L'IKEA più inquietante di sempre
Sono tornata di nuovo nella Duat, svolazzando con le mie alette di pollo.
Questa volta, però, non vengo trascinata all'interno della villa e della sua caverna sotterranea, ma la corrente magica mi conduce per i vicoli umidi e sudici di una città.
Arriccio il naso al forte odore di cui sono intrinse le pareti di queste vie buie.
Il vento della Duat si interrompe di fronte a una porta di metallo.
Alzo lo sguardo e noto che questa conduce all'interno di un alto e tetro edificio abbandonato.
Sento dei brividi percorrermi il piumaggio della schiena [Posso dire di aver letteralmente provato la pelle d'oca?], poi mi decido ad attraversare la porta d'ingresso.
Se nell'ultimo viaggio ero stata guidata dal suono di alcune voci, qui devo rimboccarmi le ali ed esplorare questo posto tutt'altro accogliente, dal momento che l'unico rumore che sento è il mio respiro.
-Forza, Sadie, vedrai che questo è solo un banale posto abbandonato, dove non ci sarà alcun clown assassino che aspetta con un sorriso inquietante il tuo arrivo- provo a dirmi cercando di smorzare l'atmosfera.
E così, per nulla motivata, inizio ad esplorare questa casa.
Tra me e me ringrazio gli dei di essere sotto forma di volatile e di non dover camminare sulle assi di legno marcio che ricoprono il pavimento.
L'ambiente interno è illuminato sono dalla luce dei lampioni in strada che rischiarano la notte.
Decido di procedere con l'esplorazione piano per piano, iniziando dal pian terreno, per poi continuare con quelli superiori.
In alcuni punti del pavimento individuo delle impronte di scarpe, ma non riesco a seguire gli spostamenti del proprietario, dal momento che svaniscono nella spessa polvere che ricopre il pavimento.
Le stanze in cui mi avventuro sono spoglie, eccezion fatta per la polvere e le numerose ragnatele in cui mi sono schiantata. [Che mi sono ritrovata sui capelli. Bleah]
Quando ritorno al punto di partenza devo mandare giù un groppo pesante per decidermi di passare al piano superiore.
Se prima sono passata esclusivamente da una stanza vuota all'altra, questo piano, invece, mi riserva solo lunghi e interminabili corridoi tetri, dove le impronte che ho individuato prima sembrano totalmente assenti.
Niente anche qui, penso mentre volgo lo sguardo sulla prossima scala malridotta.
Il secondo piano mi si presenta come una sequenza di ambienti diversi: camere da letto, cucine, salotti e bagni.
Ma quanta gente ci abitava qui? Mi chiedo stupita mentre attraverso l'ennesima cucina impolverata.
Quando individuo una scala che conduce al piano successivo, la percorro senza ripensamenti, sperando di evitarmi un'altra emozionante visita all'Ikea più inquietante che abbia mai visto.
Non appena abbasso lo sguardo sul nuovo piano, capisco di trovarmi in un ambiente diverso, più luminoso, dovuto alle numerose piccole finestre che permettono alla luce cittadina di entrare.
Probabilmente mi trovo all'ultimo piano, ecco perché ci sono così tante finestre, considero mentalmente.
Qui la polvere è più spessa di prima, e questo mi permette di distinguere ancora meglio le impronte delle scarpe.
Seguo gli spostamenti di questa persona, che mi portano al cospetto di una piccola scala che si interrompe davanti a porticina posizionata qualche metro sopra la mia testa.
Una soffitta?
Drizzo le orecchie quando sento una voce provenire dall'altra parte della porticina.
Considero che non posso semplicemente attraversare la porta e fiondarmi nella stanza, perché sarebbe troppo pericoloso nel caso venissi vista.
Decido, dunque, di spiare la conversazione da un'altra angolazione: dall'esterno dell'edificio, per esattezza.
Volgo lo sguardo sulla finestrella più vicina e con un sorriso mi trascino in quella direzione, lasciandomi presto alle spalle i suoi vetri rotti.
Ancora stupita per esserci passata senza un graffio, mi ritrovo esposta all'aria notturna e fresca della città.
Dalla mia posizione riesco a distinguere quella che dev'essere la soffitta: un basso rialzamento del tetto, che presenta un piccolo abbaino affacciato sulla strada sottostante.
Muovendo le mie piccoli ali riesco ad avvicinarmi alla finestra dell'abbaino, che essendo leggermente accostata mi permette di ascoltare la conversazione che sta avvenendo all'interno della piccola soffitta.
-Non mi interessa se non abbiamo un soldo per pagarli, una volta finito il lavoro- tuona una voce maschile. -Ho bisogno...- osservo la figura di un uomo minuto esporsi alla luce di una lampada da scrivania, mentre in una mano stringe un telefono.
-Non abbiamo bisogno di ulteriori complicazioni- si corregge.
Si interrompe, probabilmente ascoltando la persona che si trova dall'altro capo della chiamata.
-Fai come vuoi- esclama l'uomo seccamente -Mi interessa solo che siano pronti per il lavoro che gli ho commissionato-
Altro silenzio.
-L'abbiamo sempre fatto: secolo dopo secolo- l'uomo si allontana dalla scrivania, uscendo dal mio campo visivo -E anche questa volta riusciremo con successo. Lui, però, non deve più tornare- conclude con un tono che non richiede un'ulteriore spiegazione.
-Entro una settimana voglio avere a disposizione tutti gli uomini che mi hai promesso- conclude la chiamata l'uomo.
Lo sento gettare pesantemente qualcosa sulla scrivania e poi percepisco i suoi passi farsi sempre più vicini al punto dove sto origliando la conversazione.
Mi appiattisco al fianco dell'abbaino, allontanandomi dalla finestra.
Sento l'uomo spalancare i battenti della finestrella, facendo entrare nella stanzina l'aria frizzante della notte.
-Non riuscirai nel tuo intento ancora una volta, maledetto figlio di Apollo!- sbraita al buio. -Sono nato per distruggerti, e non fallirò mai!-
Mille pensieri mi annuvolano la mente: Scagnozzi da ingaggiare? Un patto da rispettare? Un figlio di Apollo da annientare?
Per fortuna, conosco le persone giuste a cui rivolgermi.
Spazio scriba:
E così questa volta Sadie non torna nella villa come ci aspettavamo, ma addirittura origlia la conversazione di un sinistro personaggio, che sembra riservare un odio profondo nei confronti di un certo figlio di Apollo.
Chi è quest'uomo?
Chi è il misterioso Maestro che hanno nominato gli uomini intunicati, nel precedente viaggio di Sadie?
Chi è questo figlio di Apollo?
E chi sono le persone a cui Sadie chiederà una mano?
Vi lascio con tutte queste domande al prossimo capitolo!
Julia
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