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21

Dopo la nostra prima volta, i rapporti tra me e Maverick diventarono più intimi. In tutti i sensi. Non c'era giorno in cui non facevamo l'amore tra le librerie impolverate della biblioteca. Era qualcosa di speciale. Ogni volta che lo prendevo dentro di me, mi sentivo completo. Sapeva essere dolce e rude a seconda del momento e della situazione. Godevamo insieme e stare con lui era diventata una droga. Aspettavo per tutto il giorno, con ansia, il momento in cui avrei sentito il suo corpo, premere contro il mio, mentre mi penetrava. Era un abile amatore e risvegliava tutti i miei sensi.

Si era anche aperto nei miei confronti. Se prima parlava poco di lui e si limitava ad ascoltare, ora mi raccontava pezzi della sua vita.
Era preoccupato per il suo fratellino. Non sapeva dove si trovasse né con chi fosse. Aveva provato a fare delle ricerche, ma all'interno del carcere era difficile, se non impossibile, avere notizie. Mi rendeva partecipe dei suoi problemi ed era una cosa che mi rendeva felice. Iniziavamo a conoscerci veramente. E più passava il tempo, più mi rendevo conto di aver trovato un ragazzo dal cuore puro. Così come avevo pensato.

Maverick era la mia isola all'interno del carcere. Un'isola felice. Quella che il naufrago trova in mezzo all'oceano, dopo essere rimasto in acqua per giorni, circondato dagli squali, con le forze che vengono meno. Sei lì che resti a galla, in attesa di venire sbranato e poi vedi da lontano un lembo di terra che potrebbe essere la tua salvezza. All'inizio pensi che sia un miraggio. Poi ti rendi conto che quel pezzo di terra esiste veramente e può essere la tua unica possibilità di salvezza. Allora inizi a nuotare per raggiungerlo, consapevole che se ci riuscirai, potrai dissetarti, mangiare e riposare le membra stanche.

Mi sentivo fortunato. Nonostante gli attacchi degli squali, avevo raggiunto l'isola e ora me ne stavo disteso a prendere il sole, mangiando una banana e succhiando noci di cocco (forse la metafora è un po' spinta, ma rende perfettamente l'idea).

Durante le giornate ci ignoravamo. O meglio. Era Maverick che preferiva evitarmi. Era troppo pericoloso farci vedere insieme. Lui non poteva sbilanciarsi, ancora troppo legato al suo gruppo. Io dovevo fare ancora più attenzione. Shaq e i suoi amici erano sempre una minaccia. E dovevo ancora risolvere la questione Ryan. Avrei dovuto dirgli che i nostri rapporti occasionali si sarebbero conclusi e non avevo idea di come l'avrebbe presa.

Pensavo che avrei potuto sfruttare i soldi che mi aveva dato mio padre all'ultimo incontro, ma non sapevo se sarebbe bastati a comprare il suo silenzio.
Così continuai per un paio di mesi a fare sesso occasionale con lui, facendo attenzione a non farlo scoprire a Maverick.

Mi sentivo sporco quando lo facevo, ma non trovavo alternative. Quando era il giorno prestabilito, pagavo la guardia per far lasciare la cella aperta. Poi la notte sgattaiolavo fuori e raggiungevo Ryan, entrando nella tana del leone, dato che si trovava nella parte di prigione, dove si trovavano la maggior parte dei neri.

Mi accomodavo nel letto e mi toglievo la tuta carceraria. Lui si metteva in ginocchio davanti a me, prendeva il mio cazzo in bocca e lo succhiava avidamente fino a che non gli venivo in gola. Delle volte si spogliava e si metteva a cavalcioni su di me, facendosi penetrare. Un paio di volte partecipò anche il suo compagno di cella, un ragazzo di nome Derek, che si divertiva a farselo succhiare da Ryan, mentre io gli scopavo il culo. Con me non faceva niente. Non rientrava in nessun tipo di accordo e non ero intenzionato a vendermi anche a lui.

Derek non disse mai niente. Sospetto che fosse Ryan a farlo tacere. Magari si faceva scopare anche da lui, in cambio del silenzio.

Mi trovavo in equilibrio su di un filo, in mezzo al Gran Canyon. La sensazione era favolosa, ma il pericolo di sfracellarmi era altissimo. Così come l'aveva scoperto la prima volta, Mav avrebbe potuto farlo anche una seconda. E se fosse accaduto, avrei perso la sua fiducia. E tutti i passi avanti che avevamo fatto in quei mesi, sarebbero andati persi per sempre.

Gli unici a sapere quello che combinavo erano Patrick e Tom, con cui mi confidavo tutti i giorni. Non avevano cambiato opinione su Maverick, ma capivano la mia scelta e non mi ostacolavano. Anzi spingevano affinché chiarissi con lui, la nostra situazione.

