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4.2 Volpe

Pov Volpe Bianca:

Lo scoiattolo saltò giù dal ramo atterrando sull'erba secca e puntò gli occhi sulla noce a pochi centimetri da lui.
Zampettando goffamente lo vidi avvicinarsi con gli occhi già sognanti.
Abbassai il naso nascondendo il volto dietro i rami di un rovo e rimasi ad osservare in silenzio attendendo il momento giusto per attaccare.
Il piccolo animale si riempì le guance di noci poi si voltò sentendo il rumore della mia zampa che era scivolata su un ramo secco.
"Dannazione. Torna a raccogliere quei cosi!" Pensai trattenendo il respiro.
Per fortuna quella sottospecie di topo non era poi così furbo e senza preoccuparsi troppo si avviò al suo albero.
"Ora!"
Balzai fuori dal nascondiglio avventandomi sulla mia preda che cercò di scappare inutilmente perché in pochi istanti le fui sopra.
Avvicinai il naso alla sua pelliccia con l'acquolina in bocca pronto a degustarmi il mio spuntino quando percepì dei passi felpati a qualche metro da me.
Posai la zampa sull'animaletto che continuava imperterrito a muoversi nella speranza di riuscire a liberarsi e sollevai il capo, ruotai le orecchie per capire chi o cosa si stesse avvicinando e attesi in silenzio premendo la zampa contro il muso dello scoiattolo per impedirgli di squittire.
Restai in ascolto fin quando non fui certo di riconoscere i passi in questione.
Il roditore però non si arrese e pur di liberarsi iniziò a mordermi.
"Sei una seccatura." Sollevai la zampa e mentre lui cercava di rimettersi sulla pancia gli diedi un colpo che lo stordì e lo fece rotolare contro la base del tronco.  Mi avvicinai, afferrai la coda tra i denti e con la preda che pendeva letteralmente dalle mie labbra mi incamminai in direzione dei passi.
Saltai un piccolo fosso uscendo dal bosco e mi trovai presto circondato dall'erba secca e alta.
Abbassai il capo allineandolo con la schiena e tenni la coda bassa, il giallo di quel luogo non mi permetteva di passate inosservato così dovetti nascondermi come meglio potevo.

"Che diavolo ci fa lei qui a quest'ora?" Pensai vendendo la Rossa seduta comodamente a pochi passi da un grosso albero di gelsi.
Mi spostai restando comunque a distanza e nel farlo notai che stava fissando di nuovo quel ragazzo.
Non era la prima volta che la scovavo intorno a lui. Le avevo ripetuto più volte di fare attenzione quando circolava da queste parti, ma lei finiva sempre a inseguire quell'umano e io iniziavo ad avere il presentimento che presto quest'ultimo avrebbe, se già non lo aveva  fatto, scoperto il nostro segreto.

Nell'osservare la scena qualcosa catturò la mia attenzione. Furtiva come la Rossa, una fanciulla si avvicinava silenziosa tra l'erba dorata, con il suo volto angelico incorniciato dai ciuffi neri ribelli che le definivano i lineamenti e le facevano risaltare i magnetici occhi grigi. Mi sdraiai sul terreno per non essere visto mentre la ragazza si dirigeva verso il gelso.
"E adesso come avverto la volpe?" Pensai nello stesso momento in cui l'ingenua giovane donna calpestò qualcosa di molto simile a del fogliame secco facendo saltare sull'attenti la Rossa che presto fuggi nella mia direzione sparendo alla sua vista.

<<Ogni volta che sospiri vola via un po' di felicità>>
Sentii mentre la volpe mi sfrecciò accanto senza notarmi, sorrisi leggermente stringendo lo scoiattolo tra i denti e la inseguì ritornando a nasconderci nel bosco tra i sicuri tronchi e i confortevoli cespugli.

<<Ti sei divertita?>> Chiesi a denti stretti per non perdere lo scoiattolo,  fermandomi davanti a lei.

<<Non l'ho sentita proprio arrivare.>> Rispose frustata la Rossa continuando a sbattere la coda sul terreno.

<<Ci credo, eri occupata a fissare altro.>> Dissi ironico lanciando in aria l'animale e mangiandolo in un boccone.

Mi fissò male sedendosi <<Tu piuttosto che ci fai qui? Il sole non è ancora tramontato.>> Proseguì lei.

<<Non manca molto e poi avevo fame. Le galline che hai recuperato non mi sazieranno in eterno.>> Risposi leccandomi il muso.<< E comunque sei tu quella che sta sforando l'orario. Le temperature si stanno abbassando, ricordi?>>

La Rossa guaì.
<<Sto tornando indietro infatti. Ero solo passata a controllare quei due, non sono più al sicuro.>>

La guardai tornando serio <<Lo so.>> Mormorai.
E presto lo avrebbero saputo pure loro. Quella Elys si stava creando a sua insaputa più nemici di quanti ne potesse immaginare.

