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Capitolo due

Cleo era china su una di quelle vaschette in plastica trasparente, in cui generalmente si trovava dalle maschera rigenerante per pelli sensibili a spazzolini mignon coi pupazzetti, e su cui capeggiava la scritta 50% di sconto.

La frangetta scura le ricadeva sugli occhi verde chiaro, mentre annusava prima un bagnoschiuma allo zucchero a velo, poi uno al cioccolato bianco. Non sapeva proprio quale scegliere, nel dubbio masticava una bubble gum alla fragola.

Prese il cellulare e guardò l'ora: erano le cinque meno dieci. Chissà dove si era cacciata Dido, non era proprio da lei essere in ritardo. Era indecisa se mandarle un messaggio oppure no, magari aveva avuto solo un contrattempo.

Rimise in stand by il cellulare e ritornò a dilemmi più profumati. Di tanto in tanto dava un occhiata alla grande vetrina, che si apriva sulla strada, ma della sua amica non c'era nemmeno l'ombra.

Il suo strano comportamento però aveva attirato a sua volta l'attenzione del commesso del negozio, Dave qualcosa, che Cleo era sicura di aver visto una o due volte a lezione di fisica. Era un ragazzo alto e allampanato, con troppa acne sulla faccia per i suoi gusti, ma poteva tornarle utile. Se giocava bene le sue carte, forse sarebbe riuscita a farsi fare uno sconto, pensò ammiccando nella sua direzione.

Le petit amour non era uno di quei negozi che si potevano definire a buon mercato: infatti Cleo non ne aveva vista nemmeno l'ombra delle offerte eccezionali di cui si parlava tanto nelle pubblicità.

In ogni caso era un ambiente caldo e accogliente dalle pareti rosa pesca, le commesse erano carine e non sembravano troppo insistenti. La merce era ben esposta e ordinata sugli scaffali bianchi e c'era quell'aria frizzante di modernità che circonda ogni cosa nuova.

Dopo venti minuti aveva scelto per sé uno scrub purificante per la pelle, uno smalto verde fluo e il bagnoschiuma al cioccolato bianco. Dopo molti giri di parole e un imbarazzato invito a cena, Dave qualcosa aveva accordato un ulteriore sconto di cinque dollari, che erano pochi ma sempre meglio di niente. Chiaramente dell'invito a cena non se ne sarebbe più parlato.

Cleo stava guardando con soddisfazione i suoi nuovi acquisti, quando arrivò correndo Dido, le guance arrossate e la borsa a tracolla che le pendeva pericolosamente dalla spalla.

«Finalmente Di, ma che ti è successo? Ti stavo dando per dispersa» disse la mora, con un'espressione malinconica dipinta sul volto.

«Cleo, mi spiace tantissimo. Non puoi capire che mi è successo... una tragedia dietro l'altra... » disse la ragazza respirando affannosamente tra una frase e l'altra.

«Un tipo mi ha incastrata, insomma non è stata colpa mia, il ritardo intendo... cioè si ero in ritardo, ma non così in ritardo...» spiegò Dido gesticolando, sentendosi sempre più ridicola.

Vista da fuori doveva essere uno spettacolo alquanto esilarante, per non parlare del fatto che gli occhi dell'amica si stavano facendo sempre più vuoti. Uno schiocco improvviso fece rinsavire Cleo: il piccolo palloncino rosa della sua gomma da masticare le era scoppiato proprio davanti alla faccia.

«Non ci sto capendo niente, Di, calmati, respira e poi mi dici. Intanto guarda che cos'ho comprato!» esclamò entusiasta, mostrandole l'interno della borsetta della profumeria.

«Non saranno i regali per Izzie, spero?» rispose Dido, facendo una faccia che la diceva lunga.

«Sono per me. La smetti di guardarmi come se avessi appena visto un gatto morto, sono così orribili?» esclamò Cleo spazientita.

Dido si trattenne dal non scoppiarle a ridere in faccia. Cleo alle volte era così buffa, ma non doveva darlo a vedere sennò si sarebbe arrabbiata ancora di più. L'amica teneva in gran considerazione tutto ciò che riguardava l'aspetto fisico e la cura di sé. Amava fare attività fisica e nel corso degli anni si era cimentata in ogni sport possibile e immaginabile. Anche ora aveva con sé la sua borsa da ginnastica, doveva essere andata in palestra prima del loro incontro.

Prima che tutte le endorfine che aveva in circolo si liberassero, Dido decise di compiacere il gusto estetico irritato dell'amica.

«Non fraintendermi, sono carinissimi ma per il sedicesimo compleanno di Isabel volevo comprare qualcosa di più...più...»

«... costoso?»

«... originale! Qualcosa che le faccia ricordare delle sue pazze migliori amiche per sempre»

«Ci sto ragazza! Da dove si comincia?».

La bionda si guardò attorno alla ricerca di non sapeva neanche lei cosa, ma come si suol: dire tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare; e del regalo perfetto non ve n'era ancora traccia.

«Trovato!» esclamò all'improvviso battendosi un pugno sulla mano.

Cleo perplessa seguì l'amica tra gli scaffali. Superata la zona detersivi e Miracle Mop, approdarono al reparto deodoranti e acque di colonia, dove la bionda si arrestò improvvisamente. Davanti a loro una serie di lucidalabbra dalle tinte sgargianti erano ben allineanti sullo scaffale.

«Ma è roba da ragazzine» disse Cleo guardando i cosmetici con aria perplessa.

«Sbagliato, sono uno dei più oscuri e peccaminosi segreti della nostra cara amica» replico Dido con l'aria di chi la sa lunga.

«Spiegati! Voglio sapere tutto» squittì l'altra curiosa, ma fu fermata da un gesto della bionda.

