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Capitolo XXXVIII


Ore 23.00 – Mosca

Xander vide la Bugatti ferma al lato della strada, le ruote che fumavano, i fari accesi nella notte... Non poteva non sapere chi ci fosse dentro, ma il suo cervello continuava a pensare che incontrarlo lì non poteva essere una coincidenza... Che forse il destino li aveva portati entrambi nello stesso posto alla stessa ora...

Poi scattò qualcosa nella sua testa, che gli disse chiaramente che non poteva farsi vedere, non dallo Scorpione... Non poteva mettere a rischio la missione di Irina, né la sua... Non poteva di nuovo mettere davanti a tutto il suo maledetto orgoglio...

Spostò lo sguardo sulla Audi R8 di Dimitri, e lo vide ripartire all'inseguimento della Aston Martin, fregandosene di essere capitato in mezzo a una gara dove uno dei partecipanti era Challagher. Prima che la Bugatti avesse il tempo anche solo di avvicinarsi, affondò il piede sull'acceleratore, facendo schizzare la 599 avanti, per dileguarsi il prima possibile...

Se c'era William, Irina doveva sicuramente essere nei paraggi, ne era certo. Per un folle momento gli venne in mente di andarla a cercare, ma si rese subito conto che non poteva farlo. E intanto inseguiva Dimitri, sperando che lo Scorpione non l'avesse visto e non avesse deciso di stargli dietro...

Afferrò il cellulare e cercò il numero del Mastino, per poter parlare con lui.

<< Dove cazzo stiamo andando?! >> gridò quando sentì la chiamata aprirsi dall'altra parte della linea, << Quello era Challagher! Abbiamo rischiato di farci beccare! >>.

<< Non stiamo andando da nessuna parte >> ribatté Dimitri, gelido, e in effetti vide la R8 rallentare a una cinquantina di metri da lui, << Li ho persi... E lo so che quello sulla Bugatti era Challagher, Went. Prega che non ti abbia riconosciuto... E' riuscito a vederti? >>.

<< Non lo so... >> rispose Xander, secco, << Non credo, sono ripartito appena ho capito che era lui. Ma potrebbe anche aver intuito o sospettato che fossi io... >>.

La cosa lo preoccupava molto: se Challagher capiva che lui era a Mosca, per Irina era finita.

<< Puoi accertarti che vada tutto bene? >> domandò Xander, con un certo nervosismo.

Dimitri rimase in silenzio per un momento, poi rispose: << Ci penso io, Went. Tieniti a distanza: tu non dovresti essere ancora qui >>.

Chiuse la telefonata, senza dare il tempo a Xander di vagliare l'idea di dire a Irina che lui era a Mosca... Ma forse era meglio così: lei non avrebbe apprezzato. Lo avrebbe visto come un altro tentativo di impicciarsi nella sua vita.

Seguì la R8 fra le strade buie per un tratto, poi girò a sinistra, dirigendosi verso casa con la consapevolezza che Dimitri avrebbe visto Irina, e lui no.



Ore 23.30 – Mosca

Irina aspettava il termine della gara seduta dentro la Punto, nell'abitacolo buio, gli occhi che si muovevano pigramente da un angolo all'altro della strada, annoiata. C'era poca gente, e quella poca non le piaceva per niente: tutti russi che quella sera non avevano nulla da fare se non rischiare la pelle correndo a folle velocità sulle strade cittadine... Era venuta solo perché era stata lei a organizzare la gara a William, altrimenti sarebbe rimasta volentieri a casa.

Alle sue orecchie arrivò però il rumore sordo e profondo di un motore, che la costrinse a risvegliarsi dal suo torpore. Forse William stava per tagliare il traguardo?

Ad un certo punto una Audi R8 nera le passò proprio davanti a tutta velocità, esattamente dalla parte opposta da cui doveva arrivare... Le ci volle un centesimo di secondo per riconoscerla, mentre per gli altri non fu lo stesso: la guardarono sparire oltre un angolo, credendo che probabilmente stesse partecipando a un'altra gara...

Perplessa, i suoi occhi si puntarono alla curva dove la R8 era sgommata via, e si chiese perché Dimitri stesse partecipando a una gara: doveva nascondersi, no?

Aspettò che l'attenzione della gente tornasse a posarsi sul traguardo, poi con circospezione scese dalla Punto e a passi silenziosi si diresse verso la strada in cui l'Audi aveva svoltato... Fece un paio di metri, e senza sorpresa la ritrovò lì, ferma vicino al marciapiede, il motore ancora acceso e i fari che illuminavano la strada. Dimitri aspettava in piedi di fianco all'auto, e si guardava il braccio sinistro, su cui si stagliava un grosso taglio che sanguinava copiosamente.

<< Dimitri! Che diavolo succede? >> gridò Irina, correndogli incontro preoccupata.

Era contenta di vederlo, ma non certo di scoprire che si era appena fatto sparare addosso...

Il russo alzò lo sguardo su di lei, e l'unica cosa che fu in grado di fare fu un ghigno.

<< Non sto morendo, quindi non ti agitare >> rispose.

<< Che hai fatto? >> sussurrò Irina, avvicinandosi.