<<Dobbiamo continuare a sorvegliarli.>>

Annuii <<Ma sii discreta cortesemente. Quel David sembra sveglio.>>

<<Lo è.>> La Rossa spostò lo sguardo sollevandosi da terra e riprendendo a camminare.

<<Non sa nulla vero?>> Chiesi allarmato dal suo comportamento.
Lei iniziò a scavare con le zampe il terreno
<<Potrebbe sapere qualcosa in realtà.>>

Piantai gli artigli a terra alzando la coda <<Che stai dicendo?>>chiesi.

<<E chi lo sa.>> Detto questo la vidi correre via.

<<Aspetta!>> La chiamai inutilmente perché tanto ormai era troppo lontana e non mi andava di correre con la pancia piena.
La sua risposta però mi aveva dato una conferma. Quel David sapeva. Sapeva di noi e probabilmente delle nostre capacità.
Mi scrollai la terra di dosso scuotendo il pelo e mi incamminai verso il gelso. Dovevo scoprire ciò che la Rossa non mi aveva voluto dire e non mi restava che verificare quanto sulla nostra identità era stata svelato.
Quando giunsi sul posto però il ragazzo si era alzato e si stava allontanando lungo il viale.
<<Le volpi torneranno.>>
Certo che torneremo idiota. Noi a differenza di voi umani cerchiamo sempre di capire cosa sta succedendo e difficilmente scappiamo senza poi ritornare ad affrontare il problema.

Vidi la ragazza salutarlo e appoggiarsi alla corteccia.
Sembrava diversa dalle altre fanciulle che avevo incontrato. A lei non importava se la terra le sporcava il vestito o se il vento le scompigliava i capelli, non si curava molto del suo aspetto eppure era sempre incantevole, possedeva un fascino molto simile al nostro e un animo... Beh sicuramente più coraggioso di quanto potessi aspettarmi.
Gli ultimi raggi di sole le accarezzavano la pelle bianca risaltando le piccole lentiggini che le decoravano gli zigomi e il naso.
Sollevò il volto e notai un neo al centro del collo, così piccolo e perfetto da sembrare fatto di proposito.
Restai a guardarla per tutto il tempo, incantato dal fascino che trasmetteva in quel momento immersa nella natura, ma non avevo scordato il motivo per cui ero tornato indietro. Dovevo capire quanto sapessero quegli umani su di me.
Aspettai che si alzasse e si avvicinasse, poi agilmente saltai fuori atterrando nel viale creato dalle loro continue passeggiate.
Il sole era ormai tramontato e il buio iniziava a farsi strada.
La vidi bloccarsi di colpo <<Una volpe bianca!>>
Ruotai le orecchie "No, un coniglio nero." Pensai osservandola.
"Adesso vediamo quanto sai."
Mi avvicinai con una lentezza studiata facendo cauti e piccoli movimenti senza mai interrompere il contatto visivo.
La ragazza si abbassò, ma non mi fermai continuando ad avanzare sempre più vicino fino ad arrivare a pochi passi da lei.
Mi sedetti aspettando che reagisse in qualche modo.
<<Non hai paura?>> Chiese.
Mi bloccai guardando i suoi occhi "Certo che ho paura, ma non di te." Pensai.
Avevo paura perché sapevo con chi avrebbe avuto a che fare.
La ragazza si sollevò senza aggiungere altro e mi bastò il suo comportamento per capire che ancora era allo scuro di tutto.
Si incamminò e restando dieci passi più indietro la seguì per assicurarmi che arrivasse a casa sana e salva.
Quando fui certo che nessuno la stava seguendo, oltre me ovviamente, tornai a nascondermi tra la folta erba.

Vedevo da lì la sua dimora, era entrata e dal frastuono che mi giungeva dedussi che stesse parlando con la sua famiglia.
Il giorno era finito e io potevo tornare a cacciare in santa pace.

