lei che il suo amico soccombessero, aprì un varco dimensionale che conduceva sulla Terra. Entrambi si addentrarono all'interno del portale, nell'esatto momento in cui Sparta sprigionò l'intera potenza del suo buco facendogli assorbire l'intera stella e permettendo a Nubirya di richiudere il portale. Appena misero piede sul suolo terrestre impedirono che l'energia coinvolgesse anche la Terra attraverso il collegamento con il Varco.
Shaka ringraziò Nubirya per aver salvato lui e il suo preziosissimo Gold Cloth, attraverso un oggetto simbolico creato dal suo stesso Cloth, avendo racchiuso dentro di se una parte di nebula il ciondolo prese la forma di una chiave di violino ivi contenente la forma di nebulosa di Nubirya.
Il ragazzo protese le braccia verso la ragazza lasciando scivolare la catenina che racchiudeva il ciondolo cingendogli il collo.
Nubirya osservò il ciondolo e capì cosa vi fosse racchiuso all'interno. Alzò lo sguardo verso Shaka ed abbracciandolo gli sussurrò all'orecchio: "Grazie per avermi dato la libertà" e appoggiò il capo sulla sua spalla. Shaka  ricambiò l'abbraccio e le rispose: "Niente e nessuno potrà mai più imprigionarti, ci sono e ci sarò io a proteggerti"  Nubirya assaporò l'abbraccio caloroso donatogli da Shaka, dopo ciò, entrambi si lasciarono andare in un bacio appassionato.
Nel frattempo Jabu indagava sulla strana energia che aveva percepito, ma ad un tratto ciò che si trovò davanti lo portò a pensare che proprio lì doveva essere avvenuto uno scontro.
L'asfalto nella zona era complementare rialzato, staccato dalla strada, formando un muro.
Proprio a causa di esso, Jabu & Sharrie non potevano proseguire in alcun modo.
Al Saint a quel punto venne un'idea: "stai indietro" disse lui, Sharrie si allontanò.
Jabu si apprestava a sferrare il suo colpo: l'Unicorn Gallop, scagliò un calcio sul muro d'asfalto riuscendo così a creare un ingresso.

«Ora entriamo»
«Si»

Jabu e Sharrie oltrepassarono l'ingresso e si guardarono intorno, la strada davanti a loro era completamente sciolta.
"Qualcosa dal calore inaudito deve aver sciolto la strada, ma la parte coinvolta era perfettamente dritta, come se ci fosse passato un tornando" disse Sharrie.
Inoltre tutti gli edifici all'interno della muraglia, erano schiacciati tra di loro come se un potente cataclisma si fosse formato in quel luogo.

«Un tornando non può sciogliere una parte di strada»
«A meno che non sia fatto di fuoco, conosci qualche Saint in grado di farlo?»
«Non ne ho idea, però una cosa è certa, l'innalzamento dell'asfalto nella parte esterna di certo non era opera sua, quindi presumo fossero in due»

Appena finirono di trarre le loro supposizioni iniziarono a perlustrare la zona dividendosi: Jabu andò a Nord, mentre Sharrie si diresse a Sud.
Il saint nel mentre esplorava notò a pochi metri un barlume argenteo, inizialmente presumeva fosse un pezzo di un Silver Cloth, ma non appena si avvicinò notò una piccola lama sporgente, mentre tutto il resto che la componeva era rimasto tra le macerie...
Per poter liberare l'oggetto tornò nuovamente a casa di Sharrie dirigendosi nel seminterrato con la speranza di trovare delle attrezzature idonee allo scavo.
Durante la sua ricerca riuscì a trovare una pala e tornò sul posto dando inizio allo scavo.
Non appena ebbe finito notò che l'oggetto d'interesse si era liberato da ciò che lo istruiva.
Una volta recuperato; iniziò ad osservarlo con attenzione: si trattava di una specie di arma da lancio metallizzata formata da cinque lame che ricordavano una stella.
Nel mentre continuava ad esaminarla ruotandola in senso antiorario, Jabu si taglio, lasciò cadere la lama e quest'ultima si impiantò sul terreno.
Intanto che si premeva la ferita, arrivò un'ombra che lo colpì ad alta velocità, allontanandolo dall'arma.
Jabu nel momento in cui cercò di alzarsi vide l'ombra prendere forma; si trattava di un ragazzo dai capelli biondi e dagli occhi color rosso cremisi vestito di nero.
Finalmente davanti agli occhi del Saint vi era un ninja, uno di quelli che aveva sognato, era rimasto così sorpreso da rimanere fermo a guardarlo.
Il ninja afferrò l'arma ed iniziò a scrutarla vedendola brillare alla luce lunare. "è perfetta!" Esclamò assicurandosi che non si fosse danneggiata.
Appena smise di guardarla posò il suo sguardo su Jabu. "Non so quali siano le tue intenzioni nei confronti della mia arma, ma ti do un consiglio; gira i tacchi e vattene, non farti vedere mai più" disse il ninja, e Jabu rispose: "con quale arroganza vieni a dirmi di andarmene".
Il ninja sentendo quella risposta secca e priva di paura si avventò su di lui, ma Jabu per un soffio riuscì a schivarlo, l'avversario però intuì, per cui lo aggirò colpendolo da dietro.

«Sono riuscito a tenere testa ad un Gold Saint figuriamoci ad un Bronze come te»
«Come? Hai tenuto testa ad un Gold Saint!»
«Esatto ma penso sia dovuto all'influenza del plenilunio di sta notte, deve aver potenziato le mie capacità, ma con te è diverso; Luna o no, io ti sono superiore»

Il Saint sentendo le sue parole si infuriò è il suo cosmo deflagrò. Cominciò ad attaccarlo sfruttando l'Unicorn Gallop concentrando tutto il suo cosmo sulle sue gambe.
Il ninja in tutta risposta usò il Tornado Impetuoso, lanciandogli contro lo shuriken, che durante la rotazione formò un tornando di fuoco.
Jabu colpì il tornado con la sua tecnica, così facendo però la parte della tuta corrispondente alla gamba destra iniziava a bruciarsi, inoltre sulla pelle esposta Jabu cominciò ad avvertire un immenso bruciore misto a dolore.
Tuttavia doveva farsi forza pertanto continuò a spingere in modo da poter dissolvere il tornado, nel momento in cui si concentrò nell'impresa il ninja apparve dietro di lui tirandogli un calcio scaraventandolo all'interno del Tornando.
Le fiamme sembravano divorarlo, la tuta del Cloth che ricopriva il suo corpo iniziava a carbonizzarsi provocandogli ulteriori ustioni di quarto e quinto grado se non addirittura oltre.
Il ninja notando le difficoltà che stava passando il Saint di Unicorn rise con aria superiore, ma nell'istante in cui il Tornado smise di essere attivo egli cessò di ridere e senza dare alcuna tregua al suo avversario si preparò ad attaccare con una seconda tecnica: "PIOGGIA DI FUOCO" Pronunciò testuali parole per invocare la mossa e lanciò dei kunai verso il cielo, sfruttando la forza gravitazionale quest'ultimi precipitarono verso il suolo e presero fuoco.
Il Saint usò le poche energie che gli erano rimaste per schivare il colpo, intanto il ninja si avvicinava a lui.
Il diamante rosso iniziò a lampeggiare, segno che qualcuno lo stava chiamando: "Sapphire per quale motivo non sei alla base? Forza sbrigati a fare rientro, il padrone sta male ed ha bisogno di te"
Non appena il contatto terminò, il diamante finì di pulsare.
"Tsk avrei tanto desiderato finirti, il padrone sa benissimo quanto detesto gli impiccioni, ma sarà per la prossima volta" disse Sapphire nel mentre lanciò una bomba fumogena per poi sparire nel nulla.
Lasciò però a Jabu un ricordo di quella esperienza uno Shuriken, lo stesso Shuriken che Jabu aveva l'intenzione di analizzare.
Nel frattempo nella zona sud dell'area Sharrie non trovò nulla di utile. "Evidentemente lo scontro si era svolto nella zona nord, chissà se Jabu avrà trovato qualcosa?" Pensò lei nel mentre continuava a perlustrare, e poco distante da lei, intravide un'ombra muoversi velocemente... "Proveniva da nord... oh no Jabu!" Esclamò preoccupata per la sorte dell'amico, senza ulteriori indugi accelerò il passo dirigendosi verso nord.
Le ci vollero all'incirca cinque minuti per raggiungere l'area. Da lontano riuscì ad intravedere una figura al quanto stremata, temeva che si trattasse di Jabu, continuò a correre e adesso che era vicina le fu chiaro che si trattava proprio di lui...
Ma almeno era rimasto cosciente.
Sharrie decise di reggerlo su un fianco, tuttavia al contatto Jabu avvertì una forte intensità di dolore causatogli dalle ustioni.
"Resisti, adesso ti porto in ospedale" disse Sharrie.
Nel mentre avanzava verso l'uscita, Jabu si sentì la pelle tirare e contemporaneamente avvertì un immenso bruciore, alternato con atroci dolori. L'agonia che stava provando era troppo forte da sopportare, finendo così col perdere i sensi.
Passarono sei o sette minuti, Sharrie era riuscita a portare Jabu all'ospedale e venne ricoverato d'urgenza al reparto ustioni gravi. Jabu nel frattempo iniziava a rinvenire e notò attorno a se gli occhi indiscreti dei medici. Osservandolo meglio notarono che si trattava di un Saint e per loro era un'esperienza unica; nel mentre lo studiavano, notarono che il Cloth si stava comportando in maniera insolita: le componenti stavano iniziando a staccarsi dal corpo di Jabu, l'armatura aveva compreso le vere intenzioni degli operatori sanitari e si richiuse all'interno del suo scrigno teletrasportandosi in un luogo sicuro (la casa di Sharrie). Jabu nel mentre aveva riacquistato tutti i sensi tra cui i nocicettori, (i nervi recettori del dolore) avvertì una strana sensazione che gli logorava l'intero corpo, iniziando ad urlare pesantemente. I medici visto che ebbero campo libero iniziarono subito il trattamento sul paziente somministrandogli 5-10 mg di morfina ogni quattro ore, in modo da poter alleviare l'atroce sensazione di dolore che stava provando. Attesero per qualche istante che il farmaco iniziasse ad agire, quasi immediatamente le sofferenze di Jabu sembravano placarsi poco per volta. Successivamente fu eseguita un'Escarectomia, con lo scopo di rimuovere i tessuti necrotici poiché essi rappresentarono un enorme pericolo per il paziente, essendo fonti di sorgenti tossiche e di contaminazioni. Il rischio più grande era che esso si espandesse autolesionando i tessuti sani adiacenti. Successivamente procedettero con l'isolamento di Jabu, dato che essendo in condizioni assai critiche non gli era permesso di vedere nessuno, onde evitare ulteriori contaminazioni batteriche. Nello stesso frangente somministrarono una terapia antibiotica mirata composta da: Piperacillina e Tazobactam, in modo da poter eliminare le infezioni già precedentemente individuate all'interno del sangue e che sarebbero state monitorate costantemente attraverso specifici esami es: Emoculture. Intanto Sharrie si trovava fuori dal reparto, non poteva aver contatti con Jabu, essendo stata eseguita la procedura di isolamento, e non poter vedere con i suoi occhi le sue attuali condizioni la faceva parecchio agitare. "Chi se lo aspettava che aver un Saint come amico mi potesse causare tutta quest'ansia" disse Sharrie con le lacrime che le solcarono il viso, scaturite dal panico. In qualche modo Jabu riuscì ad avvertire le lacrime, che la sua amica aveva versato per lui e per non farla preoccupare tentò di fare appello al suo cosmo, permettendo al suo organismo di accelerare il processo di rigenerazione cellulare. Riuscendo a guarire in sole cinque notti e quattro gironi. Inoltre proprio quel giorno stesso venne portata a termine la procedura d'isolamento, permettendogli di rivedere la sua amica, che non appena lo vide d'istinto l'abbracciò in lacrime.

