Capitolo 53
TYLERS' POV
Mi alzo da questa maledetta scrivania a cui sono seduto ormai da ore e ore, per andare a prepararmi una bella tazza di caffè.
Quando entro nella sala per la pausa, noto che qualcun altro ha avuto la mia stessa idea.
Si volta verso di me e, come sempre, mi scannerizza dalla testa ai piedi, per poi voltarsi dall'altra parte e non dire una parola.
Mi appoggio allo stipite della porta, aspettando che esca.
"Guarda che puoi avvicinarti. Ti spaccherei la faccia ma non mordo." Richiama la mia attenzione, sedendosi su una sedia che sta poco più in la della macchinetta.
Prendo un bel respiro e faccio come mi ha detto.
Nessuno mi ha mai messo in soggezione in tutta la mia vita, nemmeno mio padre, ma ci riesce lui con una solo occhiata di sfuggita. In più riesce a farmi sentire una merda, come se tutto questo fosse colpa mia.
Beh, forse da una parte ha ragione.
"Hai qualche pista?"
"Non proprio. Sto seguendo gli spostamenti dei suoi uomini, ma non mi stanno portando molto lontano. Ogni volta cambiano luogo o di colpo scompaiono dal..."
Mi interrompo quando lo vedo alzarsi con in volto un espressione ancora più incazzata di quella che ha di solito.
"Spencer, ti do trentasei ore. Se in questo tempo non riesci a darmi una pista da seguire per ritrovare mia figlia e prendere quel bastardo, considerati fuori. Sono stato abbastanza chiaro?" Parla in tono piatto, senza alzare la voce, ma facendomi rizzare tutti i peli del corpo.
Senza aspettare una mia riposta, si dirige verso gli uffici.
"Un giorno e mezzo?! Sto lavorando come un dannato giorno e notte da quasi un mese a questa parte! Io tengo a Summer tanto quanto te, se non di più, quindi io non lascio questo caso neanche sotto tortura!" Gli rispondo, facendolo bloccare sulla porta.
Si volta, passandosi il pollice due o tre volte sulla mascella, puntando i suoi occhi neri nei miei.
"Solo tu stai lavorando qui dentro giusto? Se ci tenevi così tanto a lei, non la davi in pasto a quello stronzo." Fa una breve pausa, per poi dire: "Un giorno e non voglio più vedere la tua faccia." Detto questo, se ne va.
Socchiudo gli occhi e mi passo le mani tra i capelli per cercare di calmarmi, ma non funziona molto.
Verso il caffè, che non ho nemmeno toccato,
nel lavandino, e torno al mio posto.
Sto per sedermi quando il telefono inizia a squillare.
«Rossa non è proprio il mom...»
«Sta zitto un secondo, sei in centrale? » Mi interrompe. Faccio fatica a capire quello che mi dice perché ci sono dei rumori e delle voci sotto.
«Ovvio, sono sempre qui. Ma dove sei che non ti sento...»
«Summer mi ha contatta Tyler. Sto arrivando, dieci minuti e sono lì. Dillo a Jason.» Senza lasciarmi il tempo di chiederle come, quando o semplicemente di riprendermi da questa notizia, mette giù.
Con ancora il telefono all'orecchio, corro nel suo ufficio, entrando senza bussare trovandolo seduto davanti al suo computer, ricevendo un'occhiata torva.
Sono talmente, cosa? sollevato, ansioso, preoccupato, che non riesco nemmeno a mettere insieme due parole.
"Sì può sapere che vuoi?"
"È Summer, cioè Steffy, è qui."
Si appoggia alla sedia girevole, incrociando le mani. "Che diavolo stai dicendo Spencer?!"
Prendo un respiro. "Mi ha chiamato Steffy. Summer l'ha contatta, sta arrivando qui in centrale."
Per la prima volta da quando lo conosco vedo sul suo viso un'espressione che non avevo mai visto prima, che però non riesco a decifrare.
Scuote il capo è torna ad assumere il suo solito broncio e mi fa cenno di uscire dal suo ufficio.
Torno alla scrivania e cerco di tranquillizzarmi, aspettando l'arrivo di Steffy.
"Hey, tutto bene?" Mi volto sentendo una mano delicata sulla mia spalla e una voce melodiosa.
"Ei." Mi alzo trovandomi davanti Sara, una nuova arrivata che si occupa delle pratiche del dipartimento, penso che abbia la mia età o uno o due anni in più di me.
Mi passo una mano tra i capelli. "Forse sì, cioè abbiamo una pista, quindi..."
Le sorrido.
"Beh sono contenta per te. Vuoi una tazza di caffè? Tanto devo andare a prenderla per me, se vu..."
"Ty!" L'irruenza di Steffy, zittisce tutti nella sala, interrompendo anche Sara.
Arriva velocemente al mio fianco, lanciando una fulminata alla novellina.
"Ciao Rossa." La abbraccio e lei ricambia stringendomi forte.
"Bene, allora come ti sei messa in contatto con lei?" Le chiedo staccandomi da lei ed incrociando le braccia al petto.
