Can you hear my heartbeat?
Ship:Victuri
Ratings:Arancione
Genere:Yaoi
25 dicembre...
"Non sono riuscito a vincere l'oro nonostante lo avessi promesso a Victor e inoltre non ho né comprato un regalo da potergli spedire per il suo compleanno né gli ho scritto un messaggio di auguri" - il giapponese si rimproverava in continuazione, non poteva smettere - "dopo tutto quello che ha fatto per me, io cosa sono riuscito a fare per lui?"
Si girò più volte nel letto, evitando di tormentarsi. Infondo capitava a tutti di sbagliare, per lui era la più ovvia delle giustificazione, ma Victor lo avrebbe guardato nello stesso modo di prima? Lo avrebbe perdonato e capito? Rifugiarsi dietro al fatto degli errori era veramente la cosa giusta da fare?
La sveglia segnava le 7:00, e per quanto fosse presto riusciva a fare tutto, tranne a cercare di riposare un altro po'. Si alzò così dal letto, mettendosi seduto, mise gli occhiali che erano stati adagiati sul comodino la sera prima, poi fissò l'anello d'oro sull'anulare. Era stato lui a decidere che quello sarebbe stato il suo porta fortuna,anzi il loro porta fortuna che nessuno di loro avrebbe mai tolto, era stato lui a infilarlo al dito candido e liscio del russo.
Non avrebbe mai scordato come tutto il corpo quella sera fremeva e tremava nello stesso istante.
In effetti a Yuri non erano mai stati chiari i suoi sentimenti nei confronti di Victor: fin da piccolo lo ammirava e aspirava a diventare come lui, ma durante la sua crescita e il suo percorso di allenamento con Victor, tutti quei vecchi sentimenti erano diventati più forti, molto più di semplice affetto.
E poi c'era stato quel bacio, che Victor aveva definito come una cosa per stupirlo quasi quanto il castano avesse fatto con la sua performance. Ma cos'erano veramente, per lui, quegli abbracci, quei tocchi, cosa nascondevano veramente? Amicizia o un legame più profondo, simile all'amore, o ancora un legame fatto per lo più di passione?
A quel pensiero Yuri avampò e si alzò immediatamente dal letto, non curandosi del fatto che aveva lanciato le coperte in ogni parte della stanza. La finestra appannata, lasciava intravedere un soffice manto di neve che nascondeva tutto, come se volesse proteggere il terreno circostante. Prese qualche indumento e si vestì in fretta.
Uscito dalla sua camera si fermò un attimo davanti alla stanza che una volta era stata quella del ragazzo dai capelli argento, quando lo aveva ospitato. Il solo pensiero che fosse vuota gli recava un forte dolore al petto, come se il cuore si fosse stretto in una morsa.
Anche se Victor quel Natale non l'avrebbe passato con lui, avrebbe voluto fargli un regalo affinché il russo sapesse quanto Yuri gli era veramente riconoscente e che non vedeva l'ora di poter gareggiare contro di lui, anche un' ultima volta, ma con l'avviso che ci avrebbe messo tutto se stesso per arrivare all'oro e far sì che la promessa dell'anno prima non fosse stata una cosa detta solo per dare fiato alle parole.
Si fece coraggio e uscì. Il freddo gli creò brividi lungo tutto il corpo. Chiuse un momento gli occhi e iniziò a correre. Non sapeva se lo stesse facendo per mantenersi in allenamento o solo come uno sfogo personale, ma quello che sentiva era che in quel momento lui doveva correre veloce, cercando di lasciarsi a ridosso ogni pensiero che lo faceva stare male, cercando di liberare la mente il più possibile.
Nonostante la fatica avanzasse e rendesse il percorso più duro, Yuri decise di fare un giro più lungo del solito: passò per la spiaggia dove Victor quella famosa volta lo aveva confortato e gli aveva fatto capire che anche lui poteva farcela, passò lungo il ponte dove vide per l'ultima volta il suo ex coach accompagnato da Yurio, passò per il tempio,le terme dove la sera dopo il suo ritorno dall'America, Victor lo aspettava per annunciargli che gli avrebbe fatto da coach, davanti alla pista di pattinaggio dove si erano allenati interrottamente. E poi...via con la fantasia. Ripercorse tutte le tappe dei suoi Gran Prix, da quello di Cina a quello di Barcellona, dove aveva conosciuto tantissimi pattinatori, dove aveva versato lacrime, dove Victor ogni volta, anche se non ne aveva l'esperienza, era sempre pronto ad aiutarlo a fargli capire gli errori, a cercare di farlo migliorare, a sostenerlo.