«Non farmi più preoccupare brutto scemo!»
«Te lo prometto, non ricapiterà più»

Dopo il loro rapido ma intenso abbraccio Jabu raccontò sia a lei che a suo fratello, tutte le cure che i medici avevano svolto su di lui durante il periodo di isolamento :tra cui la Balneoterapia; la quale consisteva nell'immergere l'intero corpo o le zone coinvolte dalle ustioni all'interno di una vasca d'acqua. Nel suo caso spiegò che avrebbe dovuto immergere l'intero corpo poiché era ustionato dappertutto. Nel mentre continuava ad argomentare la questione della Balneoterapia, notò il viso della ragazza tingersi di rosso e al tempo stesso aveva anche gonfiato le guance scrutandolo con occhi lucidi. I due si guardarono intensamente, si formò un'aria piuttosto traballante: da una parte Jabu dall'aspetto ingenuo, dall'altra Sharrie con un'espressione gelosa immaginandosi un via vai di dottoresse che osservavano facendo attenzione ai dettagli, il corpo del giovane durante lo svolgimento della terapia. Il ragazzo era persuaso da mille perplessità su ciò che stava capitando, in quel preciso istante adocchiò il movimento rotatorio della mano di Sharrie, come se avesse l'intenzione di tirare un pugno a qualcuno e per non esserne vittima decise di allontanarsi con Elia, domandandosi ripetutamente cosa le fosse preso...

«Elia secondo te cosa è successo a tua sorella?»
«Beh penso si sia ingelosita»
«Ingelosita? E per cosa?»
«Beh hai fatto una cura abbastanza particolare»
«Non capisco come possa una terapia che ho dovuto svolgere generare atti di gelosia»
«Voi due non state assieme? Dite di no ma sembrate proprio due piccioncini»
«Va bene potremmo dare quest'impressione, ma continuo a non capire il motivo della sua reazione»
«Beh dovevo aspettarmelo, voi grandi siete spesso gelosi, ma in particolare voi ragazzi grandi siete troppo lenti a comprendere»
«Ok, fin lì ci arrivo che noi grandi ci comportiamo diversamente da voi bambini, ma continuo a non capire il perché Sharrie si sia ingelosita a causa di una terapia medica che mi sono dovuto sorbire»
«Mia sorella ha semplicemente immaginato tutte quelle sciocche ad ammirare il tuo corpo, non ci arrivi?»

Jabu ascoltò attentamente le parole del piccolo, soffermandosi in particolar modo sulle ultime cose che aveva detto. Iniziò ad arrossire per l'imbarazzo, ma al tempo stesso era anche molto affascinato dalla maturità di Elia. Una cosa davvero lodevole, per un pargolo della sua età, per congratularsi gli diede delle piccole pacche sulla testa, che lui adorava moltissimo, nel frattempo Sharrie era rimasta dove Jabu ed Elia l'avevano lasciata. Immersa complementare nei suoi pensieri, immaginandoli riflessi sul vetro della finestra. La domanda che in quel momento gli frullava in testa era: Per quale motivo il suo corpo fremette di gelosia? Lei e Jabu si conoscevano da molto poco eppure quando gli stava accanto, le sembrava di conoscerlo da una vita intera, la loro amicizia andava oltre, entrambi erano eccessivamente confidenziali nei riguardi l' uno dell'altra. Nonostante la loro amicizia quasi surreale, si sentì piuttosto grata quando Jabu entrò ufficialmente a far parte della sua vita, sentiva che era cambiata, era più movimentata, permettendole di vivere in prima linea svariate avventure di un mondo del quale credeva di non far parte. Avere un Saint nella sua vita era molto confortante, si sentiva al sicuro quando stava al suo fianco... D' un tratto sospirò a causa della sua inspiegabile gelosia, stava iniziando a sentirsi vulnerabile, ma a salvarla da ciò che la stava tormentando rinchiudendola in un oblio oscuro nei meandri della sua psiche, fu il ragazzo per cui inconsapevolmente stava iniziando a provare dei sentimenti che andavano oltre l'amicizia... Fu proprio lui che in quel preciso momento l'abbracciò da dietro le spalle. "Non devi essere gelosa, le dottoresse stavano facendo il loro lavoro" disse Jabu mentre l'avvolse sempre di più tra le sue impavide braccia. Sharrie rimase a bocca aperta per il gesto di Jabu e sperava che quel momento durasse in eterno. Non appena le braccia del ragazzo si appoggiarono sul suo cuore esso iniziò a palpitare sempre più velocemente, causandole delle ripercussioni sul suo fisico, il viso di Sharrie stava iniziano a riempirsi di sudore e inoltre ebbe una percezione della temperatura differente, stava letteralmente morendo di caldo... "Stai tranquilla" sussurrò Jabu avvertendo le sue palpitazioni. Appoggiò la guancia destra sulla testa della ragazza.

«Sappi che cercherò di esserci sempre quando avrai bisogno, infondo questo è il minimo rispetto a quello che facesti tu per me»
«E cosa avrei fatto sentiamo?»
«Mi salvasti la vita...»
«Però anche tu salvasti la mia, da quell'albero che ci stava per schiacciare, quindi siamo pari.»
«Ti sbagli Sharrie non saremo mai pari, perché nonostante il debito sia assolto, tu continui a prenderti cura di me, quindi ora tocca a me prendermi cura di te, starò al tuo fianco, anche quando non lo vorrai e soprattutto anche quando farai la gelosona, al posto di arrabbiarmi come fanno molte altre persone, io ti comprenderò é ti starò sempre vicino.»

Sharrie ringraziò Jabu per le sue splendide parole, era bello aver qualcuno su cui fare affidamento. Tuttavia gli ricordò il motivo per cui era stato ricoverato in ospedale. Jabu le riferì che non si era affatto dimenticato di quello scontro avvenuto con Sapphire, e che le avrebbe raccontato tutto quanto appena si fosse presentata l'occasione. Quello scontro avrebbe preferito dimenticarlo, il solo pensiero lo faceva innervosire ed iniziò ad irrigidire i denti e strinse il pugno, gesto guidato da un fremito di rabbia. Sapeva benissimo che non doveva farsi governare dai sentimenti, doveva rimanere lucido, infondo le indagini su questi presunti ninja sarebbero continuate anche senza di lui. Dunque invitò Sharrie ad entrare nella sua stanza e a sedersi sul letto ospedaliero, diedero un giochino ad Elia in modo da poterlo distrarre, così avrebbero potuto parlare del combattimento con più tranquillità, senza che Elia si impressionasse, e dopo aver preso un lungo sospiro Jabu iniziò a raccontarle tutto quanto a cominciare dalle tecniche usate dal suo avversario: Tornado Impetuoso e la Pioggia di Fuoco. Quelle tecniche non erano come quelle usate dai Saint, non sfruttavano il cosmo ma un altro tipo di energia, che agli occhi di Jabu era ancora sconosciuta. Sapphire era completamente avvolto da quell'energia, stando a ciò che il ninja gli aveva riferito veniva influenzata dal ciclo lunare, in particolar modo il Plenilunio, che aumentava le prestazioni fisiche e mentali. Grazie alla sua misteriosa forza, potenziata sotto l'influsso esercitato dalla Luna Piena era riuscito a tener testa ad un Gold Saint. Sharrie rimase molto sorpresa, secondo ciò che aveva sentito dire i Gold Saint erano dei guerrieri con un'estrema potenza, faticava a credere che un semplice essere umano era riuscito a tenere testa ad uno di loro. Jabu però non aveva ancora finito di raccontare, riferì all'amica che in qualche modo le loro armi erano connesse con la loro strana energia. Le spiegò che il Tornado Impetuoso generato da Sapphire si era formato attraverso l'ausilio di un'arma circolare ricoperta di lame. "Tipo uno Shuriken" lo interruppe Sharrie facendogli al tempo stesso un disegnino. "Si quello" disse Jabu osservando con accuratezza il disegno. Sharrie si sentì orgogliosa per il fatto di averci visto giusto al primo tentativo, era un'abile ascoltatrice, anche Jabu era molto sorpreso, l'intuito di Sharrie era veramente brillante e sperava fortemente che l'avrebbe aiutato con l'avanzare delle indagini, oltre a ciò che aveva visto o sentito, non sapeva più nulla ne di Sapphire ne del suo padrone e ne tanto meno dei loro alleati, brancolava nel buio... L'unica teoria che gli venne in mente era che a differenza dei Saint, quell'energia analoga non si poteva sbloccare come il cosmo, ma la si disponeva già dalla nascita in forma latente, e con dei particolari addestramenti la si poteva risvegliare e controllare al livello fisico e cognitivo, permettendo al ninja di acquisire nuovi poteri e abilità (Arte Shinobi e Barriera Shinobi).
Nel frattempo, al covo nemico, sembrava tutto più tragico: quella volta che Sparta era riuscito ad assorbire il Quasar Mistico di Shaka, non fu in grado di espellere tutta l'energia che gli causò un'instabilità ed essa desiderava uscire sfruttando il suo battito cardiaco.
Ad ogni pulsazione si generavano diverse onde d'urto, una più forte dell'altra e che distruggevano ogni cosa nel raggio di venti chilometri.
Tuttavia, l'ultima esplosione, incuriosì il Grande Tempio e il Gran Sacerdote raggruppò per un Chrysos Synagein tutti i Gold Saint ad eccezione di Aiolia, che non si sentiva piuttosto bene.

«Le esplosioni partono sempre da un unico punto e man mano diventano sempre più forti»
«É possibile che a generarle sia la stessa persona che ha ucciso Aldebaran e che ha affrontato Shaka?»

Tutti gli altri Gold Saint erano già stati informati sulla morte del loro compagno e sulla velocità adottata dal nemico, grazie ad un rapporto stipulato da Shaka qualche giorno fa.

«Quando l'ho affrontato, mi è sembrato che avesse una singolarità nel torace, evidentemente il mio colpo deve avergli causato un eccesso.»
«E allora che aspettiamo a farlo fuori?»
«Calma Death, instabilità o meno, rimane un guerriero molto potente e non ho alcuna intenzione di perdere nessuno di voi»
«Lo so signore, ma se non facciamo qualcosa non estirperemo mai il problema alla radice, quindi sono pronto a farlo io stesso!»
«D'accordo ma vedi di fare attenzione.»

Deathmask, il Gold Saint della costellazione del Cancro, era finalmente pronto ad entrare in azione e, con l'ordine del Gran Sacerdote, partì per Nuova Luxor dirigendosi verso il cuore delle esplosioni.
Non appena giunse sul posto, notò che vi erano macerie ovunque; l'onda d'urto aveva distrutto qualsiasi cosa e probabilmente aveva ucciso svariati innocenti.
Nel mentre pensava a come fargliela pagare, fu colpito da una potente scossa, ma per sua fortuna riuscì a reggersi in piedi ed avanzare contro le onde d'urto, ma incontrò un ostacolo: Sapphire il Ninja Cremisi di Scarlet Fire.
"E tu chi cazzo saresti?" domandò Deathmask al ragazzo che aveva davanti.
Il ninja sentendo le sue parole scoppiò a ridere. Le sue risate echeggiarono nell'aria con l'intento di intimidire il Gold Saint.
Deathmask in risposta disse: "Credevi sul serio che saresti riuscito a spaventarmi con questa tua risata lasciva?"
Il ninja d'un tratto smise di ridere e con uno sguardo collerico rispose a sua volta: "Come ti permetti arrogante presuntuoso?! Vedi di scendere dal Monte Olimpo, saccente dei miei stivali! Non permetterò a nessuno di comandare a casa mia!" Gli occhi del ninja si illuminarono di una luce blu e le macerie intorno a lui iniziarono a sollevarsi da terra, dirigendosi verso il cielo.

