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Preludio - Seconda Cuspide (Parte III)

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-Cleo

 

La furia di Inanna non si ferma: la Dea vaga per case, strade, pascoli ed orge.

Il genocidio è in atto.

L'Argentea, così la definivano gli umani poiché figlia del Dio della Luna, bramava così tanto vendetta da uccidere tutti coloro che credevano nel padre, in modo da renderlo un Dio dimenticato, non degno del suo stesso nome.

Durante il soggiorno sulla Terra e dopo la disgrazia di Eridu,amante mortale di Inanna, Ninŝuba, la Balia Celeste, le è sempre rimasta accanto, nonostante gli iniziali rifiuti della sua Signora, la stessa che provava a cacciarla come aveva sempre fatto con tutti senza sapere che la tenacia di Ninŝuba, alla fine, avrebbe avuto la meglio.

La donna anziana, infatti, riuscì a dimostrare quell'amore di madre che Inanna aveva desiderato da sempre. L'anziana ancella aveva compreso che la fanciulla, per quanto divina, non fosse poi così tanto diversa da ogni essere umano.

Tra pianti e desiderio di vendetta, Inanna cercava tra gli umani dei negromanti: intermediari tra il mondo umano ed il Kur, esseri a cui Ereŝkigal aveva donato la capacità di comunicare con i defunti. La Regina chiedeva dove fosse il suo Eridu, ma alla risposta negativa di quest'ultimi, la Dea eliminava ogni traccia degli oracoli con tutta la sua furia.

Passati gli anni, la popolazione terrestre si è quindi dimezzata: ella scatenava guerre fratricide e faide di ogni tipo. Nessuno più sacrificava né a Sin né ad altre divinità eccetto lei. Per paura.

***

***

Dumuzi, nel frattempo, ha fatto il proprio ingresso nel mondo degli umani; due piccoli buchi capeggiano al lato della caviglia sinistra, procurati da poco da una serpe nera e verde con squame dorate. Ogni serpente di Ereškigal porta questi colori.

Comprende che qualcosa dentro di sé è cambiato.

Un alone verde smeraldo avvolge il suo piede e in qualche minuto il bagliore si estende in tutto il corpo. Ma come una fiamma fugace, la luce si spegne velocemente. Dumuzi capisce che quel serpente è stato mandato per volere di qualcuno. È come se si sentisse un po' più forte rispetto a qualche minuto prima.

In un'oasi non molto distante da un'Inanna sopita. Lo pseudo-umano si veste velocemente con degli indumenti lasciati per volere della Luna o del Sole, non ne è certo, dopo essersi lavato via la rugiada violacea dalla fronte.

Inanna si sveglia con i capelli ancora intrecciati e davanti a lei c'è un ragazzo: i capelli sono fulvi e mossi con riflessi rossi che ricordano le nuvole screziate di Sole. Le labbra piene simili a petali di rosa.

"Lukura(14)" inizia Inanna maliziosa. "Sei capace di produrre mirra con le tue labbra?" chiede la Dea, comprendendo subito che il ragazzo non ha idea che dai petali di rose si possa produrre quest'olio afrodisiaco che lei stessa, a volte, somministra ai suoi amanti.

Che il ragazzo conosca la risposta o meno, comunque, non è così importante. Per lei è solo una questione di curiosità temporanea e passatempo. L'Anuita(15), soprannominata così da Anu suo zio, Dio del Cielo, a causa dell'affetto che lo lega alla nipote, sorride veloce spingendosi sul giovane per poi premere le labbra contro le sue, effusione per cui Inanna prova subito una strana sensazione.

Passano le ore e terminato l'amplesso da un po', la Dea si avvicina al corpo del ragazzo ormai defunto, accoccolandosi tra le sue braccia sotto a un albero di cipresso.

"Eridu" sono le uniche parole che riesce a pronunciare, addormentandosi mentre una lacrima le sgorga dagli occhi scuri come la notte.

***

"Buongiorno" qualcuno picchietta la Dea sul braccio.

"Svegliati" le sussurra. Inanna sbatte le palpebre.

"È tardi. Alzati, mia bellissima e misteriosa fanciulla".

L'Argentea, ancora intorpidita dal sonno, torna a socchiudere gli occhi, ma fulminea realizza che il ragazzo dai capelli rossi è ancora lì accanto a lei: non è deceduto.

Non è morto. pensa sgomenta, con i capelli arruffati mentre si alza di scatto.