Un desiderio arse in lui in quel momento. Voleva rivederlo, non poteva aspettare, voleva stringerlo a se, voleva raggiungerlo. In quella corsa sempre più accelerata, lui non era più padrone del suo corpo: era come se il cervello dasse solo l'imput alle gambe di muoversi e di non fermarsi mai, come se ci fosse un obbiettivo da raggiungere, come se ci fosse qualcosa di tanto amato da cogliere prima degli altri.
Un desiderio che stava alimentando la sua mente, un desiderio che lo portava a correre non curandosi della fatica, del tempo, di tutto ciò che lo circondava.
A fermarlo da tutto quello fu lo squillo del suo telefono, che lo catapultò brutalmente nella realtà.
"YURI DOVE TI SEI CACCIATO!?"-una voce femminile preoccupata stava perforando il suo timpano sinistro-"Minako sensei..." - fu la risposta pacata di Yuri, interrotta da qualche paf paf, per via del l'insufficienza di ossigeno nei suoi polmoni. Non ascoltò cosa la sua sensei gli stesse dicendo, se lo stesse rimproverando o meno, sentiva solo un senso di leggerezza che aveva invaso la sua mente, il suo corpo. Forse aveva ritrovato l'equilibrio della sua pace interiore mutata da qualche pensiero.
"TORNA A CASA."-fu l'ultima cosa che sentì provenire dall'altra parte del telefono, che suonava più come un ordine che come una scelta.
Mise il telefono nel giubino e riprese la strada di casa, camminando sta volta. Le gocce di sudore scendevano dalla sua fronte, fino al mento, dove poi a contatto con la sciarpa venivano pian piano assorbite. Le sue guance rosee, accaldate per via della fatica, sembravano bruciare. L'aria fredda si scontrava contro il suo corpo riscaldato.
[...]
"Vicchan?!"-guardò sorpreso un cane fuori dalla porta d'ingresso. Il barboncino gli saltò addosso iniziando a fargli le coccole. Era sorpreso, eppure quella cosa gli sembrava famigliare... Quel colore del pelo, il modo di lanciarsi a dosso a lui senza neanche annusare, l'essere più grande del suo vecchio cagnolino.
"Non...può..." - si limitò a deglutire, per poi accarezzare il morbido pelo marroncino che ricopriva l'animale.
"Yuri..." - una voce pronunciò il suo nome. Il castano sgranò gli occhi puntandoli al suolo; si stavano piano piano riempiendo di lacrime. Alzò leggermente il viso e davanti a lui c'era Victor che lo guardava sorridente e a braccia semi aperte. Yuri si alzò e corse verso il ragazzo dai capelli argento, abbracciandolo-"Victor, tu..."-furono le uniche parole che uscirono dalla sua bocca, prima di irrompere con un pianto di gioia inaspettato, mentre le sue guance venivano bagnate dalle sue calde lacrime . Il russo lo strinse forte al suo petto affondando la faccia nei suoi capelli castani, morbidi e profumati, pensando a quanto gli fosse mancato.
Si staccarono da quell'abbraccio, così tanto a lungo desiderato. Victor mise due dita sotto il mento di Yuri e lo alzò; I loro visi erano così vicini, i loro nasi si sfioravano, un centimetro divideva le labbra rosee del russo da quelle del giapponese. Le guance di Yuri erano totalmente in fiamme, rigate dalle lacrime versate in precedenza, i suoi occhi gonfi fissavano gli occhi azzurri e brillanti del russo.
"YUUURI" - la voce di Minako sensei interruppe quel momento "magico" che tra i due si era appena creato. Yuri si allontanò subito dal quello che una volta era stato il suo coach, con un espressione alquanto imbarazzata per poi rifugiarsi all'interno solo per vergogna.
Si sbatté alle spalle la porta della sua stanza, per poi tuffarsi nel letto ancora disfatto. Si mise a pancia all'aria, aprendo le braccia; era ancora in cappotto e con la sciarpa al collo.
