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15.

<<Sylver>> Ormai avevamo abbandonato ogni formalità, la paura e il pericolo avevano fatto sì che ci iniziassimo, per così dire, a fidare l'un dell'altro.

<<Dimmi.>> Avevamo ripreso a camminare per raggiungere un riparo dalla neve che continuava a scendere imperterrita iniziando a imbiancare a chiazze il terriccio del bosco.

<<Credo tu non abbia fatto la cosa più saggia lasciando andare quell'individuo.>> Mormorai stringendo le braccia al petto per il freddo.

<<L'alternativa era ucciderlo Elys, volevi veramente assistere a un omicidio?>> chiese con un accento ironico mentre spostava un ramo.

<<No, assolutamente... ma magari...>> L'aria che usciva dalla mia bocca si condensava davanti al mio viso creando piccole nuvolette <<Oh, lascia stare, non c'era modo di uscirne senza conseguenze effettivamente.>> notai rimproverandomi mentalmente.

<<Non penso che ci creerà problemi nonostante tutto.>> Disse il bianco.

<<Come fai ad esserne sicuro?>>

Spostai con una mano la neve da sopra la mia spalla per farla scivolare a terra.

<<Non ne sono sicuro infatti, ho solo il presentimento che abbia ben compreso la mia minaccia.>> Dal tono della voce, il bianco sembrava esser sicuro di ciò che diceva.

Riflettei sulla minaccia in questione, a me non sembrava affatto un'assicurazione. Tuttavia cercavo di convincermi delle sue parole, era più confortevole il pensiero che almeno uno di loro non fosse più sulle nostre traccia.

Il vento iniziò ad aumentare spostando i nostri mantelli.

<<Dobbiamo muoverci a trovare un posto riparato.>> Sylver che fino ad allora era rimasto con il capo scoperto tirò su la stoffa.

<<Quello potrebbe fare al caso nostro?>> chiesi indicando quella che mi sembrava un'insenatura nella roccia.

<<No, non è abbastanza profonda e la neve giunge lo stesso a causa del vento.>>

Mugolai sconfortata mentre tenevo il più possibile il mantello stretto intorno al mio corpo. Il mio naso, come del resto ogni parte del mio corpo, stava gelando.

Sylver si fermò guardando un punto davanti a noi, provai a seguire il suo sguardo, ma vedevo solo la neve che aveva già ricoperto ogni zona iniziando a cadere in maggiore quantità.

<<Là giù.>> Aumentò il passo voltandosi <<Sbrigati.>>

Roteai gli occhi, se non ci fossimo trovati dispersi in mezzo a un bosco e con una nevicata in corso probabilmente gliene avrei dette quattro per aver usato quell'imperativo, ma vista la situazione forse era meglio non fiatare e seguire lui che sembrava esser molto più esperto di me in quel campo.

Salimmo su per una piccola collina dove il terreno incontrava le pendici di una montagna dalla vetta nascosta alla vista per la troppa vicinanza e lì vidi finalmente la nostra salvezza. Un'entrata buia e maestosa che sembrava essere lì apposta per condurre oltre la stessa montagna.

Sylver si voltò per controllare dove fossi, poi mi indicò l'ingresso con la testa.

Misi un braccio davanti al viso per proteggermi dalla neve e lo seguì.

All'interno vi era un profondo silenzio interrotto di tanto in tanto solo dal suono prodotto dal vento che stava aumentando causando una vera e propria tempesta di neve.

I nostri stivali, che fino ad allora avevano lasciato piccole impronte ormai già coperte da nuova neve, giunsero finalmente su un suolo asciutto.

Rabbrividì togliendo il mantello per scuoterlo e rimuovere la neve che vi era rimasta sopra prima che si sciogliesse e lo bagnasse più del dovuto. Al contrario il bianco sollevò lo sguardo per poi guardare le profondità di quella specie di tunnel.

<<Dovremmo proseguire?>> Chiesi facendo ruotare il mantello sulle mie spalle per riagganciarlo sul petto.

