Capitolo 27
SUMMERS' POV
Cammino verso la palestra, con la testa letteralmente da un’altra parte.
Perché sono così paranoica su un qualcosa che non c’è? Perché continuo a ‘stare male’ per un noi che non esiste?
So che ci sono molte persone che stanno peggio di me, molto peggio, ma io non ce la faccio ad essere indifferente a lui, ad i suoi sorrisi, alle sue battute, anche se a volte un po’ fastidiose. Non riesco.
Lo conosco da poco, ma è come se lo conoscessi da anni, e ormai ne sono sicura, io non provo una cottarella qualunque per lui, io lo amo.
A distogliermi dai pensieri è il suono del mio cellulare.
Mi fermo sui miei passi e aprendo lo zaino, cerco il telefono.
Dopo averlo trovato, rispondo, senza neanche aver guardato chi mi sta chiamando.
«Pronto?» nessuna risposta.
«Pronto!»
Dopo pochi secondi ricevo una risposta. «Ciao... scusami se ti romp...»
«Beky, tutto bene?»
Passano di nuovo secondi, quando sento che sta tirando su col naso.
«Beky, cos'hai? Mi rispondi per favore. Aspetta adesso esco e vengo lì.» le dico facendo dietrofront, ed incamminandomi verso l'uscita.
«No no! Sto bene ho solo un po' di raffreddore...» altra pausa. «Oggi non vengo a scuola. Se chiedono puoi solo dire che non sono molto in forma, per favore?»
«Sì certo. Oggi però quando esco e prima di andare al lavoro, passo da te okay?»
«Ehm, facciamo che vengo io alla pizzeria? Ti va?»
«Ma se stai male é meglio che non esci molto, no?»
«Dieci minuti non é che mi uccideranno più di come sto adesso.»
«Mh, va bene. Fai come vuoi, tanto qualsiasi cosa ti dico tu fai tutto il contrario, testona.»
La 'sento' sorridere dall'altro capo del telefono, e questo mi rasserena un po'.
«Adesso ti lascio altrimenti farai tardi. Ci vediamo dopo. Un abbraccio.» e mette giù senza che io le risponda.
Devo assolutamente vederla, perché sento che non me la conta giusta.
Suona la campanella, ed io sono ancora qui nel corridoio d’entrata.
Per arrivare alla palestra ci vogliono minimo cinque minuti, correndo, da dove sono io, visto che si trova dall’altra parte della scuola.
Incomincio a correre per i corridoi e per le scale, a volte rischiando di andare addosso a qualcuno.
Raggiungo la palestra dopo sei minuti.
Mi scaravento quasi contro le porte, per aprirle ed entrare il più velocemente possibile.
Quando entro, tutti si voltano verso di me.
Mi sentirei molto meno in imbarazzo se quei ‘tutti’ fossero solo i miei compagni di classe, ed invece no, ci sono così a vista d’occhio, un centinaio di ragazzi.
Subito ho pensato di aver sbagliato palestra, ma quando ho visto Wyatt ed Owen, sventolare in aria le loro mani per salutarmi, ho capito di essere nel posto giusto.
Il mio respiro affannoso si sta calmando, ma il battito del mio cuore sta aumentando.
Credo proprio che le mie guance si siano colorate di un bel rosso acceso.
“Wilson! Sempre in ritardo!” sento urlare dalla signorina Bush, mentre viene verso di me.
“Spero che tu abbia una buona scusa.” continua, incrociando le braccia al petto.
Una bella ramanzina di lunedì mattina, davanti a persone che non conosco è proprio ciò che desideravo per iniziare la settimana al meglio.
“Ehm… io, ecco…” ma vengo interrotta, dal rumore delle porte che si aprono dietro di me.
Grazie a Dio, qualcuno che è in ritardo più di me.
La Bush, sposta il suo sguardo sul nuovo ritardatario.
“Eccolo un altro che è sempre in ritardo. Per caso vi conoscete voi due, o siete imparentati in qualche modo?” domanda, guardando tutti e due.