"Sono fuggito solo per vergogna" - "non sono riuscito a dire altro che il suo nome" -"eppure sono sempre stati io sognare e a desiderare un suo abbraccio, lo sentivo come un bisogno" - la sua testa sembrava scoppiare da un momento all'altro, come una bomba ad orologeria.
La porta si spalancò.
Yuri si alzò di scatto mettendosi seduto sul letto per il gran spavento. La figura alta e slanciata di Victor comparve davanti a lui, si voltò per chiudere la porta e si assicurò che la serratura non si aprisse.
Si avvicinò a Yuri sedendosi sul bordo del letto.
"Così prenderai un raffreddore, il caldo freddo non fa affatto bene" - Victor allungò le sue candide mani verso il collo di Yuri sciogliendo e togliendo la sciarpa, avvicinandosi tremendamente a lui. Il viso del castano divenne rosso da fare invidia ad un pomodoro maturo, sentiva il cuore pompare più forte, sentiva i brividi in tutto il corpo.
Victor iniziò a sbottonare il cappotto e quando ebbe finito osservò per bene la posizione di Yuri: gambe leggermente divaricate, schiena inarcata all'indietro, mani piantate sul materasso, il suo viso così rosso che lasciava trapelare fin troppo imbarazzo. Per quanto potesse sembrare impacciato in quel momento, Victor lo trovava estremamente bello. Il ragazzo dagli occhi color cielo, mise le mani sulle spalle, inserendole sotto il cappotto; poi in contemporanea sfilò le maniche cercando al massimo il contatto con le braccia del moro. Quando il cappotto fu totalmente sfilato, si sedette anche lui sul materasso con le ginocchia puntate, in una posizione quadrupede. Tese i muscoli del collo a più non posso e si ritrovò a pochi centimetri dal giapponese.
I loro cuori battevano all'impazzata, come se volessero uscire dalla gabbia toracica ad ogni battito, i loro respiri si stavano fondendo sempre di più . Le mani del giapponese cercavano disperatamente il contatto con quelle del russo, i loro sguardi fissi, i loro occhi avevano una strana luce che piano piano faceva capolino diventando sempre più intensa.
In quel momento la passione, il volersi, il cercarsi, il non saper fare a meno dell'uno o dell'altro, stavano invadendo i loro corpi.
Non importava a nessuno dei due cosa sarebbe successo al prossimo gran Prix, chi avrebbe vinto;volevano solamente riavere, anche magari per un'ultima volta, quel legame che li univa.
Victor si morse le labbra, con fare sensuale, passando poi la mano sinistra lungo la schiena dal basso verso l'alto, arrivò al collo salendo fino a immergerla nei capelli soffici e scuri di Yuri. Il moro inarcò la schiena e si lasciò andare a quel tocco così delicato. La mano di Victor si chiuse in un pugno, prendendo con sé qualche ciuffo e tirandolo leggermente indietro per poi lanciare le sue labbra su quelle candide e morbide del giapponese.
Yuri avvolse le mani intorno al collo di Victor e ricambiò quel bacio, che divenne in pochissimo tempo passionale. Victor prima morse il labbro inferiore del castano, poi inserì la lingua.
Le loro lingue danzavano all'unisono, il loro corpi fremevano, i loro cuori battevano all'impazzata, il loro respiro stava diventando sempre più pesante e affannato.
Victor si staccò da quel bacio che sembrò durare un eternità. Iniziò a lasciare prima baci sul collo e poi un succhiotto, che fece sfuggire, al giapponese, qualche gemito.
Quando i loro corpi furono del tutto separati Yuri lo abbracciò fortissimo, come se volesse farlo suo per sempre. "Buon compleanno e Buon Natale Victor" - sussurrò all'orecchio del russo. "Era il regalo più bello che potessi farmi" - rispose Victor ricambiando l'abbraccio "Però evita di sussurrare in modo così sensuale al mio orecchio, mio caro e sexy Yuri, altrimenti..." - al castano scappò una risata, poi avvolse le sue gambe attorno alla vita di Victor.
Nessuno dei due poteva immaginare che quello sarebbe stato l'inizio di una grande storia.
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