<<Questo è l'accesso alle terre di Iceville. Proseguendo ci troveremo di fronte un lago che non potremo circoscrivere per la sua enorme estensione, di conseguenza dovremmo attraversarlo con l'aiuto di un'imbarcazione e per farlo dovremmo aspettare che sorga il sole.>>

<<È l'unico accesso, giusto?>> chiesi.

<<Sì, non c'è altro modo per arrivare al villaggio. Se avessimo avuto il carro forse avremmo potuto percorrere il sentiero attorno al suo perimetro, ma visto come sono andati i fatti attraversarlo è la scelta più veloce e saggia.>>

<<Va bene, allora fermiamoci qui per la notte e aspettiamo Liz e David.>> Dissi con la mia ingenuità.

<<Elys...>> Sylver si girò verso di me posando una mano sulla mia spalla <<Non so se David e Liz ci raggiungeranno.>>

Spalancai gli occhi spostandomi dal suo tocco <<Che stai dicendo? Perché non dovrebbero?>> Il mio tono di voce si fece sempre più basso.

<<Perché c'è una tempesta in corso e non sappiamo neanche se sono stati catturati dai uomini di Walter!>> Sentì la frustrazione nella sua voce, io forse non volevo capire, ma lui dava già per scontato che non li avremmo mai più rivisti e non potevo sopportare quell'idea.

<<Magari sono riusciti a scappare e anche loro come noi hanno trovato un rifugio...>> Mormorai.

<<Ne dubito... è notte. Liz non ha la mia stessa vista e tuo fratello non sa minimamente cavarsela in uno scontro.>>

Scossi energicamente la testa. Non poteva essere vero, il mio cuore si rifiutava di crederci.

<<A questo punto tra le due cose, spero che siano stati catturati, meglio saperli vivi e in mano nemica che morti per ipotermia.>> Mormorò il bianco con tono cupo spostandosi verso un angolo più oscuro degli altri.

<<Ma perché non hai preso lei per mano allora?!>> Urlai e la voce rimbombò.

<<Non c'era il tempo, lei era più lontana di te e poi ci sono più probabilità che facciano del male a te e a David che a me e a lei. Dovevo limitare i danni che avrebbero potuto fare e ho deciso di lasciare tuo fratello alla custodia di Liz. In questo modo i rischi sono diminuiti per entrambe le coppie. Pensa se due inesperti come te e tuo fratello foste rimasti da soli... o se tu fossi rimasta con Liz. Di sicuro io e David ci saremmo messi in salvo e voi due sareste morte congelate.>>

<<Come se adesso Liz non fosse nella stessa situazione con David.>> Mormorai.

<<David è veloce, più forte e meno imprudente di te e anche se non riuscissero a scappare lui saprà come comportarsi nell'attesa del nostro arrivo.>>

<<Del nostro arrivo?>> Ripetei vedendolo tornare con qualcosa tra le braccia.

<<Esatto.>> Lasciò che ciò che aveva preso rotolasse a terra e dal rumore prodotto capì che si doveva trattare di legna. Non capivo come essa potesse trovarsi in quel posto, ma non feci domande al riguardo, altri pensieri ben più importanti mi stavano tormentando.

<<Spiegati meglio.>> Chiesi.

<<D'accordo, ma stammi bene a sentire perché non voglio ripeterlo.>> Lo vidi allungarsi e prendere qualcos'altro alla sua destra per sistemarlo in mezzo ai rami e nel mentre iniziò a spiegare <<Anche Walter proviene da Iceville, è uno dei tre nobili di quelle terre, i suoi poteri si estendono per diversi ettari e il suo nome è conosciuto e temuto da tutto il paese. Vi è una struttura vicino al suo palazzo ed è in essa che solitamente imprigiona le sue vittime. Se Liz e David verranno catturati quello sicuramente sarà il luogo in cui li condurranno.>>

Lo vidi sfregare qualcosa, ma non capì esattamente cosa fosse in quanto il buio mi permetteva solo di intravedere delle sagome alcune facilmente intuibili altre ben più misteriose.