Com'è possibile?! si chiede, fin troppo spaventata.

"Non ti avvicinare!" Urla quindi al giovane fulvo, illuminato dai raggi solari.

"Nundumza ne suubbi madug - I baci sono così dolci" tenta di dire il ragazzo, mentre prova ad avvicinarsi. Gli occhi del giovane sembrano colombi su rivoli d'acqua.

"Perché sei spaventata, geŝtin duruĝu - mia dolce vite?" aggiunge, mentre la Dea è intenta a rivestirsi con il proprio abito lasciato a pochi piedi da sé.

Non capisco perché non sia morto, pensa lei, intenta a racconciarsi i capelli con i fermagli a forma di luna. Che la maledizione sia svanita? si chiede l'Argentea, notando che intorno a lei sono nati in una notte ettari ed ettari di prato pieno di fiori, diversamente dalle altre volte.

"Tutto a posto?" chiede nel frattempo il ragazzo con ingenuità, mentre tenta di allungare la mano verso la graziosa fanciulla.

Forse la maledizione è terminata, riflette Inanna incredula, tornando a indossare i bracciali dorati. Ne sistema uno all'altezza del bicipite. Percepisco qualcosa di familiare in lui.

"Come ti chiami, lubigu(16)?" le chiede il giovane, vestito da una casacca color sabbia aperta sul torace che sembra fatto d'avorio, mentre un gonnellino con le frange zigzagate gli copre il corpo dalla vita in giù.

"Ti prego" supplica il ragazzo. "Voglio solo sapere il nome della fanciulla che mi è davanti. Sei arrivata come l'alba, bella come la Luna e splendente come il Sole."

"Smettila, non ti sopporto. Mi stai facendo innervosire" sbotta lei. "Addirittura mi è capitato un inutile poeta" replica infastidita. "Non ho mai sopportato la gente della tua razza. E ora sparisci." Inanna è iraconda, come se fosse una ragazzina, mentre il giovane è disteso sul prato adorno da fiori bluastri. Se la Dea non fosse stata distratta dalla questione della non-morte del suo amante, ora avrebbe notato la presenza improvvisa di quest'ultimi e del loro particolare colore, segno dell'intromissione di Utu.

"Beh, stavo per dire che sembri pericolosa come le bandiere di un esercito, ma non mi hai dato tempo di concludere" dice ironico.

"Igiza igi durunabi madug - Mi piace il tuo sguardo" aggiunge divertito.

"Ora vattene" lo incita, incrociando le braccia. Si allontana da lui.

"Aspetta!" Il giovane dai capelli rossicci la insegue, afferrandola per un braccio.

L'Argentea si gira, e ciò che osserva nel viso dello sconosciuto la sconcerta: il cuore sobbalza nell'osservare le fattezze dei suoi lineamenti modificarsi e somigliare sempre più a quelle del defunto Eridu. Inanna prova rabbia mista a tristezza. Nella sua mente, in questo momento, regna il vuoto. Gli occhi della Dea diventano vitrei, indici di un totale stato di confusione.

Inanna si rende conto che il viso di Eridu è reale quando le sorride dolce, per poi svanire come polvere dorata. Quello del ragazzo dai capelli fulvi riappare davanti ai suoi occhi, e subito la Dea comprende che tutto è appena tornato come prima.

"Mi chiamo Inanna" è quello che riesce a sibilare, quasi sotto l'effetto di un incantesimo.

"Porti lo stesso nome della Dea dell'Amore" sorrideil ragazzo, baciandole la mano. La fanciulla abbozza un sorriso triste a causadi quelle parole: le fanno venire in mente un doloroso ricordo, ancora vivido e sanguinante.

"Beh, ti si addice" continua lui. "Sei bellissima." Le si avvicina e si china a baciarle il collo. "Per te farei scatenare guerre tra popoli" dichiara, schioccandole un bacio sulla guancia. "Ti sognerei tutte le notti, se non ti avessi al mio fianco" conclude, poggiando le labbra su quelle della Dea.

Ma è in questo momento che accade: Inanna ha una visione, le cui immagini vanno al di là della comprensione di ogni comune mortale:

Una stella a otto punte.

Il suo sacro trono devastato dalla sfene e dai lapislazzuli.

***



14 - "Lukura" = Letteralmente in sumerico "straniero".


15 - Altro epiteto di Inanna in quanto figlia della Luna.

16 -"Lubigu" = Letteralmente in sumerico "mia cara".

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