Cercai per mezz'ora senza nessun successo. Il bosco sembrava improvvisamente essersi svuotato. Sconfortato tornai verso la casa.
Fiutai l'aria, ma qualcosa non tornava.
Il suo profumo non c'era più.
Sollevai il volto girandomi da tutti i lati fino a sentire una lieve traccia.
Il suo era un odore molto delicato, simile al gelsomino misto alla salsedine di mare. Un profumo insolito per Malavine o forse persino per tutto il continente vista la completa assenza di mare o oceani.
Seguì la direzione della traccia. Si stava dirigendo verso il villaggio.
Ma che doveva farci di notte in quel piccolo paesino?
Sentì presto un altro odore provenire dallo stesso luogo... un odore in parte nuovo, in parte conosciuto. Come se lo avessi già sentito, ma non lo avessi memorizzato abbastanza.
Continuavo a camminare nella speranza di vederli, ma invano.
I loro odori c'erano, ma erano ancora troppo lontani.
All'improvviso delle urla mi terrorizzarono.
Aumentai il passo iniziando a correre "No!" Pensai "Non adesso."
Più mi avvicinavo più gli odori aumentavano.
Non sapeva quante persone fossero con loro, ma di certo non erano soli.
L'urlo tornò, era maschile.
"Resistete."
Sentì un frastuono e in lontananza vidi gli aggressori versare qualcosa nella bocca del ragazzo che si dimenava.
Erano in quattro che lo tenevano fermo, mentre un quinto stava bloccando la giovane donna.
"Smettetela!" Corsi più veloce che potevo ma stavano già portando via il ragazzo semicosciente.
Pensai velocemente a quale potesse essere la soluzione più veloce ed efficace... Avrei potuto inseguire i quattro tipi, ma loro erano in maggioranza e per il ragazzo era ormai troppo tardi oppure potevo provare a cacciare il tipo che stava torturando Elys.
La seconda ipotesi mi sembrò più fattibile così non persi altro tempo balzando con tutta la mia forza verso l'uomo.
Questo cadde e io finì a terra rotolando dolorosamente.
<<Stalle lontano.>> Ringhiai, rialzandomi a fatica, anche se questo non poteva capirmi.
<<Dorian!>> La fanciulla gridò talmente forte da spaccarmi i timpani. Guaì, ma presto sentì dei passi provenienti dal villaggio avvicinarsi.
L'uomo si rimise in piedi, il suo volto divenne paonazzo, lo vidi spaesato qualche istante, ma si riprese in fretta e scappò a gambe levate.
"Non ci provare." Pensai seguendolo tra la folta erba.

Era veloce, non potevo negarlo, ma stava competendo con una volpe. Conoscevo i punti precisi in cui il terreno era irregolare, friabile o presentava ostacoli e sapevo perfettamente dove appoggiare le zampe per darmi lo slancio.
Gli ero praticamente attaccato, ma non volevo fermarlo, volevo che mi portasse dal ragazzo e fu proprio quello che fece l'idiota vestito di nero.
Presto giunse dai suoi colleghi, erano disposti in torno al ragazzo che privo di sensi era steso a terra.
Sentì un pungente odore di sangue, ma oltre a quello percepì un misto di fragranze che conoscevo fin troppo bene.

Il pelo mi si rizzò sulla schiena, ringhiai pieno di frustrazione e rabbia mostrando i denti affilati da predatore onnivoro attirando l'attenzione delle figure in nero.
<<Ti sei fatto inseguire? Come fai a essere così imbecille?>> Chiese uno di loro all'uomo che aveva bloccato Elys.

<<È solo una volpe, di che ti preoccupi?>> Rispose l'altro piegandosi a prendere un masso grande quanto una mano da terra.

<<Solo una volpe? Ma sai almeno il motivo per cui siamo venuti qui?>>
Continuò un terzo tirando un calcio al corpo a terra.

Guaì scattando verso il ragazzo, non potevo lasciarli continuare, vidi il primo uomo prepararsi al lancio del sasso e alla svelta saltai indietro evitando la striscia grigia che finì con l'incontrare il terreno.
Ripresi a correre avvicinandomi al corpo disteso mentre gli occhi scorrevano da un viso all'altro.
Vedevo i loro lineamenti, ma non mi erano affatto familiari, la mia unica certezza era l'odore che impregnava l'aria, un odore che non potevo confondere o dimenticare, un odore che mi faceva essere sicuro delle loro intenzioni.

<<Dobbiamo liberarcene. Ci sta facendo perdere tempo. >>

Mi fermai a guardare l'ultimo che aveva parlato mostrando ancora di più i denti.
Se solo avessero provato ad avvicinarsi avrei chiamato a raccolta mezza foresta. Avevo fatto fin troppi favori nei due mesi di soggiorno e molti adesso erano in debito con me.

<<Lascia stare.>> Lo fermò una donna che fino ad allora non aveva parlato <<Noi abbiamo finito. Possiamo pure lasciare il ragazzo qui e tornare indietro.>>

<<Senza garanzia?>>

<<Se restiamo in questo posto altri due minuti la garanzia saranno le nostre teste impalate.>> Continuo lei.

Cautamente mi avvicinai al ragazzo, le mie orecchie tremarono, sentivo ancora il suo respiro, ero arrivato in tempo forse.

<<E va bene. È tua la responsabilità della missione.>> Continuò uno dei suoi compagni.

Tutti e cinque concordarono e alla svelta fuggirono nel bosco.

Voltai il capo verso il ragazzo, era ridotto molto male, il suo corpo era arrossato, sporco e pieno di graffi, ma il torace continuava a muoversi. Feci qualche passo annusando l'aria.
La puzza era rimasta e proveniva da lui.
Quei pazzi aveva già fatto danno.

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