Mi giro verso chi è entrato, e non so dire se sorpresa o felicità o altro, s’impossessa di me.
Sul suo viso si disegna un altro dei suoi bellissimi sorrisi, che fa sorridere anche me.
“Allora?”
“No professoressa, siamo solo amici.” gli risponde lui, facendo svanire il mio sorriso.
Tanto cosa ti aspettavi che dicesse eh? Che sei la sua ragazza o roba del genere? Non succederà mai Summer, smettila con queste fissazioni. Afferma il mio subconscio.
“Emily può bastare così.”
Mi volto verso quella voce così tanto famigliare. Ma oggi cos’è? La giornata mondiale delle sorprese?
Ci fulmina un’ultima volta con lo sguardo per poi dirci: “Adesso andate a cambiarvi. Un po’ rapidamente per cortesia.”
Io e Tyler ci dileguiamo verso gli spogliatoi, e mentre passo accanto al mio fratellone gli mimo un “Grazie.” che lui ricambia con un sorriso ed un cenno del capo.
Però non riesco ancora a capire perché lui sia qui, e soprattutto perché ci sono tutte queste persone oggi qui in palestra.
“Perché sei qui?” mi domanda dopo poco Tyler.
“Perché ho potenziamento muscolare oggi. Ma la domanda è: perché tu sei qui?”
“Perché anche io ho potenziamento oggi. Non mi vuoi qui con te?”
“No, cioè sì. Solo che la signorina Bush non ci aveva detto niente.”
Sta per rispondermi quando due ragazze lo salutano dicendo in coro: “Ciao Tyler.” Accompagnando quel saluto con un gesto della mano.
“Ciao ragazze.” Ricambia lui, facendo ribollire ancora di più la rabbia e la gelosia dentro di me.
Fa per continuare a parlarmi, ma io entro nello spogliatoio e mi ci chiudo dentro, appoggiandomi alla porta.
“Summer?” lo sento dire, mentre bussa alla porta.
“Mi sto cambiando, cosa che dovresti fare anche tu.”
Come risposta ricevo un sonoro sospiro, e poi i suoi passi che si allontanano.
Lancio lo zaino su una delle panche libere, ed incomincio a spogliarmi.
Appena ho finito, esco e corro da gli altri. Li raggiungo e mi unisco al gruppo.
“Come mai sei arrivata in ritardo?” sento dire dalla sua voce calda e sicura di mio fratello.
“Scusami, è solo che una mia amica mi ha chiamato dicendomi che oggi non sarebbe venuta perché non sta molto bene.”
“Mh okay. Lui non c’entra niente vero?” mi domanda, guardando Tyler, che sta facendo il suo ingresso nella palestra.
Mi volto verso di lui, ed incrociando i suoi occhi, rispondo a Jay: “No, lui non c’entra.”
Si para davanti a me, interrompendo così la mia visuale con Tyler. Posiziona le sue mani a coppa sul mio viso. “Summer, tutto bene?”
“Si si, sto bene." gli dico sorridendo.
Assottiglia gli occhi a due fessure, e guardandomi dritto negli occhi dice: “Farò finta che tu mi abbia detto la verità, solo perché adesso vi devo fare lezione. Perché sai che altrimenti ti terrei qui fino a quando non mi dici ciò che hai.”
“Sì lo so. A proposito, perché ci fai lezione? Non ti ho mai visto qui.”
“Tutti gli anni vengo qui a fare potenziamento con le classi se il lavoro me lo permette. Non te lo avevo mai detto?” mi domanda sistemandosi il berretto nero.
Faccio segno di no con la testa.
“Ah pensavo di si. Bé, ho iniziato non tanto tempo fa a dir la verità, appena ho finito l’Accademia, ovvero quasi tre anni fa. Me lo ha proposto la mia partner sul lavoro, Emily.” Indica la signorina Bush. “Lei è più grande di me, ed è già da un po’ che è Detective per il dipartimento di Chicago, inoltre è anche insegnante. Comunque me lo aveva proposto appena sono entrato nell'Intelligence..."
