Capitolo XXXV
Ore 06.00 – Mosca
Irina fissava in silenzio il soffitto della stanza, il ticchettio dell'orologio stile minimalista che echeggiava nella camera semibuia, il suo cuore che batteva all'unisono con le lancette. Il letto era morbido e caldo, ma nonostante tutto il lusso di quell'hotel, aveva dormito poco e male, con la paura che da un momento all'altro William sbucasse dalla porta per venire a prendere la sua vendetta.
Sospirò, le ore che passavano lente e silenziose, senza che nessuno si facesse vivo, senza che si sentisse alcun rumore strano o allarmante. Lo Scorpione sembrava essersi inabissato nella sua camera, e non aveva intenzione di uscirne.
Aveva avuto modo di pensare molto, quella notte. Per un attimo, aveva anche avuto la tentazione di usare il telefono che aveva nella stanza, chiamare Dimitri e ordinargli di non venire, di non avvicinarsi a quell'hotel, sempre che sapesse dove si trovassero. Il Mastino non era uno che aveva paura, e dallo sguardo che le aveva lanciato prima che si lasciassero era chiaro che la sua intenzione era sempre stata quella di tornare a prenderla, qualsiasi fosse l'esito dello scambio. E siccome c'erano ampie possibilità che lui sapesse già che era stato William a ordire quel complotto, aveva messo in conto anche di incontrarlo.
Però Dimitri aveva sempre seguito le sue richieste. E poi, cosa le faceva pensare che fosse disposto a mettere a rischio la sua vita per salvare lei? Forse c'era stato qualcosa, tra loro, ma poteva anche non essere sufficiente a spingere una persona ad affrontare il pericolo nel quale lei si era infilata da sola e volontariamente...
"Ma è testardo... Spero solo che abbia capito che ho un piano e che posso metterlo in atto. Tanto se venisse a prendermi, le cose finirebbero male. Almeno in questo modo uno di noi due si salverà".
Alla fine non aveva chiamato, perché intuiva che William dovesse aver messo sotto controllo il suo telefono, e si era tenuta i dubbi tutti per sé. Dimitri doveva ascoltare la sua richiesta; McDonall era stato avvertito, e sicuramente lui che lavorava da anni nell'F.B.I. era abituato alle missioni che prendevano quella piega. Xander ormai non faceva più testo, ma se non veniva a sapere niente era sempre meglio.
Guardò di nuovo l'orologio, chiedendosi perché le ore passassero così lente. William la faceva aspettare, forse perché voleva metterla sotto pressione e cercare di estorcerle la verità, di costringerla a commettere un passo falso...
Quando la lancetta toccò le sette, si alzò a sedere e si rivestì in fretta con le cose del giorno prima: non aveva nulla dei suoi effetti personali, e sicuramente non poteva tornare a casa a prenderli. Si diede una rapida pettinata e valutò l'ipotesi di scendere sotto a prendere qualcosa da mangiare, o almeno un caffè vista la notte in bianco.
Una volta nella hall dell'hotel, trovò la ragazza della sera prima ancora dietro il bancone, che con sguardo sospettoso le spiegò dove fosse il bar. Irina ringraziò ed entrò nel locale adiacente all'ingresso, dove un forte profumo di caffè la investì insieme a quello fragrante di brioches appena sfornate.
Si guardò intorno: il bar era lussuoso, pieno di superfici lisce e con numerosi tavolini. Il lungo bancone era di marmo nero, e rifletteva la luce del lampadario di cristallo sopra la sua testa. Non c'era nessuno, a parte l'uomo in uniforme scura che stava disponendo le brioches dentro una teca di vetro, in bella mostra. Le fece un cenno di saluto e disse: << Arrivo subito >>.
Irina annuì, guardando la strada fredda di Mosca oltre il vetro del locale. Avrebbe tanto voluto andarsene, uscire da quell'albergo e trovare qualcuno che la aspettava per portarla via... Poi si chiese: qualcuno chi?
Dimitri o Xander?
Scosse il capo, dandosi della stupida, e guardò il barman, che aspettava il suo ordine.
<< Colazione della casa? >> domandò lui, gentile.
Irina sorrise e scosse il capo.
<< Forse un the può bastarmi, per il momento >> rispose.
L'uomo annuì e si mise al lavoro, mentre lei rimaneva in silenzio, gli occhi che ogni tanto correvano oltre il vetro, e la velata speranza di veder comparire una faccia conosciuta...
"Se se ne è andata, l'ammazzo".
In camera non c'era; aveva bussato quattro volte, ma nessuno aveva risposto. Come aveva fatto a essere così stupido e a credere alla sua storia? Perché l'aveva lasciata da sola nella sua stanza?
"Lo sapevo, cazzo. E' riuscita a fregarmi di nuovo... Puttana".
Aveva già la pistola pronta, e sapeva che il vantaggio che poteva aver guadagnato non poteva essere poi molto... Un paio d'ore e l'avrebbe trovata, ma questa volta la sua mano non avrebbe esitato...
Scese rapidamente le scale, raggiungendo la hall, infuriato. A passo di marcia si diresse verso il bancone, ma prima che avesse modo di chiedere da quante ore Irina era andata via, la ragazza della sera prima rispose: << E' al bar >>.
Per un momento William rimase interdetto, convinto com'era che fosse scappata, poi fece dietrofront e si diresse verso il bar, gettando un'altra occhiata alla ragazza, che sembrava perplessa. Il fatto di aver sbagliato, di aver tirato troppo in fretta le sue conclusioni, lo innervosì più di quanto già non lo fosse. Aveva discusso con Vladimir riguardo a Dimitri, la sera prima, e il russo non sembrava molto contento del fatto che il Mastino molto probabilmente non si sarebbe fatto vivo.
Entrò nel bar e trovò Irina seduta al bancone, intenta a sorseggiare qualcosa da una tazza bollente. Aveva l'aria tranquilla, di chi non sta tramando nulla: però non doveva aver dormito molto, visto il viso pallido che aveva. Quando lo vide sorrise appena, continuando a bere.
La raggiunse, e si sedette di fianco a lei in silenzio. Anche se non era scappata, provava ancora un po' di diffidenza nei suoi confronti.