«Anche tu vedo che sai usare la telecinesi»
«Si, esatto e non hai ancora visto niente»

Sapphire osservò il cielo, facendo capire a Deathmask che qualcosa stava per accadere: "Tra non molto quel ragazzino in pigiama, mi serberà qualcosa di veramente pericoloso..." pensò il Gold Saint.
Nel frattempo, le macerie avevano raggiunto la stratosfera e non appena il potere telecinetico cessò, i detriti caddero sull'atmosfera terrestre prendendo fuoco.
Il Saint appena adocchiò il cielo intravide una miriade di puntini arancioni.
"Vai e colpisci TEMPESTA DI METEORE DI FUOCO" i proiettili di roccia infuocati raggiunsero la posizione di Deathmask, colpendolo in ogni punto e allo stesso tempo, per impedirgli di reagire, Sapphire lanciò lo shuriken verso il nemico. "TORNADO IMPETUOSO."
Il tornado iniziò a materializzarsi e investì Deathmask ma per sua sfortuna il Gold Saint riuscì a sopravvivere ritrovandosi più determinato di prima.

«Devo ammettere che tu sei molto più forte di quel cervello di bovino, significa che mi dovrò rimboccare le maniche»
«Cervello di bovino? Quindi sei tu che l'hai ucciso»
«Mi dispiace deluderti ma sei fuori strada; è stato il padrone a terminare la sua vita, ma se sei venuto per vendicarti combattendo contro di lui, sappi che non avverrà perché ti ucciderò qui e subito»
«Staremo a vedere»

Sapphire accennò ad un sorriso e questo fece preoccupare Deathmask, il ninja sembrava troppo sicuro di se, di fatti intravide nuovamente arrivare qualcosa dal cielo.
"Hahaha! Pensavi davvero che avrei utilizzato tutto il materiale? Vai TEMPESTA DI METEORE DI FUOCO!" Esclamò il ninja. Le meteore precipitarono in direzione di Deathmask, ma stavolta non rimase fermo a farsi colpire e, con l'ausilio dei suoi poteri, riuscì ad aprire un varco che collegava il mondo terreno con quello ultraterreno e da quel portale fuoriuscì uno spirito dall'aspetto umanoide con i capelli argentei e occhi color viola ametista dalla sclera nera mentre la sua pelle, da come potevano notare i due ragazzi, era di un meraviglioso grigio antracite.
Successivamente lo spirito passò in difesa di Deathmask facendo apparentemente sparire la Tempesta di Meteore di Fuoco.
Sapphire ne rimase al quanto sorpreso.
Poi da dietro lo spirito vi era una macchia viola, che si espandeva in tutta l'area; sia Deathmask che Sapphire furono trasportati all'interno di un nuovo regno: il Regno dell'Illusione dove ogni cosa poteva divenire realtà. Lo spirito pose il braccio verso il ragazzo ninja, sicuramente stava architettando qualcosa, di fatti riapparve la Tempesta di Meteore di Fuoco, ma stavolta andò a scontrarsi in direzione del ninja, ma lui riuscì a schivare tutte le meteore facendo dei salti all'indietro.
Non appena schivò l'ultimo e mise piede sul terreno, iniziò ad affannare a causa dei suoi movimenti, che gli sembrarono appesantiti.
Deathmask nel mentre, lo osservava notando qualcosa che non si era mai aspettato; evidentemente questo mondo gli dava la capacità di leggere nella mente dei suoi avversari, così da far creare allo spirito delle illusioni adeguate per ogni nemico.
Quindi sfruttò l'occasione per giocare con la mente del suo avversarioed aprì un'argomentazione alquanto delicata per il ninja.

«Allora Sapphire.. O forse dovrei chiamarti Hiroya oppure anche Jun»
«Come mi hai chiamato? Vedi di non chiamarmi mai più in quel modo brutto bastardo!»
«Ahahahahaha ho colto un tasto dolente a quanto sembra, ma lascia che ti ponga questa domanda; cosa sarebbe successo se non fossi riuscito a scappare?»

Dopo avergli posto quel delicato quesito, il Saint iniziò a ridere a crepapelle e dal centro del regno comparve una location, per la precisazione si trattava di una camera da letto buia e triste e Sapphire si ricordava bene di quella stanza visto che era il suo supplizio da quando era stato rapito e dove rimaneva sempre rinchiuso.
Nel mentre osservava la camera, vide una persona di circa diciotto anni, appoggiata sul letto e ammanettata alla testata.
Era proprio lui, Sapphire, che osserva se stesso con occhi spiritati, quasi sembrava soccombere ad una crisi di nervi.
Tuttavia fino a quando si trovava all'interno di questo mondo, non poteva fare nulla se non osservare insieme a quell'odioso di Deathmask e, osservando entrambi la situazione, notarono che Jun aveva lo sguardo privo di anima, come se stesse guardando il vuoto.
Deathmask vide la porta aprirsi ed entrò una coppia: un uomo dai capelli rossi scarlatto e dagli occhi verde giada e dietro di lui vi era sua moglie.
Di lei si potevano notare i suoi lunghissimi capelli blu persia e i suoi occhi brillanti color giallo paglierino.
Sapphire li riconobbe subito, erano: Fuyuko & Eisuke Sawada.
I due si avvicinarono sempre di più al letto di Jun. "No! Fer.." Sapphire tentava di parlare, ma dalla sua bocca non uscì nessuna parola e non poteva in alcun modo interferire con la visione; doveva soltanto rimanere a guardare, guardare se stesso subire delle atrocità.
Eisuke con un sorriso malizioso gli leccò il petto e gli fece un succhiotto, poi scese con la lingua all'ombelico mentre invece Fuyuko iniziava a massaggiargli il membro, che gli divenne duro iniziandolo a leccare.
Jun non reagì rimanendo impassibile; non aveva alcuna intenzione di difendersi e Deathmask glielo lesse negli occhi. Lo sguardo del ragazzo, che si mostrava all'interno dell'illusione, era privo di anima, dandogli l'impressione di una persona che si era arresa alle circostanze.
Jun per il Saint non era nient'altro che un povero guscio vuoto privo di vita.
Inseguito volse lo sguardo verso Sapphire, che stava osservando tutta questa atrocità con l'impossibilità di poter intervenire; chissà quanto poteva essere straziante vedere tutto questo?
Tra non molto anche lui sarebbe divenuto un corpo privo di anima.
I due guerrieri continuarono a guardare la scena, dove Eisuke infilò il suo membro all'interno della bocca del ragazzo, impedendogli di farlo respirare e, dagli occhi spenti del ragazzo, si intravidero delle lacrime scaturite dal soffocamento.
Anche Sapphire, che era obbligato ad osservare questa oscenità, desiderava lasciarsi andare alla disperazione, ma di certo non voleva farsi vedere in lacrime da uno come Deathmask.
"Vuoi piangere?" Domandò Deathmask a Sapphire, che si era voltato dall'altra parte per non poter guardare più quell'obbrobriosa scena. "ALLORA CHE ASPETTI A FARLO!" Esclamò Deathmask afferando il ninja per la gola, spingendogli il viso verso lo specchio dell'illusione costringendolo a guardare se stesso subire un tragico abuso... "GUARDA ATTENTAMENTE CIÒ CHE SAREBBE SUCCESSO, SE NON FOSSI RIUSCITO SCAPPARE! PERCHÉ QUESTA È LA TUA PUNIZIONE PER AVER FATTO DEL MALE AL MIO COMPAGNO BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA!" Disse nuovamente Deathmask. "É... é stato lui ad attaccarmi mentre mi addestravo, mi stavo soltanto difendendo."
Disse Sapphire con una voce piuttosto bloccata dalla disperazione e dalle lacrime che egli stava trattenendo.
Gli occhi sgranati di Sapphire erano costretti ad osservare quella scena, Jun continuava ad avere il membro all'interno della mandibola...
Osservandolo iniziava anche a lui a mancargli il respiro ed era ormai finita, il Gold Saint aveva avuto la meglio su di lui e chiuse gli occhi arrendendosi, ma proprio quando sembrava perduto, il mondo dell'illusione inizio a frantumarsi. "Che diavolo sta succedendo?" Domandò Deathmask visto che le illusioni stavano iniziando ad andare a scatti per poi sparire completamente.
Sia Deathmask chee Sapphire erano nelle esatte coordinate geografiche prima di aver messo piede nel mondo illusorio.
Sapphire nel frattempo, cadde tra le braccia di un uomo, che Deathmask non conosceva, ma si era comunque fatto un'idea di chi potesse essere.

«Sei tu Sparta? Il padrone di quel bamboccio?»
«Affermativo, ma tu dimmi che hai fatto a Sapphire? Lurido figlio di puttana! Devi marcire all'inferno! Bruciare nelle fiamme per l'eternità implorando pietà ogni singolo giorno della tua miserabile vita!»
«Con che coraggio vieni a parlare di inferno a me, colui che ha il potere di mandartici?!»