<< Niente... Un agguato >> rispose Dimitri, come se avesse detto passeggiata, << Ma non sono qui per questo. La tua copertura potrebbe saltare... >>. Sembrava quasi volesse tenerla a distanza, perché con un'occhiata le aveva chiaramente intimato di non avvicinarsi: probabilmente doveva essere piuttosto nervoso per quello che era appena successo.

<< Perché? >> domandò Irina, << Aspetta... Un agguato? >>. Gettò automaticamente un'occhiata alle sue spalle, per accertarsi che nessuno l'avesse seguita.

<< Siamo piombati in mezzo alla gara >> rispose Dimitri, improvvisamente seccato dal dover dare spiegazioni, << Challagher potrebbe aver visto qualcosa che lo faccia insospettire >>.

<< Siamo? >> ripetè Irina, cogliendo qualcosa di strano nella situazione, << Che sta succedendo, Dimitri? >>.

Il russo le rivolse un'occhiataccia delle sue. << Non fare troppe domande, se vuoi che continui a supportarti in questa missione >> rispose, << Vladimir mi ha teso un agguato, ma alla fine è scappato... Challagher potrebbe aver mangiato la foglia, quindi sta attenta quando taglierà il traguardo. Se ti sembra che abbia capito qualcosa, scappa... Anzi, hai una pistola? >>.

Chiaramente Dimitri non stava dicendo proprio tutto: prima parlava al plurale, ora al singolare... Ma perché facesse il misterioso non lo capiva. Forse aveva a che fare con il suo passato, però lei aveva creduto di sapere ormai tutto... Si rassegnò al fatto di non ottenere alcuna risposta, e mormorò: << Sì, ce l'ho una pistola... Ma non credo che... >>.

"Non credo di essere in grado di ucciderlo... Anche perché credo di averlo già ferito abbastanza".

Dimitri la guardò, e per un momento apparve esasperato. Si confermava sempre la solita debole.

<< In ogni caso rimarrò a osservare la situazione finché non sarò sicuro che vada tutto bene >> disse, << E non fare quella faccia: non sei da sola come credi >>.

Irina storse il naso, senza capire cosa volesse dire, infastidita da quella sensazione di inutilità che le era appena caduta addosso. Non si diede la pena di cercare di capire il significato delle sue parole, perché sapeva troppo bene che non ci sarebbe riuscita.

<< Ok, ma non farti vedere >> sussurrò, poi ricordò che era ferito. << Sei sicuro di stare bene? >>.

<< Mai stato meglio >> ribatté Dimitri, << E' solo un graffio... >>. La guardò con la fronte aggrottata, come a dire: "E tu sai come sono fatto...".

<< Va bene. Sta attento >>.

Irina si voltò, e stancamente raggiunse la Punto parcheggiata. Anche se aveva rivisto Dimitri, improvvisamente si sentì estremamente sola. Nemmeno la possibilità che William potesse intuire qualcosa riusciva a smuoverla.

Ad un certo punto, iniziò a sentire il rombo dei motori che si avvicinavano nella notte. Il bagliore dei fari precedette la Bugatti nera, che sgommando oltrepassò la curva a tutta velocità, disegnando una traiettoria perfetta. La guardò tagliare il traguardo senza fatica, come sempre quando era William a guidare, e attese un momento prima di avvicinarsi. Le altre auto arrivarono dopo, inchiodando oltre la linea a terra.

Vide qualcuno dei piloti russi uscire dalla macchina arrabbiato, e gridare qualcosa a coloro che erano rimasti sul marciapiede. Iniziarono a discutere animatamente, senza però coinvolgere William, che guardava con un certo distacco la scena... Non prestò attenzione a lei, ma aspettò di averlo davvero davanti prima di pensare che non sospettasse niente.

Dopo qualche minuto, lo Scorpione lasciò la macchina e la raggiunse, tranquillo, l'espressione soddisfatta e serafica.

<< Che succede? >> domandò lei facendo un cenno verso i russi, fingendo di non sapere nulla.

<< Durante la gara un paio di auto ci hanno tagliato la strada >> rispose William, scrollando le spalle, << Ma niente di che... Forse si trattava di un'altra corsa. Tanto non mi hanno dato fastidio >>.

Studiò la sua espressione per cercare di capire se stesse bluffando, ma William sembrava davvero tranquillo... Per una frazione di secondo le venne la tentazione di girarsi per vedere se Dimitri li stesse controllando, ma si trattenne e annuì.

<< Gara difficile? >> domandò, tanto per dire qualcosa.

William fece un sorrisetto.

<< No, per niente >> rispose, << Aspetto che mi diano i soldi e poi ce ne andiamo... Fa freddo qui. Entra in macchina >>.

<< Ok... >>.

Irina gli gettò una rapida occhiata e poi salì sulla Punto, osservando William che a passo sicuro si dirigeva verso i russi e assumeva la sua solita espressione strafottente e senza paura. Evidentemente, non aveva riconosciuto Dimitri all'interno della R8, o se lo aveva notato non doveva averci visto niente di strano, cosa molto improbabile...

Forse William stava solo raccogliendo le prove per incastrarla definitivamente, forse stava facendo finta di niente quando in realtà il suo cervello lavorava alacremente per coglierla in fallo... Era troppo furbo per non accorgersi di niente...