Aveva pensato. Aveva pensato a lungo a tutta quella storia... Aveva soppesato ogni particolare, ogni notizia che aveva ricevuto, ogni evento a cui aveva assistito. Ed era giunto alla conclusione che un fondamento di verità doveva esserci.
Irina non poteva essere andata in Russia per un viaggio di piacere, per di più senza il suo Went, e sicuramente non si sarebbe presentata come pilota clandestina, come invece aveva fatto. Se era andata lì con l'intento di liberarlo, era però tutto da vedere.
<< Caffè >> ordinò secco al barista.
Irina gli gettò un'occhiata e comprese il suo nervosismo. Non disse niente e aspettò che fosse lui a parlare per primo.
<< Parleremo in camera mia. Subito >> ringhiò.
<< Ok >> fece Irina.
Dieci minuti più tardi stavano fermi di fronte alla porta della sua stanza, che William spalancò in silenzio. Proprio in quel momento dal corridoio sbucò Dan, che con aria incuriosita guardò Irina, forse perché non si aspettava di vederla: teoricamente avrebbe dovuto essere morta.
William ricordò che gli aveva promesso di presentargliela, quando stavano ancora in carcere, e con un certo orgoglio gli fece cenno di venire avanti. Vide i suoi occhi indugiare su Irina, e capì che la trovava attraente come la maggior parte della gente.
<< Dan, lei è Fenice >> disse.
Irina scrutò il ragazzo senza capire chi fosse. William la spinse avanti e aggiunse: << Il mio nuovo braccio destro >>.
La ragazza porse la mano, come era solita fare, anche se si trovava di fronte a un ex carcerato.
<< Irina >> si presentò, stranita.
Dan ricambiò la stretta, poi William afferrò Irina per un braccio e la condusse in camera.
<< Dopo mi dirai quello che mi devi dire >> aggiunse, rivolto al ragazzo. Poi gli chiuse la porta in faccia e si dedicò a Irina. << Siediti >> le ordinò.
La ragazza ubbidì, prendendo posto al tavolino, l'aria preoccupata. In quel momento William voleva che capisse che non stava scherzando, che se per caso cercava di prenderlo in giro non aveva speranza di scamparla, questa volta. Si sedette dall'altra parte del tavolo, fissandola, e appoggiò la pistola sul ripiano, la canna puntata verso di lei. La vide abbassare un momento lo sguardo sull'arma, poi tornare a puntare gli occhi su di lui.
<< Spiegami tutto, dall'inizio >> ordinò, secco.
Irina deglutì, poi annuì. E lentamente, parola dopo parola, gli raccontò di come aveva fatto a liberare Dimitri, e di come si erano messi d'accordo per partire. Gli spiegò come avevano fatto ad arrivare in Russia, dell'incontro con i Referenti e infine della Mosca-Cherepova. Esattamente come aveva fatto la sera prima, forse con qualche particolare in più. L'unico punto su cui Irina non si soffermò, era quello che era successo con Went.
Mentre parlava, William lasciò scorrere il suo sguardo su di lei, e per quanto cercasse di trovare un difetto alla sua storia, non ci riuscì. In effetti, tutto quello che aveva fatto aveva senso, e probabilmente lo avrebbe fatto anche lui... Era stata intelligente, furba, e anche molto avventata, ma non poteva negare che la ammirò, in quel momento: esattamente come lui, non si era lasciata abbattere, aveva preso in mano le redini della situazione ed era partita all'attacco...
L'unico punto a cui ancora non poteva credere, era che l'avesse fatto per lui.
<< Raccontami come è andata con Went >> la interruppe.
Irina rimase in silenzio, e sul suo volto si dipinse un'espressione di dolore.
<< Te l'ho detto. E' andato con un'altra... Non mi sembra ci sia niente da aggiungere >> rispose.
William capì che parlarne le faceva male, e fu la conferma che stava dicendo la verità. La conosceva abbastanza bene da sapere che il tradimento di Wentdoveva averle aperto una ferita nel cuore che difficilmente si sarebbe rimarginata in fretta... Tuttavia, doveva conoscere tutta la storia se voleva capire perché Irina avesse improvvisamente cambiato idea su di lui.
<< Voglio sapere come è andata >> ribatté, per farle capire che non c'era niente da discutere.
Irina abbassò lo sguardo per la prima volta da quando aveva incominciato a raccontare, e disse: << E' andata avanti per qualche mese dopo la chiusura del processo. Stavamo bene, poi... Poi Went ha iniziato a essere scontroso, e abbiamo litigato diverse volte. Alla fine l'ho trovato a letto con un'altra >>. La voce di Irina si indurì improvvisamente. << Una tipa bionda tutta curve e dagli occhi azzurri. Decisamente più bella di me >>.
Per un istante, sul volto dello Scorpione aleggiò un velato sorriso. Immaginava la faccia di Irina, quello che aveva provato, e quello che stava provando in quel momento: era stata tradita, messa da parte, e la rabbia si percepiva nella sua voce... Tanto da farglielo chiamare per cognome.
"Con una più bella di te... E dove l'ha trovata, una più bella di te?".
Il pensiero passò rapido nella sua testa, involontario, eppure vero. Quel tradimento aveva reso Irina più adulta, più sicura, più bella di quanto lui la ricordava... Era cambiata in meglio: non era più la ragazza che aveva conosciuto, fragile quanto sfrontata, timida e prigioniera di sé stessa. Era diventata una donna, nell'anima le cicatrici che la vita le aveva lasciato, e più nessuna paura.
Mise la mano sulla pistola, e vide Irina irrigidirsi. Le rivolse un'occhiata, poi lentamente mise in tasca l'arma. Per quanto cercasse di essere distaccato, iniziava a crederle.
<< Chi era la ragazza? >> domandò.
<< Non lo so e non lo voglio sapere >> rispose seccata lei, << Ne avrà avute così tante che nemmeno lui si ricorderà i loro nomi >>.
Era bello vedere l'espressione infastidita di Irina, e scoprire che sembrava disprezzare Went più di quanto disprezzasse lui. L'orgoglio l'aveva resa combattiva, l'aveva spinta a fare cose che forse non avrebbe mai fatto.
Si guardarono per un momento, poi William si alzò e Irina lo seguì con gli occhi. Era tesa: stava aspettando il suo verdetto.
<< Rivuoi davvero tutto quello che avevi due anni fa? >> domandò, << Vuoi ancora la Black List? >>.