Sparta accennò ad un lieve sorriso malizioso ed era pronto a imporgli una sonora lezione.
Egli iniziò avvicinando le braccia tutto attorno ai due Saint stava iniziando a comprimersi e Deathmask guardò tutto ciò con stupore.
Era un potere veramente impressionate, superiore a qualsiasi persona che aveva affrontato in tutti questi anni.
Tuttavia, proprio perché lo riteneva superiore a qualsiasi genere, aveva il compito di fermarlo ancor prima che incominciasse, per cui colpì Sparta alle costole e quest ultimo indietreggiò di qualche metro e, a causa del colpo subito, le sue mani non erano più sincronizzate e il suo potere cessò.
"A quanto vedo sono riuscito ad individuare il tuo punto debole! Il tuo cosmo e le tue abilità sono senza dubbio impressionanti e superiori a me e ai miei compagni, ma nel tuo caso serve assoluta concentrazione e soprattutto immobilità, quindi quando contrai o espandi l'universo, devi stare perfettamente immobile rendendoti di conseguenza vulnerabile agli attacchi" spiegò Deathmask avventandosi verso Sparta, ma il Diamond teneva gli occhi puntati sull'avversario come un mirino e non appena Deathmask si avvicinò, lui schivò all'ultimo secondo e contrattaccò colpendolo alla schiena con un gancio destro.
Deathmask cadde a terra e tentò di sollevarsi, ma non appena ci provò, Sparta lo risbattè nuovamente sul terreno.
"Sei davvero incorreggibile... Parli parli, ma non dimostri nulla!" Disse Sparta colpendolo con dei calci sul viso.
Deathmask incassò i primi tre colpi, ma quando arrivò al quarto gli afferrò il piede e con l'altra mano lo colpì allo sterno allontanandolo e dandogli l'occasione giusta per potersi rialzare.
Era il momento di fare sul serio e Deathmask aprì un portale per il mondo ultraterreno, in modo da poter richiamare un altro abitante dell'aldilà.
Questa volta al suo richiamo apparve uno spirito dall'aspetto intimidatorio; i suoi occhi, color rosso splendente, richiamavano le fiamme dell'inferno, perfettamente intonati con la sua sclera nera, mentre i suoi capelli erano tinti di un bellissimo color blue egiziano, ed infine il colore della sua pelle tendeva ad un blu pervinca.
Era uno spirito totalmente diverso da quello dell'illusione, chissà quali erano i suoi poteri nascosti?
"Coraggio fai vedere a Sparta chi comanda" ordinò Deathmask e lo spirito, ubbidendo, si avventò verso il nemico, ma si ritrovò con una sorpresa; dei diamanti rossi si erano attaccati sia a lui che al suo evocatore.
"Hahahaha questa è la mia Crimson Disintegration, i diamanti eserciteranno una potente pressione da procurarti delle gravi emorragie di qualsiasi tipo, rottura dei muscoli e delle ossa, facendoti percepire una morte lenta e molto dolorosa, proprio come ho fatto con il tuo amico" disse Sparta e Deathmask, appena il nemico gli parlò di come aveva ucciso Aldebaran, andò su tutte le furie.
Però più si agitava più i diamanti comprimevano sia lui, che il suo spirito, ma tuttavia più l'essere soprannaturale veniva compresso, più il suo sguardo si faceva più cupo ed evidentemente aveva in mente qualcosa e non appena arrivò il momento, egli accennò ad un sorriso, facendo preoccupare Sparta e subito dopo compì un urlo potentissimo, che travolse Sparta e il suo seguace (Sapphire) verso una parete pericolante.
A contatto con lo schianto essa crollò sui due mentre Sparta fece da scudo umano in modo da poter attutire i danni al suo servitore visto che in fondo era un normale essere umano.
Però lo spirito non ebbe alcun intenzione di smettere di urlare anzi, ad ogni minuto che scorreva, l'urlo si faceva sempre più inteso visto che il suo obbiettivo era trovare la giusta risonanza per frantumare il diamante, così da poter distruggere gli altri che li comprimevano.
Una volta raggiunta la giusta potenza, i diamanti iniziarono a creparsi poco per volta e la pressione esercitata sui loro corpi, iniziò a diminuire fino ad essere paragonata come una semplice sabbia addosso e non appena furono liberi, Deathmask si incamminò verso Sparta che lo liberò dalle macerie, prendendolo per il collo.
"Hahahahahahaha ora che sono libero non avrò alcun intenzione di trattenermi. Adesso Noroi"
Noroi era il nome dello spirito, che era al suo fianco e significava maledizione, quello era il suo potere nascosto.
Noroi capì subito le intenzioni di Deathmask, ed iniziò ad intonare un cantico: "Che le anime dannate rimaste intrappolate nel mondo dei vivi, tingano il color della luna che riposa sopra alle nostre teste, di un color rosso sangue e che attraverso i suoi flussi delicati maledica il nemico del padrone; maledizione della Blood Moon"
Nel mentre diceva il cantico la luna, che era una gibbosa crescente stava iniziando a tingersi di rosso.
Appena raggiunse il completamento, Sparta venne colpito dalla maledizione la quale consisteva nel causargli una sorta di rigetto del cosmo appartenente ad altri Gold Saint e poco alla volta l'avrebbe assorbito, compreso quello di Deathmask. Ogni talvolta che ci avrebbe provato, il rigetto, gli avrebbe causato alla sua singolarità un gravissimo eccesso d'energia.
Subito dopo la luna tornò al suo normale colorito.
Deathmask era pronto a sferrargli il colpo di grazia utilizzando finalmente il suo Sekishiki Meikaiha.
Dal suo corpo fuoriuscirono dei raggi molto pericolosi di color blu e appena sfiorarono Sparta, si aprì un portale verso il mondo degli inferi, però Sparta precedette il suo avversario e lo mandò nello spazio.
Ed entrambi si trovarono a vagare in una zona a loro sconosciuta, senza aver la certezza di poter ritornare a casa.
Intanto Deathmask aveva perso i sensi e il suo corpo vagò tra le stelle addentrandosi all'interno di una nebulosa, la nebulosa Occhio di Gatto.
Non appena passarono due minuti il Saint iniziò a rinvenire.
"Vedo che sei vivo" disse una voce che sembrava comparsa all'interno della nebulosa e il Saint si mise subito in allerta guardandosi intorno.

«Ti dò il benvenuto nel mio regno e spero non ti dispiaccia se ho alterato la composizione molecolare della mia dimora per adattarla al tuo sistema respiratorio, dandoti la possibilità di respirare cosicchè io possa divertirmi facendoti diventare il mio giocattolo»
«Senti un po' io non sono il giocattolo di nessuno e se ti trovo ti spezzo in due!!»

D'un tratto i gas della nebulosa si diressero verso di lui, iniziando a soffocarlo. "Hahahahahah vedo che non hai capito con chi hai a che fare. Lascia che mi presenti: il mio nome é Nuberion, appartenente alla razza dei Nebula. In poche parole, tu sei dentro di me e finché ci rimarrai, a dettare le regole sarò io!" Disse Nuberion e disgregò i gas attorno a Deathmask. "Ed ora si dia inizio ai giochi".  Aggiunse il Nebula.
Le nubi si allontanarono dal Saint e formarono un cerchio, lasciando attorno a lui un enorme vuoto, il nulla più totale.
Successivamente il Nebula dal centro della nebulosa generò un impulso che bloccò il suo cosmo.
Deathmask avvertì una strana sensazione; si sentiva debole e a malapena riusciva a stare vigile. Inoltre, la flebile gravità dello spazio, non lo aiutava e se fosse svenuto, avrebbe vagabondato nelle frontiere più remote dell'universo, ma Nuberion non l'avrebbe permesso, tanto che aumentò la densità dell'anello, rendendolo impossibile da oltrepassare.
Poi arrivò finalmente il momento di iniziare il primo gioco e con altri materiali della sua nebulosa, formò il suo amico a quattro zampe, Eterion, una proiezione astrale di un ocelotto terrestre.
Appena formatosi, Eterion ruggì, e il suo ruggito si percepì lungo il confine dell'oggetto celeste e si avventò verso Deathmask graffiandogli il viso.
"Tu chiunque cosa sia, come hai osato sfigurarmi?! Ora te la faccio pagare!" disse il Gold Saint, tuttavia doveva affrontare quella creatura a mani nude.
Nel momento in cui si avvicinò, Eterion lo allontanò con un ruggito.

«Se farai così non riuscirai mai a battere Eterion»
«Sta zitto! Vedrai che riuscirò a battere quel gattaccio»
«Staremo a vedere»

Eterion si lanciò a capofitto verso il Saint per dargli un colpo di coda, ma stavolta Deathmask riuscì a schivare, però il felino durante la caduta riuscì a toccare il terreno su due zampe.
"Eterion riesce a muoversi nello spazio in una maniera impressionante e finché sarà nel suo territorio, sarà sempre in vantaggio, oltretutto non posso far affidamento sul mio cosmo... che disgrazia" pensò Deathmask e nel mentre Eterion corse verso di lui a gran velocità, cercando di colpirlo alle spalle con un altro colpo di coda, il Saint si voltò al momento giusto e riuscì a bloccare l'attacco.
Eterion però non si arrese e ci riprovò avventandosi nuovamente verso il nemico. Deathmask da come aveva potuto notare il felino, cercava sempre di colpirlo di schiena, come mai? Si domandò il Saint, però nell'istante in cui il felino si avvicinò, capì la situazione e annuì con un sorriso, il classico sorrisetto da cattivo ragazzo e si tolse il mantello. "Coraggio Eterion giochiamo" disse lanciandogli il mantello a quel punto Eterion lo afferrò ed iniziò a farsi le unghie.

«Eterion...»
«A quanto vedo quella palla di pelo ha un debole per i tessuti, come del resto tutti i gatti»
«Ma bravo vedo che hai terminato in fretta il primo gioco, ma riuscirai a terminare anche il secondo?»

D'un tratto Deathmask sembrava vedersi allo specchio, davanti ai suoi occhi era apparsa una perfetta rappresentazione di sè stesso.
Quasi non voleva crederci, eppure era lì, ma c'era qualcosa di diverso. "Allora sono o non sono un essere perfetto, mie care bambole?" disse la rappresentazione e attorno ad essa vi erano un sacco di donne e in seguito tirò i capelli ad una di esse, facendola soffrire silenziosamente. "La risposta é naturalmente ovvia, sono un essere tanto eccezionale, così tanto da possedere un harem tutto mio e posso farci ciò che voglio, le mie bambole non avranno obiezioni"
Il vero Deathmask a sentire da sè stesso pronunciare quelle parole, si infuriò. "Io non sono così" ribadì il Saint mentre Nuberion invece se la spassava; in tutta la sua nebulosa si percepirono le sue risate.
Intanto anche la sua rappresentazione se la rideva.

«Hahahahhaa non posso crederci che tu sia me, un essere così inutile e imperfetto!»
«Cosa? Come osi parlarmi in questo modo? Sei solo una brutta copia!»
«Direi che sono la versione migliore di te... Senti, avrei una proposta»
«Quale?»
«Battiamoci, se vinci tu avanzerai di livello e andrai poco più avanti verso il centro dove incontrerai Nuberion. Ti accompagnerà una delle mie bamboline ok? Ma se vincerò io le parti si invertiranno e tu sarai la copia ed io l'originale»
«Ok, va bene ci sto!»

I due prima di combattere si misero in posizione, lanciandosi dei tenaci sguardi. "Si presume un combattimento interessante" disse Nuberion.
A cominciare la battaglia fu l'originale che tirò un gancio destro alla sua copia, ma la rappresentazione schivò. "Tsk, sei lento, la tua lentezza concreta la tua imperfezione" disse la copia per poi rispondere con un gancio sinistro colpendolo in pieno.
Lui si rialzò strofinandosi il mento e si avventò sulla sua copia, tuttavia la rappresentazione riuscì nuovamente a schivarlo.
"Io prevedo tutte le tue mosse, io sono te, ma un te migliore" attorno alla copia si formò un'aura, Nuberion gli aveva concesso di usare il cosmo a discapito dell'originale che non poteva. E proprio grazie al cosmo, aumentò le sue prestazioni fisiche e colpì l'originale con un montante, ma Deathmask incassò il colpo e spinse via la sua copia; la sua emanazione indietreggiò di qualche passo.
"Alla fine non sei così perfetto, come sostieni di essere, coraggio mandami negli inferi tu che puoi" disse Deathmask istigando la sua copia a dare il meglio di sé; tuttavia non cedette alle sue provocazioni ma, al contrario, l'emanazione era perfettamente calma, qualcosa non quadrava e doveva scoprirlo subito.
La copia si ricompose ed accennò ad un sorriso malizioso e si avventò verso l'originale, Deathmask contrattaccò, entrambi i pugni avevano una forza equivalente e per prevalere serviva una forza di spinta maggiore. Entrambi spinsero con tutta la loro potenza, ma nessuno dei due pugni prevaleva sull'altro e così la copia fece appello al suo cosmo così da poter  aumentare la forza del suo pugno e prevalere sull'originale.
Deathmask, a causa del colpo, subito fu scaraventato sull'anello di nebulosa.
"Dicevi? Io sono perfetto in tutti i sensi" disse l'emanazione, per poi iniziare a ridere dove alla risata si unì anche Nuberion.
"Che fastidio queste voci stridule... Mi viene il voltastomaco soltanto a sentirvi" disse Deathmask nel mentre cercava di alzarsi ma all'improvviso la sua copia si materializzò davanti a lui, afferrandolo dal collo, impedendogli di muoversi.
"Ho vinto ed ora l'originale sarò io" ma Deathmask non poteva permettergli di vincere, doveva a tutti i costi andare al centro della nebulosa per poter tornare a casa e non appena gli fu possibile, gli tirò un calcio nello stomaco, in modo da potersi liberare dalla presa e la copia indietreggio con un'aria leggermente stordita.