Lo guardò parlare per qualche momento con i russi e riscattare il suo premio, per poi tornare verso la Bugatti e risalire, partendo rapidamente verso casa. Irina lo seguì, la Punto che si muoveva sinuosa dietro la Veyron, e i suoi occhi andarono subito a cercare la R8 di Dimitri quando passarono per la strada dove lo aveva lasciato: non c'era. Era giunto alla conclusione che non correva alcun pericolo e se ne era andato prima di farsi vedere di nuovo.

La strada di casa le sembrò immensamente lunga mentre guidava lungo le vie di Mosca, chiedendosi se questa volta si sarebbe salvata la pelle... Ogni ora che passava scopriva sempre di più che c'erano un sacco di cose che potevano andare storte.

Una volta nell'appartamento, William posò i soldi sul tavolo in soggiorno e si mise a contarli. Li divise in due pile apparentemente uguali, poi la guardò e gliene porse una.

<< Domani andiamo a fare un giro in centro e ti compri qualcosa >> disse improvvisamente, << Che ne dici? >>.

Irina lo guardò senza capire.

<< Non credo di averne voglia... >> rispose stancamente, << E poi non mi serve niente >>.

William insistette.

<< Se la roba che hai è stata tutta in quella minuscola valigia, significa che ti mancano ancora molte cose >> ribatté, avvicinandosi per baciarla sulle labbra. << Mentre aspettiamo l'incontro con la Lince, forse è il caso che ci godiamo questo momento, non credi? >>.

Irina si scostò appena per rispondere.

<< Già... >> sussurrò a bassa voce, lasciando che lui prendesse di nuovo possesso delle sue labbra, senza chiedersi se le piacesse o meno. Era troppo stancaper potersi rendere conto di ciò che provava.

Ci fu un attimo di esitazione da parte di William, poi però le sue mani non la lasciarono più libera, accompagnandola di nuovo in camera, per l'ennesima volta che sicuramente non sarebbe stata l'ultima. Non si oppose; non ne aveva la forza né la determinazione. Ne forse la voglia.

Perché tanto la verità era sempre la stessa: per quanto si fosse gettata in quella storia per dimenticare il passato, lei continuava a volere Xander. E ogni istante che passava, il suo cuore glielo gridava sempre più forte.



Ore 24.00 – Mosca, Appartamento di Dimitri

<< Forse ci conviene cambiare appartamento... >>.

Xander si abbassò per guardare bene in faccia il tizio a terra, il sangue che sporcava il pavimento, i lampeggianti dell'auto della polizia che stazionavafuori che illuminavano a intermittenza la faccia del giovane uomo che aveva ammazzato con un colpo decisamente fortunato. Sì, era l'evaso che Challagher si era portato dietro per qualche strano motivo quando era fuggito dal carcere.

Un poliziotto stava bloccando l'accesso all'ingresso con il nastro adesivo rosso e bianco, e Dimitri guardava la scena con le braccia incrociate, la fasciatura che si era fatto fare nell'ambulanza dopo varie insistenze bene in vista, gli occhi gelidi.

<< Ovunque andremo faranno di tutto per trovarci >> ribatté il russo, << Spostarci forse non servirebbe a niente. Buinov tenterà certamente di ammazzarmi di nuovo, ma magari la prossima volta ci penserà due volte: non si aspettava che ci fossi tu, con me >>.

Xander si rialzò e lo guardò.

<< Mi stai dicendo che in qualche modo ti ho dato una mano? >> chiese, ridacchiando.

<< Diciamo che siamo pari per quanto riguarda la storia all'aeroporto... >> ringhiò Dimitri, arricciando il labbro.

<< Bene, meglio così >> disse Xander, sempre divertito, << Non mi piace avere debiti con gli ex membri della Black List >>.

Si guardarono in faccia per un momento, poi entrambi fecero per alzare gli occhi al cielo: la convivenza tra loro era difficile, ma nonostante tutto erameno peggio di quanto credessero. Xander stava per dire qualcosa, quando Demidoff, il capo dei servizi segreti russi, entrò nell'ingresso con aria scocciata, seguito a ruota da Sokolova.

<< Che diavolo succede qui? >> domandò, irritato, guardandosi intorno. Avevano dovuto avvertirlo per forza, essendo il territorio sotto la sua giurisdizione.

<< C'è stato un agguato da parte di Buinov >> rispose secco Dimitri, << E comunque, non era necessario che venisse fino a qui... Sappiamo cavarcela benissimo da soli >>.

Demidoff fece una smorfia.

<< Come facevano a sapere che eravate qui? >> domandò, << Se cercano di ammazzarvi, la missione potrebbe saltare. Lei dovrebbe saperlo, Went >>.

Xander lo fulminò con gli occhi, accorgendosi del commento tra la righe al suo incarico ormai fallito.

<< Non è questo il problema >> ribatté, << Io e l'agente Dwight stiamo lavorando su due fronti diversi. E oltretutto, io sono fuori dalla missione in ogni caso. Sono qui per conto mio >>.

Demidoff gli rivolse un'occhiata insofferente, e per un momento nella testa di Xander passò l'idea che quell'agente russo potesse essere in combutta con la Lince e i suoi: non sarebbe stato troppo strano. Era già successo con Challagher...