Compresi che a quel punto l'idea che fossero stati catturati sarebbe stata realmente la migliore delle ipotesi e sospirai.

<<Allora non mi resta che ringraziarti.>> Mormorai mentre una scintilla veloce e fugace come un lampo illuminò le pareti per dare vita subito dopo a una fiamma che iniziò a divorare delle foglie e alcuni rami accumulati dal bianco.

Il fuoco prese vita regalando sollievo sia agli occhi che al cuore, il suo calore ci avrebbe riscaldati e la sua fiamma avrebbe vegliato su di noi allontanando i predatori.

<<Vieni, riscaldati.>> Sylver si sollevò sfilando il suo mantello e stendendolo vicino per farlo asciugare mentre lui si allontanò appoggiandosi alla parete opposta.

Non me lo feci ripetere due volte e mi avvicinai al piccolo focolare per trarre conforto dal suo tepore.

Guardai la fiamma danzare e la sentì scoppiettare, penso di non aver mai apprezzato il fuoco come in quell'istante, era l'unica gioia in quella notte buia e in tempesta e risplendeva illuminando il mio volto come la speranza che nutrivo di poter un giorno tornare a casa insieme a David e riabbracciare la mia famiglia, Dorian e Zibellino compresi. Persino Liz che conoscevo ancora poco in quel momento occupava una parte dei miei pensieri.

<<Pensi che passeranno da qui stanotte?>> chiesi spostando lo sguardo verso l'entrata.

<<No, aspetteranno che la tempesta scemi e non penso che ciò accadrà prima di domani mattina presto.>> Disse.

In piedi davanti al fuoco tolsi il mantello per far sì che si asciugasse prima e mi abbassai ponendomi in ginocchio mentre osservavo la fiamma proseguire nella sua danza e pensavo a tutti gli strani eventi che erano accaduti. Riesaminai ogni istante rivivendolo attraverso i ricordi, e rimuginai più volte sulla possibilità di confrontarmi con Sylver.

<<Dovresti riposare, resterò io a fare la guardia al fuoco.>> Disse il bianco che si trovava qualche passo più indietro appoggiato alla parete.

Le legna si mosse, uno dei rami più piccoli consumato dalle fiamme si spezzò e le sue ceneri caddero infilandosi tra i tronchi più spessi.

<<Non credo di riuscire a prendere sonno.>> Mi guardai le mani congiunte e poste sulle mie cosce.
Chi poteva biasimarmi d'altronde, avevo perso per la seconda volta un fratello.
Sentì il ragazzo alzarsi, ma non mi voltai.

<<Sembri un tipo a cui piace dormire, eppure ultimamente il buio della notte non ti aiuta particolare a prendere sonno, o sbaglio.>> Lo vidi con la coda dell'occhio arrivare al mio fianco.

<<Già... Ma a differenza di qualcuno io non riposo ogni volta che il sole splende alto nel cielo.>> Gli feci notare mentre si abbassava a controllare la stoffa del suo mantello.

<<È più forte di me, non riesco a tollerare molto la luce del sole, per cui in quei momenti preferisco se possibile recuperare le energie.>>

Tastò il tessuto lungo tutta la sua lunghezza per verificare che si fosse asciugato.
<<Un po' come gli animali notturni.>> Mi feci volontariamente scappare.
Sylver si fermò solo un attimo, scosse la testa e prese dagli angoli superiori la stoffa raddrizzando il busto e stendendo le braccia dinanzi a sé.
<<Esattamente.>> Disse serio scuotendo all'aria il mantello per far sì che le pieghe sparissero.

<<A che animale ti paragoneresti?>> Chiesi voltando adesso a guardarlo.