«Perché vuoi essere me? Io agli occhi di tutti non sono perfetto, perché vorresti rendere la tua vita perfetta ad una vita imperfetta? Perché vorresti abbassarti a tanto? Oppure ti manca qualcosa?»
«Cosa potrebbe mancarmi secondo te? Ho la vita eterna, ho un harem, cosa potrebbe mai mancarmi?»
«Semplice le mie tecniche, nonostante Nuberion ti ha permesso di usare il cosmo, non mi hai spedito negli inferi, perché non puoi farlo dico bene?»
«Vedo che sei perspicace»
«Sei soltanto una copia imperfetta»

La copia al solo sentirsi dare dell'imperfetto si imbestialì. "Come ti permetti di parlarmi in questo modo pezzente!"
Nuberion nel frattempo riprese a ridere, la situazione che si era appena creata stava iniziando a divertirlo.
Invece la copia di Deathmask era completamente in balia della collera e colpì il Saint con un pugno; l'originale incassò il colpo e lo spinse via. Subito dopo averlo allontanato di qualche centimetro rispose con un gancio dentro, ponendo poi fine alla sfida a specchio.
"D'accordo hai vinto, Anais ti farà da guida, accompagnandoti nei vari livelli della nebulosa, man mano che supererai le prove"
Sia l'emanazione di Deathmask che il suo harem sparirono ricomponendosi con la nebulosa.
L'unica rimasta era Anais, che come pattuito doveva accompagnare il solo e unico Gold Saint di Cancer verso il centro.
L'anello si aprì ed iniziarono ad addentrarsi verso il centro della nebulosa Occhio di Gatto.
Durante il tragitto Anais si fermò.

«Perché ti sei fermata?»
«Abbiamo raggiunto il primo livello»

Deathmask stava guardando con circospezione ma sembrava tutto tranquillo. Attorno alla zona non c'era nulla, non vi era Eterion a fare da guardia o altri esseri come lui.
Eppure questo luogo sembrava nascondere qualcosa di sinistro.
Nuberion nel frattempo stava osservando tutto quanto e non vedeva l'ora di incominciare un altro dei suoi giochi.
Inaspettatamente una folata di Gas planetari andarono verso il Saint, che d'istinto si coprì gli occhi con il braccio e subito dopo che la tempesta si era diradata, Deathmask scoprì gli occhi e vide un immenso cielo azzurro circondato dai cinguettii degli uccellini. "Sono tornato a casa" disse con enorme stupore e senza ulteriori indugi avanzò dritto davanti a sé.
Poco più avanti riuscì ad intravedere il Grande Tempio, ma ai suoi occhi gli sembrava leggermente diverso. Qualcosa era cambiato. Decise di andare a controllare cominciando dalla quarta casa, il tempio che, come i suoi predecessori sotto la guida della costellazione del cancro, era stato incaricato di sorvegliare.
Quando finalmente la raggiunse notò che le mura erano crollate. Sul suo viso vi si poteva vedere un'aria sconvolta: i suoi occhi sembravano privi di anima e la sua bocca era talmente spaccata che, pur cercando di dire qualcosa, da essa non uscì alcun tipo di suono. Un rumore proveniente dal suolo attirò la sua attenzione e dalle macerie uscì un Silver Saint; tuttavia, non riuscì a riconoscerlo a causa dell'armatura fin troppo danneggiata e delle ferite che gli sfiguravano il volto.
Il Silver, dopo essersi finalmente liberato dalle macerie, lanciò uno sguardo fulmineo verso Deathmask ed annuì con un sorriso piuttosto macabro, quasi da ricordargli uno zombie. "Vedo che finalmente è tornato, lo vede tutto questo? È successo per colpa sua, lei è stato irresponsabile. Non avrebbe dovuto lasciare incustodita la quarta casa, che i suoi stessi avi sono morti pur di proteggerla. Lei non merita il Gold Cloth che porta" disse il Silver, il quale si mise a ridere. Una risata che stranamente raggelò il sangue del Gold Saint: il suono era talmente raggelante che sembrava averlo pietrificato.
Ma accade qualcosa in lui, una luce sulla sua mente oscura gli diede la forza di controbattere: "Non so chi o cosa abbia causato tutto questo, ma ti prometto sul mio nome che lo scoprirò. Se questo disastro è opera umana, lo punirò per aver distrutto ciò che mi era più caro".
Le parole nobili del Gold Saint fecero divertire il Silver, che cominciò a farsi beffe delle sue parole, ridendo a crepapelle. "Ma stia un po'zitto! Vorreste sul serio farmi credere che punirà l'artefice? Mi dica, grande Deathmask, lei dove si trovava quando la quarta casa è stata attaccata? Io e miei compagni siamo caduti per fare ciò che lei avrebbe dovuto fare. Le sue nobili parole non valgono nulla." Rispose il Saint ferito il quale, non appena finì di parlare, ricominciò a ridere. La risata, all'udito di Gold Saint, non sembrava affatto umana: era come se stesse parlando con una sottospecie di Zombie. Mentre cercava di rifletterci su, il Silver si avventò verso di lui, ma Deathmask riuscì ad affermarlo dal braccio e a scaraventarlo verso le macerie con un pugno nello stomaco.
Tuttavia, notò che non aveva ancora piena padronanza delle sue tecniche, indice che il suo cosmo non gli era ancora tornato, o almeno non completamente. Pur di fargli credere che fosse ritornato a casa, Nuberion gli permise di utilizzare solamente il 15% del suo cosmo, e glielo avrebbe aumentato ma mano che si addentrava verso il Grande Tempio.
Nel frattempo, Deathmask si avvicinò verso il Silver in modo da capire se costituisse ancora una minaccia. Dopo essersi assicurato che non potesse più nuocere a nessuno, si diresse verso la quinta casa: il Tempio di Leo custodito dal grande Aiolia, il Gold Saint di Leo. Il tragitto durò per qualche minuto, e appena arrivò a destinazione, adocchiò Aiolia all'ingresso, come se lo stesse aspettando.
Dopo aver sospirato si avvicinò al suo parigrado e chiamò Aiola per nome. Il Gold, nel momento in cui si sentì chiamare voltò lo sguardo sul collega e gli disse "Bentornato".
Deathmask era sollevato. In un certo senso era più o meno contento di rivedere un suo parigrado, ma Aiolia non fu dello stesso parere: dopo avergli lanciato uno sguardo fulmineo, il Saint di Leo rientrò all'interno del tempio.
Il Saint di Cancer decise di seguirlo. Il suo viaggio non era ancora terminato, e non sarebbe stato di certo l'incontro con Aiolia a fargli cambiare idea. Doveva a tutti i costi raggiungere la sala del Gran Sacerdote. "Vedo che anche qui c'è parecchio disordine, ma che è successo?" domandò al compagno che a quel punto smise di camminare. "Davvero osi pormi questa domanda? Tu non meriti di sapere ciò che è successo visto che ci hai abbandonato" costatò Aiolia, squadrandolo con severità. "Ma che diavolo stai dicendo? Io non ho abbandonato nessuno! Se ti riferisci alla lotta contro Sparta quel coglione me l'ha fatta. Mi ha spedito nello spaz- un momento...". Il Saint ebbe un'illuminazione ed iniziò a riflettere "La percezione del tempo sulla Terra è diversa da quella dello spazio. Io sono stato via per un'ora o due... è possibile che per i miei compagni siano invece passati anni?"
E da come si comportavano sembrava proprio di sì! il suo vagabondare nello spazio rinchiuso all'interno di una dimora completamente intrinseca e sconosciuta, la NGC 6543 (o C6, conosciuta per i meno esperti come "Nebulosa Occhio di Gatto"), non era adatta alle visite dei forestieri e lui ne aveva pagato a sue spese. Tutto il suo tormento, all'interno essa, fu considerato ai loro occhi un abbandono, ma perché? Come mai non si erano preoccupati per lui? Del resto, per loro era considerato un compagno e invece non solo lo vedevano come uno che abbandona gli alleati, ma sembrava che lo stessero incolpando di ciò che era successo (o ciò che stava per succedere) ... Mentre rifletteva su quanto accaduto, qualcosa attirò la sua attenzione: dal pavimento sbucò un altro Saint dal volto sfigurato. Dai suoi movimenti imperfetti si deduceva che fosse in bilico tra la vita e la morte, ma quel Saint non desiderava morire da solo: voleva portare nel braccio della morte qualcun'altro, e qualcun altro era Aiolia. Il Saint Zombie lo stava per attaccare, ma Aiolia seppe difendersi meravigliosamente: l'interno della casa si riempì di raggi dorati, che sembrarono partire da un suo pugno completamente immobile. I raggi viaggiarono verso il nemico e lo colpirono di schiena, trafiggendogli la colonna vertebrale e il cuore, uccidendolo. "Così hai finalmente smesso di soffrire" disse Aiolia per poi riprendere il cammino. Il Saint di Leo sembrava essere piuttosto cambiato... "Ma che hai fatto?" domandò Deathmask a bocca aperta. In quell'istante gli sembrava di aver visto sé stesso. "L'ho ucciso, altrimenti sarei andato nel braccio della morte con lui..." rispose mentre si dirigeva verso l'uscita.
Durante il tragitto, Deathmask sembrava essere piuttosto silenzioso. C'era qualcosa che non andava: Cosa era successo ad Aiolia? Non avrebbe mai ucciso nessuno (PS: questa parte è ambientata ancor prima che Aiolia subì il lavaggio del cervello, quindi il motivo per cui ha ucciso a sangue freddo il suo avversario è un altro). Per di più la questione dei non-morti lo preoccupava, ma una cosa era certa: voleva a tutti i costi far luce sulla faccenda.
Mentre pensava a tutto ciò, colpì di schiena il suo compagno. "Potresti far più attenzione a dove metti i piedi?" disse Aiolia che avanzò verso l'esterno della quinta casa. All'orizzonte i due Saint notarono una coltre di nubi cosmiche dirigersi verso di loro. "Ci risiamo. L'amichetta di Shaka ha ripreso le sue sembianze da nebulosa" disse il Saint di Leo, neanche tanto sorpreso della cosa. Ormai era l'ordine del giorno. Evidentemente il ciondolo che le aveva donato Shaka non era abbastanza. "Un momento ... Nebulosa? Quindi è un Nebula?" rispose Deathmask sorpreso.

«Nebula? Ma di che stai parlando?»
«Quando mi sono ritrovato nello spazio ho fatto la conoscenza di un suo simile. Diceva di chiamarsi Nuberion, e differenza dell'amica di Shaka, sembrava abbia più controllo sui suoi poteri.»

