Preludio - Seconda Cuspide (Parte II)
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-Cleo
Sin, con la pelle mulatta e lo ŝembizid (5) che gli segna il contorno degli occhi rendendoli ancora più neri, ricorda lo sguardo della giovane figlia.
Il Dio indossa una veste con vari drappi in lana blu e frange dorate. Se ne sta seduto su uno scranno decorato da lapislazzuli, le stesse pietre che adornano la sua barba. Le stesse consacrate a lui.
"Si stanno estinguendo" strepita furente, sgranando gli occhi mentre stringe il proprio bastone d'oro blu con a capo l'impugnatura dalla forma di luna piena e le cromature giallastre.
Tra le incessanti urla di colui che siede al vertice della Triade Divina, il cielo azzurro rischiara i prati con le colorazioni più anomale come il bianco e il rosa.
L'assenza di colore nei fili d'erba, per Utu, il Dio del Sole, è sempre stato motivo di grande fascino.
"Dobbiamo farla calmare" interrompe il giovane, intento ad osservare la rugiada lilla.
Utu è adorno di orecchini dorati; le sue spalle risplendono allo sguardo di chiunque lo osservi per più di qualche istante, accecandolo.
Dalle scapole del Dio si intravede qualche raggio di Sole, luce che dona giornalmente
agli uomini durante le ore diurne, che acconsente a far apparire nel cielo a causa di un antico compromesso.
"Non deve mancare di rispetto a colui che l'ha generata!" urla Sin.
"Giace perfino con tori e leoni!" continua il padre, con al collo una collana a doppio filo ricca di piccole perle cilindriche blu con delle foglie d'oro giallo
Utu, impassibile, continua a giocare indifferente con il fiore blu che tiene tra le mani.
"Allora diamole una distrazione" propone l'Aureo, in tono annoiato.
"Facciamo in modo che non uccida il prossimo amante" prosegue, osservando ancora la rugiada lilla.
"Ogni umano muore al suo contatto! È impossibile!" tuona Sin, intento a distruggere il trono fatto d'oro bianco e pietre blu.
"Anche coloro che vogliono sacrificare un omaggio a Enki(6) finiscono per perire in mare" continua, mettendosi la mano davanti agli occhi truccati.
"Pochi tra loro si salvano" termina, esasperato.
Il gemello dagli occhi ambrati avanza verso Sin. "Hai detto bene: ogni umano perisce" riflette, astuto.
"Basta farla incontrare con qualcosa che non sia umano" sorride Utu, iniziando a tessere il proprio piano.
L'Aureo fa scintillare dalle proprie mani una luce violacea e dorata: tre le dita levita il fiore con cui ha giocato qualche istante prima.
Il fiore bluastro, quasi ceruleo, assume delle sembianze strane: il gambo si allunga e le foglie si ritraggono velocemente.
Il cielo azzurro è improvvisamente squarciato da un urlo di dolore e la luce lilla è sempre più forte, costringendo Utu a stringere gli occhi truccati di nero.
Dalla fonte luminosa si rivela un uomo dai capelli fulvi come le tinte del tramonto, pelle mulatta e fisico prestante.
L'uomo, o almeno tale appariva, apre gli occhi. Rivela la propria pelle ambrata, ricordando la luminosità solare di cui è portatore il suo creatore.
Le sue iridi diventano gradualmente più scure fino a sfociare nel comune castano.
"D'ora in poi ti chiamerai Dumuzi" ordina solennemente Utu, sollevando il viso della sua creatura. "Il tuo nome significa figlio leale" aggiunge, osservandola.
"Il tuo compito è quello di allietare mia sorella, la dolce Inanna: Dea dell'Amore, della Guerra e delle Tempeste" continua l'Aureo. Genera una luce dorata nella mano sinistra da cui si rivela un ciondolo a forma di rombo di sfene gialla.
"Fa' in modo che mia sorella porti questo al collo" gli porge la collana tra le mani.
"Vai!" Lo congeda poi, facendolo sparire in una coltre dorata e lilla.
Dumuzi era nato al tramonto, e questo avrebbe predetto il suo futuro.
***
"Sin!" È la voce furente di una donna che si ode in direzione delle divinità colpevoli.
"Sin! Maledetto!" Continua il lamento vorticoso. "Dove sei?!"