<< Sì >> rispose Irina.
<< Quindi sei disposta ad aiutarmi? A fare quello che ti dirò? A non tradirmi mai più? >>.
William la fissò, e per un istante si accorse che dentro di lui qualcosa si muoveva, qualcosa gli stava suggerendo quelle parole, quelle frasi, qualcosa che sperava in una risposta affermativa da parte di Irina... Qualcosa che avrebbe accettato tutti i rischi di averla di nuovo al fianco, solo per il gusto di sentire il suo profumo nelle narici.
Fenice lo guardò negli occhi, quegli occhi scuri che lui conosceva bene, nei quali aveva imparato a guardare e aveva creduto di capire, che l'avevano tradito, che erano stati in grado di mentirgli... E che ora tornavano a lui pentiti, pieni della tristezza per il tradimento che aveva subito.
<< Sì, William >> rispose lei, << Ti aiuterò >>.
Allora le cose sarebbero tornate davvero come un tempo... Avrebbe avuto di nuovo la sua Black List, la sua città, i suoi piloti, Fenice al suo fianco...
Le fece un cenno con la testa.
<< Allora non abbiamo tempo da perdere >> disse, << Troviamo Dimitri, e incontriamo la Lince. Ma prima... Dov'è la tua auto? >>.
Ore 11.00 – Mosca, Aeroporto
Xander procedeva spedito verso il gate d'imbarco, fissando il lucido pavimento che sfilava sotto i suoi piedi, la valigia che scorreva dietro di lui, rumorosa. Scartò una coppia con un bambino, pregustando le ore di relax che aveva davanti: il volo per Los Angeles sarebbe stato piuttosto lungo, e per la prima volta non avrebbe dovuto guardarsi le spalle o pensare al lavoro.
Ormai era fuori dalla missione, definitivamente. Aveva riconsegnato le chiavi del suo appartamento a Demidoff, che se le era riprese con un sorrisetto sardonico, e altrettanto divertito aveva ascoltato il suo resoconto riguardo alle informazioni di cui era entrato in possesso, i sospetti su Nina che dopo qualche ora di riflessione gli erano sembrati infondati, e il fatto che il lavoro passava tutto nelle mani di Irina. Dopodiché si era recato direttamente in aeroporto, valigia alla mano e un'enorme voglia di staccare la spina per un po'. Persino le chiavi della Ferrari non erano più in suo possesso: le aveva lasciate a Demidoff, che si sarebbe occupato di rivenderla e far riavere i soldi a McDonall.
La vicenda di Nina non aveva avuto grandi risvolti: a parte aver raccontato tutto al Vicepresidente, Xander non aveva fatto altro. C'era qualcosa nella sua rivelazione che lo lasciava perplesso: non credeva davvero che lei fosse la Lince. Perché decidere di farlo fuori personalmente, quando aveva sempre cercatodi tenere nascosta la sua identità? Non poteva aspettare di arrivare a Mosca e mandare qualcuno a ucciderlo? Finché fossero rimasti insieme poteva controllarlo: avrebbe potuto organizzarli una bella trappola in città, dalla quale difficilmente sarebbe fuggito... E poi era stata stupida a dirgli che era la Lince prima ancora di essere sicura al cento per cento di riuscire ad ammazzarlo...
"Era come se volesse far sapere che era lei la Lince... Non ha senso: dovrebbe cercare di mantenere segreta la sua identità...".
Scosse il capo mentre si fermava a fare il check-in, per rimuovere i pensieri dalla sua testa. Ormai era in vacanza, doveva smetterla di pensare al lavoro. Doveva staccare altrimenti non avrebbe mai più recuperato la sua voglia di avventura, che in quel momento l'aveva abbandonato.
Osservò con scarso interesse il signore anziano che aveva davanti e che parlava inglese, segno che doveva essere americano anche lui, e gettò una rapida occhiata all'orologio. La vetrata dalla quale riusciva a vedere la pista d'atterraggio rifletteva la luce dei lampadari e le sagome della gente che si muoveva alle sue spalle.
Doveva ammettere che mettere tutta quella distanza tra lui e Irina gli faceva un certo effetto: era la conferma che le cose erano davvero finite, che le strade si erano definitivamente separate... Era una situazione nuova, per lui, abbandonare la missione, ma farlo a favore di Irina era in qualche modo un po' meno umiliante, anche se un po' duro da digerire: era stata più brava di lui, forse come sempre, ma non se ne era mai accorto, preso com'era da sé stesso.
Fece un mezzo sorriso e avanzò, mentre la fila scorreva lenta. Chissà cosa avrebbe pensato Irina quando fosse venuta a sapere che se ne era andato... Magari avrebbe pensato che se lo era meritato, visto il suo comportamento...
All'improvviso, vide qualcosa brillare sul vetro davanti a lui, ma era qualcosa che non veniva da fuori... Un grido di paura riverberò nell'aria della hall, eXander si voltò di scatto, l'istinto da agente dell'F.B.I. che gli fece afferrare la pistola alla velocità della luce...
<< Went! >>.
Un tizio con il capo coperto da un cappello stava alzando una pistola verso di lui, con il chiaro intento di sparargli...
<< A terra! >> gridò Xander.
Ma non fece nemmeno in tempo a togliere la sicura che uno sparo proruppe nell'aria, gettando nel panico la gente... Si buttò di lato, sperando di non essere colpito...
Poi vide l'uomo cadere per terra con un tonfo sordo, la gente che scappava e gridava da tutte le parti... Senza capire cosa fosse successo, si guardò intorno, mentre raggiungeva il tizio e con un calcio allontanava la pistola che gli era caduta di mano...
Alla fine, lo vide.
Dimitri Goryalef, a pochi metri dall'ingresso, teneva la pistola puntata verso l'uomo sdraiato a terra, una macchia rossa che si allargava rapidamente sul pavimento, e sembrava fregarsene completamente della gente terrorizzata attorno a loro. Raggiunse rapidamente il tizio, continuando a tenerlo sotto tiro, mentre Xander cercava di capire cosa ci facesse lì.
<< Goryalef! >> gridò, << Che stai facendo? >>.
Dimitri tirò un calcio all'uomo, costringendolo a guardarlo. Lo aveva colpito a un braccio, quindi non era in pericolo di vita, ma continuava a gemere e contorcersi.