Il Saint di Leo, dopo aver ascoltato attentamente le sue parole, gli sembrava difficile credere che esistessero degli alieni. Difatti credeva che Nubirya, seppur avesse un nome particolare, fosse una semplice terrestre con addosso una maledizione, che le donava poteri legati al cosmo. Anche i Saint erano legati alle stelle, ma credere sul serio all'esistenza di esseri alieni che a giudicare dai loro poteri prendendo esempio quello di Nubirya avevano maggior affinità con il cosmo, ciò poteva renderli più forti di loro.
Nuberion intanto osservò costantemente Deathmask e notò che stava avanzando verso la coltre di nube. Accompagnato dal Saint di Leo, il Saint di Cancer credeva che alla sesta casa potesse avere la risposta a tutto ciò che stava succedendo, a cominciare dai Saint che gli sembrarono zombie.
Una volta tuffatosi all'interno della foschia, la loro vista iniziò ad inibirsi: le nubi, miste tra un roseo e violaceo con delle leggere sfumature blu, erano troppo fitte ma anche molto calde, tant'è che i due si sentivano bruciare, malgrado fossero riparati dalle loro armature dorate.
"D-D-Dobbiamo raggiungere la sesta casa e fermarla. Sono sicuro che è lei la causa di tutto!" disse Deathmask.
"Ma va! Cosa te lo fa pensare?" chiese sarcastico Aiolia.
"La risposta è proprio il calore emanato dalle sue nubi. Gli altri Saint erano sfigurati perché la loro pelle era carbonizzata, li ha bruciati vivi. Ma con noi due vedrai che non ci riuscirà" rispose Deathmask, che si coprì gli occhi con le mani e avanzò verso la sesta casa, facendo a meno della vista. Sarebbe stato il suo intuito a guidarlo. Aiolia decise di farlo lo stesso, avendo promesso di tenerlo d'occhio.
Durante l'avanzata, il vento cosmico era così forte che tentava di spingerli via, ma i due Saint, non volendo demordere, irrigidirono le gambe e aumentarono la presa sul terreno, impedendo di essere scaraventati via dalle folate. Dopo aver camminato per un paio di minuti contro corrente, raggiunsero finalmente la sesta casa, quella dedicata al segno della Vergine. Il suo attuale custode, Shaka, sembrava non essere in casa, essendo che il gran sacerdote l'aveva mandato a svolgere un importante incarico segreto.
I due Saint, anche se non potevano vedere, potevano percepire che il tempio era completamente inondato dalle nubi cosmiche. Anche mura che la componevano erano crollate, a causa di un elevata pressione esercitata su di esse, mentre la parte centrale della pavimentazione era completamente fusa, formando una cavità.
Deathmask, dopo un po', non riuscì più a tenere gli occhi chiusi. Egli iniziò ad aprirli lentamente, adocchiando la figura distorta di un dragonoide. "Un drago?" Domandò con perplessità e timore...
"Un drago? Sei serio?" disse Aiolia con scetticismo. Il saint del Leo teneva ancora gli occhi chiusi, quindi ciò che aveva davanti era il buio più totale. Mentre discuteva con il compagno, fu colpito da un raggio cosmico che lo scaraventò verso la parente, distruggendola. "AIOLIA!" urlò Deathmask con il disperato tentativo di avvicinarsi, in modo da poterlo salvare, ma la sua avversaria glielo impedì lanciando contro di lui molteplici raggi cosmici.
Nel frattempo, Aiolia giaceva sul gelido pavimento privo di sensi. Le uniche cose a fargli compagnia furono i detriti della parete contro la quale si era schiantato. Tuttavia, malgrado la situazione drastica che si era appena formata, sapeva che la sua ora non fosse ancora giunta, e con l'aiuto del suo cosmo riuscì a rinvenire, seppur non riuscì a rialzarsi del tutto, non potendo aprire gli occhi. Non volendo demordere, Aiolia iniziò a toccare qualsiasi cosa su cui fare presa, in modo da potersi rialzare. Dopo un po', finalmente toccò qualcosa che sentì come una grande stretta, facendogli pensare che si trattasse di una mano. "Deathmask, sei tu?" domandò senza però ottenere nessuna risposta da quest'ultimo, essendo impegnato a combattere contro il Nebula.
Non trattandosi di Deathmask, Aiolia decise di cogliere il rischio di volerla esaminare. Affidandosi completamente al tatto, la prima cosa che riuscì a percepire era un immenso calore quasi disumano: infatti stava inconsapevolmente toccando un'entità proveniente dallo spazio Nebula, ma nonostante il tepore emanato fosse fuori dalla portata dei terrestri, la sua armatura riuscì in buona parte a proteggerlo da gravi ustioni. Successivamente, malgrado fosse diffidente, riuscì a sfruttare la situazione a suo vantaggio: iniziò ad esercitare una certa presa sulla mano dell'entità e, pian piano, si rialzò. Una volta in piedi, l'entità annuì accennando un lieve sorriso e sparì, generando uno sciame di stelle attorno al giovane cavaliere.
"Ringrazio infinitamente l'entità che mi ha aiutato ad alzarmi, ora sono pronto a combattere" disse Aiolia con fierezza, proprio come ogni altro cavaliere considerato degno di essere legato alla sua costellazione, che d'un tratto iniziò a caricare il suo colpo migliore: il Lightning Plasma. Il Saint del Leo era infatti convito che gli avrebbe potuto creare un percorso sicuro all'interno della struttura.
Dopo aver caricato il colpo, Aiola sparò alla cieca. Il Lightning Plasma si fece strada tra le nubi, oltrepassandole e formando un percorso a zig-zag. "Perfetto, la mia idea ha funzionato" disse Aiolia mentre il perimetro davanti a lui si faceva meno intrinseco. Le dense nubi si stavano diradando, permettendo al cavaliere di affidarsi nuovamente alla vista, anche se parzialmente: avendoli tenuti chiusi per troppo tempo, i suoi occhi avrebbero subito una leggera alterazione, e le immagini che avrebbe visto d'ora in avanti sarebbero potute sembrare sdoppiate. o peggio, curvate. Tuttavia, ciò poteva durante al massimo trenta secondi, cosa che non demoralizzò il Saint di Leo, poiché secondo alcuni calcoli (che fece sul momento) il suo tragitto si sarebbe dimostrato ben più lungo, andando oltre i trenta secondi. Ciò significava che la vista gli sarebbe tornata completamente neanche metà a percorso, permettendogli poi di combattere con le sue migliori prestazioni. Aiola avanzò quindi verso il percorso.
Nel frattempo, Deathmask osservò con attenzione il Lightning Plasma del compagno, che si era fatto strada al centro della sesta casa, colpendo Nubirya come un quasar. D'un tratto entrambi i cavalieri udirono delle urla di dolore provenire dal centro della nebulosa, che si espansero in tutto il perimetro. Le nubi iniziarono a ritirarsi, aggregandosi alla nebulosa N49.
Successivamente arrivò di corsa il nobile Aiolia, che era pronto a combattere. Deathmask era contento che il suo compagno fosse ancora vivo, nonostante non si fosse affatto dimenticato che il suo atteggiamento era completamente diverso dal solito. Primo o poi, sicuramente, avrebbe ottenuto una spiegazione.

«Allora sei pronto a combattere?»
«Sì.»

A cominciare lo scontro fu Aiolia utilizzando il Lightning Bolt. Il fascio di luce generatosi dal potente pugno colpì a pieno il nemico, ma trattandosi di un corpo incorporeo il raggio generò un altro effetto quasar. Ciò nonostante, riuscì comunque a perforare il nucleo, provocando a Nubirya che giaceva al suo interno un immenso dolore che i due cavalieri sfruttarono a loro vantaggio. A colpire stavolta fu Deathmask che però non riuscì ad usufruire delle sue tecniche, siccome il suo cosmo non si era rigenerato completamente. Di conseguenza si limitò solo a scagliare dei pugni alla velocità della luce, i quali però risultavano completamente inutili: ogni pugno che scagliava veniva oltrepassato.
Mentre si stancava lanciando dei pugni a vuoto, dalla bocca del drago iniziò a formarsi un fascio cosmico che lo colpì in pieno, facendo indietreggiare non solo se stesso, ma anche il Saint che, non riuscendo a mantenere l'equilibrio, cadde a terra.
Aiolia, nel frattempo, si avvicinò per poterlo soccorre. "Sembrerebbe che gli attacchi a distanza siano l'unica soluzione contro di lei" gli riferì il Saint di Leo.
"Già, merda! Se il mio cosmo si fosse rigenerato a quest'ora l'avrei mandata negli inferi!" disse Deathmask completamente furioso. La sua ira era talmente evidentemente che persino Nuberion la recepì e decise di dare al Saint di Cancer una leggera spinta: il cosmo di Deathmask stava ritornando a scorrergli nelle vene e attorno al suo corpo iniziava a formarsi un'aura potentissima. La domanda però era: basterà a sconfiggere Nubirya?
Sentendosi l'energia scorrere (quasi paragonabile alla forza di un buco nero), Deathmask sì preparò a colpire con il suo Sekishiki Meikai. Colpendo la nebulosa, le nubi iniziarono a diradarsi di circa un quarto, ma Nubirya lo contrastò con il Fascio Cosmico Nebula, colpendolo sul torace e facendo svanire i raggi.
Deathmask tentò di alzarsi. "Come è possibile che il mio colpo non l'ha spedita negli inferi?" disse con voce fioca. Il colpo gli aveva sicuramente fratturato delle costole, se non peggio. "Semplice..." rispose un'entità la cui voce si era propagata in tutto il perimetro. "Nuberion" rispose interrompendolo, ma in quel momento stesso avvertì un dolore lancinante alle costole e si chinò, perdendo ogni briciolo d'energia. "Come ti stavo dicendo, è semplice: noi Nebula non apparteniamo al vostro mondo. Ciò significa ciò che non crediamo alla vostra aldilà. Non potrai mai spedire un Nebula nell'Ade, o come lo chiamate voi terrestri" spiegò l'entità, cercando di utilizzare dei concetti semplici per farsi comprendere. "Ora ti devo salutare. Il contatto sta per giungere al termine" aggiunse terminando il contatto telepatico.
Lo sguardo di Aiolia penetrò il suo e gli tese la mano, e Deathmask ne fu piuttosto sorpreso. Stranamente, anche solo per un attimo, gli sembrava di vedere il vero Aiolia, colui che donava la sua stessa vita verso i compagni. Avrà quindi finalmente imparato che comportarsi da burbero avrebbe solamente portato nella gola dell'indegno? Una lezione che Deathmask stava ancora imparando a sue spese.
Intanto il Saint del Leo accennò ad un lieve sorriso e disse a Deathmask: "Alzati. Non è da te arrenderti". Il Saint di Cancer, non avendo alcuna intenzione di arrendersi, non se lo fece ripetere due volte e, con folgore, gli afferrò la mano e si rialzò.

«Il tuo colpo non avrà dato gli effetti che speravi, ma almeno a diradato una parte della nebulosa. Ora ci penserò io!»
«D'accordo»

"Vai e colpisci, Lightning Bolt!" il colpo si diresse verso l'avversaria, ma venne contrastato con un Fascio Cosmico Nebula. La forza di entrambi si equivalse, portandoli all'annullamento e generando una forte esplosione che distrusse l'intera casa di Virgo.
A causa della deflagrazione, sì formò un'eccessiva quantità di polveri e detriti che inondarono i due Saint, i quali improvvisamente iniziarono a tossire. "Cof cof cof è questo il tuo piano? Espandere la nebulosa per l'intera Grecia cof cof?" disse Deathmask. "Non preoccuparti, cof cof" rispose Aiolia. Il saint del Leo iniziò a correre dritto davanti a sé e urlò "In none della costellazione di Leo e della dea Athena, io ti infliggerò il colpo di grazia! LIGHTNING PLASMA!". Dalle nubi di polvere e detriti fuoriuscirono molteplici raggi di luce, diradandole completamente. Essendo fuoriusciti in uno spazio aperto, i raggi coinvolsero l'intera area, divenendo più forti e colpendo il nucleo della nebulosa. Ciò riportò Nubirya al suo aspetto umanoide che, priva di conoscenza. precipitò verso il suolo, ma venne presa in braccio dal cavaliere del leone.