Il ragazzo si avvicinò <<Secondo te quale potrei essere?>> Domandò facendo in modo che il mantello nero e oro scivolasse sulla mia schiena.
Lo afferrai prima che cadesse del tutto a terra <<Che stai facendo?>> Gli chiesi reggendo con la mano sinistra il tessuto sulla spalla destra.
<<Ti sto coprendo, mi sembra chiaro.>> Rispose lui incrociando le braccia al petto e battendo un piede nel terreno.
<<Ma ti ho ripetuto mille volte che questo mantello ormai è tuo! Pensavo lo avessi capito.>> Replicai facendolo ricadere di lato per piegarlo, ma il bianco roteò gli occhi e si abbassò per prendermelo dalle mani e riposarmelo sulla schiena.
<<Vedilo come un prestito allora, fa freddo e il fuoco non basterà a proteggerti.>>
Aprì la bocca rimanendo interdetta dal gesto che ne seguì. Sylver piegato su un ginocchio iniziò a legarmi il mantello creando un elegante fiocco sul petto.
Lo guardai mentre spostava i cordoni dorati, i suoi occhi erano fissi sul nodo e sembrava concentrato sulla creazione del fiocco, due ciuffi sottili che partivano entrambi dal centro della sua fronte ricadevano uno dal lato opposto all'altro andando a sfiorargli il viso per fermarsi, leggermente ricurvi verso l'interno, a metà occhio.

Quando ebbe finito indietreggiò leggermente con le spalle e io sentì il calore formarsi sulle mie guance. Mi voltai dall'altro lato sperando che non se ne fosse accorto
<<Domani non venirmi a dire che hai preso freddo per colpa mia.>> Mormorai.

<<Perché ti sei girata adesso? Stai cercando qualcosa oltre la tempesta?>> Chiese con un tono furbo "Sto cercando la mia dignità" pensai sperando che il rossore passasse il prima possibile per poter tornare a guardare il fuoco.

<<E tornando al discorso di prima, come ho detto a David, io sopporto bene le basse temperature.>> Spiegò compiendo qualche movimento che mi giunse all'orecchio, ma che non compresi... Forse si era seduto.

Presi un bel respiro sentendo il calore diminuire e seppur non fossi convinta di riavere acquisito il mio naturale colore, spostai comunque lo sguardo verso di lui che adesso guardava le fiamme.

<<Una volpe.>> Dissi all'improvviso assottigliando gli occhi.

Sylver sbatté le palpebre ruotando poi la testa e il busto nella mia direzione <<Cosa?>> Chiese.

Notai due piccole rughe sulla sua fronte e accennai un sorriso <<Mi hai chiesto a quale animale potresti assomigliare, pensavi che lo avessi dimenticato?>> Chiesi allargando il sorriso.

L'escamotage del mantello effettivamente mi aveva distratta per qualche secondo, ma per fortuna avevo un ottima memoria.
Sylver fece un verso simile a un sospiro misto a un accenno di risata e scosse la testa leggermente mentre socchiudeva gli occhi <<Touchè.>> Mormorò riportando poi lo sguardo su di me <<E perché proprio una volpe? Loro non sono animali notturni.>> Sottolineò guardandomi con maggiore interesse con i suoi occhi dorati.

<<Normalmente le comuni volpi no, ma esistono le eccezioni Sylver.>>Girai il busto trovando una posizione più comoda e distesi la gamba sinistra che poggiava sulla destra piegata sul terreno.
<<Ovvero?>> Chiese lui sollevando un angolo della bocca.

<<Vuoi realmente farmi credere di non saperne nulla, Bianco?>> Domandai posando il palmo della mano a terra per far ricadere il peso sul braccio teso.

Sylver sollevò un sopracciglio <<So quel che tutti sanno sulle volpi.>> Disse.

<<Quello senza dubbio, ma sapete anche altro e vi sfido a negarlo.>> Insistei.

