Io sono Harry Morris e avevo sette anni quando io e la mia famiglia decidemmo di trascorrere una giornata a mare all'inizio della stagione estiva. Per strada non vi erano altre auto tranne la nostra e il sole era nascosto da nuvoloni neri. Di sicuro non era la giornata ideale per andare in spiaggia, ma alla mia famiglia piaceva così. Il viaggio non fu lungo e, quando arrivammo, trovammo il luogo deserto e il mare calmo. Come d'abitudine, decidemmo di posizionare l'ombrellone vicino al bagno asciuga così da essere il più vicino possibile alla limpida e azzurra acqua del mare. Io e mia sorella maggiore iniziammo a giocare a palla nonostante non fossimo molto bravi, ci bastava il divertimento.

Un palleggio dopo l'altro si fece ora di pranzo, io non avevo fame, mia sorella, invece, era molto affamata e così corse vero l'ombrellone con la sua bionda chioma che si muoveva su e giù, per assaporare il tanto desiderato panino imbottito.
Io mi distrassi un attimo per assaporare la leggera brezza e dopo aver chiuso i miei stanchi occhi blu mi girai. Venni scosso da un forte brivido: la mia famiglia era sparita! Guardai nei dintorni, ma non c'era da nessuna parte. Pensai di stare immaginando tutto, mi sfregai gli occhi, li chiusi, poi li riaprii. Rimasi ancora più sconvolto: non ero più in spiaggia. Mi trovavo in una grande sala, le luci erano soffuse, ero vestito di nero e non ero nemmeno più io! Avrò avuto una trentina d'anni se non di più. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Nella sala vi erano molte persone, tutte vestite in nero e piangevano, abbracciandosi per consolarsi. Mi avvicinai ad ogni individuo per rasserenarlo e per capire cosa stesse succedendo, ma il risultato fu sbalorditivo: nessuno mi rispondeva, nessuno mi vedeva, cose se fossi invisibile.

Mi feci spazio tra la folla e ad un tratto vidi tre persone che erano stranamente familiari, erano due anziani e una donna. Quest'ultima era veramente molto bella: bionda e con gli occhi di un azzurro intenso, come il colore dell'oceano. Piangeva, le lacrime bagnavano le sue guance arrosate e facevano colare il trucco ben fatto. Anche gli anziani piangevano. Il mio cuore stava per impazzire, volava abbracciarli, voleva consolarli, anche se la mia mente non riusciva a capirne il motivo.

Camminando, venni attratto da un oggetto a forma di parallelepipedo alla fine della stanza. Accorsi a vedere, curioso e nello stesso tempo teso e spaventato dalla situazione. Appena riuscii a scorgerne la forma il mio cuore smise di battere, o forse cominciò a battere così velocemente da non permettermi di percepirlo: era una bara. Cercai di leggere il nome dello sfortunato e impallidii... sulla bara c'era scritto: "In memoria di Harry Morris", incredibile, ero io! Solo a quel punto capii: quei due anziani dall'aria molto familiare erano proprio i miei genitori e quella bella donna bionda era mia sorella. Loro piangevano, piangevano per me perché io... io ero morto!

Spaventato mi voltai di scatto e non credetti più ai miei occhi: ero in spiaggia, mia sorella stava tornando dalla pausa pranzo ed io ero di nuovo un bambino giocherellone di sette anni. Credo di essere stato molto pallido perché mia sorella mi prese in braccio ed i miei genitori ci riportarono a casa. Non riuscivo a capire il perché di quella visione, eppure, dopo la mia morte, la mia vera morte, durante il funerale, mentre il mio corpo ormai inerme giaceva nella bara, mi sembrò di rivivere quello strano incubo.