“Voglio tutti divisi in classi. Veloci!” viene interrotto dalle urla di ‘Emily’.
“Ti lascio, devo fare l’insegnante severo adesso. Mi raccomando ascolta e comportati bene.” Dice, lasciandomi un bacio sulla fronte, per poi allontanarsi.
Vado nel mio gruppo e saluto Owen e Wyatt, e quest’ultimo, ovviamente mi saluta con i suoi teneri baci sulla guancia, al quale mi sono ormai abituata.
“Bene, adesso farò l’appello per vedere chi c’è e chi manca. Come sapete bene, si avrà una settimana intensiva di potenziamento, allenamento chiamatelo come volete, ogni mese. A istruirvi saremo io e il mio collega, il Detective Wilson, per chi non lo conoscesse ancora.”
Quanto spero che un giorno, anch’io venga poi chiamata così.
“Il potenziamento comprende tutte le classi dell’Accademia, e visto che sono più di venti, abbiamo deciso di dividere queste classi in quattro gruppi che si alterneranno. Oggi qui presenti dovrebbero esserci gli alunni della 1A, 2B, 2Q, 3E e 4C. Giusto?”
Si eleva un “Sì signore.” da tutti quanti, me compresa.
“Perfetto, è così che vi voglio. Carichi e decisi.”
Detto questo, incomincia a fare l’appello.
Mi sento osservata, e girando su me stessa, incontro lo sguardo di Tyler che brucia su di me, sul mio corpo, e su Owen e Wyatt che si trovano accanto a me.
I suoi occhi sono di un verde più scuro, pieni di… gelosia?
No, non credo io a…
“Wilson?” la voce della Bush, mi strappa via dai miei pensieri.
“Presente!”
“Hei, maa… Beky? Come mai non c’è?” mi domanda Owen.
“Non sta molto bene.”
“Ah.” dice, mentre i suoi occhi vengono attraversati da, delusione.
Un cipiglio si forma sul mio viso. “Owen, ma tu p…”
“Okay ragazzi, adesso sceglietevi un compagno con cui farete coppia per tutta la settimana.”
Incomincio a detestare un po’ la Detective Bush oggi. Interrompe sempre tutto ciò che voglio dire o sentire, o i miei pensieri.
“Mi scusi, possiamo stare anche con qualcuno di un’altra classe, vero?” sento dire dalla sua voce.
“Sì Spencer. Poi noi vedremo se vanno bene.”
“Va bene, grazie.” dice, portando il suo sguardo su di me.
“Vi do due minuti per scegliere con chi stare. Quando avrete scelto venite da noi che così vi segniamo. Su, incominciate!”
Dopo queste sue ultime parole, un forte brusio si alza nella palestra, insieme a ragazzi che corrono di qua e di là per cercare il loro compagno.
Vedo che Tyler sta venendo verso di me, quando Wyatt mi domanda speranzoso: “Sei già con qualcuno?”
Guardo lui un’ultima volta. “No, non sono con nessuno.”
“Bene, andiamo allora!” esclama, prendendomi per il polso.
Tyler si blocca, e fissa intensamente la mano di Wyatt attorno al mio polso.
La sua mascella è tirata, ed una vena gli si è ingrossata sul suo possente collo. Le sue mani sono strette in due forti pugni, tanto da far diventare le nocche bianche.
“Cognomi.” ci domanda la signorina Bush.
“Reed e Wilson.” risponde Wyatt, mentre Jay fa la stessa domanda ad un’altra coppia.
“Spencer e Martin.”
Mi volto verso di lui, e accorgendosene le sue labbra prendono la forma di un ghigno. Ma più che altro noto la bellissima ragazza, magra e con i ricci rossi di fianco a lui.
“Okay bene, raggiungete gli altri fuori ed iniziate a fare due giri dell’intero campus.”
Andiamo verso l’uscita.
Una bella corsa per sfogarmi ci voleva proprio.
Se vuole sfidarmi allora lo sfiderò.