E all'improvviso il paesaggio meraviglioso, con tinte albine, appassisce velocemente: ora, intorno a Utu e Sin, c'è solo della vegetazione arida, senza vita. Morta.
La causa di tutto questo è Ereŝkigal: Dea del Kur,meravigliosa, la più bella tra tutte, persino di Inanna: con i capelli ondulaticastano chiaro, la pelle mulatta, gli occhi ambrati che ricordano quelli di unserpente, vestita d'un abito verde imperlato di smeraldi e un bracciale a formadi scorpione in oro rosa che si estende per tutta la lunghezza del polso sinistro. Ma la bellezza del Muŝanna(7) non si ferma solo all'aspetto esteriore. I suoi occhi sono di un giallo che li fa sembrare maledetti e che ricorda il veleno dei serpenti e degli scorpioni.
Tra gli umani si narra la leggenda secondo cui, osservandoli, è possibile vedere il modo in cui si morirà, perché sarà Ereŝkigal a farti innamorare di lei fino a farti perdere la testa. La Regina del Kur conduce per mano verso il sentiero che porta all'Oltretomba. Ogni passo è lontano dalla Vita, dal mondo Celeste di Inanna. Ereŝkigal giunge da te nei momenti di difficoltà, quando nulla attorno a te sembra regalarti speranza. Ti vezzeggia, si complimenta, finge di comprenderti quando nessuno lo fa. Ti ascolta quando non ci sono orecchie disponibili. Ereŝkigal, la Morte, non ti fa sentire solo: arriva per alleggerire le tue pene. Per salvarti.
Ereŝkigal ti fa sentire amato.
"Tua Figlia!" Urla furente.
"Quella maledetta!" Continua, inducendo la propria collana a tramutarsi in un
serpente vivo. Il tiflope verde e nera con squame dorate scende fulminea e arriva al polpaccio di Utu.
"Ha ucciso Gugalanna(8)!" urla la Dea con strazio.
Er im še še - stava piangendo.
Riversa il proprio corpo a terra dalla disperazione.
"Ti è sempre stato infedele mia cara" ride Sin, irrispettoso e beffardo.
"Ora sai con certezza la verità" continua, avvicinandosi.
"Luturĝu gud anna ugubi innu anurra ugubiim - Il Toro Celeste(9) non ha più alcun pascolo" sentenzia mesto, intendendo che non tornerà più nell'Oltretomba, la sua casa.
Ma a causa di queste parole, in Ereŝkigal si sprigiona solo altra rabbia: da un braccio di si leva una serpe che con velocità impressionante raggiunge il collo dell'Argenteo, mordendolo.
"Mi ha detto che sono responsabile della morte di quell'inutile umano..." singhiozza, con quei pochi aditi di respiro concessi dal disperato pianto.
"Sei tu la causa di tutto!" Lo accusa a gran voce la castana, consumata dal dolore.
Il viscido aspide dà origine ad una bolla giallognola piena di materia sul collo di Sin, che però si estingue velocemente per via della capacità rigeneratrice dei tessuti epiteliali della divinità.
Utu tenta di bloccare la Regina dagli occhi gialli come il topazio, provando ad afferrarla per le braccia, ma al solo avvicinarsi, dal polso sinistro della fanciulla, lo scorpione in oro rosa si anima dal bracciale della Dea, propendendo la coda avvelenata verso la divinità.
Una stretta lacera Utu, ed è così che si rende conto che la serpe gli stringe ancora il polpaccio. Al gemello è nota la leggenda che gli acidi e i veleni provenienti dalle creature di Ereŝkigal siano pericolosi anche per le divinità stesse.
Ma Utu, scaltro, sa che non è certamente questa l'occasione in cui morirà per mano del serpente di Ereŝkigal.
"Abbiamo già la soluzione al problema."
L'Aureo spiega alla divinità della morte il piano sulla creazione di Dumuzi come esca per la gemella.
"Siete degli ingenui" Li sbeffeggia la bellissima Dea, in preda ai singhiozzi.
"Inanna percepisce gli animi dei mortali, essendo la Dea della Vita. Lei percepisce la linfa vitale degli uomini" fa notare loro, sbattendo le ciglia folte.