Le possibilità esistevano, ma qualcosa gli disse che questa volta la polizia non centrava: Demidoff semplicemente non sopportava le intrusioni di altri paesi nel suo territorio, e voleva l'F.B.I. lontana da Mosca. Niente di più.

<< Se è così, agente Went, allora siamo autorizzati a non interessarci di quanto vi accade >> ribatté Demidoff, << Anche se ci sono un sacco di cose poco chiare... Buinov era qui per lei, immagino >>. Guardò Dimitri.

Il Mastino gli rivolse un'occhiata gelida.

<< Immagino siano affari miei >> ringhiò.

<< Ringrazi che gli americani se è qui, Goryalef >> ribatté Demidoff, arrabbiato per la palese mancanza di rispetto, << Lei è un altro di quelli che dovrebbe finire a marcire in una cella... Anche se era quello che stava facendo, no? >>.

Xander capì che sarebbero arrivati allo scontro, così si affrettò a intromettersi.

<< Goryalef risponde solo a noi >> disse, << E noi sappiamo cosa farne di lui >>.

Demidoff non ribatté, mentre Dimitri diventò di ghiaccio. Xander sapeva di aver toccato il suo orgoglio, ma non era il momento di fare il duro. Anche se non erano agli ordini diretti di Demidoff, era meglio non provocarlo eccessivamente: non poteva mandarli via, ma sicuramente poteva ostacolarli, se voleva.

<< Quindi noi agiamo per i fatti nostri >> aggiunse Xander, << Potete anche disinteressarvi completamente di quello che ci succede >>.

"Cosa che credo facciano con piacere".

<< D'accordo, Went, vi lasceremo agire come meglio credete >> disse Demidoff, e fece per andarsene.

Xander si ricordò di un'ultima cosa che gli era venuta in mente quando aveva parlato "dell'agente Dwight", e lo richiamò.

<< Un momento! >> disse, e il russo si voltò. << In ogni caso, tenetevi pronti perché l'agente Dwight è quasi pronta per consegnarvi la Lince >>.

Gli occhi di Demidoff mandarono una scintilla, e Xander sorrise per la rivincita che Irina stava facendo riprendere all'F.B.I.: stava facendo un ottimo lavoro, e i russi non ne erano contenti.

<< Aspetteremo ulteriori istruzioni dal vostro capo >> disse il russo, e se ne andò.

A quel punto Xander si voltò verso Dimitri, e gli fece cenno di tornare di sopra: della scena del crimine si sarebbero occupati i poliziotti, e comunque c'era ben poco da analizzare.

<< Da come ha parlato Demidoff, mi pare di capire che non sei gradito nemmeno a loro >> disse, guardando il Mastino con aria seria, << Immagino che tu non voglia darmi nessuna spiegazione, a tutta la storia di Buinov >>.

Dimitri si sedette stancamente sul divano, ma non abbassò le difese.

<< Sono fatti miei, Went >> rispose, << Qui in Russia funziona così: se hai un conto in sospeso, lo regoli o muori. Io voglio morto Buinov, e lui vuole la stessa identica cosa per me. Non è il primo agguato e non sarà l'ultimo, perché Vladimir è troppo codardo per affrontarmi da solo e a viso aperto >>.

<< Posso sapere almeno il motivo per cui ti vuole uccidere? >> chiese Xander.

<< No >>.

Xander sbuffò.

<< Allora ti faccio un'altra domanda: esiste qualcuno che sa il perché? >>.

Dimitri lo guardò.

<< Sì >>.

<< E Irina lo sa? >>.

Il russo sembrò valutare se rispondere o meno.

<< Sì >> disse alla fine.

Incredibilmente, la prima cosa che Xander pensò non fu "Allora me lo dirà lei", fu: "Lei ha continuato a fidarsi di lui, quindi posso farlo anche io". E poi, era sicuro che Irina non glielo avrebbe mai detto, perché non era una che rivelava i segreti altrui.

<< Bè, se lo sai lei... >> disse lentamente, << Non glielo chiederò, tanto. Mi basta sapere che lei si è fidata >>.

Dimitri gli rivolse una strana occhiata, ma non disse niente.

<< Finalmente hai detto qualcosa di sensato >> commentò alla fine, lievemente sarcastico.

Xander fece una mezza smorfia, sapendo bene che quello era il comportamento tipico del russo. Si sedette sul divano, cercando di mettere un freno a tutti i suoi pensieri, che inevitabilmente si erano scatenati parlando di Irina.

Alla fine non era tornato a casa, dopo l'incidente. A metà strada aveva cambiato idea, e Dimitri lo sapeva. Si era appostato a una cinquantina di metri dalla R8, la Ferrari ferma in un vicolo, correndo il rischio di essere beccato, ma deciso a vedere Irina almeno da lontano...

Se ne era reso conto da solo: l'amava ancora. Quella Irina più adulta lo aveva semplicemente spaventato, ma pensandoci bene alla fine le piaceva...

E guardandola da lontano parlare con Dimitri, qualcosa gli aveva suggerito che Irina aveva molta più confidenza con il russo di quanta lui avesse potuto immaginare...

Si sarebbe dovuto arrabbiare, forse; oppure avrebbe dovuto sentire la gelosia saltargli addosso... Ma non era così. Era maturato abbastanza in quel periodo per sapere di dover fare un passo indietro.