«Devi sapere che la nostra Isabel alla veneranda età di otto anni si era messa in testa di conquistare niente meno che Eric Hemerson, il fratello allora sedicenne di Asheley. Chiaramente questi non la degnava di uno sguardo, visto che era ancora una bambina. Isabel però era sicura che prima o poi si sarebbe gettato ai suoi piedi e in vista di questo lieto evento cominciò ad allenarsi baciando il suo orasacchiotto. Passarono i mesi ma Eric non sembrava ancora innamorato di lei così Izzie, preso il coraggio a quattro mani e uno strato spesso di lucidalabbra, si gettò sul ragazzo con tutta l'intenzione di farlo suo una volta per tutte, ma ... » disse Dido sorridendo maliziosa.

«Ma?!?» le fece eco Cleo curiosa.

«... ma scivolò sul pavimento e lo mancò. Il bacio però non fu sprecato, perchè regalarono i cinque secondi più intensi al cane di casa Hemerson » concluse Dido.

«Mio dio, povera Isabel» commentò Cleo sbalordita da quella rivelazione.

Le due amiche scoppiarono poi a ridere fragorosamente, e ci volle più di qualche minuto prima che l'ilarità sparisse dai loro volti.

«Comunque pensavo che non li producessero più, erano anni che non li vedevo più in giro» affermò Cleo prendendone uno blu elettrico con la scritta Tropical Berry e osservandolo con aria assorta.

«Credo di aver costretto mia madre a comprarmeli tutti, li adoravo» le fece eco la bionda.

Le due amiche persero ben dieci minuti a provare i lucidalabbara sul palmo della mano, scoppiando di tanto in tanto in gridolini eccitati, che qualche maschio maldicente chiama ultrasuoni.

«Sicura che le piacerà?» chiese Cleo ancora titubante sulla scelta dell'amica.

Per tutta risposta Dido ne agguantò uno color rosa chiaro si diressero verso l'uscita, dove una fila di casalinghe aveva assaltato l'unica cassa libera. Dave per fortuna aveva finito il turno, così Cleo ebbe tutto il tempo di tempestare l'amica su cosa, o per meglio dire chi, l'avesse fatta arrivare così in ritardo, senza dover guardarsi le spalle come una fuggiasca.

«E ti ha baciata?» esclamò la mora con la bocca aperta.

«Chiudi quella bocca Cleo, potrebbero entrarci delle mosche» la prese in giro Dido, ma Cleo non sembrava volersi riprendere così in fretta dalla sorpresa.

«E comunque non è questo il punto...» continuò Dido cercando di sembrare il più indifferente possibile.

In realtà non sapeva nemmeno lei quale fosse il punto. Il bacio non era stato male, anche se dato di fretta e decisamente con poca passione. Su una scala da uno a dieci lo avrebbe classificato con un sei meno meno.

Però non poteva fare a meno di pensare a quel ragazzo sconosciuto, che un moto d'irritazione la coglieva dal profondo. Avrebbe voluto solo che la sua faccia si trasformasse in un pungiball per poterla prendere a pugni senza venire denunciata per percosse.

«Il punto è che ti stai rodendo il fegato perché ti ha preso in giro e tu questo non lo sopporti. Per di più ti ha fatto prendere una bella lavata di capo dal proprietario della bici. Ti ha proprio incastrata per bene il signorino» concluse Cleo risoluta.

A Dido sfuggì un sospiro di esasperazione, odiava essere un libro aperto, ma non c'era niente da fare: lei i bluff non sapeva proprio reggerli.

«Almeno bacia bene?» chiese la mora, che era sul punto di esplodere dalla curiosità, se l'amica non avesse parlato alla svelta.

Dido ci pensò su prima di rispondere scuotendo la testa dubbiosa, per poi mettersi a ridere. Era proprio bello avere delle amiche così, che anche nei momenti di puro isterismo riuscivano a tirarti su il morale. Nel momento in cui le due ragazze stavano uscendo dalla profumeria, i loro cellulari vibrarono contemporaneamente.

Udite udite gente, siete cordialmente invitati alla festa compleanno della sottoscritta, Isabel Hastings. Non sono ammessi pacchi di alcun genere, se no ve la dovrete vedere con me. Il party si terrà nella mia modesta magione dalle ore 19.00 fino a che non vi caccerò, pezzenti! Il tema della serata sarà Ghotam City, la miglior maschera riceverà come premio un bacio dalla bella signorina Dido Cooper. Che vinca il migliore!<3

Dido alzò lo sguardo dal display, costatando con sommo orrore che un messaggio identico al suo era stato recapitato anche all'amica. Le due ragazze rimasero per qualche secondo in silenzio, cercando di assimilare la notizia. Non solo Isabel aveva imposto un dress code all'ultimo minuto, ma aveva anche eletto Dido a trofeo della serata.

«Oh Di, non sai quanto mi dispiace. Magari non è vero, magari l'ha scritto solo a noi due per gioco...» provò a dire la mora.

Ma, quando diversi minuti dopo Dido non era ancora riemersa dal suo silenzio, decise di scuoterla fisicamente dai suoi pensieri. «Terra chiama Dido, Di rispondimi, ci sei?»

«Sshhh, sto pensando, non disturbarmi» replicò Dido secca, quando voleva poteva essere veramente acida.

«Ma si può sapere che diavolo stai blaterando?» esclamò spazientita Cleo.

«Mi sta venendo in mente un piano, e tu mi aiuterai a metterlo in atto. Vieni andiamo, dobbiamo finire il nostro giro di shopping» disse la bionda prendendo l'amica per mano e trascinandosela dietro.

Cleo la seguì a malincuore, sapendo in cuor suo che quel sorriso diabolico non prometteva niente di buono.


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