Il ragazzo sospirò e iniziò a parlare <<Hai ragione. So ad esempio che esistono diverse razze di volpi caratterizzate da manti e abitudini differenti.>>

Una ciocca dei miei capelli ondulati mi cadde sulla spalla, ma la lasciai lì ben più presa dalla conversazione che dalla premura di sistemarla <<Quella albina ad esempio>> gli suggerì notando la sua pupilla per un secondo espandersi per poi tornare alla normale grandezza <<Artica.>> Mi corresse <<L'albinismo è dato dalle sue origini. I primi esemplari comparvero in un luogo ricoperto perennemente dalla neve, il colore del suo manto lì era perfetto per permetterle di mimetizzarsi con il paesaggio.>>

Ascoltai attentamente pronta a proseguire fin quando non avrebbe ceduto <<Per tal motivo non tollera le alte temperature ed è costretta ad uscire con il brutto tempo o di notte in terre come queste.>>
Sylver sembrò gelarsi sul posto, ma fu solo per un fugace attimo perché quello dopo era già pronto a ribattere <<Non penso che verrebbe mai in questi luoghi. Non ce ne sarebbe motivo.>> Questa volta si era fatto estremamente serio.

<<Ne sei sicuro?>> Insistei.

<<Tu no?>> Chiese.

<<Io ho visto una volpe bianca.>>

<<ARTICA.>> Mi corresse di nuovo marcando la parola.

Non potei trattenere una lieve risata <<Perché ti infastidisci tanto...bianca, artica, che differenza fa?>> Domandai sollevando leggermente le spalle.

<<È come se qualcuno ti chiamasse donna corvina.>> Rispose.
Questa volta fu il mio sopracciglio a inarcarsi.

<<Donna corvina? Seriamente?>>
Annuì <<Capisci che non è appropriato.>>

<<Scusami>> iniziai sospirando <<Non volevo offenderti.>>

Sylver mi fissò.

<<Sei pericolosa.>>

Sollevai il cappuccio del mantello con un movimento lesto e mi avvicinai con il busto a lui <<Almeno io non sono misteriosa.>> Dissi quasi in un sussurro.
<<Su questo non ci giurerei.>> Rispose lui non spostandosi di un centimetro sussurrando a sua volta.

Mi allontanai ridendo indicando con un dito il mio mantello steso accanto a lui.
<<Sei tu la volpe, non io.>> Lui seguì la direzione che stavo indicando.

<<Ancora con questa storia?>> Chiese guardando il mantello.

<<Cerca la tasca.>>
Lo vidi frugare, al terzo tentativo finalmente la trovò.

Tirò fuori la scatola come se fosse la cosa più preziosa al mondo e la sfiorò con le dita <<Come... Pensavo si fosse rotta quando ci hanno attaccati sul carro.>> Mormorò con la scatola in mano.

<<Era vicino a me, l'ho presa d'istinto.>> Spiegai guardandolo sollevare il coperchio.

<<Tu sei come quella scatola Sylver.>> Mormorai mentre ne estraeva la chiave.

<<Non mi conosci.>> Disse serio rigirandosi la chiave sulla mano.

<<Hai ragione, so ben poco di te e Liz, ma sto iniziando a farmi un' idea.>>
Il bianco chiuse la scatola capovolgendola e sfilò la base.

<<Potrebbe essere sbagliata.>>
Rivelò la serratura e rimase a guardarla.

<<Per quanto ancora vuoi mantenere i tuoi segreti chiusi sotto chiave?>> Sylver mi guardò, i suoi occhi sembravano così profondi che avrei benissimo potuto fermarmi un'ora a guardarli e ad analizzarne tutte le venature e ogni singola sfumatura senza mai perdere l'interesse.

<<Se si chiamano segreti vuol dire che non possono essere rivelati.>> Mormorò <<Svelarli comporta delle conseguenze.>>

<<Anche quando le ipotesi diventano tanto tangibili da mostrarsi come certezza?>> Chiesi.

<<Non c'è certezza che regga in questo mondo Elys.>>

Sollevai gli occhi <<Sciocchezze. Smettiamola di prenderci in giro Sylver.>> Ero stanca di quei giochi di parole e di quel teatrino, volevo solo delle conferme.