Però non potè fare a meno di gettare un'occhiata di sottecchi a Dimitri, cercando di capire cosa pensasse quel russo... Non lo capiva: sembrava completamente distaccato dal mondo esterno, ma si rivelava sempre un ottimo osservatore... Pensava e intuiva molto più di quello che diceva.

<< Per un attimo ho avuto la forte tentazione di dirle che eri qui >> disse all'improvviso il russo, guardandolo.

<< E perché non lo hai fatto? >> domandò Xander, inarcando un sopracciglio senza capire dove volesse arrivare.

<< Non volevo farti un favore >> rispose Dimitri.

Per qualche secondo Xander non capì... Poi, con stupore, si accorse che quella del russo era una battuta. O forse no?

Scosse il capo e sorrise.

<< Io e te non ci capiremo mai, vero? >> disse.



Ore 14.00 – Mosca, Appartamento di William

Irina lesse il messaggio per la quinta volta, il display del cellulare dove il testo scritto brillava chiaro nero su bianco:

"Sabato, ore 18.00. Cafè Black Snake, Piazza Centrale di Mosca".

Guardò la finestra della camera da letto, il cielo fuori sgombro, e fece rapidamente mente locale.

William era in soggiorno, e forse stava guardando la tv. Non aveva sentito lo squillo: teneva il telefono in silenzioso per evitare che si accorgesse di qualcosa.

Premette rapidamente il tasto del cellulare e inoltrò il messaggio al numero di telefono di Dimitri, poi cancellò tutto in modo da non lasciare tracce.

Facendo finta di niente, si alzò e si stampò sul volto un'espressione neutra. Uscì dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle. William era sdraiato sul divano, che cambiava continuamente canale alla tv. Gli si avvicinò, sfiorandogli la spalla.

<< Hai fame? >> domandò.

<< Ehi bambolina... >> fece lui, afferrandole la mano delicatamente, << Ordiniamo qualcosa? >>.

<< No, preparo io >> rispose Irina, << Non ti preoccupare >>.

Andò in cucina, sapendo che fare qualcosa l'avrebbe distolta da quell'insopportabile sensazione di disgusto che provava per se stessa, e che ora dopo ora si acuiva sempre di più.

Stava tagliando del formaggio a cubetti, quando si accorse che William la stava guardando in silenzio, le braccia incrociate e gli occhi puntati sulle sue mani. Senza capire cosa avesse da guardare si fermò e mise da parte il coltello, confusa.

<< Cosa c'è? >> domandò lei, a bassa voce.

William sorrise appena.

<< Continua >> rispose.

Senza capire, Irina riprese il coltello in mano e ricominciò il suo lavoro, muovendosi nella piccola cucina sentendosi osservata e sotto pressione. Accese il fuoco sotto la padella, versando un filo d'olio; apparecchiò la tavola per due, anche se lo sguardo di William addosso le aveva chiuso lo stomaco, disponendo tutto con cura e lentezza.

<< Mia madre non ha mai cucinato per me >> disse all'improvviso lo Scorpione, con una lieve nota divertita nella voce.

Irina alzò lo sguardo su di lui, rendendosi improvvisamente conto di quanto William fosse diverso da tutti gli altri, di quanto la sua vita fosse stata sempre al di fuori delle regole, di quanto aveva avuto, ma anche di quanto non aveva mai avuto...

Non seppe che cosa dire, perché William aveva parlato con un tono leggero, divertito, noncurante... Eppure lei sapeva che ciò che aveva appena detto eraestremamente triste. Rivelava molto della sua vita e del suo passato, cose a cui lei non aveva mai pensato, prima di allora.

Lo Scorpione però sorrideva, le braccia incrociate, gli occhi verdi che brillavano.

<< Di solito avevamo un cuoco, che si occupava di tutto questo >> disse, e fece un cenno verso il tavolo.

<< C'è sempre una prima volta per tutto >> disse Irina, mezza seria mezza divertita, << Per un po' dovrai accontentarti... Però non ho mai sentito nessuno lamentarsi di come cucino >>.

William ridacchiò.

<< Non ho detto che la tua cucina potrebbe non piacermi >> ribatté, << Ho detto che non ho mai visto nessuno cucinare esclusivamente per me... >>.

Irina tornò a guardarlo, e capì a cosa si riferiva: era una novità per lui assistere a una dimostrazione di affetto vero e semplice come quello. Nemmeno sua madre, la persona che avrebbe dovuto crescerlo, imboccarlo, mostrargli anche solo come si prendeva in mano una forchetta, lo aveva mai fatto. E quello dimostrava quanto la sua famiglia fosse separata, fosse un semplice cognome e nient'altro... Soldi, ricchezza e potere, ma dietro a tutto quello c'era il vuoto più assoluto, vuoto nel quale William era cresciuto, vuoto dal quale si era difeso diventando lo Scorpione.

Sorrise.

<< Avanti, siediti... >> sussurrò.

Lo guardò prendere posto a capotavola, poi gli servì la carne, l'insalata, il pane e il formaggio, sedendosi poi accanto a lui, in attesa che mangiasse. Lui però non iniziò.

<< Tu non mangi? >> domandò.

<< Inizia tu >> ribattè lei.