<< Ti salvo la vita, Went >> ribatté il russo, poi tornò a guardare il tipo, << Chi ti manda? >> gli chiese, ringhiando.
In quel momento un paio di guardie arrivarono correndo, pistole in pugno, e Xander alzò le mani per dirgli di fermarsi e che era tutto a posto.
<< Calma. Sono un'agente dell'F.B.I. >> disse, mostrando il tesserino, << Assicuratevi solo che non ci siano feriti >>.
Per fortuna le due guardie sembrarono capire, e annuirono.
Dimitri continuava a pungolare l'uomo, che però non rispondeva alla sua domanda. Xander si soffermò a guardarlo: doveva avere all'incirca trent'anni, non di più, e portava una corta barba rossiccia. Il cappello gli era caduto, mostrando capelli dello stesso colore. Un russo doc, arrivato fin lì per ucciderlo.
<< Chi ti ha mandato? >> chiese di nuovo, Dimitri.
L'uomo rispose qualcosa in russo, poi sputò per terra. Xander raccolse la sua arma e guardò il Mastino, che aveva gli occhi grigi di ghiaccio. Non gliene fregava assolutamente niente del fatto che la gente continuasse a guardarli terrorizzati, anche se ormai la situazione era sotto controllo.
<< Chiamate la polizia e un'ambulanza >> disse alle guardie, poi fece un cenno verso Dimitri, << Lui è con me...>>. Poi si rivolse direttamente al Mastino, << Perché sei qui? >>.
Dimitri gli rivolse una strana occhiata.
<< E tu dove credevi di andare? >> ribattè.
Xander arricciò il labbro. << Torno a Los Angeles >> rispose, secco, << Irina non ti ha detto che lasciavo l'incarico? Tu che cosa fai qui? >>.
Dimitri inarcò un sopracciglio, come se lo trovasse stupido.
<< Bé, Went, forse è il caso che tu riveda i tuoi piani >> disse, << Challagher è libero, ed è qui a Mosca. E Irina... Irina è con lui >>.
Ore 11.30 – Mosca
<< Andiamo a prendere la tua auto e le tue cose >> disse William, << E se Dimitri sarà ancora a casa sua, sarà un piacere incontrarlo >>.
Irina guardò lo Scorpione alzarsi dal tavolo e tirare fuori un cellulare, mentre lei iniziava a preoccuparsi. Dimitri era scappato con Yana e gli altri? Oppure non aveva ascoltato il suo consiglio ed era ancora lì, ad attenderli? O peggio ancora, stava venendo loro incontro?
<< Va bene, ma... >> Irina lo guardò, alzandosi a sua volta, << Potrebbe essere pericoloso. Dimitri potrebbe tenderci una trappola... >>.
William fece un sorrisetto.
<< No, non credo che lo farà >> disse, << Sa benissimo che anche io faccio sul serio... Poi non credo che si aspetti una visita a domicilio, no? >>.
Irina annuì, sperando che Dimitri non fosse in casa. In effetti, aveva bisogno della sua auto e delle sue cose per reggere il gioco, ed era costretta a tornare a casa almeno una volta. Rimase in attesa, mentre William la guardava con aria divertita.
<< Quello che hai visto prima era un mio compagno di carcere >> disse, << L'ho fatto evadere con me perché avevo bisogno di una mano per la fuga... Sei pregata di informarmi se ti mette le mani addosso >>.
Irina inarcò un sopracciglio, poi riconobbe in quelle parole il solito Scorpione, quello che la considerava di sua esclusiva proprietà. Annuì e lo seguì fuori dalla camera, fino al parcheggio e poi sulla Bugatti.
Raggiunsero la casa di Dimitri nel giro di venti minuti, e con sollievo Irina si accorse che le luci degli appartamenti erano spente. Poteva sperare che non ci fosse nessuno.
William parcheggiò la Bugatti davanti al cancello, e rimase a guardare il palazzo con aria tranquilla. Tirò fuori la pistola e le fece cenno di scendere.
<< Vengo anche io, tanto >> disse.
Irina si piazzò davanti al cancello, ricordandosi solo in quel momento che Dimitri non le aveva mai dato le chiavi di casa sua... Non poteva entrare senza di lui.
Stava per dire "Non ho le chiavi...", quando notò che in realtà il cancello era socchiuso. Facendo finta di niente lo spinse e riuscì a entrare nel vialetto, seguita da William, che non fece commenti al riguardo.
Quando mise piede nelle scale, capì che poteva stare tranquilla: nel palazzo non c'era nessuno. Regnava un silenzio assoluto, e quando fu davanti alla porta dell'appartamento rimase a guardarla, questa volta trovandola chiusa.
L'occhio le cadde immediatamente sul tappeto davanti alla porta: c'era un piccolo rigonfiamento in un angolo. Si abbassò e scoprì che erano le chiavi dell'appartamento.
"Dimitri... Sai pensare davvero a tutto".
Il Mastino alla fine aveva seguito il suo consiglio... E in più aveva immaginato che sarebbe tornata. Le aveva lasciato un facile ingresso, senza che William potesse insospettirsi...
<< Le chiavi sotto il tappeto? >> borbottò lo Scorpione, << Che originale... >>.
Irina lo ignorò e aprì la porta. L'appartamento era vuoto, immerso nel silenzio. Il divano al suo posto, tutto in ordine, come se niente fosse stato mosso... Individuò il suo borsone, abbandonato vicino al disimpegno, chiuso. Ricordava di non averlo lasciato lì, ma di averlo buttato in camera sua e di non essersi nemmeno disturbata a disfarlo, visto che la sera stessa avrebbe lasciato la casa. Dimitri doveva saperlo e glielo aveva lasciato pronto.
<< Prendo ancora un paio di cose... >> mormorò, gettando un'occhiata a William.
Lui annuì, e la seguì fino in camera, forse per accertarsi che non lasciasse messaggi o che gli facesse qualche sorpresa: mentre metteva piede nella stanza, sperò che Dimitri sbucasse da dietro una porta e che risolvesse la situazione come era solito fare: prendendo a pugni chiunque con la freddezza di un ghiacciolo. Ma sapeva che non sarebbe successo, e in fondo non voleva che accadesse: non voleva che corresse rischi inutili.
Tirò fuori da sotto il cuscino la sua pistola di riserva, e lo Scorpione sembrò insospettirsi.