Fa per iniziare ma sposta di nuovo lo sguardo su Sara. "Che ci fa lei ancora qui? E così vicina soprattutto! Guarda che è fidanzato, non è che solo perché la sua ragazza è scomparsa puoi approfittarne." Dice avvicinandosi lentamente a lei, costringendomi a circondarla con le mie braccia per placare la sua furia.
Sara alza entrambe le sopracciglia e dopo avermi salutato, si allontana.
"Rossa calmati, si può sapere che ti prende? Non ti fa bene agitarti così, per niente poi."
Si appoggia sul mio petto. "Scusami è che oggi è stata una giornata, mmmh, movimentata ecco." Le accarezzo i capelli, per tranquillizzarla.
"Oh eccoti!" Un riccio mulatto fa la sua comparsa dagli scalini.
Steffy si stacca da me, voltandosi verso quest'uomo a me sconosciuto.
Fino a quando non si avvicina.
È quel dottore pervertito che avevava visitato Summer.
"Me ne stavo andando quando ho notato il tuo cellulare sul sedile. Così ti ho seguita fino a qui. Ecco a te." Le da il cellulare e lei arrossendo leggermente, lo ringrazia.
Steffy non arrossisce praticamente mai, c'è qualcosa che non mi torna.
Io è come se non esistessi più. Continuano a fissarsi per un po', quando un mio accidentale colpo di tosse li distoglie da qualsiasi cosa stessero facendo.
"Oh ehm, Tyler, lui è il dottor Therani." esordisce impacciata.
"Solo Aamir, piacere di conoscerti. Anche se mi sembra di averti già visto. " Mi tende la mano.
"Viceversa." Gli rispondo brevemente mettendo le mani in tasca, senza stringere la sua.
Lui fa la stessa cosa, fissandomi con un ghigno in faccia.
"Eehm d'accordo. Ty guarda, Summer mi ha mandato la sua posizione." Steffy richiama la mia attenzione mostrandomi il cellulare. "Il numero è privato però ho pensato che potevate risalire a qual..."
"Sei stata fantastica Stephanie, ora vai a casa a riposarti." Jason la interrompe, arrivando alle nostre spalle.
"Okay va bene, ma per favore fatemi sapere qualcosa, d'accordo?"
"Certo tesoro, non ti preoccupare. Cerca di rilassarti però." Le risponde, lasciandole un bacio sulla fronte.
Gli sorride affettuosamente e lo saluta.
Lui mi lancia una breve occhiata e si ritira nel suo ufficio.
"Beh, a quanto pare hai fatto bene a dimenticare il cellulare, così posso accompagnarti a casa ed accertarmi che tu stia bene." Sorride a trentadue denti il dottore guardando la mia Rossa.
"Non vorrei disturbarti." Ricambia lei. Ma dove sono finito? Nelle riprese di Beautiful?
"Non sarei rimasto qui se mi disturbassi, non ti pare?" Ammicca lui, appoggiando le sue terga sulla mia scrivania, diventando alto quasi quanto lei.
Lei si gira una ciocca di capelli dietro l'orecchio per poi voltarsi verso di me.
"Perché non vai già a mettere in moto la tua macchina, cioccolatino al latte?" Gli dico, portando le mani sui fianchi e fissandolo.
"Subito occhi di gatto. Ti aspetto giù." Detto questo si alza molto lentamente, e si allontana.
"Si può sapere come lo conosci e che ti prende? Sembri un'adolescente in preda agli ormoni."
"In preda agli ormoni lo sono, ti ricordo che sono incinta e ti ho già detto chi è. È il mio ginecologo."
"Beh, questo non spiega perché lui sia con te. E poi non mi avevi detto che era un signore anziano-"
"Sì, infatti era così. Lui è suo figlio e ha preso il suo posto in ospedale." Mi interrompe, facendo quell'espressione che fa ogni volta che si perde nel suo mondo.
Le schiocco le dita davanti agli occhi per farla riprendere. "Ma non mi hai ancora detto che cosa fa con te." Assottiglio gli occhi, guardandola dritto nei suoi.
"Niente! Non facciamo niente!" Sbotta, diventando paonazza in viso.
Mi avvicino di scatto a lei, le poso le mani sulle spalle e guardandola inizio a inspirare ed espirare, facendole capire di prendere un bel respiro e di calmarsi.
Lei mi segue, chiudendo gli occhi.
"L'ho conosciuto oggi in ospedale. Appena l'ho visto in realtà abbiamo bisticciato, ma non pensavo di vederlo più. Ero nella stanza, mi stavo spogliando ed è entrato lui." Si blocca per qualche attimo, sorridendo spensierata, poi di colpo cambia espressione."Non sto dimenticando Jay, affatto, la sua perdita è una ferita ancora molto aperta, e lo rimarrà per sempre. Lui è il padre delle mie bambine. Ma con Aamir oggi, ho provato una sensazione di tranquillità che, con tutto quello che è successo in questi ultimi mesi, non provavo più da molto. E' come un colpo di fulmine," ridacchia- "con questo non sto dicendo che mi fidanzerò con lui, ma sono contenta di averlo conosciuto. Mi ha fatto dimenticare per un attimo tutti i casini che ci sono nella mia vita."