William inarcò un sopracciglio.

<< Non lo avrai mica avvelenato? >> chiese.

Irina si trattenne dallo scoppiare a ridere, dopo la sorpresa iniziale per la sua frase. Poi, per un istante, ma un istante che bastò a farle venire dei dubbi, le sembrò di stare con Xander. Quegli scherzi erano all'ordine del giorno, quella intimità tra i fornelli era normale, per loro.

<< No, certo che non l'ho avvelenato! >> rispose, divertita ma anche molto turbata, << Volevo solo sapere cosa ne pensavi... Vista la battuta di prima >>.

William inarcò leggermente la testa, quasi stranito, poi sorrise.

<< Ok, se è questo che vuoi... >> disse.

Irina scosse il capo, divertita, e iniziò a mangiare insieme a lui per dimostrargli che non stava tentando di ucciderlo. Si guardarono mentre masticavano il primo boccone, e a tutti e due venne da ridere. Era da stupidi, ma la cosa sembrava divertirli enormemente, perché era del tutto nuova. Nuova come quellainaspettata complicità.

<< Non è champagne e caviale, ma può andare >> commentò alla fine William, ridacchiando.

<< Bene, sono contenta >> ribatté lei, << Ma che cos'altro non hai mai fatto tua madre per te? >>.

Ora che era entrata in contatto con quella parte nascosta di William, voleva sapere di più su di lui. Ora che si rendeva conto che non era nato Scorpione, che una causa per ciò che era esisteva, poteva trovare la cura.

William però non sembrò capire la domanda, non subito.

<< Non mi è mai mancato niente, se è questo che intendi >> rispose.

<< No, non è questo che intendo >> ribattè lei, << Ci sono dei gesti che una mamma fa sempre per suo figlio. Uno è preparargli da mangiare. Ce ne sono molti altri: andare a prenderlo a scuola, preparargli lo zaino... >>.

Lo Scorpione sembrò irrigidirsi. Abbassò lo sguardo sul piatto, quasi si rendesse improvvisamente conto di qualcosa, o forse perché non capiva il discorso.

<< Non ho mai avuto bisogno di questo genere di cose >> rispose a bassa voce, come se parlasse con se stesso. Poi aggiunse, più tranquillo: << E in ogni caso, mia madre non è nemmeno venuta a trovarmi in carcere, nemmeno una volta. Non che mi mancasse la sua voce stridula e il suo odiosissimo profumo da trecento dollari... >>.

Prima che Irina avesse il tempo di capire che quello era un modo per dirle di non fare altre domande, William la prese delicatamente per il mento e la intrappolò in un bacio strano, quasi dolce, quasi surreale... Poi le rivolse un'occhiata e sorrise.

<< Non voglio parlare del passato, perché il futuro è sempre un argomento più interessante >>.



Ore 18.00 – Mosca, Appartamento di Dimitri

Xander guardava la cartina dell'isolato dove la Piazza Centrale di Mosca si stagliava nitida e regolare, il Black Snake segnalato con un puntino rosso in uno degli angoli. Teneva la penna in mano, Dimitri che sedeva dall'altra parte del tavolino.

<< Dobbiamo chiudere tutte le via di fuga possibili >> disse, facendo un tratto alla via laterale, << E dobbiamo farlo nel modo meno vistoso possibile... Niente posti di blocco, niente volanti a pattugliare le strade, niente di niente. Dovremo essere invisibili, anche perché non sappiamo in quanti saranno... >>.

Parlava più che altro con se stesso, ma lo faceva ad alta voce per rendere partecipe Dimitri di ciò che gli passava per la testa.

<< Qualcuno si sede occupare di Challagher... >> disse il russo, con aria tranquilla.

Al nome Xander fece una lieve smorfia.

<< Pensi che non sarà con Irina e la Lince? >> domandò.

Dimitri scosse il capo. << No, non sarà con loro >> rispose, << La Lince vuole vedere Irina, e non lui, quindi sicuramente non gli permetterà di incontrarlo personalmente. Anche perché nonostante abbiano concluso degli affari insieme, Challagher ha sempre parlato con un sostituto... >>.

Xander si sfregò il mento, pensando. Lo Scorpione andava preso subito, in contemporanea con la Lince, altrimenti avrebbe avuto il tempo di scappare e nascondersi, e fino a quel momento era stato bravo a farlo.

<< Allora io penserò a lui >> disse, << Gli altri alla Lince. Tu che cosa hai intenzione di fare? >>.

Si guardarono per un momento, stranamente neutri, come se stessero soppesando le possibili parole che potevano uscire dalla bocca dell'altro. Xander sapeva che Dimitri aveva qualcosa che frullava nella testa e che era collegato a quel suo passato misterioso e piuttosto oscuro, ed era sicuro che il russovoleva prendere parte alla "caccia", che fosse per un motivo personale o per qualcos'altro.

<< Non mi interessa catturare Challagher >> rispose, << Che sia libero o in giro non mi cambia la vita, anche se so che mi cerca per farmi fuori. Io voglio vedere la faccia della Lince, quindi seguirò Irina >>.