«Portiamola dal Gran Sacerdote. Lui saprà come migliorare la sua instabilità.»
«D'accordo»

I due Saint, dopo essersi messi d'accordo sì incamminarono verso la settima casa, quella di Libra.
Giunti alla settima casa, i due continuarono tranquillamente verso l'ottava, dove vi era Milo ad attenderli. Durante il tragitto, Deathmask si ricordò di una faccenda.

«Senti Aiolia...»
«Dimmi.»
«Prima che ti incontrassi davanti alla tua casa, avevi visto una ragazza per caso? Capelli azzurri con punti luce simili a quelli delle stelle, occhi gialli e vestiti che rimandavano anche loro alle stelle.»
«No, non l'ho vista.»

A questo punto il Saint di Cancer voleva tornare indietro nel tentativo di cercare Anais, a causa dei molteplici attacchi. Cercò di nascondere la sua preoccupazione, ma ora che aveva un attimo di tregua il suo turbamento venne a galla, assieme all'infrenato desiderio di volerla cercare. Aiolia, tuttavia, gli ricordò che la loro priorità era quella di recarsi dal sacerdote e gli promise che avrebbero cercato la sua "amica" dopo. Le parole del Saint di Leo convinsero il Deathmask, che sì incamminò verso l'ottava casa. "Ti verrò a cercare dopo, Anais. Se sei ancora vicino a me... se non sei rimasta nello spazio con lui..." pensò il Saint Cancer. Aiolia accennò ad un lieve sorriso come se nascondesse qualcosa, e avanzò anche lui assieme al compagno.
Giunti alle porte del tempio ci fu Milo di Scorpio, intento ad ammirare il panorama. Ma qualcosa nell'immenso cielo lo turbava. "Qualcosa non va, Milo? Ti vedo preoccupato." disse Aiolia avvicinandosi a lui. Il Saint Scorpio lo sentì e voltò lo sguardo verso i 2 cavalieri. "Ho la sensazione che il firmamento voglia dirci qualcosa..." ripose il Saint di Scorpio. "Non so cosa avrà da dirci il cielo, ma lo scopriremo strada facendo. Ora siamo diretti dal Gran Sacerdote." disse Deathmask che, seguito da Aiolia, avanzò verso l'uscita per dirigersi verso la nona casa. "Aspettate, vengo con voi." disse Milo raggiungendo gli altri due Saint.
Stranamente il tragitto si prospettava tranquillo. Troppo tranquillo. Era davvero possibile che, una volta sconfitta Nubirya, era tutto tornato alla normalità? Oppure, dietro la calma si nascondeva, un enorme tempesta? Era ciò quello che il cielo voleva dire ai tre cavalieri? Avvertirli di un enorme pericolo, che si nascondeva nel silenzio? Nuberion, per motivi di noia, iniziò a movimentare l'ambiente: la casa dello scorpione iniziò a ricoprirsi di nubi planetarie. "Cosa? Di nuovo?!?" disse Deathmask sorpreso. Le nubi circondarono i tre e sembravano divorare ogni cosa. "Cercherò di disperderle con il mio Lightning Plasma!" disse Aiolia. Il Saint Leo sparò il colpo, ma non appena i raggi laser toccarono le nubi ne furono completamente divorati; la nebbia era così densa da addirittura divorarne la luce. "Ma come?! Prima i miei colpi funzionavano!" disse con molta preoccupazione.
La coltre di nebbia continuava ad avanzare sempre di più e Milo, osservando la situazione, iniziò a sentire una strana sensazione che percorreva tutto il suo corpo: era l'impotenza. Le tecniche di Milo Cuspide Scarlatta e Ago della Cuspide, Antares erano totalmente inutili in questa situazione: non vi erano corpi da pungere e non potevano essere usate contro esseri incorporei come i Nebula. "Hahahhahahahahaha!" rise Nuberion mentre osservava accuratamente la scena. Le nubi, a pochi passi dai cavalieri, iniziarono a divorare i loro piedi. I tre iniziarono ad urlarle in preda al dolore: quei gas erano troppo caldi da sopportare e, continuando ad avanzare sempre più in alto, raggiunsero le loro teste, divorandoli completamente. Nonostante tutto i Saint erano ancora vivi: i tre stavano vagabondando nell'enorme nube interstellare, privi di sensi, fino a quando Deathmask si risvegliò al sicuro, tra le mura della nona casa. Una volta alzatosi, tentò di chiamare i suoi compagni. "Aiola! Milo! Dove siete?!?" ma nessuno dei due rispose all'appello; il Saint Cancer completamente solo. "Al diavolo! Andrò dal Gran Sacerdote senza di loro." disse Deathmask.
Non appena cercò di solcare l'esterno della nona casa, qualcosa lo fermò. Le sue gambe e braccia iniziarono a tremare, ma l'istinto tentava di fargli capire anche con banali gesti di non abbandonare i suoi compagni. Fu in quel momento che gli vennero in mente le parole dette da Milo: "Ho la sensazione che il firmamento voglia dirci qualcosa." Era l'empatia ciò che voleva comunicargli il cielo? Oppure si trattava di qualcos'altro? Era ciò che voleva scoprire Deathmask, il quale era disposto anche a proseguire, con la (minima) speranza di ritrovare Aiolia e Milo: dopotutto non vi era alcuna certezza che quella grande nube li avesse rispediti indietro.
Deathmask avanzò verso l'uscita della nona casa e si diresse verso la decima, quella di Capricorn. Non appena ne raggiunse l'esterno, egli avanzò dritto rimanendo in allerta, nell'eventualità che accadesse qualcosa di strano. Il cammino andò a rilento rispetto ai precedenti percorsi: a ogni passo che faceva si fermava, in modo da poter osservare adeguatamente ogni singolo dettaglio che lo circondava. Quando solcò l'ingresso della decima casa, il suo custode Shura era addormentato all'interno di una coltre di nubi, con Milo a fargli da compagnia. "Se Milo è qui, perché non c'è Aiolia?!?" domandò preoccupato per la sorte dell'amico. Ma già c'era il Saint Scorpio, e Deathmask si avvicinò verso i due per tentare di soccorrerli. Nel tentativo di liberare Milo, dal soffitto piombò uno spadaccino con l'armatura azzurrina e vari punti luce da ricordare delle stelle. "Non salverai mai i tuoi amici!" disse lo spadaccino, che colpì Deathmask con un fendente. Il Saint, tuttavia, riuscì ad incassare il colpo. "Però... vedo che con la tua armatura sei riuscito ad incassare il mio Graffio Del Drago" disse lo spadaccino. "Noto con piacere che voi i draghi li avete in testa. Che dite, li mangiate pure a colazione?" disse Deathmask con sarcasmo. Il Saint tentò di colpire con un pugno lo spadaccino, ma quest'ultimo lo schivò e iniziò a muovere la lama della sua spada in avanti e indietro, a destra e sinistra, come se danzasse. "Danza dei Mille Draghi!" pronunciò il nemico. L'attacco gli permetteva di scagliare contro il suo avversario, a velocità superluminale, mille fendenti che prendevano la forma di draghi orientali. I mille fendenti riuscirono a colpire il viso di Deathmask, formando sulla sua faccia svariati tagli dai quali sgorgò del sangue che bagnò il suo burbero volto. Uno di essi per poco colpì l'occhio, ma riuscì a schivarlo in tempo. "Questa tecnica è molto simile a quella dell'anziano Dohko. Solo che in quella tecnica vi sono novecento draghi in più, generati da una spada anziché un pugno" disse Deathmask tra sé e sé. Mentre tentava di contrattaccare, si ritrovò la punta della lama puntata alla gola. "Non puoi salvare i tuoi amici. Non ne hai la forza." ribadì lo spadaccino. "Ne sei sicuro?" rispose a sua volta il Saint con una domanda. Sul corpo del Saint iniziava a formarsi un'aura dorata: il suo cosmo stava iniziando a bruciare, creando una perturbazione, e la lama della spada iniziò a vibrare velocemente fino a frantumarsi, lasciando colui che la brandiva con la sola elsa. "Eh?" domandò lo spadaccino che iniziò ad indietreggiare dal timore. La paura sembrava scorrere nell'intero corpo del nemico che, a furia di indietreggiare si ritrovò con le spalle al muro. Deathmask lo colpì con un pugno. "D-D'accordo, h-hai vinto tu. Libererò i tuoi amici, ma d'ora in avanti dovrai stare più attento, perché non sono solo..." dichiarò lo spadaccino, che svanì diventando nube galattica. Sia Shura che Milo si liberarono e Deathmask gli andò incontro. I due Saint iniziarono ad emettere alcuni piccoli lamenti, un buon segno perché stavano incominciando a rinvenire.
"State bene?" Domandò Deathmask. I suoi compagni iniziarono ad emettere alcuni colpi di tosse. "Cough, cough, cough... s-si, credo di sì..." rispose a stento Shura. La tosse gli portò via la voce. "Dobbiamo cercare anche Aiolia. Ve la sentite di venire con me?" chiese Deathmask. "Si" risposero i due che, nonostante erano molto deperiti, riuscirono comunque ad alzarsi. "Dobbiamo dirigerci all'undicesima casa. Forse Camus è in pericolo." suppose Deathmask che si diresse verso l'uscita, seguito a ruota dai due compagni.
I tre iniziarono a correre verso l'undicesima casa, ma Shura cadde a terra privo di forze. I due Saint, che gli erano davanti, sentirono un rumore e si voltarono verso il compagno. "Shura!" urlarono andando verso di lui. Milo lo afferrò con delicatezza e iniziò a sorreggerlo sulle sue spalle.

«Forza! Andiamo!»
«No, l-lasciatemi qui. T-tu e Deathmask dovete andare avanti!»