****
La mattinata è volata in un battito di ciglia, per non parlare del pomeriggio.
In pizzeria c’era un sacco di gente oggi, infatti io, Wyatt e Steffy non ci siamo fermati un attimo.
Ho aspettato Beky con impazienza per tutto il corso del turno.
Fino a quando non ho ricevuto un suo messaggio dove diceva che non sarebbe riuscita a passare perché è andata da sua sorella, e che molto probabilmente avrebbe dormito da lei.
Le ho chiesto almeno di dirmi cosa avesse, ma ha visualizzato il messaggio e non ha risposto.
Ho lavorato tutto il tempo e lo sono ancora adesso, avvolta dall'ansia e la preoccupazione per lei, e dalla rabbia e la gelosia per Tyler.
Non ci posso ancora credere che oggi sia venuto in pizzeria per la pausa pranzo, con quella rossa.
Dio santo che rabbia.
E come ridevano insieme, quasi come una coppietta.
Ad osservarli ho fatto persino cadere un piatto per terra, rompendolo ovviamente, facendo sì che maggior parte della pizzeria si voltasse verso di me.
Con tutti questi 'ricordi' per la teta non mi ero nemmeno accorta di essere già davanti alla porta di casa.
Entro e dopo aver chiuso a chiave, poso a terra lo zaino e mentre cammino, inizio a spogliarmi.
Raggiungo la camera con addosso solo più l'intimo.
Apro l'armadio e prendo un paio di pantaloncini da yoga neri ed una maglietta a caso, grigia.
Solo dopo averla indossata mi accorgo che non è mia, ma di Tyler.
Inspiro il suo buonissimo profumo così intrigante, di Acqua Velva.
Mi guardo allo specchio a figura intera dell'armadio e vedo che mi arriva un po' più sotto del sedere, non si notano neanche i pantaloncini.
Decido di toglierli e di tenere solo la sua maglietta. Mi riprometto che prima che lui arrivi, avrò già tolto la sua maglietta ed indossato qualcosa di mio.
Chiudo l'armadio e torno sui miei passi, raccogliendo i vestiti. Dopo averli raccolti vado in bagno.
Prendo la bacinella e ci metto dentro i vestiti profumati di lavanda appena tirati fuori dalla lavatrice, e poi metto dentro a quest'ultima quelli sporchi.
Prima di stendere i panni, vado in salotto e collegando il telefono alle casse, faccio partire Dance the night away di David Banner, a un volume forse un po' troppo alto, ma non me ne frega molto ad essere sincera.
Riprendo la bacinella e ballando fino alla camera, penso all'effetto che mi fa la musica.
La mia é proprio una passione, anche se credo che un po' tutti abbiano la passione per la musica.
É come una droga, non riesco a stare senza, mi ha sempre accompagnata nei momenti della mia vita, da quelli belli a quelli brutti.
Il bello é che quando si dice di avere una passione per qualcosa, vuol dire che lo o la amiamo questa cosa.
In realtà in senso etimologico, passione significa soffrire, disse il mio pastore in una domenica di culto.
Passione ha un doppio significato; la musica la amo, ma nel profondo mi fa anche soffrire. Mi scava dentro, facendo rievocare con le sue melodie, con le sue parole, ciò che avevo nascosto, che avevo cercato di dimenticare.
Un po' come la passione che 'provo' per Tyler. Lo amo anche se soffro per lui. Per l'amore non corrisposto nei miei confronti.
Mi ritrovo con le guance rigate da qualche lacrima che non sono riuscita a trattenere.
Continuo a fare le mie cose pensando, piangendo qualche volta, ma soprattutto lasciandomi trasportare dalla mia musica.
Passano più di due ore, in cui io ho fatto pulizie e ho preparato la cena, sempre con la musica in sottofondo.
Mentre inizio a preparare la salsa di contorno, parte Despacito di Luis Fonsi e Daddy Yankee.
Incomincio ad ondeggiare i fianchi a ritmo, e a canticchiare.