Per un attimo la cosa diede fastidio a Xander, più che altro perché non si poteva sdoppiare e seguire sia lo Scorpione sia Irina; poi però capì che la sua era una scelta fatta di "stomaco", e che la sua priorità era prendere Challagher: lui l'aveva catturato la prima volta, e lui lo avrebbe arrestato di nuovo. E in fondo, almeno a vegliare su Irina ci sarebbe stato qualcuno di cui ancora non si fidava veramente, ma che almeno conosceva.

<< Ok, allora tu sarai con la squadra di Demidoff >> disse Xander, << Io invece per i fatti miei con un altro paio di poliziotti >>. Spinse verso di lui la mappa della città. << Che tu sappia, quanti modi ci sono che potrebbero tornare utili a evitare la fuga della Lince? >>.

Dimitri non abbassò nemmeno lo sguardo sulla cartina, e rispose subito: << Molti. Non basta bloccare le strade principali e avere un elicottero a disposizione... Tanto qualsiasi sia il dispiegamento di forze, sarà difficile non fare scappare la Lince. Nel momento in cui capirà di essere in trappola, potrebbe ricorrere a qualche stratagemma di cui noi non siamo al corrente >>.

Xander gettò un'occhiata alla mappa.

<< Irina lo aspetterà nel locale, sul lato della piazza, proprio vicino alla vetrina >> disse, << Una volta dentro, potrebbe cercare di attaccargli addosso unrilevatore che ci permetterebbe di rintracciarlo nel caso sfuggisse... Poi gli agenti dell'F.B.I. faranno irruzione nel momento opportuno, a meno che... Hai intenzione di uccidere la Lince, Dimitri? >>.

La domanda gli era uscita a bruciapelo, ma era già da un po' che ci pensava. Doveva chiarire quell'aspetto, se voleva essere sicuro di poter contare su di lui.

Si guardarono in faccia l'un l'altro, ma Xander non riuscì a leggere niente negli occhi del russo: erano gelidi come il ghiaccio, imperscrutabili.

<< Per il momento non voglio uccidere la Lince >> rispose Dimitri, << Non so nemmeno chi sia, quindi non ho niente contro di lei >>.

Poteva anche mentire, Xander non se ne sarebbe accorto. Il suo tono era perfettamente controllato, neutro, perciò nessuno sarebbe stato in grado di capire se diceva la verità o no. Lo scrutò per un po', poi disse lentamente: << E se dovessi cambiare idea? >>.

Dimitri fece una smorfia.

<< Tanto in carcere devo tornarci comunque, no? >> ribatté. << E comunque, non cercherò di uccidere Irina, se è questo che ti preoccupa >> aggiunse, quasi ghignando.

<< Infatti quello era l'ultimo dei miei pensieri >> rispose Xander, leggermente irritato, << Ho già capito da un bel po' che tra voi due corre... ottimo sangue >>.

Dimitri incrociò le braccia, un sorrisetto sul volto improvvisamente meno gelido del solito.

<< Purtroppo per te, Went, la tua ragazza ha l'innata capacità di attirare le attenzioni sbagliate >> disse serafico, << E non so se lo fa apposta oppure inconsciamente. Però è fedele, non te lo dimenticare. Fa degli errori, ma paga sempre in prima persona >>.

C'era qualcosa di velatamente ironico nel tono del russo, e Xander si ritrovò a pensare sempre di più che tra Dimitri e Irina c'era una empatia decisamente troppo strana. E più che esserne geloso, non capiva come poteva essere successo: Dimitri non era affabile, non era gentile, non era nemmeno simpatico... Perché si capivano così bene?

Improvvisamente il russo si alzò e gli diede una pacca sulla spalla, un gesto che era chiaramente provocatorio. Poi si allontanò lentamente, dicendo: << Trova il coraggio di parlare con lei, Went... Dopo mi odierai ancora di più >>.



Ore 18.00 – Mosca, Appartamento di William

C'era qualcosa di assurdamente potente e strano che scorreva nelle vene di William, in quei giorni. Era come l'adrenalina delle gare, che improvvisa e breve gli dava una scarica di euforia che gli faceva perdere ogni paura e timore, ma più prolungata, più dolce, più incredibilmente infinita e inspiegabile.

Era cambiato qualcosa nella sua esistenza, nel momento in cui Irina aveva rimesso piede nella sua vita, qualcosa che in pochi giorni gli aveva fatto rivalutare tutto: i suoi piani, i suoi progetti, il suo passato, il suo essere lo Scorpione.

E con ancora quella sensazione addosso, ora guardava Irina affaccendarsi con aria assorta intorno al tavolo della cucina, a impastare con le sue manine qualcosa che lui sapeva essere una torta, ma di cui ignorava ogni più piccolo ingrediente. Non aveva mai visto nessuno preparare una torta, e non sapeva nemmeno da dove si cominciasse.

Vide Irina rivolgergli un'occhiata divertita, ma non gli diede fastidio: ormai non gli interessava più se lo stesse prendendo in giro, e quale fosse il motivo. Le cose erano cambiate da quando lei era diventata sua, e non poteva negare che quello era ciò che più volesse al mondo.

<< Avanti, come la vuoi? >> domandò all'improvviso Irina.

Lui aggrottò le sopracciglia.

<< Eh? >> fece, senza capire.

Irina sorrise.

<< Come la vuoi, questa torta? >> domandò lei, << Posso metterci la frutta o la marmellata... Cosa ci vuoi sopra? >>.