<< Posso tenerla? >> chiese lei, mostrandogliela.
William attese un momento prima di rispondere. << Sì... >> disse alla fine.
Recuperò ancora qualcosa da vestire, poi andò in bagno e prese le ultime cose che aveva lasciato nel mobile, e tornò nell'ingresso, gettando tutto alla rinfusa dentro il borsone. La sua mano sfiorò contro qualcosa che sembrava carta, ma lei fece finta di niente: forse Dimitri le aveva lasciato un messaggio, che doveva aprire lontano dagli occhi di William.
Avrebbe voluto prendere il pc portatile, ma conteneva materiale controproducente e William avrebbe capito subito quello che stava tramando, se ci avesse messo le mani sopra. Anche il suo "kit da agente", fornitole da McDonall, doveva rimanere lì: troppo pericoloso, e lo Scorpione poteva mangiare la foglia vedendo che era in possesso di microspie e aggeggi simili.
<< Possiamo andare... >> disse alla fine, sperando di aver preso tutto quello che le poteva servire. Improvvisamente non vedeva l'ora di andare via, perché aveva la sensazione che bastasse pochissimo a far saltare tutto quanto... E se magari Dimitri in realtà non se ne fosse andato, ma era semplicemente uscito?
Lo Scorpione si guardò un'ultima volta intorno, poi domandò: << La tua auto è in garage? >>.
Irina annuì.
<< Allora io ti aspetto fuori >> disse William, << Ma sappi che è meglio per te che non ti azzardi a fare strani scherzi, mentre torniamo all'albergo >>.
Le prese il borsone di mano e le fece cenno di scendere di sotto. Irina raggiunse le scale, vedendolo sparire poi attraverso il portone, diretto alla Bugatti. Lei proseguì ancora, ritrovandosi nel garage deserto, dove solo le auto parcheggiate gli ricordarono che quella era casa di Dimitri: c'erano tutte, tranne la R8.
Raggiunse la Punto e saltò sopra, sentendosi un po' più tranquilla. Aveva la sua auto, quindi non era proprio a mani vuote. Accese il motore, ricordando la promessa che aveva fatto alla sua auto prima che li riportasse a casa in così poco tempo e senza guai, a parte quelli a seguito della gara.
"Scusa, piccola. Manterrò la mia promessa quando tutto questo sarà finito".
Lentamente uscì dal garage, e trovò la Bugatti ad attenderla a pochi metri dal cancello. Inutile dire che William la scortò fino all'albergo senza lasciarle modo di scappare, ma anche se la tentazione era forte, nella mente di Irina non passò mai quell'idea: doveva portare avanti il suo piano fino alla fine, se voleva qualche possibilità di uscire viva.
Mentre tornavano verso le loro camere, improvvisamente lo Scorpione domandò, camminando qualche centimetro dietro di lei: << Dimitri ti ha ospitato a casa sua? >>.
Più che sospetto, Irina trovò fastidio, nella sua voce. Gli rivolse un'occhiata, per capire cosa passasse nella sua testa, ma trovò solo i suoi occhi verdi imperscrutabili.
<< Era l'unico posto che mi permettesse di avere subito le informazioni che mi servivano, e controllare anche cosa facesse >> rispose prontamente.
William sembrò poco convinto dalla sua risposta.
<< Siete stati a letto insieme? >>.
La domanda arrivò così improvvisa che Irina rimase spiazzata per un momento: perché mai William doveva sospettare una cosa del genere? E soprattutto, da dove gli era uscita quell'idea?
Se non fosse successo davvero, Irina non si sarebbe sentita a disagio; ma siccome nella sua testa era chiaro il ricordo della notte che avevano passato insieme, si sentì come scoperta. Tuttavia cercò di rimanere tranquilla, più impassibile che mai.
<< No >> rispose, fingendosi incredula, << Perché avremmo mai dovuto? Ti ricordi meglio di me che mi odiava... >>.
"Che poi era quello che pensavo pure io...".
William fece una smorfia.
<< Non mi stupirei se avesse cambiato idea >> ribatté. Poi sembrò voler aggiungere qualcosa, ma rimase zitto, come di malumore. Non parlò più, quasi fosse scocciato dalla sua presenza, o che stesse rimuginando su qualcosa. Forse qualcosa lo aveva insospettito, magari il fatto che Dimitri le avesse lasciato accesso alla casa mentre lui non c'era...
Una volta arrivati al loro piano, William la scortò fino alla sua camera e lì la lasciò, da sola. Se ne tornò nella sua stanza, forse per mettersi d'accordo con i suoi amici, senza aggiungere altro. Irina si andò a sedere sul letto, perplessa.
Lo Scorpione aveva qualcosa di strano, era chiaro. Era particolarmente distaccato, ma sembrava credere alla sua storia... Forse la stava studiando, forse cercava di capire cosa tramasse, perché si manteneva a debita distanza. A parte il bacio che si erano scambiati nel capannone, non c'era stato altro... Non era da lui sprecare tutte quelle occasioni che aveva avuto. Lo Scorpione di due anni prima le sarebbe stato addosso, si sarebbe preso volente o nolente il suo corpo, senza stare a chiedersi se lo stesse tradendo o meno. Adesso invece le stava quasi distante, come per evitare di cedere a qualche tentazione...
Era inquietante. Molto probabilmente doveva temerlo più adesso che quando faceva parte della Black List: la stava tenendo d'occhio, aspettando un suo passo falso che gli desse la conferma che andava uccisa. O molto più probabilmente, aveva già il suo piano ben congegnato nella testa, e stava solo attendendo il momento migliore per metterlo in atto.
Attirò il borsone vicino a sé e lo aprì. Come aveva intuito, quello che aveva sfiorato poco prima era una busta, con un foglio di carta ripiegato più volte su se stesso. Deglutendo, lo aprì lentamente, scoprendo una calligrafia sottile sottile e piuttosto elegante.
"So dove vi trovate. Yana e sua madre sono al sicuro. Ma non illuderti che rimanga a guardare: il tempo di cercare qualcuno che possa darmi una mano, e poi ho intenzione di incontrare Vladimir, William e tutti quelli che hanno deciso di mettermi i bastoni tra le ruote. Nel frattempo, vi terrò d'occhio, e rimarrò nei dintorni, quindi saprò se vi spostate.