Sentendo quelle parole, Deathmask andò su tutte le furie. "Il tempio brulica di nemici che possono ucciderci da un momento all'altro. Non possiamo lasciarti solo a morire! Tu vieni con noi, intesi?!?" domandò Deathmask, completamente rosso dalla rabbia. Shura non disse niente.
I 3 continuarono il tragitto verso l'undicesima casa: quella di Aquarius. Davanti alle sue porte c'era il nobile Camus, sdraiato sull'umido pavimento. Non appena Deathmask l'adocchiò, il Saint Cancer si precipitò a soccorrerlo. "Camus, cosa ti è successo?" domandò il Saint, nuovamente arrabbiato. "È- È S-Stato lui..." rispose il Saint di Aquarius indicando uno spadaccino, la cui armatura era completamente identica a quella indossata dall'avversario di Deathmask.
"Danza dei Diecimila Draghi!" pronunciò lo spadaccino e i Saint vennero completamente avvolti dai dieci mila fendenti. Fortunatamente per loro, Camus raccolse tutte le sue energie rimastagli per generare il suo Aurora Execution, che però si rivelò inutile: quei fendenti emanavano il calore di una stella, il che significava che non potevano essere congelati, o almeno non così facilmente. Alcune lame vennero deviate per la forza del grande vento.
"Graffio del Drago!" pronunciò nuovamente lo spadaccino.
"Graffio del drago? Quindi gli spadaccini hanno le stesse tecniche. A cambiare è solo la danza, che diventa sempre più forte." pensò Deathmask, che scaraventò Camus a terra divenendo il bersaglio.
Lo spadaccino colpì il Saint prima con un pugno e poi, quando sì ritrovò a mezz'riia, con un fendente. "Siete debolì, troppo deboli. Non potete sperare di sconfiggere gli spadaccini del dragone. Noi siamo invincibili!" constatò lo spadaccino. "Invincibili? Pfff, dillo alla tua spudorata copia che è stata sconfitta." rispose Deathmask. Lo spadaccino irrigidì le sopracciglia: le parole del Saint sembrarono averlo innervosito. Il nemico attaccò il Saint Scorpio usufruendosi nuovamente della tecnica Graffio del Drago, ma Milo venne colpito in pieno e cadde sul terreno. Anche Shura, che era sulle sue spalle, cadde a terra. Il Saint Scorpio riuscì a rialzarsi e tentò di colpire il nemico con la sua Cuspide Scarlatta, ma non appena il suo dito tentò di pungerlo, esso lo oltrepassò. "Hahahahaha! Fra tutti i Saint qui presenti, tu sei quello più inutile!" riferì il nemico. Milo cadde a terra dallo sconforto, ma quando lo spadaccino riformò il suo corpo, il Saint era pronto a combattere nuovamente.
Shura, nel frattempo, dopo essersi riposato abbastanza, si era rialzato. L'unico modo per fermarlo era spada contro spada, la sua Excalibur seppur eterea contro il Dente di Drago. Il Saint di Capricorn, dopo aver invocato la mossa, colpì la lama avversaria, ma il Dente del Drago si dimostrò essere molto resistente. Dalle punte delle lame si formò un'enorme esplosione energica, forzando entrambi gli spadaccini a balzare indietro.
Lo spadaccino spostò il braccio e il polso all'indietro, cosa che però fece abbassare la guardia a Shura: il nemico rilasciò il colpo in avanti, liberandone tutta la sua potenza, ma Shura riuscì a deviarlo in tempo. La cosa brutta di questa tecnica chiamata affondo era data dalla sua inarrestabilità: nessuno scudo o armatura riusciva a fermarlo, il che compensava la lenta natura della tecnica.
Ora lo spadaccino era in una situazione di stallo: aveva esaurito tutte le energie per effettuare l'affondo, divenendo un bersaglio facile per Shura che, con la sua Excalibur riuscì ad eseguire un'imbroccata. Simile all'affondo, l'unica differenza era che non era necessario caricare il colpo, il che la rendeva più debole rispetto alla precedente, nonché il fatto che era più veloce della tecnica avversaria. Grazie all'imbroccata, Shura riuscì a disarmare lo spadaccino. "È ora il colpo di grazia!" esclamò Shura che, con la sua potente Excalibur, tagliò in due il suo avversario, il quale si trasformò le nubi che si diradarono per effetto del fendente.
"Complimenti!" disse Deathmask che, mentre si avvicinava a lui, si guardava intorno...

«Qui Aiolia non c'è.»
«Vedrai che lo troveremo.»
«Già. Dobbiamo andare avanti. Lui non vorrebbe che tornassimo indietro.»
«Vero, avete ragione. Andiamo avanti.»

Deathmask, seguito da Shura e Milo anche se quest'ultimo aveva un'aria alquanto delusa sì incamminarono verso la dodicesima casa.
"Grazie per avermi aiutato" disse Camus mentre i tre andarono via. "Non c'è di che..." rispose Deathmask, andandosene.
Dal percorso svolto dal trio si iniziava ad intravedere la dodicesima casa, giunti al suo ingresso, videro il detentore della quinta casa nelle stesse condizioni precarie di Milo e Shura quando Deathmask li aveva trovati, con l'unica differenza che non vi era  Aphrodite, il Gold Saint di Pisces, evidentemente era anche lui in missione.
Buon per lui pensarono i tre compagni e proprio quando uno di loro si avvicinò per liberare Aiolia, comparve un fendente che, lo colpì allontanandolo, davanti alla nube montò di guardia un altro spadaccino. "Vai Shura!" Ordinò Deathmask. "Sì" rispose invocando la sua Excalibur. Le sue mani divennero affilate come rasoi o peggio, ma quando iniziò a combattere, nessuna delle due spade voleva cedere all'altra. A quel punto Shura fece un balzo all'indietro, ritraò il braccio e il polso. Ebbene si il Saint di Capricorn tentò di colpire il suo avversario con un affondo, ma quando avvicinò il braccio verso il nemico,sfoderando la sua incredibile potenza, il nemico decise di sfruttare la lentezza dell'affondo e riuscì incredibilmente a schivarlo con un semplice balzo ponendosi dietro al Saint, lo attaccò con un montante, la tecnica era simile al fendente, ma con la particolare differenza che, la lama partiva dal basso anziché dall'alto e con una direzione verticale.
Shura venne colpito, di conseguenza l'effetto di Excalibur svanì dal suo corpo e cadde in ginocchio, tentò di rimettersi in posizione per rinvocare la sua tecnica, ma trattandosi di una procedura al quanto lenta divenne vulnerabile agli altri attacchi, cosa che, lo spadaccino sfruttò attaccandolo nuovamente, sta volta con un dritto tondo,che, veniva eseguito orizzontalmente partendo da destra, ma seppur velocissimo venne parato da Deathmask che, si mise davanti al suo amico proteggendolo: "Ti ringrazio" disse Shura... "Non serve ringraziarmi" rispose Deathmask.
Nel frattempo Milo, tentò di liberare Aiolia, attirando l'attenzione del nemico, prima di occuparsi di lui, dovette trovare un modo di tenere a bada quei due. "Danza dei centomila draghi" pronunciò lo spadaccino scagliando centomila fendenti,che, assunserono la forma di draghi orientali, tutti dritti verso loro due.
Shura tentò di fermarli deviandoli con la sua Excalibur che, si era appena riformata infondo, seppur avevano cambiato aspetto alla base erano sempre dei fenditi.
Subito dopo averli messi a bada, si precipitò verso Milo che, venne colpito da una lama proveniente dall'alto verso il basso, formandosi una sorta di mezzo arco, sì trattava di un semplice fendente che, riuscì addirittura a farlo indietreggiare allontanandolo dal Saint di Leo.
Poi, lo spadaccino appoggiò la mano sulla nube dandogli l'impressione di toccare il viso di Aiolia.
Milo però cercò di non scoraggiarsi o almeno più di quanto lo fosse e attaccò il nemico con l'Ago della Cuspide, Antares, tuttavia lo spadaccino gli fece lo stesso scherzetto degli altri.
L'ago oltrepassò il suo corpo non provocandogli alcun tipo di danno o problemi persistenti, poi, prese il braccio di Milo e lo scaraventò, tirando via anche la mano che l'aveva oltrepassato.
Inseguito colpì il Saint di Scorpio con un altro montante, Milo a causa di quest'ultimo attacco sì ritrovò con le spalle al muro, inoltre lo spadaccino si avvicinò verso di lui con l'intenzione di infliggergli il colpo di grazia con una punta dritta, un colpo piuttosto semplice mirando direttamente verso il petto e non aveva bisogno di attraversare vari punti, come gli altri colpi di spada.
Quando preparò il colpo accade qualcosa d'inaspettato... "aspetta mi arrendo, il mio potere non può farcela contro di voi..." le sue parole sconvolsero i suoi compagni che, stranamente furono liberi dai centomila fendenti. Shura era riuscito a deviarli tutti quanti, ma ciò ebbe un caro prezzo, era rimasto completamente privo delle sue energie e lo spadaccino ne approfittò colpendolo con un imbroccata a velocità superluminale che, nemmeno Deathmask trovandosi al suo fianco, se ne accorse e Shura d'improvviso sì ritrovò con le spalle al muro. "La resistenza è inutile" disse citando Star Trek. Terminandolo con una punta dritta, la lama della sua spada oltrepassò l'armatura infilzandogli il cuore e morì sul colpo, subito dopo sguainò la sua spada conficcata sul cuore del Saint generando un'ondata di sangue.
Gli occhi di Deathmask e Milo furono completamente spalancati a causa dello sconforto, inoltre, il primo sì infuriò pesantemente che, incominciò ad emettere delle atroci grida, dopo un minuto, il Saint di Cancer piombò a capofitto sul suo avversario e gli diede una rapida scarica di pugni tra cui un montante.
I pugni furono così rapidi che, non gli diedero tempo neanche di controbattere con la spada e dopo una scarica di venti minuti lo spadaccino si trasformò in nube.
Inoltre svanì anche quella che, teneva imprigionato Aiolia, facendolo cadere verso il suolo. Milo riuscì a prenderlo poco prima che toccasse terra.
In quanto a Deathmask sì resse sulle sue gambe e affannò pesantemente. Quella ondata di pugni era stata pesante anche lui ma,dopo essersi ripreso si diresse verso i suoi compagni. "Come sta?" Domandò a Milo. "Sta bene" affermò il Saint di Scorpio. Aiolia, nel frattempo, incominciò a rinvenire mettendo una leggera allegria al gruppo. "Aiolia riesci a camminare?" Domandò Deathmask. "Credo di si" rispose. "Allora andiamo dal Sacerdote così comunicheremo la morte di Shura" spiegò Deathmask, Aiolia e Milo erano abbastanza infranti inoltre persino il Saint di Leo, iniziava a sentirsi addosso una sensazione di inutilità, il solo sapere che, Shura era morto nel tentativo di salvarlo, lo sconfortò pesantemente e dai suoi occhi sgorgarono lacrime. "D-d'accordo, andiamo" rispose a sua volta il Saint di Leo, senza ulteriori indugi uscirono dalla dodicesima casa e andarono alla sala sacerdotale.
Giunti sul posto, il Gran Sacerdote si voltò con lo sguardo verso di lui, lì stava aspettando. "Benvenuto Death" disse il Sacerdote. "Allora cos'hai imparato durante il tuo viaggio per venire fin qui" aggiunse il Sacerdote. "Cosa ho imparato?" Rispose Deathmasl ponendo con un'altra domanda.

«Vuol dire che non hai compreso cosa volevano dirti le stelle, di conseguenza non potrai andare oltre è la tua vita terminerà qui»
«Mi volete fare fuori signore?»
«Esattamente, almeno che non mi dirai cos'hai imparato»

Il Gold Saint non ebbe altra scelta che iniziare a rimuginare tutti gli aspetti del suo viaggio, sia belli che brutti, in modo da capire  cosa volessero comunicargli le stelle perché, con tutta sincerità, non lo comprese fino a quando un aspetto gli venne alla luce, l'impotenza che, Milo aveva avvertito sulla nube che, li aveva avvolti e separati. Anche contro gli spadaccini, tanto da addirittura arrendersi al terzo. Ora gli appariva tutto quanto più chiaro. "Ho capito cosa volevano dirmi le stelle!" Esclamò Deathmask.

«Coraggio sentiamo.»
«È l'impotenza.»

Il Gran Sacerdote annuì ed iniziò a battere le mani. "Complimenti e poi?" Domandò incitandolo a continuare.

«Quando ero nello spazio ho conosciuto una razza aliena chiamata Nebula e hanno una percezione del cosmo ben maggiore rispetto alla nostra, sono esseri che vanno oltre alla nostra comprensione, insomma sono esseri più forti di noi, è una cosa da non reperire o addirittura da illuderci per sembrare più forti anzi al contrario è una cosa che, addirittura deve essere ammessa, io Deathmask, Gold Saint di Cancer ammetto di essere più debole più debole di loro»
«Come hai capito ciò?»
«Grazie a Milo, nella sua casa io, Aiolia e lui siamo stati travolti da una grande nube e poco prima che ciò avvenisse, Milo, mi ha dato l'impressione che, fosse avvolto da uno stato di impotenza, in effetti i suoi attacchi sono stati inutili contro di loro e poi si era addirittura arreso ad un essere apparentemente simile a loro.»
«Bravo hai capito alla perfezione ora finalmente potrò affidarti un'importante missione, dovrai dirigerti ai Picchi dei Cinque Anziani andrai con Aiolia, ulteriori  dettagli vi saranno forniti quando raggiungerete il posto è tutto.»

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