"Sí, sabes que ya llevo un rato mirándote
Tengo que bailar contigo hoy
Vi que tu mirada ya estaba llamándome
Muéstrame el camino que yo voy oh, tu, tu er... Dio santo!" esclamo quando mi giro, e trovo Tyler appoggiato al muro ad osservarmi, mordendosi il labbro.
Non fiata, continua solo a guardarmi molto intensamente, facendomi sentire un po' a disagio.
Poi mi ricordo di avere indosso solo la sua maglietta.
Spalanco gli occhi, come colta in flagrante, e posando la ciotola con la salsa che stavo preparando, faccio per correre verso la camera, ma Tyler si mette davanti a me, bloccandomi tra lui e la penisola.
"Come mai hai addosso una delle mie magliette?"
"Scusa, vado a toglierla subito." gli dico, cercando di scansarmi da lui.
Ovviamente non ci riesco perché lui posiziona le sue mani sul marmo della penisola, bloccandomi ancora di più e avvicinando il suo viso al mio.
"Non ti ho detto di togliertela, ti ho solo chiesto perché la indossi." mi sussurra con tono calmo.
"Non so." gli dico, abbassando lo sguardo, ma che lui rialza subito.
"So benissimo che c'è un perché." fa una pausa, guardandomi le labbra. "Ma se non me lo vuoi dire, non ti tartasserò, visto che ti sta benissimo." conclude, allontanandosi di poco e guardando ciò che la sua maglietta copre.
Non dovrei lasciarmi trasportare così da lui, devo far ritornare la rabbia che avevo oggi pomeriggio nei suoi confronti.
Approfittando della su 'lontananza', cerco di nuovo di andare in camera.
"Dove stai andando?"
"A cambiarmi questa maglietta, così magari la puoi dare alla rossa con cui fai coppia." gli dico, incrociando le braccia al petto, e portando il peso su una gamba.
"Cos'è sei gelosa?" ghigna.
Aggrotto la fronte. "No, non sono gelosa." mento, cercando di essere il più convincente possibile, fallendo miseramente.
"Summer, non ti crederebbe nessuno. Te lo si legge in faccia."
Volgo la testa alla mia sinistra, mordendomi il labbro, così da evitare il suo sguardo, anche se per poco.
Si avvicina a me. Prende le mie mani e se le posa sulle spalle, e dopo mette le sue sul mio fondoschiena.
"Cosa me ne potrei mai fare di lei o di tutte le altre, quando ho te, eh?"
"Lo dici solo così per dire, non lo pensi qu..." in un battito di ciglia le sue mani sono sulle mie gote, e le sue labbra sulle mie.
Metto le mie mani attorno a i suoi polsi, colta di sorpresa.
"Smettila..." bacio. "Di pensare di non piacere a nessuno, perché non é così..." non dovrei, ma adesso sono io ad interromperlo, baciandolo.
Inspiriamo di scatto tutti e due, come se quel bacio liberasse tutto ciò che pensiamo.
Mentre continuiamo a baciarci, mi afferra dalle natiche, e io circondo subito le mie gambe poco sopra al suo bacino.
Mi appoggia sul marmo freddo della penisola, accarezzandomi le cosce.
Il nostro bacio continua e continua, diventando sempre più 'importante', bisognoso.
Gli tolgo il giubbotto, facendolo cadere a terra. Lui fa risalire piano piano la maglietta, riuscendo poi a togliermela, svelando il mio intimo, per il quale abbiamo avuto una breve discussione sta mattina.
Si stacca da me. "Niente pantaloncini?" osserva.
Arrossisco. "Quanto adoro quando arrossisci per qualcosa che ti dico." dice sorridendo, riprendendomi in braccio, per poi ricominciare a baciarmi.
Si incammina con me tra le sue braccia, quando inizia Radioactive degli Imagine Dragons. La prima cosa che mi viene in mente sentendo questa canzone é che, quando leggevo e leggo After, ascolto sempre questa canzone quando facevano l'amore, e a volte fantasticavo su come sarebbe stato farlo, ascoltando una canzone che ti da carica, un po' come questa per me.