Avvicinai la mano alla sua sfilandogli la chiave.

<<Ci sono un sacco di cose che vorrei capire.>> Mormorai sdraiandomi sulla schiena tenendo la chiave davanti al mio viso.
<<Tipo il motivo per cui non stai ancora dormendo?>> Chiese il bianco.

Lo guardai, sapevo che le mie intuizioni erano fondate, ma ne volevo la conferma assoluta.

<<Volpe artica eh>> mormorai porgendogli la sua chiave. La prese <<Anche tu sembri saperne tante sulle volpi.>> Disse sdraiandosi al mio fianco sulla pancia e posando la scatola accanto al mio viso.

<< Ne ho conosciute un paio.>> Mormorai vedendolo inserire la chiave.

<<Ritieniti fortunata allora,non sono solite rivelarsi agli uomini.>> Girò la chiave facendo scattare la serratura.

<<Chissà perché tu lo hai fatto allora.>> Pensai ad alta voce con lo sguardo fisso al soffitto.

<<Elys>> ruotai prima gli occhi, poi girai il collo per guardarlo meglio.

<<Non ti arrendi.>>

Scossi la testa osservando le sue pupille dilatarsi e le iridi assottigliarsi, riconoscevo quel colore, non poteva negarmi ancora la verità. Il suo sguardo mi stava gridando "VOLPE" <<Fingi pure se vuoi, ma ricorda che gli occhi non possono nascondere segreti.>>

Sylver riporto la sua attenzione sulla scatola sollevando il secondo coperchio.

<<Cambieranno un bel po' di cose adesso, lo sai?>> Domandò senza distogliere lo sguardo dal contenuto della scatola.
No, non lo sapevo. Non avevo pensato alle conseguenze, solo al desiderio di aver confermate le mie teorie.
<<Sylver, mio fratello Dorian è scomparso, David è stato catturato da un pazzo fuori di testa molto probabilmente e sono bloccata in una grotta con una tempesta in corso... Anche se cambiassero le cose non penso potrebbe andare peggio di così.>>

Il bianco mi guardò solo un attimo poi tirò fuori l'ampolla e sospirò.

<<Oggi te lo mostro, domani te lo spiego. D'accordo?>> Chiese serio tornando a guardarmi.

Annuì.

Sylver si tirò su con le braccia dandomi una mano per aiutarmi a sedere, poi riposò l'ampolla al suo posto.
<<Se inizi a fare domande ti abbandono qui da sola, intesi?>>

Sentivo il cuore battere forte, non sapevo cosa aspettarmi esattamente, ma ero ansiosa di capire. Così con gli occhi di un bambino elettrizzato feci un cenno al ragazzo.

Sylver chiuse gli occhi, il suo viso si rilassò, il suo torace iniziò a compiere movimenti sempre più lenti fino a quando non sembrò più muoversi e il suo corpo venne avvolto da una tenue luce, vidi la sua sagoma mutare, diventare più piccola, ma non ne definivo ancora le forme, poi d'un tratto la luce esplose in tanti frammenti dorati.
Mi portai le mani davanti alla bocca per bloccare un eventuale urlo.

<<A...allora avevo ragione.>> Mormorai.

La volpe bianca era davanti a me con la zampa anteriore destra posta davanti alla sinistra, il naso e la testa puntati verso il terreno e la folta coda ondeggiante.
<<Sei... Sei la volpe bianca!>>
Sylver sollevò lo sguardo puntando gli occhi dorati su di me e guai rimproverandomi.

<<Artica.>> Mi corressi allora facendo scivolare la mano sul petto. Il cuore mi batteva ancora talmente forte che sembrava volesse uscirmi dal petto.
Il ragazzo o meglio, la volpe, si avvicinò più lentamente del solito.

Spazio autrice

Prossimo capitolo dal punto di vista della Volpe Bian- Artica!

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