Ormai ci vedevamo tutti i giorni, passavamo un po' di tempo insieme, iniziavamo a conoscerci. Ma mentre Mav sapeva quello che provavo, io non conoscevo i suoi sentimenti. Ero solo un passatempo o qualcosa di più? Passavo le notti sveglio a pensarci. Desideravo con tutto me stesso, ascoltare quelle due semplici parole.
Invece lui non si sbilanciava e anche se pensavo tenesse a me, non avevo mai la conferma dalla sua voce.

È difficile stare con una persona e non sentirsi mai dire "ti amo". Per quanto quell'amore venga mostrato con i fatti, rimane sempre un piccolo tarlo a roderti dentro. Quell'insicurezza che ti fa pensare che l'altra persona non senta quello che provi tu. E la cosa ti logora.
Non riuscivo a capire se non me lo dicesse perché eravamo in carcere, o se fosse perché in fondo non mi amasse.

- Perché non glielo chiedi? - mi disse una volta Patrick.
- Ti sembra una cosa facile da fare? - risposi.
- Certo. Vai lì e gli dici: "Ascolta tesoro, quando hai intenzione di dirmi che mi ami?". -
- Ora capisco perché non hai mai avuto una ragazza. - risposi acido.
- Ehi... Non l'ho mai avuta perché non ne ho mai sentito il bisogno. Io sono impegnato a soddisfare le ricche signore. Non ho tempo per l'amore. -
- Già. Bella scusa. -
- Se vuoi vado a parlarci io. -
- Ma come ti viene in mente? Per queste cose non si mandano gli amici. Non sono mica un dodicenne. -
- No, nei hai sedici, ma da come ti comporti non si direbbe. -
- È che ho paura. E se mi dicesse che non mi ama? Che sono solo un passatempo? Che ci vediamo solo perché prova piacere a scopare con me? -
- Almeno sapresti la verità. Invece di stare qui a pensarci tutto il tempo. -
- Ora che ho trovato un equilibrio, non voglio rischiare di rovinare tutto. -
- Oh, andiamo Ryk! Quale equilibrio avresti trovato? Quello di quando stai a cavalcioni sul suo cazzo? Non vedi che la cosa ti sta mandando in pappa il cervello? Torni in cella estasiato, dopo che ti ha scopato e poi dopo dieci minuti, sei già lì a farti un milione di domande. Gli stai dando tutto te stesso, senza sapere se anche lui, si sta concedendo a te completamente. Non fate altro che scopare. Ti basta così? Un paio d'ore al giorno e la sua eiaculazione nel tuo intestino? -
- Sei un pezzo di merda, Patrick! - urlai. - Adesso parliamo anche! Si confida con me! Mi racconta la sua vita, mi parla delle sue preoccupazioni. -
- Ma non vuole farsi vedere in giro con te. - rispose lo scozzese, esasperato.
- Non è una situazione facile per lui. -
- Già, perché per te invece è facile! Andiamo amico! Non vedi che tu hai fatto di tutto per avvicinarti, mentre lui fa di tutto per tenerti nascosto? Sembri un amante da tenere nascosta alla propria moglie. Potrebbe anche bastarti. Ma la verità è che non sta bene neanche a te. Altrimenti non staresti qui a lamentarti tutte le sere. Ora non dico che dovreste andare in giro, mano nella mano. Ma almeno dovrebbe chiarire i suoi sentimenti. -
- Lo fa tutti i giorni con i suoi gesti. - dissi deciso.
- E a te bastano quelli? -

Non risposi. La verità era che Patrick aveva ragione. Passavo del tempo con Maverick, nascosti in biblioteca e poi, per il resto della giornata, eravamo dei perfetti sconosciuti. Non era così che immaginavo la mia vita di coppia. E il non sapere se mi amasse o meno, mi mandava in confusione.
Parlavamo di tutto, ma quando si trattava di esternare i suoi sentimenti per me, si chiudeva a riccio. Nascondeva la testa sotto la sabbia come gli struzzi.
Era ovvio che il carcere, non era il luogo adatto per certi gesti o affetti. Ma è anche vero, che quando si intraprende una relazione, si vuole sempre il meglio. E quello che stavamo facendo, non era giusto. Almeno per me. Volevo sapere cosa provasse per me. Così decisi di chiederglielo.