Nel borsone ho nascosto un cellulare: se la Lince chiamerà, chiamerà lì.
E lasciati dire che sei stata un'idiota: non fare stronzate, e non farti ammazzare.".
Irina guardò il biglietto, e non riuscì a mascherare il sorriso che le affiorò sulle labbra: Dimitri era sempre lo stesso. Persino da lontano riusciva a riprenderla, e lo faceva con il suo solito tono imperioso e la sua furbizia: chi avrebbe letto quel foglio non poteva immaginare che lavorassero per l'F.B.I., perché non aveva fatto cenno a niente che potesse farlo pensare.
Strappò il foglietto e ne tenne i pezzetti in mano, il cuore un po' più leggero. Dimitri avrebbe seguito la sua richiesta, ma non l'avrebbe abbandonata. Forse in quello stesso momento era nei dintorni, a studiare la situazione. Non era proprio sola, allora.
Scosse il capo, lasciandosi andare a un sospiro.
"Ho sempre sbagliato su di te, Dimitri".
Ore 12.30 – Aeroporto di Mosca
<< Il fatto che avrebbe potuto cambiare le carte in tavola nella missione non è una scusa sufficiente per non avermi detto niente >> ringhiò Xander, il telefono incollato all'orecchio, mentre seguiva Dimitri nel parcheggio dell'aeroporto, tra decine di macchine ferme nel gelo dell'inverno, << Challagherscorrazzava libero e non mi è stato detto niente... >>.
<< Abbiamo convenuto che fosse meglio non farvi sapere niente >> ribatté seccato McDonall dall'altra parte della linea, << Lei non avrebbe fatto altro che cercare di controllare Irina, intralciando la missione, e Irina poteva decidere di avere troppa paura per continuare. Finché Challagher si trovava lontano, non c'erano pericoli... Non credevamo riuscisse a raggiungere la Russia senza che ce ne accorgessimo, e in così poco tempo >>.
Xander ebbe un moto di stizza: in parte il Vicepresidente aveva ragione, non sarebbe mai rimasto con le mani in mano sapendo che lo Scorpione era di nuovo fuori, ma in parte aveva anche torto. Non dicendogli niente li aveva messi in pericolo, tutti quanti, perché era un nemico che si aggiungeva a quelli da cui già dovevano guardarsi le spalle...
<< Quindi avete insabbiato la storia >> constatò, << Per questo sui notiziari non è stato detto niente... Uno come Challagher fa per forza notizia >>.
<< Era necessario >> ribatté McDonall, << Non lo avrei fatto se non avessi avuto una buona ragione >>.
<< Solo lei sapeva della sua fuga? >> chiese Xander, mentre si fermava a pochi metri da Dimitri, che stazionava di fronte a una Audi R8 color carbonio.
<< No. Non sono stato uno sprovveduto. Ho avvertito Goryalef, nella speranza che tenesse aperti gli occhi al posto di Irina >>.
Xander incassò la notizia con tutta la freddezza di cui fu capace, ma saperlo fu un bel colpo: l'ex Mastino doveva guardare le spalle di Irina da un nemico che era il suo vecchio capo e alleato. Un casino peggiore di quello non ci poteva essere.
<< Ah, bene >> fece con una smorfia di finto divertimento, << Mi fa piacere saperlo... >>.
<< Contro ogni nostra previsione, Goryalef si è rivelato un collaboratore migliore di quanto ci potessimo aspettare >> disse McDonall, calmo, << Il piano messo in atto da Challagher ci è risultato del tutto inaspettato. Ora, lei che cosa ha intenzione di fare? >>.
<< Rimango, naturalmente >> rispose Xander, << E lo faccio per i fatti miei. Ho abbandonato la missione, ma non lascerò questa dannata città finchéChallagher non sarà di nuovo dietro le sbarre... >>.
Improvvisamente, sapere che lo Scorpione era fuori gli aveva fatto dimenticare la sua voglia di tornare a casa. Ancor prima di sapere come aveva fatto a scappare, voleva riportarlo in carcere, perché uno come lui non poteva essere libero. Aveva fatto troppo male per poter sperare che lui lo lasciasse andare senza lottare.
"Non è una questione di lavoro, questa. E' una sfida tra noi due e basta, come lo è stato in passato... Con o senza Irina".
<< Se questo è quello che vuole, agente Went, rimanga pure >> disse McDonall, interrompendo il corso dei suoi pensieri, << Noi non abbiamo altra scelta se non seguire il piano che ha in mente Irina, qualunque esso sia. Non avrebbe senso lasciare a metà la missione, quando ancora non è ufficialmente fallita... Ma siamo comunque pronti a dare supporto all'agente Dwight quando ne farà richiesta >>.
<< Bene, io intanto mi arrangio. Ufficialmente sono tornato in California >>. Xander gettò un'occhiata intorno, assicurandosi che non ci fosse nessuno, << Visti i precedenti, non mi stupirei che Challagher abbia ancora qualche talpa nell'F.B.I.: faccia girare la voce che sono in vacanza da qualche parte nei dintorni di Miami. Nessuno deve sapere che sono ancora qui >>.
Attese che McDonall gli confermasse il suo piano, poi chiuse la telefonata e guardò Dimitri, fermo di fianco alla R8, infastidito dalla sua presenza: le parole del Vicepresidente si erano stampate nel suo cervello con un inchiostro piuttosto vistoso... Più di una volta si era pentito di averlo mandato a controllare Irina, ma mai come in quel momento. Si era rivelato più bravo, più furbo e più attento di lui. E Irina doveva essersene accorta, visto che lo aveva difeso in più occasioni...
<< Perché sei venuto ad avvertirmi di tutta questa storia? >> domandò, seccato.
<< Non l'ho fatto certo per te >> ribatté Dimitri, << Mi serviva qualcuno che mi desse una mano a controllare Challagher finché Irina non riesca ad arrestarlo... O prima che lui decida di ucciderla >>.
Xander lo guardò con gli occhi ridotti a fessure, sempre più perplesso da quel russo che non riusciva a capire. Con tutta la gente che conosceva, proprio lui veniva a chiamare, quando si disprezzavano palesemente?
<< Mi stai dicendo che dobbiamo lavorare insieme? >> chiese.
Dimitri sembrò divertito dal suo tono.
