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Capitolo 50

JOSEPH

«Quindi è per questo che sei strana da giorni?» chiedo, dopo essere scampato a uno svenimento e a un attacco di panico. Lei annuisce e prende qualcosa dallo zaino. Un test di gravidanza.

«L'ho comprato prima di venire da te, per farlo insieme» spiega e io mi maledico. Avrei dovuto ascoltarla, far parlare prima lei, non insultarla e non mettere in dubbio le sue parole.

Avrei dovuto anche evitare di credere a Simone, seppure per un solo momento. Avrei dovuto evitare tante cose, forse, ma rimuginarci adesso non aiuta nessuno.

«Perché non me l'hai detto subito?»

«Perché speravo mi tornasse semplicemente il ciclo... ma ormai ho un ritardo di dieci giorni... non so che cazzo fare» e in un attimo scoppia a piangere. Un pianto travolgente, rumoroso, pieno di singhiozzi.

Cerco un po' d'acqua e, non trovandola, vado in cucina. Prendo una bottiglia e gliela porto subito. Lei beve a piccoli sorsi, provando a calmarsi.

Io non so che fare. Come al solito, non so che dire. Non ho mai pensato a un figlio. Non ho mai fantasticato su me genitore, su un bambino da crescere. Eppure, se ci rifletto, è una prospettiva che non mi fa paura. In fondo, credo di volerlo un figlio, prima o poi.

Ma adesso? Sarah all'ultimo anno di liceo, io alle prese con gli ultimi esami della triennale. Senza un lavoro, senza soldi, senza una casa. I suoi ce l'hanno fatto, ma noi? Ne saremmo in grado?

«Ora calmati» azzardo, «devi respirare o ti sentirai male»

«Mi sto già sentendo male» urla. «Sto male da giorni. Anzi, sai cosa, la tua cazzata con Simone mi ha distolto da questo pensiero atroce. Mia madre mi uccide»

«Non penso sia nelle condizioni per farlo, voglio dire...» provo a sdrammatizzare.

«Appunto, Jo, appunto! Non hai idea di cosa voglia dire crescere con una donna rimasta incinta a quindici anni. È tipo la Hitler del sesso»

«Non esagererei»

«Non esagero» urla ancora. «Secondo te perché avevo così paura? Perché mi ha sempre detto che mi sarei rovinata la vita»

«Lei non mi sembra si sia rovinata poi tanto la vita» borbotto, infastidito dalle parole di Monica. Perché terrorizzarla così? Quasi a farla sentire in colpa...

«Che facciamo?» Sprofonda su di me, che la accolgo e provo a farla sentire meglio.

«Quello che vuoi. Io sono qui per te» dico convinto. E lo sono davvero. Perché sì, sono terrorizzato, ma anche stranamente eccitato. Euforico, forse.

«Non so che fare»

«Io direi di fare il test, prima di tutto. Poi, col test in mano, vediamo. Io sono qua, in qualsiasi caso. Sono pronto a sostenerti se vorrai tenerlo, sono pronto ad accompagnarti ad abortire. Sono pronto a darlo in adozione. Sono pronto a tutto. È una decisione tua... il corpo è il tuo»

«È una decisione nostra» rettifica. Sorrido e la bacio dolcemente.

«Sì, se vuoi sì, è una decisione nostra»

«Dovremmo scegliere insieme» afferma, alzandosi e prendendomi per mano. Sembra si stia calmando. Andiamo in bagno, apriamo la scatola e leggiamo attentamente le istruzioni del test.

«Forse è il caso di farla in un bicchiere» azzardo e la vedo annuire. Prendo in cucina un bicchiere di plastica e glielo porgo. «Vuoi che esca?»

«No, ti prego. Se non ti fa schifo, rimani»

«Niente che ti riguarda mi fa schifo» dico sedendomi a bordo vasca e aspettando la pipì.

«Pensa rimanere incinta dopo un solo mese di sesso...» borbotta amareggiata.

«I preservativi si rompono»

«Già... se non sono incinta, domani prendo appuntamento dalla ginecologa per la pillola» mi informa sicura. Annuisco e le tolgo di mano il bicchiere. Lei, nel frattempo, si risistema e poi, insieme, mettiamo il test nel bicchiere.

«Non scherzavo prima, è una decisione da prendere insieme» ribadisce.

«Nemmeno io scherzavo. Non sono uno che scappa, e la prospettiva di un figlio con te non mi terrorizza. Certo, avrei scelto tempistiche diverse, ma prima o poi credo di volerlo... io so che ti amo. Che ti amerei in qualsiasi caso. Amo te, voglio stare con te, in ogni caso»

«Ma saremmo in grado, se fosse?» chiede impaurita. Mi stringo nelle spalle.

«No, probabilmente» ammetto. Inutile girarci intorno. Chi è davvero pronto al primo figlio? O anche al secondo, terzo... decimo. Nessuno. «Non credo sia qualcosa che si impara... nessuno te lo insegna. Succede e impari facendolo. Ma so che ci amiamo e che potremmo farcela davvero»

«E se non lo volessi adesso?»