Prende un lungo respiro, vista la miriade di parole tirate fuori. "Poi magari non gli piaccio nemmeno." Ghigna, smorzando un po' con tutto quello che ha detto.
Leggermente, ma dico davvero leggermente, sono contento che per uno scherzo del destino quel cioccolatino sia entrato nella sua vita. "Vista la sua faccia da pesce lesso quando ti guarda, penso proprio che anche lui sia stato colpito dal fulmine di cui parlavi prima."
I suoi occhi si illuminano, cosa che non vedevo purtroppo da tanto tempo, per poi ridacchiare.
"Ora vai a casa. Io devo andare a salvare il mio di colpo di fulmine."
SUMMERS' POV
"Maledetta troia." Mi scaraventa giù dal letto, correndo in bagno con la mano sul naso sanguinante.
Appena sento l'acqua del lavandino scorrere, mi fiondo verso i suoi indumenti cercando con mano tremanti un cellulare.
Praticamente ad ogni uomo che è entrato in questa stanza ho rotto il naso, l'ho soffocato o l'ho picchiato come loro facevano con me, in modo da farlo allontanare o distrarre e cercare di trovare un telefono per inviare un messaggio a chiunque in modo da uscire da questo inferno.
Mi è andata male parecchie volte. Capitava che si riprendevano troppo in fretta o se ne fregavano del dolore che gli avevo inferto e me ne davano di santa ragione, per poi violentarmi. Quello era il dolore più insopportabile, avere dentro un uomo che non è quello che ami, che ci gode ancora di più a vedere che tu soffri.
Ovviamente, anche se alla fine avevano ottenuto quello che volevano, appena uscivano andavano a fare la spia da Ryan o dai suoi uomini, così le prendevo anche da loro.
All'inizio Ryan ha pensato che lo avrei fatto solo una o due vote, viste le punizioni che ricevevo, ma presto si è accorto di essersi sbagliato. Così ha ordinato ad ogni uomo che pagava per avermi, di non portare il telefono nella mia camera.
Quasi urlo, quando invece nella tasca dei pantaloni di quest'uomo lo trovo ed in più senza blocco schermo. Invio rapidamente un messaggio a Steffy, per poi eliminarlo e rimettere tutto com'era.
Quasi stento a crederci. Chiamerà subito mio padre e poi sarò libera.
Mi tiro su giusto in tempo, visto che l'uomo esce dal bagno, con una garza sul naso.
Viene rapidamente verso di me e mi tira un ceffone talmente forte da farmi cadere per terra, forse anche dovuto al fatto che non mangio niente da giorni.
"Te la farò pagare per questo." Dice con un accento arabo.
Mi metto una mano sulla guancia per poi guardarlo dritto negli occhi. "Buona fortuna." Ghigno.
Mi tira un calcio nelle costole, che mi lascia senza fiato, per poi avvicinarsi all'appendiabiti e prendere i suoi vestiti.
Esce rapidamente dalla stanza ed io cerco di rimettermi in piedi, aggrappandomi al comodino.
Camminando a fatica vado alla spalliera del letto e afferro la mia vestaglia, l'unico indumento che ho che si possa definire coprente.
"Si può sapere che razza di problemi hai?" Fa capolinea nella stanza, urlando e sbattendo la porta alle sue spalle.
"Molti, quale vuoi che ti esponga per primo?" Gli rispondo a tono, sedendomi sul letto.
"Quello sul fatto che ogni uomo che esce di qui è ridotto a un rottame, che vengono da me lamentandosi dicendomi che rivogliono i loro soldi. Ti rendi conto delle perdite che mi stai arrecando!"
Loro sono un rottame, non io.
"Ooh questo si che mi dispiace. Ma il fatto di cercare di difendermi da dei porci, non è affatto uno dei miei problemi. Se ti reco così tanti casini perché non mi lasci andare, uhm?"
Prima che lui mi possa rispondere, fa la sua entrata Amanda. L'avrò vista si e no due volte da quando sono qua dentro, ciò non vuol dire che mi dispiaccia. Anzi meno la vedo, meglio è.
"È successo di nuovo?" Chiede al suo dolce fidanzato, affiancandolo.
Lui annuisce, fulminandomi con lo sguardo.
"Mi ha chiesto di lasciarla libera." Ridacchia.
Cala il silenzio per un attimo, quando è Mandy a parlare. "Perché non la mandi all'asta? Vedrai che lì riusciranno a piegarla."
Il sangue mi si gela nelle vene.
Mi squadra da capo a piedi per poi proclamare la sua sentenza. "Sì penso che farò così, in fondo non è stata un buon acquisto. Brava amore. Inizia a prepararla." Le da una pacca sul culo per poi uscire.
Salto su dal letto, cosa che mi provoca una forte fitta al torace. "Sì può sapere da che parte stai brutta stronza?"
Si volta verso di me e con sguardo gelido mi dice: "Dalla tua."
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