<< Sarà un grande sforzo anche per me, Went, ma credo sia necessario se vogliamo che Irina non ci rimetta la vita, che Challagher torni in carcere e che tutta questa storia abbia una fine senza troppi spargimenti di sangue >>.
Gli fece cenno di salire in auto, e Xander rimase un momento a pensare. Aveva molte altre domande da fare, ma quella che più gli premeva era perché mai Dimitri dimostrasse tutta quella preoccupazione per la vita di Irina... L'aveva sempre disprezzata, perché mai ora si interessava a lei, tanto da sfidareChallagher, che sicuramente dava la caccia anche a lui?
Chiederlo era pericoloso, e nella testa di Xander si andava formando un pensiero che forse avrebbe dovuto fare prima di decidere di mandare Dimitri in Russia con Irina: poteva esserci qualcosa tra loro? Irina poteva averlo lasciato perché era subentrato qualcun altro, al posto suo?
"Irina non ci parlava, ma non aveva mai detto di odiarlo... Lo temeva e basta. Era lui a non sopportare lei...".
Lanciò un grugnito, mentre andava a sedersi al posto del passeggero nella R8, accettando di rimanere con quel dubbio ancora per un po', ma soprattutto accettando il compromesso: allearsi con Dimitri pur di aiutare Irina.
Il pensiero di saperla di nuovo tra le mani di Challagher gli fece quasi venire la pelle d'oca: sapeva quanto lei fosse terrorizzata dalla possibilità di rivederlo. Era come ritornare indietro nel tempo, quando salvarla era il suo unico obiettivo... Quante ore erano passate da quando si erano incontrati? Cosa poteva già essere successo?
Era inutile che lo negasse, che cercasse di nasconderlo a sé stesso: portare a casa Irina era di nuovo il suo primo pensiero. Ora che stava di nuovo per perderla, capiva quanto era stato stupido e cieco...
<< Spiegami la situazione >> disse, mentre l'Audi usciva dal parcheggio dell'aeroporto, << Tutta, la situazione. Dall'inizio >>.
<< Dopo aver vinto la Mosca-Cherepova mi hanno telefonato da casa: Vladimir Buinov aveva rapito la figlia di mia sorella, e ci voleva entrambi in cambio >> rispose Dimitri, per nulla impressionato dal suo tono.
<< Buinov? Il tizio che si è ritirato? >>.
<< Lui. Abbiamo dei conti in sospeso, e ci ha attirati in trappola. Irina ha avuto la grandiosa idea di proporgli uno scambio: lei per la bambina, in modo che la figlia di mia sorella fosse al sicuro. Il piano era che sarei tornato a prenderla, ma mi ha telefonato dicendo che Challagher era libero... >>. Ci fu una nota stranamente rigida, nella sua voce, nel dire che sarebbe tornato.
<< McDonall mi ha detto che sapevi che Challagher era libero >> disse Xander, << Perché non le hai impedito di andare? >>.
Dimitri sembrò infastidito.
<< Perché non ero sicuro che ci fosse Challagher, dietro a quella trappola. Non avevo idea che si fosse alleato con Buinov >> ringhiò, << E in ogni caso, si trattava di scegliere tra la vita di un adulto e la vita di un bambino... Non farmi la morale, Went >>.
Forse non aveva tutti i torti: Xander sapeva com'era fatta Irina, e di sicuro anche se avesse saputo di Challagher, non avrebbe esitato a mettere in gioco la sua vita per quella di una bambina... Lui stesso l'avrebbe fatto.
<< Devo riprendermi l'auto >> sentenziò, << E trovare un nuovo appartamento. Poi mi metterò sulle tracce di Irina... >>.
<< Già fatto >> lo interruppe Dimitri, << So dove sono, e abbiamo un appartamento pronto a ospitarci, non molto lontano da qui. L'auto non è un problema, sempre che tu riesca ad abbassarti a guidare qualcosa che non è una Ferrari >>. Il russo sembrò ghignare divertito.
Xander si voltò a guardarlo, mezzo infastidito e mezzo sbalordito: prima di tutto non gli piaceva che il Mastino si prendesse gioco di lui in quel modo, e gli piaceva ancora di meno il fatto che Dimitri si stesse rivelando un perfetto agente dell'F.B.I. senza nemmeno volerlo essere. Aveva preso in mano la situazione, mettendolo nelle condizioni di dover solo accettare le cose come stavano.
<< Visto che sai già dove sono... >> disse, << Dove sono, di preciso? >>.
<< Centro di Mosca, Hotel Laveredìc >> rispose Dimitri, << Noi siamo a qualche isolato di distanza >>.
Xander fu costretto a lasciarsi andare a un'espressione ammirata.
<< Bè... Ottimo lavoro, non posso dire altro >>.
Dimitri sgusciò attraverso il traffico di Mosca con disinvoltura, un mezzo sorrisetto sulle labbra. Era stato bravo, e Xander poteva almeno ritenersi contento del fatto che avesse un compagno di avventura che sapesse il fatto suo... Di solito lavorava da solo per evitare proprio le persone incapaci e inefficienti.
<< Come mai hanno cercato di ammazzarti? >> domandò Dimitri, mentre si fermava a un semaforo rosso e gettandogli un'occhiata, << Quello era stato mandato per farti fuori... >>.
<< La ragazza che mi ha fatto da co-pilota nella Mosca-Cherepova ha scoperto che sono un agente dell'F.B.I. >> rispose Xander, << Immagino lo abbia mandato lei, quel tizio. Voleva uccidermi perché so che lei è la Lince... O almeno, è quello che vuole farmi credere >>.
Dimitri sbuffò.
<< Tutte cazzate, lei non è la Lince >> disse, << Forse lavora per lei, ma di sicuro non lo è. Anzi, conoscendola, potrei anche pensare che non ha nessun collegamento con la Lince: si spaccia per lei solo per qualche suo tornaconto personale. Oppure vuole depistarti >>.
<< Voi avevate qualche sospetto, su di lei? >> chiese Xander, per capire come la pensavano lui e Irina.
<< No, l'abbiamo scartata >> rispose Dimitri, << La vera Lince si è sempre servita di gente che si spacciava per lei, in modo da coprirsi le spalle. Molto probabilmente è qualcuno che sa bene come funzionano le cose qui... Per quasi dieci anni è riuscito a non farsi scoprire >>.