William la guardò stranito, senza capire la domanda. Era una torta, che importava quello che ci metteva sopra? E poi perché chiederlo a lui?

<< E che ne so >> rispose, quasi irritato perché non sapeva cosa dire, << Una cosa vale l'altra, no? >>.

Irina sembrò esasperarsi per un momento.

<< Ci sarà qualcosa in particolare che ti piace, no? >> fece lei, << Avanti, non è difficile. La sto facendo per te. Cosa vuoi: mele, fragole, o marmellata di frutti di bosco? Non mi sembra una domanda troppo difficile... >>.

Era ironica, ma William rimase colpito dal fatto che avesse detto che stava facendo quella torta per lui... Si avvicinò titubante, con Irina che lo guardava in attesa. Fece mente locale per ricordare cosa gli piacesse di più tra ciò che lei aveva proposto, poi rispose, lentamente: << Mettici le fragole >>.

Irina scoppiò a ridere, e mentre apriva il frigorifero per prendere i frutti disse, divertita: << Hai un sacco di cose da recuperare, William >>.

Essere preso in giro così palesemente era una grossa novità per lui, e per un momento arricciò il labbro, infastidito. Vide Irina mutare velocemente espressione, spaventata dalla sua reazione, così si disse che non faceva niente, che in fondo la sua era una battuta innocua, e cercò di tornare neutro. Peròcapì che Irina aveva ancora paura di lui, nonostante tutto.

Così la guardò finire il dolce con una nuova consapevolezza addosso, che diventava sempre più forte ogni minuto che passava, e che faceva affiorare nella sua testa pensieri che prima non avrebbe mai creduto possibili...

Irina stava cucinando per lui, e per nessun'altro. Stava facendo una cosa che nessun'altro aveva mai fatto. E non era l'oggetto in sé, il risultato di quei gesti, a fargli piacere. Era solo il fatto che tutto quello era per lui, che il tempo che Irina consumava, le energie che metteva in moto erano esclusivamente destinate a lui. Tutto gratuito, tutto solo per il gusto di farlo.

Per un istante tornò bambino, tornò quel ragazzino rabbioso e pieno di superbia che era sempre stato, quello che non aveva mai visto sua madre venire a prenderlo a scuola, ma anche quello che nel profondo del suo cuore aveva sempre invidiato i suoi amici quando i loro genitori, meno ricchi e meno potenti, si facevano trovare davanti alla scuola, nelle loro anonime utilitarie grigie. Tornò a provare di nuovo quell'enorme odio verso il mondo e verso ciò che non gli era mai stato dato, ciò che contava veramente, più del denaro e più del potere... Tornò a provare quella sensazione che gli era rimasta impressa nell'anima, quell'assurdo senso dell'abbandono che gli aveva detto, un giorno, che lui non aveva bisogno di nessuno... Che non gli serviva a niente avere una famiglia, che non gliene importava nulla... Se ne era convinto, ma ora... Ora qualcosa dentro di lui vacillava...

Sì, lui era lo Scorpione: non aveva mai avuto bisogno di nient'altro, al di fuori di se stesso. Proprio perché non aveva avuto niente, ora era quello che era. Non sarebbe mai diventato così forte. Non rimpiangeva il suo passato. Ma ciò non toglieva che ora con Irina le carte in tavola cambiavano, e che lui stava bene con lei. Che non gliene fregava niente di cadere in basso, di cedere ai sentimenti, di apparire debole con lei... Non l'avrebbe lasciata più.

Il potere lo avrebbe riavuto, i soldi anche. La Black List sarebbe tornata quella di una volta, forse migliore; Los Angeles sarebbe tornata ai suoi piedi... Ma ora vedeva qualcosa di nuovo che si sommava alle cose vecchie che rivoleva indietro: vedeva un punto fermo, un punto che non si sarebbe spostato, e quel punto era Irina. Tutto avrebbe avuto più senso, con lei al suo fianco.

Irina sfornò la crostata di fragole calda e gliela mise davanti, un lieve sorriso sulle labbra, e lui rimase a guardare il dolce con una strana sensazione addosso. Sentì l'odore allettante della torta e rivolse un'occhiata alla ragazza, chiedendosi cosa stesse pensando di lui in quel momento.

Perché ne era certo: ora capiva cosa significava essere felici per qualcosa di molto semplice. Capiva cosa voleva dire essere normali.

<< Vieni qui >>.

La afferrò per la vita e la costrinse a sedersi sulle sue ginocchia, avvolgendola in un abbraccio caldo e dolce come quella torta, appoggiando il mento sulla sua spalla. La sentì irrigidirsi per la sorpresa, poi Irina si sciolse e lasciò che lui respirasse il suo profumo.

<< Irina, sto per farti una promessa >> le sussurrò nell'orecchio, << Una promessa che voglio mantenere >>. Le lasciò il tempo di prepararsi alle sue parole, sentendo il suo cuore battere esattamente come lo aveva sentito quella volta, due anni prima, quando aveva deciso di ucciderla e non lo aveva fatto. << Io non ti tradirò, Irina. Mai. Non ti tradirò più, perché sei riuscita a farmi capire che cosa voglio. E quello che voglio sei tu, per il resto dei miei giorni >>.

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