Si lo so, sono pazza.
"Mi piace questa canzone, non so bene cosa dica, ma é eccitante." sussurra sulle mie labbra, come a essere d'accordo con quello che ho pensato.
Entriamo in camera, e adagiandosi sul letto, incominciamo a spogliarci.
Le sue labbra morbide continuano a giocare con le mie. Insinuo le mie mani tra i suoi ricci, stringendo alcuni ciuffi, come gli piace. Le nostre lingue continuano ad inseguirsi avide ed insaziabili.
"Cosa vuoi?" mi sussurra, puntando per brevi attimi i suoi occhi nei miei.
"La stessa cosa che vuoi tu..." mormoro, baciando gli l'incavo del collo.
L'odore, il profumo della sua pelle e il sapore che lascia la sua bocca sulle mie labbra, sul mio corpo, mi rendono matta.
Sono inspiegabili le sensazioni che mi fa provare lui.
"Sei sicura? Cioè non sai quanto desidero affondare in te, ma mag..."
"Ehm, io... io non, non sono più... vergine..." mormorò puntando lo sguardo da un'altra parte per 'paura' della sua reazione.
Mi prende dal mento. "Non devi 'arrabbiarti' con te stessa. Mi dispiace, non essere la tua prima esperienza, ma... sappi che sei e sarai solo mia lo stesso."
Annuisco sorridendogli, e riprendo a baciarlo. Lui continua a toccarmi con le sue grandi mani, accarezzando ogni parte del mio corpo.
Sento una leggera pelle d'oca formarsi sulla mia pelle, il mio corpo appartiene a lui. Mi sento sua e ogni punto, grande o piccolo che sia, brama quelle soffici e perfette labbra su di me.
Si stacca per qualche secondo da me, per aprire il cassetto del suo comodino e tirare fuori un preservativo.
Sono eccitata all'idea, ma anche un po' insicura.
Sto facendo la cosa giusta?
A farmi dimenticare tutto é il rumore dello strappo dell'incarto argentato del preservativo.
"Sei pronta? Sei sicura?" mi assilla, dopo esserselo infilato.
Gli lascio un leggero bacio. "Sì, sono sicurissima."
Mi fa un sorriso a trentadue denti, e posizionandosi meglio tra le mie gambe dice: "Cercherò di andare il più piano possibile, così che dureremo di più, anche se credo che impazzirò appena sarò dentro di te."
"Lasciati andare, non preoccuparti..." gli sussurro, accarezzandogli la schiena.
Mi bacia ed entra in me. Un gemito di piacere sfugge a entrambi.
Accompagna le sue spinte lente, con baci umidi su tutto il mio collo e il mio petto, mentre io gli graffio la schiena, facendogli scappare gemiti di piacere.
"Tyler..." mormoro, quando accelera un po' i movimenti.
"Scusa piccola... ma non ce, la... faccio a resisterti..." dice, succhiando la pelle del mio petto. I suoi ricci mi fanno il solletico sul collo, scuotendomi in un brivido.
I suoi movimenti diventano sempre più rapidi. "Tyler!" grido, venendo per prima, seguita poco dopo da lui che dice: "Santo dio Summer, quanto mi fai stare bene...", accasciandosi poi su di me.
"Grazie." mi sussurra, accarezzandomi i capelli, e lasciandomi un tenero bacio.
Mi fa alzare la testa, e mettendo un braccio sotto ad essa, mi fa accocolare sul suo petto, mentre continua ad accarezzarmi i capelli e la schiena.
"Hai cucinato per caso?" mi domanda dopo minuti interminabili e bellissimi passati tra le sue braccia.
"Si, e credo di aver preparato qualcosa di veramente buono." gli dico, tracciando il contorno dei rami spogli che ha sulle clavicole.
"Mmh, andiamo ad assaggiare allora. Non c'è nulla però nel forno vero?" ridacchia.
"No stupido."
Mi lascia un altro bacio prima di alzarci e mormora: "Grazie per questa serata meravigliosa ed indimenticabile."
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