Xander annuì, pensieroso. Allora non era stato l'unico a scartare Nina dalla rosa dei possibili candidati al ruolo della Lince...
<< Tu conosci molta gente qui >> disse, << C'è qualcuno che potrebbe essere sospetto? >>.
<< Se lo sapessi non sarei qui >> ribatté Dimitri, ma sembrò stranamente rigido, mentre rispondeva, << E in ogni caso, chiunque qui potrebbe essere la Lince... Anche se posso escludere dalla rosa Vladimir Buinov >>.
<< Perché? >>.
<< Sta cercando la Lince esattamente come noi, e per ucciderla >>.
Xander rivolse un'occhiata insospettita a Dimitri, mentre lui fermava l'Audi sotto un alto palazzo dall'aria signorile, parcheggiando vicino a una serie di auto di lusso tirate a lucido. Il portone di vetro lasciava intravedere la portineria dello stabile, e un signore anziano che stava spazzando il tappeto nell'ingresso.
<< Staremo qui, finché non troveremo di meglio >> disse Dimitri, tirando fuori un mazzo di chiavi dalla tasca, << E' l'appartamento di mio cugino. Molto probabilmente verrà a darci una mano >>.
Xander lo seguì dentro lo stabile, ma non poté fare a meno di pensare che ci fosse qualcosa di strano, in tutta quella storia. Persino il cugino di Dimitri si mobilitava per aiutare Irina... Che fosse riuscita a farsi amici tutti i russi che facevano parte della famiglia del Mastino?
Seguì Dimitri fino all'ascensore, passando di fronte allo sguardo corrucciato dell'anziano portinaio, con la consapevolezza di dover porre un sacco di domande, prima di iniziare a formulare un piano e portare in salvo Irina: il Mastino doveva spiegargli un sacco di cose, e soprattutto quanto e cosa veramente sapesse di tutta quella storia.
Ore 17.00 – Mosca
Il cellulare appoggiato sul comodino si illuminò all'improvviso, iniziando a trillare incessantemente. Irina si precipitò fuori dal bagno, l'asciugamano in testa sui capelli bagnati, afferrandolo senza farlo scivolare. Guardò il monitor, il cuore che aveva accelerato al pensiero di chi potesse essere...
Per un attimo sperò fosse Dimitri, poi vide che il numero risultava sconosciuto. Non rimase delusa, e capì subito di chi poteva trattarsi. Si schiarì la voce, e si sedette sul bordo del letto.
<< Pronto? >> rispose, titubante.
Per una frazione di secondo non sentì niente, poi una voce strana, forse camuffata, le arrivò alle orecchie; una voce di uomo, che chiaramente doveva essere filtrata da qualche macchinario per non essere riconoscibile. Tuttavia la trovò incredibilmente sensuale, profonda, quasi ammaliante.
<< E' un piacere entrare in contatto con te, Fenice >> disse la Lince.
Irina rimase in silenzio, cercando di capire cosa dovesse fare.
<< Chi sei? >> domandò solo, stupidamente. Non era stata presa alla sprovvista, ma di fronte a quella frase non sapeva cosa rispondere.
L'uomo ridacchiò.
<< Chiamami pure Lince, Fenice >> disse, << Per te non dovrebbe essere un problema utilizzare un soprannome, giusto? Il mio nome deve rimanere segreto, ma tu nei hai uno molto bello, Irina... Non ti dispiace se lo uso, vero? >>.
<< No... >>.
Irina si ritrovò a non sapere bene che cosa dire, perché trovava quella voce così strana da paralizzarla quasi. Riusciva a calamitare la sua attenzione, e l'unica cosa che le passava per la testa era: "Chi è? Chi c'è dietro questa voce?".
<< Non mi avete visto alla Mosca-Cherepova, ma ho seguito la gara da molto vicino >> disse la Lince, tranquilla, come se stesse parlando con qualcuno che conosceva da anni, << Mi è piaciuto molto come l'hai condotta... Meriti in pieno la fama che hai tra i piloti di corse clandestine. Soprattutto la traversata del lago è stata molto coraggiosa: non pensavo che qualcuno accettasse di farlo. Ma a parte questo... Vuoi ancora incontrarmi, ora che Challagher è fuori? >>.
Il nome dello Scorpione la riportò immediatamente alla realtà.
<< Certo che voglio incontrarti >> rispose Irina, mentre il piano si faceva sempre più chiaro nella sua testa, << Ho un favore da chiederti, soprattutto ora che William è libero... >>.
La Lince sembrò ridacchiare.
<< Immagino che vogliate una mano per riformare la Black List >> disse.
Irina non rimase stupita di fronte alle sue conoscenze riguardo alla vita di Los Angeles. Si rilassò un momento, cercando di fare mente locale e capire come gestire la situazione.
<< In effetti, avremmo bisogno di aiuto >> disse, << Lo Scorpione non ha più nulla, e la polizia gli sta alle costole... >>.
<< Questo lo so già >> ribatté la Lince, << So tutto, sulla vostra situazione. Prima però vi voglio incontrare: parleremo di persona di quello di cui avete bisogno. Che ne dici di vederci tra una settimana, al Plaza Cafè di Mosca? >>.
Irina avrebbe voluto esultare, ma si trattenne.
<< D'accordo >> disse, mantenendo la voce controllata, << Sarebbe perfetto... >>.
<< Già... Ma ti voglio sola, Irina >> la interruppe la Lince, seriamente, << Solo tu, senza Challagher. Vorrei fare quattro chiacchere in tutta calma con te. Niente di cui doverti preoccupare, ma sai, mi piacerebbe averti tra i miei collaboratori... Sei un elemento interessante >>.
La telefonata venne chiusa di botto, e Irina si ritrovò ad ascoltare il tuu-tuu ritmico che rimbombava nel suo orecchio. Stranita, staccò il cellulare dall'orecchio e lo guardò, infastidita per la comunicazione interrotta così bruscamente.
Però immediatamente si rese conto di quello che era appena successo: la Lince aveva chiamato, l'appuntamento era stato fissato. Ciò voleva dire solo una cosa: avrebbe incontrato una Lince, e avrebbe avuto la possibilità di arrestarla... E mettere fine a quella missione che si stava lentamente trasformando in un incubo.
Guardò di nuovo il telefono.
Ora non rimaneva che preparare la trappola.
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