"Se si avvicinasse a un umano e non ne percepisse l'anima, capirebbe che si tratti di un non-morto e che dietro a tutto questo potrebbe esserci una divinità. O direttamente voi." Ereŝkigal richiama il serpente, ancora avvinghiato alla gamba di Utu.
"Vai da Dumuzi" ordina la dea mortifera dalla bellezza celestiale, mentre le si illuminano gli occhi ambrati.
"Sarai l'anima dell'uomo che ingannerà Inanna" ordina al rettile, accarezzandolo. "La trarrai in inganno, poiché in te vive una piccola parte di Eridu."
"Insieme a questo." Tra le mani della Regina compare una luce verde smeraldo che subito viene assorbita dall'animale, fedele.
L'aspide, al captare l'ordine della propria padrona, si dissolve in una coltre evanescente verde e dorata mentre Ereŝkigal ha ancora le lacrime agli occhi.
"Inanna deve pagare per tutto questo" sentenzia la Regina dell'Oltretomba.
Nindingir gu kie bate gu kiše - La Dea ha fatto raggiungere la sua voce sulla Terra.
Anche se le sue parole sembrano piene di odio, Ereškigal, Dea della Morte, non è mai stata cattiva, anzi. Tempo addietro, a causa di un complotto è stata costretta ricoprire quel ruolo.
La rabbia momentanea è dettata dal lutto del Toro Celeste(10), anche se presto l'avrebbe dimenticato, perché la morte è mutevole, come la luna. Non si è morti solo con il decesso fisico; la morte si ha anche durante la propria vita. È come un urlo di una donna straziata lungo un fiume. Un suono assordante che non ti fa sentire altro, ti perfora i timpani e ti rende cieco. La morte spesso è compagna della vita più di quanto si possa immaginare.
Ma Ereškigal urlando nella mente di un morto vivente, non cerca di tormentarlo. Non vuole che nessuno le si avvicini, sa che chiunque incroci il suo sguardo è destinato a morire. La Regina del Kur(11) sussurrerà di allontanarsi da lei. Mentre prova a dissuadere qualcuno da compiere un passo verso di lei, la Regina osserva la sua maledizione: vedere come sarebbe stato il futuro del morto se non lo fosse stato. Ereškigal osserva la sua maledizione ogni dannato giorno.
Il Mušanna(12)mentre tenta di sussurrare all'orecchio della vittima di non compiere quel gesto, tutto le si ritorce contro. La vita all'interno della persona si era già spenta, e di lui rimaneva solo un involucro.
Lei non voleva uccidere, non vuole che nessuno le si avvicini. Non desiderava neanche lei un destino così crudele, avendo il potere di sentenziare sulla vita altrui.
La maledizione della Kug Ereškigallake(13) è essere amata, senza mai poter ricambiare. Era la meno adatta a regnare sui morti, perché ne aveva troppa pietà da vivi. Del resto, un tempo proprio lei era una Dea della Vita obbligata a un ruolo che ha sempre odiato.
Lei è come la luna e i serpenti: entrambi mutano, come le sorti della vita e della morte, si palesano in troppe forme e si evolvono nella notte.
***
5 - Polvere derivata da grasso animale e altre componenti, maggiormente densa e usata per il trucco degli occhi, chiamato oggi "kohl". Oltre che per motivi estetici serviva per proteggere dalle infezioni e dai raggi UV.
6 - Dio dell'Acqua, della Saggezza e degli Artigiani. Accecato di invidia nei confronti di Inanna poiché, nonostante fosse legittimo erede al trono del Cielo, dovette subire la scelta del padre An di affidare il potere alla Dea.
7 -Epiteto di Ereŝkigal. Letteralmente in sumerico "Serpente Celeste".
8 - Defunto marito di Ereŝkigal, Dio dell'Oltretomba, soprannominato "Toro Celeste".
9 - Epiteto di Gugalanna.
10- Epiteto di Gugalanna, Dio della Morte.
11-"Kur" = Letteralmente in sumerico "Oltretomba".
12- "Mušanna" = Letteralmente in sumerico "Serpente Celeste". Epiteto di Ereškigal.
13 -"Kug Ereškigallake" = Letteralmente in sumerico "La Santa Ereškigal". Epiteto della Regina del Kur.
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