Il giorno seguente passai la mattinata a pensare al discorso che volevo fargli. Dovevo essere chiaro e non permettergli di deviare il discorso. Dovevo prendere l'iniziativa. Così quando ci incontrammo in biblioteca, appena si presentò davanti a me, lo spinsi sulla sedia e mi misi sopra di lui.
Senza dire una parola, presi i suoi capelli tra le mani e spinsi la sua testa all'indietro. Mi fiondai a leccare il suo collo. Iniziò a gemere, sorpreso ed eccitato dalla mia iniziativa. Strusciavo il mio culo sulla grossa erezione che premeva sotto i suoi pantaloni.
Provò a parlare, ma lo bloccai, mettendogli una mano davanti alla bocca, per fargli capire di fare silenzio.
Continuai a leccare e baciare il suo collo e l'orecchio.
Poi mi misi in ginocchio. Gli tolsi velocemente i pantaloni e le mutande e mi trovai davanti alla faccia, la sua potente erezione.
Lo presi in mano e iniziai a masturbarlo lentamente. Sentivo il suo respiro aumentare e il suo petto sollevarsi e abbassarsi velocemente. Lo presi in bocca e iniziai a giocare con la lingua, sulla sua cappella. Un gemito roco, uscì dalle sue labbra. Spinsi la sua asta dentro la mia gola, fino in fondo. Cominciai a pompare, facendo su e giù. Mise le sue mani sulla mia testa, per aiutare il mio movimento. Gliele tolsi. Ero io a comandare. Non gli avrei permesso di prendere l'iniziativa. Bagnai bene il suo cazzo con la mia saliva. Poi mi alzai e mi misi seduto sopra la sua erezione. Strusciai il mio culo sul suo cazzo, mi sollevai, avvicinai la sua punta alla mia apertura e lo presi dentro di me, con un gesto deciso. Mi mancò il fiato. Prendere il cazzo dì Maverick, in quel modo, era una tortura. Restai fermo alcuni istanti, per abituarmi ad averlo dentro. Poi iniziai a muovermi, scontrando il mio sedere con le sue cosce. Con movimenti secchi. La stanza si riempì dei nostri gemiti. Lo guardavo negli occhi, mostrandogli tutto il mio amore. Lui teneva i suoi chiusi, poi li riapriva. Era in estasi. E lo ero anche io.

Non durò molto. Troppo eccitato dalle mie azioni. Venne dentro di me. Sentii i suoi schizzi, innondare le mie viscere e venni anche io, sporcando il suo petto. Mi accasciai su di lui, tenendolo ancora dentro di me. I nostri respiri che si regolarizzavano.
- Mi ami? - chiesi all'improvviso. Tutti i film che mi ero fatto sul discorso da improntare, erano andati a puttane con la mia domanda, detta d'impulso.
Sgranò gli occhi confuso.
- Mi ami? - ripetei.
- Co... Come scusa? - disse agitandosi un po'.
- Hai capito! - dissi deciso. - Ti ho fatto una domanda. Mi ami? Sì o no? -
Mi prese sotto le ascelle e mi sollevò di peso, uscendo dal mio sedere, lasciandomi una sensazione di vuoto tra le natiche e nel mio cuore.
Si alzò dalla sedia, il cazzo ancora mezzo duro e sporco di sperma.
- Hai fatto tutto questo solo per farmi quella domanda? - disse duro. Era furioso. Le mie certezze vennero meno.
- No... cioè... io... -
- Hai deciso di farti scopare in quel modo, per poterti prendere gioco di me? -
- No... Mav... io... -
- Pensi che sia stupido? - urlò. - Credi che non abbia capito perché l'hai fatto? Pensi che con una bella scopata, avrei detto tutto quello che volevi? -
- Io... io non so cosa volevo... - mormorai. - Solo... -
- Solo cosa? Mi ritieni talmente idiota da non poter capire i tuoi giochetti? -
- Non... non penso che tu sia idiota. - borbottai, gli occhi che si riempivano di lacrime.
- Tutto questo gran sesso solo per farti dire quello che vuoi. - storse la bocca in una smorfia, deluso.
Avevo la vista annebbiata dalle lacrime.
- Mi dispiace... - dissi.
- E di cosa ti dispiace, sentiamo! - sbraitò. - Del fatto che ti sei fatto scopare come una puttana o del fatto che hai appena venduto il tuo corpo per ricevere qualcosa in cambio? -
- Non è come pensi... - dissi, mentre iniziavo a piangere.
- Oh, e sentiamo, cosa dovrei pensare? Illuminami! -
- Ti amo! - urlai. - Te l'ho detto spesso. Non mi hai mai risposto! Non sono cosa provi per me! Noi stiamo chiusi qui dentro, scopiamo, ci baciamo. E poi me ne torno in cella pieno di dubbi. Sapendo che non ti rivedrò fino all'indomani. Sempre qui! Sempre pronto a farmi scopare, pur di stare un po' di tempo con te! -
- Pensi che sia facile per me? Credi che quando esco di qui, non provi lo stesso? -
- Non so cosa provi perché non me lo hai mai detto. - singhiozzai.
- Ma come cazzo fai a non capirlo! Cristo Santo! Pensi che rischierei di farmi trovare qui, se non ti amassi? Pensi che ti racconterei tutto di me, se non sentissi qualcosa per te? -
- Tu mi ami? - domandai sbalordito.
- Dio! Sì! Ti amo! Non ti sembra chiaro? -
- Non me l'hai mai detto! - dissi a bassa voce.
- Credi che sia facile per me, esternare i miei sentimenti? Eppure mi sembra di averlo fatto! Ti ho parlato della mia mamma, del mio fratellino. Non l'ho mai fatto con nessuno! -
- Io... io non lo sapevo... -
- Troppe cose non sai di me, Ryk! -
- E allora dimmele! -
- Non so se ne ho più voglia. - rispose, prima di lasciare la stanza, ancora nudo.

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