Mentre aspettiamo i cinque minuti che servono al test, siamo abbracciati. Io seduto con la schiena contro il muro, lei tra le mie braccia. Le accarezzo i capelli, provando a calmarla.

«Non è una colpa non volere un figlio a diciotto anni. E nemmeno non volerlo mai è una colpa. Non è un figlio a fare una donna. E l'aborto è un diritto che vi siete guadagnate. Quindi non pensare ai sensi di colpa, a chi potrebbe guardarti male o giudicarti... non sono cazzi loro. Ok?» mi annuisce, poco convinta.

Le prendo il viso tra le mani, così che i nostri occhi possano incontrarsi per sostenersi a vicenda. Guardarla mi tranquillizza sempre e so che per lei è lo stesso. Lo sento, quando mi guarda e riesce a calmarsi. Come adesso.

«Tra un minuto la nostra vita potrebbe cambiare» sospira.

«La nostra vita è già cambiata... quando ci siamo incontrati. Questo è solo un altro pezzo del puzzle» annuisce e il timer del suo cellulare suona squillante, facendola sussultare appena. Le do un bacio ben più lungo di un bacio a stampo, e la sento rilassarsi tra le mie braccia. «Andrà tutto bene» sussurro ancora, a fior di labbra.

«Sì... andrà tutto bene» risponde convinta.

Lo siamo entrambi. Sicuri e convinti. Innamorati, felici, appagati. A prescindere dal risultato del test, abbiamo trovato il nostro equilibrio.

Litigheremo ancora? Sì, forse anche più spesso di adesso. Magari qualche volta ci detesteremo anche. Non ci guarderemo in faccia, rimarremo in silenzio per giorni. Ma lo faremo insieme, ne sono certo. E sono certo che sempre, a un certo punto, ci ritroveremo.

Impareremo a conoscerci meglio, a capirci, a venirci incontro. Smusseremo i lati peggiori dei nostri caratteri e ci accetteremo. Perché l'amore è questo: accettarsi anche quando non ci si sopporta, per tornare a sopportarsi ancora.

E ora quel test sembra davvero irrilevante. Positivo o negativo, noi saremo qui, sempre. Ci siamo stati da quella prima sera in spiaggia. Ci siamo stati anche quando ci amavamo in silenzio, senza poterlo dire a nessuno. E ci saremo. Ancora e ancora. Fino alla fine.

FINE



Ed eccoci qua, siamo arrivati alla fine di questa storia che, per me, è stata davvero un nuovo inizio. Credo di averlo detto già qualche volta, "Sai di nuvola" per me è stato come tornare a respirare, dopo anni di apnea. Avevo perso la voglia, la motivazione, l'esigenza e la passione. Per anni ho iniziato storie mai concluse, mollate a loro stesse nei meandri più nascosti del mio computer. 

Poi sono arrivati questi due, una canzone ed è come se fosse tornata la magia. 

E quindi eccomi qua, a rubarvi qualche minuto in più per i dovuti e necessari ringraziamenti. 

Grazie a Sarah e Holden (quelli veri), che hanno alimentato la mia fantasia e mi hanno fatta tornare a vivere una passione che pensavo inutile. Coltivatele sempre, le vostre passioni, perché non sono mai inutili, e io lo sto capendo adesso. 

Grazie ad Ambra (che è solo su Twitter quindi probabilmente non leggerà mai questi ringraziamenti), perché ha letto tutta questa storia in anteprima, mi ha supportata nella scrittura e sopportata quando ero piena di dubbi. Mi ha spronata e non si è mai lamentata. 

Grazie ai miei Sarah e Joseph, che spero di aver scritto in ogni loro sfumatura. Ci ho pensato molto, prima di mettere il punto finale. Ho pensato a come avrei voluto lasciarli, se aggiungere un epilogo, se lasciare qualcosa in sospeso. Credo che questo sia il finale migliore che potessi dare loro, che una vita devono ancora scriverla. Sono certa che la scriveranno insieme, ma mi piace lasciare anche a voi un po' di libertà di scelta. Io so, dentro di me, la risposta a quel test, ma vorrei che ognuna di voi desse la sua, di risposta. Quella che pensa sia migliore per loro, nel momento che stanno vivendo. 

L'ultimo ringraziamento va a tutte voi. Sono una persona piena di ansie, credo poco in me stessa, non mi dico mai brava, e leggere i vostri complimenti, vedere le views salire, sentirvi coinvolte e desiderose di leggere ancora, mi ha riempito di una gioia e di un orgoglio che raramente provo. Grazie, davvero, ad ogni singola persona che in questi mesi ha perso cinque minuti per leggere un mio capitolo. Grazie per ogni stellina, per ogni messaggio di supporto; grazie a chi ha letto in silenzio. 

GRAZIE.

E direi di chiudere qua, perché mi sono dilungata fin troppo. Vi aspetto per altre storie, per altri viaggi Holdarah, per Prisma, per personaggi inediti. Vi aspetto impaziente, e vi ringrazio ancora, e ancora. 


Bibi <3 

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